Non ci saranno Pacs all`ombra dell`Ulivo
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Non ci saranno Pacs all`ombra dell`Ulivo
INCONTRI 4 22 agosto Tutti d’accordo sui valori della famiglia tradizionale Non ci saranno Pacs all’ombra dell’Ulivo “Non sono nel programma di governo”, dice la senatrice Binetti Paola Soave (al centro) e Luca Volontè, deputato Udc “Per quanto riguarda l’attuale compagine di governo i Pacs non sono all’ordine del giorno, i Pacs non sono compresi nel programma, i Pacs non si faranno”. È perentoria Paola Binetti, senatrice della Margherita, quando prende la parola all’incontro su famiglia e Pacs. E i pochi fischi che seguono la sua uscita – certo meno numerosi di quelli che la senatrice è abituata a sopportare fra le file della maggioranza – non la scoraggiano assolutamente. Anzi, con maggior franchezza prosegue: “Il Governo sosterrà una politica a sostegno delle famiglie”. Ma di quale famiglia stiamo parlando? Fino a pochi anni fa non si era mai avuta la necessità di definire il termine “famiglia” che costituiva un elemento irrinunciabile per la nostra tradizione. che la senatrice Binetti definisce “una vera e propria patologia della famiglia”? La proposta dell’onorevole Volontè è quella di alzare la testa. Per invertire il senso di una politica italiana che destina soltanto lo 0,8% del Pil (contro la media del 3,4% nel resto dei Paesi europei) a favore delle famiglie, occorre infatti che coloro che sono penalizzati facciano sentire la propria voce. Altrimenti l’Italia corre lo stesso rischio della Spagna, dove alzar la testa è diventata una necessità. Come ha testimoniato Carmen Carròn, di Plataforma para la familia. In Spagna infatti, dove i Pacs sono stati introdotti nel 2005, si assiste ad una “profonda schizofrenia” tra un opinione pubblica consapevole dell’importanza del valore della famiglia e un governo che ha invece una “ossessione ideologica distruttiva”. Daniele Valerin Questo problema invece, in un momento storico in cui anche i dati più certi vengono messi in discussione, appare quanto mai complesso e oggi “non è possibile fare politica prescindendo da questo tipo di tematica”. Così Paola Soave, vice presidente del Forum Associazioni Familiari, decide di porre le basi del suo intervento e di tutta la discussione su un dato oggettivo: “La famiglia è una dimensione che fa parte della natura stessa dell’uomo, che non abbiamo inventato noi. All’origine della vicenda umana sta una dualità, un rapporto”. Poste le fondamenta è possibile evidenziare quali sono i fattori che producono la pericolosa “mutazione”. Il compito in questo caso non è particolarmente difficile: basta osservare per pochi minuti la televisione; il modello offerto è quello di una libertà che va a braccetto con la mancanza di legami. E il primo soggetto a essere messo in discussione è proprio la famiglia, vista come una sciagura da evitare. Ecco allora che, in un mondo in cui la “dimensione privatistica” imperversa, la “soluzione” si trova nei tanto pubblicizzati Pacs e nelle loro pretesa di “avere tutti i diritti delle famiglie tradizionali, senza però avere i doveri che ciascuna famiglia richiede”. Eppure, come sottolinea Luca Volontè, deputato dell’Udc, i dati nel nostro Paese non sembrano rispecchiare la situazione descritta dai mass media. Le ultime ricerche mostrano che sono soltanto 500mila le coppie di fatto in Italia, a fronte delle oltre 22milioni di famiglie. Cosa fare allora di fronte ad una situazione in cui l’estrema labilità nei rapporti sembra generare quella La lettera fantasma Franco Grillini, deputato dell’Ulivo e presidente onorario di Arcigay, ha diffuso una lettera in cui accusa Cl e il Meeting di ignorare i diritti delle coppie di fatto e di non aver invitato al dibattito nessuno dei firmatari della legge. "Non abbiamo ricevuto nessuna lettera. E comunque, il dialogo non è cedere alle ragioni dell'on. Grillini": così Emma Neri, capo ufficio stampa del Meeting, replica alla lettera aperta. "Ci augureremmo che in nome del dialogo, Grillini cerchi di capire le nostre ragioni e si confronti con esse". La Roccella esorcizza anche Pannella La studiosa racconta il suo rapporto col femminismo: “Salvo la maternità, il cuore simbolico dell’identità della donna” Eugenia Roccella, per il secondo anno consecutivo viene al Meeting per presentare un libro: l’anno scorso “Contro il Cristianesimo”, quest’anno “La favola dell’aborto facile”. Qual è il filo rosso che lega questi due lavori? “Sul piano sopranazionale si sta verificando una lotta visibile e devastante. Se si leggono alcuni testi e documenti internazionali si rimane increduli, come spesso succede al pubblico italiano. Per esempio la proposta fatta all’Onu di riconoscimento di cinque sessi (bocciata, ma pur sempre fatta) scardina il senso della dualità uomo-donna e quindi profondamente il significato della maternità e della famiglia. Lo sottolinea anche l’uso di un linguaggio rischioso, di censura e di voluta dimenticanza nei confronti di alcune parole, che definirei ‘del cuore’perché hanno un radicamento profondo nell’esperienza umana: padre, madre e famiglia. Esse vengono sostituite con altre di genere neutro: coniuge, partner e struttura parentale. È l’attacco a questo tipo di modernità il filo rosso che lega questi libri”. “Una madre amerà per sempre il proprio figlio, e lo accetterà nella sua assoluta casualità e imperfezione” Eugenia Roccella: “Quando Pannella mi vede si fa il segno della croce” Si è mai chiesta “quanto di propagandistico e quanto di vero”, per citare il suo ultimo libro, c’è nel movimento femminista da cui proviene? “Esistono tipi diversi di femminismo. In Italia domina il pensiero emancipazionista secondo cui la donna deve rincorrere l’uomo. La maternità è vista come un’obiezione, poiché tutto è strutturato su un’idea di individuo che non genera, a svantaggio di chi genera. La donna sarebbe un maschio mancato, che non ce l’ha fatta, perché ha ostacoli anche fisici. Il mio femminismo non è questo, ma va- lorizza proprio la maternità, il cuore simbolico dell’identità femminile”. Lei può testimoniare incontri particolari che hanno segnato una svolta nel suo giudizio su questo tema? “Lo testimoniano gli incontri di questi ultimi anni, e l’aver fatto battaglie insieme a donne come Assuntina Morresi, di Cl e molto agguerrita, e Lucetta Scaraffia, storica cattolica. Ho trovato affinità inaspettate, anche al di là delle mie speranze”. Ha definito l’amore materno come “ombra dell’Amore divino”: perché? “L’amore materno è ombra dell’Amore divino per tre motivi. Innanzitutto è gratuito. Poi è immeritato. Una madre non ama il figlio perché bravo, o bello, o buono. Infine è quello che più si avvicina all’eternità. Oggi tutti i legami sono provvisori, ma c’è un bisogno del ‘per sempre’: ecco l’amore materno è quello che si avvicina di più a questo desiderio. Una madre amerà per sempre il proprio figlio, e lo accetterà nella sua assoluta casualità ed imperfezione. È qualcuno che non vuole far diventare perfetto l’uomo, ma ne accoglie le imperfezioni cercando di creare le condizioni del suo miglioramento e della medicalità del male”. È vero che suo padre ha fondato il partito radicale? “Sì è vero, mio padre era maestro di Pannella. Era più grande di dieci anni. L’ha allevato all’Ugi, Unione goliardica italiana. Poi Marco e i radicali sono cambiati profondamente. Hanno visto l’appartenenza come minaccia per l’individuo, ma se mi togli la famiglia e la storia e mi dai un sacco di libertà, cosa me ne faccio? I radicali stanno facendo inconsapevolmente una politica anti-individualista. Comunque credo molto nella capacità degli italiani di tenersi attaccati alle proprie tradizioni e ai propri valori”. Lei che rapporti aveva con Pannella? “Passavamo insieme tutti i Natali”. E ora lui non dice nulla sulle sue tesi? “Sì, mi sfotte. Quando mi vede si fa il segno della croce”. Luca Tizzano e Matteo Forte