INDICE - CPC Chiasso

Transcript

INDICE - CPC Chiasso
INDICE
Introduzione .........................................................................................................................2
Obbiettivi..............................................................................................................................2
1. Perché migrare? ..............................................................................................................3
1.1. Le conseguenze della migrazione e delle fughe per i paesi di provenienza..............4
1.2. Quali stranieri giungono in Svizzera? ........................................................................5
1.3. Assistenza agli asilanti da parte dei paesi europei ....................................................8
2. Dove sono collocati i centri di registrazione per stranieri in .............................................9
Svizzera? .............................................................................................................................9
2.1 Descrizione del centro di registrazione: .......................................................................10
2.2. La politica d’asilo Svizzera ......................................................................................11
2.3. La procedura d’asilo svizzera..................................................................................13
Svolgimento procedura d’asilo....................................................................................13
Come vengono ammessi e registrati gli stranieri? ......................................................14
2.4. Quanto costano allo Stato gli asilanti ......................................................................17
2.5 Sondaggio ................................................................................................................18
Commento: ........................................................................................................................19
2.6. Interviste..................................................................................................................20
Conclusioni ........................................................................................................................24
Bibliografia: ........................................................................................................................25
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
1
anno scolastico 2003/04
Introduzione
Perché abbiamo scelto questo argomento:
Per questa ricerca ci sono stati imposti diversi argomenti inerenti gli asilanti.
Inizialmente avevamo scelto l’argomento “Asilanti e criminalità” ma purtroppo per la
mancanza di materiale e dati abbiamo cambiato tematica.
Con la scuola abbiamo fatto una visita al Centro di registrazione per gli asilanti di Chiasso.
Abbiamo così pensato di orientare la nostra ricerca appunto sul Centro, visto che abbiamo
avuto la possibilità di visitarlo e capire meglio cosa avviene al suo interno.
Così ci è sembrato interessante sviluppare questo aspetto della politica d’immigrazione
etnica e capire in modo più approfondito il suo funzionamento, visto che la problematica
dei richiedenti d’asilo è sempre d’attualità e suscita sempre molte polemiche fra la
popolazione e tra i partiti politici.
Obbiettivi
Grazie a questa ricerca vogliamo arrivare a comprendere:
1. Perché la gente emigra verso la Svizzera e l’Europa, le conseguenze di una massiccia
migrazione per i paesi di provenienza, quali stranieri giungono in Svizzera, l’aiuto che i
paesi danno ai richiedenti d’asilo.
2. Dove sono collocati i centri di accoglienza in Svizzera, com’è organizzato il centro dei
richiedenti d’asilo di Chiasso, la politica d’asilo in Svizzera, la procedura d’asilo svizzera,
come vengono ammessi e registrati gli stranieri, quanto costano allo stato gli asilanti.
Alla fine di questa ricerca vorremo anche sapere l’opinione della nostra classe in materia
di asilo politico e asilanti.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
2
anno scolastico 2003/04
1. Perché migrare?
Alla fine del 1998 in Svizzera si trovavano circa 1,5 milioni di stranieri.
Al contempo circa 170 000 svizzeri vivevano ufficialmente all’estero.
Cosa spinge la gente ad abbandonare la propria patria per andare a vivere altrove?
Si fa presto ad elencare i motivi e ad assegnare le categorie. Ma le ragioni personali sono
così strettamente legate alle situazioni di vita e al destino della persona in questione che
una classificazione di questo tipo può molto raramente tenere veramente conto della
singola situazione.
Solitamente, la decisione di emigrare è alimentata da una combinazione di diversi motivi.
Nonostante la varietà dei motivi che spinge la gente ad emigrare, le ragioni professionali
assumono spesso un ruolo preponderante quando si tratta di prendere una decisione di
questo tipo.
Il tema della ricerca di un lavoro diventa ancora più importante se si pensa che la maggior
parte degli Stati ammette gli stranieri in base alle esigenze del proprio mercato del lavoro.
Lo stesso vale anche per la Svizzera: la manodopera proveniente da vari Paesi europei
con i famigliari rappresenta di gran lunga il gruppo di stranieri più grande nel nostro Paese.
La migrazione di manodopera può essere regolata contingentandola. Questo meccanismo
di controllo non funziona però per i richiedenti l’asilo.
La maggioranza dei richiedenti l’asilo emigra illegalmente all’estero. Quando inoltrano la
loro domanda d’asilo, non dicono da quale Paese limitrofo sono arrivati. In questo modo
solo una piccola parte di chi è immigrato illegalmente può essere rimandato in un Paese
confinante, in virtù del cosiddetto trattato di riammissione.
Capita sempre più spesso che certi gruppi chiedano la chiusura totale delle nostre
frontiere. I controlli frontalieri senza lacune sono però un’illusione: ogni giorno circa
700 000 persone varcano le nostre frontiere ufficiali. Inoltre, parecchi chilometri dei nostri
confini passano per territori impervi difficilmente controllabili. Neanche con un enorme
esercito di doganieri e con mezzi tecnici costosissimi sarebbe possibile controllare senza
lacune le nostre frontiere. Neanche questa possibilità di controllo è dunque realisticamente
realizzabile.
Per porre freno agli immigranti illegali, gli Stati meta dei richiedenti l'asilo hanno
teoricamente due possibilità:
I Potrebbero rimpatriare nel suo Paese d'origine chi è immigrato illegalmente senza
verificare la sua domanda d'asilo. Con questa procedura si accetterebbe però che chi è
veramente perseguitato nel proprio Paese venga esposto all'arbitrio delle autorità o
addirittura a torture.
La seconda variante quella praticata in tutti i Paesi occidentali: la domanda d'asilo viene
verificata quanto prima nel rispetto degli obblighI internazionali imposti dalla Convenzione
di Ginevra sui rifugiati e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La persona in
questione viene rimpatriata solo quando l'esame dimostra che non è esposta a nessun
pericolo nel suo paese d'origine o di provenienza.
Poiché alcuni richiedenti l’asilo sfruttano questo atteggiamento degli Stati occidentali e
cercano di soggiornare in un Paese immigrando illegalmente, alcuni gruppi della
popolazione di questi Paesi reagiscono con intolleranza al problema dell’asilo e della
migrazione. Il comportamento dei richiedenti l’asilo che immigrano illegalmente è
comprensibile se si conoscono le ragioni dei flussi migratori e di fuga e se si considerano
anche i seguenti fatti.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
3
anno scolastico 2003/04
Gli Stati dell’Europa occidentale concedono solitamente permessi di lavoro a cittadini
provenienti da Stati non UE ed AELS solo se offrono manodopera qualificata in professioni
dove la manodopera è particolarmente carente.
Chi cerca asilo presso ambasciate o consolati stranieri nel proprio Paese d’origine viene
solitamente respinto con l’argomentazione che potrebbe inoltrare domanda d’asilo anche
in un altro Paese.
Chi cerca asilo al confine viene solitamente respinto perché si trova già in un terzo Stato
sicuro. Il primo Stato sicuro è solitamente un Paese limitrofo per chi è perseguitato. In
questi Paesi i richiedenti l’asilo non avranno nessuna possibilità di trovare lavoro e
benessere ma dovranno passare la vita in un campo profughi.
Davanti a questo scenario, non stupisce affatto che molti tentino di influenzare la fortuna
immigrando illegalmente.
1.1. Le conseguenze della migrazione e delle fughe per i paesi
di provenienza
Sono i Paesi di accoglienza del Terzo Mondo a sopportare il principale onere dei problemi
mondiali della migrazione e della fuga. Per questi Paesi l’afflusso di migranti e di rifugiati
rappresenta un problema di enorme portata. La maggior parte di questi Paesi deve già
affrontare notevoli difficoltà economiche e sociali, perché la popolazione autoctona non ha
possibilità occupazionali. L’immigrazione di stranieri non fa che aggravare ulteriormente i
problemi già esistenti. I migranti devono quindi accontentarsi di svolgere i lavori peggiori e
vivere in condizioni abitative precarie. Oltre a dover affrontare una dura lotta esistenziale,
essi si trovano spesso confrontati con fenomeni di manifesta xenofobia.
Esistono però anche esempi di generosità: profughi di guerra e rifugiati per motivi di
violenza trovano spesso grande solidarietà. In caso di conflitti armati, centinaia di migliaia
di essi possono talvolta contare sulla spontanea disponibilità della popolazione civile dei
Paesi limitrofi. Questa spontanea disponibilità trova tuttavia dei limiti quando il numero dei
rifugiati raggiunge le centinaia di migliaia oppure quando la situazione di crisi dura per anni
e anni. Quando un elevato numero di rifugiati è costretto a soggiornare a lungo nei luoghi
d’asilo, la situazione supera le possibilità degli Stati d’accoglienza. Senza l’aiuto
internazionale, questi Paesi di accoglienza non sarebbero in grado di affrontare la
situazione.
Nonostante l’aiuto fornito dalla comunità internazionale, l’allestimento di vasti campi
profughi costituisce un enorme problema per i Paesi di accoglienza. Ne è un esempio il
Pakistan, il quale dall’inizio degli anni ottanta ospita centinaia di migliaia di profughi afgani
in campi allestiti lungo il confine con l’Afganistan. Per il momento non si può prevedere
quando questi profughi potranno ritornare in patria.
Il benessere e la stabilità politica dei Paesi industrializzati occidentali li rendono
estremamente attraenti per i migranti e i rifugiati provenienti dal Terzo Mondo. I Paesi
industrializzati si trovano ad affrontare diverse sfide: in qualità di Paesi di accoglienza, essi
si trovano ad affrontare il compito di soddisfare le esigenze dell’economia che richiede
manodopera straniera qualificata e di garantire protezione ai rifugiati politici. Al contempo,
devono però mantenere un rapporto equilibrato fra popolazione autoctona e straniera allo
scopo di evitare fenomeni di xenofobia.
Sul mercato del lavoro o quando si tratta di trovare un alloggio, gli stranieri diventano
facilmente concorrenti indesiderati per la popolazione autoctona, soprattutto in periodi di
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
4
anno scolastico 2003/04
difficoltà economiche. Un comportamento di consumo eccessivo e la preferenza per
automobili e abiti costosi destano l’invidia e l’odio di una parte della popolazione
autoctona. La situazione si aggrava poi quando una percentuale elevata di stranieri si dà
alla criminalità e al traffico di droga. Spesso i raggruppamenti politici abusano del rifiuto
nei confronti degli stranieri per mettersi in luce e per fare propaganda demagogica al
proprio partito.
Affinché i Paesi industrializzati possano adempiere ai loro obblighi di diritto internazionale
e accogliere i perseguitati politici senza creare a lungo termine problemi di politica interna,
si devono neutralizzare i pregiudizi nei confronti degli stranieri con informazioni concrete.
Al contempo, si devono adottare misure che contribuiscano a una migliore integrazione di
tutti gli stranieri. La criminalità e il traffico di droga devono essere combattuti con leggi più
severe, indipendentemente dall’origine degli autori.
Gli stranieri necessitano di aiuto, in misura diversa, per potersi trovare a loro agio nel
nuovo contesto sociale. Questi aiuti sono concretamente: l’apprendimento di una lingua
straniera, la ricerca di un alloggio e di un posto di lavoro, nonché la conoscenza di nuove
situazioni sociali e culturali. Le autorità degli Stati di accoglienza, ma anche le
organizzazioni religiose e private sono chiamate a fornire un importante contributo in
questo senso.
L’integrazione di tutti gli stranieri significa sempre la ricerca di una via di mezzo fra la
tutela delle proprie caratteristiche culturali e l’adeguamento alle condizioni esistenti nel
Paese di accoglienza. Questo richiede tolleranza reciproca e disponibilità a scendere a
compromessi. Gli stranieri e le straniere devono inserirsi in un nuovo contesto sociale,
senza però dover rinunciare completamente ai propri usi e costumi. I Paesi di accoglienza
devono però fissare chiari limiti laddove i comportamenti degli stranieri contraddicono i
valori e le norme fondamentali dello Stato di accoglienza.
1.2. Quali stranieri giungono in Svizzera?
Per gli stranieri di tutto il mondo la Svizzera rappresenta una meta molto ambita.
Migliaia di persone visitano il nostro Paese per turismo o per affari.
Il turismo rappresenta per molte regioni un importante fattore economico.
Lo stesso si può dire per la manodopera straniera, assolutamente indispensabile nel
settore della produzione industriale, nell’edilizia, nell’agricoltura, nel settore sanitario e nel
settore dei servizi.
Questa manodopera qualificata con i famigliari contribuiscono in larga misura all’economia
svizzera anche in veste di consumatori e consumatrici.
Questo gruppo conta 1,37 milioni di persone e rappresenta di gran lunga il maggiore
gruppo di stranieri in Svizzera.
Molti di essi hanno acquisito nel corso degli anni il diritto di risiedere per sempre in
Svizzera e il nostro Paese è diventato la loro seconda patria.
Da anni però la discussione pubblica è polarizzata su un altro gruppo molto più piccolo di
stranieri.
Alla fine del 1999, circa 45'000 domande d’asilo erano pendenti all’Ufficio federale dei
rifugiati (UFR) o presso la Commissione svizzera di ricorso in materia d’asilo (CRA).
In quel momento, altre 43'400 persone soggiornavano ancora in Svizzera, nonostante la
loro domanda d’asilo fosse già stata riufiutata. Queste persone hanno l’obbligo di lasciare
la Svizzera entro la data prefissata altrimenti rischiano di essere rimpatriate o estradate
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
5
anno scolastico 2003/04
nel Paese di provenienza dalle autorità di polizia cantonali.
Nel 1999, il 5,7 percento dei richiedenti asilo sono stati riconosciuti come rifugiati e hanno
ottenuto questo statuto. Complessivamente, alla fine del 1999 si trovavano in Svizzera
circa 25'100 rifugiati riconosciuti, i quali hanno il diritto di soggiornare permanentemente
nel nostro Paese. Lo stesso vale anche per gli oltre 38'000 ex richiedenti l’asilo che hanno
ottenuto un permesso di soggiorno dalla polizia degli stranieri del loro Cantone di
soggiorno. Tali permessi vengono rilasciati per ragioni umanitarie oppure più spesso dopo
matrimoni di richiedenti l’asilo con svizzeri e svizzere.
Nello stesso momento la Svizzera dava protezione provvisoria a circa 18'900 persone.
Un’ammissione provvisoria viene rilasciata quando l’esecuzione di un allontanamento non
è realizzabile, ragionevole oppure è impossibile per ragioni tecniche, nonostante il rifiuto
della domanda d’asilo. Ad esempio i profughi di guerra vengono accolti provvisoriamente.
La validità del loro permesso di soggiorno cessa non appena decadono i motivi che
avevano determinato all’origine la concessione dell’ammissione provvisoria. Ad esempio,
per i profughi di guerra, ciò si verifica quando cessa il conflitto armato nel Paese d’origine.
Complessivamente, alla fine del 1999 si trovavano in Svizzera 171'300 persone assegnate
al settore dell’asilo (richiedenti l’asilo, rifugiati riconosciuti, ammessi provvisoriamente, ex
richiedenti l’asilo con permessi di soggiorno della polizia degli stranieri e richiedenti l’asilo,
la cui domanda è stata rifiutata ma con esecuzione dell’allontanamento ancora in
sospeso). Tutte le persone del settore dell’asilo rappresentano il 2,3 percento della nostra
popolazione complessiva e il 11,1 percento dell’intera popolazione straniera presente in
Svizzera.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
6
anno scolastico 2003/04
Abbiamo voluto mettere questo grafico che indica per l’anno 2003 il totale di domande di asilo
politico avute in Svizzera (circa 19'000) e le nazionalità delle persone che hanno effettuato la
domanda. Complessivamente le nazioni di provenienza sono 14, mentre poi ci sono ci sono circa
8'000 domande d’asilo pervenute da altri stati.
Questo grafico mostra invece il numero delle domande d’asilo degli Stati europei, le
nazioni con il maggior numero di richieste sono Francia e Gran Bretagna.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
7
anno scolastico 2003/04
1.3. Assistenza agli asilanti da parte dei paesi europei
Abbiamo voluto inoltre fare un confronto tra Svizzera e paesi Europei che offrono
assistenza ai richiedenti d’asilo, la Svizzera risulta tra le nazioni che offrono maggior
assistenza a queste persone, come anche Germania, Olanda Danimarca, Gran Bretagna
e Lussemburgo.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
8
anno scolastico 2003/04
2. Dove sono collocati i centri di registrazione per stranieri in
Svizzera?
Su tutto il territorio elvetico sono presenti cinque centri di registrazione per richiedenti
d’asilo che si trovano a:
Vallorbe, Basilea, Kreuzlingen, Altstatten, Chiasso.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
9
anno scolastico 2003/04
2.1 Descrizione del centro di registrazione:
L’unico centro di registrazione presente in Ticino è
quello sul territorio di Chiasso, dietro la stazione.
Al suo interno vengono collocate tutte le persone che
richiedono asilo alla Svizzera, quindi vengono
“ospitati” per un breve periodo di tempo (in media circa
2 settimane) per procedere a degli accertamenti sulla
provenienza, sui motivi della richiesta d’asilo politico
eccetera.
All’interno del centro ci sono circa 200 posti letto, ma
nei casi di forte affluenza (per esempio durante la
guerra nei Balcani) vengono anche aperti i rifugi della protezione civile.
Nel centro di registrazione lavorano circa una decina di persone dell’assistenza che si
occupano di sistemare nel migliore dei modi le persone che risiedono presso lo stabile.
Ci sono poi dei Securitas che si occupano della sicurezza del centro e delle persone che
lavorano e vivono al suo interno, una problematica che ci è venuta subito in mente è
quella di far convivere nello stesso stabile persone di diverse culture, religioni e paesi di
provenienza anche se, come Tiziana Ferrazzini ci ha confermato durante l’intervista,
raramente succede qualcosa per cui occorra l’intervento della sicurezza.
Inoltre le persone che risiedono al centro si occupano di piccoli lavori all’interno come, la
pulizia dei vari locali e del piazzale, la cucina eccetera.
Inoltre vorremo sottolineare che grazie alla generosità di alcuni cittadini, le persone che
lavorano nell’assistenza ricevono vestiti e giochi e altro materiale destinato alle persone
del centro.
L’ufficio dell’assistenza
Il refettorio
Sempre a Chiasso vicino al Penz ci sono pure gli uffici dove vengono fatte le udienze e i
controlli sulla provenienza dei richiedenti e le motivazioni della loro fuga dal loro paese di
origine; presso gli uffici sono collocati circa una trentina di persone che si occupano
appunto della parte burocratica.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
10
anno scolastico 2003/04
2.2. La politica d’asilo Svizzera
La politica d’asilo svizzera è sancita nella Legge sull’asilo del 26 giugno 1998, entrata in
vigore il 1° ottobre 1999, e si basa sui principi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati,
formulata nel 1951 in seguito alla persecuzione di ebrei, zingari e altre minoranze etniche
durante la seconda guerra mondiale.
Persone singole e gruppi etnici dovranno essere protetti in futuro dall’oppressione politica,
dalla violenza e dal razzismo. Punto centrale della Convenzione di Ginevra è anche la
definizione dello statuto di rifugiato e di chi può avvalersi della protezione dei Paesi
firmatari.
Sono rifugiati gli stranieri che, nel paese d'origine o di ultima residenza, sono esposti a seri
pericoli per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo
sociale o per le loro opinioni politiche, oppure che hanno fondati timori di essere esposti a
simili pericoli.
Sono pericoli seri quelli a danno della vita, dell'integrità corporale o della libertà, nonché i
provvedimenti presi per esercitare una pressione psicologica insopportabile.
Occorre tenere conto dei motivi di fuga delle donne, specifici della loro condizione.
Dalla definizione di rifugiato, la Convenzione di Ginevra sui rifugiati sancisce che nessuno
può essere estradato in uno Stato in cui correrebbe il rischio di essere esposto a simili
persecuzioni. Questo divieto di estradizione (il cosiddetto principio di non-respingimento) è
stato successivamente esteso a coloro che sono esposti al rischio di torture o di
trattamenti inumani. Esso è considerato un diritto consuetudinario internazionale
inalienabile.
La politica d’asilo della Svizzera è determinata dai seguenti principi che
costituiscono i punti centrali del senso umanitario della Svizzera:
•
L'asilo in Svizzera viene concesso a chi è minacciato o perseguitato in patria in base ai
principi riconosciuti dal diritto internazionale.
•
La Svizzera cerca di prestare immediato aiuto sul posto alle persone bisognose
d'assistenza in zone belliche o dove si è verificata una catastrofe. Essa partecipa a
iniziative della comunità internazionale, le quali vengono organizzate per proteggere e
sostenere gruppi indigenti della popolazione.
•
Quando è impossibile adottare provvedimenti di soccorso nella regione interessata a
causa del diffuso pericolo, la Svizzera accoglie temporaneamente nel suo territorio i
gruppi di persone interessate.
•
Parallelamente, il Consiglio federale cerca di adottare efficaci misure sostenibili sul
piano della cooperazione internazionale al fine di arginare le cause della fuga e della
migrazione involontaria.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
11
anno scolastico 2003/04
Compito della procedura d’asilo è di individuare fra i richiedenti l’asilo appena arrivati quali
abbiano veramente diritto all’asilo in base ai criteri prima descritti.
La maggior parte dei richiedenti l’asilo non può essere assegnata alla categoria dei
rifugiati e dei profughi di guerra ma rientra chiaramente nel gruppo dei migranti che
cercano in Svizzera un posto migliore in cui vivere.
Poiché temono di non aver nessuna probabilità di ottenere un permesso di entrata e di
lavoro, cercano di entrare nel nostro Paese in modo illegale e di ottenere asilo,
presentando una drammatica storia di persecuzioni. Anche comportamenti di questo tipo,
che possono sembrare comprensibili se visti dall’ottica delle persone interessate,
rappresentano un abuso della procedura d’asilo.
Le autorità di polizia degli stranieri e quelle preposte all’asilo devono respingere al più
presto tali domande e mettere in pratica con coerenza l’esecuzione dell’allontanamento.
Solo in questo modo si può limitare l’attrattiva della procedura d’asilo per quegli stranieri
che cercano un lavoro.
Attualmente, l’Ufficio federale dei rifugiati decide in merito all’80 % delle domande d’asilo
entro tre mesi.
Lo stesso avviene per il disbrigo di ricorsi presentati contro il rifiuto dell’asilo da parte della
Commissione svizzera di ricorso in materia di asilo.
Le domande di persone che si sono rese punibili in Svizzera o il cui comportamento
mostra che non sono evidentemente intenzionate a integrarsi nella nostra società
(comportamento dissociale) vengono, a seconda delle possibilità, evase in tempi ancora
più rapidi.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
12
anno scolastico 2003/04
2.3. La procedura d’asilo svizzera
Svolgimento procedura d’asilo
Gli stranieri che cercano protezione in Svizzera possono presentare domanda d’asilo
presso qualsiasi rappresentanza diplomatica o consolare della Svizzera, alla frontiera o
agli aeroporti del Paese.
Per le domande presentate alle rappresentanze all’estero, un permesso di entrata viene
rilasciato comunque solo se la persona interessata presenta motivi plausibili che
giustificano la fuga e dimostra al contempo di avere dei rapporti con la Svizzera.
Al confine, l’entrata nel nostro Paese viene autorizzata solo se si presentano motivi
plausibili che dimostrano una persecuzione rilevante ai fini dell’asilo e se i richiedenti di
asilo sono arrivati fino al confine svizzero senza aver effettuato inutili soggiorni intermedi.
Ma quasi il 90% dei richiedenti l’asilo aggirano il pericolo di un rifiuto presso una
rappresentanza diplomatica o alla frontiera, entrando in Svizzera illegalmente e si
presentano direttamente ai centri di registrazione.
In questi centri si verificano le generalità e la situazione famigliare di ogni richiedente,
allo stesso tempo il richiedente viene fotografato e gli si prendono le impronte digitali.
Con l’ausilio di questi dati di riconoscimento si verifica se il richiedente ha già presentato
domanda d’asilo in Svizzera, magari sotto altro nome.
Nei centri di registrazione il richiedente viene interrogato sul viaggio intrapreso e sulle
ragioni che lo spingono a chiedere asilo, se da questi controlli e dall’interrogatorio non
risulta nessun abuso della procedura d’asilo, il richiedente viene assegnato a un Cantone,
il quale fornirà al richiedente ulteriore assistenza e si occuperà di stabilire nei dettagli i
motivi dell’asilo in un’audizione più approfondita.
Durante le audizioni, i richiedenti l’asilo devono presentare in modo preciso e completo i
motivi di minaccia e i particolari della loro vita. Essi hanno anche la possibilità di provare la
veridicità delle loro affermazioni tramite documenti. Le autorità fanno loro domande critiche
per rilevare eventuali contraddizioni.
A queste audizioni sono presenti interpreti e rappresentanti di istituzioni assistenziali
riconosciute, le dichiarazioni vengono poi verificate dagli esperti dell’Ufficio federale dei
rifugiati (UFR).
L’UFR dispone inoltre di una vasta documentazione sui Paesi, la quale viene
costantemente aggiornata e che contiene, oltre a una raccolta completa di servizi
giornalistici, dati dettagliati concernenti le organizzazioni politiche, le personalità e gli
avvenimenti locali, nonché indicazioni complete su tutti i fatti e accadimenti che potrebbero
essere rilevanti per la verifica delle domande d’asilo.
Se necessario, l’UFR si procura ulteriori informazioni tramite l’ambasciata del rispettivo
Paese.
L’Ufficio federale dei rifugiati decide, dopo aver esaminato la situazione personale del
richiedente, se concedere l’asilo, se rifiutare la domanda o, qualora sussista una
situazione di pericolo, se ammettere provvisoriamente la persona in questione.
I richiedenti l’asilo, la cui domanda è stata rifiutata, hanno il diritto di impugnare la
decisione in prima istanza. In fase di ricorso contro una decisione d’asilo, una
Commissione di ricorso (CRA) indipendente dall’Amministrazione riesamina
accuratamente tutti i fatti e decide in via definitiva se la decisione dell’Ufficio federale dei
rifugiati è stata presa correttamente in conformità delle disposizioni della legge sull’asilo.
Se non viene fatto alcun ricorso o se il ricorso viene respinto, lo straniero in questione non
ha più diritto di restare in Svizzera. Solitamente, viene quindi fissato un termine, entro il
quale il richiedente dovrà lasciare il Paese volontariamente. Se la persona in questione
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
13
anno scolastico 2003/04
non lascia la Svizzera entro questo termine, sarà la polizia a occuparsi del suo rimpatrio.
Se il richiedente cerca di evitare il rimpatrio sparendo, viene iscritto sulla lista dei ricercati.
Come vengono ammessi e registrati gli stranieri?
La domanda d’asilo non è legata ad alcuna prescrizione di forma.
Può essere presentata verbalmente o per iscritto presso qualsiasi rappresentanza
svizzera all’estero, posto di frontiera svizzero o controllo di frontiera di un aeroporto
svizzero.
Se il richiedente è già in possesso di un permesso di soggiorno svizzero, la domanda
d’asilo può essere inoltrata anche alla polizia degli stranieri del Cantone di residenza.
Inoltrando una domanda d’asilo, il richiedente rende nota alle autorità svizzere la sua
identità comprovandola, se possibile, con documenti ufficiali. Egli indica i motivi che lo
spingono a lasciare il suo Paese d’origine. I richiedenti l’asilo consapevoli dell’importanza
di questa procedura si sforzano di documentare con mezzi di prova adeguati le
dichiarazioni rese sulla propria situazione personale.
La maggior parte delle domande d’asilo vengono inoltrate direttamente a un centro di
registrazione dell’UFR.
Domande d’asilo provenienti dall’estero
I cittadini stranieri intenzionati a lasciare il loro Paese d’origine per motivi impellenti
possono farsi spiegare da una rappresentanza svizzera all’estero se la loro situazione
personale è tale da consentire loro di ricevere asilo in Svizzera.
Questa procedura permette ai richiedenti asilo di chiarire le reali possibilità di ricevere
asilo prima ancora di spendere le loro risorse finanziarie (che per lo più sono limitate) per
intraprendere un viaggio in Svizzera.
Se la domanda d’asilo viene presentata a un’ambasciata, il personale d’ambasciata
registra le generalità del richiedente e lo interroga sui motivi che lo hanno spinto a
chiedere asilo. Questi dati vengono tempestivamente trasmessi all’Ufficio federale dei
rifugiati a Berna. In un primo momento, sulla scorta di questa documentazione, l’UFR
vaglia se è il caso che il richiedente venga in Svizzera per chiarire ulteriormente la sua
domanda d’asilo. Se, in base alle informazioni fornite e alla valutazione dell’ambasciata,
l’UFR giunge alla conclusione che non si può pretendere che il richiedente resti
ulteriormente nel proprio Paese o che chieda asilo a un altro Stato, le autorità svizzere gli
concedono un permesso di entrata. Giunto al confine di Stato, il richiedente asilo esibisce
il proprio visto d’entrata al controllo di frontiera. Dopodiché i funzionari lo indirizzano al più
vicino centro di registrazione UFR.
Domanda d’asilo al passaggio di frontiera
Se un richiedente d’asilo si presenta al passaggio di frontiera e chiede asilo, i funzionari di
dogana o le guardie di confine si mettono in contatto con l’Ufficio federale dei rifugiati.
Prima di tutto si verifica se l’entrata in Svizzera può essere autorizzata.
Il permesso di entrata viene concesso se apparentemente non si può escludere la
persecuzione politica. Conta anche se il richiedente asilo non ha effettuato inutili soggiorni
in un altro Stato dove avrebbe potuto chiedere asilo.
Ad esempio, un cittadino albanese che si sia trattenuto in Austria per più di venti giorni per
poi presentare una domanda d’asilo al confine di Stato svizzero di norma si vede negare
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
14
anno scolastico 2003/04
l’entrata nel nostro Paese. Sono ammesse eccezioni solo se il richiedente ha parenti
prossimi che già soggiornano ufficialmente in Svizzera.
I richiedenti asilo devono presentarsi in uno dei quattro centri di registrazione UFR entro
24 ore dall’autorizzazione all’entrata.
I richiedenti respinti alla frontiera si trovano sul territorio di uno Stato limitrofo pertanto,
sono già al sicuro e hanno la possibilità di inoltrare una domanda d’asilo alle autorità
competenti di questo Stato o di presentare la loro domanda tramite la rappresentanza
svizzera presente in questo Stato.
Domande d’asilo all’aeroporto
In linea di massima, la domanda d’asilo deve essere evasa dallo Stato dove il richiedente
asilo voleva originariamente recarsi.
Se, durante un volo, un cittadino straniero cerca di approfittare di uno scalo per inoltrare
una domanda d’asilo, l’entrata gli viene negata qualora si possa ancora pretendere che
egli prosegua il viaggio fino al luogo di destinazione originario.
Se non è più possibile accertare quale fosse il Paese di destinazione o se non si può
pretendere che il richiedente prosegua il viaggio, le autorità d’asilo svizzere verificano se
possono autorizzarlo a entrare nel nostro Paese in via eccezionale. I permessi straordinari
vengono concessi, ad esempio, quando vi è il serio pericolo che le autorità del Paese di
destinazione rimpatrino il richiedente senza nemmeno concedergli un’equa procedura
d’asilo.
Se l’entrata viene negata, entro breve si deve decidere in quale Stato il richiedente asilo
respinto debba proseguire il suo viaggio. Se non si trova uno Stato dove possa entrare
senza correre rischi, si vaglia la possibilità di allontanarlo nella sua patria. Se, insieme
all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, le autorità d’asilo svizzere
giungono alla conclusione che il richiedente asilo respinto all’aeroporto non è
assolutamente un perseguitato politico, se ne ordina il rimpatrio. Se necessario,
l’allontanamento dalla Svizzera viene eseguito con mezzi coercitivi.
Entro dieci giorni dal rientro in patria, il richiedente asilo respinto può domandare a una
rappresentanza svizzera all’estero che la sua procedura d’asilo in Svizzera venga
proseguita.
Domande d’asilo di straniere e stranieri che già risiedono ufficialmente in Svizzera
I cambiamenti politici che si verificano in un Paese possono far sì che, al loro rientro in
patria, i suoi cittadini temporaneamente residenti in Svizzera possano essere perseguitati
politicamente.
Coloro che si trovano in queste circostanze e che sono già in possesso di un permesso di
soggiorno in Svizzera possono inoltrare una domanda d’asilo direttamente alla polizia
degli stranieri del loro Cantone di residenza. In questo caso, la procedura d’asilo viene
avviata direttamente presso la polizia degli stranieri e non è necessario presentarsi in uno
dei quattro centri di registrazione dell’UFR. I richiedenti asilo possono soggiornare nel loro
attuale Cantone di residenza fino alla conclusione della procedura.
Domande d’asilo di chi ha eluso i controlli alla frontiera – le domande degli
immigrati clandestini
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
15
anno scolastico 2003/04
La maggior parte dei richiedenti d’asilo eludono i controlli alla frontiera ed entrano in
Svizzera clandestinamente per non correre il rischio di essere respinti al confine
(nel 1998 il 25,7 percento di coloro che hanno presentato una domanda alla frontiera si
sono visti negare l’entrata nel nostro Paese).
Di norma, gli immigrati clandestini sono molto ben informati sulla procedura d’asilo
svizzera e per lo più conoscono anche l’indirizzo di uno dei centri di registrazione
dell’UFR.
Quasi sempre, dopo aver varcato il confine clandestinamente, si recano in uno di questi
quattro centri dove inoltrano una domanda d’asilo.
Coloro che dopo aver varcato clandestinamente la frontiera vengono arrestati dagli agenti
di pubblica sicurezza nei pressi del confine possono essere consegnati immediatamente
alle autorità dello Stato limitrofo, dove possono inoltrare una domanda d’asilo.
Vengono fatte eccezioni solo per i richiedenti asilo i cui parenti prossimi soggiornano già
ufficialmente in Svizzera.
La riconsegna a uno Stato vicino di un richiedente asilo introdottosi in Svizzera
clandestinamente può avvenire anche in un secondo momento, se le autorità svizzere
riescono a dimostrare da quale Stato vicino il clandestino si è introdotto in Svizzera.
Il nostro Paese ha concluso degli accordi di riaccoglienza con i governi di Germania,
Francia e Austria, ma anche con tanti altri Stati che non confinano con la Svizzera.
Tuttavia, in molti casi non è possibile dimostrare da quale Stato sono entrati i richiedenti
asilo. Per loro, quindi, nel rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale, si deve
avviare una procedura d’asilo in Svizzera.
La procedura nei centri di registrazione
La procedura d’asilo comincia con la registrazione in uno degli appositi centri dell’UFR.
Indipendentemente dalle modalità di entrata, tutti i richiedenti asilo devono presentarsi in
uno dei quattro centri di registrazione UFR a Chiasso, Ginevra, Basilea o Kreuzlingen.
Qui, vengono invitati a esibire un documento d’identità, ma molti di loro non lo fanno
perché sanno che, in questo modo, possono rendere più difficoltosa l’esecuzione della
procedura di allontanamento nel caso in cui la loro domanda dovesse essere respinta.
Per evitare questo inconveniente, l’1.7.1998 è stata introdotta una nuova disposizione di
legge, da allora, le domande d’asilo vengono prese in considerazione solo se i richiedenti
asilo privi di un documento d’identità possono spiegare in maniera plausibile la loro
impossibilità di esibire i documenti di viaggio oppure se esistono elementi concreti a
sostegno della tesi della persecuzione.
Da quando è stata introdotta questa norma, un maggior numero di richiedenti asilo
esibiscono i loro documenti. Chi ciononostante non presenta i propri documenti d’identità,
viene esortato a farsi procurare o inviare detti documenti dai parenti in patria.
All’ingresso nel centro di registrazione si procede alla registrazione delle generalità dei
richiedenti asilo. Questi ultimi ricevono un promemoria in cui sono elencati i loro diritti ed
obblighi e in cui viene spiegato lo svolgimento della procedura d’asilo. Per poter
identificare in qualsiasi momento i richiedenti asilo, essi devono farsi fotografare e lasciare
le impronte digitali su un modulo di registrazione. Successivamente, vengono interrogati
sulla loro situazione personale e familiare e sulle ragioni che li hanno spinti a chiedere
asilo.
La documentazione viene trasmessa alla Centrale dell’UFR a Berna. L’UFR decide a
quale Cantone assegnare i richiedenti asilo per la durata della procedura d’asilo. Questa
assegnazione avviene secondo un criterio di ripartizione basato sulla proporzionalità
rispetto alla popolazione autoctona.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
16
anno scolastico 2003/04
Di norma, la procedura al centro di registrazione può durare dai cinque ai dieci giorni. In
quest’arco di tempo, i richiedenti asilo vengono alloggiati nel centro di registrazione.
2.4. Quanto costano allo Stato gli asilanti
Molto spesso la popolazione reclama per il fatto che la Svizzera investe molti soldi per i
richiedenti d’asilo.
Come si può vedere dal grafico sottostante a partire dall’anno 1992 al 1998 sono cresciute
sempre in modo graduale; dal 1999 al 2000 invece c’è stato un picco probabilmente
dovuto alla guerra nei Balcani, che ha portato un gran numero di gente ad emigrare, verso
i paesi più sicuri, tra cui anche la Svizzera.
Di conseguenza i costi sono così aumentati.
Dal 2001 al 2003 i costi sono rimasti stabili, ma in ogni caso la Svizzera spende tra gli 883
e i 924 milioni di franchi all’anno per accogliere i richiedenti d’asilo.
Queste spese che la Svizzera sostiene mette in disaccordo anche i partiti politici, che
hanno opinioni divergenti in merito a questo argomento. Infatti la Svizzera è sempre in
cerca di una soluzione a questo problema, che costa molti soldi ogni anno.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
17
anno scolastico 2003/04
2.5 Sondaggio sulla politica d’asilo svizzera all’interno della
classe
1. Il fatto di andare a scuola con degli stranieri le crea:
12 % Un grosso problema
60 % Nessun problema
28 % Non un grande problema ma se non ci fossero starei meglio
2. Credi chi gli stranieri abbiano aumentato la delinquenza in Svizzera?
60 % Si
10 % No
30 % Non so
3. Sei d’accordo di creare un centro recalcitranti in Ticino?
15 % Si
45 % No
40 % Non so
4. Pensi che l’idea lanciata dal sindaco di Lugano di dare il coprifuoco ai
rifugiati sia buona?
5 % Si
80 % No
15 % Non so
5. La piazza della chiesa di Chiasso è luogo privilegiato dei pomeriggi dei
richiedenti africani, ciò le da fastidio?
30 % Si
60 % No
10 % Non so
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
18
anno scolastico 2003/04
Commento:
Guardando il sondaggio che abbiamo effettuato all’interno della nostra classe si nota come
vi è una grande propensione all’apertura verso i richiedenti d’asilo.
Tutto ciò potrebbe stupire visto i recenti risultati delle elezioni federali dove il nuovo
governo si è indubbiamente spostato a destra ma la tolleranza dei nostri compagni è
sicuramente indubbia. Nonostante il sondaggio sia stato più che positivo vi sono
comunque degli aspetti che non sono apprezzati e tollerati dalla stragrande maggioranza
dei nostri interpellati.
Secondo i nostri compagni l’aumento della delinquenza (prostituzione, furti, spaccio di
droga, aggressioni ecc…) è dovuta soprattutto all’aumento di stranieri sul territorio.
Stranieri che al parere quasi unanime dei miei compagni sono comunque vittime di
organizzazioni criminali che trovano nei richiedenti l’asilo le persone ideali per svolgere i
“propri lavori”… Per combattere ogni forma di delinquenza straniera il Sindaco di Lugano,
signor Giudici aveva qualche mese fa aveva proposto il coprifuoco degli asilanti in modo,
secondo lui, di ridurre notevolmente le attività criminali all’interno della città! Richiesta che
i miei compagni e la popolazione chiassese interrogata ha definito immorale e contro ogni
logica.
Noi stuzzicati dall’idea di Giudici abbiamo chiesto ad alcuni abitanti del quartiere centro
cosa ne pensano del fatto che giornalmente la piazza della chiesa è monopolizzata dagli
africani che soggiornano al centro per richiedenti e con nostro stupore abbiamo constatato
che ciò non crea particolarmente un disagio e anzi per molte persone è un occasione di
incontro con altre culture.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
19
anno scolastico 2003/04
2.6. Interviste
Intervista a Marco Galli – responsabile ufficio sociale del Municipio di Chiasso
1. Signor Galli, lei a livello comunale è un gran promotore di iniziative per
l’integrazione degli stranieri nella nostra cultura, crede che gli stessi apprezzino
questo modo di agire?
In questi anni d’esperienza siamo venuti a contatto con svariate decine di persone
straniere che abitano a Chiasso e dintorni. Nella maggior parte dei casi abbiamo trovato
persone volenterose di integrarsi e di darsi da fare attraverso la ricerca di un lavoro.
Alcune siamo riuscite ad impiegarle in programmi occupazionali (p.e. per richiedenti
d’asilo) è l’esperienza è stata oltre modo positiva. Ho in mente il caso di una giovane
donna curda che non riusciva ad esprimersi in italiano e che era triste in quanto si sentiva
molto sola. Vederla ora sorridere è veramente un bel risultato. Il sorriso di queste persone
quando le incontri per strada penso che sia il riconoscimento e la soddisfazione migliore.
Bisogna riuscire a vedere al di là della categoria “straniero” e vedere la persona. Penso sia
stato arricchente per entrambi.
2. A Chiasso abbiamo 1 dei 5 centri di registrazione di asilanti presenti in Svizzera.
A suo modo di vedere questa collocazione crea disagio e paura all’interno della
popolazione?
Il disagio si può venire a creare solo durante quei momenti in cui a causa di forti ondate di
profughi, per esempio l’arrivo di una comunità di nomadi rumeni la scorsa estate e il loro
chiedere l’elemosina per strada era senz’altro una cosa a cui molti non erano abituati. Il
confronto con il diverso è normale che crei disagio, perché ci obbliga a confrontarci
soprattutto con le nostre insicurezze. Di fatto tale presenza oggettivamente non causa
disagi particolari (furti, violenze o altro). Vanno poi forse segnalati la buona volontà di
numerose persone che portano al centro indumenti sempre ben graditi da queste persone.
Potrebbe essere magari un’idea anche per la vostra classe…
3. Se si circola per le vie della città, soprattutto in piazza e alla stazione si nota una
grande presenza di persone straniere, per la maggioranza asilanti. Crede che il loro
ruolo all’interno del territorio sia quello di spacciare droga e rovinare i nostri
giovani o semplicemente passano il tempo senza poter lavorare a causa della legge
che glielo vieta?
Bisogna fare delle distinzioni. Per i primi tre mesi di permanenza i richiedenti d’asilo non
possono lavorare. Le persone ospiti al centro si fermano a Chiasso al massimo tra le due
e le tre settimane: il tempo per inoltrare la loro domanda d’asilo (per questo si parla di
registrazione). Poi a seconda di quote prestabilite, vengono assegnate ai vari cantoni dove
l’iter della domanda si compie. Durante la permanenza al centro non viene concesso loro
neanche un franco. Al centro ricevono il sostentamento e le eventuali spese mediche. È
quindi normale che non possano frequentare dei locali pubblici e che anche il rimanere
sempre al centro dove gli spazi sono relativamente esigui possa rivelarsi relativamente
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
20
anno scolastico 2003/04
stancante. Per questi motivi li possiamo incontrare spesso in quei luoghi pubblici “aperti”
come la piazza e la stazione. Dove hanno la speranza di incontrare magari anche delle
persone che conoscono e condividere un minimo di relazioni sociali. Altro discorso per
quei richiedenti d’asilo che vengono attribuiti al cantone e che magari si fermano anche
per degli anni e per i quali si possono trovare delle soluzioni di integrazione come il
programma occupazionale. Sappiate comunque che una visita al centro di registrazione è
possibile e vale senz’altro più di mille parole…
4. A livello comunale crede ci sia la possibilità di dare agli asilanti la possibilità di
poter svolgere dei lavori, possibilmente retribuiti a favore della città e in modo da
poter guadagnare qualche soldo?
La possibilità esiste e si chiama programma occupazionale. La persona lavora 40 ore allo
stipendio di 100.- franchi alla settimana (!). tale importo si somma al sostentamento
versato dallo Stato (p.e. che ammonta a 450.- franchi nel caso di una persona sola).
Sappiate che anche gli asilanti sono obbligati a pagare il canone tv e la videocavo e quindi
potete capire come queste spese incidano sul loro budget. Nell’ultimo anno abbiamo
organizzato ca. 10 programmi tra casa anziani, asilo, ufficio tecnico, azienda elettrica,
grazie soprattutto alla disponibilità dei vari responsabili comunali. Purtroppo non tutti i
comuni attivano questa possibilità che ha un duplice vantaggio: per il comune che si trova
del personale tuttofare a disposizione a basso costo, ma soprattutto per lo straniero che
ha la possibilità di integrarsi attraverso il lavoro e di rendersi utile, riacquistando maggiore
fiducia e stima in sé stessi. Va detto che secondo alcuni un richiedente d’asilo che non
lavora è un lazzarone e se lavora invece sta rubando il posto ad uno svizzero. A questi
pregiudizi di matrice ideologica bisogna reagire attraverso una politica dell’asilo che riesca
a distinguere i veri richiedenti d’asilo da quelle persone, per fortuna poche rispetto al
numero globale, che invece usano lo statuto d’asilo per poter delinquere, ma che
soprattutto consideri la persona nella sua piena dignità di essere umano.
5. Secondo lei si potrebbe fare di più per gli asilanti o si fa già a sufficienza?
Senza entrare nel merito delle motivazioni che spingono lo stato ad accettare o rifiutare
una domanda d’asilo, penso che l’assistenza agli asilanti è nel nostro paese buona e
rispettosa della dignità della persona. Si potrebbe comunque migliorare e non di poco. A
livello pubblico, bisognerebbe agevolare la possibilità di organizzare programmi
occupazionali e di accedere ad un lavoro anche con un permesso di richiedente d’asilo.
Grazie ad un’occupazione si riuscirebbe ad integrare più facilmente le persone motivate e
magari a togliere anche manovalanza a quelle persone con finalità criminose. Si
potrebbero svolgere anche delle iniziative di volontariato anche per “animare” il tempo
libero di queste persone e farle partecipare alla vita sociale della cittadina. Nel nostro
comune ci è capitato di coinvolgerli in uscite in piscina (per i più piccoli), in corsi di teatro,
cene multi etniche, creazione di una mostra sull’interculturalità. Con un po’ di buona
volontà di può veramente cercare di rompere i pregiudizi e vedere nelle persone straniere
delle risorse che ci permettono di arricchirci e di conoscerci meglio. Ripeto: l’uscire a bere
qualcosa con delle persone con delle esperienze di vita a volte anche pesanti (guerre,
violenze), il riuscire a capirsi nonostante le diversità linguistiche, il guardarsi negli occhi e
riconoscere quello che ci accomuna e quello che ci rende diversi, è un’esperienza che
consiglio a tutti. Magari poi si sentirebbero degli altri discorsi.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
21
anno scolastico 2003/04
Intervista a Tiziana Ferrazzini e Luca Baranzini– Responsabili dell’assistenza
1.Da quanto tempo lei lavora presso il Centro di Registrazione di Chiasso?
Io lavoro da 8 anni al centro di registrazione di Chiasso.
2.Quali sono state le sue esperienze all’interno del centro?
Le esperienze all’interno del centro sono davvero tante, io credo sia difficile parlare di
esperienze positive e negative, qui ogni giorno si vivono esperienze diverse con vari
richiedenti l’asilo con alle spalle ognuno una storia diversa. Inoltre le etnie dei richiedenti
modifica lo status quo. Se devo dire un’esperienza che mi ha toccato in questi 8 anni mi
viene alla mente soprattutto il periodo della guerra nella ex - Jugoslavia dove giornalmente
affluivano centinaia di persone. Durante quel periodo io e i miei collaboratori dovevamo
lavorare senza pensare perché il pensare in certe situazioni ti può bloccare….
3.Il problema più ricorrente quando si parla di asilanti è lo spaccio di droga, lei
crede che la piazza ticinese della droga è monopolizzata dagli stessi?
All’interno del centro il problema non è vissuto in quanto tutte le persone che vi sono
all’interno hanno tutto l’interesse di comportarsi bene e di evitare qualsiasi tipo di problema
con la polizia in quanto lo statuto che li contraddistingue è quello di “richiedente”.
4.Come giudica lei il rapporto tra gli abitanti del centro e la popolazione chiassese?
La popolazione di Chiasso è sicuramente molto aperta verso il centro di registrazione.
All’inizio il centro era situato all’ex lazzaretto, in pratica nel cuore di Chiasso.
Evidentemente quando molte persone vivono in uno spazio ristretto qualche rumore c’era
ma nonostante il lazzaretto fosse circondato da case e palazzi grandi lamentele non sono
mai giunte alla nostra porta.
A Chiasso i nostri africani prediligono la piazza della chiesa ma l’ottima collaborazione
instaurata con la parrocchia ha fatto si che pian pianino tutti gli asilanti possano essere
integrati in varie attività o invitati a cene organizzate dalla parrocchia.
5.L’ambientamento degli asilanti nella nostra città crede sia facile o difficoltosa?
Certo non credo sia facilissimo ambientarsi totalmente in una nuova realtà ma credo che si
faccia tanto affinché loro si sentano a proprio agio. Per esempio tutte le settimane alcuni
dei nostri ragazzi a turni vanno ad aiutare a pulire il Parco della Breggia in cambio di un
pacchetto di sigarette!!!
Un’altra bella iniziativa per favorire l’ambientamento dei richiedenti: la parrocchia di
Chiasso organizza settimanalmente la merenda per i ragazzi….
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
22
anno scolastico 2003/04
6.All’interno del centro che tipo di rapporti vi sono tra gli asilanti?
I rapporti fra gli inquilini del centro sono come in una normale comunità dove all’interno vi
siano più persone, etnie e di conseguenza vari caratteri. Di forti litigi è molto tempo che
non ne capitano e solitamente sono riconducibili a piccolezze dovute per lo più a screzi.
7. Avete rapporti con il Municipio di Chiasso?
Gli unici rapporti che abbiamo con il Municipio di Chiasso sono legati all’immagine di
Marco Galli che è una persona estremamente in gamba e che con mille iniziative cerca di
rendere più limpida l’immagine dell’asilante. Per esempio una bella iniziativa è stata quella
di “Culture in movimento” con dibattiti e mostre.
8. Quali sono i rapporti tra il Servizio Sociale e i richiedenti?
Vi è un rapporto di reciproca stima. Noi siamo persone che lavorano con serietà e la cosa
più importante è cercare un rapporto di fiducia. Di questo noi non possiamo lamentarci,
anzi alcune relazioni create tra noi e loro han portato alcuni richiedenti a piangere la
partenza dal nostro centro!
9. Gli asilanti hanno diritto alla libera uscita?
Tutti i richiedenti hanno diritto ad uscire dal centro in orari ben definiti che sono tenuti a
rispettare rigorosamente. Per rispondere alle affermazioni di chi chiedeva la possibilità di
inserire il coprifuoco rispondo dicendo che i criminali si trovano qui come fuori di qui!
10. Quale è il centro di registrazione più grande presente in Svizzera?
Il più grande centro presente sul territorio è situato a Vallorbe, il secondo è Basilea e noi
siamo molto più piccoli e di conseguenza più famigliari. Questo ci permettiamo di dirlo in
quanto i richiedenti che precedentemente hanno soggiornato negli altri centri ci hanno
portato testimonianze di come di là vi sia un ambiente più teso e rigido.
11. La sicurezza che ruolo svolge all’interno della struttura?
Il ruolo della Securitas è semplicemente di controllo. La società di sicurezza registra le
entrate e le uscite controlla che all’interno non ci siano disordini e basta. Non svolge
mansioni di repressioni ma semplicemente collabora con gli addetti.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
23
anno scolastico 2003/04
Conclusioni
Durante tutta la ricerca ci siamo confrontati con una realtà a noi totalmente nuova. Siamo
arrivati alla conclusione che la Svizzera insieme ad altre piccole nazioni europee è il paese
che ospita il più alto numero di rifugiati in proporzione alla popolazione autoctona.
L’intervista alla signora Tiziana Ferrazzini ci ha fatto capire meglio cosa spinge queste
persone a fare richiesta d’asilo, e ci ha anche fatto vedere in modo diverso e forse più
umano il fatto che queste persone non sono come spesso vengono descritte o accusate
da alcuni giornali locali.
Inoltre, entrando nel centro di registrazione, abbiamo potuto vedere in prima persona
come le persone che ci lavorano sono molto impegnate e appassionate del lavoro che
fanno perché più che una professione è una passione nonostante i responsabili della
struttura ci hanno comunque ribadito che il centro di registrazione non è un’associazione
di beneficenza.
I richiedenti l’asilo, al di là delle eccezioni che purtroppo ci sono sempre, sono persone
che a causa di problemi di guerra, persecuzione o per altri pericoli che corrono vivendo nel
loro paese, in Svizzera tendono ad essere persone spesso corrette, e volenterose di
entrare a far parte della nostra società, per avere o dare un avvenire migliore a se stessi o
ai loro figli.
Purtroppo non bisogna dimenticare che ci sono anche persone che si inventano delle
storie per venire a vivere nel nostro paese, che sicuramente offre un benessere che molti
paesi ci invidiano. Ed è qui che abbiamo potuto costatare che il lavoro di ricerca e di studio
per ogni richiedente d’asilo, è davvero molto difficile e importante, per evitare che persone
che non ne hanno un vero e assoluto bisogno, entrino in Svizzera a scapito di coloro che
effettivamente hanno un assoluto bisogno.
Tutto sommato il nostro lavoro è stato positivo soprattutto perché d’ora in avanti vedremo i
richiedenti l’asilo non come i futuri spacciatori o futuri criminali ma avremo un ottica più
visione più positiva nei loro confronti, perché purtroppo come abbiamo già detto in
precedenza la popolazione è molto condizionata da ciò che detto dai media locali, e
naturalmente quando uno straniero ex richiedente l’asilo commette un reato subito si fa di
ogni erba un fascio.
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
24
anno scolastico 2003/04
Bibliografia:
Siti internet:
www.admin.ch (amministrazione Federale)
www.ufr.admin.ch (Ufficio Federale dei rifugiati)
Asilo in Svizzera
“Una panoramica sul settore dell’asilo e dei rifugiati”
Ufficio Federale dei Rifugiati
3003 Berna – Wabern
Edizione 2001
Editore:
Ufficio Federale Svizzero dei rifugiati
Quellenweg 6
3003 Berna – Wabern
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Appunti presi in classe con Professor Gualtiero Rusca
S. Delea – G. Gargiulo – G. Fonio
25
anno scolastico 2003/04