Il Resto del Carlino `Città della Salute` a misura di stranieri: summit
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Il Resto del Carlino `Città della Salute` a misura di stranieri: summit
5 giugno Il Resto del Carlino ‘Città della Salute’ a misura di stranieri: summit per un progetto di accoglienza CITTA‟ della Salute» sempre più a misura di stranieri, intesi non solo come profughi. Nei prossimi giorni, al Sant‟Anna, si terrà un „summit‟ fra i referenti della sanità pubblica, il Comune, l‟Asp, i rappresentanti della medicina di base, per «valutare ipotesi di facilitazione dell‟accesso e dell‟accoglienza».TRADUZIONE, migliorare la possibilità di utilizzo delle strutture e dei servizi insediati ora nell‟anello dell‟ex arcispedale, dove malgrado il potenziamento delle attività si registrano problemi quotiani. Problemi che, evidenziano alcuni degli interlocutori convocati all‟incontro del 16 giugno prossimo, riguardano tutti gli utenti, indistintamente. Con particolare riferimento ai cittadini anziani, che spesso vagano per i corridoi del Sant‟Anna alla ricerca di indicazioni chiare e precise. Ma il progetto varato dall‟Azienda Usl – e sul quale già ieri si è svolta una riunione ristretta con i referenti amministrativi e la direzione del Distretto – riguarda soltanto gli stranieri. «Dopo anni di sperimentazione della mediazione interculturale nei servizi sanitari della provincia – si legge nella lettera d‟invito –, possiamo provare a ragionare su percorsi sempre più maturi. Siamo consapevoli della difficoltà attuale che stanno attraversando le politiche di inclusione sociale, e pertanto non servono soluzioni tecniche, ma piuttosto percorsi condivisi con chi lavora stabilimente con i cittadini stranieri ed ha competenze sui loro bisogni». PER QUESTO motivo, l‟indirizzario si apre con l‟assessore comunale alla Salute Chiara Sapigni e con i referenti principali dell‟Azienda Servizi alla Persona, Angela Alvisi e Maurizio Pesci (rispettivamente presidente e direttore): con loro sono convocati i referenti delle medicine di gruppo che operano sul territorio, ad iniziare da quella attiva proprio all‟interno della cosiddetta «Città della Salute» (o Cittadella San Rocco, l‟ex Sant‟Anna cambia nome ad ogni documento), sino ai responsabili di vari servizi dell‟Azienda Usl. Tutti chiamati a spremersi le meningi «per migliorare l‟accoglienza dei cittadini nei servizi di primo accesso nelle nuove strutture; la complessità della struttura ci sollecita a ricercare soluzioni di facilitazione per l‟informazione e l‟accesso ai cittadini stranieri». Qualcuno, malizioso, già immagina che dietro il progetto (condiviso) si prepari un nuovo appalto affidato direttamente – come tanti altri in questi anni – alla coop Camelot che sull‟accoglienza e la „mediazione interculturale‟ ha costruito una mezza fortuna. Altri attendono, vigili, l‟incontro del 16 giugno. Evidenziando però come i problemi di accesso e accoglienza riguardino tutti, a prescindere dalla nazionalità. Un mal comune, insomma, senza alcun gaudio. Incarichi prorogati senza concorso e con ‘bonus’ PORTANO la firma del direttore generale dell‟Azienda Ospedaliera Tiziano Carradori (nella foto) le tre delibere, pubblicate lo scorso 20 maggio sull‟albo pretorio online, con cui vengono confermati – sino al 31 dicembre prossimo – gli incarichi per medici del settore emergenza, il direttore vicario Roberto Zoppellari, il referente Roberto Melandri e il dirigente medico di Cardiologia Gabriele Guardigli. Si tratta di proroghe legate alle funzioni del direttore di Dipartimento Leo Massari, e che prevedono anche l‟erogazione di „bonus‟ economici di posizione. Ma nel comparto medico c‟è chi rileva l‟assenza di concorsi interni. Corsa serrata a tre per l’«ermellino». Gli appelli di Zauli, Olivo e Bernardi SE IL RETTORE fosse eletto con l‟applausometro, come nei „talent show‟, forse Giorgio Zauli ieri avrebbe potuto uscire dall‟aula A3 del Mammuth con un pezzo di... ermellino già in tasca. In realtà il voto di martedì si preannuncia più incerto, affidato alla capacità dei candidati di delineare il futuro dell‟ateneo su questioni strategiche. Aprendo l‟assemblea del corpo elettorale al Polo Biochimico, ieri il decano del Corpo Accademico Luigi Pepe ha messo a fuoco alcuni temi cruciali: «L‟Università come luogo di ricerca e per le professioni avanzate, il restauro post terremoto delle sedi centrali, il rinnovamento del corpo dei professori e dei ricercatorio, l‟internalizzazione da cui dipende non solo il prestigio del nostro ateneo».POI, ESTRATTI a sorte, i tre candidati hanno presentato in modo sintetico il proprio programma, di fronte ai rappresentanti dei 750 votanti che martedì andranno alle urne. Dodici minuti a testa, con Zauli primo a prendere il microfono; primo spunto, la cosiddetta «democrazia d‟ateneo», seguito da un argomento ripreso poco dopo anche dallo sfidante Piero Olivo. Chiunque vincerà la sfida per il dopo Nappi, l‟Università si doterà di un direttore generale: «Sarà scelto attraverso un bando pubblico – chiarisce Zauli –, ed avrà il compito essenziale di tradurre in atti efficaci le decisioni che verranno prese dal Rettore e dal Senato Accademico». Decisiva per Zauli – e non poteva essere diversamente vista la sua provenienza professionale – «la difesa delle scuole di specializzazione medica. Ho già parlato anche con il direttore generale dell‟Azienda Ospedaliera Tiziano Carradori, va ridiscusso anche l‟accordo in gran parte disatteso con il Sant‟Anna sulla valorizzazione professionale». TESTIMONE quindi a Piero Olivo, espressione di Ingegneria. Innanzitutto l‟idea che Unife non partirà dall‟anno zero: «Il nostro futuro è molto più roseo di quanto sembri, siamo un ateneo di ricerca dal profilo internazionale e questo va considerato». Ma un elemento andrà subito rimosso: «L‟eccesso di burocrazia che ci toglie tempo ed entusiasmo», incalza Olivo che poi raccoglie l‟assist da Zauli sul direttore generale: «Dovrà essere espressione dell‟Università, non abbiamo bisogno di un altro politico locale in cerca di collocazione...». E forse, sia pure senza riferimenti espliciti, si è trattata di una sferzata all‟attuale direttore di Unife Roberto Polastri (ex assessore comunale della giunta Sateriale). IL ROUND delle presentazioni – seguito poi dallo scambio di opinioni con il pubblico – si è chiuso con Francesco Bernardi, pro Rettore uscente che oltre a ribadire i cardini della sua proposta («il fulcro generale è la trasparenza»), ha lanciato un messaggio particolare al personale tecnico ed amministrativo, promettendo impegno in tema di contratto. Uno spot subliminale, forse, ad una delle componenti dell‟ateneo che negli ultimi mesi del mandato di Nappi pare aver preso un po‟ le distanze dalla gestione uscente, di cui Bernardi in qualche modo è espressione. Martedì alle 9 si aprono i seggi UNIVERSITÀ di Ferrara alle urne martedì 9 giugno, dalle 9 alle 17, in Aula Copernico (via Savonarola, 11), per l‟elezione del nuovo Rettore. Su indizione del Decano del Corpo Accademico Luigi Pepe, sono chiamati al voto tutti i professori di ruolo e i ricercatori, i componenti del Consiglio del personale tecnico-amministrativo e del Consiglio degli studenti, un assegnista, un dottorando o specializzando per ogni Dipartimento, 28 rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, ed un rappresentante degli studenti per ogni Dipartimento, fra gli iscritti ai corsi di laurea afferenti a ciascun Dipartimento o Scuola, designato dal Consiglio degli studenti. I candidati alla corsa a Rettore sono Francesco Bernardi, Ordinario di Biochimica del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie, Piero Olivo, Ordinario di Elettronica del Dipartimento di Ingegneria, e Giorgio Zauli, Ordinario di Anatomia Umana del Dipartimento di Morfologia, Chirurgia e Medicina Sperimentale. Se nessuno dei candidati raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti, si terrà una seconda votazione, giovedì 18 giugno, sempre dalle 9 alle 17, e una eventuale terza votazione giovedì 25 giugno con gli stessi orari. In caso di mancata elezione, è prevista, dopo quella di ieri, una seconda assemblea del corpo elettorale lunedì 15 giugno alle ore 15, in Aula E3 del Polo Chimico Bio Medico (Borsari, 46) e si procederà giovedì 9 luglio al ballottaggio tra i due candidati che nella terza votazione avranno hanno riportato il maggior numero di voti. In caso di parità di voto, risulterà eletto il candidato più anziano di ruolo e a parità di anzianità di ruolo, il più anziano di età. Le votazioni saranno valide se vi avrà preso parte almeno un terzo degli aventi diritto. Il Rettore che rappresenta l‟Università ad ogni effetto di legge ed è responsabile del governo accademico, degli obiettivi e dei programmi dell‟Ateneo, rimarrà in carica per sei anni fino al 31 ottobre 2021 e non sarà rieleggibile. Il rinnovo delle strutture IL MICROFONO gracchia e l‟audio è incerto. La sala è cupa. L‟assemblea del corpo elettorale di Unife si è svolta, ieri, nell‟Aula E3 di via Borsari, tra le più grandi dell‟ateneo. Ma anche emblematica delle esigenze dell‟Università: «Ha quarant‟anni ed andrebbe completamente risanata – spiega Zauli, lottando muscolarmente col microfono –; ma servirebbero almeno 400mila euro. Altrettanti per mettere mano alle altre tre aule principali del Mammuth». Il tema delle risorse, anche per il recupero post sisma, è considerato vitale anche per Piero Olivo e Francesco Bernardi. La Nuova Ferrara Sanità, verso il Veneto esodo di 200mila prestazioni Un‟emigrazione contrassegnata da numeri da esodo. Ma questa volta i profughi non c‟entrano niente e il confine da lasciarsi alle spalle non sono le coste del Mediterraneo. La linea da varcare si trova molto più a nord - è il fiume Po - e la “terra promessa” sono le strutture sanitarie del Veneto. Oltre 201mila prestazioni erogate nel 2013 da Case di cura, ambulatori e ospedali della regione guidata dal leone alato sono state fornite a cittadini residenti nella provincia estense. In Emilia Romagna, solo Piacenza, che dalla riva destra del Po allunga lo sguardo sulla Lombardia, assiste ad un flusso più massiccio in uscita: 274.921prestazioni ambulatoriali a favore di pazienti che per curarsi scelgono di andare verso Milano e le province consorelle. A confermare che la mobilità passiva rappresenta un problema per la sanità ferrarese (già riconosciuto peraltro dai nuovi dirigenti di Asl e azienda ospedaliera e ben noto anche ai predecessori) c‟è il dato di un‟altra tabella che riporta gli indici grezzi della mobilità passiva regionale. Ferrara anche in questa classifica (dati provvisori 2014) si colloca al secondo posto in Emilia Romagna, con 737,7 prestazioni ogni 1000 abitanti contro le 1073,7 di Piacenza a carico di servizi sanitari di altre regioni. L‟affanno del sistema locale risulta ancora più evidente se si considera il terzo dato per consistenza, quello di Parma, che si ferma a 381 prestazioni ogni mille abitanti. Ma Ferrara perde utenza anche verso altri territori fuori dai confini regionali: per altre 27.690 prestazioni gli utenti estensi, sempre nel 2013, hanno preferito ricorrere a personale sanitario in servizio in centri e strutture lombardi. Una tendenza che sembra relativamente ridimensionarsi negli ultimi dati (provvisori ed aggiornati ad aprile 2015), dai quali emerge un valore molto più basso rispetto a quello indicato in uscita da Piacenza verso la Lombardia. Sopra Ferrara, in questo caso, si colloca anche Bologna, ma è chiaro che bisognerà attendere la fine dell‟anno con i dati stabilizzati per capire se si tratta di un effetto reale o di un semplice riverbero della statistica. I poli d‟attrazione per i pazienti estensi che si dirigono a nord del Po sono Monselice e Occhiobello, col rodigino. Una situazione nota anche ai vertici emiliano-romagnoli, che dal novembre 2014 stanno finanziando un programma straordinario per la riduzione delle liste d‟attesa che consente all‟utenza l‟accesso a visite ed esami specialistici anche nel week end, sul modello lanciato nel Veneto con un discreto anticipo dal presidente appena rieletto, Luca Zaia. L‟assessore regionale emiliano Sergio Venturi ha riconosciuto, pochi giorni fa, in un‟intervista concessa al quotidiano “Repubblica Bologna” che Ferrara ha compiuto qualche deciso passo in avanti. Un aspetto che merita di essere sottolineato riguarda il flusso contrario, cioè dal Veneto verso l‟Emilia Romagna. Nel 2013 il sistema sanitario regionale ha complessivamente fornito 166.604 prestazioni a pazienti che provenivano da province venete. Di questi quasi il 50% ha scelto l‟Asl e gli ospedali di Ferrara: 57.068 prestazioni sono state effettuate da medici e personale del Sant‟Anna e 15.020 da strutture dell‟Asl. Un rapporto, se si tiene conto delle oltre 200mila prestazioni richieste dai ferraresi al sistema veneto, decisamente sbilanciato a favore della regione confinante. Ma quale ambulatorio prescrive le prestazioni sanitarie ai ferraresi, quello del medico di famiglia o dello specialista? Dai dati reperibili sul sito regionale i pazienti ferraresi contattano con una frequenza tre volte maggiore il medico di base (65% del totale) rispetto allo specialista (23% dei casi). Caro candidato, quante promozioni? Unife va alla conta Sarà una stagione di promozioni e anche assunzioni, il sessennio del nuovo rettoratoextralarge, a giudicare almeno dagli impegni che i tre candidati alla successione di Pasquale Nappi hanno preso all‟assemblea degli elettori, le cui domande si sono incentrate in gran parte su questi temi e, comunque, non sono mai uscite dall‟ambito interno. A sbilanciarsi di più è stato il prorettore Francesco Bernardi: «Con 30 uscite obbligatorie (per pensionamenti, ndr) e le scelte volontarie, che non mancano mai, credo ci sarà la possibilità di fare molto, sempre che si mantengano buoni livelli di premialità. Per precari e associati entro il 2015 sono previste altre 10-11 operazioni, daremo soddisfazione a parecchi. E anche per il personale tecnico amministrativo c‟è possibilità di upgrade. Il problema sono i semmai nuovi ingressi, cioè i ricercatori di tipo B, che saranno per forza limitati». Piero Olivo ha premesso che è difficile fare una programmazione se ogni anno il ministero può cambiare qualcosa, in termini di leggi e risorse, ma qualche priorità l‟ha indicata: «Penso ad una programmazione triennale chiarendo che non potremo accontentare tutti. Abbiamo bisogno di nuovo reclutamento e non dimentichiamoci i 36 amministrativi precari. Intendo comunque privilegiare due categorie, i ricercatori abilitati e i precari». Giorgio Zauli, dal canto suo, ha fatto presente in due riprese che tutti gli altri atenei da lui conosciuti «hanno programmato le promozione, si sa chi viene prima e chi c‟è dopo. I dipartimenti per legge sono per legge sovrani sulla programmazione. A quanto sembra, il ministero ha intenzione d‟introdurre una sorta di Jobs Act anche per l‟università, i contratti a tutele crescenti che possono superare i co.co.co. Certo se succede come nella scuola, un parte dei precari sarà tagliata fuori». Per gli assegnisti, hanno detto sia il prorettore che l‟ex preside d‟Ingegneria, bisogna trovare vie d‟uscita in aziende. Altro tema molto gettonato è quello della squadra del rettore, anche perché, come ha detto qualcuno, c‟è sempre il sospetto che «se c‟è una squadra di buoni, c‟è anche quella dei cattivi». Tutti hanno cercato di rassicurare sul tema. L‟unico ad averla già presentata, la squadra, è Bernardi, «ho fatto una proposta trasparente, tutti sanno chi mi aiuterà. Quanto al delegato alla Sanità, ci sarà un asse preferenziale tra Rettore e Scuola di Medicina». Olivo e Zauli non hanno svelato la squadra per non “bruciare” potenziali collaboratori. «Ho già in mente - ha detto il primo - il nome di un prorettore (forse una donna, ndr) che però non vota per me, la squadra sarà dinamica e il delegato alla Sanità non può essere diverso dal presidente della Scuola, per evitare conflitti». «Non siamo partiti politici, a urne chiuse di collabora» ha detto il secondo, che ha in mente manifestazioni d‟interesse per la squadra, delegato alla sanità compreso, pur chiarendo che lui, medico, avrà «grande attenzione» per le sorti della Scuola. A seguire si è parlato molto dei ritardi dell‟integrativo, fermo al 2013, e qui i tre si sono sbizzarriti ad assicurare puntualità (Olivo ha pure riferito i timori di un amministrativo, “se diventa rettore lui le cose di oggi le vuole... fatte ieri”), e la figura del nuovo direttore generale. I dipartimenti, poi, non si toccano. Garantito da tutti il primato della meritocrazia per le promozioni, ma colpisce quanto ha detto Bernardi, «la qualità della didattica non entra nella meritocrazia, selezionare indicatori è prioritario». Per un‟università non sembra una lacuna da poco. Giusto una battuta sui progetti post-sisma non ancora presentati, con Bernardi a garantire a Zauli che ci sono ritardi, solo più complessità che altrove. Qui non si spostano voti. Prima chiamata alle urne: 9 giugno Servono 300 voti Le votazioni per il nuovo rettore di Unife, ha snocciolato ieri il decano Luigi Pepe, comprendono tre votazioni per raggiungere la maggioranza assoluta dei partecipanti, la prima delle quali martedì 9 dalle 9 alle 17. Gli aventi diritto sono 752 e storicamente la percentuale dei votati oscilla tra l‟80 e l‟89%, per cui Pepe, che è un matematico, ha calcolato che potrebbero servire dai 240 ai 301 consensi nelle prime tre votazioni (giovedì 18 e giovedì 25 le altre due date) per essere eletti. Tre candidati fanno calare le probabilità di una vittoria pre-ballottaggio, anche perché potrebbe favorire, assieme al nuovo Statuto considerato autoritaristico da alcuni (i candidati hanno promesso di metterci mano ma in capitoli diversi), una maggiore affluenza. Una seconda assemblea del corpo elettorale è prevista, in caso, lunedì 15 giugno.