N° 26, 2012 - Nuova Museologia

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N° 26, 2012 - Nuova Museologia
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Giugno 2012 - N°
26
Il tema del numero
Herbaria
a cura di Giuseppe Caruso
Rivista semestrale di Museologia
Giornale ufficiale
dell’Associazione Italiana di Studi Museologici
www.nuovamuseologia.org
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Sommario
Nuova Museologia
n. 26, Giugno 2012
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1
Herbaria
Giuseppe Caruso
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Relazioni esterne
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Herbarium Centrale Italicum
Giuseppe Caruso
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L’erbario del Museo di Storia Naturale
di Stoccolma
Giuseppe Caruso
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L’erbario dell’Università di Belgrado, 1860-2012
Snežana Vukojičić, Dmitar Lakušić, Giuseppe Caruso
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L’erbario dell’Accademia Armena delle Scienze
Marine E. Oganesian, Giuseppe Caruso
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L’erbario dell’Accademia Bulgara delle Scienze
Svetlana Bancheva, Giuseppe Caruso
Nuova Museologia è aperta alla
collaborazione di quanti si interessano
alla problematica dei musei. Gli articoli
proposti vanno inviati alla Segreteria.
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Ali A. Dönmez
Registrazione del tribunale di Milano
numero 445 del 18.06.1999
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Herbarium Apenninicum
Giuseppe Caruso
La Redazione declina ogni responsabilità in merito alle
notizie contenute nelle inserzioni pubblicitarie.
ISSN 1828-1591
HUB, l’erbario dell’Università Hacettepe
di Ankara
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Note brevi
EDITORIALE
Herbaria
Giuseppe Caruso
Trovandosi un giorno a Londra, in visita presso l’erbario del British Museum of Natural History, potrebbe capitare di imbattersi in un campione di Banksia raccolto ed
essiccato sulla sponda orientale del continente australiano da due giganti della botanica come Joseph Banks
(1743-1820) e Daniel Solander (1733-1782). Banks, cui
Carlo Linneo figlio (1741-1783) intitolò il genere di Proteaceae scoperto in Australia, Banksia appunto, era un benestante inglese con la passione per la botanica. Solander
invece era l’allievo prediletto di Carlo Linneo padre (17071778), erede scientifico e riluttante sposo predestinato
della figlia del grande scienziato svedese. Non c’è da stupirsi se ai rigori dell’inverno di Uppsala Solander abbia preferito un lungo e avventuroso viaggio verso mete esotiche
in compagnia del suo filantropico collega inglese. Quel rametto schiacciato, con un’infiorescenza in cima, è certamente tra i primi campioni vegetali raccolti secondo criteri scientifici in un continente allora pressoché totalmente sconosciuto. Fu raccolto in un luogo che il comandante
di quella celeberrima spedizione scientifica, James Cook,
colpito dall’incredibile varietà di specie sconosciute raccolte dai due botanici, volle battezzare significativamente Baia della Botanica. Era il 28 aprile 1770.
Considerato quanto derivò da quel viaggio, a partire
dalla presa di possesso da parte di Cook di quelle terre
per conto della corona britannica, e poi la traumatica colonizzazione europea del continente australiano che aveva vissuto un isolamento incredibilmente lungo, quel campione di Banksia evidentemente non può essere considerato
soltanto un ramo secco di una specie vegetale esotica. Quel
campione vegetale è testimone di una storia.
Il museo naturalistico, nelle sue più diverse forme, è uno
stupefacente e imprescindibile scrigno di conoscenza. Gli horti sicci, oggi più noti come erbari (herbaria, in latino), in
campo botanico ne rappresentano la massima espressione.
Un erbario è fondamentalmente un museo, una libreria secondo alcuni, di campioni di piante essiccati. Pressare le piante, seccarle schiacciate e fissarle su fogli di carta si è rivelato un modo incredibilmente semplice ed efficiente per preservare indefinitamente tali materiali al fine di condurre
successivi studi. Le piante essiccate e pressate, se opportunamente conservate, possono mantenere le loro caratteristiche
salienti per centinaia di anni. Ed è ancora più sorprendente che l’attività di plant-hunting, così importante a posteriori
per il progresso della nostra civiltà, si sia fondata – e si fondi tutt’oggi – su una tecnica praticamente immutata dal
1500. Luca Ghini (1490-1556) fu il primo a codificare le regole base per conservare indefinitamente i campioni vegetali. Illustre studioso, reggeva a Bologna la Cattedra di Botanica, istituita nel 1539. Botanica e medicina andavano di
pari passo a quel tempo, giacché i Semplici, ovvero le piante medicinali, fornivano gran parte dei principi curativi allora conosciuti. Nel 1544 Ghini si trasferì a Pisa dove fondò
il primo orto botanico universitario del mondo, senza tuttavia trascurare la sua attività didattica. Le lezioni rivolte ai
futuri medici necessitavano frequentemente di campioni
vegetali per l’ostensione agli allievi. La difficoltà di reperire materiale fresco in ogni stagione finì con lo stimolare lo
sviluppo della tecnica per essiccare una pianta o parte di essa (exiccata) tra fogli di carta (http://www.sma.unibo.it).
Originariamente i campioni essiccati venivano incollati
sulle pagine di un libro. Fu Carlo Linneo (1707-1778), fondatore del moderno sistema di nomenclatura scientifica delle piante, a introdurre la pratica di montare i campioni su
fogli singoli e conservarli poi in posizione orizzontale in appositi armadi. Tale pratica, a metà del XVIII secolo divenne piuttosto comune e ancora oggi rappresenta uno standard in uso in tutti gli erbari.
Nel mondo risultano oggi ufficialmente censiti circa 3400
erbari presso i quali sono conservati, secondo le più recenti
stime, qualcosa come 350 milioni di campioni vegetali (Index Herbariorum, 2012). Si tratta di istituzioni dalle dimensioni estremamente variabili – orientativamente da 5 mila a
7 milioni di campioni – e con finalità altrettanto diverse. Gli
erbari medio-piccoli hanno riferimenti territoriali limitati e
per lo più ben definiti: un piccolo Stato, una regione amministrativa, una provincia biogeografica. Per quello specifico territorio, della cui flora offre una panoramica la più completa possibile, tale tipologia di erbario è un riferimento scientifico obbligato. La ridotta gerarchizzazione organizzativa rende relativamente facile pianificare attività formative e divulgative
di massima inerenti alle specificità floristiche del territorio
di riferimento. Gli erbari di maggiori dimensioni hanno problematiche gestionali del tutto diverse, legate alla superio-
EDITORIALE
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EDITORIALE
re complessità organizzativa e alle inevitabili diseconomie
di scala. Essi tuttavia sono il vero tempio della fitodiversità.
Al frequentatore, studioso o studente che sia, viene offerta
la possibilità unica e irripetibile di intuire ed entrare in contatto con la straordinaria biodiversità vegetale del nostro pianeta. Il luogo dei tanti luoghi diversi. Basta cambiare scatola di campioni per viaggiare da un continente a un altro,
da un secolo a un altro. Squarci di luce nelle tenebre di una
sterminata sistematica.
Sarebbe però un grossolano errore assimilare l’erbario
scientifico al luogo dove polverose collezioni botaniche
vengono indefinitamente conservate. L’erbario è al contrario un luogo estremamente vivo e dinamico, dove le collezioni vengono continuamente arricchite da nuove acquisizioni. Un luogo istituzionalmente affidabile dove convergono
nel tempo anche le collezioni private, tanto diffuse tra studiosi e appassionati.
Se possibile però un erbario è ancora di più. Un erbario, al pari dei campioni in esso conservati, racconta storie.
La storia delle menti illuminate che ne hanno voluto la fondazione, delle persone che tra quelle mura hanno vissuto
vite apparentemente oscure facendosi carico dell’imprescindibile onere della ricerca e della conservazione. Un erbario però racconta, sopra ogni altra cosa, la storia delle persone che hanno raccolto e seccato quelle piante. Plant-hunters (cacciatori di piante), avanguardie della civiltà chiamate, più spesso di quanto si possa immaginare, a penetrare
in territori remoti e sconosciuti, tra popolazioni ostili, senza strade, mappe, o l’ausilio di altro mezzo di trasporto che
le proprie gambe, dovendo trasportare da sé il frutto delle
proprie scoperte e l’attrezzatura per preparare i campioni,
affrontando rischi e sacrifici inenarrabili. Vite spese all’insegna
di straordinarie scoperte ma anche di cocenti delusioni e,
non di rado, bruscamente interrotte da una morte prematura e violenta (Whittle, 1997; Gribbin, Gribbin, 2009). Figure ammantate dall’aura del mito, gesta scientifiche ed
esplorative, raccolte compulsive dettate di rado dall’avidità,
si confondono talora con la leggenda. Uomini di straordinaria fibra e volontà, pionieri ai quali dobbiamo molto in
termini di conoscenza scientifica pura e applicazioni pratiche che le piante da essi scoperte hanno avuto nel tempo.
Per allestire una collezione d’erbario occorre una pressa (o uno strettoio) – costituita da due semplici tavolette
di legno delle dimensioni orientative di 30 x 40 cm – abbondanti fogli di carta assorbente e un paio di cinghie per
chiudere la pressa stessa. Un foglio di carta piegato, detto camicia, ospita il campione; il cuscino, realizzato sovrapponendo diversi strati di carta, assorbe l’acqua ceduta dai tessuti vegetali. La pressa viene organizzata alternando
cuscini e camicie, in modo che ciascun campione si venga a trovare tra due cuscini. Le cinghie serrano infine le
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due tavolette comprimendo i campioni vegetali. Sostituendo regolarmente i cuscini inumiditi in poco tempo si
ottiene la completa disidratazione del campione e la sua
indefinita conservabilità (Zangheri, 1981). Alcuni botanici
non usano le camicie, preferendo che il campione si disidrati direttamente a contatto con i cuscini; alcuni usano la
carta assorbente, altri preferiscono semplici quotidiani ripiegati. Ogni botanico, in realtà, ricorre a strumenti personalizzati, ancorché spesso autocostruiti, per disidratare
i propri campioni. Per esempio, al posto della pressa a cinghie possono essere impiegati torchi a due o quattro viti,
o anche il torchio a corda, il preferito da Linneo durante
il suo famosissimo viaggio botanico di esplorazione botanica della Lapponia. Nei grandi erbari, dove le quantità di
campioni da trattare sono considerevoli, non è infrequente l’uso di attrezzature per l’essiccazione forzata, le quali,
grazie a flussi d’aria calda e secca, sono in grado di accelerare enormemente il processo di disidratazione dei campioni. Ma quelle riportate altro non sono che piccole, ininfluenti divagazioni, semplici varianti sul tema. Possono essere legate a specifiche esigenze o anche a particolari abitudini, ma gli elementi fondanti della tecnica rimangono
sempre i medesimi: pressione e capacità igroscopica della carta. Il campione, schiacciato e disidratato dal trattamento
in pressa, viene poi diligentemente ordinato, classificato,
spillato (o incollato) su un foglio di spesso cartoncino. Corredato del cartellino recante tutte le informazioni sul luogo e l’ambiente in cui è stato raccolto, il campione è così
pronto per trovare il suo spazio nell’immensa narrazione
della vita che un erbario sa raccontare. Nobile o umile che
sia, esotica o nostrana, seducente o ordinaria, la pianta che
ha dato origine a quel campione è comunque testimone
di una storia. E ogni storia, per quanto piccola, merita di
essere ricordata e raccontata.
Giuseppe Caruso è dottorando presso il Dipartimento di
Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Bibliografia
Gribbin M., Gribbin J., 2009 – Cacciatori di piante. Raffaello Cortina Editore, Milano.
http://www.sma.unibo.it/ortobotanico/storiaorto2.html (accesso 30 marzo 2012).
Index Herbariorum, 2012 – http://sciweb.nybg.org/science2/IndexHerbariorum.asp (accesso 30 marzo 2012).
Whittle T., 1997 – The Plant hunters. Tales of the Botanist-Explorers Who
Enriched Our Gardens. Lyons & Burford Publishers, New York.
Zangheri P., 1981 – Il naturalista. Hoepli, Milano.
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Herbarium Centrale Italicum
Giuseppe Caruso
Sono, come d’abitudine, parecchio in anticipo. Trovo posto su una delle panchine di piazza San Marco in
Firenze. Un imbianchino in pausa lancia compiaciuto molliche di pane a colombi e passeri. Questi ultimi battono spesso in velocità i goffi cugini maggiori accaparrandosi,
talora addirittura al volo, i bocconi migliori offerti da
quell’animo gentile. Le torme di turisti che si succedono sulle panchine al fresco degli alberi sembrano apprezzare le gesta del generoso dispensatore di briciole. Il turbinare del traffico attorno a quest’isola felice appare innaturalmente lontano. Una densa nuvola di fumo proveniente dalla sigaretta di una turista francese mi
riporta alla realtà. Sono le nove e mezza del mattino e
tra mezz’ora devo incontrare Piero Cuccuini, curatore
dell’Herbarium Centrale Italicum. Mi avvio imboccando
via Giorgio La Pira non senza un piccolo tumulto dell’animo. In questa strada, al civico numero 4 si concentra
la botanica fiorentina e, di conseguenza, una parte fondamentale della botanica italiana. È la mia prima volta
per me qui e ciò mi procura un’innegabile eccitazione.
Ci metto un po’ a raggiungere la mia destinazione. Al
secondo piano, altro piccolo sussulto. La targa sulla
porta reca l’iscrizione: “Società Botanica Italiana”. Vorrei entrare, quale socio, ma temo che non saprei motivare il mio ingresso. Rinuncio. Mi affretto giacché mancano pochi minuti alle dieci. Entro nell’erbario, chiedo
Una delle numerose stanze dell’Herbarium Centrale Italicum a Firenze. Nelle scaffalature degli armadietti sono disposti
ordinatamente i campioni d’erbario. (Foto Giuseppe Caruso)
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tuzione. Successive cessioni private, scambi con botanici stranieri e vari acquisti finanziariamente sostenuti
da Leopoldo ne accrebbero la consistenza. Tra i tanti ricordiamo l’Erbario Cesalpino acquisito nel 1844 ma risalente al 1563 quindi uno dei primi erbari al mondo;
gli erbari e i manoscritti di Pier Antonio Micheli e Giovanni Targioni Tozzetti (1845) nonché erbario e biblioteca Webb. Philip Barker Webb, benestante inglese appassionato viaggiatore e naturalista, visitò il Mediterraneo, l’Europa, le Canarie e molti altri luoghi raccoGenesi di un erbario
gliendo ovunque piante. Nel 1841 giunse a Firenze.
Un grande erbario ha molteplici finalità. Sono senza
Dall’incontro con Parlatore nacquero un sodalizio sciendubbio fondamentali le funzioni scientifiche, formative,
tifico e una fraterna amicizia. Firenze era il luogo adatdivulgative. Un erbario, soprattutto se antico, è però anto per dedicarsi allo studio delle sue raccolte pertanto
che una sorta di macchina del tempo. Strutture, mateWebb divise il suo tempo tra Firenze e Parigi, ove posriali, campioni e per certi versi anche le stesse persone
sedeva un’abitazione. Sebbene già nel 1840 Webb posche lavorano nel museo delle piante sembrano ammansedesse uno dei maggiori erbari europei (pare addirittati della solennità del tempo trascorso.
tura superiore anche a
Personaggi chiave
molti erbari pubblici
nella storia di questo erdell’epoca) egli contibario sono un illuminanuò a viaggiare e ad acto mecenate, il Granduquisire collezioni prica Leopoldo II di Tovate di erbari e di libri
scana, e il grande botafino a raggiungere l’innico Filippo Parlatore.
credibile numero di cirNato a Palermo nel 1816,
ca ottantamila specie.
Parlatore si dedicò fin
Da segnalare le racda giovane alla botanicolte degli spagnoli
ca. Nel 1841 il GranduRuiz e Pavon dell’Ameca lo volle al Museo di
rica meridionale (1777Storia Naturale di Fi1788), le collezioni franrenze come professore di
cesi e nordafricane DeBotanica. Il museo possfontaines e l’erbario
sedeva modeste colleaustraliano di Labillarzioni vegetali e Parlatodière (1791-1794), bore decise che era netanico francese al secessario creare un granL’Erbario Webb, una delle più cospicue contribuzioni private alla
guito della spedizione
de erbario. Nel corso
costituzione dell’Erbario FI, sormontato dall’effige del grande bod’Entrecasteaux effetdello stesso anno si tentanico e filantropo inglese. (Foto Giuseppe Caruso)
tuata alla ricerca
ne a Pisa il I Congresso
dell’esploratore Lapérouse (Moggi, 1985). Labillardière
degli Scienziati Italiani e in tale occasione fu presentato,
fu il primo erborizzatore europeo in Australia sudoccisotto gli auspici del Granduca, il progetto di un grande erdentale e Tasmania (Moggi, 1987). L’Erbario Webb conbario nazionale, fondato l’anno successivo, il 1842, come
teneva (e contiene tuttora) finanche alcune piante racsezione del preesistente Reale Museo di Fisica e Storia Nacolte da Charles Darwin nel primo mese di viaggio sul
turale, la celeberrima Specola. Stupisce la lungimiranza
Beagle (Steinberg, 1977). Nel 1850 Webb decise che becon la quale, a dispetto del frammentato e imprevedibile
neficiario testamentario delle sue collezioni scientifiche
contesto geopolitico italiano, Parlatore volle che fosse insarebbe stato lo Stato, allora Granducato di Toscana. Il
titolato da subito Herbarium Centrale Italicum.
prezioso materiale entrò definitivamente a far parte del
patrimonio del museo alla sua morte, nel 1854. Per efLe collezioni
fetto di questa straordinaria donazione l’HCI diventò imParlatore cedette al neonato erbario le sue collezioni
provvisamente uno dei più grandi erbari del mondo
personali costituendo così il primo nucleo di reperti dell’istiindicazioni a un tecnico che mi accompagna fino a un
certo punto poi mi dà poche semplici istruzioni per raggiungere la postazione del dottor Cuccuini. Dopo una
stretta di mano mi chiede di pazientare qualche attimo
affinché possa completare un lavoro. Mi siedo poco
dietro di lui e guardo furtivamente l’orologio. Sono le
dieci in punto. Preparo la macchina fotografica e il flash. La visita tanto desiderata ha finalmente inizio.
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dieci sono conservati gli erbari (Centrale, Crittogamico,
dell’epoca. Parlatore seguitò ad accrescere l’erbario fioWebb, Beccari, Libico, Tropicale) per un totale di quarentino fino al 1874, quando fu celebrato il Congresso
si 4 milioni di esemplari. Alle pareti interminabili serie
Internazionale di Botanica a Firenze nella ricorrenza del
di scaffali metallici con porte a vetro scorrevoli e un balventennale della morte di Webb. In tale prestigiosa corlatoio per accedere agli scaffali più alti. Il tutto quasi
nice fu presentato il catalogo delle collezioni botaniche
fino al soffitto ove sono visibili sorprendenti dipinti ridel museo (Parlatore, 1874). Lo studio delle collezioni
traenti cultivar di piante coltivate.
fiorentine produsse una enorme mole di pubblicazioni
In un’altra stanza alcuni modelli in ceroplastica proscientifiche fra cui non si può non ricordare la monudotti dagli artigiani dell’antica scuola fiorentina, con
mentale e incompiuta Flora Italiana di Parlatore (Parquella parigina, una delle più rinomate (Nepi, 1990). L’anlatore, 1848-1876). Nel 1877 Parlatore morì ma l’attività
fitrione attira la mia attenzione sull’incredibile capacità
dell’HCI continuò senza sosta seguendo le vicende stodi quegli artigiani di riprodurre anche caratteri minutissimi
riche del Paese. Le collezioni continuarono a crescere
rilevati senza l’ausilio del microscopio. Poi le collezioanche dopo il trasferimento dell’erbario, fra il 1883 e il
ni di frutti, legni, semi, pollini, piante fossili.
1890, da via Romana (presso la Specola) a via La MarIl materiale è oggetto di studi da parte dei ricercamora (oggi via La Pira). Tra la fine del 1800 e i primi
tori del museo, del Dipartimento di Biologia Vegetale,
del Novecento si aggiunsero le collezioni malesiane di
ma anche botanici italiani o stranieri. La frequenza giorOdoardo Beccari, raccolte in Borneo, Giava, Sumatra,
naliera è in ragione di
Nuova Guinea e aree
non oltre 3-4 persone
limitrofe. Sempre ai prisu prenotazione in una
mi del Novecento fu
stanza corredata di steistituito l’Erbario Libico
reomicroscopi. Si trate nel 1918 fu trasferito
ta di precauzioni finada Roma a Firenze l’Erlizzate alla preservabario Coloniale, ora Erzione delle collezioni
bario Tropicale (ente
e alla prevenzione delautonomo annesso al
le infestazioni.
museo botanico dotato
La conservazione
di oltre 300.000 camdi campioni biologici
pioni provenienti
essiccati infatti predall’Africa orientale e
senta una serie di procentrale). Nel 1984 tutblemi tecnici legati
ti i musei scientifici
principalmente al ridell’Università furono
schio di infestazione a
riuniti nel Museo di Stoopera di varie specie
ria Naturale in attesa di
di insetti che si nuuna prossima collocaIl dottor Piero Cuccuini, curatore dell’Erbario FI, in mezzo ai
trono dei tessuti vezione nell’area a ciò decampioni in transito che presto saranno incorporati nell’Erbario
getali secchi comprostinata, ma ciò non ha
Centrale. (Foto Giuseppe Caruso)
mettendo integrità e
fermato l’opera di arvalore scientifico dei campioni (Caruso, 2004; Caruso,
ricchimento delle collezioni attraverso nuove raccolte in
2005a; Caruso, 2005b; Caruso, 2007). In passato si è fatItalia, Mediterraneo, Africa tropicale e America. Fa imto grande uso di sostanze chimiche nocive agli insetti
pressione, oggi, constatare quanti raccoglitori sono stama, sfortunatamente, anche per la salute umana. Da diti coinvolti nel tempo a contribuire alla formazione di
versi anni infatti le istituzioni scientifiche ricorrono a
una così vasta collezione (Cuccuini, Nepi, 1999) cui
mezzi fisici per combattere e prevenire le infestazioni
l’Index Herbariorum oggi attribuisce la sigla FI (Holmdelle collezioni. Il freddo è il sistema più utilizzato. Grosgren, Holmgren, Barnett, 1990).
si frigoriferi a pozzetto vengono impiegati per il trattamento annuale di bonifica dei campioni. Una settimana
Il conservatorio botanico
a -30 °C uccide gli insetti a qualsiasi stadio di svilupCi aggiriamo tra le dodici enormi sale proprio sopra
po (uova, larve, stadi preimmaginali, adulti). La conil Dipartimento di Biologia Vegetale. Una funge da laservazione poi avviene in apposite stanze opportunaboratorio, un’altra ospita le esposizioni. Nelle restanti
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mente condizionate a 15-16 °C con umidità relativa al
48-51%. Entrando in queste stanze ci si rende subito conto delle particolari condizioni ambientali. Queste condizioni inibiscono la maturazione sessuale degli insetti impedendone la proliferazione. In caso qualche adulto sessualmente maturo entrasse nell’erbario, magari trasportato inavvertitamente dagli operatori, la corrente d’aria
fredda prodotta dall’impianto di condizionamento costituirebbe per l’insetto una fonte tale di stress da impedirne di fatto l’accoppiamento. Nella sua minuziosa
presentazione Cuccuini non manca di mettere in evidenza, accanto all’indubbia efficacia del sistema (da quando è in uso non si sono verificate infestazioni), anche
l’imponente investimento iniziale e gli elevatissimi costi di gestione e manutenzione. Infine mi parla della camera a CO2 in corso di allestimento, il cui scopo dovrebbe
essere fronteggiare improbabili ma sempre possibili
infestazioni di vaste proporzioni.
Conclusioni
Piero Cuccini con il suo ampio e cordiale sorriso si
scusa di dover, a questo punto, ritornare al proprio lavoro. Guardo l’orologio e realizzo che è da poco passato mezzogiorno. Quasi non mi sono reso conto di aver
trascorso due ore in questo straordinario santuario della botanica. È stata un’esperienza che il mio anfitrione
ha saputo rendere lieve e istruttiva, a tratti esaltante. Ne
ho ricavato la sensazione di un’istituzione che ancora
fortemente rivendica un ruolo scientifico di primo piano a livello nazionale e internazionale. In un Paese come il nostro poi, dove la continuità è merce rara, l’HCI
svolge i propri compiti istituzionali davvero egregiamente.
Attività conservativa, scientifica, educativa, editoriale. È
la funzione conservativa, prima d’ogni altra, a giustificarne l’esistenza, ma la conservazione non è intesa come fine bensì come mezzo per conseguire le altre fondamentali funzioni demandate a questo grande erbario.
Gli exsiccata qui vengono studiati per ricerche in campo tassonomico, evoluzionistico, storico, fitogeografico
eccetera, ma sono anche alla base dell’educazione scientifica che non sia esclusivamente e noiosamente libresca. In un erbario che cresce annualmente da 4000 a 12.000
campioni è infatti relativamente semplice entrare in
contatto con la biodiversità vegetale di diverse aree del
pianeta.
E infine l’attività editoriale. È innegabile quanto
possa contribuire a ridisegnare anche l’immagine di
istituzioni scientifiche che ai non addetti ai lavori spesso appaiono oscure e polverose. Quella dell’HCI è testimoniata dalla messe di pubblicazioni che Cuccuini mi
porge.
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Congedandomi con grata stretta di mano mi lascio sfuggire la promessa che cercherò di contribuire al patrimonio
dell’HCI inviando campioni della ragguardevole flora
vascolare della mia Calabria. Entrare a far parte della storia attraverso un campione depositato qui. Sapere che
vi resterà a tempo indefinito rendendo immortale la memoria di chi lo ha raccolto, seccato, spillato sul cartoncino, corredato di cartellino. Poi imbocco frettolosamente le scale. Ho un altro appuntamento. E questa
volta sono in ritardo.
Giuseppe Caruso è dottorando presso il Dipartimento di
Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Bibliografia
Caruso G., 2004 – Allestire un erbario. Quaderni di Educazione
Ambientale della Scuola Agraria. Provincia di Catanzaro e
Ist. Tecn. Agr. Stat. “V. Emanuele II”, Catanzaro.
Caruso G., 2005a – Allestire un erbario: strumento di scienza, coscienza e conoscenza. La Ciminiera. Ieri, oggi e domani, Catanzaro. 1-2-3:24-28.
Caruso G., 2005b – Educazione ambientale outdoor e indoor.
Nuova Museologia 11: 31-32.
Caruso G., 2007 – Eucazione ambientale all’aperto e didattica della botanica. Nuova Secondaria XXIV, 10: 104-107.
Cuccuini P., Nepi C., 1999 – Herbarium Centrale Italicum (The
Phanerogamic Section): the genesis and structure of a
herbarium. Firenze.
Holmgren P.K., Holmgren N.H., Barnett L.C. (eds), 1990 – Index Herbariorum. Part I. The herbaria of the world. International Association for Plant Taxonomy. New York Botanical Garden, Bronx N.Y.
Moggi G., 1985 – Una visita al Museo Botanico dell’Università degli Studi di Firenze. Il Cenacolo Arti Grafiche, Firenze.
Moggi G., 1987 – Museo botanico. In: AA.VV., Il museo di storia naturale dell’Università di Firenze. Florentina Studiorum Universitatis, Firenze.
Nepi C., 1990 – I modelli di piante in cera del museo botanico dell’Università degli Studi di Firenze. I manuali del
Museo Botanico, Firenze.
Parlatore F., 1848-1876 – Flora Italiana. Le Monnier, Firenze.
Parlatore F., 1874 – Les collections botaniques du Musée Royal
de Physique et d’Histoire Naturelle de Florence au printemps
1874. Le Monnier, Firenze
Steinberg C., 1977 – The collections and collectors in the Herbarium Webb. Webbia 32: 1-49.
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L’erbario del Museo di
Storia Naturale di Stoccolma
Giuseppe Caruso
denti che annotano le specie utilizzate. Nasce così l’esigenza
Un sistema di classificazione
di scrivere rapidamente il nome della specie. Linneo cerca una
John Ray (1627-1705), uno dei padri della biologia, olsemplificazione e per tentativi (abbreviazioni, numeri riferiti ad
tre a essere il primo botanico a riconoscere l’importanza
altrettante descrizioni analitiche) giunge alla nomenclatura bidei cotiledoni nella sistematica delle piante, nel 1686, nel
nomia, oggi elemento più caratteristico della classificazione linsuo Historia Plantarum, diede la prima definizione moneana. Lo studio sulle piante appetite dal bestiame, Pan Svederna di specie. Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708),
cicus, pubblicato nel 1749, è il primo in cui compare la nomenclatura
un eminente botanico francese, cui pare dobbiamo il terbinomia. Gli stessi allievi di Linneo compiono esplorazioni bomine herbarium (plurale herbaria) al posto dell’ormai detaniche autonome in merito alle quali riferiscono al professosueta locuzione hortus siccus, è ricordato soprattutto per
re. Da allora ogni specie è identificata mediante un sistema di
aver dato la prima chiara definizione di genere.
nomenclatura binomia in latino, il cui primo termine – con iniLinneo mutua il concetto di specie da Ray e di genere da
ziale maiuscola –
Tournefort agindica il genere e
giungendo uno
il secondo la speschema di diffecie. La nomenclarenze sessuali. Il
tura binomia delgenere era un
le piante venne
gruppo di specie
fissata nel 1753
simili, generi sicon la pubblicamili appartenevazione di Species
no a uno stesso
Plantarum, il coordine. Linneo
ronamento
suddivide le piandell’opera linneate servendosi di
na. I nomi sciencinque categorie:
tifici oggi utilizzaclasse, ordine, geti per le piante rinere, specie e vasalgono a quella
rietà. Sebbene la
pubblicazione o a
scelta di cinque
tempi successivi
categorie si riveli
ma nessun nome
inadeguata e venassegnato in prega successivacedenza è formente modificata
malmente ricono(regno, phylum,
sciuto. Nel 1758,
classe, ordine, faUno degli armadietti della collezione Swarzt presso l’erbario di Stoccolma. Si
con la decima edimiglia, genere e
noti che molte delle cartelle contengono un campione-tipo relativo a una specie
zione di Sistema
specie) lo schema
nuova per la scienza. (Foto Giuseppe Caruso)
Naturae, Linneo
base della classifissa le regole della nomenclatura binomia anche per le speficazione linneana rimane valido. Il sistema assegna a ogni specie animali. Il sistema di classificazione linneano diviene rapicie un nome che ne indica esattamente la posizione nella gedamente lo standard e lo rimane anche quando il criterio fonrarchia della natura. Era un’epoca in cui l’identificazione di una
dato sui caratteri sessuali dei fiori viene abbandonato. La nopianta richiedeva una lunga e complessa descrizione. Nel conmenclatura binomia diventa così il riferimento scientifico badurre uno studio sulle piante appetite dal bestiame, Linneo dise per ciascun essere vivente.
spone che alcuni animali vaganti siano seguiti da altrettanti stu-
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NUOVA
Il valore del sistema di classificazione di Linneo non risiede quindi nell’adozione dei caratteri sessuali dei fiori, ma
piuttosto nel fatto che si tratta di un sistema semplice, logico, comprensibile, facile da imparare. Sulla base di tale sistema furono ridefinite la classificazione e la nomenclatura
botanica (Gribbin, Gribbin, 2009).
Carl Linnaeus (1707-1778)
Linneo nasce il 23 maggio 1707 nel villaggio di Råshult,
nello Småland, una provincia povera della Svezia sudorientale. Nel 1708 la famiglia si trasferisce a Stenbrohult al seguito
del padre pastore protestante. Sebbene candidato a ereditare, come in uso allora, la professione paterna, sembra destinato ad altro. Nel 1717, ricevuta un’istruzione tutoriale di
base, frequenta il ginnasio a Växjö, dove gli insegnanti riconoscono una certa inclinazione alla professione medica in
un’epoca in cui botanica e medicina erano collegate giacché
la cura delle malattie era affidata in buona parte alla fitoterapia. Nel 1727 inizia a studiare medicina e storia naturale
all’Università di Lund dove alloggia presso un medico, Kilian Stobaeus, che introduce il giovane Linneo alla propria
biblioteca e alle tecniche per allestire un herbarium, piante
essiccate incollate su fogli di carta. Appresa la tecnica Linneo inizia ad allestire un proprio erbario destinato a diventare parte delle grandi collezioni linneane. A un anno dall’arrivo a Lund i rapidi progressi del giovane lo portano all’ateneo di Uppsala, a nord di Stoccolma.
Sebbene più prestigiosa di Lund, Uppsala aveva comunque una biblioteca poco fornita. Ciò costituiva un problema per chi come Linneo non aveva risorse per acquistare libri e quindi dipendeva, per ampliare le proprie conoscenze,
dall’accesso alle biblioteche private dei professori. In questo periodo stringe amicizia con Peter Artedi (1705-1735), studente poco più vecchio di lui, con il quale condivide l’interesse naturalistico più che quello per la medicina. Al tempo
l’università era dominata da famiglie che si tramandavano dinasticamente gli insegnamenti. Tra questi i Rudbeck (Olof Rudbeck il Vecchio e il Giovane) offrono aiuto economico a Linneo e nel 1730 lo accolgono in casa loro per fare da tutore
alla loro terza generazione. Oltre a ricevere un compenso per
la propria attività Linneo ha accesso a una ricca biblioteca,
migliorando rapidamente. In questo periodo tiene le lezioni di Olof Rudbeck il Giovane all’università, riordina il giardino botanico dell’università, fondato da Olof Rudbeck il Vecchio, ottiene dalle autorità un aiuto finanziario.
Nel 1730 Linneo inizia anche una collaborazione con Olof
Celsius il Vecchio, membro di un altro clan accademico (tra
cui vi era anche l’inventore della scala termica, Anders Celsius), dedicandosi alla raccolta di piante nella regione per redigere un libro mai pubblicato dal titolo Flora. Questo lavoro
avvicinò Linneo alla classificazione delle piante secondo il
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sistema applicato da Olof Celsius, basato sui lavori di Tournefort, Ray e di Sébastien Vaillant (1669-1722), botanico francese sostenitore della riproduzione sessuale delle piante. Il
progetto offre a Linneo una visione d’insieme sullo stato dell’arte della classificazione delle piante, le difficoltà esistenti e soprattutto la necessità di un nuovo sistema classificatorio semplice e organico.
Descrivere dettagliatamente le diverse tipologie fiorali, riordinare le piante secondo un nuovo sistema di classificazione basato sulla struttura fiorale e riformare il sistema nomenclaturale sono idee che nascono e si sviluppano nell’ambito della collaborazione con Artedi. Considerato il padre dell’ittiologia moderna aveva molti altri interessi.
Nel 1729 Linneo concepisce un sistema di classificazione delle piante basato sui caratteri sessuali fiorali che applica, migliorando il sistema di Tournefort, alla compilazione
di un catalogo delle piante del suo comune natale e in una
classificazione delle Umbelliferae (Apiaceae). Quest’ultima viene pubblicata come parte del manoscritto di Linneo datato
29 luglio 1730, in cui viene presentato per la prima volta il
sistema di ordinamento secondo i caratteri sessuali. Nel 1732
entrambi lasciano Uppsala, Artedi alla volta dell’Inghilterra
e Linneo per la Lapponia. Prima di partire concordano di lasciarsi reciprocamente in eredità manoscritti e libri in caso
di morte. La collaborazione produce i lavori più significativi di Linneo, fino al 1735 quando Artedi affoga in un canale di Amsterdam. Linneo nel 1738 pubblica a Leiden per conto dell’amico scomparso l’opera postuma Bibliotheca Ichthyologica e Philosophia Ichthyologica, assieme a una biografia
dell’Autore. Negli anni successivi Linneo si dedica al perfezionamento delle straordinarie intuizioni giovanili.
Il viaggio in Lapponia di Linneo si dipana da maggio a
ottobre 1732 sulle orme di Olof Rudbeck il Giovane, che aveva visitato la regione nel 1695 ma le cui collezioni erano andate perdute nel grande incendio di Uppsala del 1702.
La Lapponia svedese era un luogo remoto e misterioso.
I Sami erano ritenuti pagani, sebbene in gran parte fossero
ormai cristiani. Malgrado il resoconto di Linneo enfatizzi eccessivamente lunghezza, fatiche e disagi del viaggio (forse per
ottenere maggiori prebende dal finanziatore, la Società delle Scienze di Uppsala) la spedizione non è priva di risultati
scientifici. Nel 1737 viene pubblicato il testo Flora Lapponica, scritto attingendo anche al lavoro di Olof Rudbeck il Giovane. Secondo molti un’opera in cui non mancano esagerazioni sulle asperità del viaggio e i traguardi raggiunti. Linneo
si fa finanche ritrarre indossando un costume Sami (costituito in realtà da vari indumenti maschili e femminili messi insieme alla rinfusa) e nella mano destra una piccola pianta cui
egli aveva attribuito il proprio nome, Linnaea borealis.
A Uppsala Linneo riprende gli studi. Nel 1733 si trasferisce con il suo amico Claes Sohlberg a Falun (Dalarna), a
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neo che Gronovius ne promuove, con il medico scozzese Isaac
nord-ovest di Uppsala e successivamente nei Paesi Bassi
Lawson, la pubblicazione in un libro, Systema Naturae, nel
per completare gli studi di medicina finanziato dal padre di
dicembre 1735. Boerhaave raccomanda Linneo a Burman che
Claes per portare con sé il figlio e fargli da tutore.
ora lo vede non più come semplice visitatore invitandolo a
Nell’inverno 1734 Linneo conosce la diciottenne Sara Litrasferirsi ad Amsterdam. Inoltre presenta Linneo al bansa Moraea, figlia di un ricco medico, della quale chiede la
chiere anglo-olandese George Clifford, già direttore della Commano a un mese dal primo incontro. Il padre della ragazza
pagnia Olandese delle Inlo sprona a completare la
die. Clifford assume Linneo
sua formazione all’estero
come medico di casa per
per un triennio e ritornacatalogare i campioni bore come medico.
tanici da lui posseduti in
Nei tre anni successiuna proprietà di campagna
vi Linneo dà corpo alle
nei pressi di Haarlem.
idee tratteggiate nella sua
Linneo ha così l’opmente e nei manoscritti
portunità di riordinare e
che aveva portato dietro.
pubblicare altri manoscritti
I Paesi Bassi erano il poper ben due anni, dal setsto perfetto per elaborare
tembre 1735 all’ottobre
tali idee. Snodo di un im1737. Fa base a de Hartepero economico comcamp ma visita spesso Ammerciale ogni missione risterdam, Leida e compie
portava materiali e camun viaggio in Inghilterra per
pioni vegetali intorno ai
raccogliere altri campioni.
quali gravitavano molti
Durante questo viaggio instudiosi, era facile reperiUno degli erbari più antichi conservati presso l’Erbario S. Come
contra Johann Dillen (1687re libri, era facile comuniera d’uso in passato, le piante essiccate, o parti di esse, veniva1747), botanico di origine
care, raggiungere Francia
no incollate alle pagine di un libro. (Foto Giuseppe Caruso)
tedesca operante a Oxford
e Inghilterra.
con James Sherard e Hans
Nel febbraio 1735 LinSloane, presidente della
neo e Sohlberg partono
Royal Society dopo Isaac
per l’Olanda passando da
Newton. Trascorre l’inHelsingborg, Lubecca e
verno 1737-1738 a Leida
Amburgo arrivando inficon Johann Gronovius done ad Amsterdam il 13
ve però si ammala e afgiugno. Visita il giardino
fronta una convalescenza
botanico della città e si
di due mesi. Linneo era orpresenta a Jan Burman,
mai un botanico affermanoto botanico e in posto le cui pubblicazioni
sesso di una cospicua bivendevano bene e per il
blioteca botanica. Il 17
quale si prospettava una
giugno Linneo arriva a
Cattedra a Uthecht. NoHarderwijk per sostenere
nostante le pressioni afl’esame di medico prefinché restasse nei Paesi
sentando una tesi sulla
Bassi, decide però di rimalaria. Sostiene l’esame
Un campione delle collezioni linneane. Da evidenziare la
tornare da Sara. Nel magil giorno seguente e il 23
cura con cui tali preziosi campioni vengono manipolati dagli
gio 1738 parte per Parigi,
giugno è medico a tutti
operatori. (Foto Giuseppe Caruso)
dove riceve grandi onori e
gli effetti. Torna ad Amla prestigiosa nomina a corrispondente estero dell’Accadesterdam, poi visita brevemente Utrecht e si trasferisce a Leimia delle Scienze di Francia. Da qui raggiunge la Svezia, dalda dove entra in contatto con Hermann Boerhaave (1668-1738)
la quale non si sarebbe mai più allontanato. La cospicua moeminente medico, e con il botanico Johann Gronovius (1690le di lavori pubblicati (quattordici libri e numerosi opusco1760). Entrambi sono così colpiti dalle argomentazioni di Lin-
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la propria carriera altrove, affrancandosi dalla personalità inli) non sembra tuttavia aver fatto impressione nella madregombrante del maestro e recidendo ogni legame con lo stespatria, tanto che, stabilitosi nella capitale, è costretto a eserso. Non è chiaro se Linneo fosse troppo severo ed esigencitare la professione medica per vivere.
te, se trattasse gli allievi con superbia, se si appropriasse del
Nell’ottobre 1738 diventa membro della Società delle
merito delle loro scoperte o semplicemente non fosse in graScienze di Uppsala e l’anno successivo è cofondatore dell’Acdo di offrire ai suoi allievi adeguate prospettive occupaziocademia Reale Svedese delle Scienze della quale viene nonali a Uppsala. Paradossalmente però questa diaspora di vaminato, per sorteggio, primo presidente. Nel giugno 1739 Linlidi scienziati accelerò la diffusione delle idee linneane. È il
neo sposa Sara Moraea e nel gennaio 1741 nasce il loro pricaso di Johan Falck, suo allievo prediletto, il quale ebbe asmo figlio, Carlo.
segnata una Cattedra a San Pietroburgo nel 1765 e troncò ogni
Nel febbraio 1840, alla scomparsa di Olof Rudbeck il Giorapporto con il suo mentore.
vane la sua Cattedra passa all’assistente, Nils Rosén. SuccesLinneo formò validi scienziati inviati poi in esplorazione
sivamente Lars Roberg rassegna le dimissioni dalla Cattedra
per il mondo a raccogliere campioni botanici. Dei 19 suoi
di Medicina e la stessa viene assegnata a Linneo che nel 1741,
“apostoli”, come amava definirli, partiti tra il 1745 e il 1792
con moglie e figlio, si stabilisce a Uppsala. In breve Rosén
otto morirono in viaggio o appena tornati in patria in cone Linneo, avendo interessi opposti, si scambiano le Cattedre
seguenza dei loro viaggi.
con reciproca soddisfazione.
Christopher Tärnström (1703-1746) è un religioso che, sebLinneo e Sara hanno diversi figli, di cui però solo quatbene sposato e con protro raggiungono l’età adulle, si reca in Cina in quata. Il rapporto tra i coniulità di missionario e bogi non è idilliaco, anche a
tanico. Visto che muore di
causa dell’umore instabile
febbri prima di arrivare a
e tendenzialmente depresso
destinazione Linneo decide
dello scienziato.
che i selezionati per queA Uppsala Linneo costa pericolosa attività siamunque conquista finalno giovani, senza famimente fama, benessere ecoglia e poveri.
nomico e grandi onori. Nel
Peter Kalm (17151753 viene insignito dell’Or1779) raggiunge Philadine della Stella Polare e
delphia nell’autunno 1748.
nel 1761 del titolo nobiliaIn due anni raccoglie
re di barone per cui il suo
un’importante collezione
nome diventa barone Carl
di vegetali e semi, dando
von Linné. Gli viene conun contributo sostanziale
cesso inoltre il diritto di noalla descrizione di circa
minare il proprio successoUna corsia della fornitissima biblioteca dell’Erbario S.
700 specie nordamericane
re alla Cattedra di Botanica.
(Foto Giuseppe Caruso)
di Species Plantarum.
Nel 1758 Linneo acFredrik Hasselqvist (1722-1752) raccoglie molti camquista due piccole tenute di campagna, fuori Uppsala, in una
pioni in Palestina e Medio Oriente.
delle quali, Hammarby, trascorre gran parte del suo tempo,
Pehr Osbeck (1723-1805) viaggia in Cina dal 1750 al
in relativa tranquillità. Assicurare un sereno futuro al figlio
1752 con risultati notevoli. Linneo gli dedica il genere
Carlo jr. sembra essere un obiettivo prioritario. Egli studia boOsbeckia.
tanica a Uppsala perché è la strada più agevole. Linneo, graPehr Löfling arriva in Spagna nel 1751 per classificare la
zie alla sua influenza, fa scalare al suo primogenito le gerarchie
flora iberica. Dopo due anni viene inviato, come botanico,
accademiche fino a designarlo, nel 1777, suo successore. Caral seguito di una spedizione spagnola in Sudamerica, dove
lo jr. pare sia un insegnante capace e diligente ma inevitamorirà di febbri nel 1756. A Linneo non fu mai dato accesbilmente non brillante come l’illustre genitore. Secondo also al materiale raccolto da Löfling.
tre fonti è un’assoluta nullità (Blunt, 2004).
Daniel Solander (1736-1782), accolto sin dal suo arrivo
a Uppsala in casa Linneo come un figlio e candidato a spoGli “apostoli” di Linneo
sare la figlia maggiore del maestro, Elisabeth, si trasferisce
A Uppsala Linneo si dimostra un ottimo insegnante forin Inghilterra nel 1760 dove resterà nonostante la proposta
mando una generazione di valenti botanici che costruirono
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Naturhistoriska Riksmuseet
L’uggiosa mattinata mi avvolge con la sua ingannevole atmosfera da déjà-vu. È la mia seconda visita alla
città di Stoccolma e al suo Museo di Storia Naturale, il
Naturhistoriska Riksmuseet. Sono largamente in anticipo. Prima dell’erbario visito le esposizioni del museo. Sono sorpreso. Nulla o
quasi di quanto ricordavo sembra più essere
al suo posto. L’atmosfera cupa e misteriosa conferita dalle enciclopediche esposizioni ottoLe collezioni linneane
centesche è sparita per
Alla morte per infarto
far spazio a un tripudio
di Linneo nel gennaio 1778,
di modernità, interattività,
le collezioni passano al
didattica. Frotte di rasuo successore, Carlo jr. Il
gazzini entusiasti ed ecgiovane trae ispirazione
citati dimostrano l’effiper il suo lavoro di docacia comunicativa del
cente dall’enorme mole di
nuovo approccio. Le anmateriale fino al momentiche estese esposizioto della sua morte preni si sono drasticamenmatura nel 1783.
te ridotte a tre soli paLa moglie di Linneo,
Il dottor Jens Klackenberg, assistente curatore dell’Erbario S.
diglioni monotematici.
Sara, descritta da varie
(Foto Giuseppe Caruso)
Camminare incuriofonti come dispotica, egoisito tra quelle sparute
sta e ignorante, ha come
sezioni esplicitamente
unico interesse quello di
destinate alla divulgatrarre il massimo profitto
zione, così diverse dal
dal materiale raccolto dal
museo che avevo visimarito. Nel 1784 la colletato anni prima, mi cozione viene infatti venstringe a registrare il
duta a James Edward
profondo solco esistenSmith, un ricco naturalista
te tra la museologia diinglese. Le ventisei casse
vulgativa e quella a supcontenevano 19.000 fogli
porto della ricerca. Poi
d’erbario, 2500 libri, molnella hall il trionfo del
ti campioni di insetti, comerchandising museale.
ralli, conchiglie e 3000
Nel trecentesimo annilettere e manoscritti di vaversario della nascita di
rio genere. Nel 1828 gran
Linneo non stupisce la
parte della collezione diUna ricercatrice dell’Erbario S scansiona i campioni dell’erbario
mole di opere dedicate
venterà proprietà della
nell’ambito di un progetto di digitalizzazione delle collezioni.
nel suo Paese al grande
Linnean Society di Lon(Foto Giuseppe Caruso)
naturalista. Tra i numedra, fondata nel 1788 il
rosi oggetti in vendita attira la mia attenzione un torchio
cui primo presidente è proprio James Edward Smith.
a corda in legno destinato all’essiccazione dei campioni
Nonostante i comprensibili malumori svedesi per la cesvegetali, copia di quello usato da Linneo. Ne ho uno del
sione della collezione linneana questo momento cruciale è
tutto simile a casa, a riprova di quanto poco l’attività di
un segno dei tempi, rappresenta il passaggio del testimone
erborizzazione del botanico sia cambiata dalle origini a
dell’esplorazione botanica dalla Svezia all’Inghilterra, nelle maoggi.
ni di Joseph Banks.
di Linneo di ricoprire la Cattedra di Botanica a San Pietroburgo fino a che non si fosse liberata quella di Uppsala. Nel
1763 Solander è assistente bibliotecario al British Museum,
poi diventa conservatore del Dipartimento di Storia Naturale di Londra. Prende parte al primo viaggio intorno al mondo di James Cook, a bordo dell’Endeavour, in compagnia di
Joseph Banks. Con quest’ultimo visita anche l’Islanda per poi stabilirsi a Londra nel 1771 (Tyler Whittle, 1997).
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S
All’orario concordato con il direttore Arne Anderberg mi
trovo davanti all’ingresso dell’erbario designato dall’acronimo S, secondo l’Index Herbariorum, ospitato in un’ala del
museo (Holmgren, Holmgren, Barnett, 1990). È innegabile
quanto pesi nelle mie aspettative la consapevolezza che
questa istituzione abbia irrimediabilmente perso le collezioni linneane. Mi accingo a fare questa visita prefigurandomi
un ambiente dall’atmosfera un po’ dimessa, depressa, ancora tormentata per la terribile perdita. Nulla di tutto ciò. Sebbene a corto di personale, impegnato per lo più nell’attività
di campo (nei Paesi nordici la stagione utile per erborizzare è breve, quindi occorre impiegare tutte le risorse umane
disponibili), si percepisce un’atmosfera estremamente dinamica e fattiva. Nessuno sembra aver voglia di piangere sul
latte versato, si guarda avanti, alle innumerevoli sfide che attendono questa istituzione. Lo dimostra, per esempio, l’ambizioso progetto sui tipi di piante vascolari africane. Il mio
cicerone, Jens Klackenberg, mi parla di qualcosa come 30 mila tipi. Il tipo è un campione d’erbario usato per la prima descrizione di una specie. Ciò significa che in questa istituzione sono state descritte 30 mila specie diverse, per citare soltanto quelle di origine africana. Non si può dire che siano
stati con le mani in mano. E pare proprio che molti tipi africani e sudamericani si trovino ancora all’interno della collezione generale. La loro ricerca e separazione richiederà senza dubbio ancora molto lavoro, come anche la loro scansione
digitale. Per il momento, una ricercatrice impegnata a completare il suo PhD viaggia alla velocità di circa 120 scansioni a settimana.
Un’altra parte importante di questo erbario è il suo database, completamente on line anche per la porzione che riguarda le residue collezioni linneane. La disponibilità di tali
informazioni è vitale negli studi tassonomici e fitogeografici.
Tra le collezioni storiche in possesso dell’erbario il mio
anfitrione mi fa orgogliosamente visionare le più antiche
collezioni conservate nel museo: Flora Uplandica (1730) e poi
il famoso Antonius Münchenbergs Herbarium vivum (17011702). Quest’ultimo è un libro sulle cui pagine sono state incollate piante essiccate raccolte nel Gotland dall’allievo di Olof
Rudbeck figlio. La collezione è un raro esempio di erbario
prelinneano, donato al Museo Svedese di Storia Naturale nel
1857 da S.O. Lindberg (Petterson, 1948). Klackenberg estrae
con infinita cura le opere da due diverse casseforti indossando
guanti bianchi per manipolarle senza danneggiarle. Senza negare il valore storico e simbolico di tali opere, il che tra l’altro giustifica le infinite precauzioni nella loro manipolazione e conservazione, non può essere trascurata l’importanza
dei circa 4,6 milioni di campioni vegetali qui
conservati(http://www.nrm.se/en/menu/researchandcollections/departments).
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Suddivisione tra i grandi gruppi sistematici e le maggiori
aree geografiche dei campioni vegetali conservati presso
l’erbario del Museo di Storia Naturale di Stoccolma.
Gruppo
Collezione
Fanerogame
Generale
Scandinavia
Sud America
Briofite
Funghi
Licheni
totale S
Criptogame
N. campioni
(x 1000)
1500
1000
600
800
350
350
4600
Un patrimonio immenso a disposizione della scienza e
della ricerca. Resterei ore a parlare con Klackenberg ma il
mio tempo sta finendo. Prendo congedo firmando un apposito registro tra cordiali ringraziamenti, sorrisi e strette
di mano. C’è una sorta di complice solidarietà tra quanti
si occupano di piante. Forse deriva dalla consapevolezza
di essere pochi, delle autentiche mosche bianche. Nel pieno della sesta grande estinzione, quella provocata dall’uomo, sarebbe invece importante che frotte di biologi si impegnassero nell’identificazione, classificazione e denominazione delle tantissime specie ancora sconosciute alla
scienza. In un momento in cui la biodiversità è tanto minaccita viene in mente la celebre frase di Linneo: “Nomina si nescis, perit et cognitio rerum” ovvero “Se non conosci
i nomi, non conosci le cose”.
Giuseppe Caruso è dottorando presso il Dipartimento di
Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Bibliografia
Blunt W., 2004 – Linnaeus: The compleat naturalist. Frances Lincoln Limited, London.
Gribbin M., Gribbin J., 2009 – Cacciatori di piante. Raffaello Cortina Editore, Milano.
Holmgren P.K., Holmgren N.H., Barnett L.C. (eds), 1990 – Index
Herbariorum. Part I. The herbaria of the world. International
Association for Plant Taxonomy. New York Botanical Garden, Bronx N.Y.
http://www.nrm.se/en/menu/researchandcollections/departments
(accesso 03 aprile 2012).
Petterson B., 1948 – Antonius Münchenbergs herbarium vivum. Botaniska Notiser 48: 223-269.
Tyler Whittle M., 1997 – The Plant Hunters. Lyons & Burford Publishers, New York.
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NUOVA
L’erbario dell’Università
di Belgrado,1860-2012
Snežana Vukojičić, Dmitar Lakušić, Giuseppe Caruso
una lettera al Ministro dell’Educazione e Affari della Chiesa in cui scriveva di donare parte di una sua proprietà allo scopo di costruire il nuovo giardino botanico. Fu così
che ciò che poi sarebbe diventato il Giardino Botanico Reale e Frutteto assieme alle scuderie e altre costruzioni commerciali possedute dalla dinastia Obrenović furono donati alla Grande Scuola. Il giardino
Il Giardino Botanico “Jevrebotanico fu così trasferito nelmovac”
la nuova location, ricevendo
Il Giardino Botanico Reale
il nome “Jevremovac” per defu fondato nel 1874 su proposiderio del donatore.
sta dell’accademico Josif Pančić
Per spiegare l’urgenza e il
e per effetto della decisione
significato della fondazione del
presa dal Ministro dell’Educagiardino botanico di Belgrado,
zione del Regno Serbo. Il giaril professor Josif Pančić, sciendino venne collegato alla Granziato e naturalista di ampie vede Scuola (oggi Università di
dute con elevata istruzione, nel
Belgrado), cui venne fornito un
lontano 1881 aveva scritto: “Il
budget aggiuntivo di 1400 talGiardino Botanico, secondo le
leri, destinato al mantenimento
richieste odierne, ha due comannuale del giardino. La gepiti da assolvere: da una parstione fu affidata allo stesso Jote, mettere insieme in un picsif Pančić, considerato che egli
colo spazio la flora del Paese
era già professore di Botanica.
di cui le giovani generazioni deIl giardino venne originavono imparare la botanica loriamente costruito sulla riva del
cale, e, dall’altra parte, raccoDanubio, a Dorćol. I lavori di sigliere tutte le piante esotiche nestemazione del suolo, di cocessarie a rappresentare la magstruzione degli edifici, dell’imgioranza delle vegetazioni monpianto delle serre e di allevadiali all’interno del giardino”. Ogmento delle piante del giardino
gi, 129 anni dopo queste parole
si interruppero bruscamente aldi Pančić, la spiegazione del
la morte di Pančić, nel 1888.
Una corsia dell’erbario dell’Università di Belgrado.
significato e della funzione del
Nel corso dello stesso anno, ap(Foto Giuseppe Caruso)
giardino botanico fa da compena dopo la scomparsa di
plemento alla constatazione che il giardino ha anche un
Pančić, si verificò un’enorme alluvione, seguita l’anno sucgrosso significato pratico nella preservazione delle specie
cessivo da una valanga, determinando la quasi completa
vegetali minacciate in Serbia e nella Penisola Balcanica.
distruzione della collezione di piante raccolte con difficoltà
Il Giardino Botanico “Jevremovac” non è soltanto un’oada Pančić. Fu così chiaro che il giardino botanico non posi verde nel centro della città, o un normale parco. Queteva più stare nella sua originaria collocazione e ciò imsta istituzione è un’unità di insegnamento e, con l’erbario,
plicò l’urgenza di trovare un posto più adatto allo scopo.
la biblioteca, le sale di studio e i laboratori, costituisce una
Nel momento in cui il Re Milan Obrenović divenne condelle strutture della Facoltà di Biologia dell’Università di
sapevole delle difficoltà previste dal trasferimento del giarBelgrado destinate alla formazione. Allo stesso tempo rapdino decise di aiutare l’operazione. Il 2 agosto 1889 inviò
L’erbario dell’Istituto di Botanica e Giardino Botanico
“Jevremovac” dell’Università di Belgrado è una delle più
significative e ricche collezioni d’erbario della Serbia e anche dell’intera Europa Sudorientale. È incluso nella lista mondiale ufficiale degli erbari con il codice BEOU.
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NUOVA
presenta il centro di ricerca per le discipline botaniche in
Serbia, come pure una parte rilevante del patrimonio
scientifico e culturale del Paese.
Le attività scientifiche e di insegnamento sono organizzate
attraverso le seguenti Cattedre: Cattedra di Microbiologia,
Cattedra di Algologia, Micologia e Lichenologia; Cattedra
di Morfologia e Sistematica delle Piante; Cattedra di Fisiologia
Vegetale e infine Cattedra di Fitoecologia e Fitogeografia.
Le Cattedre dell’Istituto offrono corsi per gli studenti
e strutture per la ricerca nelle seguenti aree: studio tassonomico di piante e funghi, studio floristico e fitogeografico della Serbia e dei Balcani; ecologia delle specie e delle comunità vegetali; protezione di specie rare e minacciate e in pericolo di estinzione della flora balcanica; studi sui microrganismi e le piante come bioindicatori; sviluppo di analisi microbiologiche per il rilevamento di danni al materiale genetico causati da agenti ambientali; identificazione di costituenti delle piante con proprietà antimutageniche e anticancerose; studi di fisiologia vegetale
e micropropagazione con speciale enfasi sulla conservazione del patrimonio genetico della flora balcanica.
Il gruppo di eminenti botanici serbi che ha gestito
l’Istituto di Botanica e il Giardino Botanico “Jevremovac”
ha cercato, come anche si fa oggigiorno, di sviluppare e
migliorare il giardino botanico, e mantenere la parola data a Re Milan, e anche al fondatore e padre spirituale, Josif Pančić.
Oggi il Giardino Botanico “Jevremovac” occupa una superficie di circa cinque ettari e ospita una collezione di oltre 2000 specie vegetali coltivate in pieno campo e nella
vecchia serra, e rappresenta un laboratorio a cielo aperto
della Facoltà di Biologia dell’Università di Belgrado, una
delle maggiori e più antiche facoltà di scienze naturali dell’Europa Sudorientale.
L’erbario dell’Università di Belgrado
L’erbario fu fondato nel 1860 quando il famoso botanico Josif Pančić donò la sua collezione alla Grande Scuola di Belgrado, oggi Università di Belgrado. Dopo Pančić,
che fondò l’erbario, Jurišić, Ilić, Ničić, Pelivanović, Košanin,
Soška, Adamović, Blečić, Rudski, Černjavski, Tatić, Janković, Stevanović, Blaženčić e molti altri botanici hanno
contribuito al suo arricchimento.
Attualmente, a 150 anni dalla fondazione, l’erbario
conta più di 150.000 fogli d’erbario che contengono materiale vegetale raccolto nella Penisola Balcanica, come anche un grande numero di exiccata ottenuti attraverso
scambi con altri Paesi in Europa e nel mondo. Esso incorpora
anche la collezione d’erbario dell’Istituto di Ecologia e Biogeografia dell’Accademia Serba delle Scienze e Arti come
pure le collezioni della Cattedra di Ecologia Vegetale e Fi-
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togeografia e della Cattedra di Botanica Sistematica e Tassonomia.
Collezioni importanti
• Herbarium Pancicianum – Josif Pančić (XIX sec.);
• Sava Petrović (XIX sec.);
• Sava Hilandarac (XIX sec.);
• Nedeljko Košanin (XX sec.);
• Teodor Soška (XX sec.).
Erbari incorporati
• Istituto di Ecologia e Biogeografia dell’Accademia Serba delle Scienze e Arti;
• Cattedra di Ecologia Vegetale e Fitogeografia e Cattedra di Botanica Sistematica e Tassonomia.
Collezioni storiche speciali
• Herbarium Serbicum (J. Pančić, 1842-1888) – Erbario
base per le prime flore della Serbia (1874, 1884);
• Herbarium Montenegrinum (J. Pančić, 1873) – Erbario
base per la prima flora del Montenegro (1875);
• Herbarium Bulgaricum (J. Pančić, 1882-1886) – Erbario base per le prime flore della Bulgaria (1883, 1886);
• Herbarium Graecum (Helldreich, Orphanidis et al.,
XIX sec.) – Materiale d’erbario scambiato;
• Herbarium Italicum (F. Parlatore, A. Todaro, P. Porta,
A. Rigo, E. Levier et al., XIX sec.) – Materiale d’erbario
scambiato;
• Herbarium Macedonicum (N. Košanin, T. Soška, J. Petrović, inizio XX sec.);
• Herbarium Albanicum (N. Košanin, inizio XX sec.).
Assieme con i numerosi campioni d’erbario rappresentanti i tipi nomenclaturali dei nomi delle piante di
Pančić, lo speciale valore dell’erbario dell’Istituto di Botanica e Giardino Botanico “Jevremovac” sono i campionitipo di nuovi taxa, raccolti e descritti nell’area della Penisola Balcanica da Košanin, Soška, Blečić, Tatić, Stevanović,
Lakušić ecc. Nell’erbario dell’Università di Belgrado sono
anche conservati gli olotipi di taxa recentemente descritti
come Draba bertiscea D. Lakušić & Stevanović, Minuartia
juniperina subsp. kosaninii V. Stevanović & Kamari, Pedicularis ernesti-mayeri Stevanović, Niketić & D. Lakušić,
Helianthemum marmoreum Stevanović, Matevski & Kit
Tan, Edrianthus x lakusicii Stevanović & D. Lakušić,
Edraianthus pulevicii Surina & D. Lakušić.
Herbarium Pancicianum
La più importante collezione dell’erbario dell’Università
di Belgrado dal punto di vista storico, culturale e scientifico è l’erbario di Pančić (Herbarium Pancicianum). Si trat-
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NUOVA
ta della collezione contenente le piante che lo stesso Pančić
magini elettroniche possono essere scambiate attraverso
raccolse durante le sue investigazioni botaniche nel XIX seinternet. La collezione è attualmente ospitata come entità
colo nei territori di Serbia, Srem, Banat, Montenegro, Bulseparata e contiene 15.376 campioni d’erbario (736 genegaria e Ungheria come anche durante i suoi viaggi in Itari), collocata in 166 scatole d’erbario (http//pancic.bio.bg.ac.rs).
lia, Francia e Austria. La sua collezione d’erbario (recante
Per la maggior parte i campioni (11.250) sono stati raccolti
attualmente il suo nome), che al tempo contava 80 pacchi
da Pančić in circa 500 diverse località della Serbia. Le più
di piante essiccate, raccolte in Banat e Srem, fu donata da
importanti scoperte floristiche Pančić le fece studiando le
Josif Pančić alla Grande Scuola di Belgrado nel 1860, anregioni di Aleksinac, Beograd, Brdjane, Bučje, la Gola del
no assunto come quello di fondazione del primo erbario
fiume Derventa, la Gola Djerdapska, Grdelica, Monte Iviin Serbia.
ca, Monte Javor, Gola del Fiume Jelašnica, Kladovo, MonNel corso della sua attività durata 42 anni Pančić dete Kopaonik, Kragujevac, Monte Medvednik, Monte Mokdicò molta attenzione a raccogliere piante e arricchire la
ra Gora, Niš, Monte Ozren, Gola del fiume Panjica, Monsua collezione d’erbario. Quale fosse il valore e che cosa
te Povlen, Raška, Ravanica, Monte Stara Planina, Monte Stol,
significasse la sua collezione per Pančić è possibile capirMonte Suva Planina, Monte Tara, Užice, Ulj kamen, Vlalo da una lettera che inviò al Misina, Monte Vrška čuka, Vranje,
nistro dell’Educazione nel 1860:
Monte Zlatibor e Zlot, che rap“Tuttavia, il maggior risultato
presentano il locus classicus
dei miei 25 anni di sforzi è una
per molti dei taxa di Pančić, tra
grande collezione di 6000 diverse
i quali i più significativi sono:
specie vegetali – tre quarti dell’inAcer intermedium, Allium metera flora europea – con relatilanantherum, Althaea kravi duplicati per oltre 20.000
gujevacensis, Barbarea balcacampioni che ho raccolto durante
na, Bupleurum pachnosperi miei viaggi o attraverso scammum, Campanula secundiflobi con Germania, Italia, Francia,
ra, Cardamine pancicii, CarSpagna, Grecia e Russia meridamine serbica, Centaurea caldionale... Da quando questa
vescens, Centaurea derventacollezione è stata fondata l’ho
na, Centaurea melanocephala,
dedicata al popolo serbo e la ceCentaurea orientalis var. arderò al Liceo Serbo non appemata, Cirsium heterotrichum,
na il Governo avrà soddisfatto
Coronilla elegans, Delphinium
le mie richieste e rimborsato aluechtritzianum, Dianthus limeno in parte i miei costi. Se
liodorus, Dianthus moesiacus,
consideriamo un valore medio
Dianthus papillosus, Eryngium
il mio erbario merita circa 5000
palmatum, Eryngium serbicum,
franchi. Dato che questa somErysimum commatum, Euphorma non è proporzionale ai miei
bia pancicii, Euphorbia subhasforzi e spese, e visto che constata, Genista subcapitata, Geum
sidero il completamento di quemolle, Haplophyllum boissiesta collezione – che è uno dei
rianum, Heliosperma monaUn campione di Ephedra nebrodensis Tineo raccolto
successi dei miei migliori anni
chorum, Heracleum verticillain Macedonia nel 1900. (Foto Giuseppe Caruso)
– essere il mio compito più imtum, Hieracium balcanum, Hieportante, non mi separerò da essa fino a quando vivrò...”.
racium marmoreum, Hieracium schultzianum, Hieracium vranjanum, Jurinea subhastata, Koeleria eriostaL’Herbarium Pancicianum, come maggiore eredità
chya, Lathyrus binatus, Linaria rubioides, Malcolmia serculturale e scientifica di Josif Pančić, è sotto uno speciale
bica, Mulgedium pancicii, Mulgedium sonchifolium, Ororegime di trattamento. A causa del suo significato storico
banche esulae, Orobus pubescens, Pancicia serbica, Parietaria
i campioni di questa collezione possono essere studiati solserbica, Pastinaca hirsuta, Pedicularis heterodonta, Picea
tanto con il permesso dell’erbario dell’Istituto di Botanica
omorika, Potentilla visianii, Potentilla mollis, Ramonda nathae Giardino Botanico “Jevremovac”. Oltre l’opportunità di
liae, Ramonda serbica, Reichardia macrophylla, Rosa belvisitare e lavorare con l’erbario di Pančić, oggi anche le imgradensis, Satureja panciciana, Scabiosa achaeta, Scabiosa
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bario, accuserebbero Lujo Adamović di aver dato campioni d’erbario agli erbari di Vienna, Pest, Berlino, e
perfino a collezionisti privati.
Quando il professore Nedeljko Košanin divenne gestore del giardino botanico, il lavoro di manutanzione e
L’Herbarium Pancicianum contiene anche campioni
arricchimento dell’erbario riprese nuovamente. Nedeljko
di specie vegetali ormai estinte (Althaea kragujevacensis
Košanin annesse una
Pančić e Scabiosa achaenuova parte degli edifita Vis. et Panč.), come
ci amministrativi in moanche specie che sono
do che l’erbario avesse
estinte nel territorio deldelle stanze speciali dola Serbia (Achillea ptartate delle opportune conmica L., Caldesia pardizioni per preservare le
nassifolia (L.) Parl., Hycollezioni. Košanin viagmenolobus procumbens
giò e raccolse materiali
(L.) Nutt. ex Schintz &
d’erbario in maniera inThell. subsp. procumtensiva, tra l’altro per ribens, Polemonium caecostituire la collezione
ruleum L., Genista nisdi Pančić che era stata
sana Petrović, Lathyrus
danneggiata dal precenpancicii (Jurišić) Adate gestore dell’erbario.
mović itd).
Dal 1914 Košanin fu accompagnato nel suo laNote storiche
voro di campo dal giarNel corso della sua
Dettaglio di un campione di Primula auricula conservato presso
diniere del giardino bostoria lunga 150 anni, il
l’Erbario BEOU. (Foto Giuseppe Caruso)
tanico e grande esperto
destino dell’erbario
di piante, Teodor Soška.
dell’Università di BelDurante la Prima
grado è stato molto inGuerra Mondiale, l’ercerto, e in alcuni periobario fu colpito da proietdi non completamente
tili. Taloci, il governatochiaro. È risaputo che
re civile della Serbia, orquesto erbario fu messo
dinò che Karl Maly, cunel laboratorio di Botaratore dell’erbario di Sanica della Grande Scuorajevo, venisse come serla di Belgrado, appena
gente dal fronte a Belprima della morte di
grado, e separasse la colPančić nel 1888. L’erbalezione d’erbario. Gran
rio fu messo sotto la cuparte del materiale d’erstodia di Živojin Jurišić,
bario fu mandato a Peche era stato un allievo
st, e il resto della collee seguace di Pančić. Diezione fu inviato a Zagaci anni dopo la morte di
bria e Sarajevo.
Pančić, l’erbario fu traLa curatrice dell’Erbario BEOU mostra a due ricercatori croati
Dopo la guerra le parsferito dalla Grande Scuola collocazione di alcuni campioni. (Foto Giuseppe Caruso)
ti delle collezioni d’erbala al Giardino Botanico
rio inviate a Zagabria e Sarajevo furono restituite, mentre la
“Jevremovac”, dove si trova oggi. Anche J. Bornmuller (1887porzione inviata a Pest ancora oggi non è stata restituita.
1889) e O. Bierbach (1890-1903) lavorarono a lungo con
Dopo la morte di Košanin (1934), e più tardi quella di
Jurišić alla manutenzione e all’arricchimento dell’erbario
Soška (1948), inizia un periodo di completa incuria e nein quel periodo. Tra il 1902 e il 1906, leader dell’erbario
gligenza dell’erbario. Non solo non venivano aggiunti nuofu il professore Lujo Adamović. Esistono alcuni documenti
vi materiali, ma non vi era alcuna cura nella preservazioche, per questo specifico periodo della gestione dell’erfumarioides, Senecio erubescens, Stachys anisochila, Stachys chrysophaea, Stachys serbica, Thlaspi avalanum, Tragopogon pterodes, Trifolium trichopterum.
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ne delle collezioni esistenti. Questo stato è durato per più
di 40 anni, fino al 1991, quando Snežana Vukojičić è stata eletta nuova curatrice dell’erbario. Lei si è presa cura della preservazione delle collezioni esistenti, come anche del
loro ripristino e dello scambio di materiali d’erbario con
altri erbari in Europa e nel mondo.
Grazie ai progetti scientifici che sono stati realizzati presso l’Istituto di Botanica negli ultimi 20 anni, il lavoro intensivo di raccolta delle piante e arricchimento dell’erbario è iniziato nuovamente. La maggior parte di questa nuova collezione, che conta oltre 50.000 fogli d’erbario, è stata raccolta da membri della Cattedra di Ecologia Vegetale
e Fitogeografia: Vladimir Stevanović, Dmitar Lakušić, Slobodan Jovanović, Gordana Tomović e Snežana Vukojičić,
durante le loro ricerche sulla flora e sulla vegetazione della Penisola Balcanica, degli Appennini, dei Pirenei. Parti minori di questa collezione contengono piante raccolte sulle Alpi, in Asia Minore e in altri territori.
In questo periodo è stata anche ricostruita una rete di cooperazione internazionale, così l’erbario è stato arricchito con
materiale proveniente da Spagna, Portogallo, Italia e Grecia.
Durante le più importanti spedizioni botaniche a cui botanici di Belgrado hanno preso parte (I OPTIMA Iter Mediterraneum - Spagna, Andalusia (1988), III OPTIMA Iter Mediterraneum - Sicilia (1990), VI OPTIMA Iter Mediterraneum - Spagna-Portogallo (1994), VII Iter Mediterraneum - Grecia (1995),
I Iter Amphiadriaticum - Montenegro (1996), II Iter Amphiadriaticum - Abruzzo, Italia (1999), III Iter Amphiadriaticum Nord Albania e Sud Montenegro (2003), e IV Iter Amphiadriaticum
- Montagne dell’Abruzzo, Aspromonte ed Etna, Italia (2004))
importante materiale è stato raccolto e conservato in BEOU.
La cooperazione finalizzata alla ricerca sulla flora della Penisola Appenninica e della Penisola Balcanica, iniziata
da Fabio Conti (Camerino) e Dmitar Lakušić (Belgrado), ha
prodotto quattro spedizioni di successo sulle montagne dell’Italia centrale e settentrionale, Montenegro e Albania. Il significativo materiale raccolto durante questa spedizioni è
stato conservato presso l’erbario del Centro di Ricerche Floristiche dell’Appennino (APP) e presso l’erbario dell’Università di Belgrado (BEOU).
Conclusioni
L’erbario dell’Università di Belgrado ha attraversato momenti molto bui dall’era di Pančić fino a oggi. Nonostante
ciò, e nonostante esso sia stato parzialmente rovinato e trasferito in altri Paesi, l’erbario oggi conserva il suo valore storico e culturale, e continua a costituire un imprescindibile fondamento per le ricerche tassonomiche, fitogeografiche e floristiche nella Penisola Balcanica. Gli abbondanti dati contenuti in questa collezione e la loro revisione tassonomica sono stati ampiamente utilizzati nella pubblicazione di singo-
li articoli scientifici, ma anche nella redazione delle nuove
edizioni della Flora Serba (Josifović, 1970; Sarić, 1986) e
dell’Atlante della Flora Europea (Jalas, Suominen, 1972-1994;
Jalas, Suominen, Lampinen, 1996; Jalas et al., 1999; Kurtto, Lampinen, Junikka, 2004; Kurtto, Fröhner, Lampinen, 2007; Kurtto
et al., 2010). Per la sua storia e per le sue prospettive future l’erbario BEOU rappresenta pertanto un luogo cruciale in
cui con notevole professionalità viene praticato un moderno approccio all’esplorazione botanica dei Paesi dell’intera
area balcanica.
Snežana Vukojičić è curatrice BEOU presso l’Istituto di Botanica e Giardino Botanico “Jevremovac”, Università di Belgrado. Dmitar Lakušić è professore associato di Ecologia e
Biogeografia presso il medesimo Istituto. Giuseppe Caruso è dottorando presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Bibliografia
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Josifović M., 1970-1977 – Flora SR Srbije II-X. Srpska akademija
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Kurtto A., Fröhner S.E., Lampinen R. (eds.), 2007 – Atlas Florae
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Kurtto A., Lampinen R., Junikka L. (eds.), 2004 – Atlas Florae Europaeae. Distribution of Vascular Plants in Europe 13. The
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Kurtto A., Weber H.E., Lampinen R., Sennikov A.N. (eds.), 2010
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Sarić M., 1986 – Flora SR Srbije I. Srpska akademija nauka i umetnosti, Beograd, Serbia (in serbo).
MU
17
NUOVA
L’erbario dell’Accademia
Armena delle Scienze
Marine E. Oganesian, Giuseppe Caruso
del Paese, la valle di Debed si trova a circa 400 m s.l.m.
Armenia
e soltanto il 10% del territorio si trova al di sotto dei
In Armenia c’è praticamente tutto quello che può su1000 m. Sebbene in parte montagnoso, il territorio arscitare il più vivo interesse del viaggiatore: una storia
meno è per lo più costituito da un altipiano fessurato
tormentata, una bimillenaria tradizione religiosa (primo
da profonde gole. Il lago di Sevan, il maggiore bacino
Paese ad adottare il cristianesimo come religione di Stad’acqua dolce del Paese e uno dei più grandi laghi d’alto), straordinari complessi monumentali religiosi, rititudine (originariamente 1915 m s.l.m.) al mondo, ha
sorse naturalistiche, una moderna e gradevole capitasubito un drastico ridimensionamento per effetto delle, un’ottima cucina dalle decise influenze orientali,
la captazione
un popolo
a fini irrigui
dall’accoe idroelettriglienza e
ci. L’Armenia
dall’ospitalità
ha anche disquisite.
versi fiumi
Il territoche fluiscono
rio dell’Arverso est sfomenia è adaciando nel
giato lungo la
Mar Caspio.
linea ove la
L’Armenia ha
placca arabica
un clima concollide con
tinentale secquella euraco, con insiatica a una
verni freddi
velocità di cired estati piutca 2,5 cm
tosto calde,
all’anno. Ciò
praticamente
ha importanassenti priti conseguenmavera e auze sulle catunno. Le preratteristiche
cipitazioni
del Paese. Ne
medie annuadetermina la
li vanno da
frequenza dei
circa 300 mm
terremoti, per
La facciata esterna dell’erbario dell’Istituto di Botanica dell’Accademia Armena delle
all’anno nelesempio, ma
Scienze. (Foto Marine E. Oganesian)
le zone più
anche la prearide, a circa 800 mm in quelle più piovose. Localmente
senza di catene montuose (il Caucaso si è formato cirl’altitudine influenza significativamente il clima. Yereca 25 milioni di anni fa da tale scontro), come pure la
van, la capitale, costituisce un buon esempio degli
ricchezza di rocce vulcaniche (basalto, andesite, tufo),
estremi termici molto comuni in Armenia: temperatura
spesso impiegate come materiali da costruzione o coestiva fino a 44 °C e invernale fino a -15 °C. Molte lome pietre semipreziose (ossidiana). Fatta eccezione
calità armene sono tuttavia molto più fredde della caper le rocce vulcaniche, il resto del territorio è di napitale e sulle cime montuose le nevi sono perenni.
tura sedimentaria calcarea. L’altitudine media è 1370 m
La biodiversità dell’Armenia, certamente favorita
s.l.m., un valore piuttosto alto. La porzione più bassa
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MU
NUOVA
dalla varietà ecologica del territorio, è molto alta in rapporto alle dimensioni del Paese. Si contano sei fasce di vegetazione in
relazione alla variazione d’altitudine: semideserto, steppa arida, steppa, foresta, fascia subalpina, fascia alpina. L’area semidesertica, che occupa circa il
10% del territorio, caratterizza
la Valle di Arax e le adiacenti pendici montuose fino a 1200-1300
m s.l.m., come anche la Valle di
Arpa attorno a Vaik e la regione
Meghri. Le steppe aride si trovano
solitamente ad altitudine maggiore (oltre 1500 m s.l.m.) nella
Valle di Arax e altre aree, ma
anche a minore altitudine (sopra
800 m s.l.m.) nel nord-est del
Paese in aree originariamente ricoperte da foreste. La steppa
montana caratterizza gran parte
del paesaggio armeno, specialmente sopra 1500 m s.l.m., talvolta intervallata, nel nord-est e
nel sud del Paese, da residue
formazioni forestali. Le maggiori formazioni forestali sono oggi presenti nel nord-est del Paese. I prati subalpini si trovano a
maggiori altitudini rispetto a
steppe e foreste e ancora al di
sopra troviamo i prati alpini
esposti a condizioni climatiche
estreme, con lunghi inverni e
una copertura nevosa che perdura
fino a nove mesi all’anno. Il restante 10% della superficie del
Paese comprende i cosiddetti
paesaggi azonali (paludi, aree
alcaline e saline), influenzati non
tanto dall’altitudine quanto da
altri fattori ecologici come la
presenza di acqua o sali di varia natura.
Dal punto di vista botanico
l’Armenia presenta innumerevoli attrattive: 388 specie di alghe,
4166 di funghi, 2600 specie licheniche, 430 muschi, 3555 spe-
Due giganti della botanica europea Ernst
Vitek (a sinistra) e Benito Valdes (a destra)
mostrano orgogliosi due straordinari campioni di Eremurus spectabilis raccolti in Armenia durante l’Iter Mediterraneum del 2002.
(Foto Giuseppe Caruso)
Una piccola parte dei campioni raccolti durante
l’Iter Mediterraneum in Armenia messi al sole
ad asciugare. (Foto Giuseppe Caruso)
MU
cie di piante vascolari. Un terzo
delle foreste è dominato da quattro specie di querce, due delle quali, Quercus macranthera (quercia caucasica) e Quercus iberica
(quercia georgiana), sono tipiche dell’area caucasica. Quercus
macrantera, più tollerante al
freddo, si trova fino a 2600 m
s.l.m., mentre Q. iberica è tipica
di altitudini comprese tra 500 e
1400 m s.l.m. Altre specie dei
querceti sono il frassino comune
(Fraxinus excelsior), il carpino comune (Carpinus betulus), l’acero georgiano (Acer ibericum),
l’olmo suberoso (Ulmus suberosus) e l’acero di campo (Acer
campestre). Un secondo terzo
delle foreste armene è dominato
dal faggio orientale (Fagus orientalis), specie vicariante orientale
del faggio comune (Fagus sylvatica). Tali formazioni forestali caratterizzano le pendici nord tra
1000 e 2000 m d’altitudine e hanno anche specie come il tiglio
selvatico (Tilia cordata), la betulla
di Litvinov (Betula litwinow) e la
fusaria comune (Euonymus europaeus). Le foreste di carpino comune, maggiormente situate tra
800 e 1800 m, sono caratterizzate da specie come acero di campo, frassino comune, quercia caucasica, pero caucasico (Pyrus caucasicum) e melo orientale (Malus orientalis). Le formazioni arbustive si trovano al nord (9001000 m) e al sud (1800-2000 m)
del Paese. Diverse decine di specie arbustive a foglia larga, solitamente eliofile e xerofile, contribuiscono alla costituzione di
tali comunità vegetali. Le formazioni ad arbusti spinosi, sono invece dominate dai ginepri (Juniperus sp.). In entrambe le tipologie
di arbusteti si possono trovare
specie come l’acero georgiano
(Acer ibericum), varie specie di ci-
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NUOVA
menia, occupa una superficie di circa 80 ettari ubicati nelliegio (Prunus sp.), il pistacchio (Pistacia mutica), il manla capitale stessa, e due giardini più piccoli nelle aree
dorlo (Prunus dulcis), lo spinocervino (Rhamnus cathardi Sevan e Vanadzor. Fondato nel 1935 il giardino boticus) e il gelsomino selvatico (Jasminum fruticans).
tanico ancora oggi rappresenta un’importante istituzioLa densità media della popolazione, fattore chiave nel
ne scientifica, educativa, ricreativa e culturale. Esso posdeterminare le condizioni per la conservazione di lunsiede una ricca collezione di piante viventi (circa 5000
go periodo delle risorse naturali, è piuttosto alta. Con
specie) provenienti dalle differenti regioni fitogeografiun valore di oltre 100 abitanti per chilometro quadrato
che del mondo. Il Dipartimento della Flora Armena,
l’Armenia è, tra i Paesi dell’ex Unione Sovietica, il seall’interno del Giardino, riveste un ruolo importante per
condo per densità di popolazione. Se si esclude però la
la conservazione ex situ di piante rare e minacciate e per
provincia di Yerevan, in cui la densità è di gran lunga
la loro reintroduzione in natura. In passato in questa area
superiore alla media (circa 4800 abitanti per chilometro
era coltivata circa metà della flora armena ma la collequadrato), il valore medio per il restante territorio armeno
zione ha subito notevoli danni negli ultimi anni come anscende sotto i 65 abitanti per chilometro quadrato, vache il resto del giardino. Sfortunatamente infatti, le collore questo del tutto compatibile con un uso sostenibilezioni del giardino botanico hanno pagato un alto prezle delle risorse ambientali. L’Armenia è dotata di una cozo alla crisi
spicua rete di
energetica veriparchi nazionaficatasi in Arli e riserve, eremenia nel bienditata per lo più
nio 1992-1994.
dall’era sovietica.
Un numero conSfortunatamensiderevole di alte la situazione
beri è stato abeconomica piutbattuto e oggi è
tosto critica dodifficile immapo l’affrancaginare un rapido
mento dall’Uniorecupero di quene Sovietica, ha
ste perdite a
determinato una
causa della caforte riduzione
renza di fondi.
della spesa nel
settore ambienERE
tale. Hanno fatL’erbario
to le spese di
dell’Istituto di
questa politica
Botanica dell’Acuna drastica ricademia Nazioduzione delle rinale Armena
sorse umane imDa sinistra: Marine E. Oganesian (Armenia), Christoph Oberprieler (Berlino),
delle Scienze fu
pegnate nel setOfer Cohen (Gerusalemme), Ernst Vitek (Vienna), Francisco José Pina Gata (Siviglia)
fondato nel 1925
tore e soprattute altri partecipanti all’OPTIMA Iter in Armenia (Foto Giuseppe Caruso)
da Alexandr
to gli investiShelkovnikov come erbario del Museo di Storia Naturamenti finalizzati alla valorizzazione del patrimonio amle dell’Armenia. Successivamente divenne l’erbario
bientale del Paese. Il ritorno a una agricoltura di sussidell’Istituto di Botanica, quest’ultimo fondato nel 1931.
stenza, conseguenza della crisi economica post-sovietiAllo stato attuale esso è incluso nel Dipartimento di
ca, e la drammatica crisi energetica degli anni Novanta,
Tassonomia e Geografia delle Piante Superiori dell’Istihanno innescato un incremento dello sfruttamento deltuto e ospitato dal giardino botanico di Yerevan.
le risorse ambientali (sovrappascolo, taglio indiscriminato
L’erbario dell’Istituto di Botanica dell’Accademia Nadelle foreste ecc.) con conseguente degrado di numezionale Armena delle Scienze, noto agli addetti ai lavorosi habitat.
ri con la sigla ERE, contava circa 30.000 campioni nel 1930,
mentre oggi contiene circa 500.000 campioni, incluse vaIl giardino botanico di Yerevan
ste collezioni non ancora adeguatamente studiate. ReIl giardino botanico di Yerevan, la capitale dell’Ar-
20
MU
NUOVA
centemente anche la collezione derivante da circa vent’anni di attività collezionistica del Dipartimento della Flora Vivente dell’Armenia (BGAAS), con circa 40.000 preziosi campioni, è stata inclusa in ERE. È il maggiore erbario presente in Armenia.
•
Erbario dei Campioni-Tipo, contiene oltre 1000 autentici campioni relativi a circa 550 taxa di rango specifico o subspecifico. Per la maggior parte questi
campioni sono rappresentativi della flora armena e
caucasica. In questa sezione dell’erbario sono però
conservati anche campioni-tipo provenienti da altre
regioni. I dati provenienti da questa sezione sono stati sviluppati e pubblicati da V.E. Avetisyan (2004).
Collezione dei Duplicati, contenente circa 100.000 campioni i quali sono destinati alla determinazione (o identificazione) da parte di esperti dei singoli gruppi sistematici di appartenenza.
Le collezioni
L’Erbario delle Fanerofite risulta costituito dalle sezioni seguenti.
•
• Erbario della Flora Armena, considerato unico al
mondo giacché in grado di offrire un quadro completo della flora armena, come anche la distribuzione dei taxa all’interno della Republica dell’Armenia.
L’Erbario delle Briofite attualmente contiene circa
Contiene oltre 170.000 campioni appartenenti a cir20.000 campioni, tra i quali circa 12.000 appartenenti alca 3800 specie, 900 generi e 160 famiglie.
la flora dell’Ar• Erbario Gemenia. Questa
nerale, conimportante seta
circa
zione dell’erba80.000 camrio è stata creapioni prota per lo più da
venienti da
V.A. Manakyan,
tutto il monma dopo la sua
do. Famiglie
morte questo
come
le
settore è rimaCompositae
sto privo di un
(Asteracuratore.
ceae), le
Cruciferae
Cacciatori di
(B r a s s i c a piante al serceae), le Levizio di ERE
guminosae
Le collezio(Fabaceae)
ni dell’erbario
eccetera sodell’Istituto di
no ampiaBotanica dell’Acmente rapcademia Naziopresentate
nale Armena delnell’erbario.
Uno scaffale dell’Erbario ERE. (Foto Giuseppe Caruso)
le Scienze sono
Ecco perché
state create grazie al lavoro di numerose generazioni di
la collezione è utile non soltanto negli studi tasbotanici. Tra essi ricordiamo A.B. Shelkovnikov, E.N.
sonomici, ma anche per ricerche di morfologia, paKara-Murza, A.A. Grossheym, O.M. Zedelmeyer, N.A.Troitlinologia e altri filoni di ricerca. Nel periodo 1970sky, E.N. Bordzilovsky, S.G. Tamamschyan, A.G. Ara1980 c’è stato un intenso scambio di duplicati con
ratyan, D.I. Sosnovsky, A.L. Takhtajan, An.A. Fedorov, G.D.
circa 50 erbari di tutto il mondo. Oggi gli scambi
Yaroshenko, P.D. Yaroshenko, S.G. Narynyan, A.K. Madi materiali sono quasi completamente interrotti a
ghakyan, A.A. Akhverdov, N.V. Mirzoeva, Sh.G. Aslanyan,
causa dei problemi finanziari in cui versa l’ammiR.A. Karapetyan, J.I. Mulkijanyan, V.E. Avetisyan, E.Ts. Ganistrazione dell’erbario. A ogni modo l’Erbario
brielian, A.M. Barseghyan, V.A. Manakyan, T.N. Popova,
Generale sta incrementando le sue collezioni graN.A. Khanjyan, I.G. Arevshatyan, E.A.Nazarova, K.G. Tazie alle attività di campo dei dipendenti del dimanyan, M.E. Oganesian, G.M. Fayvush, M.V. Aghapartimento. Tra queste collezioni quella di E.Ts. Gababyan, A.A. Nersesyan, M.V. Sargsyan, H.P. Ter-Vobrielian, proveniente da molti diversi Paesi, meriskanyan e altri ancora. Nel corso degli anni il territorio
ta una particolare menzione.
MU
21
NUOVA
armeno è stato oggetto di spedizioni botaniche a cui hanno preso parte anche grandi scienziati come V.L. Komarov, I.V. Vavilov, B.K. Shishkin, N.I. Kuznetsov, N.A. Bush, V.P. Maleev, M.M. Iljin e numerosi altri. Durante gli
ultimi anni un’intensa attività di raccolta di campioni vegetali in Armenia è stata condotta da E. Vitek (Vienna)
in collaborazione con diversi botanici armeni (Caruso, 2007).
Il primo curatore dell’erbario fu S.G. Tamamschyan,
mentre, successivamente, curatori dell’intero erbario o
dei diversi dipartimenti sono stati R.A. Karapetyan, S.G.
Aslanyan, V.E. Avetisyan, E.T. Gabrielian, J.A. Mkhitaryan, N.S. Khanjyan, I.G. Arevshatyan, K. Dzagurova.
Allo stato attuale i curatori sono M.E. Oganesyan e M.J.
Asatryan.
Rispetto a erbari altrettanto relativamente giovani, l’Erbario ERE è particolarmente ricco e ben organizzato, in
modo da semplificarne l’uso.
In particolare dal punto di vista organizzativo ricordiamo che:
• tutti i taxa sono organizzati in ordine alfabetico;
• ogni foglio d’erbario ha un numero d’indice che permette una facile registrazione e quindi una successiva ricerca;
• ogni campione, completo di numero indicizzato e cartellino compilato, è inserito in un catalogo cartaceo.
Questo tipo di organizzazione consente di utilizzare le informazioni sulla composizione tassonomica, la distribuzione delle specie eccetera senza entrare direttamente in contatto con i campioni d’erbario. Per migliorare l’efficienza nell’uso di tali informazioni è stata pianificata la futura digitalizzazione del database dell’erbario.
Una parte di questo lavoro è stata già fatta per le specie rare incluse nella seconda edizione del Red Data Book
of Armenia.
Sulla base delle collezioni conservate nell’Erbario
ERE sono state realizzate e pubblicate numerose opere
come Flora of Armenia (Takhtajan, 1954-2009), Flora of
Yerevan (Takhtajan, Fedorov, 1972), Red Data Book of
Armenia (Gabrielian, 1990), Bryopsida of South-East Armenia (Manakyan, 1989), Wild Relatives of Food Crops
Native to Armenia and Nakhichevan (Gabrielian, Zohary,
2004), Atlas of Chromosome Numbers of Flowering Plants
of Armenian Flora (Nazarova, Ghukasyan, 2004), Flowers
of the Transcaucasus and Adjacent Areas (Gabrielian, Fragman-Sapir, 2008) ecc. Attualmente sono in preparazione, a opera di diversi Autori, i seguenti libri: Manual of
Vascular Plants of Armenia, la Red List of Caucasian
Endemics, la nuova edizione di Caucasian Flora
Conspectus (Takhtajan, 2003) e il nuovo Red Data Book
of Armenia.
22
L’erbario ha molti problemi tra i quali la carenza di
spazi adeguati, l’assenza di moderni armadietti per lo
stoccaggio delle piante, un sistema moderno di lotta agli
insetti volto a garantire la conservazione dei campioni, la carenza di strumentazione ed equipaggiamenti adeguati. Tra tutte queste carenze quella a cui far fronte
con maggiore urgenza è il reperimento di un edificio
moderno che possa ospitare il patrimonio di ERE adeguatamente. Nonostante le evidenti carenze strutturali
un brivido corre lungo la schiena pensando che in
queste stanze e in questa città abbia lavorato per un decennio un signore che rispondeva al nome di Armen Leonovich Takhtajan (1910-2009). Un tale che, oltre a collaborare a scrivere sei volumi della Flora dell’Armenia,
ha rivoluzionato la classificazione delle piante vascolari ottenendo riconoscimenti in tutto il mondo. Un
autentico gigante della botanica.
OPTIMA
OPTIMA è l’acronimo di Organization for the PhytoTaxonomic Investigation of the Mediterranean Area, una
società scientifica internazionale il cui scopo è migliorare le conoscenze floristiche e tassonomiche relative all’area
mediterranea. Tale società si pone, allo stesso tempo, l’obiettivo di offrire opportunità di training sul campo per le
nuove generazioni di botanici. A tale scopo OPTIMA organizza periodicamente spedizioni scientifiche in aree interessanti del bacino del Mediterraneo (Iter Mediterraneum) allo scopo di erborizzare in maniera intensiva. Nel
corso di ciascun Iter vengono allestiti tanti set d’erbario
quante sono le istituzioni rappresentate, più un set per
gli specialisti. In effetti i campioni di alcuni taxa particolarmente difficili vengono inviati a botanici esperti del
gruppo per essere determinati. OPTIMA fino a oggi ha
organizzato ben undici Iter. Sono state visitate le aree
riportate in tabella.
Aree visitate negli undici Iter organizzati da OPTIMA
Iter
Destinazione
Anno
I
Spagna sud-orientale
1988
II
Israele
1989
III
Sicilia
1990
IV
Cipro
1991
V
Marocco settentrionale
1992
VI
Spagna occidentale
1994
Portogallo orientale
VII
Grecia
1995
VIII
Calabria
1997
IX
Bulgaria
1999
X
Francia meridionale
2000
XI
Armenia
2002
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e nelle foreste del nord dell’Armenia (formazioni a
Quercus macranthera, Quercus iberica, Fagus orientalis). Nei successivi due giorni il lavoro è stato concentrato verso sud, prevalentemente su foreste e steppe. In questo periodo i partecipanti hanno visitato il giardino gotanico di Sevan tutti i giorni, giacché questo è
stata la base operativa con tutte le attrezzature necessarie per pressare le piante.
Il gruppo poi si è spostato a Yerevan e nei quattro
giorni successivi i partecipanti hanno lavorato nella
Valle dell’Ararat (semideserto, paludi salmastre, steppe,
foreste aride aperte). Poi ci si è spostati in direzione
sud-est verso Vajk.
Questa regione è molto interessante dal punto di vista fitogeografico. I geologi ritengono che si tratti di un
pezzo
di
XI Iter MediGondwana e
terraneum
che sia esistito
(Armenia, 12
come isola.
giugno - 2 luNell’area sono
glio 2002)
presenti molti
La spedizioendemismi vene armena è stagetali e molte
ta organizzata
comunità vegegrazie al suptali ad altitudini
porto dell’Isticomprese tra
tuto di Botanica
1000 e 3000 m
dell’Accademia
s.l.m. L’area è
Nazionale Arstata esplorata
mena delle
per cinque giorScienze e ha
ni dalla spediavuto come bazione.
se operativa
Gli ultimi tre
principale il
giorni sono stagiardino botati dedicati annico di Yerevan.
cora una volta
Le località stuall’erborizzaziodiate erano siUno degli Autori ritratto nel corso dell’Iter Mediterraneum in una zona prene nei dintorni
tuate in tre deldesertica del sud dell’Armenia. (Foto Dimitar Uzunov)
di Yerevan. Le
le maggiori aree
raccolte sono state concentrate sulle montagne di Araidell’Armenia centrale e settentrionale: il bacino del Laler (3100 m s.l.m.) e di Aragats (4095 m s.l.m., erborizgo di Sevan, l’area intorno a Yerevan e l’area intorno
zazioni fino a 3200 m dove c’era ancora neve), in due
a Vajk.
località con foreste di querce e nell’unica popolazione
Il programma è iniziato il mattino del 12 giugno nelcaucasica di Acanthus dioscoridis.
la città di Sevan con un meeting iniziale durante il
La spedizione armena ha prodotto risultati importanquale E. Gabrielian, decana dei botanici armeni, ha teti. Complessivamente sono stati raccolti 2603 campioni di
nuto una breve lezione sugli aspetti più caratteristici delFanerogame in 62 diverse località. Undici set d’erbario sola flora armena. Nel pomeriggio è iniziato il lavoro di
no stati distribuiti in altrettanti erbari: Erevan (ERE), Pacampo nelle vicinanze di Sevan. Nei tre giorni succeslermo (PAL), Berlino (B), Siviglia (SEV), Ginevra (G),
sivi il lavoro è stato concentrato nel bacino di Sevan,
Vienna (W), Firenze (FI), Gerusalemme (HJU), Catania (CAT),
che offre luoghi molto interessanti (prati, steppe, coMonaco (M) e Catanzaro (Caruso, 2005). Un ulteriore set
munità ad Astragalus spinosi, rocce e rupi, paludi ecc.)
Ognuno di questi Iter rappresenta un notevole potenziale contributo alla conoscenza della flora dell’area
mediterranea e dei territori adiacenti. In effetti numerose pubblicazioni sono state realizzate studiando il materiale raccolto, sebbene molto meno di quanto ci si potesse aspettare.
Il fatto che quello in Armenia sia stato l’ultimo Iter
Mediterraneum realizzato non dipende dalla carenza di
luoghi meritevoli di approfondita investigazione botanica, bensì dalle notevoli difficoltà organizzative e logistiche che questo tipo di spedizione scientifica comporta. A ciò va aggiunta la generalizzata crisi economica
che ha avuto pesanti ripercussioni sui sistemi formativi e sulla ricerca sul campo di molti Paesi.
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è stato raccolto per essere messo a disposizione degli specialisti. Complessivamente sono stati raccolti quindi oltre
31.000 campioni (2603 x 12 = 31.236) ai quali vanno aggiunte collezioni addizionali realizzate da alcuni partecipanti per specifici progetti di ricerca (Allium sp., materiale seccato per analisi del DNA, fissazione dei cromosomi ecc.) (Fayvush, Vitek, 2003).
(Armenia, 12 June – 2 July 2002). OPTIMA Newsletter 37:
37-38.
Gabrielian E., Fragman-Sapir O., 2008 – Flowers of the Transcaucasus and Adjacent Areas. A.R.G. Gantner Verlag
K.G. Königstein, Germany.
Gabrielian E., Zohary D., 2004 – Wild Relatives of Food Crops Native to Armenia and Nakhichevan. Flora Mediterranea 14:5-80.
Gabrielian E. (ed.), 1990 – Red Data Book of Armenia. Rare and
Marine E. Oganesian è curatrice ERE, Istituto di Botanica,
endangered species of Plants. Yerevan, Ayastan (in russo).
Accademia Nazionale Armena delle Scienze. Giuseppe
Manakyan V.A., 1989 – Bryopsida of South-East Armenia. InCaruso è dottorando presso il Dipartimento di Scienze Agrastitute of Botany, Academy of Sciences of the Armenian
rie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, UniSSR, Yerevan.
versità Politecnica delle Marche.
Nazarova E., Ghukasyan A., 2004 – Atlas of Chromosome
Numbers of Flowering Plants of Armenian Flora. In: Gabrielian E. (ed.), 2004 – Chromosome Numbers of FloweBibliografia
ring Plants of Armenian FloAvetisian V.E., 2002 – Authentic
ra. Institute of Botany NaSpecimens of the Herbarium
tional Academy of Sciences of
ERE. Flora, Vegetation and
RA. Yerevan.
Plant Resources of Armenia,
Oganesian M.E., 1998 – Herbarium
Yerevan,14: 38-39 (in russo).
of the Institute of Botany of the
Avetisian V.E., 2004 – Alexandr
Armenian National Academy
B. Schelkovnikov, the founder
of Sciences. Botanical Colof Herbarium ERE. Flora, Velections Throughout the
getation and Plant ResourWorld. Proceedings of the
ces of Armenia, Yerevan, 15:
Second International Confe6-9 (in russo).
rence on the Preservation of
Avetisyan V.E., Gabrielian E.T., OgaBotanical Collections, Cranesian M.E., 2008 – History of
cov, June 26-29, 1997, 43-45.
Study of the Flora of Armenia.
Takhtajan A.L. (ed.), 1954-2009 –
Aktualnye Problemy Botaniki v
Flora of Armenia. Akademiya
Armenii. Materialy MeždunaNauk, Armyanskoy SSR, Ererodnoy konferenzii (6-9 okt.
van (in russo).
2008, Erevan), 5-10 (in russo).
Takhtajan A.L. (ed.), 2003 – CauCaruso G., 2005 – Educazione amcasian Flora Conspectus. Kobientale outdoor e indoor.
marov Botanical Institute,
Nuova Museologia 11: 31-32.
RAS, Saint Petersburg (in rusCaruso G., 2007 – L’erbario del
so).
Museo di Storia Naturale di
Takhtajan A.L., Fedorov H.A.,
Vienna. Nuova Museologia
Eleonora Gabryelian, decana dei botanici armeni e
(eds.) 1972 – Flora of Yerevan
16: 19-21.
allieva prediletta del compianto Armen Takhtajan,
(Flora Erevana). Nauka Press,
Fayvush G., Vitek E., 2003 – XIth
uno dei massimi botanici del XX secolo. (Foto
Leningrad (in russo).
OPTIMA Iter Mediterraneum
Giuseppe Caruso)
24
MU
NUOVA
L’erbario dell’Accademia
Bulgara delle Scienze
Svetlana Bancheva, Giuseppe Caruso
mano e alla ricostituzione di uno Stato bulgaro con il tratLe collezioni biologiche costituiscono una delle setato di Santo Stefano del 3 marzo 1878). Bouresh comzioni più rilevanti del Dipartimento della Diversità e
pletò le scuole superiori a Sofia e studiò scienze natudelle Risorse di Piante e Funghi. Fondato nel 1947 corali presso l’Università Charles di Praga e presso l’Unime Istituto di Botanica e appartenente all’Accademia
versità di Sofia. Si laureò nel 1909 e continuò la sua forBulgara delle Scienze, è confluito nel 2010, con l’Istitumazione post-laurea presso l’Università di Monaco sotto di Zoologia e con il Laboratorio Centrale di Ecologia
to la guida di zoologi di fama mondiale come Richard
Generale, nell’Istituto della Ricerca sulla Biodiversità e
Hertwig e Franz Theodor Dogli Ecosistemi. Tale dipartiflein. Dal 1914 ricoprì la camento oggi comprende l’errica di curatore del Museo
bario (SOM) e la collezione
Reale di Storia Naturale e nel
micologica (SOMF). L’erbario
1918 fu promosso direttore
del Dipartimento della Diverdegli Istituti Reali di Scienze
sità e delle Risorse delle PianNaturali, che comprendevate e dei Funghi dell’Istituto
no il Museo Reale di Storia Naper la Ricerca sulla Biodiverturale, lo zoo di Sofia, il giarsità e gli Ecosistemi è la più vadino botanico e altre istituzioni.
sta e rappresentativa fonte di
L’anno successivo, nel 1919,
informazione, basata su camdiede vita alla collezione, copioni, sulla flora bulgara, come erbario del Museo di Stome pure uno dei più significativi
ria Naturale dell’Istituto Reacentri di informazione per la
le di Scienze Naturali. L’erflora balcanica. È stato registrato
bario nacque dall’unione di
nell’Index Herbariorum come
collezioni d’erbario private
erbario riconosciuto a livello inrelative alla flora bulgara, apternazionale con l’acronimo
partenute a botanici bulgari e
SOM. Al momento l’erbario
stranieri come A. Drenovski,
comprende oltre 175.000 camA. Yavashev, A. Toshev, B.
pioni relativi a tutti i ranghi tasDavidov, B. Achtarov, V. Strisonomici superiori delle Embrnyi, I. Kovachev, I. Mrkvibriofite (Briofite, Licopodiofichka, I. Nejchev, I. Urumov,
te, Equisetofite, Polipodiofite,
J. Velenovský e altri. Nel 1926,
Gimnosperme e AngiosperBouresh fu ammesso all’Acme). La figura chiave nella naIn seguito a una recente ristrutturazione l’Erbario
cademia Bulgara delle Scienscita dell’erbario è l’accadeSOM si è dotato di moderni armadi scorrevoli che
ze come membro corrisponmico Bouresh. Ivan Yosifov
consentono di ottimizzare l’uso dello spazio destidente, e nel 1929 divenne
Bouresh (1885-1980) è stato
nato alla conservazione delle collezioni. (Foto Svemembro dell’Accademia a pieuno zoologo ed entomologo
tlana Bancheva)
no titolo. Occupò il posto di
bulgaro, oggi considerato il
direttore degli Istituti Reali di Scienze Naturali fino al 1946
patriarca della biologia bulgara. Nacque a Sofia, allora
e poi, dal 1947 al 1959, anno del suo pensionamento,
capitale del Principato di Bulgaria, città nella quale la sua
quello di direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Accadefamiglia di origine ceca si era insediata successivamenmia Nazionale delle Scienze Bulgara. Nella sua lunga carte alla Liberazione della Bulgaria (la guerra russo-turca
riera, sebbene il suo campo di ricerca principale fosse
del 1877-78 aveva portato al collasso dell’Impero Otto-
MU
25
NUOVA
tre costituiscono la più affidabile fonte di informazioni,
basate su campioni scientifici, sulla distribuzione dei
taxa nello spazio e nel tempo, la loro ecologia, biologia, dimensione e struttura di popolazione. Il grande vantaggio delle collezioni, rispetto ai dati contenuti in letteratura, è che un campione può essere sempre verificato dal punto di vista
tassonomico e opportunamente identificato. In
accordo con le regole
internazionalmente accettate le collezioni SOM
e SOMF includono campioni voucher per tutti gli
ulteriori studi citotassonomici, fitochimici, chemiotassonomici e d’alImportanza delle coltra natura portati avanlezioni
ti presso il DipartimenL’erbario e le colleto della Diversità e delzioni micologiche costile Risorse delle Piante e
tuiscono un prezioso tedei Funghi e nelle istisoro nazionale di prituzioni scientifiche partmaria importanza negli
ner. Queste collezioni,
studi scientifici, nella riIl campione-tipo di Crepis bithynica subsp. pirinica, conservato
tenute separatamente,
cerca e nelle attività apnella sua cartella rossa. (Foto Svetlana Bancheva)
forniscono l’opportunità
plicate, nella formazione
per revisioni tassonoed educazione.
miche e la verifica di
Per quanto concerdati e risultati scientifine il ruolo di SOM e
ci. Le collezioni sono
SOMF negli studi scienampiamente utilizzate
tifici è da evidenziare
come affidabile fonte di
come tali collezioni siamateriale comparativo
no alla base di ogni stuper l’identificazione deldio tassonomico e florile specie in tutti gli stustico relativo alla flora
di su piante e funghi
e ai funghi della Bulgadel Paese. Le collezioni
ria e di altri Paesi, sosono la base di partprattutto europei. Pernership internazionali e
tanto, ogni sviluppo fudella partecipazione
turo della tassonomia e
dell’Istituto di Botanica,
della sistematica delle
prima, e del Dipartipiante è assolutamente
mento della Diversità e
impossibile senza tali
Un ricercatore al lavoro su campioni conservati presso l’Erbario
delle Risorse delle Piancollezioni. Di particolaSOM. (Foto Svetlana Bancheva)
te e dei Funghi, poi, in
re importanza, ovviaprogetti e iniziative internazionali come Euro+Med Plantmente, sono i campioni-tipo (circa 50 di piante vascoBase e BioCASE (entrambi progetti finanziati dalla Colari e 34 di funghi). Le collezioni sono inoltre la base per
munità Europea), Global Biodiversity Information Facil’elaborazione dell’edizione multivolume di Flora della
lity, Important Plant Areas ecc. Molto importante è il loRepubblica della Bulgaria e Funghi in Bulgaria, testi rero ruolo nello scambio internazionale di materiale, spelativi all’inventario delle risorse vegetali nazionali e alcialmente nel servizio fornito agli scienziati di tutto il monlo studio dei genomi di piante e funghi. Le collezioni inoll’entomologia, Bouresh offrì vari contributi nei campi della speleologia, erpetologia e botanica. Morì a Sofia nel
1980, alla veneranda età di 94 anni. Allo stato attuale il
Dipartimento della Diversità e delle Risorse delle Piante e dei Funghi dell’Istituto della Ricerca sulla Biodiversità
e gli Ecosistemi ospita anche la più vasta collezione di
funghi del Paese comprendendo circa 26.500
funghi e licheni. Questa collezione è stata fondata nel 1954 ed è, allo
stato, l’unica collezione
micologica bulgara registrata nell’Index Herbariorum.
26
MU
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importanza nel servizio che l’Istituto della Ricerca sulla
do negli studi tassonomici e sistematici, revisione di
Biodiversità e gli Ecosistemi fornisce alle organizzaziomateriale, preparazione di monografie ecc.
ni non governative e compagnie private che lavorano con
Per quanto riguarda la ricerca e le attività applicate
le piante medicinali, i frutti di piante selvatiche e i funva evidenziato come le collezioni SOM e SOMF rappreghi, come anche alle autorità governative laddove sia risentino la fonte primaria dell’informazione, basata su camchiesta l’autenticazione nell’identificazione di droghe e
pioni scientifici, per l’elaborazione e realizzazione di tutnel monitoraggio del comti i progetti di significato namercio illegale di specie
zionale commissionato dalvegetali.
le rispettive autorità goIl settore dell’educavernative relativamente a
zione e formazione benepiante, funghi e alla diverficia significativamente delsità di habitat del Paese,
la disponibilità di collecome per esempio la cozioni così importanti. Instituzione della Rete NAfatti le collezioni sono amTURA 2000, il Programma
piamente impiegate nel
di Monitoraggio Nazionale
campo dell’educazione e
della Biodiversità, i prodella formazione di stugrammi di stima delle spedenti appartenenti a unicie di piante e funghi alieversità partner e sono una
ni e invasivi in Bulgaria
fonte primaria di informaecc. Le collezioni sono inolzione per l’elaborazione di
tre particolarmente importutte le tesi MSc, PhD e
tanti nella conservazione
DSc e i lavori monografici,
della biodiversità del Paestranieri compresi, che coinse poiché esse forniscono
volgono specie della flora
i più attendibili dati, per
o dei funghi bulgari.
esempio per l’elaborazione
delle Liste Rosse e del Red
Il ruolo delle collezioni
Data Book delle piante, haGrazie alle collezioni
bitat e funghi, la legislad’erbario e micologiche,
zione nazionale relativa all’Istituto di Botanica (ora
la conservazione della bioDipartimento della Diverdiversità, i piani di azione
sità e delle Risorse delle
per la conservazione delle
Piante e dei Funghi) ha
specie minacciate e la gegià fornito per 65 anni
stione delle aree protette.
informazioni specializzaLe collezioni forniscono alte sulla flora, sui funghi e
tresì importanti dati (tassulla vegetazione del Paesonomia, distribuzione, diUn campione di Fritillaria orientalis conservato a SOM.
se a numerose autorità stamensione di popolazione,
Si noti il doppio sistema utilizzato per fissare il campione
tali, come per esempio il
fenologia ed ecologia) sulal foglio: i fusticini sono “cuciti”, ovvero fissati con dello
Ministero dell’Educazione e
le piante e i funghi selvaspago sottile annodato sul retro del foglio, mentre
delle Scienze, il Ministero
tici di importanza econole foglie sono fissate con delle fascette di carta incollate.
dell’Ambiente e delle Acmica, i quali sono usati
(Foto Svetlana Bancheva)
que, il Ministero dell’Agrinell’elaborazione di piani
coltura e delle Foreste, la Commissione Ambientale del
per l’uso sostenibile delle risorse selvatiche e la deterParlamento come pure a team progettuali di Organizminazione delle quote annuali di prelievo consentito per
zazioni Non Governative che conducono studi o atticiascuna specie. La collezione micologica è una fonte di
vità relative al monitoraggio, conservazione e uso soinformazioni per gli studi fitopatologici che hanno granstenibile delle piante bulgare, degli habitat e della dide importanza per lo sviluppo e la gestione dell’agricoltura
versità fungina.
e la forestazione nazionali. Le collezioni sono di primaria
MU
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Tradizionale è anche la cooperazione con le università come l’Università di Sofia “St. K. Ohridski”,
l’Università di Plovdiv “P. Hilendarski”, l’Università di
Agraria, l’Università Forestale nella formazione di studenti e impiegati in compagnie statali e private impegnate in settori strategici quali la coltivazione, la trasformazione e il commercio di piante e funghi economicamente importanti.
L’erbario e le collezioni micologiche sono state usate, e vengono tuttora usate, come fonte di informazioni
base per la realizzazione di importanti edizioni e rilevanti
progetti editoriali.
Tra le pubblicazioni ricordiamo la Flora della Repubbli-
Un bel campione di Paeonia peregrina conservato presso l’Erbario SOM. (Foto Svetlana
Bancheva)
ca di Bulgaria, edizione completa multivolume illustrata (10
volumi già pubblicati, Jordanov, 1963-1979; Kozhuharov,
1995; Velchev, 1982, 1984; Velchev, Kuzmarov, 1989; Velchev,
Kozhuharov, Anchev, 1992), i Funghi della Bulgaria (4 volumi), edizione completa multivolume (Fakirova, 1991; Vanev, 1991; Vanev, Dimitrova, Ilieva, 1993; Vanev, Sameva. Bakalova, 1997; Denchev, 2001), il Red Data Book della Repubblica Popolare della Bulgaria, volume 1, Piante (Velchev, 1984),
il Red Data Book della Repubblica di Bulgaria, volume 2,
28
Piante e funghi (Peev, Vladimirov, 2011), della stessa serie
il volume 3, Habitat (Biserkov, Gussev, 2011), la Red List dei
Funghi della Bulgaria (Gyosheva et al., 2006), la Red List delle Briofite della Bulgaria (Natcheva, Ganeva, Spiridonov,
2006), l’Atlante delle piante endemiche bulgare (Petrova,
2006), Guida alle piante vascolari della Bulgaria (Kozhuharov, 1992), la Rassegna della flora vascolare della Bulgaria
(Assyov, Petrova, 2006), il Catalogo dei funghi lichenizzati e
lichenicoli della Bulgaria (Mayrhofer et al., 2005), i Funghi
selvatici eduli e velenosi della Bulgaria (Vanev, Fakirova,
Jordanov, 1998), e numerosi altri.
Il ruolo dell’erbario e delle collezioni micologiche è
stato cruciale in diversi progetti di rilievo nazionale. Ne
L’olotipo di Achillea ligulata var. calva, proveniente
dal territorio serbo e oggi conservato in SOM.
(Foto Svetlana Bancheva)
sono un esempio l’istituzione della Rete NATURA 2000
in Bulgaria, la partecipazione al National Grassland Inventory Project, la redazione delle Liste Rosse delle
Piante e Funghi della Bulgaria, del Red Data Book della Bulgaria, dei Piani di Azione per le Piante Minacciate, dei Piani di gestione per numerose aree protette
(Parco Nazionale dei Balcani Centrali, Parco Nazionale
Rila, Parco Naturale Strandzha, Parco Naturale Vrachanski Balkan ecc.).
MU
NUOVA
Analogamente le collezioni hanno costituito la base
per la partecipazione del Paese a progetti di livello internazionale. Ricordiamo almeno i più significativi: Euro+Med PlantBase, Biodiversity Collections Access System
in Europa (BioCASE), Important Plant Areas, Global Biodiversity Information Facility ecc.
Conclusioni
La Bulgaria, dall’inizio del Novecento ha attraversato, come gran parte dei Paesi europei, profonde trasformazioni politiche, socio-economiche, culturali. Le
collezioni del Dipartimento della Diversità e delle Risorse
delle Piante e dei Funghi dell’Istituto della Ricerca sulla Biodiversità e gli Ecosistemi dell’Accademia Bulgara
delle Scienze, dal momento della loro fondazione, hanno seguito, e continuano a seguire, le vicende storiche
e socio-economiche della Bulgaria. Senza mai rinunciare alla loro mission istituzionale SOM (1919) e SOMF (1954)
hanno attraversato assieme al Paese destini alterni, fino
Bibliografia
Assyov B., Petrova A. (eds.) 2006 – Conspectus of the Bulgarian vascular flora. Distribution maps and floristic elements.
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Biserkov V., Gussev C. (eds.) 2011 – Red Data Book of the Republic of Bulgaria. Volume 3. Natural habitats. Bulgarian
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Fakirova V., 1991 – The Fungi of Bulgaria. Volume 1. Erysiphales.
Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in
bulgaro).
Gyosheva M.M., Denchev C.M., Dimitrova E.G., Assyov B.,
Roumyana D. Petrova R.D., Georgi T. Stoichev G.T., 2006
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Jordanov D. (ed.), 1963-1979 – Flora of the Republic of Bulgaria. Volumes 1(1963)-2(1964)-3(1966)-4 (1970)-5(1973)6(1976)-7(1979). Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Kozhuharov S. (ed.), 1992 – Field Guide to the Vascular Plants
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Mayrhofer H., Denchev C.M., Stoykov D. Y., Nikolova S.O.,
2005 – Catalogue of the lichenized and lichenicolous fungi in Bulgaria. Mycologia Balcanica 2: 3–61.
Natcheva R., Ganeva A., Spiridonov G., 2006 – Red List of the
bryophytes in Bulgaria. Phytologia Balcanica 12 (1) 55-62.
al recente ingresso nella Comunità Europea. Dal momento
della loro fondazione, SOM e SOMF hanno costituito la
base imprescindibile per un’imponente mole di studi tassonomici, fitogeografici, conservazionistici. Sono stati il
punto di partenza per ogni iniziativa mirante alla valorizzazione della ricchissima flora della Bulgaria, della policy ambientale del Paese, nonché il luogo d’elezione per
la formazione di intere generazioni di botanici che si sono cimentati con successo nei più diversi campi della biologia vegetale.
Svetlana Bancheva è curatrice SOM, professore associato
e capodipartimento del Dipartimento della Diversità e delle Risorse di Piante e Funghi, Istituto per la Ricerca sulla
Biodiversità e gli Ecosistemi, Accademia Bulgara delle Scienze. Giuseppe Caruso è dottorando presso il Dipartimento
di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di
Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Peev D., Vladimirov V. (eds.), 2011 – Red Data Book of the Republic of Bulgaria. Volume 1. Plants and Fungi. Institute of Biodiversity and Ecosystem Research, Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia.
Petrova A., 2006 – Atlas of Bulgarian Endemic Plants. Gea Libris, Sofia.
Vanev S., 1991 – Fungi Bulgaricae. Volume 1. Order Erysiphales. Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Vanev S., Dimitrova E.G., Ilieva E.I., 1993 – Fungi Bulgaricae.
Volume 2. Order Peronosporales. Serdicae. Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Vanev S., Fakirova V., Jordanov D., 1998 – Edible and Poisonous Mushrooms of Bulgaria. Sofia (in bulgaro).
Vanev S.G., Sameva E.F., Bakalova G.G., 1997 – Fungi Bulgaricae. Volume 3. Order Sphaeropsidales. Part 1: Anamorphae cum Conidorum Septorum. Bulgarian Academy
of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Velchev V. (ed.), 1982 – Flora of the Republic of Bulgaria. Volume 8. Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Velchev V., 1984 – Red Data Book of the People’s Republic of
Bulgaria. Volume 1. Plants. Sofia (in bulgaro).
Velchev V., Kuzmarov B. (eds.), 1989 – Flora of the Republic
of Bulgaria. Volume 9. Bulgarian Academy of Sciences Publishing House, Sofia (in bulgaro).
Velchev V., Kozhuharov S., Anchev M., (eds.) 1992 – Atlas of
the Endemic Plants in Bulgaria. Publishing House Bulgarian
Academy Science, Sofia (in bulgaro).
MU
29
NUOVA
HUB, l’erbario dell’Università
Hacettepe di Ankara
Ali A. Dönmez
Breve storia e profilo della flora turca
La ricchezza floristica della Turchia è ben nota tra i botanici e ha attratto molti ricercatori negli ultimi trecento anni. A
causa delle numerose spedizioni di campo realizzate in Turchia, migliaia di materiali d’erbario, materiali-tipo e altre importanti collezioni sono stati depositati negli erbari europei.
Il monumentale libro di Boissier, Flora Orientalis (Boissier, 1867-1888), è stato il primo esauriente lavoro sulla flora turca e menziona 4590 specie e varietà dalla Turchia (Baytop, 2004). Il successivo lavoro per la flora della Turchia è
stato preparato da P.H. Davis durante la seconda metà del
Ventesimo secolo sotto il nome di Flora of Turkey and The
East Aegean Islands (Davis, 1965-1985). Questo libro floristico è composto da nove volumi e un supplemento (Davis,
Tan, 1988). Il secondo supplemento è stato pubblicato dodici anni più tardi da botanici turchi (Güner et al., 2000).
Per gli attuali studi da parte di botanici turchi e stranieri, sulla descrizione di nuovi taxa e nuove segnalazioni, il
numero delle specie appartenenti alla flora turca sta tuttora
crescendo. Il numero di specie della Turchia, secondo la letteratura pubblicata nel 2010 ammonta a 9650 taxa. Tra queste specie, 3240 (33,5%) sono endemiche della Turchia.
D’altro canto, alcuni dei taxa pubblicati sulla flora di Davis, o descritti successivamente, saranno ridotti a sinonimi.
In base alla mia esperienza, in tutta la Turchia, tuttavia, ci
sono molte specie ancora in attesa dell’esplorazione di campo, sia come nuove descrizioni che come nuove segnalazioni
per il Paese. Così, il numero di specie crescerà con questi
nuovi ritrovamenti in futuro.
Materiali d’erbario e collezioni storiche della Turchia
Secondo l’Index Herbariorum (2012), il numero di erbari
in Turchia è 39 e quasi tutti gli erbari conservano piante raccolte in Turchia. Tuttavia, l’erbario dell’Università Hacettepe
(HUB) e l’erbario della Facoltà di Farmacia dell’Università di
Istanbul (ISTE) hanno alcuni campioni provenienti da altri
Paesi. Per mezzo di programmi di scambio e lavoro di campo in vari Paesi dell’Europa e del Medio Oriente, il numero
di campioni stranieri dell’erbario dell’Università Hacettepe sta
crescendo rapidamente.
Rivoluzione universitaria e suo impatto sugli erbari turchi
Dopo la fondazione della moderna Repubblica Turca nel
1920, tutti gli aspetti della vita umana attendevano la moder-
Le regioni fitogeografiche della Turchia. (Da P.H. Davis 1965-1985)
30
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nizzazione del Paese, a opera di Mustafa Kemal Atatürk. Numerosi cambiamenti rivoluzionari sono stati condotti per fondare il Paese attuale, simile a molti Paesi europei sviluppati. Una
delle nuove iniziative fu la fondazione delle università contemporanee, e molte vennero costruite in varie città della Turchia nel 1933. A causa dell’approccio moderno e scientifico, tutti i tipi di scienze naturali, incluse botanica, zoologia e geologia, furono sviluppati rapidamente. Gli studi botanici furono condotti inizialmente da botanici che lavoravano nelle Facoltà di
Botanica, Farmacia, Scienze Forestali e Scienze Agrarie di varie
università. Poi, furono fondati i Dipartimenti di Biologia con fini di istruzione, come parte delle Facoltà di Scienze.
Importanza di Ginevra, Edimburgo e Kew
Dai tempi in cui gli studi botanici erano condotti prevalentemente
da scienziati europei, durante l’Impero Ottomano e anche dopo la fondazione della Repubblica Turca, molti dei campionitipo, come anche importanti collezioni, sono depositati negli erbari europei. La monumentale Flora Orientalis (1867-1888) focalizza l’attenzione maggiormente sulle terre dell’Impero Ottomano e regioni adiacenti. L’opera fu redatta presso l’erbario di
Ginevra (G) da Edmond Boissier (1810-1885). Considerata la grande mole di materiale necessario a redigere Flora Orientalis, non
stupisce che molte delle collezioni storiche di piante della Turchia siano oggi conservate presso quell’erbario. Inoltre, durante il progetto di scrittura della seconda flora turca, le piante raccolte in Turchia da Arthur Huber-Morath (1901-1990) furono trattenute nell’erbario di Ginevra.
Dopo la flora di Boissier, quasi cento anni più tardi,
partì un nuovo progetto per la redazione di una flora turca.
Denominata Flora of Turkey and The East Aegean Islands (19651988), edita da Peter Hadland Davis (1918-1992) è stata pubblicata dal Royal Botanical Garden di Edinburgo (Scozia). Davis e i suoi collaboratori fecero molti viaggi di campo in Turchia. Pertanto, un’enorme collezione di piante è oggi conservata presso l’erbario di Edinburgo (E). Molti erbari europei, come W, WU, K, B, conservano anche campioni di
piante raccolte in Turchia.
Ricchezza floristica e regioni fitogeografiche della
Turchia
Una delle ragioni della ricchezza floristica della Turchia
è che il Paese è situato tra tre regioni fitogeografiche, cioè
le regioni meditteranea, irano-turaniana ed euro-siberiana. Tutte le regioni fitogeografiche hanno le loro piante caratteristiche e altre piante con distribuzione cosmopolita crescono
spontaneamente in queste aree. Un’altra ragione di questa
ricchezza floristica è che il Paese ha una topografia estremamente
variabile. Inoltre, molti fiumi, laghi, aree paludose e saline
sono rappresentati nel Paese ed essi incrementano la diversità di habitat che supporta l’abbondanza di specie.
La regione fitogeografica mediterranea
Essa è confinata all’intera area costiera del Mediterraneo
e dell’Egeo turco. È caratterizzata dall’aridità estiva e da inverni piovosi. La maggiore espressione della vegetazione è
la macchia e molte geofite e specie endemiche prosperano
nella regione. La vegetazione di macchia è composta principalmente da Pinus brutia Ten., Quercus coccifera L., Laurus nobilis L., Olea europaea L. e molti altri tipi di arbusti,
come Cistus creticus L., Nerium oleander L. e Vitex agnuscastus L.
La regione fitogeografica irano-turaniana
Questa è la regione fitogeografica più ampia in Turchia
e occupa la porzione centrale e quasi tutta la regione orientale del Paese. Il clima dell’area è xerofitico e freddo in inverno. Ci sono molte piante adattate a queste condizioni. Essenzialmente la vegetazione di steppa copre la regione irano-turaniana della Turchia, ma anche molte piccole foreste
decidue, piante sempreverdi o un miscuglio di vari gruppi
di piante. Ci sono molte aree alofitiche nella regione e la più
vasta è detta Tuz Gölü (Lago Salato). Anche alcune enclave
mediterrranee sono presenti nella regione, dominate specialmente
da Pinus brutia Ten. e alcune piante erbacee. Le aree boschive di questa regione fitogeografica sono composte da varie specie di Quercus L. D’altro canto, le foreste di Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra var. caramanica (Loudon) Rehder sono relegate ormai a piccole aree e per lo più seriamente
degradate.
La regione fitogeografica euro-siberiana
Questa area si estende lungo la regione del Mar Nero in
Turchia. È caratterizzata da un clima relativamente umido con
abbondanti piogge durante l’inverno. Le fanerofite sono gli elementi dominanti del territorio euro-siberiano turco. Anche in
questo caso la regione ospita piccole enclave mediterranee.
L’area è coperta da foreste di specie decidue e sempreverdi.
Le foreste sempreverdi della regione sono composte soprattutto da Abies nordmanniana (Stev.) Spach subsp. nordmanniana e subsp. bornmulleriana (Mattf.) Coode & Cullen,
Pinus sylvestris L. e Picea orientalis (L.) Link. Le più importanti specie della foreste decidue sono Fagus orientalis Lipsky,
Fagus sylvatica L., Carpinus orientalis Miller e varie specie del
genere Quercus L. Le aree di alta montagna sono coperte da
erbe alpine e il pascolo è un’importante tradizione nella regione. Questa tradizione è diventata un’attività ecoturistica durante gli ultimi decenni per le popolazioni locali.
Attuale situazione della tassonomia vegetale in Turchia
Gli studi floristici e le revisioni tassonomiche della flora
turca sono ancora in corso. La descrizioni di nuovi taxa e le
nuove segnalazioni stanno aumentando. D’altra parte, se gli
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31
NUOVA
stati fondati a Istanbul e Izmir. Uno di essi è stato fondato
come arboreto della Facoltà di Scienze Forestali dell’Università di Istanbul e un altro appartiene alla Facoltà di
Scienze della stessa Università di Istanbul. L’ultimo giardino botanico appartiene all’Università Ege a Izmir. Un importante giardino botanico privato, chiamato Arboretum
Karaca, fu fondato a Yalova nel 1980 da Hayrettin Karaca
che era un uomo d’affari. Uno degli obiettivi base del giarAttuale situazione degli erbari turchi
dino era la raccolta di Quercus L. in tutto il mondo. L’ArA causa dell’assenza di un erbario nazionale in Turchia
boretum ha una ricca collele maggiori università hanno
zione di tutti i tipi di piante
un proprio erbario. Tali erturche, specialmente le spebari locali servono per la
cie endemiche. L’Arboretum
formazione e per gli studi flopubblica una rivista, “The
ristici. Alcuni degli erbari loKaraca Arboretum Magazicali hanno un proprio datane.” Hayrettin Karaca è una
base e l’accesso a questi dapersona ancora attiva nella
ti è libero. I campioni-tipo deprotezione del suolo e della
gli erbari turchi sono per lo
natura in Turchia. Egli ha
più appartenenti ai taxa deiniziato la lotta contro l’eroscritti dai botanici turchi dusione del suolo e ha ottenurante gli ultimi vent’anni.
to un forte supporto pubbliNessuno degli erbari turchi
co e la sensibilizzazione delpossiede oltre 100.000 camla classe politica. L’altro giarpioni e il numero totale dei
dino botanico privato, Necampioni contenuti negli erVista generale dell’Erbario HUB. Gli armadietti sulla destra
zahat Gökyigit Botanik Bahçebari turchi non supera le
ospitano la collezione di semi. (Foto Ali A. Dönmez)
si, è stato fondato a Istanbul nel
700.000 unità. Ciononostan1995 da Ali Nihat Gökyigit.
te, il numero totale di camQuesto giardino è concentrato
pioni sta crescendo rapidasull’educazione pubblica e
mente nel tempo a causa di
la conservazione della diintensivi studi floristici e di
versità vegetale in Turchia.
revisione delle piante turche.
Il giardino botanico di HUB
L’erbario dell’Università
I generi revisionati da botanici
Hacettepe (HUB) non ha avuturchi
to in passato un giardino boI botanici coinvolti nella
tanico a supporto del lavoro
tassonomia delle piante sono
scientifico e dell’educazione. Tutcirca 150 in Turchia. Circa 185
tavia, ci sono stati parecchi
generi sono stati revisionati o
tentativi di fondare un giardisono in corso di revisione. I magVista dell’interno di un armadietto. I campioni-tipo sono
no botanico all’università. Sforgiori generi come Astragalus L.,
contenuti dentro cartelle rosse. (Foto Ali A. Dönmez)
tunatamente, nessun giardino
Verbascum L., Centaurea L. e
è sopravvissuto fino a oggi. Accanto a ciò, un progetto per miAlyssum L. sono stati studiati con vari taxa subgenerici e digliorare HUB, per quanto riguarda sia i campioni vegetali che
versi studi ancora in corso. Queste revisioni sono basate su morfoaltri aspetti tecnici, ha ottenuto supporto finanziario, e un piclogia, anatomia, palinologia, citologia e biologia molecolare.
colo giardino, chiamato Hasbahçe, è stato fondato nel 2005 a
scopo educativo (Dönmez et al., 2005).
Giardini botanici in Turchia
Hasbahçe è supportato finanziariamente dall’Università
I giardini botanici delle tre università turche servono la
di Hacettepe e dal lavoro volontario degli studenti del discienza e la formazione già a partire dalla loro fondazione
partimento di Biologia. Il giardino sta diventando più ricco
dopo la riforma dell’università. Tre maggiori giardini sono
c
c
studi di revisione aumentano il numero di specie, alcune sinonimie lo hanno ridotto. Il bilancio tra aumento e diminuzione del numero di specie è a favore dell’incremento. Approssimativamente, dieci nuove specie all’anno sono state aggiunte per la flora turca e pare che questo trend continuerà
almeno nei prossimi vent’anni.
32
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NUOVA
c
c
Introduzione degli studenti al mondo vegetale
Il piccolo giardino botanico, Hasbahçe, serve agli studenti
durante i corsi di botanica e tassonomia. Alcuni degli studenti
volontari hanno osservato aspetti fenologici delle piante. Le
date di prima emissione di foglie, gemme, frutti e semi vengono regolarmente registrate dagli studenti. Gli studenti osservano anche la forma, il numero, il colore, l’ornamento, l’odore e altre caratteristiche delle strutture sviluppate dalle piante. Tutti i tipi di caratteri qualitativi e quantitativi ottenuti dal
giardino sono registrati dagli studenti. Gli studenti sono anche interessati all’etichettatura dei nomi di alberi e arbusti presenti nell’area del campus sia in latino che in turco. Osservazioni fenologiche di questi alberi e arbusti sono condotte
anche da studenti volontari.
Alcuni degli studi floristici condotti in HUB
Flora e vegetazione di Rize (regione del Nord Mar Nero)
• Flora dei Monti Munzur (Anatolia Orientale)
• Flora di Monte Berit (Anatolia Orientale)
• Flora di Monte Karagüney (Anatolia Centrale)
• Flora e vegetazione dell’Area di Protezione Speciale Köycegiz-Dalyan (regione mediterranea)
• Piante endemiche della Turchia (progetto che coinvolge
diciassette università turche)
• Flora di Monte Cigdem (regione mediterranea)
• Flora della città di Ankara (Anatolia Centrale)
• Flora del parco nazionale Kızıldag National Park (regione mediterranea)
•
c
nel tempo e alcuni dei materiali raccolti durante gli studi tassonomici sono stati allevati lì.
Alcuni degli studi tassonomici condotti in HUB
Tassonomia degli Iris L. (Iridaceae) turchi
• Tassonomia degli Isatis L. (Brassicaceae) turchi
• Tassonomia degli Arabis L. (Brassicaceae) turchi
• Tassonomia della tribù
delle Pruneae (Rosaceae)
• Chemiotassonomia dei
Phlomis L. (Lamiaceae)
turchi
• Tassonomia dei Crataegus
L. (Rosaceae) turchi
• Tassonomia dei Paracaryum (DC.) Boiss. (Boraginceae) turchi
• Tassonomia dei Symphytum L. (Boraginceae) turchi
• Studio tassonomico e chimico delle specie di Nigella L. (Ranunculaceae)
(primo studio monografiIl curatore di HUB al lavoro su un campione conservato
co condotto in Turchia).
nell’erbario. (Foto Ali A. Dönmez)
L’erbario: HUB
(Herbarium Universitatis
Hacettepeensis)
L’erbario fu fondato dal
professor Hasan Pesmen
e fu
Ç
registrato nell’Index Herbariorum nel 1973. Il numero dei
campioni d’erbario crebbe rapidamente grazie alle raccolte portate avanti da Hasan
Pesmen
e dai suoi assistenti.
Ç
La prima revisione da parte di
botanici turchi è stata condotta sotto la supervisione di
Pesmen
all’Università di HaÇ
cettepe in Turchia.
HUB è stato fondato ad
Ankara, città dell’Anatolia centrale appartenente alla regione floristica irano-turaniana.
Ankara è una città di sviluppo recente, dopo essere diventata la capitale della Turchia. La città è circondata da steppe
erbose e campi di grano. A causa del clima secco, l’erbario
presente ad Ankara non ha mai sofferto per l’umidità.
Un incidente
Il professore Pesmen
era un’attivo scienziato e un
Ç
ben noto educatore in Turchia. Per la sua buona personalità, egli era un modello per i suoi studenti. Uno dei
suoi viaggi in autobus finì in un tragico incidente. Così
la tassonomia vegetale perse uno dei suoi leader in Turchia. Molti importanti progetti come la revisione degli Astragalus L. turchi, le geofite turche, e il lavoro floristico furono sospesi.
•
Rivista
“Hacettepe Journal of Biology and Chemistry” viene pubblicata dal 1976 e oggi è pubblicata trimestralmente su vari
aspetti di chimica e biologia, inclusa la tassonomia vegetale.
Staff
HUB è uno dei più attivi erbari turchi con tredici botanici al lavoro su vari aspetti di sistematica delle piante. Molti studenti MSc e PhD stanno facendo carriera attraverso studi floristici o di revisione con metodi moderni.
Alcune importanti collezioni di HUB
Tutti i materiali raccolti dai botanici che lavorano per
l’Università Hacettepe sono depositati in HUB. L’erbario è
molto ben organizzato e i materiali d’erbario sono conservati
MU
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NUOVA
perfettamente. Pertanto, molti botanici turchi preferiscono
tenere i loro duplicati in HUB ed è perciò possibile trovare in HUB duplicati di taxa descritti da botanici turchi che
lavorano in altre università. Inoltre, molti degli isotipi descritti dai botanici turchi sono stati depositati in HUB per
le affidabili condizioni di conservazione. Un’importante parte della collezione turca e dei campioni-tipo di Arthur Huber-Morath è conservata in HUB attraverso un programma
di scambi ancora operativo. Anche circa trecento dei campioni di Max Nydeger, ottenuti come regalo, sono conservati in HUB.
I materiali d’erbario identificati sono stati montati su fogli d’erbario con un’etichetta riportante le informazioni scientifiche
sui campioni. Tali fogli sono tenuti a freddo profondo di
-18 °C per una settimana. I campioni sono anche registrati
nel database e il loro codice a barre viene montato sui fogli. Poi sono messi negli armadi da erbario in acciaio.
Una nuova sezione per le collezioni di semi di HUB è
stata recentemente realizzata. Gli armadi per i semi possono conservare i semi di 6000 specie in scatole di plastica.
Un solo tecnico attualmente lavora a HUB con l’aiuto di
studenti volontari.
Paesi che offrono scambio di duplicati a HUB
Esiste un accordo di scambio di duplicati con molti erbari: G, W, E, K e BM. Attraverso questo programma, molti
duplicati raccolti in Europa e Medio Oriente sono stati ottenuti per essere conservati in HUB. In aggiunta, lo scrivente
ha visitato Iran, Siria, Grecia, Libano e Portogallo e i campioni vegetali raccolti in questi Paesi sono stati depositati nell’erbario HUB.
Regole di visita e lavoro a HUB
Contattare il curatore dell’erbario è essenziale per visitare
l’erbario e ottenere aiuto. I visitatori provenienti dall’estero devono prima contattare per la sistemazione e altre questioni. Vari libri di floristica, uno stereo-microscopio, strumenti per dissezione, internet e altri necessarie attrezzature sono disponibili per l’uso se i visitatori contattano prima della loro visita.
Se i ricercatori vogliono prelevare alcuni pezzi dai fogli
d’erbario per ricerche molecolari, anatomiche, palinologiche
e altri lavori sperimentali, i campioni devono essere prima
esaminati dal curatore. Le parti del campione richieste possono essere fornite dopo un dettagliato esame del campione o da duplicati conservati in erbario.
Visitatori di HUB
Numerosi scienziati interessati alla flora turca o che stanno facendo la revisione di vari gruppi tassonomici hanno visitato HUB o hanno chiesto i relativi campioni in prestito. Tali scienziati provengono da molti Paesi, come Bulgaria, Canada, Gran Bretagna, Grecia, Germania, Olanda, Iran, Spagna, Svizzera, Italia, Polonia, Russia, Slovacchia, Stati Uniti
eccetera, come anche da varie università della Turchia.
Bibliografia
Baytop A., 2004 – Türkiye’de Botanik Tarihi Arastırmaları.
Ç
TÜBITAK
Yayınları, Ankara.
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Supplement. Edinburgh University Press, Edinburgh.
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Dönmez A.A., Duyum M., Erik S., Mutlu B., ÇSagban H., Isık
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Ç
Hacettepe Üniversitesi Bilimsel Arastırmalar
Ç
Birimi.
Güner A., Özhatay N., Ekim T., Baser
Ç K.H.C., 2000 – Flora of
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Index Herbariorum, 2012 – http://sweetgum.nybg.org/ih/herbarium_list.php (accesso aprile 2010).
c
Aspetti tecnici di HUB
Il numero di campioni conservati in HUB è 50.000 mentre il numero di campioni-tipo è 310. Tali numeri stanno crescendo rapidamente negli anni. Ogni campione-tipo è stato
inserito nell’erbario secondo l’ordine dato alla Flora turca, che
non è in ordine alfabetico.
Molti degli erbari turchi hanno seguito il sistema della Flora Turca e anche HUB lo segue. D’altra parte, i campioni di
specie che non crescono in Turchia, arrivati a HUB attraverso
i programmi di scambio, sono stati sistemati secondo la Flora Europaea o altre flore regionali.
Ali A. Dönmez è curatore HUB e professore di Botanica Sistematica presso il Dipartimento di Botanica, Facoltà di
Scienze, Università Hacettepe, Ankara.
Campioni importanti o rari
Il tasso di endemismo delle piante turche è piuttosto alto. Esso ammonta al 33,5% e ci sono circa 3240 specie. Circa 2000 specie endemiche sono presenti in HUB.
Tecniche d’erbario applicate a HUB
I campioni raccolti sono stati pressati in campo e sono
stati seccati usando speciali cartoni per approssimativamente una settimana in una stanza speciale distante dall’erbario.
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Herbarium Apenninicum
Giuseppe Caruso
Camerino. Il Centro ha sede presso il monastero francescano
di San Colombo a Barisciano (L’Aquila). La collocazione strategica in mezzo ai principali gruppi montuosi del
parco (Gran Sasso, Velino-Sirente e Majella) ne fa un campo-base perfetto per la botanica. La ricerca floristica, sistematica e tassonomica finalizzata alla conoscenza e conservazione del patrimonio floristico appenninico e le attività di carattere didattico-divulgative sono le principali finalità del Centro (i gruppi indagati o in fase di studio sono Minuartia graminifolia s.l., Genista sp., Asyneuma sp. pl., Centaurea rupestris, Aquilegia magellensis,
Pinguicula e Silene sect. Saxifragoides). Al
momento della
sua fondazione
il Centro aveva
già un consistente erbario,
portato in dote
dal responsabile scientifico, come anche una
biblioteca specializzata e una
fornita diateca
floristica, collezioni oggi creIl Centro di Risciute e consulcerche Floritabili.
stiche dell’ApPer consepennino
guire i propri fiIn un quadro
ni istituzionali il
socio-economiCentro dispone
co sempre più
Il dottor Fabio Conti, curatore dell’Erbario APP e direttore del Centro di Ricerdi un erbario,
precarizzato e soche Floristiche dell’Appennino, mentre mostra alcuni campioni a ricercatori in
una spermoteca,
cialmente comvisita presso il centro. (Foto Giuseppe Caruso)
un laboratorio,
promesso si inuna biblioteca, una diateca, una sala congressi, un picserisce, quasi in controtendenza rispetto alla dinamica
colo allestimento didattico (il Museo del Fiore) e, in
della spesa in Italia, la fondazione del Centro di Riceravanzata fase di allestimento, un orto botanico. La sperche Floristiche dell’Appennino. Il C.R.F.A. nasce nel
moteca conta attualmente collezioni di semi di 235 en2002 grazie a una convenzione tra l’Ente Parco Naziotità della flora appenninica e di 46 antiche varietà agronale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Dipartimennomiche locali. Ogni anno viene realizzato e diffuso un
to di Botanica ed Ecologia dell’Università degli Studi di
Paesi dell’area mediterranea che fino a pochi decenni
fa erano fanalino di coda della Comunità Europea oggi
rivaleggiano con il nostro Paese, uno dei grandi industrializzati. La generazione degli attuali venti-trentenni
in Italia sarà inconfutabilmente la prima, da molto tempo, a vedere la propria condizione di vita peggiorata rispetto a quella dei propri genitori. Considerazioni che
non possono e non devono lasciarci indifferenti poiché
presto o tardi, oltre che indicare un deprecabile trend
negativo del nostro sistema-Paese, finiscono con il toccare la vita di tutti. Occorre interrogarsi sulle cause di
questo declino
della nostra società. Uno dei
maggiori problemi strutturali
del nostro Paese
è la scarsità di
investimenti in
ricerca e sviluppo. È impensabile far crescere
un Paese come il
nostro senza sostenere innovazione e ricerca.
MU
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NUOVA
di una sala congressi da circa 200 posti realizzata nella chieIndex Seminum per agevolare lo scambio di semi con
sa sconsacrata di Santa Maria d’Asprino e attrezzata per ospialtri istituti di ricerca, università e orti botanici che cotare ogni genere di manifestazione di carattere scientifico.
sì contribuiscono alla conservazione ex situ delle specie
Il Museo del Fiore, dai fini essenzialmente didatticoappenniniche; è in fase di realizzazione la Banca del
divulgativi, proGer moplasma
pone il “Viaggio
dell’Appennino
nella diversità
Centrale, già asvegetale del Parsociata a RIBES
co”, un viaggio
(Rete Italiana di
virtuale attraBanche del Gerverso le vicende
moplasma) e ficlimatiche e
nalizzata alla
geologiche del
conservazione a
territorio nel pelungo termine
riodo post-gladei semi. Ciò dociale e il movrebbe potendellamento delziare il ruolo del
la sua flora fino
Centro nella
alla situazione
conservazione
attuale.
delle specie a riÈ in fase di
schio di estinrealizzazione
zione.
l’orto botanico
Il laboratorio
del Centro nei
del Centro è atpressi del motrezzato per il conL’esterno del complesso che ospita l’Erbario APP. Un momento di relax per i
nastero. È preteggio dei numericercatori durante un corso di morfometria geometrica organizzato dal Centro
visto un giardiri cromosomici,
di Ricerche Floristiche dell’Appennino. (Foto Giuseppe Caruso)
no all’italiana
strumento imcon specie di inportante nelle interesse etnobovestigazioni tastanico e un horsonomiche. La bitus conclusus
blioteca, ordinata
(orto murato) in
in sezioni e inforcui sarà predimatizzata, conta
sposto un antico
oltre 2000 titoli
orto monastetra flore regionariale. Nell’ampia
li, nazionali, itasezione a valle
liane, straniere,
verranno da un
monografie, enlato ricostruiti
ciclopedie, riviste
gli ambienti e le
scientifiche, riviste
vegetazioni del
divulgative, carte
parco secondo
geografiche. La
le fasce altitudidiateca è un arnali, dal lato opchivio fotografiposto i corrico floristico con
spondenti agrocirca 11.000 diaecosistemi della
positive relative
I botanici Daniela Tinti (di spalle) e Nicola Ranalli. (Foto Giuseppe Caruso)
zona. L’orto punalla flora dell’Apterà a obiettivi di carattere didattico-divulgativo (sensipennino, Alpi, Penisola Balcanica, Penisola Iberica, Francia,
bilizzazione del pubblico ai temi relativi alla flora),
Marocco e immagini di ambienti naturali. Il Centro dispone
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MU
NUOVA
noplectus litoralis, cyperacea di ambienti umidi di bassa quota, anche salmastri, rara in tutto il territorio italiano; Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns. & Link subsp. maritimus raccolto a Giulianova da Quartapelle e
segnalato da Zodda, bella pianta a cuscinetto delle duHerbarium Apenninicum
ne costiere, ormai sacrificate al turismo balneare, dalle
L’Herbarium Apenninicum ospitato dal C.R.F.A. confoglie grigie, con piccoli fiori dorati riuniti in capolini;
ta complessivamente circa 40.000 campioni ed è riconosciuto
infine Dracunculus vuldal 2002 dall’Index Hergaris Schott raccolto a
bariorum con l’acronimo
Castellalto da Quartadi APP (Holmgren, Holmpelle alla fine dell’Otgren, Barnett, 1990). Attocento e segnalato da
tualmente nell’erbario
Zodda, una specie di
sono rappresentate 147
grande calla di colore
famiglie e 2442 entità tra
violaceo che attira e inspecie e sottospecie e
trappola temporaneac’è un costante incremente le mosche all’inmento numerico. La colterno di una sorta di imlezione più significativa
buto ove esse, nel tenin APP al momento è
tativo di liberarsi, imrappresentata dall’Erbapollinano i fiori.
rio Conti costituito da
Presso APP è conreperti raccolti a partire
servata un’altra colledal 1983 prevalentemente
zione antica (1872-1929)
in Abruzzo, ma anche
di 660 reperti prima presin altri distretti dell’ApUno scorcio del laboratorio del Centro di Ricerche Floristiche
so il Liceo Classico “M.
pennino, nella Penisola
dell’Appennino. (Foto Giuseppe Caruso)
Delfico” di Teramo.
Balcanica, nella PenisoÈ stata inoltre rela Iberica, in Provenza e
centemente affidata in
in Marocco, e anche da
deposito la collezione
1200 reperti di piante aldi circa 500 reperti repine donati da P. Minlativi al M. Velino di R.
ghetti di Trento.
Soldati.
Rilevante, soprattutNella gestione di un
to quale testimonianza
erbario e nell’identifistorica, la presenza di
cazione dei campioni è
una collezione antica
molto importante far ri(1868-1965) di 519 referimento agli specialiperti raccolti da G. Zodsti dei singoli gruppi sida, R. Quartapelle e Orstematici al massimo lisini malamente conservello possibile. È quevati presso l’Istituto Tecsta la ragione per cui
nico “V. Comi” di Teraanche i reperti di alcumo e successivamente
ni gruppi critici conserdonati all’Herbarium
Scaffalature in cui sono conservati i campioni d’erbario di
vati presso l’erbario venApenninicum. I prezioAPP. (Foto Giuseppe Caruso )
gono regolarmente resi reperti sono stati bovisionati da specialisti tra cui D. Marchetti (Pterynificati dal punto di vista entomologico con un trattadophyta), G. Gottschlich (Hieracium), E. Lattanzi (Romento termico e poi riclassificati. Indicativo che la colsa), E. Scassellati (Rubus), G. Corazzi (Orobanche), F.
lezione includa reperti di 3 entità attualmente estinte in
Bartolucci (Thymus, Gagea), L. Peruzzi (OrnithogaAbruzzo: Schoenoplectus triqueter (L.) Palla raccolto ad
lum, Gagea, Onosma).
Ancarano da Zodda e da lui determinato come Schoescientifici (coltivazione delle entità studiate), conservazionistici (conservazione ex situ di specie endemiche, rare o a rischio di estinzione della flora appenninica).
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NUOVA
L’erbario è gestito attraverso una banca dati su software file maker. È così possibile effettuare ricerche in base a vari criteri e la stampa dei cartellini. La relazione
attraverso codice con la banca dati della flora italiana consente il rapido inserimento degli aggiornamenti.
Dei campioni viene visualizzato il nome accettato
dell’entità in base alla stessa banca dati, con relativi sinonimi e inquadramento sistematico. Ogni reperto è
contraddistinto da un codice numerico progressivo unico che ne permette l’identificazione esatta in relazione
alle informazioni contenute nella banca dati. Per i circa
20.000 reperti informatizzati i dati stazionali sono completi di coordinate e anche le note dei revisori sono costantemente aggiornate. Il collegamento con la banca dati della flora d’Abruzzo (comprendente anche i dati pubblicati) permette di conoscere la distribuzione regionale dell’entità ed eventualmente se essa risulta inedita.
Tipi
La scoperta e la successiva descrizione di una nuova specie vivente sono senza dubbio tra i momenti più
alti delle scienze naturali. Ai tassonomi è demandata questa esaltante funzione. Il loro lavoro si basa sulla descrizione
del nuovo organismo evidenziando le differenze morfologiche rispetto ai taxa simili. Tale prima descrizione di
una nuova specie è ovviamente molto importante per le
successive identificazioni e si basa su uno o più campioni
d’erbario, il tipo. Il typus (o holotypus) di una specie (o
di un taxon intraspecifico) è un singolo campione o l’illustrazione utilizzata dall’autore per descrivere la specie
e ne fissa l’applicazione del nome attribuito. L’isotypus
è un qualsiasi duplicato dell’olotipo, si intende quindi
parte di una raccolta di una singola specie o di un singolo taxon infraspecifico fatta dal raccoglitore una sola
volta. Il paratypus è un campione (non è olotipo, né isotipo, né sintipo) nel caso in cui due o più esemplari siano stati simultaneamente designati come typi. Il lectotypus è un campione (o un’illustrazione), designato come
typus, se al momento della pubblicazione l’holotypus non
è stato indicato o se risulta appartenere a più di un
taxon o fintanto che rimane introvabile. Un sintypus è
ogni campione citato nel protologo (ovvero tutto ciò che
è connesso al nome della nuova specie, cioè descrizione o diagnosi, illustrazioni, bibliografia, dati geografici,
citazioni di campioni, discussione e commenti) non designato come l’holotypus, o ciascuno dei due o più campioni simultaneamente designati come typi. Il neotypus
è un campione, o un’illustrazione, selezionato come tipo nomenclaturale in mancanza di tutto il materiale su
cui è basato il nome di un taxon. L’epitypus è un campione (o un’illustrazione) scelto come tipo interpretativo quando l’holotypus, il lectotypus o il neotypus precedentemente designato o tutto il materiale originale
connesso a un nome stabilito risulta ambiguo e non
può essere identificato con certezza ai fini dell’esatta applicazione del nome del taxon (AA.VV., 1997).
Typi conservati presso l’Herbarium Apenninicum
Nome
Aquilegia magellensis
Pinguicula vulgaris L. subsp. vestina
Pinguicula vulgaris L. subsp. anzalonei
Pinguicula vulgaris L. subsp. ernica
Pinguicula vallis-regiae
Genista pulchella Vis. subsp. aquilana
Minuartia moraldoi
Gagea tisoniana
La checklist della flora vascolare italiana
Nel 2005 è stata completata la checklist della flora
vascolare italiana (Conti, Abbate, Alessandrini, Blasi,
2005). Nella realizzazione di quest’opera grazie alla
cooperazione di numerosi botanici italiani il Centro ha
svolto un ruolo fondamentale che continuerà nel tem-
38
Autore/i
F. Conti & Soldano
F. Conti & Peruzzi
Peruzzi & F. Conti
Peruzzi & F. Conti
F. Conti & Peruzzi
F. Conti & Manzi
F. Conti
Peruzzi, Bartolucci,
Frignani & Minutillo
Tipo
Holotypus
Holotypus
Holotypus
Holotypus
Holotypus
Isotypus
Isotypus
Paratypus
po con il coordinamento della pubblicazione delle Notulae alla checklist.
Il Centro ha inoltre curato la stesura di alcune flore
locali: Flora del Parco Nazionale della Majella, Flora del
Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, Flora
della costa abruzzese (in collaborazione con l’Università
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NUOVA
di L’Aquila). Per i due parchi nazionali è stata messa a punto una banca dati che raccoglie i dati bibliografici e i dati d’erbario. È stato inoltre recentemente approvato dalla Regione Abruzzo un progetto per la creazione di una
banca dati della flora regionale con cartografia floristica.
Il Centro si interessa del recupero di antiche cultivar locali di specie
alimentari e foraggere in via di scomparsa e di ricerche in
campo etnobotanico (in corso uno studio sull’uso tintorio
delle piante in Abruzzo). Il Centro organizza inoltre attività
didattico-divulgative
a vari livelli (scolastico, universitario,
post-universitario)
allo scopo di diffondere la cultura botanica (corso annuale
di tintura con piante locali, escursione
floristica nei parchi,
seminario “Introduzione all’analisi
morfometrica delle
piante vascolari”).
no ancora persone capaci di identificare se stessi nella ricerca scientifica e in una vita immersa in un ambiente salubre e poetico. Intorno tanti giovani arsi dal
sacro fuoco della ricerca, tante belle persone. Spendere qualche giorno con loro rende persone migliori.
Non si riesce, in verità, a non provare ammirazione per
questi ragazzi, che
dedicano i loro anni migliori alla ricerca botanica, il
più delle volte senza alcuna concreta
prospettiva di un lavoro duraturo. Non
saremo mai abbastanza critici verso
un Paese incapace di
coltivare e dare un
futuro a questi sorprendenti progetti
di vita.
Giuseppe Caruso è
dottorando presso il
Dipartimento di
Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Facoltà di Agraria, Università Politecnica delle Marche.
Conclusioni
APP è un erbario
atipico per diverse
ragioni. Intanto è un
progetto del tutto
Bibliografia
nuovo in un Paese
AA.VV., 1997 – Infordove poche, pomatore Botanico
chissime sono le
Italiano. Bollettino
nuove iniziative perdella Società Bomanenti in campo
tanica Italiana, Vol.
scientifico. Poi ha
29.1.
una collocazione
La pianta dell’orto botanico annesso al Centro di Ricerche Floristiche
Conti F., Abbate G.,
geografica volutaAlessandrini A,
dell’Appennino, ormai in fase avanzata di realizzazione. (C.R.F.A.)
mente lontano dalle
Blasi C., 2005 –
grandi aree urbane e al centro della vasta area di stuAn annotated checklist of the italian vascular flora.
dio potenziale. Infine è un progetto di vita. Un uomo
Palombi Editori, Roma.
e una donna che scientemente rinunciano alle comoHolmgren P. K., Holmgren N. H., Barnett L. C. (eds). 1990 –
dità urbane e alla carriera accademica per accettare un
Index Herbariorum. Part I. The herbaria of the world. Inincarico in un parco nazionale. Sorprende che in una
ternational Association for Plant Taxonomy. New York Bosocietà sempre più mossa da pulsioni competitive vi siatanical Garden, Bronx N.Y.
MU
39
NOTE
BREVI
Manuale di Museologia
di Maria Laura Tomea Gavazzoli, presentazione di Giovanni
Pinna, seconda edizione, Rizzoli Etas, Milano, 2011, 282 pagine
Le discipline museologiche, insegnate nei vari corsi universitari attinenti alla conservazione e valorizzazione dei Beni culturali, hanno conosciuto negli ultimi anni un intenso sviluppo che ha
colmato spesso un ritardo del nostro Paese o ha favorito fruttuose ricerche nei settori già di eccellenza della cultura italiana, come
la teoria e le pratiche concernenti il restauro e la catalogazione di
ambito archeologico e artistico. Sono ora anche disponibili analisi e procedure innovative di tenore economico: interessanti sperimentazioni nella valutazione degli aspetti intangibili delle attività
museali nonché i primi bilanci sociali dei musei. Per molti versi,
nonostante gli anni di crisi finanziaria – o a causa di essa? –, sembra si sia imboccata la via di quel rinnovamento della museologia
italiana che auspicava nel 1998 un coraggioso e profetico convegno dell’ICOM Italia stimolando la riflessione sul rapporto fra musei ed economia e congiungendovi, non a caso nella stessa occasione, il tema antico e, allora invecchiato, della sua funzione sociale (Per una nuova museologia. L’immateriale valore economico dei musei. La funzione educativa del museo. Atti dei convegni
internazionali di Bergamo: 29 aprile e 16 dicembre 1998, a cura di
G. Pinna e S. Sutera, Milano, 2000).
Nell’ultimo decennio, altri fattori di cambiamento hanno interessato la normativa ministeriale, il Codice etico dell’International
Council of Museum (riprodotto in calce al testo), la pubblicazione
della prima Carta italiana delle professioni museali, che disegna una
moderna e articolata gestione delle responsabilità del museo a cui
sono chiamate ormai nuove figure professionali di formazione tecnico-scientifica, economico-amministrativa, con specializzazioni
che vanno dall’educazione alla comunicazione, al marketing alla
ricerca e acquisizione di risorse e altro ancora. Tale più complessa organizzazione, necessaria per la rapida evoluzione del contesto nazionale e internazionale, esige, più che in passato, un coordinamento armonico e competente che giustamente la Carta appoggia alla disciplina fondamentale per l’istituzione, una museologia il cui sapere di ambito storico e sociale rimane base del progettare e del fare, a integrazione della formazione specialistica di
ciascun direttore.
In questo scenario sembra particolarmente utile la nuova edizione promossa da Rizzoli Etas del Manuale di Museologia, uscito nel 2003 quale sussidio di base per gli studi universitari. Come
stabilità e cambiamento sono i poli entro i quali il museo dà forma
alle sue azioni, così, in modo naturale, il filo conduttore di questa
riedizione scorre riproponendo immutati gli statuti della disciplina e
rimodulando invece la presentazione di alcune pratiche professionali e aggiornando numerose informazioni strumentali. Con un
chiaro e snello approccio ai temi che si presentano al responsabile di museo, il volume registra gli elementi di cambiamento (il nuovo Codice ICOM sostituisce la vecchia versione, in calce al testo)
e riplasma sostanzialmente alcuni capitoli.
40
L’ accelerato sviluppo di internet e la crescita del sistema informativo
dei Beni culturali dell’Istituto Centrale per il Catalogo hanno consigliato
l’ampliamento della parte riguardante ricerca scientifica e catalogazione
del patrimonio, mentre le originali e creative esperienze didattiche, apertesi a fruttuose collaborazioni internazionali, hanno fatto riaccordare
il disegno e gli strumenti della relativa sezione. In un panorama profondamente influenzato dalle scienze economiche, coagulatesi ormai
in una rinnovata visione sociale del valore del museo, è dato maggiore spazio agli elementi che concorrono a incrementare le risorse
finanziarie, a stilare un bilancio di esercizio e alle buone pratiche
che possono consolidare il rapporto di fiducia fra il museo e i suoi
portatori d’interesse. È stata rivista e integrata in modo selettivo la
sitografia che, con determinate garanzie, sembra oggi lo strumento più flessibile – a basso costo e talora strutturata per la discussione e il confronto corale – per quel costante aggiornamento interdisciplinare che è insostituibile ferro del mestiere dei direttori di
museo che rifiutano l’isolamento e l’autoreferenzialità.
La nuova edizione si mantiene dunque fedele al suo multiforme pubblico, composto di studenti intenti ad assumere una nuova
professione, di amministratori e personale già in servizio, ma anche
di quanti, estranei al processo produttivo dei musei, sono attratti da
queste istituzioni per passione e per amore di conoscenza.
I musei
di Vittorio Falletti e Maurizio Maggi, Il Mulino, Universale
Paperbacks, Bologna, 2012, 230 pagine
I musei sono entità obsolete, destinate al ruolo di oggetto di studio retrospettivo e non di elemento di opportunità per il futuro? Decisamente no, a quanto sostiene I musei. Tecnologie di comunicazione tanto potenti da essere inimmaginabili per la generazione precedente hanno attraversato la cultura del Novecento, dal cinema a
internet. Ciononostante siamo ancora molto sensibili al linguaggio
dei musei e il volume ne offre diverse testimonianze. I musei non
si limita però alla storia di queste straordinarie macchine del tempo.
Riflette sul perché oggi esistono e su come agiscono, analizza le loro principali forme organizzative, studia le tendenze del marketing
museale, della museografia e della comunicazione culturale. Le osserva da un punto di vista originale, quasi ecologico. Non come istituzioni morte, ma come creature vive, comprensibili solo nel loro
insieme, un insieme nel quale il piccolo e il grande convivono in
un equilibrio evolutivo. Il libro riporta numerosi argomenti per sostenere che, di fronte alle correnti profonde di trasformazione, demografiche, tecnologiche, economiche, i musei hanno reagito come un organismo culturale collettivo e si sono evoluti. L’era di internet offre straordinarie opportunità di circolazione delle informazioni. I musei fanno molto di più: suggeriscono punti di vista inattesi. Quando rischiamo di sapere tutto senza capire niente, non insegnano soltanto: ispirano. Il libro è anche un’introduzione semplice
ma rigorosa al mondo dei musei e si presta quindi a fungere da testo propedeutico per corsi universitari o post-universitari.
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NOTE
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