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n° 354 - marzo 2012
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Una sintetica esposizione riassume il percorso pittorico americano nel XX secolo
In Italia, l’esperienza pittorica americana del Novecento non era stata finora ricostruita in tutta la sua interezza. La mostra “Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo”
al Palazzo SUMS di San Marino, aperta
fino al prossimo giugno, tenta proprio di ricomporre quel percorso rileggendolo attraverso i nomi celebri che hanno contribuito a crearlo.
Nel passare in rassegna le tappe fondamentali, il percorso si apre col caposcuola dei realisti, Edward Hopper che, con un silenzio e un’immobilità quasi metafisica, offre uno spaccato dell’ambiente statunitense tra
gli anni Venti e Quaranta singolarmente suggestivo; accanto, la visione
della vita rurale di Thomas Hart Benton e le aride scene di Georgia O’Keeffe, ispirate al deserto presso Sante
Fe.
A questa prima fase segue quella della
grande astrazione americana, suddivisa in una parte più gestuale e una
in cui il colore sembra disteso in modo
da indicare il senso della costruzione
e della forma. Non manca il maggior
rappresentante, il maestro dell’Action
Mark Rothko: n. 19 - Hartford,
CT, Wadsworth Atheneum
Edward Hopper: Emporio - Boston, Museum of Fine Arts
Painting, Jackson Pollock con le sue
celeberrime sgocciolature, espressioni
di grande tensione e drammaticità e
Franz Kline, che con i suoi larghi gesti esprime gli spazi, le contraddizioni, ma, allo stesso tempo, anche la
Morris Louis: Sfumatura dirompente
Boston, Museum of Fine Arts
Arshile Gorky: Strada di Good Hope
Boston, Museum of Fine Arts
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bellezza della metropoli.
Su un registro intermedio si gioca
sopra Franz Kline: Tentativo 1
Boston, Museum of Fine Arts
a lato Andy Warhol: Jackie
Hartford, CT, Wadsworth Atheneum
l’opera di Arshile Gorky che, su grandi
superfici spesso monocrome, lavora
sul segno e sulle forme fluttuanti che
emergono nel traboccare di immagini
simultanee e nel cromatismo spiccato
di una realtà mutante, grassa e brutale. Mark Rothko, Sam Francis e
Morris Louis traducono un’esperienza
tutta concentrata sul colore: si passa
dall’astrazione di Rothko fatta di
grandi campi colorati, nei quali forme
geometriche elementari dialogano
con una sottile ricerca di rapporti cromatici, alla pittura liquida di Francis fatta di colori primari che fluttuano liberi nel bianco o si organizzano in strutture più costruite, fino
alle tinte diluite di Louis lasciate correre lungo la tela, guidate solo dall’inclinazione impressa.
Tappa immancabile è quella relativa all’esperienza della Pop Art, rappresentata dai più celebri artisti, Andy
Warhol e Roy Lichtenstein. Del primo
un pezzo di grande potenza suggestiva della serie dedicata a Jacqueline
Kennedy, affettuosamente Jackie, ritratta nella versione sorridente e glamour di una donna simbolo, ma con
colori innaturali e aggressivi che caricano del presagio della morte un at-
Wyeth Andrew: Sloop Day - Adelson Galleries and Frank E. Fowler
timo di serenità.
Un doveroso omaggio è reso anche a
Andrew Wyeth, che straordinariamente si riconnette al realismo di
Hopper. La sua opera, sostenuta da
un esemplare controllo tecnico e gusto cromatico, ritrae gli austeri paesaggi rurali americani con particolare
partecipazione sentimentale: le sue
facciate di case di provincia, bianchissime nella luce del sole, sono la quintessenza di una visione ancora eroica
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della pittura.
La mostra si chiude con uno dei maggiori esponenti del graffitismo internazionale, colui che ha rappresentato
la cultura di strada newyorkese degli
anni Ottanta: Keith Haring. La ras-
segna di San Marino si configura quindi
come un interessante tentativo di fornire una ricostruzione della vicenda
pittorica statunitense lungo tutto
lo scorrere del secolo.
francesca bardi