La festadel Mugello, la pauradi Barcellona
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La festadel Mugello, la pauradi Barcellona
SERVIZI Luca Cari La festa del Mugello, la paura di Barcellona per due volte con Loris Capirossi “in sella” al motomondiale In effetti in sella per due volte si fa per dire, perché nella seconda gara, quella di Barcellona, la cavalcata di Loris Capirossi è stata appena un lampo, disarcionato paurosamente da un tocco sfor tunato di Sete Gibernau. Andando in ordine di tempo, però, viene prima la festa, l’emozione del 4 giugno al gran premio d’Italia, sul circuito del Mugello. Assistere ad una gara del motomondiale è uno spettacolo. È speciale se lo vivi con la squadra vincente, se sei con loro nel box quando la moto di casa passa per prima sulla 25 obiettivo sicurezza SERVIZI La festa del Mugello, la paura di Barcellona linea del traguardo, quando a sentire il suo rombo al rientro tutti scattano in piedi per correre ad abbracciare l’eroe che l’ha condotta fino in fondo. Nel box dell’Aprilia di Jorge Lorenzo, dico. Ancora di più, se stando lì sei riuscito a cogliere almeno un po’ di quello che c’è dietro a quel successo: il lavoro dei meccanici, dei piloti, dei tecnici, dei manager e lo stress e la fatica e l’emozione e la sfinitezza, che anticipano la gioia che si libera dopo il lampo vincente dell’ultimo giro. È questo il senso della festa, consumata in un rito come al solito veloce, appena il tempo di un week-end, con vincitori e vinti consapevoli che, nel bene e nel male, sarà solo per stavolta, perché alla prossima tutto potrebbe rigirarsi. E anche al Mugello, come sempre dove si svolgono gli eventi della società di oggi, sono presenti i vigili del fuoco, per un ser vizio niente affatto scontato, pericoloso per aspetti che sono diversi dal consueto. Perché ad intervenire per un motorino incendiato in quelle zone affrancate da leggi e da morale che stanno in mezzo ai campi, nelle quali comandano bande di sconvolti, c’è da rischiare, specie di notte. Peccato che nel fantastico circo del motomondiale ci sia un’assurdità come questa, perché il resto è davvero uno spettacolo, una gioia da far vivere anche ai più piccoli. Valentino Rossi incontra il piccolo Eraldo 26 obiettivo sicurezza Come in effetti è stato per Eraldo, un bambino gravemente malato, che i vigili del fuoco di Arezzo e di Firenze hanno por tato in visita ad un “dottore” davvero speciale, Valentino Rossi, per tutti the doctor. Dopo averlo accompagnato al paddock del Mugello, i vigili hanno fatto sì che il piccolo incontrasse i suoi beniamini,Valentino compreso. Insomma, una bella cosa, un’emozione grande grande per Eraldo, che si leggeva bene nel luccichio dei suoi occhi scuri. Anche questo è festa, come la corsa. Il pubblico nel giorno della gara è una marea che a guardarla tutta insieme fa impressione: più di novantamila appassionati che ruggiscono ad ogni passaggio, anche al di sopra del rombo infernale di quei motori pieni di cavalli. Per Loris Capirossi è addirittura un delirio. Italiano in sella ad un’italiana, qua gli si rovescia addosso la smania felice d’ognuno, con una tribuna intera dedicata a lui, completamente rossa col bianco a segnare il sessantacinque, il numero della sua moto. Loris, cosa vuol dire per te correre qua con la Ducati, rappresentando in modo così completo l’Italia? È molto bello, entusiasmante. Soprattutto perché erano tanti anni che una moto italiana non regnava nella classe regina. Siamo riusciti nell’intento di tornare a vincere e siamo pronti ad essere protagonisti per tutto il campionato. La passione dei tifosi per questa accoppiata nazionale è evidente e faremo di tutto per non deluderli. Pensate dunque di ripagarli vincendo il titolo iridato? SERVIZI La festa del Mugello, la paura di Barcellona Non ci poniamo limiti. Le cose stanno andando molto bene, siamo partiti col piede giusto, riuscendo a non perdere troppi punti nelle gare difficili e a vincere dove era possibile. Eppoi questo è un campionato davvero interessante, in cui i vincitori si alternano; insomma è un campionato molto aperto, dove tutto è possibile. Noi ci crediamo e lotteremo perciò fino alla fine. Quando Loris dice queste cose è la vigilia della gara italiana, il momento in cui nel box della Ducati si gode per la pole position ottenuta da Sete Gibernau e per il suo secondo posto nella griglia di par tenza. Per il momento Valentino Rossi è dietro, in terza posizione, sempre comunque in prima fila. La speranza che mi confessa Loris è di essere il giorno dopo sul podio. Non parla nemmeno di vittoria, eppure solo per un soffio non sarà alla fine quello il suo premio. Dopo una lotta incredibile, entusiasmante col rivale di sempre, the doctor, che lo precederà d’un soffio davanti allo sventolìo convulso della bandiera a scacchi, coi punti appena conquistati, Loris agguanterà comunque la vetta della classifica del campionato mondiale. E allora per il momento è vittoria: un italiano in sella ad un’italiana a comandare la schiera della moto GP! C’è da essere contenti, perché era da non so quanto tempo che non accadeva. I piloti della Gilera Marco Simoncelli e Simone Corsi con lo scooter VF 27 obiettivo sicurezza SERVIZI La festa del Mugello, la paura di Barcellona Che ne pensi, Loris, della sicurezza in moto? E, soprattutto, cosa ti senti di dire ai tantissimi giovani motociclisti che ti seguono? Per me la sicurezza in moto è uno degli aspetti più importanti. La vita è un dono prezioso e và rispettata, non si può scherzare su questo. In giro ci sono troppe persone incoscienti, che cominciano a pensare solo dopo che le cose sono successe. Invece no, bisogna pensare prima. Ecco perché quando posso dico sempre, specie ai ragazzi: non fate quello che facciamo noi in pista! La strada è molto diversa, ci sono pericoli continui e occorre fare sempre molta attenzione e le regole vanno rispettate. E la sicurezza in pista, come viene seguita? Io faccio parte della safety commission, per la sicurezza nei circuiti di tutto il mondo, e posso dire che c’è molta attenzione per questo aspetto. Addirittura alcuni circuiti che abbiamo ritenuto non sicuri sono stati tolti dal calendario delle gare e le indicazioni che forniamo per migliorare le condizioni vengono seguite fedelmente. Dopo Barcellona, il 18 giugno, è meraviglioso che sia proprio Loris a confermare in modo concreto quanto le condizioni di sicurezza siano migliorate. Lo fa semplicemente alzandosi in piedi, integro, appena dopo una caduta che pareva invece disgraziata. È proprio questa la paura di Barcellona: la caduta. L’inferno si scatena subito, alla par tenza. Si sa che è quello il momento più difficile, perché le moto sono tutte in un mucchio che viaggia almeno a duecento all’ora. È sul lungo rettilineo che precede la prima curva che all’improvviso una vola via, nel mucchio. È un lampo rosso che batte e s’impenna e schizza e rotola sull’asfalto, col pilota, Sete Gibernau, che la segue picchiando duro il capo per terra. È una forza assurda che s’innesca e che prende tutti in un attimo. Brutto. Terribile. Amaro da togliere il fiato. Poi un altro pilota e un altro ancora, Loris Capirossi e Marco Melandri, raggiungono lo spagnolo sul grigio infuocato della pista. E tutti e tre ruzzolano come marionette prive di controllo, pare senza fine, fino a che non s’arrestano invece sulla ghiaia del fuori pista. È il vuoto nell’anima di chi assiste e il tempo si sospende, fino a far diventare gli attimi un’eternità. È il momento in cui i piloti restano a terra immobili, intanto che i ricordi volano lontano, alle storie che si ripetono, Renzo Pasolini, Jarno Saarinen, di recente Daijiro Kato. Stavolta però no, è diverso, tutti si rimettono su dritti. Oddio, in queste faccende c’è sempre qualcosa in più che s’intromette, qualcuno la chiama provvidenza, altri caso, destino. L’una o gli altri vanno comunque aiutati e quello che hanno saputo fare i caschi ben allacciati e le protezioni e le vie di fuga ampie è in questo senso evidente. Fondamentale. Vitale. Anche il dottor Rossi l’ha sperimentato, nel suo patatrac della settimana dopo ancora sul circuito di Assen, in Olanda. È stata di nuovo paura quando 28 obiettivo sicurezza Sua Velocità ha perso il posteriore della moto a duecento all’ora, girandosi poi più volte nella ghiaia della via di fuga: lieve frattura ad un polso e un’infrazione al malleolo e ritorno in pista in un attimo. In moto succede di cadere, capita. E non solo in pista. Figuriamoci allora quello che le protezioni sanno e possono fare tutti i giorni sulle strade. Caschi, tute, guanti, stivali sono veri salvavita per chi viaggia sulle due ruote. E poi i comportamenti. Bisogna pensare a quello che si fa, come dice Loris, finché si è in tempo. E bisogna anche parlare di queste cose, perché vuol dire fare cultura, cultura della sicurezza: col tempo i compor tamenti si riesce a educarli, a renderli sempre più responsabili e sicuri, l’importante è mirare l’obiettivo con impegno. Obiettivo sicurezza, appunto. Ma tornando alla festa, così, anche per chiudere bene, per lasciarsi per un po’ alle spalle la paura. È bellissimo quando l’attesa nel box dell’Aprilia, fatta di ventuno giri di silenzio nella classe 250, di schianto si spezza. Durante la corsa nessuno si sbilancia, neanche se a chiederlo è Paolo Beltramo, anzi Paolone, come lo chiama Guido Meda nelle telecronache di Italia Uno. Anche chi su quel gioiello di moto punta tutto, perché è come una parte di sé, dico l’ingegnere di casa, Luigi Dall’Igna, se ne sta seduto, in silenzio. Durante la gara è solo attesa. Non c’è frenesia, tanto nulla si può fare: conta solo quello che s’è fatto prima e quello di cui è capace di fare Jorge là fuori. Poi, quando il muso segnato dal numero 48 dell’Aprilia, rossa come i mezzi dei pompieri, accarezza per primo la linea bianca della vittoria, scoppia tutto. È festa, festa piena, è il momento in cui il team schizza in piedi, per sfilare esultante là sotto, dove il tempo s’arresta, stavolta per la gioia: ai piedi del podio. Tutti vanno a cogliere il senso del successo. Proprio tutti, perché anche nel mondo delle corse di moto, come in quello dei vigili del fuoco, si lavora, si vince e si perde tutti insieme, c’è la squadra insomma. E così, quello che accade è un liberarsi per un istante uno accanto all’altro dai pensieri di sempre: è un attimo fuggente, in cui ogni cosa diventa eterna ed assoluta. Almeno fino alla volta dopo. SERVIZI La festa del Mugello, la paura di Barcellona I vigili del fuoco anche al GP formula 1 di Montecarlo Un’esperienza davvero interessante quella fatta dall’equipaggio di Drago VF 80, del nucleo elicotteri di Venezia, all’ultimo gran premio di Montecarlo di Formula 1, nata per iniziativa del dipar timento degli Interni del Principato di Monaco con una richiesta ufficiale al dipar timento dei vigili del fuoco italiani: “un progetto sicuramente proficuo - commenta il pilota Roberto Tentellini - soprattutto per il confronto con realtà al di fuori del territorio nazionale, anche nell’ottica di una collaborazione per il soccorso integrato fra gli stati membri della Comunità ed oltre.” Decollato il 24 maggio da Venezia, Drago 80 ed il suo equipaggio, con una unità anestesista/rianimatore della ULSS 12 veneziana, appena raggiunta la città monegasca sono entrati subito a far par te del dispositivo di soccorso predisposto per la gara. L’elicottero individuato per questo speciale servizio è stato un A109 Power, poiché tra gli aeromobili in dotazione alla componente aerea del CNVVF è quello che più si adattava a quanto richiesto dall’autorità del Principato, in termini di operatività e peso massimo al decollo. Un breve briefing in lingua francese per stabilire le procedure, la consegna delle mappe dei punti di atterraggio dei centri ospedalieri di Nizza e Marsiglia e via, in posizione sulla terrazza delle Terme, pronti per il soccorso. Questo ogni mattina, fino al 28 aprile, mentre la sera percorso inverso per riposizionarsi sulla piazzola sopraelevata, posta al 12° piano, sul palazzo della caserma dei “Carabiniers du Prince”. Il ser vizio richiesto a Drago 80, per il quale la stessa autorità monegasca si è fatta carico del suppor to logistico per elicottero ed equipaggio, è stato quello di eliambulanza, svolto insieme ad un elicottero EC 145 della protezione civile francese: per due giorni Drago 80 è stato sulla piazzola delle terme il primo elicottero di soccorso, mentre per i restanti giorni l’ordine è stato inver tito. “Tutto il ser vizio - segnala l’equipaggio, lo specialista Pasquale Di Gioia, l’altro pilota Cristian Durante e il dottor Massimiliano Zelantone - si è svolto in un ambiente di cordiale accoglienza, pur rimanendo sempre un atteggiamento di grande professionalità.” L’elicottero Drago 80 in servizio di soccorso nella città monegasca 29 obiettivo sicurezza