LEGGE MADIA MODELLO MILANO UTILITY
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LEGGE MADIA MODELLO MILANO UTILITY
ANNO 35 – 3/2016 AZIENDE E CORTE DEI CONTI UN CONFRONTO POSITIVO SU NUOVO CODICE APPALTI E DECRETO LEGGE N. 175 L’IN V ERNO DEMOGR A FICO E il welfare va sotto pressione FARMACI Procedure d’acquisto alla luce della nuova sentenza della Corte europea A MBIENTE Focus giuridico sulla nuova disciplina del Sistri LEGGE MADIA MODELLO MIL ANO UTILIT Y La riforma della PA e i decreti attuativi per le aziende partecipate Il Patto per Milano: un’opportunità di consolidamento e sviluppo per la città metropolitana La nuova LGH rinnovata nei vertici presenta il Piano industriale 2016/2020 al territorio CONFSERVIZI CISPEL LOMBARDIA SOMMARIO DIRETTORE RESPONSABILE Biagio Longo 3 COMITATO EDITORIALE Giovanni Bordoni, Biagio Longo, Giuseppe Viola EDITORIALE 5 GUARDARE OLTRE I PROPRI CONFINI TERRITORIALI 7 RIFORMA MADIA 10 MODELLO MIL ANO 14 NUOVO CODICE APPALTI 16 PROCEDURE D’ACQUIS TO DEI FARMACI 21 WELFARE A ZIENDALE 24 IL FUTURO? È RICERC A E INNOVA ZIONE 27 FORMA ZIONE PER COMPE TERE E TR A SME T TERE INNOVA ZIONE 29 L A NUOVA DISCIPLINA DEL SIS TRI 32 COMPLIANCE REGOL ATA E SITI WEB 36 LINE A GROUP HOLDING 38 ACQUA E RESILIENZ A URBANA DIRETTORE EDITORIALE Giuseppe Viola REDAZIONE Biagio Longo, Giuseppe Viola, Paola Busto, Raffaella Ciceri COLLABORATORI Presidenti, Direttori, Amministratori Delegati, Uffici Stampa e Comunicazione delle aziende di Confservizi Cispel Lombardia GIUNTA ESECUTIVA Presidente: Giovanni Bordoni Vicepresidenti: Antonio Vivenzi e Alessandro Russo (vicepresidente vicario) Consiglieri: Davide Alberti, Lorella Alda Bigatti, Enrico Boerci, Piero Bonasegale, Lelio Cavallier, Giuseppe Antonio Chiarandà, Elena Alda Bardelli, Leonardo Ferrandino, Paolo Franco, Nicola Giugni, Iginio Granata, Alberto Grandi, Alessandro Lanfranchi, Renzo Moretti, Giovanni Orsenigo, Antonio Pezzotta, Antonio Redondi, Mario Angelo Sala, Delio Todeschini DIRETTORE GENERALE Giuseppe Viola REDAZIONE E PUBBLICITÀ Confservizi Cispel Lombardia Strada 4 – Palazzo Q7 (4° piano) 20089 Rozzano Telefono 02 57300000 [email protected] PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Energia Media Srl via Soperga, 16 20127 Milano STAMPA Print & Graphic Srl Via V. Gassman, 11 20128 Milano Spedizione in abbonamento postale (costo 10 euro) 70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel Lombardia Registrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981 Coltiviamo il futuro AM Instruments srl Via Isonzo, 1/c 20812 Limbiate (MB) Tel. +39 02 872892.1 Fax +39 02 872892.00 aminstruments.com [email protected] 3 PRESERVARE IL VALORE DELLE SOCIETÀ PARTECIPATE di Giovanni Bordoni Presidente di Confservizi Cispel Lombardia a partecipazione pubblica tra “ Società nuovo codice degli appalti dei contratti, Testo unico sulle società a partecipazione pubblica e nuove norme sulla trasparenza e integrità “ Rassegniamoci! Occorre tornare tra i banchi di una scuola che non c’è, per cercare di destreggiarci tra materie che non sono esattamente il pane quotidiano dei comuni mortali, quali sono di regola gli Amministratori delle società a partecipazione pubblica. Nel nostro incontro per l’assemblea annuale tenutasi a Cernobbio, abbiamo cominciato a confrontarci con il nuovo Codice degli appalti. I qualificatissimi relatori ci hanno consegnato la certezza dell’incertezza, perché lo strumento legislativo, pure in sé pregevole per gli obiettivi di trasparenza che si pone, ha ancora sul piano procedurale pagine bianche che vanno scritte. Questo a parte, la pluralità delle stazioni appaltanti volge al tramonto per lasciare il posto a strutture accreditate e qualificate, in grado di adempiere in modo sistematico alle necessità richieste dal nuovo Codice, senza il rischio di incorrere in errori ed omissioni che espongono i responsabili a sanzioni pesantissime. Regione Lombardia è in grado di mettere a disposizione una struttura qualificata in questo senso ma, come ogni soggetto ad elevata professionalità, costa non poco. Del resto non è pensabile di continuare a gestire le forniture pubbliche con le logiche dei soggetti singoli che, per fare una gara, rischiano in proprio, con penalizzazioni importanti e risultati modesti sul piano della qualità e del prezzo. Tutto bene allora? Non ne siamo convinti, anche perché questo significa affidarsi ad un mercato globale nel quale, insieme ad imprenditori onesti, si mescolano fornitori che possono accreditarsi, senza che questo di per sé costituisca una garanzia sulle forniture. SERVIZI&SOCIETÀ Difficoltà si riscontrano anche per talune categorie merceologiche, materiali o immateriali, che costituiscono spesso l’elemento decisivo per operare una scelta o l’altra. Insomma, questo Codice necessita di una riorganizzazione complessiva del mercato da un lato e delle procedure dall’altra, senza le quali potrà essere perfetta la forma, ma affatto garantita la tutela della Pubblica Amministrazione che si vorrebbe salvaguardare dai rischi. Circa le nuove regole su trasparenza e integrità della Pubblica Amministrazione, la normativa è costituita dal Decreto Legislativo 97/2016 del 23 giugno scorso. Questo decreto modifica ed integra il decreto legislativo 33 del 2013, in buona parte riscrivendolo, aggiungendoci altresì alcune parti. Pur considerando che in 3 anni c’è stato sicuramente il tempo di sperimentare l’efficacia della prima normativa introdotta e che risultava sicuramente utile mettere in campo una serie di procedure consolidate e rinnovate, a seconda dell’efficacia riscontrata, ci sarebbe piaciuto come risultato quello di disporre di un testo nuovo, evitando di tenere in vita il vecchio decreto. A parte la fatica di confrontare norme complesse con uno slalom da mal di testa tra i due provvedimenti, davvero speravamo che la nuova cifra di questo Governo fosse anche un modo diverso di scrivere le leggi. E invece ci troviamo, tanto per fare qualche esempio, che l’art. 2 del decreto 97 modifica l’art. 1 del 33; l’art. 3 del 97 modifica l’art. 2 del 33 e ci aggiunge l’art. 2 bis; l’art. 4 del 97 modifica l’art.3 del 33; l’art. 5 del 97 inserisce l’art. 4 bis e il capo I bis nel 33; l’art. 6 del 97 modifica l’art. 5 del 33 e inserisce gli artt.5 bis. 5 ter e il capo 1 ter e via discorrendo. Potremmo andare avanti fino in fondo, ma garantisco che la situazione non migliora. La fatica è davvero improba e la confusione assolutamente dietro l’angolo, fino ad arrivare al capo II del decreto legislativo 97 che modifica addirittura la legge 190 e quindi un decreto legislativo fatto dal Governo modifica la legge base in materia di corruzione votata dal Parlamento. A ciascuno valutare la tecnica legislativa adottata. Ho lasciato per ultimo un breve commento sul Testo Unico, noto con l’acronimo di TUSSP in materia di società a partecipazione pubblica, la così detta riforma Madia, redatta sulla scorta della delega contenuta nella legge 124 del 2015. Occorre dire, senza infingimenti, che si tratta di un lavoro molto complesso, al quale non sono mancati gli apporti di valutazione , i suggerimenti e i pareri delle Società dei Servizi di livello territoriale e di quelle quotate in borsa, per tutelare il sistema nel suo complesso, prendendo per altro atto della necessità di un riposizionamento delle regole italiane all’interno dell’impianto europeo, che ha portato alla possibile necessità di ridisegnare la natura delle compagini societarie nel campo dei servizi pubblici locali. Non mi soffermo sui contenuti che certamente chi legge questa rivista già ben conosce. Il lavoro c’è stato eccome ed anche i contributi apportati dalle Organizzazioni Datoriali sono leggibili all’interno del decreto. La sostanza è che le società pubbliche ne escono spesso con qualche compito da svolgere ed anche con qualche passaggio di assetto 4 delicato, in quanto sempre più devono risultare sovrapponibili alle società private. I problemi si porranno alla scadenza delle concessioni in house, soprattutto in relazione alla evoluzione del sistema che conseguirà a questo provvedimento. Pare scontato che il sostanziale ed obbligato allineamento delle società pubbliche a quelle private in termini di regole, nonché la sostanziale perdita delle garanzie di esclusiva, costituiscano situazioni che aprono scenari non facili per le aziende, ma anche per i cittadini che potrebbero ritrovarsi all’improvviso con i privati a gestire l’intero settore dei servizi pubblici locali o comunque aziende non più esclusivamente pubbliche com’è oggi per l’acqua ed animate da obiettivi che si ispirano alla logica del profitto. La concorrenza è elemento positivo di una economia matura, ma il sistema costituito dalle società pubbliche dei servizi non merita una rottamazione acritica per una prospettiva di vantaggi veri o presunti che il privato può mettere in campo, trincerandosi dietro efficienze ed economicità i cui costi si ritroveranno poi spalmati all’interno di tariffe costantemente in crescita. Non dobbiamo guardare troppo lontano per trovare riscontri a questa affermazione. 5 GUARDARE OLTRE I PROPRI CONFINI TERRITORIALI L A NUOVA SEDE CONFSERVIZI LOMBARDIA Un passo avanti per la comunità delle aziende lombarde di Giuseppe Viola Direttore generale Confservizi Cispel Lombardia Una nuova immagine per rappresentare il nuovo orizzonte di Confservizi Cispel Lombardia. Un nuovo spazio, una nuova sede, una sfida rinnovata, ma anche un nuovo posizionamento dell’Associazione territoriale all’interno di una dimensione nazionale, senza trascurare il contesto internazionale in cui si collocano sempre più le nostre aziende socie, in grado di competere e confrontarsi con le colleghe d’Europa. Inoltre con la firma del protocollo d’intesa tra Confservizi Cispel Lombardia e la Federazione nazionale Utilitalia (che riunisce le Aziende che operano nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas) abbiamo un altro grande motivo di soddisfazione: è stato infatti aperto uno spazio di confronto e di collaborazione istituzionale che aiuterà le imprese lombarde a vivere la dimensione regionale e nazionale superando le distanze e le varie dimensioni industriali, con un contatto più diretto in una delle regioni più attive e industrializzate d’Italia. Ricordiamo che in Italia, ma soprattutto all’interno dell’economia di una regione forte come quella lombarda, il peso delle Utilities è cresciuto e quelle che ancora troppo spesso ci si ostina a chiamare riduttivamente ‘municipalizzate’, sono diventate grandi aziende con una nuova e cresciuta professionalità, consapevolezza dei cambiamenti del mercato, capacità sempre maggiori di affrontare, con innovazione, risorse finanziarie, dimensioni e organizzazione adeguate, i nuovi business per fare impresa. Il mondo dei servizi pubblici locali, oltre a garantire attività fondamentali per i cittadini, continua a svolgere un ruolo decisivo per la dimensione economica lombarda e italiana. La nostra missione sarà sempre più quella di mettere in rete, avvicinare le realtà territoriali che rappresentano questo mondo, attraverso Confservizi Cispel Lombardia e Utilitalia, comprendere, accompagnare e interpretare i bisogni di chi sta costruendo una parte decisiva del futuro industriale del nostro Paese. Confservizi Cispel Lombardia è impegnata a favore delle aziende con una disponibilità e apertura che il trasferimento nella nuova sede all’interno del centro direzionale di Milanofiori a Rozzano ha fattivamente concretizzato anche in un luogo fisico. La nostra nuova ‘casa’, più accogliente e prestigiosa, moderna e tecnologicamente attrezzata, è e deve diventare sempre più il simbolo dello spazio di confronto, di scambio di professionalità e competenze, un luogo per l’approfondimento, la formazione e l’incontro, a disposizione della comunità delle aziende lombarde. Desideriamo essere sempre più un interlocutore professionale, affidabile e riconosciuto per la qualità del proprio essere e del proprio fare per gli associati. SERVIZI&SOCIETÀ 6 nuova sfida che le nostre “Laaziende dei servizi pubblici locali dovranno affrontare sarà quella di apripista pubblico verso gli obiettivi di sostenibilità del 2030. “ Tratti distintivi che ci hanno consentito di sedere ai tavoli istituzionali, tecnici e politici, interpellati come voce autorevole e rappresentativa di una realtà industriale vasta, eterogenea e trainante il settore. Capaci anche di qualificare il dibattito e di costruire importanti momenti di confronto. Lo dimostra il positivo confronto sul decreto legislativo del 19 agosto 2016, n. 175, Testo Unico in materia di Società a partecipazione pubblica, organizzato proprio a Milano a metà novembre, in collaborazione con Utilitalia e la Corte dei Conti Sezione regionale di controllo per la Lombardia. Qui ne riportiamo il programma con un ampio resoconto sul prossimo numero. Guardando al futuro la grande sfida che le nostre aziende dei servizi pubblici locali si trovano ad affrontare sarà quella di apripista-pubblico nella crescita sostenibile del Paese e nel raggiungimento degli obiettivi che l’Agenda delle Sviluppo Sostenibile si pone entro il 2030. Risparmio energetico ed idrico, economia circolare, salvaguardia delle risorse e prevenzione dell’inquinamento, riduzione delle emissioni climalteranti e innovazione tecnologica, teleriscaldamento e reti intelligenti, Italia digitale ed altri ancora, non dovranno rimanere temi da forum tematici e per pochi ‘pionieri’ , ma diventare la quotidianità dell’organizzazione produttiva, come le nostre aziende ‘made in Lombardia’ hanno già dimostrato di saper fare e come noi, con questa rivista, raccontiamo ogni giorno. DECRETO LEGISLATIVO 19 AGOSTO 2016, N. 175 T.U. IN MATERIA DI SOCIETÀ A PARTECIPAZIONE PUBBLICA 14 NOVEMBRE 2016 – ORE 9:30 VIA MARINA, 5 – MILANO Ore 9:30 - Caffè di benvenuto Saluti Simonetta ROSA Presidente della Sezione di controllo della Lombardia I profili industriali delle società a partecipazione pubblica Giovanni VALOTTI Professore ordinario di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche dell’Università Bocconi Presidente di A2A – Presidente Utilitalia Le principali novità del decreto legislativo n. 175 del 2016, recante il T.U. in materia di società a partecipazione pubblica Stefano POZZOLI Professore Ordinario presso la Facoltà di Economia della Università di Napoli Parthenope Le società a partecipazione pubblica: dalla costituzione alla crisi di impresa Laura DE RENTIIS Magistrato della Corte dei conti – Sezione di controllo per la Regione Lombardia Discussant: Antonio VIVENZI Presidente Gruppo LGH –Vicepresidente Confservizi Cispel Lombardia Presupposti e requisiti per l’affidamento diretto di appalti e concessioni. Le innovazioni normative nel testo unico e nel nuovo codice dei contratti pubblici Donato CENTRONE, Magistrato della Corte dei conti – Sezione di controllo per la Regione Lombardia Discussant: Alessandro RUSSO Presidente Gruppo CAP – Vicepresidente vicario Confservizi Cispel Lombardia I piani di razionalizzazione: i presupposti e gli obiettivi Roberto SCANAGATTI Presidente di Anci Lombardia e sindaco di Monza Discussant: Cristian PETTINARI Magistrato della Corte dei conti La responsabilità per danno erariale di amministratori e dipendenti delle società a partecipazione pubblica Fabrizio CERIONI Magistrato della Corte dei conti – Procura regionale Lombardia Antonino GRASSO Magistrato della Corte dei conti – Procura regionale Lombardia Discussant: Rappresentante ANCI Moderatore: Gianni TROVATI Giornalista de Il Sole24Ore Segreteria organizzativa: Corte dei conti Lombardia: tel. 02 7711 4326 - email: [email protected] Servizio Relazioni Esterne Utilitalia: – tel. 06 94528280 email: [email protected] Confservizi Cispel Lombardia: tel. 02 57300000 – email: [email protected] 7 RIFORMA MADIA IL GR ANDE IMPAT TO Oltre cinquemila le imprese a partecipazione pubblica interessate al “taglio” Colarullo (Utilitalia): “Per apprezziamo l’iniziativa legislativa, ma ci aspettavamo qualcosa in più. “ Anche per le politiche di riforma della Pubblica Amministrazione Milano sembra essere una vetrina ed un’eccezione per l’Italia. Lo ha voluto sottolineare il Ministro Marianna Madia che a fine settembre, a pochi giorni dall’apertura dell’anno scolastico, si è incontrata con il sindaco Giuseppe Sala ed in una conferenza stampa a Palazzo Marino ha voluto annunciare insieme al sindaco la decisione del Comune di Milano di assumere a tempo indeterminato, nell’arco dei prossimi tre anni, 450 educatrici ed educatori per i servizi pubblici all’infanzia. L’obiettivo è quello di garantire ai 28 mila bambini che ogni anno frequentano le scuole e i nidi che sono a gestione diretta del Comune la continuità dei servizi educativi. Le assunzioni - come ha spiegato il sindaco Sala - riguardano precari fino a ora impiegati con contratto a tempo determinato: il provvedimento è stato approvato dalla Giunta comunale, ma lo sblocco delle assunzioni è stato reso possibile dalla legge 160 del 2016 che il ministro Madia aveva fatto approvare in Consiglio dei ministri. “Non solo a Milano ma in molte città italiane si è cronicizzato il fenomeno che vede un utilizzo strutturale e reiterato di personale educativo precario,che oltretutto aveva già superato selezioni pubbliche”, ha voluto sottolineare il ministro Madia riconoscendo anche la tempestività del Comune di Milano nell’attuazione della norma ed aggiungendo che così “viene superato un fattore di incertezza per lavoratori, famiglie e bambini. Il governo si era impegnato perché quest’anno scolastico potesse iniziare con più stabilità e ha mantenuto l’impegno con l’approvazione della legge 160”. Non si è parlato in questa occasione - né era previsto - dei Decreti sui Servizi pubblici locali, entrati ormai in questi mesi nel pieno della loro definizione attuativa. Proprio qualche giorno prima di venire a Milano il ministro Madia era stata in audizione presso la Commissione Affari costituzionali della Camera, che aveva all’ordine del giorno la valutazione dello schema di decreto. E proprio in questa occasione il Ministro ha fatto una importante affermazione. SERVIZI&SOCIETÀ 8 da parte del ministro la “Dimostrata disponibilità e l’apertura del governo a trattare separatamente la disciplina del servizio idrico integrato. “ Madia ha infatti confermato il sì del Governo allo stralcio delle norme sul servizio idrico. Il governo, cioè, è disponibile a stralciare la disciplina del servizio idrico integrato dallo schema del decreto legislativo recante il Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale, attuativo della legge delega per la riforma della pubblica amministrazione; ed è altresì disponibile a trattare tutta la materia esclusivamente nel Disegno di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque”, all’esame della Commissione Ambiente del Senato dopo l’approvazione da parte della Camera. Il ministro ha poi precisato, sempre in Commissione Affari costituzionali della Camera, come si legge nel resoconto della seduta della Commissione di Montecitorio, “la disponibilità del Governo a confrontarsi con la Commissione al fine di scegliere la sede più opportuna per affrontare tale delicato tema, valutando eventualmente anche di espungere dallo schema di decreto legislativo in esame la parte che lo riguarda”. È un primo passo importante nei confronti degli operatori del sistema idrico ed anche per l’associazione delle imprese dei servizi pubblici locali. Proprio Giordano Colarullo, neo direttore generale di Utilitalia, aveva lamentato l’occasione persa con questi decreti per incentivare le aggregazioni delle partecipate. “Apprezziamo l’iniziativa legislativa perché condensa le norme in unico testo normativo e quindi semplifica, ma ci aspettavamo qualcosa in più”. In particolare, Colarullo sottolinea, in rappresentanza delle imprese operanti nei servizi pubblici, che sarebbero servite “maggiori iniziative verso le aggregazioni tra aziende” e parla di “un’occasione persa rispetto all’incentivazione che avrebbe garantito una massa critica dimensionale migliore ed economie di scala che avrebbero portato benefici”. Anche se, “questo non significa che il settore rimarrà fermo - aggiunge - è pur sempre un settore dinamico come ha dimostrato in questi ultimi anni”. Un altro elemento che “getta più ombre che luci” secondo Colarullo riguarda “i criteri di distinzione tra chi subisce un regime pubblicistico e chi fa impresa perché questi criteri 9 tagliano fuori tante nostre associate che hanno già adottato un approccio di carattere industriale al servizio dei cittadini”. In definitiva il direttore di Utilitalia lamenta “la mancanza di un quadro normativo più confacente alle aspettative come, del resto, era stato previsto dalla legge delega”. Sono tutti aspetti che verranno approfonditi nei vari seminari che Utilitalia e anche Confservizi Lombardia stanno dedicando all’argomento, alla vigilia dell’entrata in vigore del Testo unico sulle società a partecipazione pubblica, in attuazione della legge delega 124 del 2015, ovvero la riforma Madia. Come è noto il Governo ha dato il via libera definitivo a tre decreti che ridisegnano tre aspetti importanti nel mondo della pubblica amministrazione: il Testo unico sul processo contabile, il nuovo Codice dell’amministrazione digitale e il “taglia partecipate”. Per il taglio delle partecipate il limite del fatturato medio resta fissato in un milione di euro nei tre anni precedenti. Non è stato perciò accolto né il passo indietro chiesto a suo tempo dal Parlamento, che aveva spinto per un dimezzamento a 500mila euro della soglia minima, nè quello che voleva escludere le società nelle quali l’affidamento fosse avvenuto con gara dalle nuove regole sulla composizione dei Cda. Con questi criteri saranno non meno di 5mila le società tagliate dalla riforma: prime fra tutte le partecipazioni in società che non si occupano di attività necessarie ai fini istituzionali dell’ente proprietario oppure che non lavorano per servizi di interesse generale; poi toccherà alle partecipate che non rientrano nell’elenco contenuto nel nuovo testo unico; le società che hanno più amministratori che dipendenti; infine quelle che svolgono attività similari; e infine le aziende che non abbiano raggiunto il milione di euro nel fatturato medio nel triennio precedente. La riforma si propone di sfoltire anche il numero degli amministratori, con la regola dell’amministratore unico: la presenza di un CdA dovrà essere motivata per esplicite ragioni organizzative, in base a parametri fissati dal Governo. E saranno introdotti nuovi limiti pure per i compensi degli amministratori, con l’annullamento delle buonuscite qualora la società fosse in perdita per responsabilità dell’amministratore. Due date regolano le tappe di attuazione della riforma: a sei mesi dalla sua entrata in vigore (quindi entro il febbraio 2017) ogni ente interessato dovrà elaborare un piano per alienare, vendere o aggregare le società fuori dai parametri previsti dalla legge e si dovrà effettuare un censimento di tutto il personale in esubero (e l’elenco dei lavoratori che risultassero ‘eccedenti’ sarà gestito dalle Regioni per agevolare processi di mobilità in ambito regionale). E dal 2018 partiranno poi revisioni e controlli di conformità a quanto prescritto dalla riforma. SERVIZI&SOCIETÀ 10 MODELLO MIL ANO PRENDERE PER MANO IL PAESE Il Patto per Milano come opportunità di sviluppo economico Intervista a Giuseppe Sala Sindaco di Milano Nella prima parte di questo 2016 abbiamo potuto positivamente registrare il superamento di molte delle incertezze che gravano sulla vita economica, politica ed amministrativa del Paese. Le elezioni amministrative di giugno sono state infatti ricche di novità. In Lombardia, in particolare, il successo della proposta di Beppe Sala, divenuto sindaco di Milano, ha prodotto –pur nella novità del suo programma - non solo una percezione concreta di stabilità, ma soprattutto una rilevante e persistente visibilità nazionale al ‘sistema Milano’ il quale è diventato, anche sull’onda del successo di Expo, un ‘modello’ per l’intero Paese. Un ‘modello’ che risalta ancora di più a fronte dei tanti punti irrisolti che le cronache politiche e amministrative quotidianamente continuano a porci sotto gli occhi. E Milano è diventata, tra sorpresa e soddisfazione, la città più visitata dagli esponenti del governo: da quelli lombardi più conosciuti come Maurizio Martina, a quelli come il ministro della amministrazione pubblica, Marianna Madia, alle prese con la sfida di rinnovare il sistema della Pubblica Amministrazione, comprese le aziende dei servizi pubblici locali, partecipate dai Comuni ed oggi nel vivo di una profonda trasformazione. Ma lo stesso presidente del consiglio, non fa mistero di puntare molto sul capoluogo della Lombardia, dove si gioca molto del futuro del Paese: questo è il significato del Patto per Milano che Matteo Renzi ha voluto personalmente firmare con il sindaco Sala; qui sta l’importanza data anche all’investimento sul progetto di Human Technopole sull’area ex-Expo i cui primi 80 milioni sono stati già allocati (si prevede tra gennaio e febbraio prossimi la prima pietra e l’avvio dei laboratori), e che dovrebbe mettere in moto una realtà di 1427 tra dipendenti e collaboratori scientifici. Presentando di recente questo ambizioso quanto innovativo progetto di cittadella per la ricerca sulla medicina predittiva e le biotecnologie, così come all’Assemblea di Assolombarda, Matteo Renzi ha voluto sottolineare la sua gratitudine verso Milano, perché “…abbiamo anche fortunatamente qualche città, che anziché rifiutare la sfida, che anziché dire no, prende per mano il Paese e lo porta verso il futuro”. 11 BEPPE SALA, UN SINDACO PER UNA CITTA’ COMPETITIVA Il Patto per Milano: una opportunità di consolidamento e sviluppo per tutta l’area metropolitana Fare di Milano una città solida, innovativa, accogliente e in grado di competere con le più grandi aree urbane del mondo, sia per benessere dei suoi residenti, sia per attrattività e capacità di sviluppo economico e finanziario: questa la mission ambiziosa che il nuovo sindaco ha disegnato per il suo mandato. Il Patto per Milano, che è stato firmato a settembre, sancisce una alleanza forte con il Governo e fornisce gli strumenti che possono assicurare il successo di obiettivi così impegnativi. Come ha dimostrato con la conduzione di Expo, Beppe Sala non si spaventa delle grandi sfide. Anzi. E’ riuscito a comunicare così bene all’Italia un modello ed uno stile, fatto di pragmatismo, determinazione e responsabile serietà nel perseguimento di un traguardo, al punto che tra osservatori ed editorialisti è invalsa addirittura la battuta: “ma questa Milano, non è Italia…”. Pragmatismo, dicevamo. Significa fare le cose concretamente, passo dopo passo, utilizzando in maniera intelligente la leva delle risorse disponibili. Questa è la filosofia del “Patto” sottoscritto tra Sala e Renzi. La nascita di una no tax area sui terreni di Expo, in modo da attrarre investimenti (anche approffitando di tutta la delocalizzazione messa in moto da Brexit). La riqualificazione delle periferie. Il prolungamento delle linee del metrò per migliorare la mobilità. Sono tra i punti forti del Patto per Milano, siglato con il premier Matteo Renzi nella sala Alessi di Palazzo Marino. “I progetti che abbiamo messo in moto in tutto valgono due miliardi e mezzo” dice Sala durante la conferenza stampa. “Ad oggi abbiamo finanziato - attraverso fondi del Comune, fondi europei e fondi addizionali che ci vengono garantiti dal governo - le necessità dei primi due anni, ovvero del 2017 e del 2018: si tratta di 650 milioni già allocati sui vari progetti”. I principali punti del Patto disegnano la mappa degli interventi più urgenti per risolvere alcune le esigenze di sviluppo della città. Una città che si identifica sempre di più con quella vasta area metropolitana dove in un area di 60 km si concentra il 25% dell’export e della manifattura italiani, per dirla con le recenti parole di Assolombarda. Proprio il presidente degli industriali lombardi dice che occorre “far volare Milano per far volare l’Italia”. il 2017 e 2018 sono stati messi in “Per conto 174 milioni di euro per quel recupero delle periferie e degli alloggi di edilizia popolare sfitti, recupero che è sicuramente una nostra priorità... “ Lei, signor Sindaco cosa ne dice. Qual è il suo pensiero? SALA “Proprio dal palco dell’Assolombarda ho detto, nel mio saluto, che gli industriali, i tanti operatori economici e finanziari che si concentrano nella grande area milanese sono i protagonisti di una visione che partendo da Milano può effettivamente sostenere un miglioramento delle condizioni economiche e sociali del nostro Paese. Ho poi anche sottolineato che questa comune volontà si basa sul principio, molto semplice e molto Ambrosiano, per cui tutti a cominciare da Milano devono fare la propria parte. È vero che questa città rappresenta un luogo straordinario, in cui si incrociano capitale economico, capitale artistico, capitale scientifico e soprattutto capitale sociale: faremo in modo che tutti questi fattori possano intrecciarsi in una contaminazione feconda ed è uno sforzo che faremo con tutta la squadra che compone la mia Giunta”. Non c’è osservatore pubblico, analista, editorialista dell’informazione che non indichi ormai Milano come il ‘modello’ da seguire. Qualcuno addirittura ha espresso il timore che, nella sua eccellenza, Milano si stacchi sempre più dal resto del Paese. È un rischio reale? SALA “Non lo credo, se - lo ripeto - ognuno in Italia fa la sua parte. Vede, negli anni recenti il Comune ha lavorato duramente per fare di Milano quella che è. Non c’è dubbio che anche Expo ha fatto la sua parte. Ed oggi la città vive una situazione positiva. Nella consapevolezza che non è un risultato caduto dal cielo. E che si tratta soprattutto di continuare ancora a lavorare duramente. Io sono ottimista perchè vedo che è la città tutta ad essere fortemente motivata a consolidare queste situazioni”. SERVIZI&SOCIETÀ Quali in particolare? Quali situazioni considera più urgente consolidare? SALA “Faccio alcuni esempi. Per il terzo anno consecutivo Milano ha superato Roma per il numero di visitatori. Come riportano gli indici specializzati Milano è posizionata al 14esimo posto nella classifica mondiale, e nel 2016 si aspettano 7,6 milioni di visitatori. È un dato straordinario, che va tenuto in gran conto in ogni strategia. Un altro esempio. Di recente si è parlato molto dei 110mila giovani italiani che fuggono all’estero ogni anno. Milano invece è in controtendenza. Nell’ultimo anno 46 mila giovani sono venuti a stare nella nostra città: sono venuti per studiare nelle nostre sette università; oppure perchè qui si trova più facilmente lavoro, e con questo non voglio negare il fatto che il tema dell’occupazione giovanile è il tema che anche Milano ha ancora; eppoi vengono anche per la nostra qualità della vita: magari qualche anno fa si sarebbe fatta dell’ironia, ma oggi c’è effettivamente qualità della vita a Milano. Di questi giovani circa 25 mila sono studenti stranieri, e di essi 3 su 4 provengono da paesi extra europei, rappresentando l’11 % degli studenti: non mi sembra quindi che ci sia precisamente una fuga di cervelli da questa città, ma piuttosto si esprime la capacità di essere attrattivi. Lo siamo anche per altri settori, in alcune attività commerciali, nei brevetti, ecc”. Lei poi, sindaco, è stato tra i primi, parlando di attrattività, a dire che bisogna saper approfittare di Brexit. SALA “Si certo. Ci siamo subito mossi. Anche se, da questo punto di vista, bisogna fare molta attenzione. Si muovono in tanti. E altri paesi, basta citare la Spagna, stanno facendo una robusta offensiva. Anche noi, come Paese, dobbiamo stare attenti: ogni giorno perso sarà un giorno da recuperare”. Al momento quali sono i progetti sui quali bisogna puntare? SALA “Per fare vivere le aree Expo, oltre al progetto del polo scientifico dello Human Technopole, del quale il premier Renzi ha già indicato i tempi di realizzazione, l’obiettivo sarà di favorire, attraverso incentivi anche di tipo fiscale, la localizzazione di aziende innovative e di attività di ricerca e sviluppo all’interno dell’area. Ne ho già parlato anche con Maroni. Occorre avvio alla procedura per la creazione di una Zona economica speciale (Zes), con importanti ricadute in termini di impiego di personale altamente qualificato. Per quanto riguarda le agenzie europee che tentiamo di portare a Milano dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, la scelta è ricaduta sull’Ema, l’Agenzia del farmaco. Questa scelta nasce anche dalla considerazione che sul nostro territorio ci sono già parecchie industrie del settore. E l’Agenzia del farmaco aggiungerebbe alla città 500-600mila notti di albergo, consolidando così positivamente i flussi del turismo d’affari”. Riaffrontiamo la questione del Patto per Milano. C’è molta invidia in giro... SALA “La decisione di lanciare questo progetto nasce da una considerazione condivisa con Roma e in primis con il Presidente del Consiglio. Crediamo che Milano oggi sia realisticamente e oggettivamente la punta avanzata del Paese. Lo affermiamo ov- 12 viamente senza nessuna volontà di autocelebrazione, ma anzi con la disponibilità di essere una risorsa al servizio del rilancio dell’internazionalizzazione dell’Italia. Mirando all’obiettivo di includere ancora di più Milano nel ristretto club delle città globali”. Le periferie sono state un cavallo di battaglia del Suo programma elettorale. Cosa si prevede nel Patto? SALA “Per il 2017 e 2018 sono stati messi in conto 174 milioni di euro per quel recupero delle periferie e degli alloggi di edilizia popolare sfitti, recupero che è sicuramente una nostra priorità. Di questi, 134 milioni saranno messi sul piatto dal Comune, mentre i restanti 40 arriveranno da risorse europee e statali”. Sulla Città metropolitana e sulle sue necessità di bilancio, si addensano tante tensioni. Si è previsto qualcosa nel patto? SALA “Oggetto degli accordi tra Comune e Governo sono stati anche i problemi di bilancio del nuovo ente che proprio ad ottobre ha rinnovato il proprio Consiglio con un buon successo del centrosinistra. Sul documento non c’è una voce specifica, bensì sono allocati investimenti che riguardano alcune criticità del territorio metropolitano, come per esempio, le esondazioni del Seveso. Il Patto prevede uno stanziamento di 151 milioni già messo in programma mesi fa per vasche di laminazione e scolmatore. Sono perciò certo che in due anni riusciremo a ridurre notevolmente il rischio di esondazioni del Seveso e del Lambro. Ho avuto inoltre assicurazione che il governo garantirà 25 milioni di euro che ci permetteranno di chiudere il bilancio del 2016”. Insomma si delinea un quadro positivo. Lei è ottimista? SALA “E’ comunque una sfida con cui ogni giorno ci confrontiamo: la guida di realtà certamente complesse, come oggi sono le grandi città, richiede visione lunga e capacità di accettare quotidianamente le sfide che si presentano. Si può chiamare ottimismo, o forse serietà: ma io, per carattere, non dico mai no alle sfide”. Automazione a portata di mano. 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Un documento foriero di cambiamento su cui anche Confservizi Cispel Lombardia, e in collaborazione con Utilitalia e alcune aziende socie (Comodepur e Acsm Agam), ha voluto aprire un focus e promuovere a Villa Erba di Cernobbio un convegno con alcuni dei massimi esperti del settore. “Il nuovo Codice appalti introduce un valore aggiunto: un controllo pregnante su concessione o appalti. Un atto doveroso, certo, ma occorre tener presente che molte pubbliche amministrazioni non hanno al loro interno le alte professionalità richieste per poter gestire un sistema articolato e complesso come quello richiesto”. Non nasconde alcune perplessità il presidente di Confservizi Cispel Lombardia Giovanni Bordoni durante il convegno lanciando, a margine dell’evento, la proposta di “realizzare stazioni appalt- anti forti sui diversi territori attraverso la costituzione di strutture condivise di esperti”. Il nuovo codice, come illustrato dall’on. Chiara Braga, della Commissione Ambiente, territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, si propone un ambizioso obiettivo: coniugare le esigenze, finora ritenute in potenziale conflitto, dell’efficienza della spesa pubblica e della concorrenzialità degli affidamenti. Sinora lo scenario normativo e industriale di riferimento era stato caratterizzato da rigidità. “Questo documento rappresenta una discontinuità rispetto passato, non è stato calato dall’alto per vessare e controllare, ma è fortemente innovativo. E’ uno sforzo nell’ottica della trasparenza, efficienza, sburocratizzazione delle procedure, per attuare maggiore ed effettiva concorrenza. L’idea è che dal settore degli appalti passi un pezzo importante della crescita e sviluppo del nostro Paese. Bisognava mettere mano a quegli aspetti che nel tempo avevano creato condizioni per l’infiltrarsi di azioni illecite”. “Sicuramente le nostre aziende inizialmente av- ranno qualche difficoltà a recepire la complessità di questa normativa ancora giovane – ha sostenuto il direttore generale Confservizi Cispel Lombardia Giuseppe Viola - ma in prospettiva ritengo che aver individuato un punto di riferimento forte su base nazionale, la presenza dell’ANAC (Autorità anticorruzione), identificata come elemento di supporto alle stazioni appaltanti, che non sia mero controllo, rappresenti un elemento positivo. Avere linee comuni nazionali sarà più semplice per chi bandisce gare e per chi partecipa”. Pur rilevando qualche difetto di stesura, Eugenio Bruti Liberati professor ordinario di Diritto Amministrativo del Piemonte Orientale ha aggiunto: “Se vogliamo un’Amministrazione efficiente imparziale e trasparente dobbiamo declinare verso l’innovazione le possibilità che il codice ci offre. Il successo della riforma dipende da quello che faranno le stazioni appaltanti. Il successo dipende dal fatto che la domanda diventi più smart. Non abbiamo regolamenti migliori di questo. Purché il regolatore deve faccia il regolatore non cane da guardia! ANAC non deve 15 dimenticare di essere un’autorità di regolazione indipendente, non solo per lotta alla corruzione. Deve conciliare questa finalità con quella di garantire funzionamento efficiente”. Giudizio complessivamente positivo è stato espresso in chiusura anche dal vicepresidente di Utilitalia Mauro D’Ascenzi che ha ribadito però la necessità di ulteriore chiarezza e semplificazione sul tema controllo. “Fatico ancora a conciliare da un lato l’obiettivo di grande efficienza e apertura della norma, dall’altra del supercontrollo da parte di poteri sovrapposti”. Si chiede infatti chi avrà l’ultima parola quando attualmente i controllori sono molteplici: ANAC, Antitrast, Autorità per l’energia elettrica gas e per il sistema idrico. Ad animare il dibattito erano presenti anche l’avvocato Daniela Anselmi, Antonio Gitto di Anconambiente SpA e Alessandro Russo del Gruppo Cap SpA. Nel pomeriggio si è svolta anche la XXXVIII Assemblea dei soci di Confservizi Cispel Lombardia in cui è stata illustrata l’attività dell’associazione nel corso del 2015 e annunciati i programmi per i 12 mesi successivi. SERVIZI&SOCIETÀ 16 PROCEDURE D’ACQUISTO DEI FARMACI ALCUNE RIFLESSIONI DOPO SENTENZ A DELL A CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA di Mario Calzoni e Angelo Quieti 17 1. PREMESSA 1.1 La recente pronuncia della Sezione V della Corte di Giustizia Europea (2 giugno 2016 n. C-410-14) ha riproposto all’attenzione degli operatori del settore farmaceutico alcune riflessioni che possono costituire valida occasione di approfondimento in tema di procedure per l’acquisto di farmaci da parte di soggetti pubblici. Per l’opportuno inquadramento delle problematiche affrontate dalla sentenza occorre rilevare preliminarmente che l’articolo 1, paragrafo 2, lettera a), della direttiva UE 2004/18/ CE relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, deve essere interpretato nel senso che non costituisce un appalto pubblico, un “sistema di convenzioni” attraverso il quale un ente pubblico intende acquistare beni sul mercato, contrattando, per tutto il periodo di validità del “sistema”, con qualsiasi operatore economico che si impegni a fornire i beni in questione a condizioni predefinite, senza operare alcuna scelta tra gli operatori interessati, a condizione che questi aderiscano (a detto sistema) per tutto il periodo di validità dello stesso, entro il perimetro definito dal complesso di atti “quadro” originari. 1.2 Con la conseguenza che nei limini in cui l’oggetto di ammissione ad un sistema di convenzioni presenti un soggetto (anche) extranazionale certo, essa deve essere concepita e organizzata sulla base dei principi di non discriminazione e di parità di trattamento, tra operatori economici, oltre che del connesso obbligo di trasparenza. SERVIZI&SOCIETÀ 2. CONSIDERAZIONI 2.1 Elementi fondamentali da tenere fermi sono, quindi, fra l’altro: a. la presenza di un sistema di convenzioni tra enti pubblici (sempre da collocarsi nell’ambito della procedura di gara discendente dai preesistenti “atti e provvedimenti quadro”, cui è stato fatto riferimento nella parte finale del punto 1.1.). b. la determinazione di un periodo temporale di operatività; c. l’impegno del fornitore a fornire i beni, a condizioni specificamente predefinite, nell’ambito di quanto esposto al punto a). 2.2 Solo così, infatti, sussistono: • le condizioni legittimanti lo svolgersi dell’intera procedura, oggetto di trattazione; • il rispetto del principio di trasparenza, non discriminazione e della parità di trattamento tra operatori economici. 2.3 Letteralmente, la Corte, così si è espressa: “ … (omissis) … allorché un ente pubblico cerchi di concludere contratti di fornitura con tutti gli operatori economici desiderosi di fornire i prodotti in questione alle condizioni indicate da tale ente, la mancata designazione di un operatore economico a cui sia accordata l’esclusività su un appalto fa sì che non sussista la necessità d’inquadrare l’azione di tale amministrazione aggiudicatrice ai sensi delle precise norme della direttiva 2004/18, per impedire di attribuire un appalto favorendo gli operatori nazionali. La scelta di ….. un aggiudicatario, sembra quindi un elemento intrinsecamente legato all’inquadramento degli appalti pubblici da parte di tale direttiva e, di conseguenza, alla nozione di “appalto pubblico” ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 2, lettera a), della stessa. Tale constatazione è corroborata dall’articolo 43, primo comma, lettera e), della direttiva 2004/18, a termini del quale, per ogni appalto, ogni accordo quadro e ogni istituzione di un sistema dinamico di acquisizione, l’amministrazione aggiudicatrice redige un verbale contenente il nome dell’aggiudicatario e la giustificazione della scelta della sua offerta. Occorre, pertanto, rilevare che questo 18 principio è espressamente enunciato nella definizione della nozione di “appalto pubblico” ormai iscritta nell’articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2014/24, del quale un elemento è la scelta da parte dell’amministrazione aggiudicatrice dell’operatore economico, dal quale acquisirà, attraverso un appalto pubblico, lavori, forniture o servizi che costituiscono l’oggetto di tale appalto. Infine, è opportuno rilevare che la particolarità di un sistema di concezioni …..è insita nel fatto che esso è permanentemente aperto, durante tutta la durata della sua validità, agli operatori interessati, e dunque non è limitato ad un periodo preliminare durante il quale le imprese sarebbero chiamate a manifestare il loro interesse presso l’ente pubblico interessato, è sufficiente a distinguere tale sistema da un accordo quadro. Infatti, conformemente all’articolo 32, paragrafo 2, secondo comma, della direttiva 2004/18, gli appalti basati su un accordo quadro possono essere attribuiti soltanto agli operatori economici inizialmente parti dell’accordo quadro”. 3. CONCLUSIONI 3.1 E’ doveroso evidenziare che – a nostro parere – la sostanza della procedura va posta “a monte”, per poter concludere che “… (omissis)… non costituisce un appalto pubblico (N.D.R. ai sensi della direttiva 2004/18) … un sistema di convenzioni … attraverso il quale un ente pubblico intende acquistare beni sul mercato contrattando, per tutto il periodo di validità di tale sistema, con qualsiasi operatore economico che s’impegni a fornire i beni in questione a condizioni predefinite, senza operare alcuna scelta tra gli operatori interessati e permettendo a questi di aderire a detto sistema per tutto il periodo di validità dello stesso”. 19 • 3.2 In sintesi: perché si possa procedere nell’ambito dei principi elaborati dalla Corte di Giustizia Europea occorre – fra l’altro: a. che vi sia come stazione appaltante (procedente) un ente pubblico; b. che questo ente intenderà acquistare beni sul mercato: - contrattando (nell’ambito delle procedure quadro definite, come detto, “a monte”) mediante un sistema di convenzioni caratterizzate da trasparenza e non discriminazione, previa pubblicità adeguata; - per un determinato periodo temporale nel quale ha validità il sistema; - con qualsiasi operatore economico disposto a fornire i beni stessi a condizioni predefinite (dall’Ente pubblico procedente). 3.3 In particolare, per l’opportuno inquadramento del complesso di problemi (e problematiche), tra gli ulteriori approfondimenti, meritano senz’altro particolare attenzione, i §§ 13, 14 e 15, 22 e 29 della richiamata sentenza, riferiti al «Procedimento principale e questioni pregiudiziali». il § 13 – peraltro – chiarisce che il tasso di sconto era (per il caso sottoposto a valutazione) specificato dalla stazione appaltante, all’interno di una procedura discendente da un accordo-quadro; • il § 14 della pronuncia prevede che sulla base dei parametri individuati dalla stazione appaltante (tasso di sconto compreso), per tutta la prefissata durata dell’accordo quadro (cfr. il § 6), qualsiasi operatore economico poteva aderire alla procedura; • il § 15 rimarca (sempre per il caso deciso dalla Corte) che la procedura di ammissione non era soggetta al diritto degli appalti pubblici, in quanto non sussisteva alcun automatismo tra il soggetto che (aderendo ai prefissati parametri di gara), era stato ammesso ed il diritto all’aggiudicazione dell’appalto in esclusiva al medesimo. • il § 22, d’altro canto, ribadisce quanto già evidenziato. (Infatti, tale aspetto costituisce il focus dell’intervento del giudice comunitario). • il § 29 chiarisce – significativamente – che il procedimento principale (e cioè: l’aggiudicazione dell’accordo quadro) deve essere mantenuto distinto dalla procedura di ammissione che, nel caso di specie, rimaneva aperta per tutta la durata dell’accordo quadro e senza un diritto di esclusiva (all’interno di detta procedura) a favore dei soggetti che – in tale periodo – hanno accettato (aderendo alla procedura) lo sconto richiesto (cfr. il § 31). In tal senso, la stazione appaltante (cfr. il § 32 della sentenza citata) si è infatti riservata di contrattare con tutti i soggetti che hanno aderito alla procedura. (Ciò trova poi espressa conferma nel dettato dei successivi §§ 40, 41 e 45). 3.4 La verifica dei requisiti citati – peraltro – è demandata al Giudice nazionale. Fai sorridere i tuoi collaboratori Welfare a portata di un click Grazie ai piani di welfare aziendale, chiamati Flexible Benefit, ciascun dipendente può scegliere autonomamente la composizione dei propri benefit tramite l’assegnazione di un budget di spesa procapite. Leader dal 2012 sulla progettazione, implementazione e gestione di piani Flexible Benefit. Capitale umano. Crediamo nel successo degli investimenti rivolti alle persone. Ci rivolgiamo ad aziende di tutti i settori merceologici. 22.000 dipendenti in Italia hanno usufruito dei nostri servizi. 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Mentre l’ipotesi macroeconomica di fondo, quella di una crescita costante dell’economia (e dunque del PIL) è entrata in crisi a partire dagli anni Settanta ed è risultata semplicemente aggravata dalle molte crisi che si sono succedute strada facendo. La sommatoria di queste due faglie di frizione diventa inesorabile: mentre aumentano i bisogni, il sistema economico crea sempre meno ricchezza e dunque sempre meno risorse spendibili dal sistema di welfare per far fronte ai nuovi bisogni. Primi tra tutti quelli generati dal lungo “inverno demografico” che non accenna a finire. Il Censimento della popolazione effettuato da ISTAT nel 2011 ci dice, tra le altre cose, che l’età media degli ital- SERVIZI&SOCIETÀ iani è cresciuta in un decennio di ben 2 anni, attestandosi a 44 anni di età. L’Italia è dunque un Paese che invecchia, avendo raggiunto nel 2015, con 486 mila nascite, un punto di minimo mai registrato in oltre 150 anni di storia. E’ l’amara realtà di un tessuto sociale, economico e culturale dove agiscono meccanismi di rinvio nell’avere un figlio, talvolta trasformato in definitiva rinuncia, che hanno portato le donne italiane a esprimere, nel breve spazio di un salto generazionale (circa trent’anni), una fecondità ridotta del 50%. Va per altro ricordato che è da quasi quarant’anni (dal lontano 1977) che in Italia il numero medio di figli per donna risulta inferiore alla soglia richiesta per assicurare la semplice sostituzione tra la generazione dei genitori e quella dei figli. Dall’altro lato della piramide demografica (sempre più simile a un panettone, a dire il vero), gli over 65 sono oggi più di 12 milioni e dunque oltre il 21% della popolazione, e tra questi la metà sono ultra 75enni. La tendenza alla crescita della popolazione anziana sarà inarrestabile fino a ben oltre la metà del secolo: nel 2059 si prevede che gli ultra 75enni raggiungeranno il picco massimo del 23% della popolazione, con livelli particolarmente drammatici nelle regioni del Sud. Il risultato netto di queste dinamiche demografiche è (e sempre più sarà) una crescente criticità relativa agli indici di sostenibilità sociale. Uno di questi è l’indice di dipendenza degli anziani, che rappresenta il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età>=65) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64): l’Italia nel 2013 ha registrato il dato più negativo in Europa, con 32,7 anziani ogni 100 persone potenzialmente indipendenti. Lo score del nostro paese è peggiore anche di quello presente in Germania, dove però l’andamento del PIL segnala l’esistenza di un’economia forte e, a valle, di un welfare ancora abbondantemente sostenibile. Leggermente migliore in chiave comparativa, ma comunque negativo, è invece l’indice di dipendenza strutturale: in Italia nel 2013 il 54,2% degli 22 rappresenta un elemento “L’invecchiamento centrale con cui sempre di più occorrerà fare i conti. Oltre al tema della sostenibilità della spesa pensionistica e di quella sanitaria si pone il problema della cura delle persone non autosufficienti e dei conseguenti servizi di long-term care. “ individui erano inattivi (pensionati, disabili, studenti) e dunque a carico della minoranza di percettori di reddito. Peggio di noi stanno soltanto Francia, Svezia, Danimarca e Finlandia, ma anche in questi casi le dinamiche economiche garantiscono in questi paesi sistemi di welfare più sostenibili. A fronte di questo drammatico quadro demografico, numerosi segnali mostrano come la spesa sociale, per come è concepita in Italia, fatichi a tenere il passo dell’aumento dei bisogni sociali espressi, determinando uno squilibrio perdurante del sistema. L’invecchiamento della popolazione ha oggi (e avrà maggiormente in futuro) un effetto rilevante proprio sulle due più corpose aree di spesa (pensioni e sanità) che già oggi risultano soggette a crescenti pressioni e richiedono in modo crescente un intervento in compartecipazione da parte delle famiglie. Le numerose politiche pensionistiche susseguitesi nell’ultimo ventennio hanno messo sotto controllo la spesa, al prezzo però di un peggioramento delle condizioni previste per chi andrà in pensione negli anni futuri quando entrerà a pieno regime il sistema ma totalmente contributivo. Di fronte a una prospettiva di arretramento della copertura pensionistica, non sembrano per altro corrispondere spinte rilevanti sul fronte della previdenza complementare. Le pensioni integrative, fortemente sviluppatesi a partire dalle innovazioni normative degli anni Novanta, non hanno successivamente raggiunto i livelli di diffusione auspicati: il tasso di adesione complessivo (al lordo dei non versanti) di tutti i fondi è infatti pari al 32,2% sul totale degli occupati e al 28,3% sul totale delle forze di lavoro (comprese dunque le persone in cerca di occupazione), con tassi di adesione però molto bassi (5,2%) per quanto riguarda i dipendenti pubblici (COVIP, 2015). Sul fronte sanitario, siamo invece di fronte all’unica voce di spesa che ha dovuto subire tagli nel corso ultimi anni, dopo un quindicennio di costi crescenti. La spesa è passata del 5% sul PIL del 1995 al 7% del 2010, per poi scendere al 6,8% nel 2013. Si tratta di un decremento netto di circa 100 euro pro capite a parità di potere di acquisto (da 1857,98 del 2010 ai 1.748,88 del 2013), risultanti da riduzioni di spesa di circa 4 miliardi nello steso periodo (da 112,4 a 108,7 miliardi). La conseguenza di questa contrazione di spesa pubblica è stata la crescita dei ticket sanitari, con un conseguente aumento di spesa a carico delle famiglie: la spesa sanitaria privata è così cresciuta in modo costante, aumentando la propria 23 incidenza sul totale dei consumi delle famiglie italiane. Nel 2006 l’incidenza era del 3,5% per un totale di quasi 24 miliardi di euro, nel 2013 l’incidenza era salita al 3,9% (circa 30 miliardi di spesa), per toccare il massimo di incidenza nel 2015 (4,5%) per una spesa complessiva che supera i 34 miliardi. L’incidenza di queste due voci sul totale della spesa sociale tende per altro a spingere costantemente ai margini dall’impianto tradizionale di protezione i nuovi rischi sociali, mentre i bisogni che ne derivano continuano a diversificarsi e ampliarsi. E anche su questo secondo versante critico il problema dell’invecchiamento rappresenta un elemento centrale con cui sempre di più occorrerà fare i conti, poiché accanto ai problemi di sostenibilità della spesa pensionistica e di quella sanitaria si pone il problema della cura delle persone non autosufficienti e dei conseguenti servizi di longterm care (LTC) da garantire ad una popolazione progressivamente sempre più ampia. Una recente analisi di questo nuovo versante del bisogno sociale in Italia ha stimato (al 2013) in 3,4 milioni di persone il numero dei potenziali utenti bisognosi di cure LTC, di cui soltanto una piccola quota (250.000) risulta ricoverata in strutture di lungodegenza, mentre la rimanente parte è curata in famiglia. Il numero di chi è a carico delle famiglie è cresciuto del 21,4% rispetto a dieci anni prima, mentre i ricoverati sono cresciuti del 34% (Barbetta, Sangrigoli e Turati, 2015). A fronte di questo crescente bisogno, l’Italia presenta una spesa per i servizi di LTC pari all’1,91% del PIL, nel complesso sufficientemente in linea con quanto si spende in Francia, Regno Unito e Germania. Si tratta però di una spesa sbilanciata sul fronte dei trasferimenti monetari, in particolare nei confronti della spesa per assistenza domiciliare: ciò determina il fatto che in l’Italia debba scontare il più basso tasso di copertura di servizi (residenziali e domiciliari) rispetto ai paesi comparabili (Ciarini, 2015). Questo dato risulta particolarmente problematico, per quanto riguarda l’Italia, non soltanto se lo si associa alle prospettive di ulteriore invecchiamento determinate dalle dinamiche demografiche, ma anche se si tiene conto del parallelo indebolimento delle reti famigliari su cui si scaricano gli effetti della mancanza di servizi. Il sistema di welfare poteva “appoggiarsi” nel 1971 su una famiglie composte in media da 3,35 componenti, in un contesto in cui le famiglie unipersonali erano circa 2 milioni, mentre attualmente (secondo i dati censuari del 2011) l’ampiezza delle famiglie si è drasticamente ridotta (2,4 componenti per famiglia) mentre sono cresciute fino a 7,5 milioni le famiglie unipersonali. Famiglie più piccole e più individui soli garantiscono dunque una ridotta capacità di protezione sociale, aumentando i rischi di vulnerabilità sociale in assenza di una ricalibratura adeguata del welfare, che come si è visto destina in Italia appena il 4,1% del totale della spesa sociale alle famiglie (rendendo poco efficaci le auspicate politiche di conciliazione vita-lavoro, in altri paesi assai robuste e variegate) e meno dell’1% agli interventi di contrasto dell’esclusione sociale. Si riduce dunque l’effetto di riequilibrio delle diseguaglianze, soprattutto in una difficile congiuntura economica come quella che stiamo osservando nell’ultimo decennio, con la conseguenza di aumento significativo della povertà assoluta, condizione in cui i trovano nel 2015 il 6,1% delle famiglie residenti (erano il 5,7% nel 2014) e il 7,6% della popolazione (rispetto al 6,8% dell’anno precedente), proprio per effetto di una maggiore incidenza tra le famiglie con più di un figlio. SERVIZI&SOCIETÀ 24 INNOVAZIONE IL FUTURO? È RICERC A E INNOVA ZIONE Intervista a Luca Del Gobbo Assessore all’Università, Ricerca e Open innovation Regione Lombardia Assessore Del Gobbo quali priorità vede oggi per Regione Lombardia? Certamente quella di rimettere in moto la macchina dello sviluppo, che vuol dire rilancio e sostegno del lavoro e delle attività produttive. Ma ogni sforzo sarà vano se non teniamo sempre acceso il motore di tutto, e cioè la ricerca e l’innovazione continua. Faccio fatica a vedere il futuro della Lombardia senza pensare oggi, nel presente, a come stimolare efficacemente ricerca e innovazione. Classe 1964, cittadino di Magenta di cui è stato prima Consigliere comunale (1993/2001) e poi Sindaco per due mandati consecutivi fino al 2012, eletto nel 2013 in Consiglio regionale dove ha ricoperto il ruolo di Capogruppo del Nuovo Centrodestra , Luca Del Gobbo ad inizio 2016 è entrato in Giunta di Regione Lombardia (in sostituzione dell’uscente assessore Melazzini) con il prestigioso incarico di Assessore all’Università, Ricerca e Open innovation. Velocità, sintesi e chiarezza sono le caratteristiche che lo contraddistinguono e che ha ereditato da una ventennale esperienza professionale in comunicazione e collaborando come giornalista, libero professionista, con radio, giornali, tv e uffici stampa. Sono doti che emergono anche dalla nostra intervista. Sono in molti a condividere questa analisi, che rischia di diventare quasi un luogo comune. Ma poi in concreto che si fa? No. Le mie non sono parole soltanto o progetti da venire. Vede, proprio lo scorso 22 settembre ho potuto illustrare nella seduta della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale, quelli che sono i principi ispiratori, le finalità e gli strumenti contenuti nel progetto di legge “Lombardia è ricerca”. Sarà una Legge certamente ispirata dalle linee generali che il presidente Maroni ha inserito nel suo programma. Ma in più voglio sottolineare come essa 25 sia anche nata dal contributo di tanti utenti che popolano la piattaforma Open Innovation. Già nella sua denominazione “Lombardia è ricerca” traspare la nostra intenzione e consapevolezza: conferire una governance unitaria del sistema di Ricerca e innovazione, che e’ ricco e variegato, ma spesso si muove in modo disgregato, rischiando, quindi, di risultare poco efficace. Serve fare sistema, serve favorire quella capacita’ di fare rete e massa critica che può far bene non solo alla ricerca stessa, ma anche e soprattutto al sistema delle imprese. Quindi avete avviato l’iter per l’ok definitivo al vostro progetto di legge. Temete lungaggini nelle discussioni in aula? Come sempre cerchiamo il consenso di tutti. Né si tratta di una materia che può sollecitare scontri e contrapposizioni con l’opposizione. Ad ogni modo a breve, il provvedimento sarà esaminato da un gruppo di lavoro della stessa Commissione con l’obiettivo di migliorarne il testo e portarlo in aula per il via libera definitivo per metà novembre. Quindi tutti d’accordo, mi pare. Sono convinto di sì. Già la presentazione in Commissione Attività produttive, ha fatto emergere una condivisione davvero ampia dei suoi obiettivi: il sistema produttivo deve necessariamente incamminarsi lungo i binari di una ricerca più spinta, di una digitalizzazione dei processi, di una condivisione delle informazioni e delle esperienze in modo che le aziende lombarde possano avere strumenti adeguati per primeggiare nel mondo. Tutto questo proces- so sarà valorizzato partendo da quanto esiste già e che non bisogna mai dimenticare: cioè un ecosistema fatto da ricercatori, centri all’avanguardia, università apprezzate a livello internazionale, un tessuto imprenditoriale solido ma che va messo in condizioni di crescere. La legge sarà uno strumento utile per cogliere questo obiettivo. Ma veniamo al merito. Cosa contiene questo Progetto di legge? Il Progetto di legge rappresenta la prima risposta di una Regione ai tentativi di creare una vera e propria governance in tema di ricerca e innovazione. La Lombardia potrà essere così la prima Regione che avrà una legge specifica per mettere a sistema tutte le iniziative realizzate fino ad oggi. Va tenuto presente che ogni anno, in Lombardia, vengono investiti 7 miliardi di euro sia a livello pubblico che privato; siamo anche al primo posto per quanto riguarda le start-up innovative (se ne possono elencare ben 1.183) e anche per i brevetti depositati (oltre 190mila). Tutto questo va coordinato e governato. In concreto cosa dispone la legge? Quali mezzi mette a disposizione? Gli strumenti sono innanzitutto composti da agevolazioni fiscali a imprese che investono in ricerca, anche nell’area post Expo. Prevediamo poi accordi per la Ricerca ed Innovazione tra Pubblica amministrazione e reti formate da imprese e centri di ricerca e università (40 milioni di euro fino al 2020). Così come è importante anche il finanziamento di percorsi di formazione e ricerca in impresa, realizzati in accordo con le università per il trasferimento tecnologico (1,3 milioni già nel 2016). Inoltre l’acquisto di soluzioni innovative per la pubblica amministrazione (3 milioni nel triennio 206/2018) ed una Agenzia regionale per la Ricerca e Innovazione (Ari) per valutare, informare e favorire il trasferimento tecnologico. Da sottolineare anche la Giornata della ricerca, con premi ai migliori ricercatori ed alle imprese innovative (1,5 milioni di euro per il 2016); e infine infrastrutture digitali per migliorare l’accesso alle tecnologie, sia per l’informazione che per la comunicazione (20 milioni di euro fino al 2020). SERVIZI&SOCIETÀ Questo Progetto di Legge lo considerate un punto d’arrivo o di partenza? Né uno, né l’altro. Perché il progetto di legge ‘Lombardia è Ricerca’ è uno dei momenti di una strategia. Di un percorso, cioè, iniziato nel 2014 con ‘Impresa Lombardia’ che ha semplificato le regole del sistema e introdotto strumenti come gli accordi per la competitività che hanno tutelato migliaia di posti di lavoro. A questo è seguito, nel 2015, ‘Manifattura diffusa 4.0’ che ha fornito gli strumenti tecnologici necessari per competere sul mercato, indipendentemente dalla dimensione d’impresa: proprio agli inizi di ottobre, in occasione del Rapporto2016 su artigianato e piccole imprese, è stato riscontrato un trend positivo di crescita per il settore, che la Regione vuole continuare a facilitare con un sostegno alla progettazione e all’acquisto di tecnologie innovative e strumenti creativi; con la messa a disposizione di spazi, aree, laboratori per la manifattura diffusa. 26 Ecco, assessore Del Gobbo, Lei cita dei settori specifici. Le chiedo: anche per il settore delle aziende dei servizi pubblici locali si prevedono interventi particolari? I servizi pubblici locali, per la parte che rientrano nella Pubblica amministrazione sono interessati dalla riforma Madia; per quelle imprese più grandi che sono invece sul mercato aperto dell’energia, dell’ambiente, dei servizi idrici, ecc. vale quanto disposto per tutti: a noi spetta di assicurare una crescita competitiva del sistema imprenditoriale con interventi legislativi che garantiscono piu’ semplificazione, più attrattività, più ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. Quindi Regione Lombardia svolge un ruolo di stimolo; ma sono poi le imprese - anche quelle dei servizi pubblici - che devono cogliere le opportunità e, in un certo qual modo, stare nei processi di innovazione. Le aziende di pubblica utilità della Lombardia, sono aziende di eccellenza e si misurano con il mercato. Spesso sono avanti nella sperimentazione di soluzioni innovative: basti pensare per esempio al mondo delle smart-cities che interessa le principali città della lombardia. La nostra politica e’ quella di offrire opportunità, di creare occasioni perchè esplodano tutta la ricchezza e le potenzialità di due sistemi - quello della ricerca e quello delle imprese - che oggi più che mai devono correre affiancati l’uno all’altro. Infine assessore un’ultima domanda. Lei è anche referente del tavolo post Brexit in Regione, cioè l’organismo che si propone di attrarre in Lombardia imprese, enti, infrastrutture che intendono lasciare la Gran Bretagna. Come si sta muovendo a riguardo? Vogliamo l’Agenzia europea del farmaco a Milano. E stiamo preparando il dossier per la candidatura ufficiale per il trasferimento dell’Ema (European Medicines Agency). Ogni anno dall’Ema passano 56mila delegati provenienti da tutta Europa. Solo nel 2015, l’Agenzia europea del farmaco ha autorizzato la vendita di 93 medicinali di cui 39 con nuove sostanze attive. L’Italia è il secondo mercato del farmaco in Europa dopo la Germania ed è uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea. A Parma poi, a un’ora e mezza d’auto, ha sede l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e ritengo strategico, come accade negli Stati Uniti ad esempio, unificare nello stesso Paese le agenzie che hanno a che fare con salute e cibo. Ecco perché questo obiettivo, su cui molto si spende anche il presidente Maroni e il sindaco di Milano Sala è stato inserito nel ‘Patto per Milano’ siglato con il Governo. Milano, come di recente ha sottolineato il premier Renzi, sarà la città dello ‘Human Technopole’ il quale, con i suoi laboratori di eccellenza, già dal prossimo anno occuperà il sito di Expo. Abbiamo quindi le infrastrutture adeguate. Ma anche, non dimentichiamolo, un personale qualificato: la Lombardia è la regione italiana con più addetti nel settore farmacologico (28mila). L’Ema è una struttura di 800 dipendenti, con un budget annuale di 300 milioni. Con piena sinergia tra istituzioni, governo e mondo imprenditoriale faremo di tutto per portarla a Milano: averla qui significa non solo garantire il futuro dell’area Expo, bensì - cosa assai più importante - offrire ai nostri giovani laureati in medicina, scienze biologiche, ingegneria genetica ed altro, nuove occasioni ed opportunità di trovare lavoro di eccellenza senza dover necessariamente emigrare. 27 FORMAZIONE PER COMPETERE E TR ASMETTERE INNOVAZIONE Intervista a Roberto Cavalieri Direttore di Fonservizi Nel panorama della formazione finanziata hanno acquisito un rilievo sempre maggiore i Fondi Paritetici Interprofessionali per la Formazione Continua, uno strumento importante per garantire, attraverso il finanziamento della formazione dei lavoratori, maggiore competitività e adattabilità delle aziende ad un contesto economico in continua evoluzione. Per comprendere meglio la natura dei Fondi Interprofessionali abbiamo intervistato Roberto Cavalieri, Direttore di Fonservizi, un Fondo Interprofessionale pensato e dedicato ai Servizi Pubblici Industriali, nato a seguito dell’Accordo Interconfederale sottoscritto il 5 Luglio 2010 tra Confservizi (Asstra, Utilitalia) e le organizzazioni sindacali dei lavoratori CGIL, CISL, UIL. Buongiorno Direttore. “E’ sempre più ampia la platea delle aziende e dei lavoratori che utilizza i Fondi Interprofessionali per il finanziamento della formazione continua, dove si colloca Fonservizi? I Fondi Interprofessionali, nella loro mission istituzionale, rappresentano un’opportunità di contatto tra le esigenze di innovazione delle aziende e le esigenze di crescita e valorizzazione dei lavoratori. Questo è un intreccio decisivo se si vuole scommettere sul futuro delle nostre aziende. Per quanto riguarda Fonservizi, dopo il consolidamento dei 3 comparti core del fondo, “Trasporto Pubblico Locale”, “Acqua, Luce, Gas” e “Igiene Ambientale”, ad arricchire la platea dei possibili beneficiari degli interventi formativi è arrivato il “comparto Socio Sanitario” e il “comparto Altri Settori Economici”, che intercettano rispettivamente il settore sanitario e ospedaliero allargato, assicurando percorsi di integrazione sociosanitaria e socioassistenziale e le aziende non riconducibili ad uno specifico settore produttivo. Il bilancio dei primi sei mesi del 2016 è molto incoraggiante e in linea con le previsioni di crescita del fondo stimate a fine anno. Ci può fornire qualche numero? Il trend di crescita delle adesioni a Fonservizi è positivo: da gennaio a luglio 2016 si è passati da 1368 a 1514 aziende con un incremento pari a circa il 10 %. Il comparto produttivo che è cresciuto di più è “altri settori economici”, seguito da “igiene ambientale”. Per quanto riguarda invece il numero di dipendenti si è passati da circa 125.000 unità, registrate a gennaio, a circa 133.000 aderenti. SERVIZI&SOCIETÀ Come si articola l’offerta formativa di Fonservizi? Come è noto, Fonservizi ha strutturato la propria offerta formativa su due diversi canali: il Conto Formazione Aziendale e gli avvisi pubblici. Il Conto Formazione Aziendale (CFA) è lo strumento che Fonservizi mette a disposizione alle imprese aderenti per finanziare Piani Formativi a favore dei propri dipendenti, utilizzando direttamente il 70 % del contributo obbligatorio, pari allo 0,30 %, che le imprese versano all’INPS a titolo di «assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria». Gli avvisi pubblici invece sono veri e propri bandi ad evidenza pubblica gestiti con procedura competitiva. Sono state pubblicate da poco le nuove Linee Guida del Conto Formazione Aziendale. Perché un’azienda dovrebbe attivare il proprio CFA con Fonservizi? Il CFA è il nostro vero punto di forza. Con le nuove linee guida sono state introdotte nuove semplificazioni per le aziende: • Riconoscimento del 100% della portabilità in caso di revoca da altri Fondi; • Nessun parametro di costo orario da rispettare; • Piena discrezionalità nella scelta dell’eventuale fornitore e delle tematiche formative; • Possibilità di erogare formazione in FAD; • Riconoscimento del 100% del finanziamento della formazione sulla sicurezza obbligatoria per legge (ex D.Lgs.81/2008 e ss.mm.ii.); • Disponibilità di usufruire di 3 annualità per l’utilizzo delle risorse accantonate annualmente prima del disimpegno; • Minima richiesta di documentazione nel rispetto delle procedure concordate con il Ministero 28 • • • • • del lavoro; Iter veloce di approvazione dei piani formativi presentati; Procedure di gestione snelle e semplificate e tempi di pagamento rapidi; Massima trasparenza nell’accesso all’estratto conto aziendale e allo stato dei versamenti; Assistenza alle aziende durante tutte le fasi di gestione; Da gennaio 2017, le aziende potranno scegliere se usufruire dell’80% del versato sul proprio CFA o continuare ad utilizzare il 70%. In un’ottica di pari opportunità di accesso ai finanziamenti anche da parte delle PMI, le aziende che sceglieranno di utilizzare l’80% sul CFA non potranno partecipare al sistema degli Avvisi e godranno di un biennio per utilizzare le risorse versate. E’ stato pubblicato a fine luglio l’Avviso 01_2016, un bando a sportello. Di che si tratta? Si tratta del settimo bando ad evidenza pubblica emanato da Fonservizi dall’inizio della programmazione dell’offerta formativa ad oggi. E’ un Avviso Pubblico rivolto a tutte le aziende aderenti al Fondo entro il mese di settembre 2016 e non attivatrici del Conto Formazione Aziendale. Tra i punti più significativi del nuovo Avviso: - € 600.000,00 di dotazione finanziaria; - € 8.000,00 come importo massimo per Piano; - Un solo Regime di Aiuti di Stato, il De Minimis; - 2 tipologie di Piano Formativo ammesse (Aziendale e Individuale); - 4 mesi come durata massima dei Piani; - Una sola richiesta per Impresa Beneficiaria; - Nessun limite percentuale rispetto al monte ore totale per il finanziamento della formazione obbligatoria. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il DECRETO LEGISLATIVO 14 settembre 2015, n. 150 ha inserito i Fondi interprofessionali nella rete delle politiche attive per il lavoro. Che cosa significa questo per Fonservizi? Con il Decreto 150 viene istituita la Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro che rappresenta uno strumento di governance per garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale. Il vero tema delle politiche del lavoro riguarda la scarsa capacità di mettere in connessione i vari attori del sistema in modo tale che tutti gli sforzi convergano per raggiungere un unico obiettivo: raggiungere un livello di occupabilità soddisfacente per il nostro paese. L’importanza dei fondi in questa rete riguarda la capacità di trasmettere innovazione, rendendo spendibili sul mercato del lavoro le competenze acquisite durante i percorsi formativi attuati. La competitività e l’innovazione in qualsiasi settore sono strettamente correlate alle risorse umane e alla capacità delle aziende di veicolare patrimoni comuni di conoscenze e competenze. L’obiettivo delle aziende dunque è molto ambizioso ma doveroso, soprattutto nel contesto economico difficile in cui queste si trovano ad operare. In questo scenario, appare chiaro come i Fondi Interprofessionali diventino attori di prima linea nel favorire lo sviluppo di piani o programmi formativi aziendali spendibili nel mercato del lavoro. Attendiamo comunque di conoscere nel dettaglio le direttive ministeriali…. Grazie direttore e buon lavoro 29 L A NUOVA DISCIPLINA DEL SISTRI FOCUS TECNICO SULL A NUOVA NORMATIVA DEL SET TORE AMBIENTE CHE REGOL AMENTA L A TR ACCIABILITÀ DEI RIFIUTI ( PARTE PRIMA) di Bernardino Albertazzi Giurista Ambientale-Consulente Confservizi Cispel Lombardia Il DECRETO MINISTERO DELL’AMBIENTE 30 marzo 2016, n. 78 “Regolamento recante disposizioni relative al funzionamento e ottimizzazione del sistema di tracciabilita’ dei rifiuti in attuazione dell’articolo 188-bis, comma 4-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” entrato in vigore il giorno 8 giugno 2016, ha abrogato e riscritto la previgente, complessa, articolata e mal coordinata disciplina del SISTRI. REGIME TRANSITORIO E NUOVE PROCEDURE Dispone infatti l’art.23 del decreto che: “1. A partire dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, e’ abrogato il decreto del Ministro dell’ambiente 18 febbraio 2011, n. 52, «Regolamento recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilita’ dei rifiuti, ai sensi dell’articolo 189 del Dlgs 152/2006 e dell’articolo 14-bis della legge 3 agosto 2009, n. 102». E’ stato cioè abrogato l’originario decreto istitutivo del SISTRI e tutte le sue successive modificazioni. Inoltre ha disposto il secondo comma del medesimo articolo che: “Per quanto non espressamente indicato dal presente regolamento, fino all’approvazione delle procedure operative con il decreto di cui all’articolo 2, comma 1, si applicano le procedure indicate nei manuali e nelle guide rese disponibili nel sito SISTRI (www.sistri.it), previo visto di approvazione del Ministero dell’ambiente”. Il richiamato comma è quello che dispone che spetta ad “uno o piu’ decreti del Ministro dell’ambiente, di natura non regolamentare, definire: • le procedure operative necessarie per l’accesso al SISTRI; • l’inserimento e la trasmissione dei dati; • nonche’ quelle da applicare nei casi in cui, in ragione delle peculiarita’ degli stessi, si richiedano disposizioni differenziate o specifiche; • le modifiche dell’allegato 1 (che disciplina l’entità dei contributiSISTRI in relazione alle tipologie di attività) del nuovo regolamento; • la revisione dell’entita‘ dei contributi a carico dei soggetti che aderiscono al SISTRI su base volontaria, che sono stabiliti in misura ridotta rispetto agli importi dovuti dai soggetti obbligati per le analoghe categorie di riferimento. Per quanto riguarda la vigenza, nell’attesa dei cit. decreti, delle “procedure indicate nei manuali e ne le guide rese disponibili nel sito SISTRI (www.sistri.it)” si segnala che attualmente il punto di riferimento è il MANUALE OPERATIVO SISTRI elaborato dal Ministero dell’Ambiente in data 7 giugno 2016. SERVIZI&SOCIETÀ Le future procedure di affidamento del sistema di tracciabilita’ informatica dei rifiuti dovranno assicurare: a. la razionalizzazione e la semplificazione del sistema, attraverso l’abbandono: 1. dei dispositivi elettronici per l’accesso al SISTRI; 2. dei dispositivi da installarsi sui veicoli di trasporto dei rifiuti avente la funzione di monitorare il percorso effettuato dal veicolo durante il trasporto, cioè le black box; 3. dei dispositivi USB per l’interoperabilita’ di cui all’articolo 18. Inoltre spetta ad un decreto ministeriale: 1. la rimodulazione dei contributi dovuti dalla categoria dei trasportatori; 2. l’individuazione di strumenti idonei a garantire l’efficace resa del servizio di tracciabilita’ dei rifiuti; 3. la tenuta in formato elettronico dei registri di carico e scarico e dei formulari di trasporto con compilazione in modalita‘ off-line e trasmissione asincrona dei relativi dati; 4. la generazione automatica del modello unico di dichiarazione di cui alla legge 25 gennaio 1994, n. 70, ai fini della dematerializzazione della corrispondente documentazione. In futuro poi sarà compito della societa’ concessionaria del servizio di gestione del SISTRI predisporre ed aggiornare la modulistica descrittiva, i manuali e le guide sintetiche a supporto degli operatori e la pubblicazione sul portale informativo SISTRI (www.sistri.it), previo visto di approvazione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tra le Definizioni di cui all’art.1 sono di notevole rilievo quelle di: «delegato»: il soggetto che, nell’ambito dell’organizzazione aziendale, è eventualmente delegato dall’ente o impresa all’utilizzo del sistema; «titolare del dispositivo»: ciascun operatore obbligato ad aderire al SISTRI o che aderisce al SISTRI su base volontaria; «titolare della firma elettronica»: la persona fisica cui è attribuita la firma elettronica del dispositivo USB e, ove presente, del dispositivo USB per l’interoperabilità; 30 «unita’ locale»: qualsiasi sede, impianto o insieme delle unita’ operative, nelle quali l’operatore esercita stabilmente una o piu’ attivita’ che determinano la produzione di rifiuti da cui deriva l’obbligo o la facolta’ di adesione al SISTRI; «unità operativa»: reparto, impianto o stabilimento, all’interno di una unita’ locale, dalla quale sono autonomamente originati rifiuti. Il nuovo decreto conferma (in quanto esiste già una disposizione di legge in tal senso) che sono tenuti ad aderire al SISTRI i soggetti indicati dall’articolo 188-ter, comma 1, del Dlgs 152/2006 e dalle disposizioni attuative approvate ai sensi del comma 3 del medesimo articolo e sottolinea che “rientrano nell’ambito delle categorie individuate ai sensi del comma 1, in particolare, i seguenti soggetti: a. nel caso delle imprese e degli enti che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi, 1. i soggetti che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi prodotti da terzi a titolo professionale, nonche’ 2. le imprese e gli enti che trasportano i rifiuti pericolosi da loro stessi prodotti iscritti all’Albo nazionale gestori ambientali in categoria 5 (raccolta e trasporto di rifiuti speciali pericolosi. ) , o , se iscritti in categoria 2-bis (produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti, nonché i produttori iniziali di rifiuti pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti trenta chilogrammi o trenta litri al giorno di cui all’articolo 212, comma 8, del Dlgs 152/2006), solo quando obbligati ad aderire come produttori. Il comma terzo fa infine chiarezza sull’obbligo dei Comuni di iscriversi o meno al SISTRI dichiarando esplicitamente che i comuni, indipendentemente dal numero di abitanti, non iscrivono le unita’ locali con meno di dieci dipendenti, ivi comprese quelle affidate ad associazioni senza scopo di lucro. Nel caso in cui non ci sia nessuna unita’ locale con piu’ di dieci dipendenti, si iscrive comunque il comune, con la somma dei dipendenti delle singole unita’ locali. Si sottolinea inoltre che gli Enti pubblici (in generale, sono le persone giuridiche attraverso cui la P.A. esplica l’attività amministrativa) titolari dell’autorizzazione all’esercizio di impianti pubblici di trattamento di rifiuti possono, in attesa della voltura dell’autorizzazione, delegare l’iscrizione e le procedure SISTRI a terzi soggetti in possesso dei requisiti soggettivi richiesti dalla legge per la gestione impianti in conto terzi , ai quali e’ affidata la gestione dell’impianto, dandone comunicazione al SISTRI. In tali ipotesi l’iscrizione al SISTRI e’ effettuata a nome del soggetto gestore. INFORMAZIONI DA FORNIRE AL SISTRI Gli operatori iscritti al SISTRI devono comunicano le quantita’ e le caratteristiche qualitative dei rifiuti oggetto della loro attivita‘ mediante la compilazione della scheda SISTRI - Area registro cronologico e della scheda SISTRI - Area movimentazione. I produttori di rifiuti iscritti devono inserire le informazioni relative ai rifiuti prodotti entro dieci giorni lavorativi dalla produzione dei rifiuti stessi e 31 comunque prima della movimentazione degli stessi. Le informazioni relative allo scarico effettuato a seguito della presa in carico dei rifiuti da parte del trasportatore, devono essere compilate e firmate elettronicamente entro dieci giorni lavorativi dal completamento del trasporto. I commercianti, gli intermediari e i consorzi devono inserire le informazioni relative alle transazioni effettuate entro dieci giorni lavorativi dalla conclusione della transazione stessa. Nel caso di spedizioni transfrontaliere dall’Italia, il produttore del rifiuto inserisce nel SISTRI copia del documento di movimento di cui al regolamento (CE) n. 1013/2006 relativo alla spedizione dei rifiuti effettuata, restituito dall’impianto di destinazione o, per i rifiuti dell’Elenco verde di cui all’articolo 3, paragrafi 2 e 4, del suddetto regolamento, l’allegato VII del regolamento medesimo. REGISTRI DI CANTIERE Nel caso di rifiuti prodotti in cantiere: • la cui attivita‘ lavorativa non si protragga oltre i sei mesi; • e che non dispongano di tecnologie adeguate per l’accesso al SISTRI; • le schede SISTRI sono compilate dal delegato della sede legale o dell’unita’ locale dell’impresa; • nel caso di cantieri complessi comportanti l’intervento di diversi soggetti, l’attivita’ del cantiere e’ calcolata per ciascuno di essi con riferimento al contratto del quale e’ titolare. PROCEDURE PER LA GESTIONE DI SPECIALI CATEGORIE DI RIFIUTI Nel caso di rifiuti prodotti da attivita’ di manutenzione o da altra attivita’ svolta fuori dalla sede dell’unita’ locale: • la scheda SISTRI - Area registro cronologico e’ compilata dal delegato della sede legale dell’ente o impresa o dal delegato dell’unita’ locale che gestisce l’attivita’; • per i materiali tolti d’opera per i quali deve essere effettuata la valutazione tecnica della riutilizzabilita’; • qualora dall’attivita’ di manutenzione; • derivino rifiuti pericolosi; • la movimentazione dei rifiuti dal luogo di effettiva produzione alla sede legale o dell’unita’ locale dell’ente o impresa effettuata dal manutentore e’ accompagnata da una copia cartacea della scheda SISTRI - Area movimentazione, da scaricarsi dal portale SISTRI (www. sistri.it) accedendo all’area autenticata, debitamente compilata e sottoscritta dal soggetto che ha effettuato la manutenzione. Viene inoltre disciplinato il caso di rifiuti pericolosi prodotti dall’attivita’ del personale sanitario delle strutture pubbliche e private, che erogano le prestazioni di cui alla legge 23 dicembre 1978, n. 833, ed al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e s.m., al di fuori delle strutture medesime , ovvero in caso di rifiuti pericolosi prodotti presso gli ambulatori decentrati dell’azienda sanitaria di riferimento . In tali casi fermo restando quanto stabilito dall’articolo 4 del DPR 15 luglio 2003, n. 254, comma 1, cioè - la scheda SISTRI - Area registro cronologico e’ compilata dal delegato della sede legale dell’ente o impresa o dal delegato dell’unita’ locale che gestisce l’attivita’. Qualora i rifiuti prodotti presso il domicilio del paziente assistito siano trasportati dal personale sanitario alla sede dell’azienda sanitaria di riferimento, - non si effettua la compilazione della scheda SISTRI - Area movimentazione. Viene inoltre stabilito che con il futuro il decreto ministeriale di cui all’articolo 2, comma 1 cit., saranno disciplinate le procedure da applicare alla movimentazione dei rifiuti dal luogo di produzione alla sede dell’azienda sanitaria di riferimento. DISPOSIZIONI SPECIFICHE PER I TRASPORTATORI Il trasportatore di rifiuti che aderisce al SISTRI deve accedere al sistema ed inserire i propri dati relativi al trasporto prima dell’operazione di movimentazione, salvo giustificati motivi di emergenza da indicare nella parte della scheda da compilare disponibile per le annotazioni. Durante il trasporto i rifiuti sono accompagnati dalla copia cartacea della scheda SISTRI - Area movimentazione relativa ai rifiuti movimentati, stampata dal produttore al momento della presa in carico dei rifiuti da parte del conducente dell’impresa di trasporto. Ove necessario sulla base della normativa vigente, i rifiuti sono accompagnati da copia del certificato analitico che ne identifica le caratteristiche, che il produttore dei rifiuti inserisce come allegato nel sistema SISTRI. Il più volte cit. decreto di cui all’articolo 2, comma 1, dovrà definire anche: • procedure e tempistiche specifiche per le attivita’ di microraccolta; • e per i rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). IMPIANTI DI RECUPERO E DI SMALTIMENTO DI RIFIUTI URBANI Ai sensi dell’art.15 gli impianti di recupero o di smaltimento dei rifiuti urbani adempiono alla tenuta del registro di carico e scarico ed all’obbligo: • di comunicazione annuale di cui alla legge 25 gennaio 1994, n. 70; • tramite la compilazione della scheda SISTRI - Area registro cronologico. Nel caso di movimentazione dei rifiuti urbani in uscita da impianti comunali o intercomunali che effettuano, in regime di autorizzazione, unicamente operazioni di messa in riserva R13 di cui all’allegato C della Parte quarta del Dlgs 152/2006 e deposito preliminare D15 di cui all’allegato B della Parte quarta del medesimo decreto legislativo, effettuata da soggetti iscritti all’Albo nazionale gestori ambientali nella categoria 1, (raccolta e trasporto di rifiuti urbani) la scheda SISTRI - Area movimentazione, stampata e firmata dal gestore, e’ consegnata all’impresa di trasporto ed accompagna il trasporto dei rifiuti fino all’impianto di recupero o smaltimento di destinazione. Ai fini dell’assolvimento della responsabilita’ del gestore dell’impianto comunale o intercomunale si applica l’articolo 161. Gli impianti di recupero o di smaltimento dei rifiuti urbani sono facoltizzati ad effettuare, al termine di ciascuna giornata lavorativa, un’unica registrazione di carico per ciascuna tipologia di rifiuti conferita da ciascun comune. (Seconda parte sul prossimo numero della Rivista) SERVIZI&SOCIETÀ 32 COMPLIANCE REGOL ATORIA E SITI WEB DEGLI ENTI DI GESTIONE/SOCIETÀ DEI SERVIZI NEI SETTORI REGOLATI DALL’AUTORITÀ PER L’ENERGIA ELETTRICA, IL GAS E IL SISTEMA IDRICO Il caso dei gestori delle reti di distribuzione e degli esercenti la vendita di gas naturale: Check list aggiornata di Francesco Piron Avvocato Senior Partner dello Studio Macchi di Cellere Gangemi 33 Molti degli Enti di gestione e società dei servizi associate a Confservizi Cispel Lombardia operanti nel settore dell’energia probabilmente da diversi anni dedicano un impegno particolare nell’attività di compliance regolatoria alle numerosissime delibere del Regolatore di settore e saranno quindi state spettatrici privilegiate dell’evoluzione dell’utilizzo del web come formidabile strumento interattivo. L’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico (in seguito “AEEGSI”), infatti, sin dalla sua prima operatività ha fatto ampio ricorso al web, anzitutto come strumento attraverso il quale garantire la pubblicità legale dei propri provvedimenti. Inizialmente infatti la pubblicazione dei provvedimenti avveniva contemporaneamente sul proprio sito internet, sulla Gazzetta Ufficiale e sul Bollettino previsto dalla legge istitutiva dell’Autorità n. 481/1995. In un secondo tempo, ossia dall’entrata in vigore dell’art. 32, comma 1, della legge 69/09, la pubblicità legale degli atti e dei provvedimenti di carattere normativo ed a contenuto generale dell’Autorità, viene assicurata attraverso la sola ed esclusiva pubblicazione sul sito internet dell’Autorità stessa. Quest’ultima circostanza, peraltro, ha rappresentato una importante occasione di semplificazione e razionalizzazione degli oneri connessi alla pubblicità legale. Ma specie negli ultimi anni, l’Autorità ha utilizzato il web anche come un formidabile strumento interattivo, peraltro in continua evoluzione, per consentire il flusso comunicativo con i soggetti regolati (si pensi all’anagrafica degli operatori nel sito web dell’AEEGSI come unico punto di accesso ai servizi online creato allo scopo di dematerializzare i flussi informativi, oppure, in tema di risoluzione extragiudiziale delle controversie, al nuovo Servizio di conciliazione clienti energia che si svolge interamente on line, nonché, anche da ultimo, al Registro online degli operatori ai fini della normativa Remit (che utilizza la medesima piattaforma informatica dell’anagrafica operatori). Allo stesso modo, negli ultimi anni il web è divenuto fondamentale anche per gli operatori del settore energia in primis proprio i gestori dei servizi pubblici essenziali in materia di energia, nel senso che l’attuale regolazione dell’AEEGSI impone ai soggetti regolati per il tramite dei loro siti aziendali numerosi obblighi informativi e di trasparenza del loro operato nei confronti dei clienti-utenti e/o di altri soggetti della filiera. Da ciò discende la crescente importanza per gli operatori soggetti alla regolazione dell’AEEGSI di verificare la compliance anche dei propri siti web alle previsioni regolatorie di rilievo. In un’ottica pragmatica, seppure senza alcuna pretesa di esaustività, con il presente contributo verranno, di seguito, presi sinteticamente in rassegna alcuni dei principali obblighi di compliance via web -- divisi per area tematica (Testi Integrati) e prediligendo quelli più recenti -- cui sono tenuti, da un lato, i gestori delle reti di distribuzione del gas naturale e, dall’altro, gli esercenti la vendita di gas naturale. Gestori delle reti di distribuzione del gas naturale TIVG – Calendario Letture. Nell’ambito del riformato testo integrato dell’attività di vendita al dettaglio di gas naturale distribuito a mezzo reti urbane valido dal 1 gennaio 2016, è utile evidenziare come all’art. 14 (Modalità di rilevazione e archiviazione delle misure nei pun- ti di riconsegna), in particolare all’art. 14.4.lett. a) si prevede che “ (…) nell’espletamento delle attività programmate ai fini del rispetto di quanto previsto ai precedenti commi 14.1 e 14.2 (i.e. tentativi di raccolta della misura), l’impresa di distribuzione è tenuta a: a) pubblicare sul proprio sito internet il calendario dei passaggi del personale incaricato di raccogliere le misure organizzando le informazioni almeno per CAP comunale (…)”. TIMG – Capacità settimanale di sospensione residua. Le recenti modifiche della disciplina sulla morosità hanno previsto una serie di nuovi obblighi informativi non solo per le società esercenti la vendita ma anche in capo ai distributori di gas naturale. Es. l’art. 5 (Richiesta di Chiusura del punto di riconsegna per sospensione della fornitura per Morosità) prevede che qualora la capacità settimanale di sospensione residua sia stata completamente allocata, l’impresa di distribuzione può mettere a disposizione, in maniera non discriminatoria e secondo le modalità dalla medesima definite, ulteriore capacità mensile di sospensione (v. art. 5.11). In tale ipotesi l’impresa di distribuzione “entro il 30 settembre di ogni anno è tenuta a pubblicare, sul proprio sito internet il prezzo della prestazione accessoria e le modalità di messa a disposizione in vigore nei 12 mesi successivi” (v. art. 5.12). TUDG - RQDG 2014-2019. Piano di ispezione mensile: l’art. 12.1 lett. e) prevede che l’impresa distributrice ha l’obbligo di “(…) e) pubblicare a consuntivo, sul sito internet e con visibilità per almeno 24 mesi, il piano di ispezione mensile degli impianti entro il mese successivo quello dell’ispezione, indicando il Comune, il codice e la denominazione dell’impianto di distribuzione, l’elenco delle vie/piazze/strade oggetto di ispezione, le parti dell’impianto ispezionate, distinguendo tra rete in AP/MP, rete in BP, impianto di derivazione di utenza parte interrata, impianto di derivazione di utenza parte aerea, gruppo di misura”; Pronto intervento: l’art. 14.1 lett. g) prevede che l’impresa distributrice “(…) g) é tenuta a pubblicare sul proprio sito internet i recapiti telefonici per il servizio di pronto intervento ed a comunicarli in forma scritta, per la dovuta infor- SERVIZI&SOCIETÀ mazione ai clienti finali, al venditore al momento della sua richiesta di accesso alla rete di distribuzione ed all’Autorità con le modalità da essa definite”. Ancora l’art. 14.1 lett. h) prevede che l’impresa distributrice “(…) h) nel caso di eventuale variazione dei recapiti telefonici per il servizio di pronto intervento, è tenuta alla pubblicazione immediata sul proprio sito internet dei nuovi recapiti telefonici ed alla loro tempestiva comunicazione in forma scritta ai venditori che svolgono l’attività di vendita sul suo territorio ed all’Autorità con le modalità da essa definite”. Costi verifica gruppi di misura: l’art. 46.2 prevede che “in assenza di specifiche disposizioni dell’Autorità, l’impresa di distribuzione determina i costi di verifica del gruppo di misura per ogni tipologia di utenza, sia presso il cliente finale sia in laboratorio, e li pubblica nel proprio sito internet. Il venditore informa di tali costi il cliente finale che richiede la verifica. Costi verifica pressione di fornitura: l’art. 48.2 prevede che “in assenza di specifiche disposizioni dell’Autorità, l’impresa di distribuzione determina i costi di verifica della pressione di fornitura e li pubblica nel proprio sito internet.”. Preventivi: l’art. 65.4 prevede che “l’impresa distributrice pubblica nel proprio sito internet i dati necessari per la predisposizione su richiesta di un richiedente del preventivo per l’esecuzione di lavori semplici o complessi di cui all’Articolo 40, comma 40.5.” TUDG - RTDG 2014-19. Tariffe. L’art. 3.3. prevede che “entro 30 (trenta) giorni dalla data di pubblicazione delle tariffe da parte dell’Autorità, le imprese distributrici pubblicano a loro volta, sul proprio sito internet, le tariffe obbligatorie e le opzioni tariffarie relative ai servizi erogati. Le medesime devono essere altresì rese disponibili presso i propri uffici aperti al pubblico”. TIBEG – Bonus sociale. l’AEEGSI con il Testo Integrato di cui alla Del. 402/2013/R/com ha previsto precisi obblighi di informativa sulla disciplina in tema di regimi di compensazione della spesa sostenute dai clienti domestici disagiati, sia per le forniture di energia elettrica che di gas naturale. In particolare l’art. 31 del TIBEG prevede che 34 di tale disciplina ciascun distributore del gas (così come ogni venditore) provveda a darne la più ampia pubblicità alle disposizioni del presente provvedimento, anche tramite il proprio sito internet. TIQV – Reclami scritti multipli. Nel caso (art. 11.2) di più reclami che si riferiscono al medesimo disservizio, qualora il disservizio sia riconducibile all’attività di distribuzione (disservizio aventi le caratteristiche di cui all’art. 5.11 del TIQV) il venditore segnala al distributore la necessità di fornire la risposta a mezzo stampa e il distributore “è tenuto a provvedere, facendo pubblicare, a proprie spese, un comunicato su almeno un quotidiano a diffusione adeguata rispetto all’estensione del disservizio e sul proprio sito internet, nonché a darne comunicazione diretta agli altri venditori interessati dal medesimo disservizio”. Vi sono molti altri obblighi di compliance, tramite il sito web, a cui sono tenuti i distributori di gas naturale (Del. 40/14/R/ Gas art. 11.6 in tema di sicurezza impianti utenza gas; Del. 191/13/R/Gas art. 5.1. in tema di assicurazioni clienti finali; Del. 108/06 (CRDG) artt. 2.1. e 2.2. informazioni su impianti gestiti, artt. 4.4. e 4.6. su profili di prelievo e utenti operanti su porzioni dello stesso impianto o su impianti interconnessi, artt. 11.3.1. e 12.3.1. rispettivamente su modalità di misura e ripartizione consumi; Del. 157/07 art. 6.2 su accesso ai dati di base; Del. 294/06 All. A in tema di standard di comunicazione; Del. 138/04 artt. 4.1. e 6.1 rispettivamente su descrizione dell’impianto e programmi di estensione, potenziamento e manutenzione, ecc.), tra questi merita un ultimo cenno (specie per l’evoluzione della compliance sul tema in prospettiva) quello che deriva dalla normativa di attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica (v. D.Lgs. 4/7/14 n. 102) con cui si è previsto, in tema di misurazione e fatturazione dei consumi energetici (art. 9 D.lgs. 102), un obbligo anche per le imprese di distribuzione di provvedere “affinché i clienti finali abbiano la possibilità di accedere agevolmente a informazioni complementari sui consumi storici che consentano loro di effettuare controlli autonomi dettagliati (…)Tali dati sono resi disponibili al cliente finale via internet o mediante l’interfaccia del contatore per un periodo che include almeno i 24 mesi precedenti o per il periodo trascorso dall’inizio del contratto di fornitura, se inferiore (…)”. Esercenti la vendita di gas naturale Confermano l’attenzione dell’Autorità sul tema i più recenti provvedimenti che, in materia di morosità, standard di qualità e fatturazione, hanno introdotto nuovi e numerosi obblighi informativi propri per i siti internet degli esercenti la vendita (che si vanno ad aggiungere a quelli già previsti). Morosità dei clienti finali. Il nuovo art. 20 del TIMG (come modificato con Delibera 501/2014/R/com, relativa alla c.d. “Bolletta 2.0”) impone, in particolare, agli esercenti la vendita, 35 con riferimento alle forniture di gas naturale, di “pubblicare sul proprio sito internet le informazioni relative alle tempistiche e alle modalità per la costituzione in mora e agli indennizzi automatici previsti in caso di mancato rispetto di tale disciplina”. Parimenti l’art. 17 del TIMOE (ex art. 10bis.1, della Delibera ARG/elt 4/08, come modificato con Delibera 501/2014/R/com) prevede che “la controparte commerciale è tenuta a pubblicare sul proprio sito internet le informazioni relative alle tempistiche e alle modalità di costituzione in mora e agli indennizzi automatici previsti in caso di mancato rispetto di tale disciplina”. Tali informazioni, oltre che nelle condizioni contrattuali, a partire dal 1° gennaio 2016 dovranno, quindi, trovare adeguata evidenzia anche sul sito web di ogni esercente la vendita. Standard di qualità commerciale. A far data dal 1° gennaio 2016, l’art. 40 del TIQV (come modificato con Delibera 501/2014/R/com) impone espressamente agli esercenti la vendita di pubblicare entro il 30 giugno di ogni anno, sul proprio sito internet, le informazioni relative agli standard specifici e generali di qualità di competenza, nonché relative agli indennizzi automatici previsti in caso di mancato rispetto per ciascuna categoria di clientela, e al grado di rispetto di tali standard, con riferimento all’anno precedente a quello di informazione (cfr. nuovo art. 40.1, TIQV). Per i regimi di tutela, inoltre, gli esercenti la vendita dovranno pubblicare, sempre sul sito proprio internet, anche le informazioni relative agli standard specifici e generali di qualità di competenza del distributore, nonché agli indennizzi automatici previsti in caso di mancato rispetto di tali standard” (cfr. nuovo art. 40.2, TIQV). Contratti non richiesti. Ai sensi dell’art. 3 Del. 153/2012/R/com (Protocolli di autoregolazione) i venditori che si dotano, singolarmente o in forma congiunta, di un protocollo di autoregolazione volontaria in materia di contratti e attivazioni non richiesti, devono indicarne i contenuti sul proprio sito internet con adeguata evidenza e renderne scaricabile il testo integrale. Diversamente, l’art. 10 (Ambito di applicazione delle procedure di ripristino) prevede che l’adesione, da parte dell’esercente la vendita, alla c.d. procedura di ripristino debba essere indicata nel protocollo di autoregolazione di cui al precedente articolo 3, nonché nel sito internet dell’esercente medesimo e nelle informazioni precontrattuali di cui all’articolo 9, commi 9.1 e 9.5 del Codice di condotta commerciale. Trasparenza dei documenti di fatturazione. La Delibera 501/2014/R/COM, art. 20, ha introdotto, a far data dal 1° gennaio 2016, l’obbligo di pubblicare sul sito internet degli esercenti la vendita di energia elettrica e/o gas una guida alla lettura della bolletta, contenente una descrizione completa delle singole voci che compongono gli importi fatturati. Tale guida dovrà essere aggiornata in caso di introduzione di nuove componenti che concorrono alla determinazione delle voci che compongono gli importi fatturati. Si segnala, altresì, che dovrà essere pubblicata una guida alla lettura per ciascuna offerta scelta dai clienti finali, da redigersi utilizzando un linguaggio semplice, comprensibile e in coerenza con il Glossario emanato dall’AEEGSI. Per i soli regimi di tutela la guida alla lettura è stata predisposta dall’Autorità e approvata con Delibera 300/2015/R/com. Infine, sempre a fare data dal 1° gennaio 2016 debbono essere pubblicati i nuovi glossari (per le forniture di energia elettrica e gas naturale) emanati con Del. 200/2015/R/COM (All. A e B). Ovviamente quelli sopra illustrati non esauriscono il novero degli obblighi di compliance regolatoria a cui sono tenuti gli esercenti la vendita tramite il siti web aziendali, ve ne sono molti altri tra i quali ricordiamo: gli artt. 9 e 21 del TIQV in tema di obblighi di pubblicità dei contatti a cui i clienti possono inviare eventuali reclami (modulo reclamo, anagrafica operatore e standard di qualità); l’art. 18 del TIVG in tema di pubblicità delle condizioni di fornitura dei mercati (libero e tutelato) applicate dall’esercente; l’art. 31 del TIBEG di cui alla Del. 402/2013/R/com circa gli obblighi di informativa sui regimi di compensazione della spesa sostenute dai clienti domestici disagiati, sia per le forniture di energia elettrica che di gas naturale; l’art. 13 della Del. 40/2014/R/ GAS in tema di pubblicità sugli accertamenti della sicurezza post contatore; ancora in tema di sicurezza, l’art. 5 della Del. 191/2013/R/GAS circa gli obblighi informativi in materia di assicurazione a favore di clienti finali del gas; infine l’art. 5.1 del Codice di Condotta Commerciale come modificati dalla Del. 269/2015/R/ COM circa gli obblighi di pubblicità relativi alle aliquote delle imposte applicate alla fornitura. Già da questo breve excursus si comprende la crescente importanza dei siti web degli esercenti la vendita e dei distributori del gas naturale, ma più in generale di tutti i soggetti regolati dall’AEEGSI, come fondamentali strumenti di compliance regolatoria. A motivo di ciò è ragionevole aspettarsi una altrettanto crescente attenzione da parte del regolatore in termini di attività di monitoraggio e vigilanza (verifiche ispettive, indagini di settore, ecc.) specifica sui siti web degli operatori; attenzione peraltro che suggerisce agli operatori di non trascurare l’analisi di confronto dei propri siti web aziendali con l’articolato sistema di obblighi informativi imposti dall’AEEGSI. SERVIZI&SOCIETÀ 36 LINEA GROUP HOLDING UNA UTILITY RINNOVATA Rinnovata nei vertici presenta il nuovo piano industriale 2016/2020 alle comunità locali e al suo territorio Antonio Vivenzi è stato nominato nuovo presidente di Linea Group Holding (LGH), e Massimiliano Masi nuovo amministratore delegato. Il nuovo Presidente, Antonio Vivenzi, già sindaco di Paderno Franciacorta (BS), è una figura di spicco nel panorama politico lombardo ed ha l’incarico di consigliere politico della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso il sottosegretario per le Politiche e gli Affari Esteri. Massimiliano Masi, dopo la laurea in economia aziendale conseguita presso l’Università L.Bocconi di Milano, ha iniziato la sua carriera in consulenza in Arthur Andersen e A.D. Little, passando poi nell’energia: qui ha ricoperto ruoli di Direzione mercato e CFO in Enia (ora Iren) e dal 2010 in A2A con ruolo fra l’altro di CFO di Edison prima di assumere la responsabilità di AD di Edipower e di Responsabile della filiera Generazione e Trading del Gruppo. Il nuovo vertice ha subito avuto modo di ringraziare l’Assemblea sottolineando nelle prime dichiarazioni l’impegno e la responsabilità per il mandato ricevuto. Negli ultimi mesi il mondo lombardo delle utilities si è arricchito di un nuovo polo trainante di sviluppo: è quello nato dalla partnership industriale tra A2A e le aziende che aderivano a Linea Group Holding (le principali società di servizio pubblico locale della bassa padana). Si tratta di una delle realtà industriali più significative della Lombardia, che fornisce servizi energetici e ambientali ad un vasto territorio di oltre 200 Comuni tra cui Cremona(ex AEM), Pavia (exASM), Lodi (ASTEM), Rovato (COGEME), Crema (exSCS/SCRP), con oltre un milione di abitanti serviti. Proprio lo scorso agosto infatti l’Assemblea dei soci di LGH non solo ha approvato il progetto di partnership, di cui si parlava da tempo, ma ha dato contestualmente il via all’elezione di un nuovo Consiglio di Amministrazione e ad un rinnovamento degli organi dirigenti, ai quali ha affidato il mandato per predisporre ed attuare il prossimo piano Industriale. Il NUOVO Consiglio di Amministrazione Nel nuovo board di Linea Group Holding insieme al Presidente Vivenzi e all’AD Masi sono stati eletti Consiglieri: Maria Ester Benigni, Stefano Antonio Donnarumma, Lorenzo Giorgio Giussani, Fulvio Roncari, Emilia Rio, Rita Daniela Giupponi, Dino Martinazzoli, Massimo Maria Mustarelli, Salvatore Nupieri, Fiorella Lazzari, Paolo Formentini. 37 “ll nostro compito - ha dichiarato Vivenzi - sarà quello di dare corpo ad un progetto capace da un lato di cogliere significativi obiettivi di sviluppo e di crescita industriale e dall’altro di mantenere, anzi di incrementare, il nostro radicamento territoriale, cioè la vicinanza alle comunità locali, impegnate oggi a contrastare una crisi che morde e si fa sentire. Un sentito grazie, infine, credo sia giusto tributarlo a chi ci ha preceduto alla guida di LGH e che ha dimostrato capacità manageriale e lungimiranza nel perseguire l’accordo strategico con A2A”. “La positiva conclusione dell’accordo di partnership industriale con A2A - ha avuto modo di sottolineare Massimiliano Masi - è sicuramente l’operazione più importante degli ultimi anni nel settore. Da oggi LGH ha davanti a sé sfide impegnative a partire dal prossimo Piano Industriale 2016-20120. Son sfide che affronteremo con la consapevolezza di avere alle spalle solide competenze e gli strumenti giusti per vincerle. Il nostro impegno sarà di assicurare quella crescita industriale, efficienza e qualità dei servizi che meritano i cittadini e i clienti dei territori in cui siamo presenti”. E puntualmente come annunciato il Piano Strategico 20162020 lo scorso settembre è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione di Linea Group Holding Spa. Un piano industriale ambizioso ma molto concreto, che non perde mai di vista le ricadute sul territorio. Tra gli obiettivi di fondo: il pieno rilancio industriale del Gruppo e delle sue società, anche grazie alle sinergie messe a punto con A2A, ed il rafforzamento del suo radicamento territoriale nel Sud Lombardia. Il Piano prevede circa 242 milioni di ¤ di investimenti, e un incremento al 2020 dell’EBITDA di oltre 40 M¤ (da quasi 80 M€ a oltre 120 M€), per effetto della collaborazione con A2A e delle nuove iniziative industriali di sviluppo. Tra gli altri punti qualificanti: il mantenimento delle sedi territoriali e la salvaguardia dei livelli occupazionali, con 100 nuove assunzioni pianificate nel corso dei quattro anni. LGH, nel periodo 2016-2020, proseguirà nella valorizzazione della sua vocazione multi - servizio e svilupperà progetti di particolare rilevanza nel settore ambientale (ciclo dei rifiuti) ed in quello del teleriscaldamento e delle reti di distribuzione, grazie anche a significativi investimenti nel settore. Particolare attenzione anche alle nuove tecnologie e allo sviluppo di servizi di smart city. Tra gli obiettivi fissati sono certamente da mettere in rilievo: • Una forte crescita dell’EBITDA di LGH, prevista da € 79 milioni nel 2015 a € 120 milioni nel 2020; • Sinergie attese, a regime, pari a circa il 15% dell’EBITDA 2015 di LGH; • Gli investimenti complessivi pari a ¤ 242 milioni, di cui più di 110 milioni per attività di sviluppo nei settori delle reti (€ 70 milioni), dell’ambiente (€ 15 milioni) e del teleriscaldamento (€ 16 milioni). • La Posizione Finanziaria Netta nel periodo prevista in riduzione di circa € 100 milioni. L’Amministratore Delegato di LGH, Massimiliano Masi, commenta così il nuovo Piano 2016-2020: “Gli obiettivi industriali del Piano sono sicuramente sfidanti, ma coerenti con le reali potenzialità di LGH e delle sue Società ed in linea con i contenuti della partnership A2A-LGH. Linea Group dovrà ricercare l’eccellenza in tutti i settori nei quali opera (reti, ambiente, energia, nuove tecnologie) lavorando a più stretto contatto con i territori e con gli attori pubblici e privati dello sviluppo locale ed, in particolare, Pubblica Amministrazione e mondo delle Imprese, e mantenendo elevata la qualità dei servizi erogati ai cittadini”. Il Presidente di LGH Antonio Vivenzi ci tiene anche a sottolineare come “saper coniugare in azioni concrete e visibili la crescita industriale con la capacità di mantenere salde radici nei territori è la nostra sfida dei prossimi anni. LGH, anche grazie alle partnership con A2A, può rappresentare in Italia un innovativo modello per la gestione dei servizi pubblici locali. Questo Piano per essere realizzato dovrà poter contare non solo sull’impegno e la professionalità degli oltre 1300 dipendenti del Gruppo ma dovrà pienamente coinvolgere anche le comunità locali a partire dagli oltre 200 Comuni soci. Per l’autunno prevediamo infatti una sorta di road show di presentazione e di confronto sul nuovo Piano Industriale nei territori dove opera LGH. Dobbiamo sapere progettare il futuro insieme alle nostra comunità locali”. SERVIZI&SOCIETÀ 38 ACQUA E RESILIENZA URBANA I PROGETTI DI GRUPPO CAP PER LA GESTIONE DELLE ACQUE DI PIOGGIA A CONFRONTO CON LE CASE HISTORY EUROPEE Dalle “cipolle” di Malmö alle piazze acquatiche di Rotterdam, da laghi artificiali di Dortmund al recupero del reticolo idrico dei Cistercensi nell’hinterland di Milano. L’Europa si rimbocca le maniche per affrontare il tema delle alluvioni e delle cosiddette “bombe d’acqua”, e lo fa adottando soluzioni che, da Paese a Paese, stanno rivelando la capacità di resilienza di molte metropoli. Una panoramica delle soluzioni in atto a livello internazionale per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici e della gestione delle acque di pioggia è stata offerta a Milano da Gruppo CAP, nella giornata di studio promossa lo scorso luglio allo spazio Base in via Bergognone, voluta per condividere le esperienze più significative e individuare con gli stakeholder una strada per il futuro. La cronaca degli ultimi mesi infatti, con l’esondazione della Senna a Parigi, gli allagamenti nel sud della Germania ma anche Seveso e Lambro costantemente sotto osservazione, conferma la necessità di individuare nuove soluzioni efficaci che garantiscano un approccio integrato tra la gestione del suolo e dell’acqua. Obiettivo: consentire uno sviluppo urbano sostenibile e prevenire il rischio idrogeologico che è sempre più dipendente da situazioni territoriali, climatiche e ambientali in costante mutamento. Per confrontarsi su queste sfide si è tenuta appunto la giornata “Acqua e resilienza territoriale: costruire il futuro delle aree metropolitane”, promossa da CAP e dedicata alla gestione delle acque piovane in ambito urbano, in cui sono stati presentati i progetti di sviluppo sostenibile più innovativi di alcune smart city europee. Come evidenziato dalla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (COP21), è emerso il ruolo decisivo che il sistema idrico può svolgere nell’elaborare un modello all’avanguardia che coinvolga tutti coloro che intervengono nei processi di pianificazione territoriale, ambientale e idrica. “Proprio la pianificazione dei sistemi idrico e idraulico rappresenta una delle sfide cruciali del nostro Paese, per sperimentare politiche di vasta scala in grado di superare la frammentari- età generata dai confini amministrativi – ha commentato Alessandro Russo, presidente di Gruppo CAP –. L’Unione Europea, in diverse direttive, ha affrontato il tema auspicando l’elaborazione di un approccio che coordini gli strumenti di pianificazione urbanistica con le politiche per l’efficienza energetica, per l’agricoltura, per l’ambiente e per la gestione delle risorse idriche. Da questa esigenza impellente è nata la volontà di promuovere una giornata internazionale dedicata a questo tema così attuale e rilevante”. Dalle “cipolle” di Malmö alle piazze acquatiche di Rotterdam, da laghi artificiali di Dortmund al recupero del reticolo idrico dei Cistercensi nell’hinterland di Milano. L’Europa si rimbocca le maniche per affrontare il tema delle alluvioni e delle cosiddette “bombe d’acqua”, e lo fa adottando soluzioni che, da Paese a Paese, stanno rivelando la capacità di resilienza di molte metropoli. Una panoramica delle soluzioni in atto a livello internazionale per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici e della gestione delle acque di pioggia è 39 stata offerta a Milano da Gruppo CAP, nella giornata di studio promossa lo scorso luglio allo spazio Base in via Bergognone, voluta per condividere le esperienze più significative e individuare con gli stakeholder una strada per il futuro. La cronaca degli ultimi mesi infatti, con l’esondazione della Senna a Parigi, gli allagamenti nel sud della Germania ma anche Seveso e Lambro costantemente sotto osservazione, conferma la necessità di individuare nuove soluzioni efficaci che garantiscano un approccio integrato tra la gestione del suolo e dell’acqua. Obiettivo: consentire uno sviluppo urbano sostenibile e prevenire il rischio idrogeologico che è sempre più dipendente da situazioni territoriali, climatiche e ambientali in costante mutamento. Per confrontarsi su queste sfide si è tenuta appunto la giornata “Acqua e resilienza territoriale: costruire il futuro delle aree metropolitane”, promossa da CAP e dedicata alla gestione delle acque piovane in ambito urbano, in cui sono stati presentati i progetti di sviluppo sostenibile più innovativi di alcune smart city europee. Come evidenziato dalla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (COP21), è emerso il ruolo decisivo che il sistema idrico può svolgere nell’elaborare un modello all’avanguardia che coinvolga tutti coloro che intervengono nei processi di pianificazione territoriale, ambientale e idrica. “Proprio la pianificazione dei sistemi idrico e idraulico rappresenta una delle sfide cruciali del nostro Paese, per sperimentare politiche di vasta scala in grado di superare la frammentarietà generata dai confini amministrativi – ha commentato Alessandro Russo, presidente di Gruppo CAP –. L’Unione Europea, in diverse direttive, ha affrontato il tema auspicando l’elaborazione di un approccio che coordini gli strumenti di pianificazione urbanistica con le politiche per l’efficienza energetica, per l’agricoltura, per l’ambiente e per la gestione delle risorse idriche. Da questa esigenza impellente è nata la volontà di promuovere una giornata internazionale dedicata a questo tema così attuale e rilevante”. Durante la giornata, promossa con il patrocinio del Ministero per le Politiche agricole, Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Provincia di Monza e Brianza, ATO della Città Metropolitana, Confservizi Cispel Lombardia, Legambiente e Consolato generale dei Paesi Bassi, sono state presentate diverse esperienze internazionali insieme con alcuni progetti pilota varati da CAP. È il caso di Flood Hide, il progetto nato dal coinvolgimento della facoltà di Agraria dell’Università Statale di Milano e del Consorzio di Bonifica Est Ticino-Villoresi (ETVilloresi) per lo studio di fattibilità sull’utilizzo del reticolo idrico minore per la laminazione dei deflussi urbani. Alla base di Flood Hide l’idea che le zone rurali possano, anziché soffrire lo scarico delle acque reflue urbane, beneficiarne in termini di riutilizzo, limitando il tradizionale dualismo fra metropoli e agricoltura, storicamente “rivali” nel contendersi la risorsa idrica del territorio. Oggi infatti il problema della qualità dell’acqua crea interdipendenze in termini di inquinamento da agricoltura e da deflussi urbani, con conseguenze su entrambe le aree. Da qui il progetto, illustrato nel corso della giornata dai docenti dell’Università Statale di Milano Gian Battista Bischetti e Claudio Gandolfi, e sul quale è stato investito in fase di avvio un milione di euro. Tra i relatori internazionali sono intervenuti esponenti delle amministrazioni di Malmö, Lione, Barcellona, Rotterdam, Essen, e gli esperti di De Urbanisten, UN-PPP for Cities, C40, e delle Università di Milano, Bologna, Pavia, Firenze accanto ai referenti delle istituzioni nazionali e locali che si sono confrontati su nuovi modelli di gestione e di sviluppo sostenibile che siano in grado di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle città. SERVIZI&SOCIETÀ 40 Tra gli interventi in apertura anche quello di Alberto Biancardi, componenti del collegio AEEGSI e vicepresidente di Wareg (European Water Regulators), l’associazione che riunisce gli enti di regolazione in Europa, che ha sottolineato come in Italia gli investimenti nel settore idrico siano aumentati del 55% tra il 2012 e nel 2015. In questa mole di investimenti, spiccano appunto i progetti per far fronte al dissesto idrogeologico e per affrontare la gestione delle acque meteoriche. Oltre a Flood Hide, che sta vivendo una prima fase di test nei comuni di Cisliano, Sedriano e Vittuone nella cintura ovest di Milano, sempre il Gruppo CAP è impegnato per esempio con lo studio di architettura Land per la tutela del bacino del Seveso. Alla base degli sforzi lanciati dai tecnici di CAP, dalle università e dai centri di ricerca coinvolti, così come dagli esperti spagnoli, olandesi, tedeschi e svedesi che si sono alternati nel dibattito promosso da Milano, c’è il tentativo di recuperare corsi d’acqua naturali o crearne di nuovi e artificiali per potenziare o comunque amplificare la capacità di un territorio di farsi “spugna” in caso di eventi meteorici estremi. Insomma innovazione tecnologica che in alcuni casi si innesta sul recupero del passato, per esempio al Medioevo quando i cistercensi per primi avevano progettato il fitto reticolo di rogge e canali che oggi potrà tornare a drenare le acque in eccesso del Milanese. Lione e i “giardini drenanti” – Lione, secon- da città metropolitana della Francia dopo Parigi. Le inondazioni sono un problema antico, già affrontato alla fine degli anni Novanta creando un bacino di raccolta dell’acqua di 90 ettari (con un potenziale di stoccaggio da 70mila metri cubi) nel Parco tecnologico La Porte des Alpes a SaintPriest. Il nuovo progetto è un sistema “gentile” di drenaggio delle meteoriche, per esempio con aiuole che drenano strade e marciapiedi. Dortmund e il fiume Emscher – A lungo simbolo del boom industriale, l’area tedesca lungo il fiume Emscher (affluente del Reno e per anni discarica a cielo aperto) sta registrando importanti interventi di riconversione. A Dortmund un ex stabilimento siderurgico ha lasciato posto a un lago artificiale. Barcellona e la centrale operativa – Bar- cellona si è attrezzata per far fronte al rischio alluvioni con una serie di cisterne per lo stoccaggio di acqua piovana che raccolgono fino a mezzo milione di metri cubi. Per monitorare i rischi, è entrata in funzione una centrale operativa che riceve i dati da 2.900 sensori, 13 serbatoi, 29 stazioni di pompaggio, 44 chiuse. Malmo e il sistema di canali, stagni e “mezze cipolle” – Malmo, nel sud della Svezia, ha sviluppato un sistema aperto di canali e stagni interconnessi per drenare le acque piovane. E nei canali di scolo sono stati inseriti dei sistemi triangolari di “mezze cipolle”, una sorta di ciottoli artificiali che rallentano il flusso dell’acqua. Rotterdam e le Watersquares – Convivere con l’innalzamento dell’acqua non è certo una novità a Rotterdam, la città olandese che deriva anche il suo nome da una diga (dam) su un fiume (il Rotte). Per contrastare le bome d’acqua Rotterdam sta sperimentando le Watersquares, piazze acquatiche, sostanzialmente dei campi ribassati che ospitano campi da basket, auditorium o comunque spazi aperti, e che all’occasione possono “riempirsi d’acqua”, evitando di allagare gli edifici. Il primo progetto è costato 4 milioni di euro a Benthemsquare. RAPPRESENTIAMO L’ECCELLENZA DEI SERVIZI IN LOMBARDIA RAPPRESENTANZA SERVIZI ALLE IMPRESE RICERCA & SVILUPPO FORMAZIONE FONDO INTERPROFESSIONALE COMUNICAZIONE www.confservizilombardia.it