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AL SUPERMERCATO DEI POVERI
Fonte: L'Unione Sarda
21 gennaio 2013
URL della pagina: http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=29613
Data scaricamento: 15 marzo 2017, 03:26
L'attesa comincia alle tre di notte per avere pasta, olio, legumi, vestiti, scarpe
L'esercito dei disperati fa la spesa nel centro di via Po
L'attesa inizia presto, alle tre del mattino, quando il cielo è nero e le inferriate grigie sono ancora
chiuse. Si spalancano alle 8 e trenta. Qualche metro e si entra in un corridoio. Sedie bianche, di
plastica, e un numerino in mano, per aspettare pazientemente il turno che regala un filo di colore
alla giornata da disperati. È la sala d'attesa dell'esercito dei poveri, che il lunedì e il giovedì
prendono d'assalto il centro diocesano di assistenza, in via Po. Mille metri quadri in tutto, o forse
poco più. All'interno c'è di tutto. Persino gli abiti da sposa. Gli scaffali di ferro ai lati delle pareti
sono zeppi di roba. Giacche e pantaloni, maglioni e camicie. Tutto è diviso per stagione. Perché
la povertà non si ferma davanti al freddo pungente e neanche al caldo torrido. C'è il reparto
donna, quello uomo, l'area bambino. E anche lo spazio per i neonati, con corredini, tutine, panni e
scarpine più piccole di un pugno chiuso. Un tendone nasconde i giocattoli. Orsacchiotti, bambole
di pezza e costruzioni colorate.
L'ESERCITO DEI DISPERATI Il labirinto della carità nello spazio che un tempo ospitava il
mercato civico si articola per stanzoni, fatti di grucce e scatoloni. Un edificio freddo e grigio,
dentro un alterno miscuglio di lacrime trattenute a stento e sguardi dignitosi di chi la povertà cerca
di prenderla di petto. Nelle tasche ci sono solo i sogni. Di riscatto. I poveri di ieri, di oggi e forse
anche di domani spesso si confondono tra la gente comune. Al supermercato della disperazione
le maschere si frantumano. «Ci occupiamo di oltre cinquemila nuclei familiari», racconta Anna
Luciani, 82 anni, da trentatré direttrice del Centro, oltreché fondatrice. Ma il numero è in crescita.
«Ogni settimana si aggiungono sette, otto famiglie». Cinquemila volti, e altrettante storie
differenti. Nomi diversi e una condanna pesante: la povertà.
TUTTO REGISTRATO La disperazione in via Po viene messa nero su bianco. Tutti i visitatori
sono schedati. Per poter ricevere la busta con la spesa serve un modulo compilato e serve la
registrazione dei documenti. La trafila è identica per tutti: stato di famiglia rilasciato dal Comune,
scheda anagrafica dell'ufficio di collocamento, ricevuta di affitto, di pensione e Cud, o foglio Isee.
E poi la lettera del parroco che attesti lo stato di necessità della famiglia e il permesso di
Comune Cagliari News - Testata giornalistica quotidiana del Comune di Cagliari
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Cagliari in data 05.12.2005 al n. 31/05 - Direttore responsabile: Gianfranco Luigi Quartu.
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soggiorno.
I poveri fanno la fila per ore, cercando di sparire dentro il collo consunto del cappotto
all'apparenza buono. Poi l'altoparlante li chiama per numero, prendono la busta. Dentro ci sono 5
chili di pasta e altrettanti di riso, un pacco di zucchero e uno di caffè. E poi un litro di olio di semi,
cinque di latte e un pacco di biscotti, due barattoli di legumi, due di pelati e dieci marmellate
monodose. Poi vanno via in fretta, cercando di confondersi tra la gente comune. La spesa dovrà
bastare per un mese. È la giostra della vita, la ruota della fortuna che talvolta s'inceppa. Anche in
viale Merello, nella sede storica della Croce Rossa, ogni giorno c'è la fila. «Assistiamo 4100
bisognosi», spiega Salvatore Floris, commissario provinciale. «Nell'ultimo anno il numero è
cresciuto del 30 per cento». La scena è identica, un serpentone di indigenti in attesa di
abbigliamento, coperte, alimentari, medicine, giocatoli e pannolini per bambini.
Sara Marci
La Croce Rossa: tra i quartieri stanno peggio Sant'Elia, San Michele e Is Mirrionis
«In tanti non ce la fanno»
Follesa (L'Aquilone): la crisi colpisce anche gli ex benestanti
Ci sono i poveri di ieri, che la ricchezza non l'hanno mai conosciuta, e quelli di oggi con un
passato da ex benestanti, un lavoro, una famiglia, una casa. Quelli che all'improvviso si ritrovano
a terra per colpa di una crisi senza precedenti. Bussano ai centri di assistenza e alle parrocchie
chiedendo un pacco di pasta o un cappotto. Le storie di disperazione a Cagliari ormai non si
contano più. «Prima erano soprattutto single e vecchietti, adesso si rivolgono a noi intere
famiglie», racconta don Carlo Follesa, parroco di Massimiliano Kolbe e presidente
dell'associazione L'Aquilone. «Il numero di chi si rivolge a noi è aumentato in modo pazzesco, ci
chiedono soprattutto beni di prima necessità, pasta, zucchero, olio».
La povertà si spalma tra i quartieri con ordine preciso: «Sant'Elia è il clou», rivela Mamy
Tomassini Barbarossa, responsabile provinciale della Croce Rossa. «Poi ci sono San Michele e
Is Mirrionis». E i dati della Caritas confermano. Storie di vita andate diversamente da come si
sperava. «Avevo un amico che faceva il capo zona per una grossa azienda, poi il lavoro è andato
male, lo hanno licenziato e me lo sono ritrovato qui, in fila per la busta della spesa», racconta
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Raffaele Pusceddu, volontario della Caritas. «Cresce il numero dei padri separati», rivela la
Barbarossa. «Devono mantenere moglie e figli, cercano di sopravvivere con poche centinaia di
euro. Si uniscono e vanno a vivere in stanze in affitto. Per mangiare si rivolgono a noi». Tra
l'esercito degli indigenti tanti, tantissimi bambini. «Il numero è in continua crescita. Seguiamo 800
bambini, 500 sono cagliaritani, 300 extracomunitari». Segno che la povertà non guarda in faccia
nessuno.
Sa. Ma.
Il Comune
L'assessore
Orrù:
seguiamo
1400 famiglie
Gli scenari sono neri. «Seguiamo ogni mese 1500 famiglie», rivela Susanna Orrù, assessore
comunale alle Politiche Sociali. Gli aiuti sono di diverso tipo: dalle integrazioni al reddito,
pagamento affitti, rate scadute e utenze varie. E i numeri sono in aumento. «Negli ultimi anni le
richieste ai Servizi sociali sono cresciute tantissimo. Il 2012 è stato drammatico». Vittime della
povertà tanti giovanissimi. «Abbiamo ottanta minori in comunità alloggio, altri quarantaquattro in
spazi famiglia». E poi c'è chi un tempo stava bene: «Assistiamo a un costante avvicinamento di
persone un tempo benestanti, e tanti padri e madri separati. Le richieste d'aiuto arrivano
soprattutto da Sant'Elia, San Michele e Is Mirrionis, da sempre i quartieri più problematici. Ci sono
famiglie di cui ci occupiamo da anni, in cui la povertà sembra tramandarsi da padre in figlio». La
situazione è grigia, ma non manca il messaggio di speranza: «Mi auguro che ci sia presto
un'inversione di tendenza. Il Comune cerca di fare il possibile, ma da solo non può più di tanto.
Servirebbe un intervento regionale e nazionale. È necessario investire di più in opportunità di
lavoro con politiche ad hoc». (Sa.Ma.)
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