il codice degli dei

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il codice degli dei
IL CODICE DEGLI DEI
Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle .Era un mattino di Primavera.
Dall’alto del colle vedevamo, nella pianura lontana, sorgere il Sole là dove nell’orizzonte ancora
brillava una luminosa costellazione.
“passano le costellazioni.” Disse Gesù “dopo l’Ariete i Pesci . E poi verrà l’Acquario .
Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”
(Dal Vangelo secondo Tommaso).
PREFAZIONE
Le uniche certezze del passato sono le incertezze.
Sulla terra esisteva già una cultura evoluta anteriormente alle civiltà storicamente accettate, le cui
prime testimonianze accertate risalgono al quarto millennio prima di Cristo?
Quella civiltà si sarebbe estinta in seguito ad eventi che non conosciamo, ma alcune sue grandi
testimonianze ancora rimangono. Tracce della sua cultura sono individuabili nel sapere delle società
evolutesi nei millenni successivi, quelle su cui non mancano documenti archeologici e storici.
La civiltà che costruì le tre grandi piramidi di Giza le lasciò praticamente in eredità alle culture che
in seguito si istallarono nella valle del Nilo.
Un’eredità che comprendeva anche la scrittura geroglifica, la geometria, la matematica,
l’agricoltura e diverse tecnologie che oggi ci appaiono semplici, ma che sostanzialmente sono
quelle che hanno dato l’avvio all’organizzazione sociale moderna .
La nuova definizione della cronologia di molti monumenti ha apportato notevoli sorprese: la
sfinge, attigua alle piramidi, è di almeno cinquemila anni più antica di quanto non si sia creduto fino
ad ora; lo proverebbero
tra l’altro i segni dell’erosione dovuti alla pioggia che, non si
spiegherebbero se non ipotizzando l’esposizione al clima molto più umido di oggi, della valle del
Nilo diecimila anni or sono.
Risalente ad almeno ottomila anni prima di Cristo è la misteriosa città fortificata i cui resti sono
stati ritrovati nella piana di Gerico. Alla medesima epoca risalirebbe la realizzazione in Inghilterra,
del tempio di Stonehenge, che è stato dimostrato essere in realtà un vero e proprio osservatorio
astronomico, la cui realizzazione richiedeva le conoscenze avanzate sul moto dei pianeti e notevoli
capacità matematiche.
I monumenti antichi sono i resti di una civiltà arcaica, che si era estesa su tutto il globo grazie a
ottime conoscenze nautiche (le famose carte di Piri Reis che descrivono le coste dell’Antartide non
coperte dai ghiacci, ne sono testimonianza) e che circa ottomila anni or sono si sarebbe estinta per
dare luogo, due millenni dopo , alle prime culture storiche.
L’idea che la grande piramide di Cheope sia stata costruita intorno al 2550 a.c. come tomba per il
faraone Cheope (già messa in dubbio in base a valutazioni geologiche), sarebbe ormai smentita
dalla scoperta del proprio allineamento, assieme alle altre due piramidi con le stelle di Orione, cosi
come erano visibili in epoca molto più antica: il 10450 a.c.
Tutta l’architettura delle piramidi della piana di Giza sembra combaciare con una situazione
astronomica che riporta ad epoche assai più remote di quelle riconosciute dalla storia ufficiale.
Gli effetti astronomici della precessione degli equinozi ed il movimento, in cui si susseguono erano
noti migliaia di anni or sono?
Questa è la conclusione verso la quale ci spingono le osservazioni circa l’orientamento dei templi,
monumenti, tombe e intere città perfettamente coincidenti con corrispettivi corpi celesti di
riferimento in certe date stabilite.
L’archeoastronoma ed Egittologa Jane B.Sellers dell’istituto Orientale dell’università di Chicago
ha evidenziato come nel mito di Osiride, risalente almeno al 1450 a.c.(testi delle piramidi )siano
contenuti i numeri necessari per il calcolo della precessione degli equinozi, con un grado di
precisione superiore a quello ottenuto da Ipparco nel I secolo A.C..
Tutte le civiltà antiche identificavano il sole con l’aspetto legato al suo sorgere durante l’equinozio
di primavera in corrispondenza di una determinata costellazione zodiacale.
Ogni 2160 anni, passando da una casa zodiacale all’altra, il sole garantiva un computo temporale
preciso per i popoli che basavano proprio sullo scorrere del sole lungo l’orizzonte i loro ritmi vitali.
Tutte le culture antiche hanno inglobato questo sistema nei loro miti e lo hanno presentato nelle
loro divinità principali.
Non solo le forme di arte e di architettura sacra contengono i riferimenti legati alla precessione degli
equinozi, ma anche nei miti, nelle leggende e nelle storie tramandate oralmente e in forma scritta
compare una conoscenza astronomica precisa e con la consapevolezza del fenomeno astronomico
precessionale.
Il professor Giorgio de Santillana e la dottoressa Herta von Dechend affermano che almeno dal
7000 a.c. nel mondo esistevano conoscenze astronomiche e scientifiche e che tale sapienza
utilizzava convenzioni mitologiche per esprimerle.
Inoltre gli antichi scienziati utilizzavano un codice numerico precessionale, presente in tutti i miti
e nell’architettura sacra di tutto il nostro pianeta.
Un grado precessionale è stato calcolato dalla scienza ufficiale in 71,6 anni .Essendo la mitologia
basata su simbologie umane o animali, difficilmente avrebbe potuto adottare come riferimento un
numero decimale, ma poteva servirsi dello stesso numero arrotondato per eccesso: il 72.
Il numero che domina il codice precessionale è il 72,dal quale si possono ottenere una serie di altri
numeri collegati logicamente tra loro.
Dividendo per 2 il 36,sommandolo al 72 si ottiene il 108, moltiplicare questi numeri per 10, 100 o
1000 e ottenere il 360 il 3600 il 36000 o il 720 il 7200 il 72000.
Il 108 che corrisponde a un grado e mezzo precessionale può essere diviso per 2 e dare 54 o i suoi
multipli 540, 5400, 54000.
Un altro numero che nel codice precessionale prende molta importanza e’ il 2160 (il numero di anni
che necessita al sole per attraversare completamente un segno zodiacale). Diviso per 10 forma il
216 e moltiplicato per 10 il 2160, ancora moltiplicato per 2 dà il 4320 ed i suoi multipli (il 43200 o
il 432000).
I numeri del codice precessionale affiorano in tutta la mitologia mondiale e architettura sacra in
molteplici forme, così come citato di seguito.
- L’apocalisse nordica “il crepuscolo degli Dei “ fornisce il numero dei guerrieri che escono dal
Walhalla per combattere contro il “lupo” il loro numero è 432.000.
- L’altare sacro indiano è costruito con10800 mattoni.
- Nel più antico dei testi vedici (Rig-Veda) ogni strofa è composta da 40 sillabe per un totale di
432.000 .
- Lo storico Babilonese Berosso fissò la data del periodo compreso fra la creazione e la distruzione
universale in 2.160.000 anni
- Nel Rigveda, il più antico dei testi vedici ci sono esattamente 432.000 sillabe.
- Nella cabala ebraica sono nominati 72 angeli attraverso i quali i poteri divini (Sephirot ) possono
essere invocati.
- La tradizione Rosacrociana parla di cicli di 108 anni in relazione ai quali l’influenza della
confraternita si rivela.
- Nell’apocalisse di San Giovanni il numero 144.000 appare ben tre volte come vedremo nel corso
del libro e addirittura una volta il numero 144.
- Nel lungo computo maya appaiono cicli di tempo di 7200 giorni (katun) 360 giorni (Tun) 720
giorni (2tun) 720.000 giorni (Baktun) .
- In India i testi sacri chiamati “Purana” raccontano di quattro età della terra chiamate Yuga che
insieme formano 12000 anni divini.Le durate di queste quattro epoche sono di 4800 anni (Krita –
Yuga) di 3600 anni (Tetra _Yuga) di 2400 anni (Davpara _Yuga) e di 1.200 anni (Kali- Yuga).
- Nel mito egiziano di Osiride si narra che durante uno dei suoi viaggi compiuti nel mondo per
diffondere i benefici delle civiltà alle altre regioni della terra, 72 uomini della sua corte, capeggiati
da Seth, cospirarono contro di lui.
- Le cappelle del sacro Graal per la tradizione cristiana sono 72.
- 72 sono i principi del diavolo.
- Ad Angkor Thom, il muro del Bayon è sormontato da 54 torri, ognuna con 4 figure scolpite per
un totale di 216 raffigurazioni, il cortile principale è circondato da un muro che presenta 5 porte di
accesso ognuna delle quali attraversate da altrettanti ponti costeggiati da una doppia fila di
imponenti figure scolpite 54 deva e 54 asura per un totale di 108 immagini per ponte e un totale di
540 raffigurazioni.
Angkor Thom costituisce un enorme modello del ciclo precessionale.
Per comprendere questa raffigurazione nella sua interezza dobbiamo esaminare il concetto di Mito
come messaggio figurato che, avvalendosi di simbologie e tecniche espressive particolari, trasforma
la sfera celeste in un vasto e complesso congegno. Come la ruota di un gigantesco mulino, questa
macchina gira all’infinito ed i suoi movimenti sono calibrati dal sole che prima sorge in una
costellazione poi in un’altra e cosi’ via per tutto l’anno. I quattro punti chiave dell’anno sono
rappresentati dagli equinozi e dai solstizi ed in ciascun punto si vede sorgere il sole in una
costellazione diversa. Attualmente sorge nei Pesci all’equinozio di primavera, nella Vergine
all’equinozio di autunno, nei Gemelli nel solstizio d’inverno e nel Sagittario nel solstizio d’estate.
Fra breve, a causa della precessione degli equinozi, il punto vernale (equinozio di primavera)
passerà dai Pesci all’Acquario ed anche per quanto riguarda gli altri, da Vergine a Gemelli, da
Sagittario a Leone e da Toro a Scorpione.
Per usare le parole del professor de Santillana: “La gigantesca macchina del cielo cambierà
faticosamente marcia.”
Questo spostamento dei meccanismi celesti viene simboleggiato ad Angkor e rappresenta, con il
linguaggio figurato del mito, la transizione da un’era del mondo all’altra.
Questo spostamento si sforza di causare gli Asura e i deva tirando le spire di Vasuki, il serpente
naga, attorno il perno del monte Mandera; quest’ultimo poggia su una gigantesca tartaruga di nome
kurma.
La scena descritta può essere ammirata nella galleria principale di Angkor Wat, un pannello di quasi
50 metri recante la famosa raffigurazione mitologica indù nota come “frullatura dell’oceano del
latte”; la stessa scena e’ rappresentata lungo i ponti di accesso di Angkor Thom da file di imponenti
figure di pietra che tirano appunto un serpente Naga.
In Egitto la controparte degli Asura e dei Deva sono le divinità Horus e Set che dopo l’uccisione di
Osiride lottano per 80 anni, per consolidare una nuova epoca del mondo. Vi sono infatti
raffigurazioni delle due divinità che tirano i due capi di una corda avvolta in un trapano facendola
ruotare ed imitando simbolicamente la precessione degli equinozi.
Altre rappresentazioni mitologiche riferite alla macchina celeste si possono ritrovare altrove:
tra gli Dei adorati dalla popolazione Maya vi erano 4 fratelli (detti Bacab) posti dal Dio creatore ai
quattro angoli della terra per sostenere i cieli ed evitare che cadessero. Si dice anche che essi
fuggirono quando il mondo fu distrutto dal diluvio.
L’immagine dei quattro fratelli rappresenta il sistema di coordinate di un’età astrologica: essi
corrispondono alle quattro costellazioni che ospitano i quattro punti chiave dell’anno astronomico
costituiti dagli equinozi e solstizi.
La simbolica figura del mulino rispecchia perfettamente quella della macchina celeste della
precessione equinoziale.
Amlodhi, nella leggenda islandese, era in possesso di una macina favolosa dalla quale un tempo
uscivano oro, pace ed abbondanza. Due fanciulle giganti facevano funzionare questa macina come
nessuna forza umana poteva far funzionare. Per una serie di circostanze avverse le due fanciulle
furono costrette a lavorare incessantemente giorno e notte. Esasperate ed incollerite un giorno
decisero di far ruotare all’impazzata il congegno fino a scardinarlo, rompendo i supporti metallici
che lo trattenevano.
Il tema della distruzione del pilastro o di un’asse e’ ripreso in abbondanza in tutta la mitologia: basti
pensare alla leggenda di Sansone legato ad alcune colonne, il quale ne provoca lo spostamento, la
rottura, ottenendo come le due gigantesse la propria vendetta.
Leggende simili si trovano in Giappone, Nuova Zelanda in Finlandia dove il mulino è chiamato
Sampo ed Amlodhi è Kullervo .
La sequenza di numeri precessionali 54, 72, 108, 144,180,216 ecc. può essere riscontrata in un’altra
sorprendente manifestazione. Si deve infatti a Graham
Hancock
la sorprendente scoperta
dell’esistenza di una rete di monumenti e siti disposti su di una griglia di cordinate di latitudine e
longitudine, legate alla sequenza precessionale.
Tra Giza ed Angkor vi sono 72 gradi di longitudine, tra Pohnpei ed Angkor ve ne sono 54 .
Nelle isole di Kiribati (72 gradi da Angkor e 180 da Giza )sono state scoperte strutture allineate
astronomicamente.
Va infatti ricordato che a 144 gradi di logitudine da Angkor, su quella che attualmente è l’isola di
Pasqua, inquietanti statue giganti osservano il cielo da moltissimo tempo.
Inseriamo a quanto sopracitato, che, le tre piramidi della piana di Giza in Egitto come hanno
dimostrato Robert Bauval e Graham Hancok, rispecchiano esattamente per posizione e magnitudo
le tre stelle della cintura di Orione nel 10450 a.c. all’alba dell’equinozio di primavera.
In quella data e in quella ora le tre stelle della cintura di Orione si trovavano nel punto più basso del
loro ciclo precessionale. La stessa data, il 10450 a.c., viene fermata anche nella terra di Cambogia
dove il tempio di Angkor rispecchia il cielo che precessionalmente parlando si vedeva in quella
fatidica data.
Per quale motivo varie antiche civiltà, distanti geograficamente, cercano di indicarci una stessa
precisa epoca di riferimento, attraverso la collocazione di mastodontici monumenti, allineati
astronomicamente ed inserendo in tutta la mitologia i numeri chiave per comprendere e calcolare la
precessione degli equinozi?
Esiste un messaggio che queste antiche popolazioni volevano tramandare alle generazioni future?
Sicuramente era qualcosa di straordinaria importanza per spingere questi uomini a simili imprese.
Osservazioni astronomiche cosi’ accurate potrebbero aver portato a conoscenza di qualche terribile
segreto i nostri incredibili antenati. Segnali di calamita’ spesso ricorrenti sono ben noti, basti
pensare ai 520 miti riguardanti il diluvio universale, estinzioni di massa, glaciazioni sembrerebbero
avvalorare questa ipotesi.
Il messaggio nascosto nella pietra dai nostri antenati, i disperati tentativi di comunicare qualcosa
d’importante attraverso simbologie e miti, strumenti idonei a cavalcare le ali del tempo, sembrano
suggerirci tale interpretazione.
Partendo dalle scoperte del professor De Santillana, di Robert Bauval , Graham Hancock e tanti
altri studiosi non appartenenti alla ortodossia scientifica, sono riuscito a decodificare questo
importante messaggio e la cosa più sorprendente e’ stata quella di accorgermi che questo messaggio
era ben vivo a partire dal medio-evo fino ad arrivare all’inizio del nostro secolo.
Possa la nostra civiltà fare buon uso di questo grande segno di amore e saggezza che arriva dal
profondo passato.
Il messaggio
L’impervio compito che questo testo si prefigge è quello di compenetrare un messaggio che
accomuna il genere umano alla terra con le sue creature .
Circa 18000 anni or sono la terra è stata investita da un cataclisma di enorme furore ed entità:
l’inversione istantanea dei poli magnetici: raggi cosmici nocivi, ghiacciai sciolti e montagne
sprofondate.
Tutti questi effetti si sono succeduti in brevissimo tempo, con sconvolgenti reazioni a catena seguite
successivamente dalla pioggia,
durata un’eternità: il diluvio universale. 520 leggende ci
tramandano l’evento apocalittico.
Vi furono sopravvissuti in zone franche e gli stessi si accorsero che l’evento si sarebbe ripetuto a
distanza ciclica di anni. Da quell’istante tutti i loro sforzi ed il loro lavoro fu volto a lasciare ai
posteri una previsione ed un messaggio di salvezza.
Vogliamo credere che tutto questo incessante lavoro non fu solo istinto di sopravvivenza del genere
umano, ma qualcosa di divino li animò e una compassione fraterna li spinse a sacrificarsi per
un’umanità che neppure avrebbero conosciuto, consapevoli che in essa vi sarebbe stato il seme e lo
scopo del loro esistere, il loro lavoro per la salvezza di un patrimonio che potesse andare oltre le
catastrofe cicliche, favorendo l’evoluzione dell’uomo verso la Divinità.
Essi, attraverso la comprensione del lato oscuro di Dio e della precarietà della vita umana,
divennero tolleranti e comprensivi, cercando una salvezza comune.
Vogliamo rimandarvi ad immagini di uomini intenti a progettare qualcosa di grandioso che sfidasse
il tempo, poiché portatore di un messaggio inconfutabile. Vi invitiamo a penetrare nei grandi
giacimenti di intenso significato e di esperienze che costituiscono la memoria collettiva di ogni
essere umano. Gli interrogativi che intendiamo sollevare, i dubbi che vogliamo insinuare, i veli che
vogliamo alzare, non nascono dalle nostre piccole menti, ma vengono attivati dalle anime di uomini
antichi, patrimonio comune a tutta l’umanità.
Attraverso percorsi angusti ed oscuri, attraverso costruzioni grandiose, attraverso miti e leggende, ci
parlano di catastrofi cosmiche, di crolli di mondi, di un’apocalisse che dovrebbe, secondo la loro
previsione, colpire proprio la nostra generazione.
Lanciare un messaggio che non si perdesse nel corso dei millenni e rimanesse inalterato nel tempo,
deve essere stato per i nostri antenati un grande dilemma e gli strumenti per realizzare una tale
opera furono sicuramente scelti con oculatezza.
Considerando il lungo raggio temporale che il “messaggio” doveva attraversare, essi presero in
considerazione vari canali:
l’uso del linguaggio matematico, fondamentale ed unico che può unire culture diverse anche
lontano nello spazio e nel tempo; infatti in ogni civiltà che raggiunga un certo grado di sviluppo
alcuni numeri saranno sempre riconosciuti, come ad esempio il 3,14,numero magico p greco,
oppure l’11,1 che ogni civiltà evoluta associa con il ciclo medio delle macchie solari.
L’uso di un codice simbolico figurato: il codice precessionale che, sfruttando gli effetti della
precessione degli equinozi, permetteva di ottenere un orologio cosmico che offriva sicurezza ed
affidabilità circa le date di partenza e di arrivo del messaggio.
Una volta lanciato il messaggio esso doveva rimanere inalterato e vivo nelle tradizioni di ogni
popolo. Con genialità lo inserirono in due veicoli trainanti e duraturi: la religione e la magia
ottenendo una sorta di pilota automatico che procedette per secoli e millenni, spesso all’insaputa
dei portatori i quali, ormai non comprendendone più il senso, continuavano a tramandarlo sotto
forma di mito o leggenda.
Per la concretezza e per l’immediatezza visiva essi si affidarono alla dura e resistente pietra, che
ancora ci parla attraverso blocchi allineati e squadrati secondo precise direttive astronomiche come
per esempio la finge, le piramidi di Giza, il tempio di Angkor o le costruzioni di Stonehenge.
Davvero povero sarà quell’uomo che non riuscirà ad andare oltre il linguaggio cifrato ed
allegorico delle parole. Veramente piccolo sarà l’uomo che si fermerà solo alle apparenze, poiché
intrappolato nel proprio labirinto non troverà il filo di Arianna che lo guiderà alla salvezza.
Vane sarebbero state le ciclopiche fatiche dei nostri antenati che, dalle menti eccelse e dai cuori
divini. Ringraziamo questi fratelli poiché il loro compito è arrivato a termine ed abbracciandoli,
idealmente ci incamminiamo per vincere l’ultimo drago, togliendo la verità dalla sabbia e
dall’oblio.
La precessione degli equinozi, la chiave del sapere antico.
I movimenti terrestri.
Per rendervi più agevole il compito di seguirci nel nostro percorso vi offriamo alcune elementari
nozioni astronomiche, ma necessarie a tale fine.
La terra è dotata di un duplice movimento simultaneo :
movimento rotazionale attorno al proprio asse, in senso antiorario, la cui durata è di 24 ore per
ciclo: movimento orbitale attorno al sole, il cui ciclo è di 365,25 giorni, un anno terrestre.
Ora immaginate il Sole come un punto ed attorno ad esso un cerchio, che è l’orbita della terra,
attorno all’orbita un secondo cerchio, diviso in dodici settori uguali di 30 gradi ciascuno. Ciascun
settore è un segno dello zodiaco.
Nel corso dell’anno la terra compie in senso antiorario, un intero giro attorno al sole che, osservato
dalla terra, sembra percorrere lo zodiaco in senso inverso cioè orario, entrando ogni trenta giorni
circa in un novo segno zodiacale(ariete- toro- gemelli- cancro- ecc.) il sole cioè si trova sempre tra
la terra ed una costellazione che fa da sfondo.
Osservando il cielo prima dell’alba, sembra di vederlo sorgere assieme ad una data costellazione
che varia di mese in mese.
Questo cerchio apparente compiuto dal sole ha 4 punti cardinali, che sono gli equinozi e i solstizi:
solstizio d’estate: giorno più lungo, polo nord della terra orientato al massimo in direzione del sole
solstizio d’inverno: giorno più corto, polo nord della terra orientato al massimo in direzione opposta
a quella del sole.
Equinozi di primavera e di autunno, quando la terra si trova di lato rispetto al sole, giorno e notte
hanno eguale durata.
La particolare caratteristica degli equinozi è quella che il sole sorge sempre all’est vero fornendo un
punto di riferimento geodetico sicuro e preciso a una direzione cardinale (l’est).
Particolare importanza assume l’Equinozio di Primavera che fissa ogni anno l’inizio del segno
dell’ariete, ovvero il grado zero dello Zodiaco .
Da quel punto nel cielo, distanziati di 330 gradi esatti l’uno dall’altro, si susseguono tutti gli altri
segni.
Si parla di segni e non di Costellazioni, in quanto, grazie ad un fenomeno fondamentale quale la
Precessione degli equinozi, nota alle popolazioni antiche, la costellazione che ospita il sole
all’equinozio di primavera non è sempre la stessa, ma varia molto lentamente nel corso dei millenni.
Il punto equinoziale, o gamma, ossia il grado zero dello zodiaco in cui ha inizio il segno dell’ariete,
si sposta posteriormente e cosi’ lentamente attraverso le costellazioni.
Questo fenomeno è chiamato Precessione.
Oltre al movimento Rotazionale e a quello Orbitale, la terra possiede anche un terzo movimento,
chiamato Precessionale (vedi sopra).
L’attrazione gravitazionale esercitata dal sole e dalla luna sul rigonfiamento equatoriale terrestre,
tende a raddrizzarne l’asse di rotazione dall’inclinazione attuale di 23,5 gradi alla perpendicolare
del piano dell’orbita.
La terra, a causa di un’azione giroscopica, contrasta questa azione: la risultante di queste forze,
porta l’asse terrestre a descrivere un cerchio di 23,5 gradi di raggio, rispetto a un punto fisso nello
spazio in circa 25920 anni. Un effetto questo, paragonabile al moto ormai confuso di una trottola
nelle fasi finali della sua rotazione, quando la forza di gravita’ porta alla rotazione dell’asse di
rotazione stesso.
Questo e’ il moto precessionale .
La precessione è un fenomeno lentissimo, ma di grande importanza, perché scandisce le grandi ere
cosmiche. In modo che il Sole attraversi a ritroso tutte e 12 le costellazioni , occorrono ben 25920
anni e questo tempo costituisce un Grande Anno, un ciclo intero della Fenice Cosmica.
L’equinozio resta in una costellazione per circa 2160 anni e questo segna la distanza di una Grande
Era dall’altra.
Ora la nostra civiltà si trova nel momento cruciale del passaggio: finisce l’era astronomica dei Pesci
iniziata nel 150.a.c e comincia l’era astronomica dell’Acquario, che durerà fino al 4160 d.c e le
conseguenze fisiche del moto precessionale sono la precessione degli equinozi, la variazione della
culminazione delle stelle.
Avendo già affrontato la precessione degli equinozi parleremo ora del secondo effetto, ovvero la
culminazione delle stelle.
Per comprendere la Culminazione delle stelle, introduciamo ora il concetto della sfera celeste:
un’idea concepita per dare al cielo un valido sistema di coordinate, analogamente a quanto è stato
fatto per le coordinate terrestri.
Immaginiamo che la terra sia al centro di una sfera vuota con le stelle, le nebulose e le galassie
dipinte sulla superficie interna della sfera, il Sole, la Luna ed i Pianeti si muovono sempre sulla
stessa superficie.
Proiettando ora le linee terrestri della latitudine e della longitudine sulla sfera e l’asse di rotazione
Terrestre determinerà così i poli celesti Nord e Sud. A questo punto, per determinare la posizione di
un oggetto su questa sfera, basterà conoscere le relative coordinate che lo localizzano.
Poiché abbiamo bisogno di un punto di riferimento certo nella sfera celeste, non possiamo
semplicemente proiettare il Meridiano zero di Greenwich per avere un riferimento in quanto
quest’ultimo, a causa della rotazione della terra, non sarebbe fisso.
Al suo posto si utilizza invece il punto dove il Sole, nel suo moto apparente sulla sfera (lungo
l’eclittica ), attraversa ogni anno l’equatore celeste da sud verso nord.
Il meridiano celeste è quindi quel semicerchio immaginario che collega il polo Nord con il polo
Sud.
Quando le stelle attraversano questa linea immaginaria (punto di transizione sul meridiano ),
raggiungono la loro massima elevazione al di sopra dell’orizzonte: questa è la culminazione.
In un ciclo di circa 26000 anni la terra, oscillando leggermente sul suo asse, produce un cambio
apparente della posizione delle stelle; esse infatti a ogni mezzo ciclo precessionale si troveranno ad
una declinazione più o meno alta.
Con lo scorrere lento del tempo le stelle sembrano abbassarsi ed alzarsi, secondo un semiciclo di
12.960 anni(esattamente la metà del ciclo precessionale).
Scegliendo una stella che si trovi nel suo Nadir, nella 0, potremmo osservare un comportamento di
questo genere:
anno 12.960
* ZENIT = Punto di culminazione più alto
anno 0
* NADIR = Punto di culminazione più basso
……………..ZENIT…………..
Nadir
MEZZO CICLO
Nadir
Quindi ricapitolando, a causa dell’attrazione del nostro satellite, la Luna, in misura minore rispetto
al Sole, sul rigonfiamento equatoriale terrestre esercita, sul nostro pianeta, un’azione continua
tendente a raddrizzarne l’asse di rotazione dall’inclinazione di 23,5 gradi alla perpendicolare del
piano dell’orbita. A causa di un’azione giroscopica, la terra contrasta questa azione. Il risultato di
queste forze porta l’asse terrestre a descrivere un cerchio di 23,5 gradi di raggio, in circa 26000
anni.
Un effetto analogo al moto ormai confuso di una trottola nelle fasi finali della sua rotazione, quando
la forza di gravità porta alla rotazione dell’asse di rotazione stesso.
Questo fenomeno di meccanica celeste provoca l’avanzamento annuale dell’equinozio dovuto al
moto di precessione dell’asse di rotazione terrestre .Il ritorno del Sole alla stessa posizione sulla
sfera celeste.
Praticamente si tratta di una oscillazione lentissima di rotazione dell’asse della terra ed il suo
effetto, per l’osservatore sulla Terra, è quello di causare uno slittamento ciclico altrettanto lento
della cintura dello zodiaco rispetto al punto in cui sorge il Sole. Il risultato, in qualsiasi epoca
particolare, è che le quattro costellazioni chiave segneranno i due equinozi e i due solstizi solo
temporaneamente. Questo slittamento precessionale , che opera al ritmo di 1 grado ogni 72 anni,
significa che ogni costellazione ospita il Sole in ogni punto ad una media di 2160 anni.
In altre parole, a partire dal 160 a.c. fino ad arrivare ai giorni nostri, il Sole all’equinozio di
primavera si è sempre levato nella costellazione dei Pesci, mentre all’equinozio di autunno si è
sempre levato nella Vergine, nel solstizio di inverno nei Gemelli e nel solstizio di d’estate nel
Sagittario.
Quindi fino alle soglie dei nostri giorni, Pesci, Gemelli .Vergine e Sagittario costituivano i coluri,
ovvero i 4 pilastri congiunti all’asse del mondo in corrispondenza del polo nord celeste, ma l’inizio
dell’era dell’Acquario non solo ha sostituito il primo pilastro (Acquario al posto di Pesci), ma ha
scardinato anche tutti gli altri, per cui dalla Vergine, dai Gemelli e dal Sagittario, si passa al Leone,
al Toro e allo Scorpione.
Quindi, tutte e 12 le costellazioni formano un ciclo completo attorno ai 4 punti chiave dell’anno in
un totale di poco meno di 25920 anni. A causa del ciclo precessionale lo sfondo delle stelle contro
cui sorge il Sole in una determinata data si sposta in senso antiorario di un grado ogni 72 anni.
Un altro effetto della precessione degli equinozi è quello dell’innalzarsi e dell’abbassarsi delle stelle
sul nostro orizzonte, una specie di yo-yo. Un semiciclo precessionale innalza le stelle mentre
l’altro semiciclo le abbassa fino al minimo del nostro orizzonte visivo.
I solstizi sono distanti 90 gradi dagli equinozi, il solstizio d’estate è il più prossimo al Polo Nord
celeste ed il solstizio d’inverno è quello di maggior distanza dal Polo Nord celeste.
Quindi la precessione degli equinozi è una lenta e ciclica oscillazione dell’asse terrestre che altera
inesorabilmente la posizione di tutte le stelle nel cielo e sposta la costellazione dominante, quella
portatrice dell’equinozio di primavera, che si trova dietro il Sole all’alba dell’equinozio di
primavera.
LA SFERA CELESTE
Sistema topocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il punto di
osservazione.
Sistema geocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro della terra.
Sistema eliocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro del Sole.
Sistema baricentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro di massa del
sistema Solare.
Eclittica è il piano contenente il centro del sole, il baricentro del sistema terra-luna e il vettore
velocità inerziale eliocentrica del baricentro del sistema terra-luna.
Polo Nord e Polo Sud eclittici sono le intersezioni sulla sfera celeste della retta perpendicolare
dell’eclittica.
Equinozi sono i punti sulla sfera celeste individuati dalla linea di intersezione tra eclittica e
l’equatore celeste. L’equinozio di primavera è il punto equinoziale individuato dal passaggio
apparente del Sole attraverso l’equatore celeste passando da sud verso nord; l’equinozio autunnale è
individuato dall’attraversamento dell’equatore celeste da nord verso sud.
OBLIQUITA’ DELL’ECLITTICA
La proiezione sulla sfera celeste dell’orbita della terra intorno al Sole assume l’aspetto di un
cerchio chiamato Eclittica .Essa viene percorsa dal Sole nel suo moto apparente durante l’anno.
Il cerchio dell’eclittica è inclinato sull’equatore celeste di un certo angolo denominato “obliquità
dell’eclittica” .Tale angolo rappresenta anche l’inclinazione dell’asse della terra rispetto alla
perpendicolare al piano dell’orbita della terra rispetto al Sole.
Il suo valore oscilla ciclicamente tra i 22,5 e 24,5 gradi ( attualmente nell’anno 2000 è di 23gradi e
36 primi) con un periodo di circa 41000 anni, crescendo al ritmo di 47.11 secondi per secolo.
Questo valore è quello sperimentalmente osservato, ma alcune teorie prevedono un valore più
ridotto cioè 46,83 secondi per secolo.
Lieske nel 1970 ha messo in evidenza che la discrepanza potrebbe essere dovuta ad errori di calcolo
oppure errori di osservazione.
Akoi nel 1969 suppose che una delle cause potesse essere il moto residuo della crosta terrestre che
sbilancerebbe la terra cambiandone la velocità di variazione dell’inclinazione del suo asse.
Attualmente la discrepanza non è ancora stata spiegata in maniera soddisfacente.
Nell’antichità l’obliquità dell’eclittica fu determinata sperimentalmente
misurando la massima
altezza del sole durante i giorni del solstizio oppure misurando la lunghezza dell’ombra prodotta
da uno gnomone infisso nel terreno al momento del passaggio al meridiano del sole nei giorni del
solstizio.
In pratica si trattava di misurare la minima lunghezza raggiunta dall’ombra dello gnomone durante
la giornata del solstizio estivo o invernale.
Le date dei solstizi potevano essere facilmente determinate mediante l’osservazione del sole al suo
sorgere o al suo tramontare cercando di determinare il punto sull’orizzonte in cui esso sorgeva o
tramontava con il massimo angolo azimut.
Inoltre doveva essere nota l’altezza sull’orizzonte raggiunta durante la notte dal punto
corrispondente al polo nord celeste, quindi mediante calcoli relativamente agevoli era possibile
ottenere il valore dell’obliquità dell’eclittica.
Vedremo in seguito come questo fenomeni abbiano grande importanza su quello che andremo ad
esporre.
ARCHEOASTRONOMIA
Ci rendiamo conto di avere attualmente accesso ad un bagaglio di informazioni congelate e
codificate nei vari reperti archeologici di rilevanza astronomica e, senza presunzione, riteniamo di
avere la chiave per decodificarle.
Ci siamo avvalsi dell’aiuto di una scienza l’archeoastronomia o Paleoastronomia, che studia i
reperti archeologici che ci tramandano il ricordo di attività di osservazione e studio dei corpi celesti,
portate avanti da individui appartenenti alle culture antiche.
Ci riferiamo a reperti oggettivi quali: monumenti megalitici, strutture piramidali, i cosidetti”
Nemeton” di origine Celtica o le necropoli etrusche…ect…
Ci riferiamo anche a reperti scritti: i testi antichi redatti, mediante scrittura vera e propria, quali ad
esempio i papiri Egizi i manoscritti Greci: i petroglifici o incisioni rupestri; i calendari redatti in
forma oggettiva, che praticamente tutte le culture antiche produssero, vuoi sulla pietra, sul
bronzo,su papiri e rappresentano documenti astronomici per eccellenza in quanto essi sono la
trasposizione codificata ed algoritmica del bagaglio culturale di diversi popoli, relativamente ai
movimenti del sole e della luna.
Reperti etnografici, i quali comprendono tutto il bagaglio di conoscenze e tradizioni popolari,
tramandate spesso solo oralmente, di generazione in generazione e giunti in questo modo fino ai
nostri giorni.
L’archeoastronomia trae le sua fondamenta dalle conseguenze del moto precessionale (la
precessione equinoziale e l’illuminazione delle stelle). Per quanto riguarda i “reperti oggettivi “,
essa si serve di precisi riferimenti cosmici che i grandi costruttori del passato ci hanno lasciato,
quali l’allineamento delle pietre con determinate stelle o con determinate posizioni del sole e ci ha
permesso così di giungere ad una conclusione importante.
Il cielo rappresenta un immenso orologio cosmico, grazie al quale è possibile risalire alla data di
costruzione di qualsiasi monumento che rispetti le condizioni che vi abbiamo presentato.
Tuttavia è il punto centrale di partenza per qualsiasi speculazione in campo archeoastronomico.
È la conoscenza adeguata del cielo, visibile all’epoca in cui il reperto fu prodotto e nel luogo in cui
è fisicamente ubicato.
Varia e complessa è la problematica relativa alla simulazione del cielo visibile presso un dato punto
del pianeta ed in corrispondenza di una determinata epoca.
Oggi una ricerca seria presuppone una conoscenza approfondita del software che viene utilizzato
per seguire le simulazioni sopracitate. Attraverso uno studio computerizzato è possibile quindi,
utilizzando come punto di partenza lo schema stellare attuale, risalire alla posizione o alla
culminazione di qualsiasi stella, grazie alla semplice conoscenza del fenomeno della precessione.
Azzardando un paragone piuttosto efficace, supponiamo di trovarci alla fine della visione di una
videocassetta (tempo attuale). Se la rimandassimo indietro, spingendo il tasto “Rewind “ad una
velocità stabilita (la velocità precessionale) e premendo il tasto “Pause”, riusciremmo ad vedere
l’immagine della sfera celeste nel momento desiderato, fino a scorgere quali erano le coincidenze
tra cielo e terra 10.000 o 2.500 anni fa.
Grazie ai software moderni è così possibile osservare la mappa stellare di un periodo stabilito del
passato, del presente o del futuro.
Vediamone qualche esempio:
Il codice de “ Santillana” e il codice
“Terzo”
“ ben pochi si resero conto che la nostra civiltà ha le sue radici nelle ceneri di una molto più
antica, e solo pochi testi religiosi come quello di Enoch ne conservano la memoria, come “angeli
caduti” termine per indicare il contatto con una civiltà molto avanzata, ma caduta bruscamente .
Alcuni individui illuminati sicuramente hanno capito l’importanza che questa cultura ebbe nel
modellare il destino dell’umanità.
Nello sviluppo delle religioni ci furono anche quelli che si accorsero di come una conoscenza del
genere diventava “pericolosa”, se tramandata ad un pubblico più vasto .
Se gli uomini avessero saputo che la civiltà non era nata da sapienza divina, ma da una civiltà
decaduta, ciò avrebbe minato le basi stesse di una società stabile costruita sulle paure religiose.
Di conseguenza coloro che insegnavano e che insegnano tali dottrine andavano e vanno ritenuti
come mentitori e non solo gli eretici andavano denunciati e messi a morte, ma anche gli antichi testi
andavano distrutti.
I tempi non sono cambiati, al posto del rogo abbiamo la berlina scientifica, al posto della
distruzione dei libri abbiamo la censura, ma come non si sono arresi in passato, noi non ci
arrenderemo e così inostri fratelli futuri.
Le guerre mesoamericane del periodo maya e successivi (Tolteco e Azteco),si conducevano in
corrispondenza ai cicli astronomici di Venere. Il sacerdote ed astronomo decideva in base
all’osservazione di quel pianeta la necessità o meno di campagne militari. La vita di un re africano
rappresentava sulla terra una condizione celeste, al cui termine andava sacrificato.
Il primo ad esporre questa razionalità astronomica e quindi a fornire una lettura astronomica del
mito fu C.Dupuis (anno terzo della repubblica) il quale fondò la sua interpretazione sul ciclo
zodiacale, letto a ritroso per effetto della precessione equinoziale.
Quattromila anni or sono egli sosteneva che il sole apriva l’anno nel Toro ed a questa immagine
furono improntati religione, arte e ordinamento politico.
La razionalità fu agganciata al Toro, il bue api in Egitto, il toro padre della natura che spacca l’uovo
orfico dal quale esce tutto l’universo, il toro immolato al dio mitra.
Circa 1000 anni prima del principato di Augusto il sole entro’ nell’Ariete per aprire l’anno a nuove
forme religiose che misero in evidenza l’Ariete stesso. Giove Ammone reca corna aretine.
Dell’ariete si narrò la morte violenta e la resurrezione all’equinozio di primavera entro la
costellazione dell’angelo o dell’acquario, dell’aquila o scorpione, del leone e del toro, la vicenda
degli argonauti incomincia dal toro per condurre alla conquista del vello arietino.
In arabo la radice K.N.R. o Qarn significa sia corno che ere o epoche o ciclo. È il ciclo che, in
qualche modo, determina una nuova religione.
La fine del nostro ciclo attuale annuncia fin da ora l’era dell’Acquario e la rimessa del sistema
religioso.
Questo fatto può essere illustrato con l’esempio del ciclo ebraico in cui si verifica un cambiamento:
il nome originale ABRAM diventa ABRAHAM.
Nella lingua indù ABRAHM significa non iniziato , il cambiamento da ABRAM ad ABRAHAM è
legato ad una iniziazione.
Una volta iniziato il patriarca ebreo diventa il legame fra la vecchia religione e la nuova creata da
egli stesso. Ora Rama è il nome indù di un eroe mitico, la settima reincarnazione di Visnu che
partecipa all’epopea del Ramayana, in cui si narra l’arrivo in india delle tribù celto-arie guidate da
Ram che diventerà RAMA.
Questo avvenimento precede di poco l’avvento di Abramo . Rama è una parola celtica che significa
ariete e questa è la spiegazione del ciclo in cui compaiono Abramo e Mosè, in cui l’iconografia
cristiana fornirà di corna.
Possiamo quindi tradurre Abraham come “FIGLIO DELL’ARIETE” o “ GENERATO DAL
CICLO DELL’ARIETE”.
Si tratti di celtismo o di giudaismo ci troviamo sempre di fronte una religione solare, il ciclo di
Abraham si colloca nel momento in cui il sole passa dall’era del Toro per entrare in quella
dell’Ariete ( assistiamo allo stesso processo con il Cristo e l’era dei Pesci).
Infatti il sacrificio che Jehovah richiede ad Abraham, cioè la imolazione del figlio Isacco, si risolve
con la sostituzione di un ariete.
Strano e singolare il fatto che gli Accadi venerassero un capro di nome Uz, che vigilava sulla
rivoluzione del disco solare, che è posto su di un tavolo e lo fa ruotare per mezzo di una corda.
Constatiamo quindi una legge di periodicità zodiacale precessionale delle religioni e di conseguenza
delle culture e delle altre civiltà.
“ il mondo intero è il mio reame, tutto è mio dai Pesci giù fino alla testa del Toro”
questa è la maniera di esprimersi dello shah iraniano kay khusraw e il popolo gli rispose
“ il sole ha deviato dal suo cammino del cielo!”
Diventa lampante e chiaro che l’eroe iraniano non si riferisca ad un regno sulla terra, ma a quella
sezione dello zodiaco compresa tra i Pesci e Aldebaran, segnalandoci come regno celeste i 30 gradi
dello zodiaco che abbracciano la costellazione dell’ariete.
Quindi un regno del tempo e dell’età dell’ariete, confermato dal fatto che il titolo ufficiale del
potere supremo era nella tradizione avestica iraniana , era il grado di “ sovrano dell’ariete”.
Il cosiddetto “edificio di culto “, collocato nello straordinario sito archeologico di Nevali Cori in
medio Oriente, presenta un preciso allineamento verso sud ovest.
Chi si fosse posto tra i due grossi monoliti posizionati sul pavimento dell’edificio uno di fronte
all’altro a formare una porta, con lo sguardo rivolto verso sud ovest all’alba dell’equinozio di
primavera dell’anno 8000 A.C., avrebbe visto sorgere la costellazione della balena e, in prossimità
della stessa la costellazione nota come Eridano, il fiume celeste.
Quest’ultimo, rappresentato come un fiume che scorre dalla stella Rigel (il piede sinistro di Orione
e attraversa le zampe della balena) è stato definito più volte come controparte celeste sia del Nilo
che dell’Eufrate.
Ad est di tale costellazione era possibile vedere quella del Cancro, ovvero il segno zodiacale che
definì l’era precessionale iniziata il 8.800 a.c. e terminata il 6.640 a.c. Questa costellazione era
originariamente rappresentata da una tartaruga che, come si può riscontrare dalla quantità di
raffigurazioni, incisioni, sculture ad essa ispirate, divenne il simbolo delle popolazioni della meso
potamia i quali intendevano ulteriormente ribadire l’epoca in cui fiorì la loro civiltà.
E’ da rilevare che la costellazione del cancro seguì, nel ciclo precessionale, quella del Leone.
Nelle loro simbologie costruttive quelle antiche popolazioni volevano forse anche rappresentare la
fine di un ciclo, di un’epoca probabilmente terminata con eventi catastrofici.
Le origini di Tiahuanaco, secondo gli studi dell’archeologo Osvaldo Rivera, sono ricercarsi in un
periodo storico che è databile al 7000 a.c., offrendo al sito delle Ande boliviane ed alla sua cultura
la qualifica di città tra le più antiche del mondo .
La conferma della costruzione nel periodo citato da Rivera è rilevabile proprio grazie a una delle
statue presenti nel sito, chiamato Fraile (il monaco), i cui simboli vanno interpretati in chiave
astronomica. Infatti la grande statua indica chiaramente l’epoca precessionale del Cancro il periodo
storico compreso tra l’8800 a.c e il 6640 a.c.
La ruota della medicina del Big Horn , sulle montagne del Wyoming .Il suo sistema di raggi lunghi
undici metri e fatti di cumuli di sassi si espande verso l’esterno per finire in mucchi di pietre
allineati con la levata eliaca del solstizio di estate .
In Messico si cercarono allineamenti con i corpi celesti per città orientate in modo particolare come
Teotihuacàn e per costruzioni dalla forma strana come l’edificio J a Monte Albàn.
Teotihuacàn è una città orientata eccentricamente rispetto all’universo ed era il luogo in cui gli
aztechi dicevano che avesse avuto inizio il tempo. L’asse Est-Ovest, indicato da due cerchi appaiati
gerarchicamente e suddivisi in quarti; è orientato infatti verso la posizione in cui tramontano le
stelle delle Pleaidi, che ha la propria levata eliaca nello stesso giorno in cui il sole oltrepassa lo
zenit. Monte Albàn, un altro osservatorio del sole, una linea perpendicola re che si estende
dall’edificio J a Monte Albàn indica il punto sull’orizzonte in cui sorge Capella, una stella la cui
magnitudine è particolarmente rilevante . Nel giorno dell’anno in cui Capella scende sotto la levata
eliaca, il sole passa attraverso lo zenit.
L’astronomia antica non si limitava a calcolare il tempo. L’osservazione del cielo influenzava molti
e diversi aspetti delle antiche culture . Troviamo il sole, la luna e le stelle, nei miti, nella religione e
nell’astrologia. I corpi celesti deidicati erano oggetto di culto e come tali facevano parte della
decorazione dei templi. Erano inoltre simboleggiati in sculture ed in altre opere di arte.
Un ritorno, seppure in altro tono, all’impostazione astronomica del mito si ebbe all’inizio del secolo
da parte dello scopritore della civiltà Ittita: H.Winkler. Egli diede un profilo della civiltà babilonese
del 4000 a.c. come retta non dalla spada, ma dalla sapienza astrale.
I templi fungevano da osservatori astronomici e da banche (dove si stabiliva il cambio di 13,50 fra
oro e argento, equivalente ai giorni dell’anno solare e a quelli del mese lunare, 360:27) e servivano
da sale di danza astrale .Ai pianeti corrispondevano orientamenti spaziali e colori, oltre alle varie
attività umane. Tutto acquistava razionalità in virtù della stella corrispettiva e del movimento
celeste che imprimeva lo scatto celeste tale concezione fu applicata da C.Fries ai miti greci.
Nel 1933 lo scozzese Alexander Thom trovò nel profilo delle pietre di Callanish( lo stonehenge
scozzese) allineamenti nord-sud verso la stella polare.
L’astronomo britannico Gerald Hawkins ha dimostrato nel 1985 che il sito di Stonehenge contiene
allineamenti astronomici.
La dottoressa Plillis Pitluga, astronoma presso il planetario Adler di Chicago, dopo approfonditi
studi inerenti le linee di Nacza nel Perù meridionale, è arrivata alla conclusione che la figura del
ragno fu concepita come diagramma terreste della costellazione di Orione e le linee dirette collegate
alla figura sembrano essere state tracciate per rivelare, nel corso delle varie epoche precessionali, il
variare delle declinazioni delle 3 stelle della cintura di Orione.
L’impostazione della scuola di Lipsia riemerse con l’opera straordinaria di de Santillana e von
Dechend in cui si indaga sulla civiltà astrale le cui testimonianze sono inserite neii grandi miti di
ogni popolo.
In America emergono gli stessi archetipi di Mesopotamia e Siberia, d’india e Scandinavia. In ogni
latitudine si serba il ricordo vivo di una scienza tradizionale che risale prima del 7000 a.c. che
insegnava, calcolando la precessione degli equinozi, l’arte di vivere amando le stelle.
De Santillana:
“Agli antichi era tutt’altro che sconosciuta l’idea che i mulini degli
Dèi macinano lentamente e che il risultato di solito è sofferenza”
Giorgio de Santillana
Giorgio de Santillana nacque a Roma nel 1901, nel 1938 dovette abbandonare l’Italia in seguito a
leggi razziali, da allora visse negli Stati Uniti, dove insegnò per lungo tempo al Massachusset
Institute of Tecnology .
La sua splendida opera “IL MULINO DI AMLETO “ fu pubblicata negli Stati Uniti NEL 1969 e
fu il frutto di un lungo lavoro in comune con Hertha von Dechend la quale insegnò molti anni
all’università di Francoforte.
De Santillana e la von Dechend misero in correlazione oltre 1500 miti che arrivavano dal nostro
profondo passato e scoprirono una serie di elementi a dir poco incredibili.
La mitologia antica aveva gli stessi argomenti, gli stessi personaggi, anche se con nomi diversi ma
riconoscibili, gli stessi arredi scenici e gli stessi numeri ricorrenti che apparivano quasi per magia
ogni volta che si affrontavano temi mitologici .Motivi ricorrenti in Cina si riscontravano in Arabia
o in Egitto, a dispetto dei luoghi e dei tempi.
I miti e le tradizioni che arrivavano da tutte le ere e dai posti geografici più impensati, quali miti
amerindi, cinesi, greci, egiziani, indiani, polinesiani, sumeri, ittiti, scandinavi, i quali contengono
gli stessi personaggi, gli stessi arredi scenici, le stesse trame e gli stessi numeri. Dopo accurati studi
i due professori, seppure con un certo imbarazzo scientifico, riconobbero nei numeri i dati per
calcolare la precessione degli equinozi.
L’imbarazzo scientifico crebbe a dismisura quando i due studiosi affermarono che nella lingua
comune del mito erano congelati elementi di alta astronomia.
La prova schiacciante della loro magnifica intuizione si trova nei numeri che servono a calcolare la
precessione degli equinozi, i quali fuoriescono, quasi per incanto, in ogni antica tradizione o
argomento mitologico.
Considerando che l’origine della mitologia si perde nella notte dei tempi, lo stesso De Santillana
afferma che i miti nel 5000 a.c., all’inizio della nostra storia,erano già barcollanti per l’età, quindi la
scoperta prendeva carattere di eccezionalità.
Se prendiamo in esame che la scienza ufficiale farebbe risalire la scoperta della precessione degli
Equinozi al primo secolo a.c. da parte di un astronomo greco Ipparco, la scoperta dei due studiosi
potrebbe da sola costringerci a riprendere in serio esame buona parte della storia conosciuta.
IPPARCO
Uno dei più grandi astronomi dell’antichità fu Ipparco di Nicea, vissuto intorno al 130 a.c.
Il suo nome e’ legato in maniera particolare alla precessione degli equinozi.
Nel 134 a.c., in seguito dell’apparizione della stella nova, decise di compilare un catalogo in cui
registrare la posizione di tutte le stelle note.
Confrontando i suoi calcoli con quelli tramandati da precedenti e più antiche osservazioni, si rese
conto che tutto il sistema di riferimento delle coordinate aveva subito una modifica .
Poiché riteneva che la differenza riscontrata era troppo ampia per essere attribuita ad errori si rese
conto che il sistema di riferimento delle coordinate delle stelle era soggetto ad un lentissimo e
secolare spostamento.
I MITI ASTRONOMICI
I riferimenti che nei testi antichi sono collegati alle stelle, o più propriamente alla stella sono
innumerevoli .La stella precede sempre un avvenimento, è sempre una stella che guida o che
segnala la nascita di un personaggio o di un nuovo evento . La stella ha sempre rappresentato un
emblema religioso che difficilmente ha eguali nei paesaggi dei testi antichi, in tutte le culture la
stella è sinonimo di evento sovranaturale che precede una sventura, come se la catastrofe venisse
prima indicata da una premonizione celeste.
L’intera mitologia era basata non su storie umane o di sovrani famosi per l’epoca, ma ci parla in
termini astronomici delle traiettorie dei pianeti e del grande ciclo della precessione degli equinozi,
la quale cambia lentamente ma inesorabilmente il cielo e in particolare modo della posizione del
sole all’interno di una delle dodici costellazioni zodiacali.
Santillana ci porta a conoscenza che “IL LIBRO DEI MORTI” dell’antico Egitto tradotto
letteralmente, ma impenetrabile per quanto riguarda il contenuto simbolico, contiene non meno di
320 termini astronomici e che l’astronomia è l’unica chiave di lettura logica per comprenderlo.
La von Dechend, nell’introduzione del saggio, ci informa della sua riluttanza ad avvicinarsi
all’origine astronomica del mito, ma ci spiega che nonostante tutti i suoi sforzi è stata costretta
dall’evidenza dei fatti a raccogliere quella origine.
I due studiosi ipotizzarono che tutti i miti che arrivavano dal profondo passato non sono altro che
una scienza per velare una terminologia tecnica di un’avanzata scienza astronomica, dietro la
comune lingua del mito.
Inoltre nel loro saggio i due studiosi presentarono una inconfutabile schiera di prove mitologiche e
iconografiche .
I miti non solo descrivono esperienze comuni, ma lo fanno utilizzando lo stesso linguaggio
simbolico comune, gli stessi personaggi riconoscibili e gli stessi motivi letterali.
Secondo lo studioso Italiano sembrerebbe che una antica mano informatrice abbia inserito nel D.n.a
della nostra civiltà questi concetti.
Tutti i miti si avvalgono di un codice di lettura che è stato chiamato in seguito precessionale, ma
che noi chiameremo per non ingenerare confusione codice de Santillana ed essi contengono i
numeri che servono per calcolare la precessione degli equinozi. Questi concetti sono troppo
importanti per continuare il nostro percorso; le prove più palesi di questa teoria astronomica sono
nel fatto che i valori per calcolare con precisione la precessione degli equinozi, sotto forma di
numeri specifici, si possono trovare nelle più antiche tradizioni umane. I valori assegnati e la
simbologia utilizzata sono così coerenti che gli autori si resero conto di essersi imbattuti in
un’antica scienza perduta.
Quando questi numeri precessionali furono inseriti nella mitologia antica è la cosa più incredibile di
tutte. Questi incredibili antenati devono essere vissuti in epoche talmente antiche da incutere timore
(per utilizzare le parole del professor De Santillana). Infatti è facile intuire che la creazione e la
conseguente propagazione della radice comune del mito è avvenuta prima della nostra comune età
storica, che risale al 4000 d.c.
L’incredibile similitudine dei miti da una parte all’altra dell’oceano atlantico non possono essere
avvenute in tempi storici predeterminati, anzi è facile intuire che i miti erano già antichi all’inizio
della nostra storia, o quanto meno per la storia ufficialmente riconosciuta dei giorni nostri.
Per fare qualche esempio possiamo portare un motivo ricorrente nelle tradizioni antiche: la
frullatura dell’oceano di latte cosmico, un’allegoria simbolica della precessione degli equinozi.
E’ interessante notare che tre culture, quella Egiziana, quella orientale indiano-cambogiana e quella
sud americana, che secondo la scienza ufficiale non hanno avuto nessun contatto tra di loro,
contengono nelle loro iconografie le stesse accurate simbologie.
Nella tradizione egiziana troviamo le due divinità Horus e Seth intenti a frullare una paletta in una
zangola. La divinità Horus, con la caratteristica testa di falco, mentre quella di Seth presenta la
strana mescolanza di fattezze canine ed asinine della bestia Seth.
La frullatura dell’oceano di latte cosmico nel ramayana, nella tradizione orientale indiana, le
divinità a destra sono gli asura, la cui testa mostra le inconfondibili caratteristiche tifonoche presenti
nella divinità Seth.
Nell’india antica l’energia negativa era incarnata
negli Asura, nome che significa “signore
potente”, Ausico è il potere di creare e provocare le creazioni a mezzo della forza magica e
dell’illusione dell’esistenza.
Un altro esempio della frullatura di latte cosmico viene mostrata dal monte Mandara, usato come
perno o paletta di zangola e poggiante su di una tartaruga. Anche in questo caso la testa sulla destra
ha lineamenti tifonici.
Nella tradizione maya possiamo riconoscere la fune, la tartaruga e la zangola, il segno kin del sole
che scivola lungo al fune serpente, esattamente come il sole scorre lungo i segni zodiacali nel corso
della precessione degli equinozi.
Figura sempre ritornate, archetipo di ogni mitologia è Cariddi, il miro gurge che i nordici chiamano
Maelstrom o mulino d’Amleto :ha forma di clessidra, poiché dalla strozzatura dell’imbuto in poi si
schiude il regno dei morti, sia per gli indiani americani sia per la tradizione egiziana o sumera.
La strozzatura è il gruppo di stelle ai piedi di Orione. Ivi vi è anche alla strozzatura il FUOCO,
quello rubato da Prometeo, che però in verità designa il passaggio del sole equinoziale da un segno
all’altro dello zodiaco di 2160 anni in 2160 anni(dove dal segno dei Gemelli si passò a quello del
Toro, a quello dell’Ariete, a quello dei cristiani i Pesci). All’epoca dei Gemelli però, il coluro
equinoziale passava sulla via lattea, evento che i miti celebrano, inizio dal quale si calcola il tempo
in Cina, Messico e Mesopotamia.
Si rilegga il racconto dei Cherokee raccolto da Mooney,la storia dell’imbuto d’acque vorticanti al
cui fondo s’apre il mondo dei morti o dei giganti con i loro segugi e soprattutto quello dei Satloq
(della costa canadese del Pacifico), riportato da Boas sulla vergine che scocca il dardo in quel
Maelstrom o ombelico delle acque, così ottenendo il Fuoco.
Mercè i Satloq si dischiude dunque la mitologia greca e da entrambe le fonti si risale alla verità
astronomica :la freccia colpisce Sirio, la stella del mare e della più torrida estate. Pareva ben puerile
la leggenda Satloq:
“un vecchio grida alla figlia, la vergine pigra ma brava arciera, di tirare all’ombellico delle acque
per cavarne fuoco, e costei gliel’ottiene;
se non che il vecchio lo custodisce avaramente e il cervo decide di rubarglielo :cantando e
ballando si intrufola in casa e si appiccica il fuoco ai peli della testa.
Il cervo Satloq è Prometeo, cioè Saturno, cioè Deus faber, cioè Crono, cioè Aion; il fuoco è il
coluro equinoziale, cioè era passato un tempo, quando l’equinozio era segnato dai Gemelli per la
via Lattea.
Quel cervo che danza e canta , soggiunge De Santillana, è il tocco protopitagorico che diviene, in un
altro racconto del nord-ovest, ancora più esplicito:
il figlio del picchio, allora che sta per scoccare i dardi (verso Sirio), alza un canto e quando
imbrocca la nota giusta, i dardi in fila si saldano l’uno all’altro formando un ponte tra cielo e
terra.
Stiamo parlando dello stesso ponte di cui accennava Aristotele citando i pitagorici,la serie delle
lettere dall’alfa all’omega, le note dalla più grave all’acutissima sull’aulos, il coro intero dei cieli.
I miti americani in genere, come quelli dell’oriente, diventano chiari trattati sulla precessione degli
equinozi, allora che si rammenti che in essi “terra” vuol dire il piano che unisce i quattro punti
degli equinozi e dei solstizi, l’eclittica, ed è perciò quadrangolare. E nuove terre e nuovi cieli si
inaugurano ciclicamente causa la precessione e appunto di questi cicli i cantori di America come del
Sumer, di Assiria, come di Scandinavia ci parlano.
Se avvenne una spaventosa perdita di sostanza nel medio evo Greco e prima del regno intermedio in
Egitto, se andò smarrito il sistema del tempo ordinato ciclicamente, da quell’età dell’oro sono
talvolta meno distanti da noi gli indigeni d’America e possono forse aiutarci a ricostruirne la figura
più di quanto noi potremmo assistere loro.
De Santillana dichiarò:
“io sono storico della scienza, svolgo un’attività considerata rispettabile, ma mi sono abbandonato
alla fuga nelle antiche età, all’indietro, e da storico della storia del pensiero greco che fui per
qualche tempo, si sta sempre bene in Grecia, mi sono ritirato piano piano verso i millenni avanti
cristo. Le mie ricerche sul pensiero scientifico mi spinsero più in là della Grecia, e mi trovai in
ambienti meno familiari e naturali, la Grecia è un pochino casa mia, ma mi ci spinsi perché cercavo
quale fosse l’origine di questa nuova cosa del mondo che è il pensiero scientifico. E quando mi
guardai attorno là d ove cessano i documenti scientifici strettamente detti, mi trovai in regioni dove
si parlava senza nessun costrutto, dal punto di vista scientifico .Si chiamava allora questa roba,
materiale mitico e religioso, la parola religioso concede spesso ai dotti di non averne da cercarne il
senso, ed al traduttore di mettere insieme parole in libertà, purchè abbiano un senso poetico, aulico.
Ma mi colpirono anche nei cosiddetti primitivi certi discorsi che dimostravano un costrutto effettivo
che, seppure incomprensibile, si riallacciava alla mitologia greca. E fidandosi nell’idea che questa
gente non erano dei visionari, come qualche volta i traduttori li facevano apparire e appoggiandomi
Alle grandi ricerche dell’etnologia culturale, in questo soprattutto i tedeschi mi hanno aiutato perché
gli americani sono rimasti troppo fissi all’antropologia, andai avanti, e ci vollero anni di schedature
e di ricerche critiche, ma via via era come se vedessi emergere un continente sommerso, come la
Catthedrale Engloutie di C.Debussy , di cui ancora si sentono le campane sotto l’acqua. era un
continente nel tempo, non già nello spazio, era il mondo che conosciamo, ma attraverso millenni
scomparsi, diciamo almeno fino al 7000 a.c.”
Già nel volume “le origini del sapere scientifico “de Santillana parlò della grande costruzione
arcaica …su cui già si era posata la polvere quando i greci entrarono in scena. tuttavia qualcosa di
essa sopravviveva nei riti tradizionali, nei miti nelle fiabe che nessuno più capiva.
Presa alla lettera, essa fu il lievito dei culti sanguinari con cui si propizia la fertilità, basati sulla
fede in un’oscura forza universale di natura ambivalente, fonte del contempo del bene e del male
datrice di vita e di morte. I suoi motivi originali riscoperti riecheggiarono, conservati quasi
integralmente, nel pensiero assai più tardo dei pitagorici e di Platone.
L’uomo dei primordi pensava non già secondo concetti rigidi ma secondo schemi come l’eclittica
con le sue costellazioni, le stazioni degli astri, le zone celesti, certi miti chiave, questa strana
uranografia dove si connettono cielo e terra sotto la dominazione dei signori planetari
dall’inesorabile corso. Ma è anche un legame fra armonia e gli astri, l’armonia e le unità di misura,
i principi supremi di esistenza che si denominano Maat in Egitto e rito in India.
Fra la misura degli zufoli rituali e il calendario, affermò un principe cinese, la combinazione è così
precisa che non ci passerebbe un capello. E così l’alchimia fu combinata con l’astrologia e poi
l’astromedicina, le piante, i metalli, gli alfabeti, i giochi sapienti come gli scacchi, i quadrati magici,
il microcosmo con il macrocosmo.
“il tutto non già disposto come un sistema logico, ma come una fuga musicale, come deve essere
un organismo chiuso …… ce ne resta il numero ed il ritmo, l’incidenza del momento unico, del
tempo giusto, poiché ci fu un tempo in cui il giusto era l’esattezza, ed il peccato era l’imprecisione”
Il materiale che guidò de Santillana era in gran parte nord americano e mesoamericano. Già G.G
Grinnel aveva scoperto la cultura sciamanica dell’èlite cheyenne, accennando altresì agli
allineamenti di pietre risalenti a tempi remoti, orientati in modo da registrare gli eventi del cielo e
H. Converse, ammessa alla società di medic ina dei Seneca, tribù della confederazione Irochese,
aveva imparato l’interpretazione astronomica dei miti. Ma negli ultimi decenni le scoperte si sono
infittite ed innumerevoli ricerche si sono fatte su 135 allineamenti di pietre o ruote di medicina in
Canada e negli Stati Uniti.
Andremo ora ad illustrare i due codici che ci permettono di decodificare completamente il
contenuto della quasi totalità della mitologia antica e dell’architettura sacra, contenuti nella
maggior parte del nostro pianeta.
Come abbiamo visto il professor de Santillana correlando tutta la mitologia antica si accorse che
numeri particolari erano inseriti nella maggior parte dei miti.
Questi numeri, quali il 72, 108, 54, 2160 servono a indicarci chiaramente il fenomeno della
precessione degli equinozi, inoltre un codice simbolico figurato, dove al grandioso mulino di
Amleto corrisponde al fenomeno simbolico della grande macchina celeste che per effetto della
precessione gira lentamente.
Il simbolismo del fuso o del telaio, che corrisponde sempre al movimento precessionale, l’albero o
pilastro corrispondono all’asse della terra .
Quindi gli equinozi sono i due momenti dell’anno in cui il giorno e la notte hanno eguale durata su
tutto il pianeta . L’equinozio di primavera cade il 20 marzo, mentre quello d’autunno il 22
settembre.
I due equinozi segnano i due punti in cui l’asse di rotazione della terra si trova di lato rispetto al
sole.
Per effetto della precessione degli equinozi il punto vernale o punto gamma o equinozio viene
raggiunto ogni anno con qualche frazione di anticipo, con il risultato che il sole molto lentamente si
sposta attraverso tutte e 12 le costellazioni dello zodiaco. Egli impiega circa 2160 anni per
attraversare ogni singola costellazione e compie un intero giro in 25920 anni.
Il fenomeno della precessione ha caratteristiche matematiche severe e ripetitive che possono essere
calcolate con estrema precisione.
Il punto in cui sorgeva il sole all’equinozio di primavera era tradizionalmente sacro per le
popolazioni antiche ed il carattere di ogni era veniva determinato dalla costellazione dello zodiaco
che ospitava il sole in quel particolare giorno.
Attualmente noi stiamo vivendo all’alba dell’era dell’acquario, mentre negli ultimi 2160 anni la
costellazione che ospitava il sole, nel momento dell’equinozio, era quella dei pesci.
La posizione del sole, al momento dell’equinozio di primavera, è la lancetta che segna le ore del
ciclo precessionale, ore di ben 2160 anni.
Utilizzando questo ciclo prececessionale un’antica popolazione vissuta agli albori dei tempi ha
inserito ripetutamente nella mitologia e nell’architettura sacra i numeri che servono per calcolare
con precisione il fenomeno della precessione degli equinozi.
La Musica
Orfeo e la sua morte straziante potrebbe essere una creazione mitologica nata ripetutamente in
luoghi diversi ma quando personaggi che suonano altri strumenti musicali finiscono scorticati vivi
per motivi assurdi di varia natura , pensiamo di aver scoperto un’uniformità impressionante che
toglie ogni dubbio ed annulla la parola casualità.
Il pifferaio magico appare in Germania e in Messico (prima della conquista ) e nei due continenti è
collegato al colore rosso dandoci il forte sospetto per non parlare di certezza che correlando i grandi
miti universali dei cataclismi possiamo trovare l’influsso di un’unica civiltà “madre “, che vivendo
a cavallo dell’ultimo periodo glaciale, ha creato i miti incentrati sulla morte e la risurrezione degli
Dei, su grandi alberi intorno ai quali ruotano la terra e il cielo su zangole trapani e altri congegni
che ruotano e macinano.
I NUMERI FONDAMENTALI DEL CODICE DE SANTILLANA
72
= 1 grado precessionale
144
= 2 gradi precessionali
2160
= 30 precessionali
4320
= 60 gradi precessionali
25920 = 360 gradi precessionali equivalenti a un intero ciclo
FRAZIONI DI GRADI PRECESSIONALI
18
= un quarto di grado precessionale
36
= mezzo grado precessionale
54
= tre quarti di grado precessionale
108
= un grado e mezzo precessionale
I numeri utilizzati in questo codice di trasmissione appaiono ripetutamente nella mitologia antica e
nell’architettura sacra. In questo codice è consentito spostare le virgole a piacere, verso destra o
verso sinistra ed impiegare qualsiasi combinazione, permutazione, moltiplicazione, divisione o
frazione immaginabile dei numeri fondamentali.
72 , 720,
7.200,
72.000,
720.000, 7.200.000
Prendiamo qualche esempio del numero fondamentale 72 che ricordiamo corrisponde agli anni di
un grado precessionale.
72 sono i cospiratori che tramarono contro Osiride
72 sono gli angeli della tradizione ebraica
72 sono i nomi di Dio
72 sono i principi dei Diavoli nella tradizione medioevale
72 sono gli apostoli di Gesù al momento della sua morte
72 sono gli anni della tradizione Rosa crociana
72 è il numero dominante nella cattedrale di Chatres in Francia
72 è il numero dei tempi ad Angkor in Cambogia
72 è il valore attribuito ai 12 piatti nella leggenda di Aladino
72 sono le antiche monete che si dovevano pagare per entrare
nella associazione della triade (Cina)
72 sono le cappelle del sacro Graal
72 sono le regole che dovevano seguire i cavalieri templari
Universalità, radici comuni, alto grado di uniformità, stessa mano
informatrice, convergenza.
Dimostrazione del fatto che le culture antiche da età
immemorabile conoscevano il fenomeno della precessione degli
equinozi.
Per la durata millenaria del ciclo della precessione degli equinozi e considerando che un’intera vita
umana era inferiore allo spostamento di un solo grado precessionale,che dura ben 72 anni, si è dato
per scontato che nessuna popolazione antica avrebbe potuto accorgersi del fenomeno precessionale.
Si pensa comunemente che per scoprire questo movimento nel breve periodo di un secolo sarebbero
stati necessari strumenti moderni, non tenendo conto che le osservazioni eseguite durante un solo
secolo e lo spostamento di un grado ogni 72 anni, accumulandosi secolo dopo secolo, produceva
spostamenti sensibili in determinate posizioni astronomiche cruciali, con la sola condizione che gli
osservatori fossero stati attenti osservatori e sapessero tenere una documentazione sia scritta che
orale.
La tecnica di osservazione era relativamente semplice Si fondava sul sorgere eliaco delle stelle, che
rimase elemento fondamentale dell’astronomia del sumer.
Per Platone la “ vera terra “ da non confondersi con il nostro pianeta, assomigliava a una palla
composta di 12 pezzi multicolori, composta di paesaggi incantati, di animali e pietre preziose,
ricordando in maniera impressionante alle 12 case dello zodiaco.
“ Dio si era servito di esso nel decorare la natura del tutto”
La via lattea
Per gli indiani americani la via lattea era una pista polverosa lungo la quale si svolse un tempo una
gara di corsa tra il bisonte ed il cavallo.
Per gli indigeni dell’Africa Orientale la via lattea era la pista del bestiame, del fratello del creatore,
nella Grecia ritroviamo la leggenda di Eracle che lungo la via lattea sposta la mandria di Gerone.
Gli Arawak della Guiana consideravano la via lattea come la pista del tapiro, esattamente
nelle concezioni delle culture mesoamericane.
Infatti queste popolazioni si riferivano come alla via del padre del tapiro .
come
I Cherokee chiamano la galassia, in cui corse il cane, un cane molto insolito che aveva l’abitudine
di rubare la farina da un mulino ed una volta nella corsa lasciò cadere la farina che generò la via
lattea.
Nella mitologia egiziana ritroviamo la dea Iside che sparge le spighe di grano, mentre fugge da
Tifone.
Diventa strana la preferenza di tutti questi cani, volpi e coyote mitici (compreso nel sudan
occidentale, Fenek che apre le vie ) hanno per la farina e le graminacee in genere.
Raffigurazioni simboliche della mitologia
Grandi alberi intorno ai quali ruotano cielo e terra, zangole,
trapani, mulini .
Molti popoli antichi descrivevano l’universo come provvisto di un’asse (Axis Mundi) che veniva
normalmente rappresentato da un immenso albero (per fare un chiaro esempio pensiamo a
Yggdrasil, l’immenso frassino dei popoli nordici) o da un palo, che si estendeva dal centro della
terra fino alla stella polare .
Yggdrasil era il frassino a tre radici la cui cima svettava in Asgard. Nonostante venisse
continuamente scavato da orribili nemici e rosicchiato dal serpente Nidhogur, non appassiva mai.
Sopravvivrà persino al crepuscolo degli dei.
Il grande motivo del mito è quello dell’albero meraviglioso, alto come il cielo.
Il grande frassino Yggdrassil nell’Edda, la quercia che oscura il mondo nel Kalevala, la quercia
mondo piena di stelle di Feredice, l’albero della vita nell’eden, l’albero della vita mangiato dal
mostro celeste dei maya.
La conclusione nella mitologia è l’abbattimento di questo albero, corrispondente all’asse della terra.
La croce degli equinozi e dei solstizi diventa l’albero nuovo che segna i nuovi incroci, il legno
della croce deriva dall’albero della vita, ma stiamo entrando in terreno delicato.
Interessante notare che in astronomia la costellazione che ospita l’equinozio di primavera, viene
chiamata “ sacrificata sulla croce degli equinozi e dei solstizi.”
LE DIVINITA’ DEI QUATTRO PUNTI CARDINALI
In tutta la mitologia ritroviamo le 4 divinità che sorreggono il cielo, o i 4 pilastri del cielo, questa
rappresentazione simbolica rispecchia le 4 costellazioni che ospitano i quattro momenti cruciali
dell’anno astronomico i due equinozi e i due solstizi.
Inoltre dai 4 punti cardinali dell’eclittica ( Est = equinozio di primavera sud solstizio d’estate, ovest
equinozio di autunno nord solstizio di inverno)si dipartivano quattro pilastri ricurvi (quadranti del
cerchio) che si riunivano all’asse del mondo in corrispondenza del polo nord celeste.
Questi 4 pilastri formano in realtà due cerchi massimi detti coluri, i coluri sono cerchi immaginari
che collegano l’est con l’ovest e il nord con il sud passando per il polo nord celeste.
Tutti queste immagini si riferiscono a eventi celesti e lo fanno
utilizzando un sofisticato linguaggio tecnico astronomico
precessionale.
Il fuoco
“Per gli antichi il creato era sostenuto da 4 grandi forze tutte collegate tra loro in una unicità
completa, il punto di unione che lega queste 4 forze si trovava nel punto centrale dato nell’unione
dei due bracci della croce, chiamata il punto di incrocio.”
PROMETEO
Prometeo per i greci era una divinità del fuoco, il suo mito ci è arrivato tramite il poeta greco
Esiodo.
Prometeo era un titano, figlio di Giapeto e di Climene.
Amico dell’umanità in quanto egli voleva favorire in tutti i modi i momenti in cui avevano luogo i
sacrifici .
Prometeo consegnava agli uomini le parti migliori delle vittime e alle divinità le parti peggiori.
Ciò scatenò l’ira di Zeus che per vendetta privò l’umanità del fuoco, ma nuovamente Prometeo si
schierò dalla parte dell'umanità, rubando il fuoco agli dei e nascondendolo in una canna.
Per punire gli esseri umani, Zeus inviò loro la donna considerata causa di tutti i mali e a Prometeo
fu riservato un destino terribile: venne incatenato ad un palo mentre un’aquila gli divorava il fegato.
Il supplizio non aveva fine poiché la ferita si rimarginava e l’animale poteva continuare a straziare
le carni di prometeo.
La donna bellissima destinata a portare l’infelicità a tutti i mortali era Pandora e divenne la sposa di
Epimeteo, fratello di Prometeo, tanto avventato per quanto era saggio Prometeo: infatti Epimeto
non ascoltò i consigli del fratello e accolse Pandora, con tutto quello che ne seguì.
Benchè avvertito di non accettare doni da Zeus, Epitemeo accolse la bellissima Pandora, diventando
corresponsabile delle sventure dei mortali.
Pandora fu la prima donna mortale, plasmata da Efesto e fornita di ogni dono dagli dei, sposò
Epimeteo che per curiosità aprì il vaso affidatogli da Zeus, contenente tutti i mali; di conseguenza
questi si sparsero provocando sciagure per l’umanità.
Interessante notare che.
Il nome Prometeo in greco significa imparare prima mentre invece Epimeteo significa apprendere
dopo.
Secondo la tradizione mitologica, in un tempo lontanissimo, gli uomini soffrivano di un freddo
insopportabile, poiché non conoscevano ancora il fuoco.
Nella mitologia italiana, abbiamo diverse tradizioni che vedono san Antonio come Prometeo
nostrano.
Sant’Antonio viveva nel deserto e fu chiamato dagli uomini della comunità per aiutarli a trovare il
fuoco.
L’eremita bussò alle porte dell’inferno, accompagnato dal suo porcello (maiale) e i diavoli
impedendogli l’ingresso si impadronirono dell’animale.
Ma il maiale una volta ospite dell’inferno, si rese insopportabile con le sue malefatte e di diavoli
chiesero al santo di riprenderselo.
San Antonio scese agli inferi, ma risalendo fece prendere fuoco al suo bastone e tornando sulla terra
lo fece roteare dando fuoco a una catasta di legna.
Il santo appare come calco cristiano di Prometeo che con l’inganno porta da un luogo estraneo,
l’olimpo, il fuoco come bene culturale agli uomini.
In un’altra versione ritroviamo il santo che, alzando il bastone acceso, di ritorno sulla terra gridò tre
volte :
“Fuoco, fuoco, attraversa in questo luogo per il mondo, fuoco giocondo.”
Un’altra versione rivelatrice ci conferma che il padre e la madre del santo decidono di andare in
pellegrinaggio a san Giacomo di Compostella, facendo voto di restare casti durante il viaggio, ma il
demonio accese di lussuria l’uomo e lo spinse a imporre alla moglie i diritti maritali.
La moglie obbedì, ma presa dalla collera votò al destino il figlio che sarebbe nato.
Il bambino conobbe il suo destino infernale e una volta fanciullo errò attraverso le montagne del suo
paese, chiedendo a tutti un’ospitalità che gli fu negata .Allora di decise di chiedere ospitalità al
diavolo, il quale gli consentì l’ingresso all’inferno, affidandogli la custodia delle porte infernali.
San Antonio firmò un patto scritto e si pose a guardia del luogo con un grande bastone.
Ma subito provocò un grande disordine, non permettendo a nessuno di entrare e di uscire.
Abbandona l’inferno, ma il demonio in forma di donzella lo tenta, il santo accende un grande fuoco
e invita la donna infernale a salirvi sopra insieme a lui, ma il demonio per vendicarsi, lanciò al santo
un grande fuoco ardente, dal quale Gesù Cristo lo salva.
In sanscritto la parola pra-mantha è il bastoncino da fuoco maschio, quello con cui si ottiene il
fuoco facendolo ruotare a mo di paletta della zangola.
E pra-mantha è il prometeo dei greci.
Cronos è anche l’altro famoso titano prometeo avversario degli dei, l’accenditore del fuoco.
Questa complessa idea , si può presentare sotto due aspetti differenti, parte di questa idea è
l’accensione del fuoco al polo, fuoco che dura per una nuova età del mondo, quella su cui era
destinato a regnare quel dato pramantha.
L’ostacolo da superare è quello di distaccarsi dall’idea del fuoco normale, quello che accende
bruciando la legna, quello della cucina, quello del caminetto.
Come abbiamo spiegato il fuoco rappresenta un cerchio massimo che si estende dal polo nord al
polo sud della sfera celeste.
Il fuoco è il famoso tesoro che ricercavano gli eroi dell’antichità, che prendeva nomi diversi a
seconda dell’effetto della precessione che volevano simboleggiare.(giardino dell’esperidi, vello
d’oro, tesoro,ecc)
Si pensava al fuoco come a un cerchio che si stendeva da un polo celeste all’altro, e che aveva come
accessori i bastoncini da fuoco per accenderlo, quindi il fuoco mitologico è la simbologia del coluro
equinoziale .Gli Aztechi consideravano Castore e Polluce (alfa e beta Geminorum )
I primi bastoncini da fuoco, quelli da cui l’umanità aveva imparato a produrre il fuoco.
Il coluro equinoziale dell’età dell’oro passava attraverso i gemelli ( e il Sagittario), quindi i
bastoncini per produrre il fuoco nacquero nei gemelli.
Prima dell’allontanamento dell’eclittica dall’equatore il fuoco non esisteva, e il primo venne acceso
nell’era aurea dei gemelli.
I Gemelli , Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, ricevono da Gesù il
nome di figli del tuono . Questi gemelli del tuono sono riscontrabili in diversissime civiltà diverse
tra loro Greca, Scandinava e Peruviana. I Dioscuri erano infatti riconosciuti come ragazzi del
tuono. Quando i peruviani si convertirono al cristianesimo mutarono il nome figlio del tuono, dato
auno dei due gemelli, in quello di Santiago (Giacomo), avendo appreso dai missionari che San
Giacomo e San Giovanni erano chiamati figli del tuono nel cristianesimo.
Le Acque E I Fiumi
L’Eridano veniva messo dagli astronomi del passato, fra le costellazioni, e più precisamente nella
costellazione dell’Acquario, l’Eridano era il fiotto di acqua che sgorgava dalla brocca ideale
dell’acquario.
Questo corso di acqua si congiungeva idealmente con la costellazione dei pesci.
“ poi venne a nuoto il pesce astrale, che dal vento Austro ha suo nome e fioca pianura emana .
a lui con ampi giri volgonsi i fiumi;
dall’urna del freddo Acquario scorre una fonte e l’altra incontra dove si uniscono i loro flutti,
e un solo canale fanno mischiando insieme gli stellati raggi”
ERIDANO = CONFLUENZA DI FIUMI.
Gli antichi astronomi indicavano l’Eridano come il gorgo che scorre attraverso il mondo infero e le
sue regioni.
“questo polo è sempre alto sopra di noi, ma l’altro, sotto i nostri piedi, lo vedono il nero stige e le
inferi mani “.
Quando nell’età dell’oro l’equinozio di primavera si trovava nei gemelli e quello autunnale nel
sagittario, la via lattea rappresentava un coluro equinoziale ben visibile, questo coluro equinoziale
collegava che con il suo ampio arco ininterrotto collegava il nord e il sud celesti e intersecava
l’eclittica nei punti in cui questa incrociava l’equatore.
I 3 grandi assi erano uniti e il viale galattico comprendeva i 3 mondi, quello delle divinità, quello
dei viventi e quello dei morti.
Ma questa funzione aurea venne meno, e fu l’Eridano a ricevere in eredità la funzione di collegare il
mondo abitato, con la dimora dei morti a sud.
All’auriga toccò rilevare i doveri settentrionali della galassia e collegare alla meglio il mondo
abitato con le regioni degli dei.
Per fare altri illuminanti esempi ritroviamo che nell’india mitologica la galassia era rappresentata
dal fiume Gange e nell’antica terra di Egitto il compito spettava al fiume Nilo.
Il Codice “ TERZO”
GALILEO
“ MA SOPRA TUTTE LE INVENZIONI STUPENDE, QUALE EMINENZA DI MENTE FU
QUELLA DI COLUI CHE S’IMMAGINO’ DI TROVARE MODO DI COMUNICARE I SUOI PIU’
RECONDITI PENSIERI A QUALSIVOGLIA ALTRA PERSONA, BENCHE’ DISTANTE PER
LUNGHISSIMO INTERVALLO DI LUOGO O DI TEMPO?
PARLARE CON QUELLI CHE SONO NELLE INDIE, PARLARE A QUELLI CHE NON SONO
ANCORA NATI, NE SARANNO SE NON DI QUA A MILLE ANNI O DIECIMILA ANNI?
La precessione degli equinozi, i resti di un linguaggio cifrato di un’inconfondibile coerenza,
possono far parte ad un uso di scrittura precedente al nostro?
Partendo dal codice precessionale individuato dal von Dechen e da Santillana abbiamo ampliato le
scoperte dei due studiosi, creando un codice ancora più elaborato e sofisticato in cui si evidenzia
che la mitologia e l’architettura sacra antica è stata creata per lanciare un messaggio alle
generazioni future, le nostre.
La mitologia e l’architettura sacra sono le pagine dello stesso libro. Ci spieghiamo meglio.
La mitologia insieme alle costruzioni sacre sono parte integrante di un messaggio indirizzato alla
nostra civiltà.
Per non generare confusione tra i due codici abbiamo deciso di chiamarlo codice TERZO, dal nome
dello studioso Giorgio Terzoli, il sottoscritto.
De Santillana elaborava il suo lavoro nel 1969, quando non si erano ancora scoperte le similitudini
astronomiche dei siti archeologici, legati a particolari momenti topici del ciclo precessionale.
Ricordiamo che il sito di Giza (Egitto) e’ legato in maniera indissolubile con il 10450 a.c. come il
sito di Angkor.(Cambogia).
Dai dati in suo possesso e dalle sue scoperte, de Santillana deduceva che le popolazioni antiche
erano a conoscenza della precessione degli equinozi e che una mano unica aveva guidato la loro
mano nella stesura dei miti, ma non era riuscito a carpirne il messaggio, poiché non aveva chiare le
date segnalate dai due siti Angkor e Giza.
Non avendo la data di partenza di questo messaggio, il grande scienziato fu costretto a fermare i
propri studi, rivoluzionari per la sua e la nostra epoca. Considerando straordinario che le antiche
popolazioni avevano avuto una fonte comune da dove attingere la propria mitologia, la sua
deduzione fu determinata dal fatto che qualche catastrofe ciclica fosse legata alla precessione degli
equinozi, che con i dati in suo possesso e’ più che logico, ma alla luce delle nuove scoperte si rivela
infondato.
La precessione degli equinozi e’ stata utilizzata solo come un grande orologio cosmico che permette
di lanciare un messaggio che navighi sulle ali del tempo per oltre 13000 anni.
IL 12 ASSOCIATO A QUALCOSA DI CIRCOLARE……
Il codice TERZO ci permette di comprendere che tutti i numeri 12 mitologici sono affiancati ad un
concetto circolare: i 12 cavalieri della tavola rotonda, i 12 apostoli, i 12 saggi, i 12 cavalieri del dai
lama
Le 12 montagne, i 12 piatti, i 12 fratelli, le 12 Tribù. Sono la raffigurazione simbolica delle dodici
costellazioni zodiacali che la precessione incontra nel suo lento incedere.
Quindi da questo possiamo elaborare una specie di calendario precessionale tramite il quale gli
antichi emissari del messaggio si esprimevano, in cui ad una data costellazione zodiacale
corrisponde una data importantissima per il nostro messaggio.
Partendo da questo concetto siamo riusciti ad individuare un messaggio lanciato nel 10450 a.c. ed
indirizzato alla nostra civiltà’.
Per essere più chiari un messaggio lanciato dalla cultura che viveva all’inizio dell’era precessionale
del leone a quella che vive alla fine dell’era dei pesci e all’inizio di quella dell’acquario.
La precessione degli equinozi non fu il fine, ma il tramite con cui mettersi in contatto superando le
barriere del tempo e dello spazio.
In questo calendario gli anni sono scanditi dalle ere precessionali e il nostro 4000 a.c. viene
sostituito dall’inizio dell’era del Toro, il nostro anno zero viene sostituito dall’inizio dell’era dei
Pesci e il nostro 2000 D.C.. viene sostituito dalla fine dell’era dei Pesci e l’inizio di quella
dell’acquario.
Comprendendo in pieno questa maniera simbolica figurata di esprimersi vedremo che il famoso
libro della conoscenza, ventilato in tutte le leggende, non è nascosto in qualche anfratto, in qualche
caverna o sottoterra, ma e’ nascosto nel simbolismo precessionale.
L’orologio cosmico
La precessione degli equinozi in un grande ciclo di 25920 anni induce il polo Nord, infinitamente
esteso dell’asse di rotazione del nostro pianeta, a tracciare un grande cerchio nella sfera terrestre.
I principali effetti astronomici di questo movimento sono:
un cambiamento uguale, lento ed immenso nel polo Nord celeste che a volte coincide con una stella
polare e talvolta con uno spazio vuoto, via via che progredisce in eterno attorno al suo ciclo di
25920 anni.
Cambiamenti dell’elevazione delle stelle sopra l’orizzonte quando attraversano il meridiano dal
punto di osservazione a una data latitudine.
Cambiamenti nelle costellazioni sul cui sfondo sorge all’est vero all’equinozio di primavera, un
grado ogni 72 anni e 30 gradi ogni 2160 anni.
L’andamento del ciclo precessionale è costante e prevedibile per ciascuno di questi effetti
astronomici fondamentali e può essere calcolato avanti ed indietro nel tempo attraverso l’intero
campo stellare. Questo significa che se osservando una stella da una posizione stabilita oggi e se
registrassimo la sua elevazione rispetto al meridiano, questa registrazione anche tra migliaia di anni,
potrebbe essere trovata, capita ed usata per stabilire l’era o l’epoca in cui è stata fatta l’osservazione
originaria.
In parole povere fissando l’elevazione di una particolare stella rispetto al meridiano, sul nostro
orizzonte, fissiamo una data ben precisa, ovviamente conoscendo i calcoli del movimento
precessionale.
Quindi la precessione degli
equinozi determina un grande orologio cosmico con ore o ere
precessionali di 2160 anni e con i minuti calcolabili tramite l’elevazione di una o più gruppi di
stelle.
Quindi partendo a ritroso dalla nostra epoca il 2000 d.c. e consapevoli di essere alla fine dell’era
astronomica dei Pesci, possiamo stabilire le epoche delle altre ere precessionali.
1. Leone
2. Cancro
3. Gemelli
4. Toro
5. Ariete
6. Pesci
dal 10960 a.c. al 8800 a.c.
dal 8800 a.c. al 6640 a.c.
dal 6640 a.c al 4800 a.c.
dal 4480 a.c. al 2320 a.c.
dal 2320 a.c al 160 a.c.
dal 160 a.c. al 2000 d.c.
I miti descrivono esperienze comuni in un linguaggio simbolico comune, sinonimo di un’unica ed
antichissima matrice.
Utilizzando questo enorme orologio cosmico un’antica popolazione, che abitava il nostro pianeta,
potrebbe averci inviato un messaggio. Ovviamente questa popolazione doveva conoscere
perfettamente il meccanismo precessionale ed i suoi calcoli.
È possibile che gli autori e creatori della mitologia cercassero di avvertirci che qualche elemento
ciclico, a tempi stabiliti e calcolabili, venga ad insediare la vita sul nostro pianeta.
Questi incredibili scienziati, che secondo la nostra storia ufficiale non esistono, hanno forse trovato
il sistema per entrare in contatto con la nostra civiltà, distante da loro ben 13000 anni, trovando il
sistema di colmare il baratro delle epoche comunicare direttamente con noi.
I miti sui cataclismi sembrano recare un’impronta intelligente di un’unica mano guida.
Il grado di convergenza di queste antiche storie è spesso abbastanza illuminante da far nascere il
sospetto che siano state scritte dallo stesso autore.
Gli Indù, gli Egiziani e i Greci inseriscono la costellazione di Orione nel centro della loro mitologia,
segnalandoci le varie fasi precessionali. Sia con nomi diversi, quali Varuna, Osiride o Urano, la
costellazione di Orione è onnipresente in ogni epoca ed è parte integrante della mitologia arrivata
fino ai giorni nostri.
Ricordiamo agli smemorati che le stelle di Orione sono quelle che Ulisse o Odisseo deve seguire
per tornare a casa.
Oltre la netta dimostrazione di conoscere perfettamente il ciclo precessionale e le sue varie
complicazioni astronomiche, questi miti hanno un’altra terrificante base in comune: considerare il
passaggio equinoziale da un segno zodiacale all’altro, come un fatto estremamente allarmante e
come potremo vedere e comprendere in seguito, vi è un passaggio precessionale delicatissimo,
quello dal segno dei Pesci a quello dell’acquario .
Come abbiamo già visto l’archeoastronomia è la scienza che studia i reperti archeologici, c he ci
tramandano il ricordo di attività di osservazione e di studi di corpi celesti, portati avanti da individui
appartenuti alle culture antiche.
Il punto di partenza per qualsiasi speculazione in campo archeoastronomico, è la conoscenza
adeguata del cielo in cui il reperto fu prodotto e nel luogo in cui era fisicamente ubicato.
Oggigiorno abbiamo, con l’utilizzo del computer, la possibilità di consultare diversi programmi che
ci sanno indicare con precisione la mappa stellare di qualsiasi era precessionale.
Questa è la chiave di svolta per entrare nel fantastico mondo degli antichi abitatori del pianeta.
Utilizzando gli effetti della precessione degli equinozi hanno trovato un sistema intelligente per
parlare a una civiltà distante 13 millenni, cioè la nostra.
Hanno fissato una data di partenza il 10450 a.c., nell’era astronomica del leone e per fare questo
hanno fissato sul terreno il cielo che, precessionalmente parlando, si vedeva in quella epoca in
Egitto e Cambogia.
Dando una data di partenza ed una suddivisone del tempo in ore precessionali, successivamente è
stato relativamente semplice inserire nella mitologia la data finale con un semplice numero, la fine
della sesta ora precessionale da quella di partenza, quella del leone.
La cosa ancora più sorprendente che questo messaggio è stato aggiornato in ere diverse, lasciando
sempre intatte le due date, quella di partenza (era del leone ) e di arrivo(fine dell’era dei Pesci).
I NUMERI E LE SIMBOLOGIE DEL CODICE “TERZO”
12
6
7
= Il numero 12 associato a qualcosa di circolare è la
simbologia delle 12 costellazioni zodiacali che la
precessione degli equinozi attraversa in 25920 anni
= La data finale del messaggio precessionale che ci indica
la fine della sesta era precessionale partendo da quella del
LEONE (LA FINE DELL’ERA ASTRONOMICA DEI
PESCI)
= l’inizio della settima era precessionale partendo da quella
del LEONE .(L’INIZIO DELL’ERA ASTRONOMICA
DELL’ACQUARIO.)
Leone alato = corrisponde sempre alla costellazione del Leone.
Leone verde = corrisponde alla costellazione del Leone.
Sigilli , sugelli, prove, fatiche = le ere precessionali
Pietra filosofale =la comprensione del fenomeno precessionale,
tramite il quale accedere alla mitologia astronomica.
Gli animali mitologici, leoni, scorpioni, balene, tartarughe, tori,
fanno sempre riferimento all’epoca precessionale da cui proviene
il mito, indicandone la data di partenza dello stesso.
I vari dei correlati al sole fanno sempre riferimento all’era
precessionale in questione.
Horus (egiziano)
Già in epoca predinastica si ebbe il culto ad Nehen .Lo si immaginava come un falco che,
sollevandosi in cielo, illuminava le città con i suoi raggi ed era considerato come una divinità
puramente solare, poiché il sole è in cielo il cielo era la sua casa.
Da Dio locale diventò Dio nazionale del Basso Egitto e quando, in seguito, allargò la sua
supremazia anche nell’Alto Egitto, Horus diventò dio dell’egitto intero a scapito del suo avversario
Seth.
Immedesimandosi nella potenza dei faraoni, i re venivano anche chiamati Horus e per evitare
equivoci il re veniva chiamato Horus vivente .
Il tempio più celebre lo ebbe a Edfu, ove horus, assimilando la divinità locale diventò Horus di
Behedet.
Nelle tomba astronomica di ……… abbiamo la possibilità di osservare Horus con una lunga asta in
mano che indica con precisione dove si trovava il Sole precessionale all’epoca in questione,
all’incirca alla metà del segno del TORO.(che corrisponde al nostro 2450 a.c.)
Tesup o Teschub.( Sumero ed Ittita)
Per gli Ittiti era il dio del sole e lo sposo di Hepatu .Lo si rappresentava sottoforma di TORO.
Abbiamo in questo chiarificante esempio la dimostrazione che gli Ittiti identificavano il dio del sole
con la costellazione che ospitava il sole al momento dell’equinozio di primavera, (TORO) come
vedremo nel capitolo dedicato al Sumer in cui ci segnalano che sono all’inizio dell’epoca del Toro,
il nostro 4000 a.c.
Apollo (Grecia)
Dopo Zeus, Apollo era il più importante tra gli dei che popolavano l’olimpo greco. Apollo è la
personificazione di quanto più alto, glorioso e splendente si possa immaginare.
Omero lo chiama infatti Febo Apollo o più semplicemente Febo che significa “puro” o “ Santo”
La leggenda di Apollo è legata a quella di Artemide, che nonostante la differenza di sesso, ha
caratteristiche similari al Dio. Infatti la tradizione li considera fratello e sorella.
La storia narra di Latona che sedotta da Zeus, andò peregrinando sulla terra per sfuggire alla rabbia
e la gelosia di Era. Impaurita per la vendetta di questa, in nessun luogo volevano accettarla .
Finalmente approdò ad uno scoglio sul quale partorire .Lo scoglio si infisse sul fondale marino con
gigantesche colonne, trasformandosi così nell’isola di Delo.
In questo luogo Latona partorì Apollo ed Artemide dopo 9 giorni di doglie.
Entrambe le divinità sono munite di arco e colpiscono da molto lontano. Chi è raggiunto dai loro
dardi spira dolcemente senza sofferenza.
La leggenda racconta che Apollo ed Artemide, per una metà dell’anno, abitavano nel lontano
mondo degli Iperborei, ove risiedeva un popolo sacro a cui erano sconosciute le malattie, la
vecchiaia, le fatiche e le lotte . Da questo posto incantato Apollo,
sul suo carro trainato da cigni, ritornava tutti gli anni a Delfi, nella stagione degli usignoli, delle
rondini e delle cicale.
Egli rappresentava anche la saggezza e la diplomazia.” conosci te stesso “ era scritto nel tempio a
lui eretto a Delfi.
Per il suo carattere splendente Apollo era identificato con il SOLE.
“Il viaggio di Apollo finisce nei PESCI”
APLU (APOLLO ETRUSCO)
Con le stesse caratteristiche di quello greco e romano.
APOLLO ROMANO
Con le stesse caratteristiche di quello etrusco e greco.
FREIR (NORD EUROPEI)
Dio del sole e della fecondità
AGOHYA (INDIANO)
Dio del sole indiano
Amaterasu (Giapponese)
Nella mitologia giapponese il mondo era diviso fra tre divinità : i tre figli di Izanagi e Izanami .
Il regno della luce, compreso cielo e terra, fu assegnato dalla dea del SOLE Amaterasu, il regno
della notte al dio della luna Tsukiyoni e il regno del mare fu affidato al governo di Susanowo.
HUITZILOPOCHTLI (SUD AMERICA)
Il Dio nazionale di Tenochtlitlan (l’odierna Città del Messico) la capitale dell’impero Azteco, lo si
identificava con il SOLE.
Filo di luce,
che in magici cammini,
continui dal primo Apollo,
passando dentro gli eroi.
Dove ti sei impigliato ?
Gli eroi e le prove per diventare tali.
Analizzando tutta la mitologia vi troviamo ancorato, in maniera indissolubile, le fatiche e le terribili
prove che la figura dell’eroe deve affrontare per compiere l’opera.
Ercole, Ulisse .Giasone, Teseo sono la stessa figura dell’uomo che per diventare eroe deve
acquisire la conoscenza, e stranamente i pericoli e le prove che devono affrontare sono simili e
simbolicamente uguali.
E se analizziamo che Ercole deve uccidere il Leone celeste, Ulisse deve seguire le stelle di Orione,
Giasone conquistare il vello d’oro e le intraprendenze di Teseo, siamo costretti ad ammettere che la
strade degli eroi sono costellate da prove precessionali.
L’uomo diventa eroe dopo aver compreso il simbolismo precessionale, quindi non prove di forza e
di abilità, bensì prove di conoscenza.
Questo emerge da innumerevoli indizi, che non sono mai stati presi in considerazione, per
ottenebrata e insensata illogica storica.
L’homo sapiens sapiens secondo la nostra scienza ha la bellezza di 50000 anni e di questi ne
conosciamo la storia degli ultimi 5000.
Ragionare in termini attuali della nostra scienza , vuol dire buttare al vento come minimo 13000
anni di conoscenza umana .
Un infame delitto, di cui gli storici con la complicità della nostra religione, stanno macchiando in
modo tale che definire riprovevole sicuramente è limitativo.
LE FATICHE O LE PROVE PRECESSIONALI
La reputazione di Ercole è universalmente diffusa e le sue fatiche sono riconosciute in ogni luogo.
Egli viene considerato come l’eroe per eccellenza, vincitore di mostri e di tiranni. Ogni paese ha il
proprio ed anche in più versioni.
Che Ercole sia Egizio, fenicio, gallo o germanico, poco importa; crediamo che Ercole sia un nome
convenzionale dato all’eroe che doveva compiere le famose PROVE.
ERCOLE Tirio si chiamava Tasio, il Fenicio Defanao o Agenore, il Greco, Alceo o Alcide,
l’Egiziano contemporaneo di Osiride, Generale degli eserciti,Osochore o chon, l’indiano dorsane e
il,gallo ogmione.
Qualsiasi nome abbiano gli Ercoli del mondo poco importa, ma erano tutti figli di Alcmena, come
dopo vedremo, ma quello che ci sorprende è che gli storici e i poeti hanno voluto tramandarci le
gesta di un così grande eroe, gesta che un semplice mortale poteva benissimo eseguire.
Scacciare gli uccelli da un’isola facendo un grande rumore con i paiuoli, nettare una stalla di buoi,
portare via alcune cavalle, soffocare un uomo facendogli mancare la terra sotto i piedi, uccidere
un’aquila a colpi di frecce. Sono forse atti così straordinari da dover essere immortalati .
Ed anche la maggior parte delle fatiche di Ercole sono tanto poco verosimili e che un uomo di buon
senso dovrebbe arrossire a doverle considerare realtà. Eppure persone di spirito equilibrato ce ne
hanno tramandato il ricordo.
Questo ci deve indurre a pensare che queste persone che ci tramandano le gesta dell’eroe avevano
un concetto differente da quello che comunemente si ha.
Ercole era considerato favoloso, uscito dagli dei della favola e quindi non facevano fatica ad
attribuirgli delle azioni le quali convengono appunto agli dei della favola.
Perciò lo stesso Ercole lo si suppose contemporaneo in Egitto, Fenicia, Africa, India e Grecia.
Orfeo, il più antico dei poeti, Ermete Trimegisto, Omero e tanti altri raccontano le azioni di Ercole,
ma nessuno di essi si è mai vantato di essergli contemporaneo, o di averlo visto di persona, ma si
limitavano a raccontarle.
Esopo, Orfeo, Omero, poeti che sono stati i padri delle finzioni e delle favole, meritano di essere
maggiormente creduti circa le azioni di Ercole, più di quanto non lo si debba alle azioni dei loro
dei?
Autori a loro succedutigli dopo molti secoli hanno avuto l’ardire di credere realtà le allegorie
Egizie.
Ercole era uno dei dodici dei dell’Egitto, come ci tramanda Erodoto e quindi se il figlio di Alcmena
è di origine egiziana, siamo tentati di dire senza paura di smentita che l’Alceo greco e l’Ercole
egiziano possono essere un’unica persona, poiché i differenti nomi che si danno allo stesso
soggetto, non mutano certo la propria natura.
Tutti gli autori antichi ci confermano che Ercole, anche con nomi diversi, ha un’unica origine è
figlio di Alcmena ed Orfeo, nell’argonautica, ci rende noto che occorsero non meno di tre notti e
tre giorni per formare un così grande uomo.
Ed Omero nell’inno all’eroe ci conferma questo dettaglio del concepimento.
È evidente che i poeti hanno voluto mettere qualcosa di straordinario nel concepimento di Ercole,
allo scopo di farci comprendere che questo eroe partecipava più alla divinità che all’umanità.
Gli egizi, inventori della finzione, non si preoccupavano di renderla conforme al corso ordinario
della vita, ne alle regole stabilite dai costumi.
Ecco perché vi troviamo tutti questi “adulteri” ed altri mostruosi delitti che riempiono la mitologia,
propinati con enfasi ed entusiasmo per indicarci che gli attori dei quali si parla, non sono uomini,
ma semplicemente personaggi simbolici e che la specificazione dei nomi che erano stati loro
attribuiti, doveva servire esclusivamente per l’immaginazione degli uomini.
IL LEONE NEMEO
La prima fatica che Ercole –Alcide intraprese fu di andare ad uccidere un grosso LEONE, che
soggiornava nella foresta di Nemea sul monte Citerone.
Uccidere un leone non è forse un’azione che può compiere anche un uomo comune?
Ma ad Ercole era riservato di uccidere quello nemeo, perché questa belva era, per la nobiltà della
nascita, di molto superiore alle altre razze .
Alcuni lo dicono disceso dal disco della LUNA, altri, dicono che Giunone volendo nuocere a
Ercole, attirò magicamente la LUNA, nell’odio contro l’eroe e che perciò la Luna riempì una cista
di saliva e schiuma e da quella secrezione nacque questo LEONE.
Detto Leone era invulnerabile, ma Ercole, sebbene diciottenne, si recò ad affrontarlo, gli scoccò
una quantità di frecce che però non penetrarono nel vivo l’animale. Allora l’eroe prese la clava
ferrata con la quale lo uccise dopo averlo scorticato dalla pelle e che egli sempre portò sulle spalle
fino a quando visse e servendosi esclusivamente delle proprie mani lo sbranò, riducendo in pezzi
tale mostro.
Un LEONE invulnerabile, disceso dal disco della Luna, oppure nato dalla sua saliva, non può
certo essere reale, quindi diventa chiaro che l’eroe diventa tale una volta compreso il simbolismo
precessionale, andando a prendere simbolicamente il Leone nato dalla luna quindi Celeste, la
costellazione del Leone per intenderci.
Stranamente il Leone Verde è la prima materia per compiere la grande opera nell’alchimia, ma su
questo argomento torneremo in seguito.
Comprendendo il fenomeno precessionale e la data di partenza del messaggio, quella del Leone,
l’uomo diventa eroe simbolicamente, avendo la chiave di accesso all’antica tradizione.
Storia della conquista del Toson d’oro
Sono pochi gli autori antichi che non parlino di questa famosa conquista .
Giasone ebbe per padre Esone, per avo Creteo, Eolo per bisavolo e Giove per trisavolo.Sua madre
fu Polimede, figlia di Autolico, altri dicono Alcimede.
Tiro figlia di Salmoneo, allevata da Creteo, fratello del padre piacque a Nettuno dal quale ebbe
Nelea e Pelia, ma dopo sposò lo zio Creteo dal quale ebbe tre figli :Esone, Fere ed Amitaone.
Creteo edificò la città di Iolco e ne fece la capitale dei suoi stati. Morendo lasciò la sua corona ad
Esone.
Pelia, al quale Creteo non aveva lasciato nessuna eredità, mediante intrighi, riuscì a detronizzare
Esone.
Giasone nacque durante tale avvenimento e la sua venuta al mondo provocò gelosia ed inquietudine
nell’animo di Pelia, il quale di conseguenza cercò tutti i mezzi per farlo perire.
Poiché Esone e sua moglie Polimede ebbero sentore dei malvagi propositi di Pelia, si affrettarono a
mettere in salvo il piccolo Giasone, il quale allora si chiamava ancora Diomede e lo portarono
nell’antro di Chirone, figlio di saturno e della ninfa Filira, il quale abitava sul monte Pelione e
glielo affidarono per educarlo.
Questo centauro Chirone era ritenuto l’uomo più saggio e abile del suo tempo.
Questo giovane principe divenuto grande si introdusse nella corte di Iolco, dopo aver seguito punto
per punto tutto ciò che l’oracolo gli aveva prescritto di compiere.
Pelia non aveva dubbi che Giasone si sarebbe presto accattivato i favori del popolo e dei grandi.
La gelosia accrebbe e, maturando nel suo animo un proposito apparentemente onesto che avesse
potuto consentirgli di disfarsi di Giasone, gli propose la conquista del toson d’oro, convinto che
Giasone non avrebbe rifiutato un occasione cosi favorevole per conquistarsi la gloria.
Ma Pelia, che conosceva tutti i rischi dell’impresa, riteneva che Giasone ne sarebbe sicuramente
perito.
Anche Giasone aveva previsto tutti i pericoli ai quali andava incontro, ma la proposta lo allettava
ed il suo deciso coraggio non gli permise di non accettarla.
Perciò egli dispose ogni cosa a tale scopo e seguendo i suggerimenti di Pallade, fece costruire un
vascello al quale mise un albero ricavato da una delle querce parlanti della foresta di Dodona.
Questo vascello venne chiamato il naviglio ARGO .
Questo naviglio era costruito con legno proveniente dal monte Pelione; alcuni dicono che lo costruì
Ercole stesso, ma circa la forma di questo vascello gli autori sono discordi.
Gli uni dicono che era lungo altri che era tondo, ma si accordano tutti nel dire che la sua forma non
era quella di un vascello comune.
Neanche nel numero dei partecipanti vi è una certa uniformità, ordinariamente se ne cont ano 50
tutti di natura divina.
Quando fu tutto pronto per il viaggio la schiera di eroi si imbarcò e partì alla conquista del toson
d’oro.
Dopo una serie di pericoli e travagliate avventure di cui ne riportiamo una sola che secondo il
nostro modesto parere può aiutarci a comprendere la vera natura del toson d’oro.
“i perigli che bisognava affrontare nella traversata di queste sirti, fecero decidere Giasone ed i suoi
compagni di preferire di portare il proprio naviglio sulle loro spalle 12 giorni interi attraverso il
deserto libico, dopo di tale tempo avendo ritrovato il mare lo rimisero in acqua” gli argonauti
giunsero sulle terre di Eete, figlio del SOLE e si apprestarono a conquistare il toson d’oro.
Il toson d’oro era sospeso nella foresta di Marte, in un recinto murato e non vi si poteva entrare se
non da una porta la quale era custodita da un Drago, figlio di tifone e d’echidna.
Giasone doveva aggiogare due tori, regalo di vulcano, i quali avevano i piedi e le corna di rame e
sputavano fuoco , attaccarli ad un aratro e farli arare il campo di Marte, e seminarvi i denti di drago
che occorreva prima avere ucciso.
Dai denti così seminati, del drago dovevano sortire degli uomini armati che necessitava sterminare
fino all’ultimo, e tale vittoria conseguiva la ricompensa del toson d’oro.
L’eroe riesce finalmente a conquistare il toson d’oro e torna in patria con Medea.
Non occorre spiegare che questa non è realtà, ma semplice e pura allegoria simbolica. Confrontiamo
invece la leggenda di Giasone con quella di Teseo.
È opportuno rilevare che Medea ed Arianna, l’una e l’altra nipoti del sole, forniscono a Teseo ed a
Giasone i mezzi per vincere i mostri contro quali devono combattere.
La rassomiglianza che si riscontra evidentemente nelle due spedizioni, da la prova certa che queste
due allegorie simboliche furono adattate da un unico soggetto.
Essi, i due eroi, si imbarcarono tutti e due con alcuni compagni, Teseo arriva a destinazione e trova
un mostro da combattere, il Minotauro e Giasone, anche lui deve vincere due tori .
Teseo per arrivare al Minotauro è obbligato a passare attraverso tutte le giravolte di un labirinto e
sempre con il pericolo di morire. Giasone deve percorrere una rotta non meno difficile attraverso
scogli e nemici.
Arianna viene presa d’amore per Teseo e contro gli interessi del proprio padre, fornisce a Teseo i
mezzi per sortire vittorioso dai rischi a cui andava incontro.
Medea si trova nella stessa situazione ed in una circostanza simile essa procura a Giasone tutto
l’occorrente per poter vincere .
Arianna abbandona suo padre e la sua patria e fugge con teseo, il quale poi l’abbandona nell’isola di
Nasso, per sposare Fedra dalla quale ebbe Ippolito e Demoofonte, dopo aver avuto Enopione e
Strafili da Arianna.
Anche Medea si mette in salvo scappando con Giasone, il quale dopo aver avuto due figli da essa,
l’abbandonò per prendere Creusa e questi figli, tanto di Giasone che di Teseo, perirono
miseramente.
Teseo poi morì precipitando dall’alto di una rupe in mare e Giasone schiacciato sotto i rottami del
vascello argo.
Medea abbandonata da Giasone sposa Egeo e Arianna abbandonata da Teseo sposa Bacco.
Concludendo, è evidente che questi due miti non sono altro che una stessa cosa spiegata con due
diverse allegorie, nelle quali variano le circostanze al semplice scopo di imbastire due racconti
differenti.
Se i mitologi volessero riflettere sulle rassomiglianze esposte, stenterebbero forse a veder giusto e
continuerebbero a darsi tanto fastidio per riferire ad una base storica ciò che palpabilmente è pura
finzione?
Ma non sono solamente i due miti che hanno fra essi un rapporto così immediato, quella di Cadmo
non è meno somigliante a quella di Giasone. Lo stesso drago da uccidere, gli stessi denti da
seminare e gli stessi uomini armati che nascono e che si uccidono scambievolmente .
Nell’una è un toro che Cadmo insegue, in questa Giasone che combatte i tori, infine se si volesse
raffrontare tutta la mitologia antica si constaterebbe senza difficoltà che si ridurrebbe tutta ad un
unico principio, perchè in realtà non parlano che di un unico argomento.
Il messaggio precessionale.
La tradizione mitologica è stata organizzata per portarci un messaggio dal primo all’ultimo tempo,
astronomicamente parlando, delle stelle della cintura di Orione. Questo per quanto riguarda il sito
archeologico di Giza, dall’era del leone a quella dell’acquario, quella che la nostra civiltà si sta
apprestandosi a vivere.
Questo codice di trasmissione non è presente solo nella mitologia egiziana, ma è inserito in tutte le
posizioni geografiche del nostro pianeta in ogni era ed epoca.
La mitologia e l’architettura sacra proveniente dal passato sono stati i tramiti di collegamento per
parlare con la nostra attuale civiltà.
Discorsi non piacevoli, ma purtroppo di attualità.
Quindi ricapitolando, ci troviamo di fronte al più grande mistero della storia mai risolto e abbiamo
per la prima volta le armi che ci possono permettere di scardinare questo muro simbolico che ci
divide dalla mentalità antica.
Tramite i due codici (de SANTILLANA e TERZO ) abbiamo la possibilità di accedere alla
saggezza antica portatrice di un messaggio inviato alla nostra civiltà (quella che vive alla fine
dell’era dei PESCI).
Le certezze
1
Tutta la mitologia che arriva dal profondo passato, è di natura astronomica ed in paricolar modo
basata sugli effetti della precessione degli equinozi, movimento che le popolazioni che noi
definiamo storiche ed anche quelle precedenti, conoscevano perfettamente.
2
La mitologia astronomica è uniforme per linguaggio, simbolismi e modo di esprimersi dando il
concreto sospetto di essere stata creata da un’unica mano, che in seguito è stata propagata su
tutta la terra.
3
I monumenti nei maggiori siti archeologici sono stati costruiti per fermare particolari momenti
precessionali e di conseguenza far risaltare un’era precessionale o una data in particolare.
4
la mitologia antica e l’architettura sacra sono parte integrante di conoscenze che gli antichi
abitatori del pianeta volevano far pervenire alle generazioni future.
5
Molto probabilmente il linguaggio astronomico mitologico è la famosa lingua universale prima
della torre di Babele.
6
E’ possibile, tramite le iconografie antiche, risalire all’epoca in questione, quando i creatori
delle immagini ci segnalano a che altezza precessionale si trova il sole. Per fare un esempio, se
troviamo il dio del sole sumero Tesub ritratto all’inizio dell’era astronomica del toro, possiamo
risalire, tramite il codice terzo, alla data che corrisponde, cioè all’incirca al nostro 4000 d.c.
Oppure se troviamo il dio solare egiziano indicato tra i tre quarti e la fine dell’era astronomica
del toro riusciamo a risalire alla data del 2500 a.c.(circa).
Era astronomica del Toro
Inizio 0 gradi 4480 a.c.
metà 15 gradi 3400 a.c.
fine 30 gradi 2320a.c.
…………………………….Tesub ……………………………………Horus ………………………
……………………………4000 a.c. circa………………………………2500 a.c. circa……………
7
la suddivisione dello zodiaco corrisponde a 12 ere astronomiche di 2160 anni ognuna.
8. La data di partenza del messaggio è stata fissata all’inizio dell’era precessionale del Leone, con
una data finale posteriore di 6 ore precessionali, cioè la fine dell’era astronomica dei pesci o
l’inizio di quella dell’acquario.
9. E’ molto probabile che la popolazione emissaria del messaggio, reputasse di importanza vitale
che queste conoscenze giungessero intatte fino ai nostri giorni. Considerate lo sforzo al limite
dell’umano che hanno fatto per la divulgazione di esse..
“CIVILTA’ “
Ti perdono,
ladro che rubasti
per così nobile scopi.
E tu!
Assassino,
che dopo ti commuovesti;
e perdono anche te,
adultero
considerando l’oscena corruzione delle carni
ma tu!
Puro,
avrai come vanto
solo la mia condanna,
poiché avesti l’ardire
di un cantare che trafisse il cielo
e diffondesti il sapere sulla terra.
(Giorgio Terzoli ‘96)
Perché un messaggio ?
“Quando finì la catastrofe, le navi sopravvissute si riunirono, l’intera superficie terrestre era
cambiata profondamente. Enormi ondate di acqua avevano invaso il globo molto velocemente,
sommergendolo diverse volte. Nuove terre erano emerse dove prima si trovavano gli oceani; oceani
e masse di acqua avevano inondato antiche porzioni di terra. I poli si erano di nuovo posizionati a
causa dell’equilibrio elettrico e del conseguente processo di repolarizzazione.
Si è notata la formazione di ghiaccio sui nuovi poli. L’ambiente naturale ha subito profondi
cambiamenti, provocando lo sviluppo di condizioni climatiche estremamente diverse da quelle
esistite precedentemente in molte località del globo .
Anche le posizioni delle stelle sembrano essere cambiate, ma ciò pare essere causato solamente al
movimento rotatorio della terra.
I mutamenti climatici sono principalmente consistiti in piogge, inondazioni e maremoti sono durati
per diverso tempo.
Durante l’incontro decidemmo che la vita sarebbe ricominciata, ma non su un solo continente. Ci
separammo ed alcuni contingenti furono mandati nelle località geografiche più adatte, sia per il
clima che per la adattabilità, per la ricostruzione della nostra civiltà.
Uno dei nostri gruppi si stabilì in Egittto, un altro in Sudamerica, un terzo in nord America, un
quarto sull’area dell’Himalaya ed il resto in Antartide, in Australia e in Groenlandia.
Ci dividemmo e ogni gruppo si fece depositario di una parte degli scritti, decidendo di conservarli
per sempre in modo tale che né una catastrofe come quella superata , né l’intervento umano
avrebbero potuti distruggerli.
Sette gruppi, sette divisioni del nostro sapere scritto segreto.”
Mito o realtà?
Qual’è il migliore modo per lasciare un messaggio che sia comprensibile nei millenni?
Certamente non la tradizione orale, ne la scrittura. Le civiltà passano e con esse le lingue e le
culture, scrittura compresa.
Sapendo che il moto precessionale di circa 26000 anni è l’unico orologio preciso ed eternamente
valido di questo pianeta, per fissare una data è sufficiente acquisire riferimenti celesti e riprodurli
sulla terra.
Ipotizziamo che la nostra civiltà subisse “qualcosa” di catastrofico, che le lancette della nostra
evoluzione si fermassero per colpa di questo terribile “qualcosa “che danneggia la nostra esistenza e
quella dei nostri pronipoti.
Successivamente, atterriti e spaventati, i sopravvissuti studierebbero con la massima diligenza quel
fenomeno che li ha colpiti. Comprenderebbero la sconvolgente rivelazione che questo” qualcosa “è
ciclico e quindi si ripresenterebbe alle civiltà future ne llo stesso identico terrificante modo.
Sicuramente l’esistenza dei sopravvissuti e tutti i loro sforzi sarebbero dedicati per trovare un
sistema in modo da avvisare le generazione future delle terribili conseguenze che questo comporta.
Mettiamo sempre per ipotesi che questo fattore ciclico scatenante abbia un raggio cronologico
molto lungo, in rapporto alla vita media di una persona, per esempio che esso sia distante di 13000
anni in 13000 anni, quindi questa catastrofe che è capitata alla nostra civiltà, la quale viveva nel
2000 a.c., si ripresenterebbe nel 15.000 dopo Cristo.
La cosa più semplice che viene in mente: perché non scriverlo?
“attenzione uomo che vivrai il 15000 a.c., la terra subirà una catastrofe come è già capitata
nostra civiltà nel 2000 dopo cristo”
alla
siete sicuri che se un messaggio del genere sia recepito?
Che il 15000 dopo CRISTO rappresenti per le generazioni future una data stabilita ?
Che lingua utilizzeremmo, considerando che i nostri musei sono in esubero di linguaggi ed idiomi
non ancora decifrati.
Ovviamente lanciare un messaggio che attraversi come una freccia le barriere del tempo e dello
spazio comporta non piccoli problemi, anche per una civiltà evoluta come la nostra.
Dove lo conserveremmo ?