È morto a Lione don Buzzetti maestro di Bibbia
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È morto a Lione don Buzzetti maestro di Bibbia
14 Città L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 7 MARZO 2011 a a È morto a Lione don Buzzetti maestro di Bibbia Giovani in partenza per il mondo con la Caritas Tra i massimi esperti nella traduzione del testo Aveva 67 anni: 17 d’insegnamento in Seminario «Studioso rigoroso e sacerdote entusiasta» BENEDETTA RAVIZZA a Uno studioso attento e appassionato, che ha dedicato la vita alla traduzione della Bibbia. Una persona solare, capace di trasmettere entusiasmo e di affrontare con serenità anche i problemi di salute; piena di progetti e attenta ai giovani. I sacerdoti compagni di Messa e la famiglia ricordano così don Carlo Buzzetti, morto ieri a Lione, dopo aver insegnato per 17 anni al Seminario di Bergamo e 19 al Paf, il Pontificio Ateneo salesiano di Roma. Avrebbe compiuto 68 anni il prossimo 31 luglio. Lo descrivono commossi: «Era rigoroso e buono, soprattutto credeva fortissimamente». gnoleria, per la Parola, per cui aveva un rispetto estremo». Basando il proprio magistero su un’idea centrale: «Che la parola tradotta – aggiunge monsignor Carrara – deve rendere per il lettore di oggi la stessa ricchezza, lo stesso effetto che provocava nel lettore di duemila anni fa. Per questo don Carlo diceva che la Parola non solo va tradotta, bensì "transculturata"». Un impegno, quello dell’esegesi, che «Anche in questi giorni di buio, c’è la luce della Chiesa» «Traduttore rigoroso» Il nome di don Carlo Buzzetti, tra le massime autorità in Italia nell’ambito della traduzione biblica, è legato soprattutto alla redazione della Bibbia intercofessionale in lingua corrente, edita una ventina di anni fa. Nato nel 1943 a Bergamo, cresce in una famiglia numerosa (sette fratelli). Dopo la maturità scientifica al liceo Lussana e la maturità magistrale, frequenta Teologia e nel 1967 viene ordinato sacerdote. Inizia quindi a specializzarsi negli studi biblici e il suo percorso spirituale lo porta a entrare nella famiglia dei Salesiani. «Sin dalla tesi, intitolata "La Parola tradotta" – ricorda monsignor Alberto Carrara – don Carlo ha dimostrato una sensibilità all’analisi minuta, al limite della pi- DON CARLO BUZZETTI BIBLISTA aveva portato don Carlo a viaggiare molto per specializzarsi, anche nella lingua inglese. «Don Carlo – aggiunge un altro compagno di Seminario, don Giancarlo Bresciani, parroco di Curno – ha lavorato tanto con i protestanti per la traduzione corrente del Nuovo Testamento e ha girato diverse nazioni dell’Est dopo la caduta del Muro di Berlino». Non solo: come «translation consultant» (consulente di traduzione) per l’Europa ha aiutato gruppi di studiosi impegnati in svariate tradu- zioni tra cui quelle basche, khmer, romene e slovacche. Volontario di Giovani per il mondo a «Due settimane che han«Persona solare» Ma don Carlo non era solo un tecnico rigoroso della lingua e un esperto di testi sacri. «La mia classe ha mantenuto l’abitudine di ritrovarsi per momenti di fraternità sacerdotale – ricorda monsignor Carrara – e in queste occasioni don Carlo si è sempre dimostrato aperto e gioviale». Come conferma don Bresciani: «L’entusiasmo era il tratto della sua vita, piena di progetti. Appena finiva una cosa, ripartiva con un’altra». Lo stesso entusiasmo che da circa due anni lo aveva portato dai Salesiani di Lione. «Qui – spiega il fratello Giacomo – aveva un ruolo di supervisore, seguiva giovani che provenivano da tutto il mondo e organizzava convegni. "Sto cercando un posto comodo per far incontrare i cattolici", diceva. Ecco, mio fratello non ha mai perso questo sguardo sul mondo e questo entusiasmo. Era una persona pulita, rigorosa e buona, ma soprattutto credeva fortissimo nella Chiesa. "Anche in questi giorni di buio – ripeteva – c’è ancora la luce della Chiesa, bisogna lavorare dall’interno perché c’è la possibilità di cambiare"». Don Carlo lascia la mamma Diamante (che vive a Torre Boldone) e i fratelli Aldo, Sandro, Mariella, Giacomo e Lia (il padre e la sorella Anna sono scomparsi qualche anno fa). I funerali non sono ancora stati fissati. ■ no cambiato la mia vita». «Pensavo di dare qualcosa all’altro e invece ho ricevuto di più io». E ancora: «Ho superato le mie paure, i miei pregiudizi, grazie all’incontro con un ragazzo autistico indiano e l’aiuto della chitarra per fare amicizia». Antiche bibbie ebraiche in mostra Il rettore A Don Pezzoli: insegnante preciso, parlava al cuore A Monsignor Pasquale Pezzoli, rettore del Seminario vescovile di Bergamo, nel 1985-86 è succeduto nella cattedra di Introduzione ed esegesi del Nuovo Testamento a don Carlo Buzzetti, che era stato suo insegnante. «Di lui – dice monsignor Pezzoli – ricordo il gusto per la traduzione, l’attenzione alla Parola, la grande passione per la precisione e la chiarezza, che non significavano riduzione semplicistica, ma capacità di parlare al cuore delle persone». Il rettore ricorda come don Carlo - du- a R. Av. a Il vescovo tra gli immigrati «Siete speranza per la città» a «Il vostro coro di voci di diverse lingue, nazioni e tradizioni può diventare segno di speranza e profezia per la città. Spero che tanti bergamaschi vengano tra voi in questa chiesa per testimoniare la cattolicità della Chiesa». Ieri a mezzogiorno, nella chiesa di San Leonardo, il vescovo Francesco Beschi ha incontrato la comunità internazionale di Bergamo, composta da sudamericani, africani e asiatici. È stato accolto da un canto in lingua spagnola, al suono di strumenti sudamericani. Erano presenti persone di ogni età e interi nuclei familiari. «Siamo felici della sua visita – hanno detto due giovani boliviane salutando il vescovo –. Ci riuniamo per proclamare le meraviglie di Dio nella nostra lingua, perché il Vangelo è messaggio universale. In modo semplice ma sincero la comunità internazionale si sen- rante l’insegnamento negli Anni Settanta - si facesse portatore «dell’aria di rinnovamento dell’esegesi di quel periodo». E soprattutto ne mette in evidenza il grande lavoro per la redazione della Bibbia inteconfessionale: «Non solo perché fu un lavoro a livello ecumenico, ma anche perché venne applicato il metodo delle "equivalenze dinamiche". Ovvero non venne eseguita una traduzione letterale, parola per parola, ma venne resa in lingua moderna quella del testo biblico». BE. RA. Andrea, Cristina e Alberto sono solo alcuni dei 350 ragazzi bergamaschi che in questi anni hanno fatto un’esperienza di volontariato all’estero con il progetto «Giovani per il mondo» della Caritas diocesana. La sala Angeli della Casa del Giovane, venerdì scorso, era piena di ragazzi, tra i 18 e i 35 anni, interessati all’edizione numero dieci di «Giovani per il mondo». Una serata organizzata dalla Caritas per presentare le mete, dove nel mese di agosto i giovani volontari potranno fare un’esperienza di vita, ancor prima che di servizio. Quest’anno i volontari potranno scegliere di impegnarsi in Abruzzo (a Paganica dove la Caritas Bergamo ha ricostruito la chiesa, dopo il terremoto del 2009), Scutari (Albania), Arugolano (India), Gunung Sitoli (Indonesia), Peje/Pec (Kosovo) e Anivorano (Magadascar). Le attività sono le più svariate, a seconda del contesto, ma soprattutto si tratterà di fare animazione a bambini e ragazzi: in Albania, per esempio, si organizza una sorta di Cre ed è atteso dai bambini locali come l’evento dell’anno. ■ La Messa in San Leonardo per la comunità internazionale FOTO COLLEONI te inserita nella nostra Chiesa di Bergamo». Il vescovo ha risposto subito ai saluti. «Grazie per le vostre bellissime parole. Questa Messa è sotto il segno dell’universalità e della partecipazione alla vita della Chiesa di Bergamo. Grazie per la vostra testimonianza di fede nonostante la lontananza dai Paesi dove l’avete ricevuta. Conservate nella nostra terra le vostre tradizioni religiose, che sono un legame costante con i vostri Paesi lontani. Ditelo ai vostri giovani». «Il Vangelo è roccia» All’omelia, monsignor Beschi ha commentato il Vangelo del gior- no (l’uomo saggio costruisce la casa sulla roccia, non sulla sabbia). «Il Vangelo è roccia. Non basta conoscerlo, bisogna attuarlo nella vita pratica. Oggi corriamo due rischi. Il primo è accentuare forme di fede ininfluenti sulla vita. Il secondo è identificare la fede in tante opere, riducendo il Signore a ornamento. Bisogna invece vivere la meraviglia di fronte all’amore di Dio». Il vescovo ha ricordato il suo recente pellegrinaggio in Libano. «Ho visto persone che aiutano famiglie povere, nonostante queste ultime in passato avessero ucciso famigliari di quelle persone. Carissimi, la vostra comunità esprime la cattolicità della Chiesa, dove tutti sono di casa e si sentono a casa». Al vescovo è stato donato un album fotografico con immagini di vita della comunità internazionale. I canti sono stati eseguiti in lingua spagnola, francese e filippina, mentre le letture sono state proclamate in spagnolo, inglese e italiano. Tra i concelebranti don Massimo Rizzi, direttore del Segretariato migranti. ■ Carmelo Epis Addio a Migliorini geometra dell’Aler poi Aler, è stato nominato responsabile dell’ufficio programmazioni. In pratica ha sempre seguito i cantieri e l’andamento dei lavori. Giunto all’Aler agli iniOriginario di Carona, zi degli Anni Sessandove verrà sepolto, da ta, è stato dunque tempo abitava in via uno dei protagonisti Murri, nella zona di del cosiddetto perioValtesse. La sua scomdo d’oro dell’edilizia parsa ha lasciato nel residenziale pubblidolore la moglie Gianca». na e il figlio Alberto. Il «Era una persona funerale avrà luogo riservata – ha aggiunoggi alle 14 nella parto – ma anche dotata rocchiale di San Codi un forte attaccalombano. «Come col- Giuseppe Migliorini mento al lavoro e di lega – lo ha ricordato spiccate doti comuniVinicio Sesso, dirigente ammini- cative. La sua esperienza ha rapstrativo dell’Aler – l’ho conosciu- presentato un punto di riferito nel 1983 e ho continuato a fre- mento notevole per le generaquentarlo fino a quando è anda- zioni che si sono succedute nelto in pensione nel 2004. Dopo l’Aler». «Giuseppe era un geomeaver svolto per molti anni il ruo- tra dotato di grande preparaziolo di direttore dei lavori di mol- ne», ha sottolineato Aniello tissimi fabbricati costruiti in Manzi, ex direttore dell’Aler. ■ città e in provincia dall’ex Iacp Francesco Lamberini a A seguito di un’improvvisa malattia è morto Giuseppe Migliorini, 74 anni. Ha avuto ruoli di notevole rilievo nell’Aler di Bergamo.