N° 1 – Marzo 2016 - Dal Marconi alla città: la voce della scuola

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N° 1 – Marzo 2016 - Dal Marconi alla città: la voce della scuola
N° 1 – Marzo 2016 - Dal
La
EDITORIALE
Redazione di VOLTA
PAGINA ha deciso di non
pubblicare un articolo di
presentazione
del
primo
numero della seconda edizione
del giornale d'Istituto lasciando
lo spazio ad una sentita
rievocazione
di
un'alunna
carissima che ci ha lasciato.
Aicha
15 GENNAIO 2016,
UNA VITA SPENTA…
una ragazza solare di
quattordici anni, ha dovuto
combattere con un male terribile.
Non poteva nemmeno vederlo in
faccia, perché era dentro di lei.
Nonostante questo, lei ha lottato
con una forza sovrumana e con
una grande voglia di vivere. Ma,
purtroppo, non c'è l'ha fatta.
Questo dimostra quanto la vita sia
breve e maledettamente ingiusta.
Non ci sono parole per descrivere
la sofferenza, ma ci sono parole
per descrivere la forza. L'abbiamo
conosciuta ad inizio Settembre,
una ragazza come tutte noi della
classe. Poco tempo dopo, la
scoperta della patologia che le ha
strappato la vita.
Sempre sorridente, carismatica,
vera e trasparente, pronta ad
affrontare la vita giorno per
giorno. Era così che faceva: viveva
come se ogni giorno fosse l'ultimo,
fino alla fine. Non avevevamo mai
conosciuto nessuna così forte,
forte come lei, ci sentiamo di dire
che siamo cresciute con il suo
esempio. Ci ha insegnato tanto,
perché non è detto che bisogna
essere grandi per insegnare. Di
Aicha ricorderemo per sempre il
Marconi alla città: la voce della scuola
sorriso, che non smetterà mai di
brillare. Aicha resterà per sempre
con noi ! … Caro Angelo … non ti
conosciamo da molto tempo, ma
per quel poco tempo che siamo
state insieme, hai reso le nostre
giornate piene di gioia, felicità e
amore. Sei stata una compagna di
banco speciale perché tu riuscivi a
farci
divertire
in
qualsiasi
circostanza e le ore di scuola
noiose le hai rese piene di allegria,
facendo
ridere
fino
allo
svenimento tutte noi. Sei stata e
sarai la nostra piccola Aicha che
odia le croccantelle e che mangia
tantissime patatine, che non ha
mai paura di quello che pensano
gli altri e che ha affrontato sempre
tutto e tutti a testa alta … sei stata
una guerriera e così rimarrai nel
nostro ricordo …
L'intervista di M. Palombaro
continua nelle pagine 2 e 3
2 - NON È SOLO
TERRORISMO
Non è solo terrorismo è anche
una forma di razzismo, contro di
noi, diversi da loro. Verso la
nostra libertà: di pensiero, di
parola. Non tollerano il nostro
modo di percepire la vita. Non è
Islam, è ISIS: un' organizzazione
nata sullo sfruttamento della
religione
musulmana
per
compiere atti osceni, come il più
recente di Parigi.
ANDREEA CHIRILA,
MARTINA MALANDRA,
BENEDETTA TRABUCCO
ATTUALITÀ:
Guerre,
terrorismo e storie di
persone
1 - M: "TU CREDI ?"
A: "IO CREDO IN ALLAH"
Intervista
a
cura
di
Margherita Palombaro
M
«
: "E cosa vorresti dire a
queste persone che ti giudicano
come terrorista a priori?". A:
"Soltanto una cosa: non odiatemi»
Uomini, donne, ragazzi, bambini...
un'intera popolazione scossa a
causa di pochi, ma astuti elementi
che ci raggirano a loro piacimento.
Gli forniamo le armi, li aiutiamo
economicamente con l'acquisto
del petrolio. La guerra ce la stiamo
facendo da soli. Occorre aprire gli
occhi e guardare in faccia la realtà.
"Puoi dire che sono un
sognatore
ma non sono il solo
spero che ti unirai a noi anche tu
un giorno
e il mondo vivrà in armonia”
Da “Imagine” di John Lennon
BENEDETTA TRABUCCO
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 1
L'intervista di M. Palombaro
continua da pagina 1.
M: "TU CREDI ?"
A: "IO CREDO IN ALLAH"
M: "Tu credi?"
A: "Io credo in Allah".
Amal è una ragazza di 17 anni,
una comunissima adolescente
come me, alla mia domanda non
esita a rispondere, certamente
non si vergogna di essere sé
stessa
perché
nell'essere
musulmana, come lei stessa mi
spiega, non c'è nulla di male, al
contrario di ciò che molti sono
portati a pensare dai pregiudizi.
Quando l'ho contattata, ad un
ritardo di un mio messaggio mi
ha scritto: "Non ti preoccupare,
non ti faccio saltare in aria se mi
rispondi";
Amal
scherza
sull'argomento, nascondendo i
suoi veri sentimenti, tra i quali
forse il più forte è la paura.
Paura non solo dettata dal
terrorismo, ma anche a causa
delle persone con cui di solito ha
sempre vissuto con serenità,
quelle stesse persone che adesso
per strada la giudicano con le
parole e con lo sguardo. In
seguito alla serie di attentati
terroristici a Parigi, Amal non
può
più
uscire
di
casa
tranquillamente: ha paura di ciò
che gli altri pensano, di come la
giudicano e di come la guardano
quando passa per le strade di
quella che considera ormai la
sua città, soffre perché sente gli
sguardi accusatori delle persone
su di sé, sente i loro commenti,
frasi di odio e di razzismo di
persone ignoranti, che giudicano
in maniera errata tutti i
musulmani,
identificandoli
automaticamente tutti come un
pericolo. In realtà, Amal mi
spiega come di religioso ci sia
ben poco nei motivi per cui l'ISIS
agisce, anche
se
potrebbe
sembrare il contrario.
A: "Nel Corano (4,36) si dice che
bisogna adorare Dio, senza
associargli nessuna cosa, che
bisogna fare del bene ai genitori,
ai parenti, agli orfani, ai poveri,
al vicino che vi è parente e al
vicino che vi è estraneo, al
compagno
di
viaggio,
al
viandante e allo schiavo, poiché
Dio non ama chi è superbo.
Questo è uno dei passi che amo
di
più,
qui
non
viene
assolutamente detto di far del
male al prossimo, anzi tutt'altro.
Di frasi che esprimono concetti
come questi ce ne sono
parecchie, il problema è che gli
estremisti si basano sulla sola
interpretazione del concetto di
Jihad."
M: "Cos'è per voi la Jihad?"
A: "Nella nostra religione si
parla di due forme diverse di
Jihad: la Jihad maggiore e quella
minore, la prima riguarda una
lotta interna agli esseri umani,
contro ciò che di sbagliato c'è in
noi, per arrivare ad uno stato di
pace, mentre la seconda è la vera
e propria guerra, diciamo contro
gli infedeli."
M:"Quindi effettivamente questo
principio c'è."
A: "Si, ma è un qualcosa di
minimo in confronto alla grande
quantità di frasi che predicano
l'opposto,
ossia
valori
di
fratellanza,
tolleranza
e
uguaglianza, insomma gli stessi
valori che vengono predicati
anche nella Bibbia. Per esempio,
nel Corano la violenza viene
condannata
spesso,
in
particolare in un altro passo che
mi piace molto (5.32), che dice
che se uccidi un uomo è come se
avessi ucciso una popolazione
intera e se lo salvi è come se
avessi salvato una popolazione
intera. Del resto, probabilmente,
anche interpretando
alla
lettera
o
in modo sbagliato
dei passi di altri testi sacri si
correrebbe il rischio di incappare
in violenze."
M: "Alla fine, quindi, il Corano
non è molto diverso dagli altri
testi sacri, anche la nostra
Bibbia. Il problema sono più le
interpretazioni che vengono
fatte, le intere ideologie basate
su singole frasi."
A: "Esatto, ideologie che poi
vanno ad interessare più la
politica e l'economia che la
religione. In ciò che l'Isis fa in
realtà c'è molto poco di religioso,
nonostante vogliano far passare
che gli attentati siano in nome di
Allah. Di fatto, alla radice, ci
sono persone che hanno altri
interessi, appunto economici o
politici, che manipolano la
mente degli altri portandoli a
credere in simili cose. Magari a
volte le menti sono facili da
manipolare, anche perché tra noi
musulmani c'è spesso una sorta
di rabbia repressa nei confronti
dell'occidente che per anni ha
tormentato le nostre vite, solo
che poi c'è chi ragiona e mette da
parte la rabbia per vivere in pace
adesso e chi invece preferisce
agire come degli animali." M:
"Tu, come la tua famiglia,
nonostante le accuse che ti
rivolgono, non ti senti per niente
vicina a chi commette questi atti
terroristici, giusto?"
A: "Si. Noi come molti altri
musulmani. Noi stessi viviamo e
abbiamo vissuto in passato
momenti di terrore e situazioni
come questa, abbiamo sempre
subito atti violenti da parte
anche dei musulmani estremisti,
ma questo molti lo ignorano e
dobbiamo convivere con l'odio di
chi ha pregiudizi nei nostri
confronti.
Certe
persone
dovrebbero capire che non tutti i
musulmani sono terroristi e
che molto probabilmente non
tutti
i
terroristi
sono
musulmani."
M: "In che senso?"
A: "Nell'Isis ci sono moltissime
persone, sparse in tutto il
mondo, non tutte possono essere
musulmane, molte persone si
uniscono all'Isis per altri motivi,
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 2
persone di cui magari in molti
non andrebbero neanche a
dubitare, magari perché sono
troppo occupati a puntare il dito
su chi, come me, non c'entra
niente. E all'Isis tutto questo fa
comodo: i pregiudizi scatenano
diffidenza, panico, con un clima
così è più
facile dare inizio ad una vera e
propria guerra."
M: "Perché pensi che ci siano
questi pregiudizi?"
A: "Purtroppo spesso la colpa
non è neanche di chi per strada
mi grida di saltare in aria da
un'altra parte, bensì di chi per
anni ha tenuto queste persone
all'oscuro di ciò che gli
estremisti hanno fatto prima a
noi e di chi continua a tenerle
nell'ignoranza, cosa che sembra
far sempre comodo a tutti."
M: "Le persone, secondo te, non
sanno che in fondo le persone
vittime del terrorismo dell'Isis
siano stati prima i musulmani
stessi?".
A: "Beh, magari alcuni lo hanno
sentito, ma nessuno ha mai dato
davvero importanza a ciò che
succedeva finché i terroristi non
sono arrivati nelle loro case o
comunque nelle case dei loro
vicini, quindi forse chi lo ha
sentito
lo
ha
subito
dimenticato."
M:
"Troppo
lontano
per
preoccuparsene."
A: "Esatto. Ora devo essere
vittima di discriminazioni e
insulti solo per la mia religione.
Mi chiedo solo perché devo
soffrire solo perché credo? Io
credo in un dio buono, che mi
guida a comportarmi bene,
seguendo valori giusti, non in un
dio che mi ordina di uccidere chi
è diverso da me come un
generale senza cuore. Allah non
vorrebbe mai questo. Il dio in cui
credo non è senza cuore, lui un
cuore lo ha ed è enorme, tanto
da amare tutti, anche chi è
diverso."
M:”E cosa vorresti dire a queste
persone che ti giudicano come
terrorista a priori?"
A: "Soltanto una cosa: non
odiatemi. Non disprezzatemi,
per quante differenze possono
esserci tra noi, io soffro come
voi, amo come voi e credo come
voi. Non guardatemi con
sospetto, non mettetevi contro di
me, contro i musulmani in
generale, perché questo è quello
che vogliono. Non fate il loro
gioco."
MARGHERITA
PALOMBARO
3 - ISIS: L’UMANITÀ STA
FINENDO ?
Una
sera del venerdì 13
novembre 2015 ci sono stati
diversi attacchi terroristici a
Parigi. Oramai la gente non può
più andare al ristorante o sentire
un concerto metal a teatro, che
rischia la vita. 129 morti e 433
feriti (di cui 80 gravissimi).
Centoventinove vite stroncate
all’improvviso, senza nessun
ritegno. Vite che non torneranno
più indietro. La maggior parte
delle vittime del Bataclan erano
minorenni. Loro non vivranno
mai più, le loro vite sono state
strappate non dal “Tristo
Mietitore,” ma da pazzi muniti di
bombe e kalashnikov che
uccidono in nome di Allah. E il
bello è che qualcuno ci crede.
Si pensa che tutti i musulmani
siano terroristi, che uccidono e
che siano matti. Ma non viene in
mente, nemmeno per un
secondo, che non tutti sono
così ? Non viene in mente che
solo una minoranza vuole
instaurare
una
dittatura
universale come settant’anni fa ?
Evidentemente no. Altri non
vogliono la dittatura, vogliono
essere liberi. Per questo, invece
di litigare come il gatto e il topo,
dobbiamo reagire. La soluzione
non è la guerra; non pensate che
sia
ora
di
potenziare
l'Intelligence ? E non credete che
sia l’ora di avere informazioni
precise ? Sì, è ora. Lo sapevate
che l’Italia compra il petrolio
dall’Isis perché costa poco?
Sapevate che l’America non
combatte veramente l’Isis ? Anzi,
forse lo aiuta pure. E sapevate
che noi diamo le armi all’Arabia
Saudita ? Che tanto decanta
d'essere nostro alleato, ma
consegna le armi all’Isis ?
“Perché ?”, vi chiederete voi.
Ebbene, i piani alti non vogliono
farci sapere la verità. Forse
perché hanno interessi da
tutelare; in realtà se si continua
con guerre, segreti e tradimenti,
si rischia veramente la dittatura.
Tutto questo che osserviamo,
purtroppo, non è un film.
MARTINA MALANDRA
4
–
LE
VITTIME
CAMBIANO, LA GUERRA
RESTA
Ancora oggi, nel 2016, era di
progresso,
traguardi
e
innovazione, ci troviamo a dover
mettere in discussione la
tolleranza, la giustizia e tutti
quei valori che ci siamo sempre
illusi di perseguire, a dover
scavare a fondo tra le menzogne
da cui veniamo sommersi,dai
pregiudizi, per poter davvero
capire cosa sta accadendo
intorno a noi. La Francia è stata
una delle ultime vittime di un
processo di intolleranza e follia
entrato a far parte della Siria l' 8
aprile 2013. Le origini del
gruppo terroristico islamista
risalgono ad "al-Qāʿida in Iraq"
(2004-2006), per combattere
l’occupazione
americana
dell’Iraq e il governo iracheno
sciita sostenuto dagli USA dopo
il rovesciamento di Saddam
Hussein. A partire dal 2012 è
intervenuto nella guerra civile
siriana contro il governo di
Baššār al-Asad e nel giugno 2014
l'attuale capo, Abu Bakr alBaghdadi ha proclamato la
nascita di un califfato nei
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 3
territori caduti sotto il suo
controllo. L'attentato del 13
novembre 2015 a Parigi è uno
degli ultimi esempi dei numerosi
attentati e morti di cui l'Isis, già
da tempo, è l'artefice. Dal 2011 al
2014 in Siria si registrano 200
mila morti,dal Marzo 2015 ad
agosto i morti sono 71.781 civili e
88616 combattenti. Ma come
mai di queste vittime non si
parla? Come mai tutti i gesti di
solidarietà fatti per l'attentato a
Parigi, e quello precedente in
America,non sono stati fatti
anche per le vittime siriane? I
terroristi
stanno
vincendo.
Hanno seminato caos, paura e
odio. La paura per lo straniero, il
pregiudizio verso il musulmano
ormai
è
all'ordine
del
giorno,quasi fosse legittimato. Il
colpevole è l'Islam. Ci siamo
dimenticati di tutti coloro che
sono stati uccisi in Siria
esattamente come le vittime
europee che tanto piangiamo.
non prendere parte contro o a
favore di sistemi culturali
millenari,basandoci solo su gli
avvenimenti più recenti,ma
leggendo la storia in modo
globale,ricordandoci
che
l'America ha avuto un ruolo
destabilizzante sui paesi del
Medio Oriente (già nel 1953 la
CIA appoggia un colpo di stato
iraniano e nel 1990 George Bush
invade
l'Iraq).
Guardiamo,
quindi, anche gli errori della
nostra società, che per troppo
tempo ha sfruttato le risorse
delle minoranze, e si è ricordata
di intervenire per risolvere il
problema del terrorismo solo
quando questo ci ha coinvolti
direttamente,
invadendo
il
nostro territorio. Abbattiamo
almeno una delle più antiche
cause della guerra,abbattiamo
l'ignoranza.
BENEDETTA URSINI
4 - GUERRA
situazione
esclusivamente
dall'ottica dei media (per i quali
la strage di Parigi sembrerebbe
un episodio tanto grave, quanto
isolato);
in
effetti,
tutti
dovrebbero rendersi conto di
quant'è grave la situazione
mondiale che, da tempo, non
riguarda solo il terrorismo
dell'ISIS.
Colpiti
dalla
ferocia,
dimentichiamo gli altri problemi
che affliggono l'umanità: la fame
nel mondo, i profughi che
arrivano ogni giorno in Italia sia
morti che vivi. Basta sangue,
basta
lacrime,
basta
urla
strazianti di una madre che ha
perso i figli, mettiamo un punto
a questa brutta storia ! Le
controversie si possono risolvere
anche in modo pacifico; perché
dobbiamo per forza fare la
guerra ?
ANDREEA CHIRILÀ
MONDO GLOBALE
1 - IMMIGRATI
"L'uomo ha inventato la bomba
atomica ma nessun topo al
mondo costruirebbe una
trappola per topi” (A. Einstein)
Quello che sta succedendo in
''Siamo stati aggrediti, ora
saremo spietati su tutti i
fronti”,queste sono le parole di
Francois Hollande che decide di
intervenire
militarmente
insieme a tutti gli Stati che
hanno accolto l'appello. Sembra
che la guerra e l'odio razziale
siano la soluzione,ma sono
davvero soluzioni nuove ed
efficacie?
Dopo
l'attentato
terroristico dell'11 Settembre
negli USA abbiamo risposto
bombardando,
causando
1milione di civili iracheni morti,
220 mila civili afgani, 80 mila
civili
pachistani,
ma
il
terrorismo sembra più forte di
prima e le vittime tornano ad
essere sempre e solo i civili.
Proviamo,invece,a mettere da
parte il nostro etnocentrismo e
questi ultimi anni è una
situazione che fa spavento;
uomini che uccidono uomini,
fame, miseria e povertà. Si dice
che questo sia il 21° secolo di
innovazione, nuove scoperte
tecnologiche e purtroppo anche
l'epoca di armi sempre più
avanzate e perfezionate. Il 21°
dovrebbe essere un secolo di
pace di amore, non di guerre, di
lacrime, di fame e di morte. Ci
sono persone che usano armi
ultimo modello ed io mi chiedo:
come riescono a dormire
sapendo che stanno alimentando
atrocità senza pensare al futuro
dei loro figli che vivranno in un
mondo di guerre ? È una
situazione vergognosa: tutti
parlano, si dispiacciono, ma
nessuno fa nulla di concreto per
mettere fine a questo terrore
dilagante.
Non
bisogna
considerare la gravità della
Il problema dell'immigrazione
in questi ultimi anni sta
diventando sempre più evidente;
in Italia, ogni giorno arrivano
migranti; non arrivano in aereo,
in treno o in macchina, ma
arrivano con dei barconi per
mare, non arrivano da paesi
sviluppati
come
quelli
occidentali … bensì dalla Libia e
Siria dove ci sono le guerre e le
donne e gli uomini vengono qui
per assicurare un futuro migliore
ai propri figli, ma non sempre è
possibile perché i barconi sono
super affollati e molti muoiono
cadendo in mare; molte volte ci
sono famiglie che partono unite
e si ritrovano a destinazione
senza qualche membro. Ne è
una testimonianza Aylan il
bambino morto sulla spiaggia
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 4
insieme al fratello Galip di 5
anni; immaginiamo il dolore
infinito che avranno provato i
genitori causato dal pensiero che
non
potranno
mai
più
abbracciare i loro figli. Noi ci
dovremmo vergognare: nel 2016
dobbiamo
vedere
queste
immagini e partecipare a questi
episodi atroci; noi occidentali
siamo tranquilli nelle nostre case
al caldo mentre ci sono persone
che negli stessi istanti muoiono
di freddo e di fame. Noi giovani
che ci lamentiamo e facciamo i
capricci perché non abbiamo
l'ultimo modello di smartphone
o l'ultimo modello di scarpe
della Nike proviamo a pensare a
quei ragazzi che sono felici se per
un pezzo di pane sul loro tavolo
da condividere con i loro
famigliari.
Visto quello che sta accadendo
noi
occidentali
dobbiamo
ritenerci soddisfatti del nostro
sistema di vita piuttosto che
lamentarci
di
quello
che
desideriamo
ancora
senza
minimamente pensare agli altri.
ANDREEA CHIRILÀ
MONDO GLOBALE TRA
MEMORIA E PRESENTE
1 - UN ADDIO ALLA
GUERRA O UN SEMPLICE
ARRIVEDERCI ?
12 Novembre 1989- 12 Novembre
2014: la fine di un incubo grazie
ai giovani.
Le nozze d' argento della caduta
del muro di Berlino
È
proprio
vero,
sono
già
passati ben 25 anni da quando
tutti gli abitanti di Berlino Est e
Berlino
Ovest
si
sono
felicemente rincontrati. Quel 9
Novembre 1989 a Berlino
pioveva a dirotto. I cittadini
vagavano sotto la pioggia
increduli,
non
riuscivano
minimamente a credere ai loro
occhi: la frontiera era stata
abbattuta. Tutto partì il 18
Ottobre 1989 dove Honecker,
capo di Stato e del partito
comunista della DDR si dimise e
lasciò il posto a Krenz, che disse
di essere entrato in carica solo
"per mantenere la sovranità
statale della DDR". Il popolo
protestava nelle piazze e gridava:
"Wir sind das Wolk!", "Noi simo
il Popolo!", parole che, da quel
12 Novembre, non vennero più
pronunciate perché quel colosso,
lungo 155 km venne abbattuto,
fu cancellato dalla 'faccia' della
città e la Germania fu di nuovo
unita.
Ora, del muro di Berlino, non
rimane
che
un
piccolo
frammento di 1,3 km. E' noto a
tutti come East Side Gallery, l'
esposizione d'arte all' aperto più
grande del mondo, ma anche
una delle poche testimonianze
della recente storia tedesca.
Moltissimi artisti di varie
nazionalità, celebrano la caduta
del muro decorrando la parte
rimanente
con
oltre
150
coloratissimi murales. I graffiti
più famosi nel mondo sono:
"The
Mortal
Kiss"
che
rappresenta
il
bacio
tra
Honecker e Breznev, scambiatosi
nel 1979, e la Trabant, simbolo
dell' ex Germania dell' Est, che
sfonda il muro.
BENEDETTA TRABUCCO
2 - 27 Gennaio 1945: LA
MEMORIA
DELLA
LIBERTÀ
27
Gennaio 1945, i carri
armati dell’esercito sovietico
liberano migliaia di ebrei
dall’inferno. Un inferno durato
sette anni, sette anni di agonia,
di timore, di paura, e di
sofferenza. Ora siamo nel 2016
dove noi ragazzi non ci
accorgiamo veramente di quanto
terribile fu quel folle sterminio
perfettamente “razionale” della
seconda guerra mondiale, forse
perché molto lontano da noi, dal
nostro mondo e dalla nostra
epoca. Io ho assistito ad uno
spettacolo teatrale (“Ceneri”
dell'Associazione
DEPOSITO
DEI SEGNI ONLUS) che è stata
una lezione di vita. Due attori
eccellenti
hanno
fatto
comprendere, a me e alla mia
classe, cosa è stata veramente la
seconda guerra mondiale, dove
gli ebrei non erano più uomini,
ma scheletri con la loro striscia
di
pelle
sottilissima
che
permetteva di contare le ossa.
Negli spezzoni di filmati,
durante lo spettacolo, ho visto
negli occhi delle donne solo la
disperazione di non avere più i
figli al loro fianco e di non
sapere se i loro mariti fossero
vivi. Ho visto bambini strappati
dalle braccia delle madri,
malnutriti e scheletrici. Ho visto
cadaveri di uomini presi con
ruspe come fossero terra. Non ci
sono parole per descrivere questi
anni; soltanto la memoria va
conservata per poter trasmettere
alle future generazioni l’idea che
non esistono “razze” superiori,
bensì un’unica “razza”: quella
umana. Di tutti i popoli non
dovrà essere più calpestata la
dignità, ad ogni uomo non si
dovrà mancare di rispetto,
perché tutti siamo diversi e
speciali, ognuno a modo suo, ed
è ciò che rende bello il mondo.
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 5
ANDREEA CHIRILÀ
3 - PENSIERI
L’atrocità degli uomini non è
paragonabile a nulla.
Il ricordo deve rimanere sempre
vivo. Il ricordo di quella strage di
innocenti; di persone che
amavano il loro stesso sesso, che
erano parte di una minoranza
etnica: questa non è vita, questo
non è rispetto. Trattati come
animali, senza più nome, senza
più dignità; solo un numero.
Solo uno dei tanti numeri. Più di
sei milioni di vite stroncate
senza colpa. Uomini, donne,
bambini, anziani, uccisi senza un
vero e proprio criterio. Sfruttati
per i lavori più pesanti e umiliati
nella loro persone. C’era solo
odio, odio e onniscienza. Questa
è storia, parte di noi, della nostra
memoria.
BENEDETTA TRABUCCO
4 - DISPERAZIONE
Sei milioni di ebrei, gitani ed
omosessuali morti per mano di
pazzi.
Sei milioni di persone sofferenti
e disperate. Il fumo nero sale:
gente che ride e gente che
muore.
MARTINA MALANDRA
MONDO GLOBALE
CULTURE
1 - BIHAKU: QUANDO LA
BELLEZZA È
UN’OSSESSIONE
Il
Sol
Levante,
Paese
che
nonostante la grande tecnologia
dovuta alla globalizzazione e
all’occidentalizzazione
,
mantiene immutate tradizioni e
ideali di bellezza vecchi di
migliaia di anni. E’ proprio di
questo oggi ne parleremo.
Un’ideale
di
bellezza
in
giapponese si indica con la
parola BIHAKU ( BI= bello,
HAKU= bianco). Infatti i
giapponesi,
soprattutto
le
femmine, sono letteralmente
ossessionate ad avere una pelle
bianca come la porcellana,
associata a concetti di purezza e
nobiltà.
Giappone).
Le
giapponesi,
insomma, dedicano molta cura
alla propria pelle. E qui mi
chiedo: “Quanto tempo dedicano
a far felici sé stesse, invece del
loro futuro (o attuale) marito?”.
MARTINA MALANDRA
MONDO GLOBALE
CULTURE
2 - ESPERIENZE
L'acqua non parla, ascolta
l'acqua non scaccia, abbraccia
l'acqua non giudica, conosce
l'acqua non ostacola le
differenze, le appoggia
Al contrario della carnagione
abbronzata, considerata “brutta”
perché sinonimo di lavoro umile
all’aria aperta. Per questo le
giapponesi hanno una cura della
pelle maniacale, inoltre due volte
al giorno (una la mattina e una
la sera) si dedicano al “layering”,
parola inglese che significa
“sovrapposizione di strati”. I
procedimenti sono sette: 1) Il
démaquillage con l’olio, 2) La
detersione, 3) La lozione, 4) Il
siero, 5) Il contorno occhi, 6) La
crema da giorno o da notte, 7) Il
balsamo labbra. Nelle giornate
calde passeggiano con l’ombrello
e
al
mare
si
coprono
completamente. “Tutto questo
perché?”, vi chiederete voi.
Ebbene lo fanno per essere prese
in moglie. Per i giapponesi,
infatti, il viso candido e rotondo
è un elemento di seduzione
irresistibile. E anche dopo il
matrimonio devono avere una
pelle perfetta, per essere motivo
di orgoglio del marito. Secondo
loro, è anche utile perché ci si
regala del tempo per curare la
nostra
pelle.
Le
ragazze
giapponesi sono felici di sentirsi
dire: ”Hai la pelle come un
mochi!”. (Il mochi è un cremoso
dolce di riso tipico del
Queste
poche righe possono
sembrare banali e forse è così,
ma queste sono le emozioni che
mi vengono in mente quando
penso all'importanza che il
nuoto ha nella mia vita.
Questo sport per me non è una
semplice attività fisica, ma è un
modo per dimostrare che le
differenze
possono
essere
considerate un arricchimento e
che anche chi ha un qualunque
problema fisico può cercare di
trarre il meglio dalle "carte" che
la vita offre.
"Se puoi sognarlo, puoi farlo."
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 6
MARIA DE NICOLA
MONDO GLOBALE
CULTURE
3 - VERBA VOLANT,
POESIA MANENT
“Muoiono i poeti ma non
muore la poesia
perché la poesia è infinita
come la vita.”
(Aldo Palazzeschi)
Il
suo fascino enigmatico ed
armonico sin da piccoli ci ha
sedotto. Le sue rime e i suoi
personaggi ci hanno da subito
colpiti, accompagnando da allora
le nostre vite; ma la poesia,
portavoce di secoli di storia, è in
crisi. Così scrivono critici e
letterati in giornali, riviste e
blog. La maligna voce serpeggia
tra gli addetti al settore, che
additano la colpa a questa sciatta
società che ha creato generazioni
apatiche
e
insensibili,
menefreghiste della cultura e del
mondo che li circonda. Dalle
loro torri d’avorio i grandi
autori, critici, saggisti ed esperti
hanno celebrato il funerale della
poesia, ciechi però di ciò che
accadeva al di fuori della torre,
dove essa è più viva che mai.
Proprio sotto la torre, e quindi
impossibilitati ad assistere data
la loro visione “così alta”, la
poesia cresce e si evolve,
illuminata dalla luce di un nuovo
giovane Sole. “La poesia non è
morta” gridiamo noi giovani
tutti insieme, consci della sua
evoluzione, della sua presa
sociale e politica e della sua
nuova diffusione.
La bugia più grande che possa
essere detta è che non si leggono
poesie. Forse una decina di anni
fa, ma adesso sui social network
e sulle riviste si nota molto
interesse per la poesia, per poeti
come Bukowski, Baudelaire,
ecc.... Forse è un interesse
superficiale, ma almeno tra i
giovani si leggono poesie e le
ricontestualizzano, perché essi si
riconoscono nelle situazioni di
angoscia tipiche di alcuni autori.
Secondo i dati rilasciati dalla
Nielsen, nel 2014 le opere
poetiche hanno avuto un
aumento delle vendite del 6%
rispetto al 2013. Probabilmente
il clima attuale di crisi
economica e sociale ci ha fatto
riavvicinare ai versi dei grandi
autori, c’è stata una presa di
coscienza nei confronti del
baratro culturale in cui è sceso il
nostro Paese. Anche nelle scuole,
i giovani sono sempre più
attratti dalla poesia e sono
esortati a scriverne. Autori come
Pennac compiono opere di
avvicinamento alla lettura e alla
poesia, viste come elementi
sociali di grande importanza. Le
poesie esercitano ancora il loro
fascino
originario,
saranno
sempre gemme da decifrare che
ci rimangono impresse nella
mente.
I libri di poesie continueranno
ad affollare le nostre librerie, ad
occupare i nostri comodini, ad
essere aperti e farci rimanere
colpiti dai loro versi. Ciò di cui ci
lamentiamo spesso è la poca
popolarità e l’apparente scarsa
produzione poetica dei nostri
tempi, ma il problema di fondo
risale nella morale della società
attuale. La moderna società non
ammette il “politically incorrect”
e l’ “explicit content”, i prodotti
che vengono marchiati di queste
etichette sono sempre ai margini
della società, fuori da spettacoli
televisivi o dall’elite letteraria.
Questa censura non fa altro che
troncare la vena ispirativa e
spontanea della poesia, che non
si pone limiti. I poeti molto
spesso sono accantonati se osano
esprimere pareri contrastanti o
prendere
chiare
posizioni
politiche. Un chiaro e recente
esempio è il processo che vedeva
imputato il poeta Erri De Luca,
per alcune sue dichiarazioni
contro la TAV. Il fatto dovrebbe
far comprendere la situazione
tragica in cui versa la libertà di
espressione in Italia, al punto
che si voleva rinchiudere per 8
mesi uno dei più importanti
scrittori italiani degli ultimi 20
anni per una sua dichiarazione
scomoda. Numerosi classici
poetici all’epoca della loro
pubblicazione furono ritenuti
oggetti di scandalo, le poesie più
famose sono diventate tali
poiché erano per i loro tempi
rivoluzionarie, era il nuovo che
avanzava e apriva la strada verso
il futuro. Tappare la bocca ai
poeti, questo è il più grande
autogol che uno Stato o una
comunità può fare per vedere
affossare
completamente
il
panorama letterario.
Bisogna promuovere la libera
espressione,
in
qualunque
forma, affinchè si torni ad essere
la terra dei poeti, la terra di
Dante, Petrarca e Boccaccio. La
poesia oggi non è più inchiostro
su pagine di volumi di
sproporzionate dimensioni, ma
sono anche i versi che
accompagnano le melodie più
disparate, che siano chitarre o
che siano sintetizzatori.
La poesia ha conquistato il
campo
della
musica,
ma
qualcuno continua a chiudere un
occhio, eppure sono 50 anni che
il cantautorato sforna poetiche
che nulla hanno da invidiare alle
poesie “classiche”. I testi
musicali spesso sono considerati
di serie B, solo negli ultimissimi
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 7
anni qualcosa sta cambiando,
con l’aggiunta di alcuni brani
nelle antologie scolastiche (De
Andrè, Dalla, Bob Dylan…).
Vorrei ricordarlo a chiunque
proclami la morte della poesia,
che i testi dei grandi cantautori
italiani e non, sono meritevoli di
essere considerati poesia e sulla
scia dei grandi autori il
fenomeno della musica d’autore
sta sempre più prendendo piede.
Numerosi cantanti si cimentano
nella stesura di testi impegnati,
con risvolti poetici, riuscendo a
ridare importanza al testo, che il
mercato musicale pop cerca
sempre più di sminuire a favore
della ritmica. Inoltre sempre più
spesso nei testi vengono citati
poeti
e
grandi
scrittori,
contemporanei e non solo. Un
esempio recente è l’album “Pop
up” di Luca Carboni, nel quale
per stessa ammissione del
cantante vengono citati Jacques
Prèvert e la polacca Szymborska
(Nobel per la letterature 1996).
Murubutu è un rapper che ha
pubblicato 3 album hip-hop
completamente
rivestiti
di
poesia, ma non s’intende
solamente i contenuti bensì
anche di metrica e rime. Il suo
genere
unico,
definito
letteraturap, è un misto di
poesia, musica e storia: quando
non è su un palco, Murubutu è
infatti il professore di filosofia e
storia di un liceo classico. A
coloro che storcono il naso a
questa nuova evoluzione della
poesia, vorrei ricordare che la
poesia stessa nasce come forma
di trasmissione orale, per poi
evolversi nella forma scritta per
avere
maggiore
diffusione.
Analoga situazione attuale, nella
quale la musica torna nella sua
forma orale per avere una
diffusione più ampia.
Nell’analizzare la poesia nel
corso del tempo si è chiaramente
notato che essa si evolve, ma per
evolversi e continuare a vivere
non ha bisogno di limiti o di
censure. La poesia è viva,
bisogna solamente coglierla
perché essa si nasconda dentro
una
canzone,
dentro
le
intrinseche parole di un libro che
a
prima
vista
pare
incomprensibile. Ma la poesia
c’è, è universale, ce n’è tanta
dentro un’opera di Shakespeare
quanto in una ballata di Bob
Dylan, dobbiamo imparare a
riconoscerla e ad apprezzarla.
Cari letterati, continuate a
sproloquiare nei vostri circoli,
nei vostri giornali; qui sotto nel
mondo reale, nel mondo vissuto
noi continuiamo ad emozionarci
ancora davanti la poesia e, che
sia un inno politico o una
canzone
pop,
continuiamo
ancora a credere nella sua
bellezza.
FEDERICO
ACCONCIAMESSA
MONDO GLOBALE
CULTURE
3 - POLITICA
La nostra tradizione politica ha
mandato avanti diverse correnti
di pensiero, discordanti, simili,
affini
e
contraddittorie.
L'avanzare di una società
odierna sviluppata non ha fatto
in modo che le menti umane si
ponessero il problema di cosa
possa
essere
l'arte
del
"politicare",
chi
siano
i
politicanti e chi i politici.
Ebbene, sembrano parole quasi
errate, ma ci sono da fare delle
precisazioni, dei chiarimenti e
delle delucidazioni: l'arte del
"politicare" esiste, così come
esistono i politicanti ed i politici,
ed a loro volta esistono coloro
che tentano di seguire questa
strada, vi entrano non si sa in
quale maniera e vi rimangono
per molto tempo, nonostante
non sappiano concretizzare le
loro opere. La politica, come la
vita, può essere una meravigliosa
opera d'arte, se attuata seguendo
le regole dettate dall'ideologia,
dal popolo, dal pensatore e
dall'azione. L'arte del politicare è
una delle forme artistiche più
arcaiche, che getta le sue basi
nella preistoria, per poi essere
perfezionata dai romani. Come
per la pittura e per il teatro,
questa branca artistica deve
avere degli esponenti che
guidino le varie fazioni, le varie
correnti ideologiche. L'operato
politico è come un quadro: se
dipinto bene, è un qualcosa di
meraviglioso, ma se viene
dipinto male, risulta un'opera da
bancarella ambulante. L'arte del
"politicare" non si può spiegare,
così come qualsiasi altra forma
artistica. Se chiedessimo ad un
pittore di spiegare cos'è per lui la
pittura, egli non saprebbe
rispondere a dovere.
Ma la cosa che accomuna
qualsiasi forma artistica è una:
creare un'opera che susciti
emozioni,
sensazioni,
stati
d'animo.
Difatti,
possiamo
chiedere ad un artista di
descriverci un'opera, ma non di
descriverci la branca artistica a
cui appartiene, poiché oramai il
nostro mondo tende puramente
a categorizzare qualsiasi cosa,
tralasciando il fatto che ogni
tanto dovremmo fermarci per
qualche secondo ad osservare e
ad essere critici. La volontà
nostra, quindi, dovrà essere
quella di (ri)dare un nuovo volto
a quella che è una delle forme
artistiche più arcaiche: la
politica.
Non esistono semplicemente
politicanti e politici, ma anche
falsi interpreti, o impostori, e
copioni.
Un pittore che dipinge un
quadro orrendo, ad esempio, è
un falso interprete, che non ha
nulla a che fare con la pittura; un
pittore che copia pari pari
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 8
un'opera, minore o maggiore
d'importanza, è un copione che
può avere fortuna. Passiamo,
invece, a coloro che realmente
sono destinati a questa branca
artistica: politicanti e politici. I
politicanti sono i praticanti della
politica, che interessatisi a
questa forma d'arte, cercano di
imparare dai loro maestri,
oppure,
scelta
saggia
ma
rischiosa,
di
formarsi
da
autodidatta. Una volta che la
formazione è completa si può
diventare politici, e di politici
veri e propri ne esistono
veramente pochi. Il termine
"politico"
riferito
alla
professione è stato spesso
stuprato da falsi interpreti che
non hanno saputo realizzare una
meravigliosa opera d'arte, opere
realizzate dai grandi condottieri
del passato come, ad esempio,
Giulio Cesare. Il mestiere del
politico è un mestiere strano,
ambiguo,
che
dovrebbe
rispettare i canoni standard degli
artisti: Michelangelo veniva
pagato per il suo lavoro e,
soprattutto, quando lavorava.
Un buon politico, quindi, non
dovrebbe riempirsi di privilegi e,
cosa più importante, dovrebbe
ricevere una paga giusta, onesta,
a seconda del lavoro che ha
svolto per la comunità. La stessa
cosa è per l'arte della pittura: gli
affreschi di Michelangelo nel
Vaticano non sono stati un
semplice lavoro, o una pura
richiesta da parte di un esperto,
ma un servizio per la comunità
mondiale, poiché il suo operato è
apprezzato tutt'oggi. Così deve
essere anche per il politico: a
seconda del buon lavoro svolto
deve percepire un salario che
deve corrispondere a ciò che
artisticamente ha creato per la
nazione. Discorso che, ai giorni
nostri,
risulta
alquanto
complicato, se non impossibile
da affrontare, poiché gli elettori
hanno perso la fiducia e si
rifanno alle classiche frasi
dell'uomo medio, quale quella
del dire che "sono tutti uguali,
rubano tutti", anche se così non
è o non dovrebbe essere.
La forma d'arte politica è la più
difficile da mettere in pratica, e
difficile è essere tranquilli se non
si fa di tutto per soddisfare le
richieste che vengono dal basso.
A
questo
punto,
bisogna
diffidare e riflettere su chi siano i
veri politici, i politicanti in
formazione e gli impostori.
Dell'ultima categoria il mondo
ne è pieno e piena ne è la classe
politica. Le ideologie sono state
stuprate dagli impostori, dai falsi
interpreti, poiché è diventato
tutto
così
confuso.
Se
chiedessimo ad un liberale di
spiegarci
il
concetto
di
liberalismo e se chiedessimo, al
tempo stesso, ad un democratico
di spiegarci il concetto di
democrazia, ci risponderebbero
in una maniera molto simile, se
non uguale. Stessa sorte se
chiedessimo
ad
un
democristiano di spiegarci il
concetto
di
cristianesimo
democratico
e
ad
un
conservatore di spiegarci il
concetto di conservatorismo. Ed
è per questo che, dalla fine di
una vecchia idea di far politica,
dovrebbe sorgere una nuova
idea, un nuovo ideale, una nuova
ideologia, anche se quest'ultima
frase viene spesso ripetuta,
lasciando le parole al vento,
poiché spesso si rischia di
divenire nuovi impostori politici,
ma tutto è affidato al caso, e noi
non pensiamo ad altro che al
buon senso ed al bene della
nostra nazione.
MANUEL DI PASQUALE
LETTERARTURE:
RECENSIONI
1 - LEGGENDO LA
LIBERTÀ…
Recensione: “Il Mio
Splendido Migliore Amico”
di A. G. Howard
Salve amanti di libri, oggi vi
recensirò un libro davvero
spettacolare: “Il Mio Splendido
Migliore Amico” di A. G.
Howard.
Titolo originale: Splintered
Serie: Splintered #1
Prezzo: euro 9,90
Pagine: 408
Genere: fantasy, paranormal,
young adult
Editore:
Newton
Compton
TRAMA:
Alyssa Gardner ha il dono di
poter sentire i sussurri dei fiori e
dei bruchi. Peccato che per lo
stesso dono sua madre è finita in
un ospedale psichiatrico. Questa
maledizione affligge la famiglia
di Alyssa fin dai tempi della sua
antenata Alice Liddell, colei che
ha ispirato a Lewis Carroll il suo
Alice nel Paese delle Meraviglie.
Chissà, forse anche Alyssa è
pazza, ma niente sembra ancora
compromesso, almeno per ora.
Quando la malattia mentale
della
madre
peggiora
improvvisamente, Alyssa scopre
che quello che lei pensava fosse
solo finzione è un’incredibile
verità: il Paese delle Meraviglie
esiste davvero, è molto più
oscuro di come l’abbia dipinto
Carroll e quasi tutti i personaggi
sono in realtà perfidi e
mostruosi. Per sopravvivere,
Alyssa deve superare una serie di
prove, tra cui asciugare il lago di
lacrime di Alice, rimanere
sveglia all’ora del tè soporifero,
domare un feroce Serpente. Di
chi potrà fidarsi? Di Jeb, il suo
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 9
migliore amico, di cui è
segretamente
innamorata?
Oppure dell’ambiguo e attraente
Morpheus, la sua guida nel
Paese delle Meraviglie?
RECENSIONE:
<<Ricaccio indietro un grido a
fatica.
La
crinolina
probabilmente
serve
a
nascondere l’addome globoso e
le filiere, le ghiandole con cui ha
creato
questa
galleria
di
ragnatele>>.
G. Howard, Il Mio Splendido
Migliore Amico.Chiunque legge
questo
libro
rimane
piacevolmente affascinato, come
se avesse una forza attrattiva che
spinge a non staccare la faccia
dal libro. Letteralmente.
La protagonista, Alyssa, è una
ragazza molto complicata: fin da
quando era piccola ha subìto
vessazioni dai suoi compagni di
classe perché imparentata con
Alice, il misterioso “dono”
tramandato dalle donne della
sua famiglia ha fatto impazzire la
madre e un padre distrutto dal
dolore. Nonostante tutto, non ha
ceduto mai, in parte per il padre
e in parte per il suo migliore
amico, per cui prova qualcosa di
più di una semplice amicizia.
E’
una
ragazza
forte
e
determinata, e nemmeno il
Paese delle Meraviglie riesce ad
intimorirla. Per quanto riguarda
Jeb, lo si può trovare un
personaggio dolce, ma stupido.
Si pensa che se ami una persona,
perché mettersi con un’altra
invece di confessare i sentimenti
una volta per tutte? Lo fai per
“proteggerla”? Tutte scuse.
Riguardo
Morpheus,
personalmente,
lo
amo.
Nonostante i suoi inganni, non si
riesce ad odiarlo. Si vede solo
una “persona” innamorata di
Alyssa, ma troppo concentrato a
salvare la madrepatria, da
trascurarla sotto il profilo
sentimentale.
Tutto questo, combinato con un
Paese delle Meraviglie macabro
e oscuro, creano un mix
esplosivo. Lo stile di scrittura
della Howard è fluido e ricco di
descrizioni dettagliate, ma senza
esagerare. In sintesi: è una
lettura
scorrevole
ed
elettrizzante, con un ritmo
incalzante
e
mai
noioso.
Considerando il prezzo, è un
vero e proprio affare!
episodi più frequenti: liti e
battibecchi tra due fandom
(gruppi di persone che seguono
lo stesso artista) che si
offendono a vicenda, come se
fossero
dei
bambini
che
confrontano i loro giocattoli.
MARTINA MALANDRA
Ma la musica non è solo questo.
La musica è libertà. La musica è
la colonna sonora della nostra
vita. Molti ragazzi la utilizzano
come sfogo, come rivincita,
magari verso quelle persone che
li avevanosminuiti o abbattuti,
impegnando tutti loro stessi
nello studiare uno strumento e
coltivare il grande sogno di
diventare qualcuno ed entrare a
far
parte
della
musica.
Altrettanti sono i ragazzi che
suonano, cantano o ascoltano la
musica per svago, per rilassarsi
dopo una giornata di studio o di
lavoro.C'è anche chi lo fa solo
per passione e per divertimento;
chi lo fa per gioco e chi per
lavoro. La musica è un mondo
parallelo, un mondo più bello di
questo, un mondo vero.
BENEDETTA TRABUCCO
2 - LA MUSICA: FONTE DI
ISPIRAZIONE E DI VITA
PER I GIOVANI D'OGGI
E vivremo con le cuffie nelle
orecchie, ascoltando parole di
chi ci ha capito
senza bisogno di conoscerci.
Sugli autobus, nelle scuole, per
le vie del centro: è impossibile
non notare la moltitudine di
giovani con le cuffiette alle
orecchie. E' ormai affermato che
la maggior parte dei ragazzi si
affida
alla
musica
come
compagna d'avventure e come
passatempo, assumendo un
ruolo che va ben oltre il semplice
ascolto. Sin dagli anni sessanta,
con il grandissimo fenomeno dei
Beatles, è nata la figura dell'
"IDOLO".
Sbagliato o no, quel personaggio,
donna o uomo, ragazza o ragazzo
che sia, ruba un pezzo del nostro
cuore, della nostra mente. Sarà
l'aspetto fisico, il modo di
vestire, il timbro di voce... ci
affidiamo a quest' ultima come
nostra
fonte
d'ispirazione.
L'idolo è quella figura alla quale
teniamo come una sorella o un
fratello, che difenderemo fino
all'utimo, anche a costo di
discutere e non smettere mai
più. Sono proprio questi gli
3 - SANREMO: TEMPO DI
CAMBIARE
Come di consueta tradizione, è
tornato anche quest’anno il
Festival della Canzone Italiana,
meglio conosciuto da tutti come
Festival di Sanremo, dal nome
della località ligure dove si
svolge
il
concorso.
La
sessantaseiesima edizione del
Festival ha visto per il secondo
anno consecutivo la conduzione
di Carlo Conti, a cui è anche
affidata la direzione artistica.
Tra i partecipanti abbiamo avuto
20 “campioni” e 8 “nuove
proposte”, che impegneranno il
palco dell’Ariston da martedì 9
febbraio a sabato 13. Ripassando
brevemente la storia del Festival
nazional-popolare, Sanremo è
stata una tappa quasi “obbligata”
per ogni cantante che voleva
vendere dischi. Negli anni
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 10
‘50/’60 il palco vedeva le
comparse delle grandi voci della
musica italiana (Gigli, Pizzi,
Modugno, Villa…), finché verso
fine anni ’60 non si passa al
cantautorato leggero (Celentano,
Endrigo, Dalla…) e al beat
italiano (Dik Dik, New Trolls…).
Dagli anni ’80 viene introdotto il
playback nelle esibizioni e la
conseguente
soppressione
dell’orchestra, che spoglia il
festival della sua vera anima.
Dagli anni ’90 ricomincia la
risalita, segnando un cambio
anche nella scelta degli artisti,
pescando sempre più spesso nel
circuito alternativo (Elio e le
storie tese, Avion Travel,
Subsonica…). Come visto, nelle
ultime edizioni del Festival si è
cercato di attuare un ricambio
generazionale, portando in gara
artisti più giovani a discapito dei
“mostri sacri” della musica
leggera italiana, che come
vedremo tanto sacri non sono.
La lista degli esclusi degli ultimi
Festival comprende nomi noti
come Loredana Bertè, Matia
Bazar, Fausto Leali e tanti altri.
Inoltre
per
rendere
il
programma più aperto ai
giovani, si è pescato sempre più
spesso dai talent show come
Amici o X-Factor, o scegliendo
tra i nomi rappresentativi dei
generi musicali più in voga,
andando quindi su rapper di
ultima
generazione.
Uno
svecchiamento che in termini di
ascolto ha aiutato molto il
Festival: dati Auditel alla mano,
l’edizione del Festival 2015 ha
avuto uno share del 48% (quasi
un
italiano
su
due
era
sintonizzato nella visione dello
show, risultata la più vista dal
2005), e uno share del 50% nella
fascia 15-24 anni. I dati parlano
chiaro, la cura Carlo Conti ha
riportato in auge il concorso
musicale più famoso dello
Stivale. Ma in termini qualitativi
quanto ha guadagnato lo show?
Si sa, purtroppo Sanremo non
brilla per la grande qualità delle
canzoni proposte. Se negli anni
passati ha peccato per aver
escluso troppo spesso veri
pilastri della canzone italiana
(De Andrè, Battisti, Graziani,
Battiato…), ultimamente si può
rimproverare una scelta degli
artisti
troppo
dettata
dal
mercato
radiofonico
e
discografico.
L’industria
discografica
della
RTL,
comprendente numerosi artisti,
si è sempre più intromessa nella
selezione degli artisti in gara,
promuovendo propri cantanti.
Casi eclatanti degli ultimi anni
sono
il
secondo
posto
dell’improvvisato trio PupoFiliberto-Canonici (a cui è
seguita anche una protesta
dell’orchestra, che ha lanciato gli
spartiti in aria) o la scelta tra i
“Campioni” di Lorenzo Fragola,
il giorno successivo alla vittoria
di X-Factor. Ciò dimostra come
il Festival sia sempre stato poco
attento alla reale qualità degli
artisti, ma molto furbo nello
scegliere quali artisti potessero
avere più impatto commerciale.
Tale situazione sarebbe potuta
avvenire in concorsi come il
Festivalbar, ma in un concorso
che si dichiara il Festival della
Canzone Italiana, simili strategie
di marketing non sono ben
accette. Ultimamente si è visto
qualche movimento che ha fatto
ben
sperare,
come
la
partecipazione
dei
Bloody
Beetroots insieme a Gualazzi, o
di artisti del circuito alternativo
(Afterhours, Marlene Kuntz…)
che finalmente dopo decenni di
carriera sono stati notati dagli
arguti
critici
sanremesi.
Ovviamente l’alto share tra i
giovani è dovuto alla presenza
dei
cosiddetti
“artisti
del
momento” come Rocco Hunt,
Clementino o lo stesso Fragola, e
quindi ad un supporto al proprio
artista. La visione non è quindi
completa, ma si ferma al
momento del proprio idolo e
basta. Non sono considerati gli
altri artisti, non è considerato il
contesto puramente musicale,
ma viene considerato solamente
il momento del proprio cantante.
Ciò porta ad un appiattimento
culturale della scena sanremese
e del pubblico, il quale non sono
più in un rapporto critico e di
riflessione, ma in un semplice
rapporto di “tifo”. Il Festival di
Sanremo è uno dei pochi
momenti in cui la musica diviene
protagonista nella tv italiana e
non va sprecata così una simile
occasione, considerando che è
trasmesso anche in eurovisione.
Si ha a disposizione un’orchestra
di validissimi elementi, che non
sempre è usata al massimo delle
proprie potenzialità. Se Sanremo
vuole continuare ad essere un
evento di portata internazionale,
ha bisogno di un “ricambio
culturale”, che porti sul palco i
più promettenti artisti italiani
che troppo poco spazio trovano
nel nostro paese, asfissiati dalla
fredda industria discografica e
dalla poca cultura musicale
diffusa in Italia, ferma ancora ad
MTV. Come cantavano i Matia
Bazar, “c’è tutto un mondo
intorno” ma Sanremo pare
sfortunatamente che preferisca
starne ancora.
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 11
FEDERICO
ACCONCIAMESSA
CHIARA DI LUZIO
In occasione dell'uscita del primo numero di «VOLTA PAGINA» 2016, la Redazione presenta in
stampa alcune opere d'una giovane artista, Chiara Di Luzio, nata a Penne il 6 Giugno 1994; Chiara ha
frequentato l’ITCG “G. Marconi” di Penne studiando i primi due anni Turismo e gli ultimi tre
Ragioneria. Diplomata con un risultato di 91/100 ha deciso di non continuare i suoi studi in ambito
commerciale, ma di sviluppare la passione che ha sempre avuto per il disegno. Si è infatti iscritta subito
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 12
dopo le superiori alla Scuola Internazionale di Comics a Pescara, dove ha imparato nuove tecniche che
le hanno permesso di maturare molto come artista; tra quelle imparate, predilige e si rapporta meglio
con matita, acrilico, pastelli e penna. In futuro vorrebbe dedicarsi principalmente all’animazione nel
ruolo di character design, in quanto adora creare nuovi personaggi con diversi stili. Dell'artista sarà
allestita una mostra – presso l'Aula magna dell'Istituto – fruibile da tutta la comunità scolastica; si
potranno conoscere le opere di Chiara Di Luzio ed apprezzare la sua interessante interpretazione della
cultura nipponica.
In occasione dell'uscita del primo numero di «VOLTA PAGINA», la Redazione presenta in stampa
alcune opere d'una giovane artista, Chiara Di Luzio, nata a Penne il 6 Giugno 1994; Chiara ha
frequentato l’ITCG “G. Marconi” di Penne studiando i primi due anni Turismo e gli ultimi tre
Ragioneria. Diplomata con un risultato di 91/100 ha deciso di non continuare i suoi studi in ambito
commerciale, ma di sviluppare la passione che ha sempre avuto per il disegno. Si è infatti iscritta subito
dopo le superiori alla Scuola Internazionale di Comics a Pescara, dove ha imparato nuove tecniche che
le hanno permesso di maturare molto come artista; tra quelle imparate, predilige e si rapporta meglio
con matita, acrilico, pastelli e penna. In futuro vorrebbe dedicarsi principalmente all’animazione nel
ruolo di character design, in quanto adora creare nuovi personaggi con diversi stili. Dell'artista sarà
allestita una mostra – presso l'Aula magna dell'Istituto – fruibile da tutta la comunità scolastica; si
potranno conoscere le opere di Chiara Di Luzio ed apprezzare la sua interessante interpretazione della
cultura nipponica.
CHIARA DI LUZIO
“VOLTA PAGINA” - Numero 1 - Marzo 2016 - 13
ULTIM'ORA !
O
1LIMPIADI DI FILOSOFIA – XXIV EDIZIONE – A.S. 20152016 – SELEZIONI REGIONALI – Due studenti del Liceo statale G.
Marconi di Pescara – Bonfitto Sarah della Classe V “A” Liceo delle Scienze
umane e Acconciamessa Federico della Classe V “E” Liceo linguistico,
superando apposita selezione, hanno partecipato alla fase regionale delle
Olimpiadi della Filosofia in programma per il giorno 4 Marzo 2016 presso
il Liceo Scientifico “A. Volta” – Via G. Cirillo 22 – Francavilla (CH)
‫للغة والثقافة العربية‬
D
2 opo lunga gestazione organizzativa, presso il Liceo statale G.
Marconi di Pescara s’avvierà a breve il primo Corso di Lingua e letteratura araba. Nell’ambito delle
proposte d’attività integrative del P.O.F. d’Istituto per l’A .s. 2015/2016, agli studenti interessati sarà
proposta l’attività formativa d’alfabetizzazione linguistico-culturale con Docenti in possesso di
specifiche competenze, tra le quali anche l’abilitazione all’insegnamento della Lingua araba e,
eventualmente, madre – lingua, mediante apposita Selezione pubblica per titoli necessaria al
conferimento di incarico d’insegnamento da attribuire ad un esperto esterno. Nella certezza di
accoglimento dell’iniziativa, l’utenza scolastica di tutti gli Indirizzi di studio presenti – Liceo delle
Scienze umane / Liceo delle Scienze umane Opzione economico-sociale / Liceo linguistico – può
segnalare (Classe e n° partecipanti) tempestivamente al Docente che ha progettato l’attività e referente
d’Istituto, Prof. G. Dursi, l’adesione al Corso di Lingua e cultura araba. Fermo restando la peculiarità
formativa scolastica, l’iniziativa è rivolta anche ad utenze ulteriori, qualora le correlate iscrizioni siano
in numero sufficiente affinchè il Corso possa ampliarsi alla partecipazione di altre categorie sociali
interessate. L’iniziativa concorre alla promozione di eventi multiculturali in grado, come in questo caso,
di sviluppare la conoscenza e competenza linguistico-culturale nell’etnica reciprocità esperenziale, ma
anche di favorire, ad esempio, scambi significativi con apposita pianificazione di mostre interattive,
concerti, laboratori teatrali che attivino sul territorio un’autentica comunicazione interculturale
valorizzando e coordinando i gruppi e le realtà sociali già presenti.
A questo numero 1 di “VOLTA PAGINA” hanno collaborato:
FEDERICO ACCONCIAMESSA, ANDREEA CHIRILA, MARIA DE NICOLA, MARTINA
MALANDRA, MARGHERITA PALOMBARO, BENEDETTA TRABUCCO, BENEDETTA URSINI
Collaboratore esterno alla Redazione: MANUEL DI PASQUALE
► [email protected]
è l'e-mail dell'Ufficio stampa del
LICEO STATALE G. MARCONI e
della Redazione di
«VOLTA PAGINA – Dal Marconi alla città: la voce della scuola»
Distretto scolastico n° 12
Via Marino da Caramanico, 26
65100 PESCARA
Telefono 085 60856 – 62350
Fax 085 4518805
E-mail: [email protected] @pec.istruzione.it
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