La ricerca amatoriale delle supernovae

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La ricerca amatoriale delle supernovae
Giancarlo Cortini – Stefano Moretti
La ricerca amatoriale
delle supernovae
Come scoprire e studiare la morte violenta delle stelle
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GRUPPO
EDITORE
1
S.r.l
“ANNO INTERNAZIONALE DELL’ASTRONOMIA”
La Collana “Anno Internazionale dell’Astronomia” è stata creata
per celebrare il 2009, proclamato International Year of Astronomy
(IYA2009) dall’Assemblea Generale dell’ONU, nella ricorrenza del
IV Centenario del primo utilizzo del cannocchiale nell’osservazione
del cielo, dovuto a Galileo Galilei.
La Collana comprende sei volumi, dedicati ad altrettanti argomenti
della ricerca astronomica, ognuno dei quali è stato preparato da
esperti del settore:
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Piero Bianucci: Viaggio verso l’infinito. Le sette tappe che ci hanno
svelato l’Universo
Piero Galeotti: Le stelle: fucine della vita. Dalla nascita delle stelle
alla vita nell’Universo
Mario Di Martino: Nani del Sistema Solare. Tra pianetini e comete
Piero Bianucci - Mario Di Martino: Destinazione Luna. Dal primo
sbarco dell’uomo alle future colonie
Cesare Guaita: I giganti con gli anelli. Le rivoluzionarie scoperte
sui pianeti esterni
Walter Ferreri e Piero Stroppa: Super-Occhi per scrutare il cielo.
Gli strumenti per l’astronomia di oggi e di domani
Approfondimenti e aggiornamenti dei temi affrontati in questi volumi
si possono trovare sulle riviste mensili Nuovo Orione (www.orione.it)
e le Stelle (www.lestelle-astronomia.it), disponibili nelle edicole tutti
gli ultimi giovedì del mese.
Direttore della Collana: Piero Bianucci
Coordinatore redazionale: Piero Stroppa
Il logo dell’IYA2009 è utilizzato per cortese autorizzazione dell’INAF
(Istituto Nazionale di Astrofisica), Nodo Nazionale dell’International
Year of Astronomy 2009 (www.astronomy2009.it)
In copertina
Indicata dai segmenti bianchi, la supernova SN 2004et scoperta da S. Moretti il
27 agosto 2004 nella galassia NGC 6946 in Cefeo, distante 18 milioni di anni luce
(Osservatorio di Bastia - ARAR, Ravenna).
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Giancarlo Cortini – Stefano Moretti
La ricerca amatoriale
delle supernovae
Come scoprire e studiare
la morte violenta delle stelle
A mio padre Ivo,
che mi ha sempre sostenuto e aiutato
con infinito amore
Giancarlo Cortini
Questo volume è stato stampato nel mese di gennaio 2009
da Rotolito Lombarda
per conto di Gruppo B Editore Srl, Milano
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SOMMARIO
Prefazione
6
Introduzione
7
Capitolo 1.
Storia della ricerca delle supernovae
11
Capitolo 2.
Quando esplode una supernova
25
Capitolo 3.
Le strategie di ricerca delle supernovae
39
Capitolo 4.
Strumenti e metodi di ricerca
49
Capitolo 5.
Le procedure di verifica
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Appendici.
Appendice 1
Liste di galassie da sorvegliare
79
Appendice 2
Bibliografia
91
Appendice 3
La ricerca delle supernovae in internet
93
Appendice 4
Glossario
94
5
PREFAZIONE
E
rano anni che avevamo in animo di scrivere un manuale sulla ricerca amatoriale delle supernovae; qualcosa che potesse fungere
da riferimento per un po’ tutte le tipologie di astrofili interessati
all’argomento, indipendentemente dalle esperienze maturate nel settore.
Vinti gli iniziali timori nell’affrontare un simile compito, abbiamo sentito
forte l’esigenza di trasmettere su carta quello che avevamo sperimentato
durante la nostra attività di ricerca.
Pensiamo, infatti, sia molto importante, oltre che gratificante, operare una
corretta divulgazione di quanto si sta realizzando, e di quello che più ci
entusiasma nel fare astronomia.
Forti di una lunga “gavetta” di divulgazione orale operata su vari fronti
(conferenze pubbliche, incontri serali nell’associazione, serate osservative,
didattica nelle scuole), abbiamo radunato le varie componenti di quello
che rappresenta, da oltre 17 anni, la nostra attività astronomica primaria.
Un passo alla volta, ha così preso corpo questo lavoro, che - è importante
ricordare - ha potuto vedere la luce grazie all’aiuto di alcune persone che
ci hanno sostenuto e incoraggiato sin dagli inizi; in particolare vogliamo
ringraziare:
- Il dott. Massimo Turatto (astronomo dell’Università di Padova), per i
fondamentali riferimenti teorici, per le indicazioni e i suggerimenti che ci
ha gentilmente offerto;
- i prof. U. Munari ed E. Cappellaro, dello stesso Istituto, e il prof. T. Zwitter dell’Università di Lubiana.
- Il dott. Angelo Faggiano e il dott. Piero Stroppa (Gruppo B Editore), che
hanno creduto nella nostra proposta già dai primi contatti.
- Salvatore Tomaselli (l’Osservatorio Ca’ Bionda e le Fattorie Faggioli),
per la disponibilità offerta.
- Stefano Antonellini e Stefano Mambelli (Gruppo Astrofili Forlivesi “J.
Hevelius”).
- L’ARAR di Ravenna per il grande contributo offerto e la disponibilità
del suo osservatorio so- ciale.
Infine, le nostre mogli Manuela e Marzia, poiché senza il loro sostegno
questo manuale avrebbe difficilmente preso forma definitiva.
Un saluto anche a Chiara Moretti, che è orgogliosa del suo papà “stellare”…
Alla base di tutto, rimane sempre il nostro sconfinato amore per il cielo,
con la sincera convinzione che l’attività che stiamo portando avanti arricchisca le nostre vite.
Giancarlo Cortini e Stefano Moretti
6
INTRODUZIONE
P
er molti astrofili, l’attività pratica non professionale rispecchia, spesso, il cammino evolutivo che ogni persona sperimenta nella propria vita a vari livelli.
Con ciò intendiamo dire che non è certo raro, per i non professionisti, iniziare a osservare il cielo per il solo puro piacere di farlo: è
la prima grande esperienza sul campo, che indica l’eventuale evoluzione futura che potremo vivere.
Molti continuano, con diversi gradi di impegno e passione, a osservare ciò che si muove oltre l’atmosfera del nostro pianeta; possiamo chiamare questi ultimi: astrofili visualisti.
Altri, per i più disparati motivi, iniziano a cercare oggetti e a seguire fenomeni diversi da quelli che ci sembrano eterni e immutabili.
C’è un passaggio, quindi, da un tipo di astronomia contemplativa a
un tipo di astronomia più specialistica (sempre non professionale),
ossia di studio e di ricerca.
Da decenni gli amatori delle cose celesti danno un notevole contributo alla scienza astronomica con la loro costante attività, come lo
studio delle fenomenologie legate a particolari oggetti celesti, definiti peculiari per il loro carattere mutevole e imprevedibile (attività delle atmosfere planetarie, attività solare, cometaria, variabilità
stellare); oppure la ricerca di quei corpi di difficile individuazione
per le loro ridotte dimensioni (gli oggetti minori del Sistema Solare), o dall’apparenza effimera, transiente: comete, stelle variabili,
novae, supernovae.
In questi ultimi campi di attività, molti astrofili si sono buttati proprio anima e corpo, specialmente negli ultimi 15 anni, da quando
l’evoluzione tecnologica ha compiuto una vera rivoluzione in tutti
gli ambiti scientifici.
Ci riferiamo, soprattutto, allo sviluppo commerciale dei rivelatori elettronici allo stato solido che hanno permesso, ai non professionisti (ma anche gli astronomi) un salto di qualità nella ricerca
che era del tutto impensabile fino a due decenni fa. Ma anche allo
sviluppo di internet, che consente di scambiare dati e immagini in
tempo reale tra ogni parte del mondo, consultare archivi, condividere risorse che in precedenza erano di difficile accesso.
I famosi sensori CCD, seguiti dalle reflex e telecamere digitali,
webcam e spettrografi, hanno anche compensato il netto degrado
che il cielo ha purtroppo sofferto un po’ dovunque, specialmente
nelle zone ad alta densità abitativa ed elevato sviluppo economi-
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co–industriale.
In questo modo, l’attività degli astrofili ha subito una forte evoluzione, con importanti conseguenze, anche se si è forse persa
quell’aura di magia e di spirito di frontiera che pervadeva la pura
contemplazione della volta celeste, e che animava di entusiasmo
coloro che, con buona dose di pazienza e perseveranza, stimavano
a occhio il mutare di splendore delle stelle variabili o che perlustravano la sfera celeste alla ricerca di asteroidi, comete, stelle novae e supernovae.
Ed è proprio della ricerca delle supernovae che tratteremo in queste pagine; un’attività che appassiona così tanti di noi perché, come
ci auguriamo di trasmettere ai lettori, riunisce in sé il piacere di
ottenere immagini di quegli oggetti del profondo cielo che da sempre ci fanno sognare, le galassie, e l’interesse per tentare di trovare
qualcosa di nuovo nei cieli.
Perché, probabilmente, questa è la spinta interiore che fa la differenza: la ricerca di ciò che non conosciamo, che non possiamo
prevedere come sarà e come evolverà.
Non dobbiamo correre il rischio, però, di mitizzare queste ricerche, che per noi astrofili rimangono sempre nettamente distinte da
quelle professionali: svolgere queste attività, in pratica, non è difficile; inoltre, occorre capire che anche chi non ha ottenuto risultati
straordinari ha in ogni caso svolto il proprio ruolo nella ricerca
astronomica, dove in certi casi le osservazioni negative hanno im-
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portanza come quelle che portano alle scoperte.
Fondamentalmente, queste ricerche ci appagano e ci divertono, e
in fondo questo è ciò che cerchiamo da un hobby, anche se svolto
in maniera intensa e impegnativa. Vediamo con gran disagio coloro che si prendono troppo sul serio e ci sentiamo vicini a chi, con
umiltà, si avvicina prima all’astronomia e poi alla ricerca, senza
pretese di “professionismo”, tenendo sempre ben presenti i propri
limiti e mantenendo un’emozione particolare e appagante di fronte ad un cielo stellato.
Ecco, allora, lo scopo di questo manuale: un riferimento per chiunque voglia addentrarsi nella ricerca amatoriale di supernovae extragalattiche, dove saranno affrontati molti aspetti tipici di questa
attività con l’uso di mezzi amatoriali; illustreremo le teorie sulle
quali è basata la ricerca stessa e i metodi con i quali può essere
intrapresa.
Non vogliamo entrare, in maniera approfondita, in argomenti prettamente teorici, poiché questi possono essere rintracciati in pubblicazioni specifiche: speriamo invece che chiunque possa trovare,
in queste pagine, ragguagli pratici e riferimenti utili per intraprendere al meglio questa stupenda attività.
Saremo ben lieti, infine, se ci verranno segnalati quei punti da sviluppare e migliorare ulteriormente, nonché eventuali errori e manchevolezze.
Auguriamo una buona lettura, e soprattutto:
buona fortuna nella ricerca!
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Capitolo 1
STORIA DELLA RICERCA DELLE SUPERNOVAE
La ricerca professionale
La ricerca delle supernovae non è certamente un’attività astronomica di vecchia data; anzi, potremmo dire che è una delle più
recenti tra le discipline di ricerca, semplicemente perché le supernovae non sono state conosciute come tali fino a una settantina di
anni fa.
Da secoli gli astronomi, anche prima dell’invenzione del telescopio,
avevano notato che alcune stelle variavano la propria luce nel tempo, e in certi casi si osservavano addirittura stelle che apparivano
di colpo, per poi svanire apparentemente nel nulla dopo un certo
periodo.
Una ripresa del Telescopio Spaziale Hubble che mostra il residuo (SNR) della supernova osservata nel Da qui, giustamente,
1885 nella galassia di Andromeda, quando raggiunse derivò il termine di
la magnitudine di 5,85.
stella “nova”, che resistette fino agli inizi del
secolo scorso per qualunque fenomeno di
questo tipo.
Esemplare, a questo
proposito, fu il caso
della nuova stella apparsa nel 1885 in M31
(NGC 224), che allora
era nota come “Grande Nebulosa di Andromeda”, poiché non era
ancora stata compresa
la natura delle galassie
esterne alla Via Lattea;
c’era così chi riteneva
la stella ospite come un
astro formatosi verso il
centro della nebulosa,
e chi pensava invece
a un semplice effetto prospettico creato
sempre da una stella
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La progressione nel numero di scoperte di supernovae, suddivise per
decadi.
nova appartenente alla
nostra Galassia.
Così rimasero le cose
per altri 40 anni, fino
a quando le ricerche
dell’astronomo americano E. Hubble non
rivoluzionarono totalmente il concetto di
“nebulosa a spirale”:
si trovò, in pratica, che
M31 non poteva certo
appartenere al nostro
La supernova SN 1999gb nella galassia sistema galattico, dato
NGC 2532, 3 gennaio 2000 (Stefano Mo- che ne venne calcolata, dallo studio della
retti, Oss. Monte Gemelli).
luce delle sue stelle
variabili Cefeidi, una
distanza (per l’epoca)
abissale: 750.000 anni
luce, ben oltre i confini
estremi della Via Lattea!
In questo modo, si trovò di colpo enormeIl numero di scoperte di supernovae per anno, negli mente allontanata da
ultimi 15 anni.
noi anche la brillante
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nova in M31, che era stata chiamata S And, come si addiceva a una
ordinaria stella variabile. Come risultato immediato, si ottenne per S
And una luminosità di oltre 400 milioni di volte quella del Sole (ben
1500 volte la luminosità della più famosa nova di inizio secolo, la Nova
Persei 1901, denominata anche GK Per).
Per questo, e grazie ai successivi sviluppi teorici della moderna astrofisica (già dai primi Anni 30 erano state scoperte le reazioni termonucleari, che giustificavano finalmente le ingenti energie prodotte dalle
stelle per tempi di miliardi di anni), alcuni astronomi si convinsero
presto che ci si trovava di fronte a un nuovo fenomeno fisico, in pratica
a delle novae eccezionalmente luminose.
La “nascita” delle supernovae
Fu l’astronomo americano di origine svizzera Fritz Zwicky (18981974), a coniare il termine appropriato di “super-nova” (SN nelle
sigle) a intuire l’importanza di una ricerca sistematica di questi eccezionali fenomeni celesti.
Usando telescopi a grande campo (di 25 e 45 cm di diametro), Zwicky fu il pioniere della ricerca professionale delle supernovae. Fino
agli Anni Trenta, erano stati trovati pochi eventi particolarmente
brillanti, collocati in grandi galassie luminose, quindi relativamente
vicine. Successivamente, la ricerca continuativa di Zwicky si estese a
un numero molto ampio di galassie, anche molto distanti, e il risultato fu impressionante: ne scoprì ben 121 dal 1936 al 1973 (in 37 anni),
quando invece, fino al 1935 (cioè in 50 anni dal lontano 1885), ne erano state rilevate solo 23, e sicuramente molti eventi cospicui vennero
persi per sempre.
Di supernovae ne apparivano perciò molte, dislocate un po’ in tutte
L’astronomo americano di le galassie, a qualunque distanza; ma i mezorigine svizzera Fritz Zwi- zi professionali a disposizione di tale ricercky (1898-1974).
ca non si svilupparono proporzionalmente,
se non fino ad alcuni anni dopo la seconda
guerra mondiale.
In particolare, dopo il 1958, negli USA si resero disponibili i grandi telescopi Schmidt di
Monte Palomar, che diedero nuovo vigore a
tale ricerca, grazie al loro ampio campo fotografico, alla migliorata qualità delle lastre
(non erano così più necessari tempi lunghi
per ottenere immagini utili per la ricerca) e
a un crescente numero di astronomi dediti a
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questa attività.
Parallelamente, dopo Zwicky,
la ricerca fu così proseguita da
altri grandi personaggi, come
C. Kowal in America, P. Wild e
M. Lovas in Europa.
In Italia, la ricerca di supernovae fiorì agli inizi degli Anni
60, grazie soprattutto al lavoro
del prof. Leonida Rosino, che
con gli Schmidt dell’Osservatorio di Asiago ne scoprì oltre
una ventina (dal 1960 al 1979)
e che contribuì a creare una
scuola di ricercatori, nel nostro
Paese, di tutto rispetto, in particolare nell’ambito dell’Università di Padova.
Il prof. Rosino, ci piace ricordarlo, non è stato solo un grande astronomo, che ha compiuto ricerche di supernovae e di novae, ma è stato
sicuramente un maestro per molti astronomi più giovani: abbiamo
avuto il piacere di conoscerlo e di incontrarlo varie volte, rimanendo
colpiti dalla sua genuina passione e dedizione per l’astronomia e - anche in età avanzata - da un entusiasmo e da una vitalità invidiabili; da
allora, conserviamo un suo ricordo caro e prezioso.
La supernova SN 2004A nella galassia NGC
6207, 24 giugno 2004 (S. Moretti e M. Garoni, Oss. Di Bastia).
Lo stato attuale della ricerca
Una rivoluzione nella ricerca delle supernovae si è verificata negli
ultimi 25 anni, con l’avvento delle nuove tecniche automatiche di
ricerca (grazie allo sviluppo dell’elettronica) e con l’uso sempre più
diffuso dei sensori allo stato solido (i famosi CCD), che hanno definitivamente spodestato le oramai gloriose ma limitate lastre fotografiche, rimaste ancora in uso ai soli telescopi Schmidt.
Questi nuovi strumenti e metodi innovativi hanno potenziato la ricerca in modo molto forte, grazie anche a una maggior diffusione
degli osservatori impegnati in tale attività: sono nati nuovi gruppi di
ricerca, che svolgono un lavoro molto intenso e continuativo, grazie
anche al “controllo remoto” del telescopio, sia con strumenti mediopiccoli (70-80 cm), sia con telescopi di grande diametro (2,5–3 metri).
Il gruppo di Berkeley (California), quello di Perth (Australia), il BAO
(Cina), il Lick Observatory Supernovae Search (LOSS), il LOTOSS, il
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QUEST e l’ESSENCE non sono che alcuni dei team più attivi, con
centinaia di scoperte solo negli ultimi 14-15 anni, grazie a rassegne
molto veloci su numerosissime galassie per notte, privilegiando la
quantità di oggetti tenuti sotto sorveglianza.
Anche gli astronomi J. Mueller, R. Antezana, C. Pollas e R. Mc Naught hanno raggiunto un elevatissimo numero di scoperte.
Gli ultimi 12 anni hanno visto poi il nascere di gruppi di ricerca di
avanguardia per studi sulle supernovae molto distanti: il Progetto
High Z Team e il Supernovae Cosmology Project sono tra i più conosciuti nello studio dell’evoluzione dell’Universo.
Tutto ciò ha portato, come ovvia conseguenza, a un incremento esponenziale del numero di supernovae scoperte: si è passati da una media di 30 scoperte/anno (1988–1990) a 60–70 nel 1991, 1992 e 1995,
per salire a 163 nel 1997 e 1998, 206 e 184 rispettivamente nel 1999 e
2000; infine, nel 2002 sono state scoperte ben 334 supernovae, con gli
ultimi tre anni record: il 2005 (367 scoperte), il 2006 (554 scoperte)
e infine il 2007 (584 scoperte). Complessivamente, al 31 dicembre
2008, sono state scoperte ben 4859 supernovae!
La ricerca amatoriale delle supernovae
A differenza della ricerca professionale, iniziata più di 70 anni fa, la
ricerca amatoriale delle supernovae è più “giovane”: la prima scoperta fu infatti ottenuta nel 1957 da prof. Giuliano Romano dal suo
osservatorio di Treviso, con mezzi non professionali (ovvero in una
struttura e con una strumentazione private, al di fuori del controllo
diretto o indiretto da parte di strutture pubbliche professionali).
Il prof. Romano ottenne la scoperta della stella ospite nella luminosa galassia ellittica M84 il 18 maggio di quell’anno, tramite l’uso
della fotografia, allora il metodo più diffuso. La seconda scoperta
portò sempre la sua firma, nel 1961, con la stessa tecnica e lo stesso
strumento, nella galassia NGC 4564.
Sette anni più tardi, nel luglio del 1968, fu un astrofilo sudafricano
a cogliere una supernova brillante nei pressi del nucleo della cospicua galassia M83, questa volta con il metodo visuale: John Bennett,
noto soprattutto per la successiva scoperta della brillante cometa
del 1970.
Trascorsero altri 11 anni, prima che un altro dilettante, Gus Johnson, scovasse visualmente un’altra stella nei pressi di una galassia
molto conosciuta, M100; e anche quest’ultima, come le prime tre,
era molto brillante, raggiungendo la magnitudine visuale +11,3 circa.
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In quei 22 anni, come si può capire, le scoperte “amatoriali” erano
una rarità; in parte, derivavano da una buona conoscenza dei campi
stellari in prossimità delle galassie, e anche da un consistente impegno osservativo.
La ricerca di questi eventi astronomici così particolari era ancora
del tutto riservata, però, agli astronomi; così, le pochissime scoperte effettuate fuori dall’ambito professionale erano da considerarsi
più eventi occasionali, che il risultato di una continuativa e sistematica attività di ricerca.
Il metodo del mitico reverendo Evans
Il primo astrofilo a rendersi conto della fattibilità della ricerca di
supernovae con il metodo visuale e anche delle relative potenzialità (per l’epoca) fu il reverendo Robert Evans: appassionato
dell’osservazione di profondo cielo e - per dirla con le parole del
prof. Rosino - “dotato di vista acuta, ottima memoria e animato da
grande entusiasmo”, fu il primo al mondo, dagli inizi degli Anni
Ottanta, a cimentarsi in questa stupenda ricerca con quelle qualità
che sono alla base di ogni ricerca astronomica, professionale e non,
di qualunque oggetto (novae, comete, pianetini ecc…).
Il ragionamento fatto da Bob Evans era moto semplice e sotto gli
occhi di tutti, ma nessuno aveva avuto, fino ad allora, il coraggio di
iniziare tale attività con strumenti amatoriali, anche semplicissimi,
e di continuare nel tempo con molta costanza e perseveranza.
Infatti, dalle già numerose scoperte ottenute dagli astronomi con
il metodo fotografico, risultava che un discreto numero di questi
L’astrofilo australiano reverendo eventi (4-5 l’anno) era tranquillamenRobert Evans, grande cacciatore te alla portata dei telescopi amatoriali
di supernovae.
con il metodo visuale: le supernovae
da scoprire c’erano, e occorreva “solamente” tenere sotto controllo un certo
numero di galassie.
In questo modo, Evans ha trovato,
fino alla fine del 2008, ben 47 supernovae! E questo rappresenta non solo
un record difficilmente superabile con
il metodo visuale, ma soprattutto un
esempio mitico per ogni astrofilo: le
sue 300-400 osservazioni per notte, e
le 10.000-15.000 annue (per parecchi
anni di seguito) sono un “Guinness”
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La supernova SN 1999gh nella galassia NGC
2986, 3 gennaio 2000 (Stefano Moretti, Oss. Monte
Gemelli).
di resistenza, passione e
bravura.
Evans iniziò la ricerca
con un semplice riflettore newtoniano di 25 cm
di diametro, con il quale
trovò le sue prime supernovae, per poi passare a
un newtoniano da 40 cm.
Negli ultimi anni, una
parte delle sue sedute
osservative viene eseguita con un telescopio di 1
metro di diametro, messo
a disposizione dall’osservatorio di Siding Spring
in Australia.
L’esempio di Evans venne, di conseguenza, seguito da un numero
di astrofili in continua crescita, soprattutto verso la fine degli Anni
Ottanta, durante i quali si rafforzò anche la ricerca fotografica.
Dilettanti molto attivi anche nella ricerca di comete (come K. Ikeya e Okazaki) o esperti osservatori di oggetti celesti di profondo
cielo (D. Patchick) hanno scoperto alcune delle principali supernovae degli Anni Ottanta.
Anche assidui osservatori di stelle variabili hanno colto notevoli
successi in questa ricerca: l’astrofilo neozelandese A. Jones è stato uno dei tre co-scopritori della famosa SN 1987A nella Grande Nube di Magellano, la più brillante supernova degli ultimi 400
anni.
Ma è con l’inizio degli Anni 90 che esplode letteralmente la ricerca
amatoriale delle supernovae nel mondo. E se, fino a circa 14 anni
fa, il metodo di caccia era prevalentemente visuale (o in rarissimi
casi fotografico), dal 1994 si è assistito a una sempre più ampia diffusione della ricerca tramite rivelatori elettronici (i sensori CCD),
tanto da ridurre il metodo visuale a pochi ricercatori (tra i quali
Bob Evans).
E i risultati si sono visti: gli americani M. Schwartz e T. Puckett e,
ultimamente, gli inglesi T. Boles, M. Armstrong e il sudafricano B.
Monard sembrano emulare Robert Evans, anche considerando il
breve intervallo di tempo (circa 12-13 anni), nel quale hanno raggiunto i loro invidiabili risultati.
17
La ricerca amatoriale in Italia
Nel nostro Paese, astrofili di buon livello si sono fatti apprezzare in
ogni epoca; ricordiamo in particolare gli illustri G.B. Lacchini (uno
dei massimi variabilisti al mondo) e G. Bernasconi (noto ricercatore e scopritore di comete), che insieme a molti altri hanno lasciato
una traccia importante nell’ambito dell’astronomia amatoriale.
Dopo l’inizio storico del prof. Romano, il primo a scoprire un’altra supernova nel nostro Paese è stato l’astrofilo Federico Manzini,
che nel gennaio 1989 scoprì, indipendentemente da Evans, una luminosa stella ospite nella galassia M66: la SN 1989B; egli si ripeterà
poi con altre tre scoperte ufficiali tra il 2000 e il 2004 (con 2000ev,
2004bc, 2004gq).
Il 1990 è stato l’anno della svolta: l’astrofilo Mirko Villi, assieme
agli autori, decise di fondare un primo gruppo amatoriale per la
ricerca di supernovae, inserito nella Sezione Profondo Cielo della
UAI (Unione Astrofili Italiani), coordinato già da anni dal gruppo
“W. Herschel” di Torino. Il programma prese piede, coinvolgendo,
dopo pochi mesi, un nutrito numero di dilettanti, tra i quali ci piace
ricordare Alessandro Dimai, di Cortina d’Ampezzo, che aveva già
cominciato una ricerca simile, per conto proprio, da alcuni anni; e
già agli inizi del 1991 si rese necessario un notevole impegno per
coordinare il gruppo.
A questo punto, decidemmo di raccogliere in una piccola pubblicazione tutto il lavoro svolto per la ricerca: nacque così il gruppo
“Fritz Zwicky“ (in onore del famoso astronomo americano) e, conseguentemente, venne creato il bollettino del gruppo stesso.
Sembrò quasi un incoraggiamento del destino la scoperta di SN
1991T nella galassia NGC 4527, ottenuta la notte delle 15 aprile
1991 (indipendentemente da Evans e da altri due astrofili americani), da parte di M. Villi e G. Cortini, che servì sicuramente da
catalizzatore e da richiamo, per altri astrofili, a iniziare la ricerca.
Alla fine dell’anno, infatti, gli aderenti al gruppo erano già più di
venti, alcuni dei quali impegnatissimi ricercatori visuali. Era un
periodo d’oro per questo tipo di attività: nascevano nuovi gruppi
in altri Paesi e aumentava considerevolmente il numero delle scoperte amatoriali. Nel frattempo, Bob Evans (è inutile ricordarlo)
continuava nella sua invidiabile serie di successi.
L’entusiasmo che si era creato, il buon operato di molti aderenti, la mole di lavoro che cresceva, hanno portato a un’inevitabile
separazione dalla Sezione Profondo Cielo (con il quale il gruppo
“Zwicky” ha continuato a rimanere in buoni rapporti di amicizia e
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collaborazione).
Poi, nel 1994, contemporaneamente all’uscita del gruppo dalla UAI,
Cortini e Villi sono arrivati alla loro seconda scoperta ufficiale, cioè
la SN 1994W in NGC 4041, preceduta da una scoperta, purtroppo
non ufficializzata, da parte di Stefano Pesci, la notte del 1° aprile
1994: la SN 1994I in NGC 5194 (M 51), la nota galassia “Vortice“
nei Cani da Caccia.
Iniziò, poi, da quel periodo, la ricerca elettronica: il primo ad aprire
la serie delle scoperte fu Alessandro Gabrijelcic di Agordo (con la
SN 1995E in NGC 2441), che si ripeté, quasi un anno dopo, con la
SN 1996B in NGC 4357, poi con la SN 1997B in IC 438 e infine con
la SN 2001dr in NGC 4932: un bel risultato veramente!
Stefano Pesci e Piero Mazza arrivarono anche loro a due scoperte
ufficiali, con la SN 1995al in NGC 3021 e la SN 1996bk in NGC
5308, così come M. Santangelo (SN 2000bi e SN 2000dl) .
Una menzione a parte merita il lavoro svolto dal CROSS (Cortina
Remote Observatory Supernova Search), dove in primis Alessandro Dimai e Marco Migliardi sono diventati dal 1999 il principale
riferimento italiano in questa attività, operando con un riflettore
Newton da 50 centimetri di diametro sotto il cielo incantevole del
Col Druscié, sopra Cortina d’Ampezzo, arrivando a collezionare
la bellezza di 28 scoperte totali fino al 31 dicembre 2008, con la
collaborazione di E. Dal Farra, E. Londero, P. Danese, M. Biagetti
e G. Iafrate.
Mirko Villi, dopo la scoperta della brillante SN 1998bu in NGC
3368 (M96), ha scoperto altre tre supernovae, tramite il controllo
remoto del telescopio del CROSS.
Negli ultimi 12 anni si sono poi distinti i seguenti scopritori di supernovae:
C. Bottari (SN 1996ai in NGC 5005) dal suo bellissimo osservatorio
a Sava (TA);
il gruppo di S. Lucia di Stroncone (TR), coordinato dall’infaticabile
Antonio Vagnozzi, in compagnia di altri sette astrofili con le supernovae SN 1996ae (in NGC 5775) e SN 2004dg (in NGC 5806);
G. Sala, V. Pozzoli e A. Bincoletto (una scoperta),
F. Ciabattari (tre scoperte),
E. Mazzoni (due scoperte),
S. Donati (una scoperta).
La notte del 27 settembre 2004, osservando dall’Osservatorio
Astronomico ARAR di Bastia (RA), uno degli autori (S. Moretti)
ha trovato la brillante SN 2004et nella splendida galassia a spirale
19
NGC 6946, concedendosi poi il bis con S. Tomaselli, dallo stesso
osservatorio, con la SN 2007be in UGC 7800 la notte dell’8 aprile
2007.
Cortini ha inoltre portato a sette le sue scoperte, con la SN 2008 Q
in NGC 524 (26 gennaio 2008), la SN 2009af in UGC 1551 (16 febbraio 2009), la SN 2009an in NGC 4332 (27 febbraio 2009), assieme
a Stefano Antonellini e infine, la SN2009bt in UGC 2542 (22 marzo
2009) e la SN 2009dd in NGC 4088 (13 aprile 2009).
Dal 2005, grazie al miglioramento delle nuove tecnologie relative
al controllo remoto delle immagini (ottenute anche a migliaia di
chilometri di distanza, tramite osservatori completamente robotizzati), alcuni astrofili hanno potuto realizzare un congruo numero
di scoperte, analizzando le immagini dell’osservatorio dell’astrofilo
americano T. Puckett, operante nello stato della Georgia (USA)
con riflettori di grande diametro: tra questi, segnaliamo gli italiani
G. Sostero, A. Pelloni, E. Guido e R. Gorelli.
Oggi il Gruppo “F. Zwicky” si è certamente trasformato rispetto
agli inizi, sia perché molti aderenti hanno preferito continuare la
ricerca autonomamente, sia perché è notevolmente cambiata la
mentalità dei dilettanti, soprattutto di coloro che usano il metodo
elettronico di ricerca; complessivamente, ha collezionato in totale
otto scoperte ufficiali e alcune prediscovery (2), tre coscoperte non
ufficializzate (una di Stefano Pesci, una di Luca Boschini e infine
La supernova SN
2000H nella galassia
IC 454.
La supernova SN
1997bq nella galassia
NGC 3147.
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l’ultima di Giancarlo Cortini).
Riteniamo perciò che sia giusto far continuare a vivere questo sodalizio, perché possa rimanere per ancora molto tempo un utile
punto di riferimento, non solo per quelli più esperti che eseguono
questa ricerca da anni, ma soprattutto per quegli astrofili che vi si
avvicinano per la prima volta.
La Tabella 1 riporta l’elenco completo delle supernovae ufficialmente scoperte da astrofili italiani, in ordine cronologico (aggiornata a fine 2008). Di ogni supernova, identificata dalla sigla le cui
prime 4 cifre sono l’anno della scoperta, vengono riportate la galassia di appartenenza, i nomi degli scopritori, il metodo di indagine
(fotografico, visuale o CCD), oltre ad alcune note sugli strumenti
utilizzati e sulle circostanze della scoperta.
Tabella 1 - LE SUPERNOVAE SCOPERTE DA ASTROFILI ITALIANI
SN
Galassia
Scopritore
Metodo
Strumento e circostanze della scoperta
Riflettore Newton D. 40 cm dell’osservatorio
privato a Treviso
1957A
NGC 4374
G. Romano
Fot.
1961H
NGC 4564
G. Romano
Fot.
Come per SN 1957A
1989B
NGC 3627
F. Manzini
Vis.
Riflettore Newton D. 33 cm dell’osservatorio
privato a Sozzago (NO)
1991T
NGC 4527
M. Villi
G. Cortini
Vis.
Riflettore S-C D. 25 cm dal sito di
M. Colombo-Predappio (FO) - Gruppo “F.
Zwicky”
1994W
NGC 4041
G. Cortini
M. Villi
Vis.
Riflettore Newton D. 28 cm dal sito di
Valbura-Premilcuore (FO) - Gruppo “F. Zwicky”
1995E
NGC 2441
A. Gabrijelcic
CCD
Riflettore S-C D. 28 cm dal sito di Agordo (BL)
- Gruppo “F. Zwicky”
1995al
NGC 3021
S. Pesci
P. Mazza
Vis.
Riflettore Newton D. 35 cm - Gruppo “F.
Zwicky”
1996B
NGC 4357
A. Gabrijelcic
CCD
Come per SN 1995E
1996ae
NGC 5775
A. Vagnozzi
G. Piermarini
V. Russo
CCD
Riflettore Newton D. 50 cm durante una
ricerca di pianetini dall’osservatorio di S.
Lucia (TR)
1996ai
NGC 5005
C. Bottari
CCD
Rifrattore D. 18 cm durante una rassegna di
immagini
di profondo cielo dall’osservatorio di Sava (TA)
1996bk
NGC 5308
S. Pesci
P. Mazza
Vis.
Riflettore Newton di grande diametro
1997B
IC 438
A. Gabrijelcic
CCD
Come per SN 1995E
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