sommario la potenza dimenticata dei sogni le immagini

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sommario la potenza dimenticata dei sogni le immagini
SOMMARIO
PREFAZIONE
p. 6
In viaggio con i sogni verso il nostro destino
CAPITOLO 1
p. 9
LA POTENZA DIMENTICATA DEI SOGNI
L’altro modo di vedere i sogni.
Affidati al cervello notturno
CAPITOLO 2
p. 31
LE IMMAGINI ONIRICHE SONO LA VERA CURA
Attraverso i sogni viviamo
nell’infinito dei miti e delle fiabe
CAPITOLO 3
IMPARARE IL LINGUAGGIO DEI SOGNI
Saper ascoltare le voci interne
che indicano la via
p. 65
PREFAZIONE
In viaggio con
i sogni verso
il nostro destino
Ogni giorno nel mio studio sento racconti di disagi, di ansie,
di paure, di tristezze profonde, di angosce.
Quando tutto sembra perduto, quando sembra che il
paziente sia smarrito nella sofferenza che lo perseguita,
quando sembra che lo psicoterapeuta non abbia più le parole
giuste da dire, quasi sempre, arriva un Sogno.
Secondo i neurofisiologi certi Sogni sono semplicemente scarti
dell’anima, immagini che il cervello elimina perché non gli
servono più, come quando ci succede di rivivere nella scena
onirica gli eventi che ci sono capitati durante il giorno e che
ci hanno particolarmente turbato.
Molti ritengono che la stragrande maggioranza dei sogni
sia del tutto casuale e che non valga la pena di perderci
tempo. La mia esperienza mi ha insegnato però che la
trasformazione e la guarigione del paziente spesso sono
precedute e annunciate da Sogni che cambiano la loro vita.
Sogni che modificano la mentalità, il modo di vedere il
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mondo, e che sono “una chiamata del destino”. Di certi Sogni
proprio non possiamo fare a meno.
Non si creda, come pensano tanti, che i sogni vadano
spiegati, analizzati, per trovare loro un senso razionale.
Essi parlano il linguaggio delle immagini, dei miti e delle
fiabe. La funzione dei Grandi Sogni è quella di curarci:
sono il farmaco dell’anima. Vengono per guarirci e vengono
da quel territorio senza confini nel quale i ragionamenti
non servono a nulla. I Sogni che ci guariscono sgorgano dalle
“energie primordiali” del cervello, sono fatti della stessa
sostanza della nostra identità più profonda, sono il vero
sapere che possediamo.
Appaiono nelle nostre notti inattesi e sorprendenti, ci curano
e se ne vanno perché tornano nella casa dell’anima.
I Grandi Sogni sono Dei che ci regalano la visione del
sentiero da percorrere.
Bisogna imparare a guardarli e a viverli come storie e come
fiabe del Senza Tempo, così facendo torneranno a trovarci
per indicare la prossima tappa da seguire.
Si svolge attraverso i Sogni, più che altrove, il viaggio verso
la nostra essenza, unica e personale.
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Il linguaggio dei sogni
L’altro modo di vedere
i sogni. Affidati
al cervello notturno
Perché dormiamo sei, sette, otto ore ogni notte? Non è tempo
perso? E i sogni, ti sei mai chiesto a cosa servono? Come lavorano i sogni? Come lavora la notte? Certo, la notte serve
a ritrovare le energie ed essere più attivo il giorno dopo. Ma
questa è solo una piccola parte della realtà...
Immagina che la tua vita si svolga tra due mondi: quello del
sonno e quello della veglia. Che in te ci siano due persone:
quella diurna e quella notturna. Per convenzione siamo portati a pensare che ciò che accade di giorno sia reale e la notte
invece sia un regno di fantasie misteriose. Le cose stanno esattamente al contrario.
Ti porta nella notte
La notte non è una parentesi tra un giorno e l’altro e non è
un’area di ristoro: è “l’altra vita” che vivi, quella in cui il tuo
essere profondo svolge il suo lavoro nel buio per realizzare te
stesso. Quale lavoro fa la notte dentro di te? Innanzitutto
produce l’oblio: ti fa dimenticare chi sei. La notte vuole mandare via Marta, Sergio, Anna, Francesco... Vuole cancellare
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CAPITOLO 1
l’identità di superficie. Nel sonno infatti non ti ricordi dei
tuoi pensieri, delle tue opinioni, dei tuoi dubbi, non ci ragioni
sopra, non hai progetti, a volte non sai più nemmeno se sei un
uomo o una donna. Perché al tuo essere profondo, al tuo nucleo
non importa chi pensi di essere, che vita conduci, se sei vicino
o lontano dal realizzare i tuoi progetti di vita o se hai successo
oppure no: lui fa scendere la notte e ti fa addormentare.
Al cospetto di una Dea
Nella tradizione antica le avevano dato il nome di Ecate,
una divinità a due volti, spettrale e feconda, che crea e distrugge e che, mentre ti annienta, “lavora” per farti rinascere.
Questa “signora della notte” è in contatto con la tua vera essenza, sa cosa ti serve davvero: per questo ti visita e ti regala
visioni, ti dona consigli, ti fa intuire soluzioni che sono al di
là delle tue capacità nello stato di veglia.
Il lavoro della notte consiste nel farti entrare in uno stato di
coscienza diverso, in un territorio più profondo. Le soluzioni
vengono sempre dalla notte.
Noi ci maceriamo per anni costruendo castelli mentali intorno ai nostri problemi. I bambini invece piangono e poi ridono
di nuovo nel giro di pochi minuti. Come fanno? Sanno dimenticare le cose di superficie, perché sono vicini a qualcosa di
più profondo, ai poteri della notte. Impara a evocarli anche
tu. I bambini sono maestri di oblio: il genitore pensa di farsi
spiegare le cose, chiede in continuazione «come è andata la
giornata?». Vorrebbe che parlassero di sé come fa un adulto: «Di’ alla mamma chi ti ha fatto del male! Cosa ti hanno
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Il linguaggio dei sogni
detto?». I bambini non ne parlano: quando c’è una cosa che
li ferisce piangono e poi basta, non ne parlano più. Non vogliono rispondere, sono già oltre, sono nel momento presente.
E quando piangono, dopo dieci minuti hanno dimenticato.
Se dai spazio all’oblio ritrovi i codici del mondo interno e attivi le tue capacità profonde, che trovano da sole le soluzioni.
Nei sogni e in alcune fantasie si affacciano a volte immagini
simboliche che racchiudono un sapere senza tempo, quello della nostra identità profonda. Se le tieni vicine ti aiuteranno a
ricentrarti su di te.
Ognuno di noi possiede delle “immagini guida” che ci vengono a trovare nei momenti di sconforto o quando abbiamo
perso di vista la nostra strada.
Arrivano di notte, nei sogni: immagini che vengono da un
lontano passato, simboli, scene significative, personaggi mitici, animali fantastici o incontri importanti di cui avevamo
perso il ricordo…
Vanno a toccare corde profonde, capaci di smuovere emozioni
sepolte, magari di inquietarci e di farci vedere la nostra vita
da una prospettiva totalmente diversa.
Altre volte le immagini si affacciano spontaneamente anche
in stato di veglia: le incontriamo in un quadro, o in un libro,
o in una fantasia a occhi aperti…
Sognando, e a volte anche fantasticando, entriamo in contatto con un mondo parallelo dove niente è come sembra e tutto
può cambiare da un momento all’altro. L’immagine, soprattutto, aiuta a saltare il labirinto dei pensieri in cui restiamo
impantanati: così come questi sono schiacciati sul mondo del
visibile e sono inefficaci, perché girano a vuoto e non sanno
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CAPITOLO 1
dove attingere le soluzioni ai problemi, così le immagini sono
profonde, immediate e colpiscono nel segno in modo sicuro e
preciso perché provengono da un mondo invisibile, ma essenziale: la sorgente del nostro essere, della nostra unicità. Le
immagini provengono dal volto essenziale che è già scolpito
dentro di noi. È importante accoglierle e anche stimolarle,
perché possono spiazzare, meravigliarci, farci vedere le cose
come fosse sempre la prima volta. Se impariamo a metterle
in primo piano e ci facciamo condurre da loro saranno delle
ottime alleate per tornare al centro di noi stessi.
Le immagini sono l’alfabeto della tua lingua originaria
Esiste una porta per il mondo interno? Sì: è quel buio che c’è
dentro agli occhi chiusi. Nel buio le immagini prendono vita.
Osservale: sono l’alfabeto del tuo nucleo più profondo. Quando sogniamo, ricordiamo o evochiamo un’immagine, questa
svolge sempre una funzione e spesso ci indirizza e ci guida
nei percorsi della vita: «Non sapevo che decisione prendere e
ho sognato mio nonno che mi dava un consiglio». Ma ci sono
anche immagini che se evocate possono ingabbiarci: «Non riesco a stare bene, penso sempre a lui che mi ha lasciato».
Raffaele Morelli
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Il linguaggio dei sogni
Oggi non c’è spazio per i sogni
Dei nostri sogni notturni ci si dimentica sempre più in fretta. La
mattina, quando ci svegliamo, la quotidianità si fa largo sgomitando in modo prepotente e non lascia spazio al ricordo di quello
che abbiamo sognato. Inizia la grande corsa giornaliera, incombe
il pensiero delle cose da fare, degli impegni di lavoro... Non c’è
tempo di ricordare i sogni notturni.
Quando in psicoterapia si domanda a un paziente se ha un sogno
da raccontare, sgrana gli occhi e risponde che non sogna più da
molto tempo. In realtà non è vero, perché i sogni arrivano comunque a visitarci, ma non li tratteniamo nella memoria, perché
diamo sempre meno importanza alla sfera onirica. Così come
diamo sempre meno rilievo alla funzione immaginativa, cioè alla
capacità di lasciar scaturire le immagini dal nostro profondo, di
osservarle e di trarre indicazioni da esse.
Questa perdita comporta un allontanamento dalla nostra essenza
più vera, vissuta sempre di più come un estraneo. La parte razionale di noi ha avuto uno sviluppo ipertrofico, a discapito della
nostra dimensione più profonda. Si è venuta a creare una frattura
tra l’Io che domina con il pensiero razionale e la parte non razionale di noi: gli affetti, i sentimenti, le emozioni e le immagini.
Così i simboli e i sogni sono sempre più relegati sullo sfondo.
Se siamo orientati solo sulla ragione, sulla ricerca continua di una
spiegazione, di un nesso di causalità, ci troveremo a considerare
straniere tutte le funzioni espresse dal nostro mondo interno.
Eppure le immagini che appaiono nei sogni non sono casuali:
svolgono sempre una funzione. Gli antichi davano loro grande
importanza, come premonizione del futuro. La psicanalisi freudiana li ha analizzati profondamente, ma alla ricerca di un significato razionale più che della loro forza evocativa che viene dalla
nostra essenza interiore, dal “seme” che è in noi. È questo il significato da riscoprire oggi: esiste un mondo sottile in cui la sostanza
del sogno è assai concreta e ricca di significati tutti da cogliere.
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CAPITOLO 1
Perché sogniamo?
Nel sogno spazio e tempo perdono il loro abituale valore, le leggi
della logica si allentano e cedono il posto a un’infinita libertà
espressiva, grazie alla quale il sogno è un’opera creativa.
Ma cosa sono esattamente i sogni, e perché sogniamo? Il tema ha
affascinato l’uomo da sempre.
Secondo la neurobiologia, i sogni sono frutto del caso e non hanno altro significato se non quello di un processo biochimico del
cervello. Essi nascono infatti dall’attivazione casuale di alcune
aree del cervello. Ciò determina l’emergere di immagini ed emozioni, alle quali la corteccia cerebrale tenta di trovare un senso
assemblandole in un insieme, costruendo una trama. I sogni, secondo questa interpretazione, non avrebbero alcun valore simbolico, la loro assurdità e incoerenza deriverebbero semplicemente
dal modo in cui i vari elementi vengono legati insieme.
Cosa accade durante il sonno
Il sogno è una sorta di territorio di confine per il nostro cervello,
diverso tanto dalla veglia quanto dal sonno.
Si calcola che la nostra mente passi ogni notte almeno un’ora
e mezza a sognare. La fase del sonno in cui compare il sogno
è detta fase REM (Rapid Movement Eyes) o sonno paradosso, chiamato così poiché mentre il corpo è immobile, gli occhi
compiono rapidi movimenti e l’attività cerebrale è molto simile
a quella dello stato di veglia. Di norma si inizia a sognare dopo
circa 70-90 minuti dall’addormentamento; con l’avanzare della
notte le fasi REM si allungano e diventano più frequenti, ripetendosi all’incirca a intervalli di 90 minuti.
Nella fase REM il cervello lavora tanto intensamente da consumare una quantità di ossigeno superiore a quella necessaria da svegli per risolvere un difficile problema matematico.
Nelle fasi non REM i ritmi del cervello raggiungono invece il
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Il linguaggio dei sogni
minimo dell’attività. L’80% dei soggetti svegliati in fase REM
riferisce sogni vividi e movimentati, mentre se destati nelle fasi
non REM del sonno soltanto il 40% dei soggetti racconta di stare
sognando. Di solito al risveglio noi non ricordiamo che una minima parte dei sogni che facciamo, in genere il più recente.
Erano accolti come messaggi degli Dei
Nell’antichità, i sogni erano considerati come messaggi inviati
all’uomo dal mondo soprannaturale, per avvertirlo di determinati
eventi. Tale credenza era diffusa nella cultura greca e romana,
dove l’interpretazione dei sogni veniva chiamata “oniromanzia”, ed era privilegio di pochi indovini specializzati. Ma anche
nell’antico Egitto le visioni oniriche venivano ritenute delle premonizioni sul futuro; per questo motivo i sogni venivano volutamente provocati per mezzo di una serie di pratiche magiche.
Gli antichi erano convinti dell’esistenza di uno “spirito” totalmente diverso dal corpo materiale; credevano in un’anima invisibile, che rimane sveglia anche durante il sonno. Mentre il corpo
è assente e come morto, l’anima mette in scena le immagini che
vengono direttamente dal mondo misterioso degli Dei.
L’interpretazione dei sogni spettava al grande Augure, che faceva
da tramite tra il linguaggio degli Dei e quello degli uomini. Egli
riusciva, “leggendo” le immagini e la trama dei sogni, a formulare pronostici relativamente a eventi futuri. Nel corso dei secoli
questo modo di vedere i sogni come una finestra sul futuro ha
lasciato tracce nella cultura popolare e ancora oggi essi vengono
letti come premonizioni di quello che potrà avvenire.
Il sonno resta però per noi un territorio misterioso, in cui la coscienza razionale ci ha abbandonato; ha ceduto il posto a una
misteriosa essenza “notturna”, che fa affiorare immagini strane e
senza apparente senso. Facciamo fatica ad accettarle come espressione di noi stessi, perché abbiamo perso la capacità di interpretarle. Preferiamo non ricordarle e dimenticare subito i sogni.
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