Il Gabon vota, la Francia sceglie

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Il Gabon vota, la Francia sceglie
Il Gabon vota, la Francia sceglie
Venerdì 18 Settembre 2009 14:30
di mazzetta
La storia del Gabon è incredibilmente simile a quella degli altri paesi che componevano l'Africa
Equatoriale Francese prima che Parigi concedesse l'indipendenza alle colonie. Giunto
all'indipendenza, elesse il suo primo presidente, Leòn Mba, che presto rivelò tendenze
dittatoriali, chiudendo i giornali dell'opposizione e modificando la Costituzione in senso
presidenzialista. Sempre più violento e sempre più dittatore, Mba conobbe la rivolta dei
gabonesi quando cercò di sciogliere l'Assemblea Nazionale (il Parlamento) e instaurare un
regime a partito unico.
Rivolta presto sedata dalle truppe francesi di stanza nel paese, intervento che si ripeterà
identico nelle altre ex-colonie fino ai giorni nostri. Gli ultimi interventi del genere, negli ultimi anni
sono stati in Costa D'avorio, Ciad e Repubblica Centrafricana, ma hanno raccolto ben poca
attenzione. All'epoca la Francia sollevò roventi proteste internazionali, ma non le tenne in alcun
conto. Alla morte di Mba, nel 1967, salì al potere Omar Bongo Ondimba, che vi è rimasto fino
alla morte pochi mesi fa. Fine della storia del Gabon dal dopoguerra a oggi. L'ultimo capitolo,
quello più attuale, é relativo alla successione ad Omar Bongo ed è ancora in fieri. Per il
momento sembra che il testimone passerà a suo figlio Alì Bongo, che dicono abbia vinto le
elezioni.
Il Gabon è un paese grande quasi come l'Italia, con solo un milione e mezzo di abitanti, la
capitale Libreville ne conta cinquecentomila e, geologicamente, è un territorio ricco. Nonostante
la sua indubbia ricchezza, il paese é indebitato e gli abitanti non se la passano troppo bene.
Sembra che in più di quarant'anni al potere, Bongo abbia pensato soprattutto a sistemare la
famiglia, che infatti possiede o controlla le più importanti imprese del paese e proprietà enormi
anche all'estero, niente che potesse acquisire con i magri stipendi ufficiali delle pur numerose
cariche coperte dai familiari nei decenni.
Una ricchezza che non ha mancato d'attirare l'attenzione internazionale, tanto che in Francia
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hanno aperto un processo a Bongo e congelato alcuni dei suoi beni. Ma quella con la Francia è
una relazione che va oltre queste contingenze e così Alì Bongo ha potuto contare sul sostegno
di Sarkozy. La vittoria di Bongo jr consente agli interessi consolidati la maggiore tranquillità e tra
questi ci sono sicuramente quelli francesi.
Insieme al clan Bongo fanno affari Vincent Bollorè, Total e molti altri big della finanza francese,
le risorse del Gabon sono sempre finite in mani francesi a prezzi di favore. Una collaborazione
flessibile che ha saputo tenersi al passo con i tempi, così quando i maggiori acquirenti di
materie prime sono diventati i cinesi, Vincent Bollorè e Pascaline Bongo hanno costituito una
società (Gabon Mining Logistic) che si è assicurata il monopolio del trasporto delle risorse
minerarie. Pascaline Bongo è la figlia di Omar Bongo e ha gestito a lungo gli affari di stato, è
vicepresidente di Total Gabon, amministratrice della principale banca gabonese e con Bollorè
ha anche comprato la televisione 3A Telesud, uno dei pochi network televisivi panafricani, per
conquistare il quale ha fatto platealmente ricorso alla forza militare quando la forza del denaro
si è dimostrata insufficiente. In Gabon ci sono diverse televisioni e appartengono tutte a ministri
o alla famiglia Bongo, l'opposizione è confinata su Internet, il controllo del network serve ad
avere voce in altri paesi africani.
Alì Bongo invece è stato a lungo ministro della difesa e probabilmente il controllo dell'esercito è
stato decisivo nel promuoverlo alla successione del padre avanzando la quotatissima sorella.
Hanno giocato a suo favore anche le amicizie consolidate con la seconda generazione degli
autocrati coloniali di Francia, dal sovrano del Marocco al figlio del camerunense Wadè; Alì gode
di ottime relazioni internazionali ed è definito “inquietante” da più di un osservatore.
Il partito bonghista dominante ha comunque schierato ben quattro candidati alle presidenziali,
tra i quali anche il marito di Pascaline, che fa il ministro degli Esteri.
La finzione dominante vuole che nelle colonie francesi d'Africa si sia passati a regimi
democratici e al multipartitismo negli anni '90, ma la realtà testimonia che i vecchi dittatori
hanno passato indenni la prova e sono rimasti al potere con la collaborazione fondamentale di
Parigi, che anche sotto Mitterand ha sempre menato le danze con mano ferma e totale
mancanza di scrupoli.
Anche in questo caso il modello trova conferma nella cronaca, che registra maretta in Francia,
maretta causata da alcune sbavature nell'esecuzione di un copione che pure dovrebbe essere
conosciuto a memoria. Sarkozy è stato un po' troppo precipitoso a riconoscere la vittoria di Alì,
subito seguito a ruota dal sovrano del Marocco. Vittoria che è giunta dopo che i primi dati
parziali lo davano solo terzo, tra le richieste delle opposizioni di controlli sul processo elettorale.
Avrebbe raccolto il 41% dei voti con i due principali concorrenti (non di famiglia) fermi a un
identico 25% ciascuno, ma per Parigi i ricorsi annunciati dall'opposizione non hanno particolare
rilevanza. Gli osservatori internazionali che hanno validato le elezioni sono francesi (alcuni
elementi di destra dalla pessima reputazione) o inviati da altri paesi vicini, non esattamente
campioni di democrazia.
I gabonesi non l'hanno presa bene e a Port Gentil hanno dato fuoco a proprietà della Total e
scatenato la caccia al francese, tanto che i francesi sono stati evacuati dalla cittadina, l'esercito
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gabonese è schierato solo nella capitale a difesa delle “istituzioni. Le forze di sicurezza hanno
quindi sparato sulla folla che dimostrava nella capitale, anche se le proteste non erano violente.
Ci sono state manifestazioni a Parigi contro la Francafrique che è il termine che identifica il
sistema di dominio post-coloniale francese. Niente di originale, Parigi è spesso costretta a
evacuare in fretta i suoi in queste occasioni e non si stupisce nessuno.
Ciononostante, il signor Robert Bourgi ha cominciato ad apparire in televisione mettendo in crisi
il governo Sarkozy. Bourgi è avvocato e faccendiere di origine libanese che da anni riveste il
ruolo di collegamento tra Parigi e Libreville e, pur mandato in televisione per rinforzare la
pretesa di Sarkozy di essere al di sopra di qualsiasi sospetto, si è lasciato scappare il racconto
di accordi e di sostegni presidenziali al figlio di Bongo. La socialista Martine Aubry a quel punto
ha attaccato a testa bassa e accusato Sarkozy di sostenere le dittature invece di favorire lo
sviluppo delle democrazie e presto è stata seguita dal resto delle sinistre all'assalto dell'Eliseo.
Alì Bongo intanto dimostra che buon sangue non mente e ha già detto che non accetterà
accordi di governo di coalizione: il presidente eletto è lui, poco importa se non ha raccolto la
maggioranza dei voti e ancor meno l'esito dei ricorsi. Sarkozy può lamentarsi dell'imprevisto,
ma ormai è certo che il piano é andato a buon fine: l'opposizione non ha alcuna speranza di
scavalcare la volontà di Alì, già accolto con favore dalla comunità dei suoi pari africani. Solo un
improbabile confronto con la sorella Pascaline potrebbe indebolire la presa della famiglia sul
paese, ma se Alì si comporterà bene nei suoi riguardi, il sistema costruito dal padre potrà
proiettarsi nel futuro con ottime speranze di sopravvivenza, con grande soddisfazione di chi
attualmente ne guadagna.
Come sempre accade, le vicende nelle colonie francesi non sollevano la minima obiezione in
Europa, dove sembra che sia in vigore una specie di “eccezione francese” sulla politica
africana. In Africa l'Unione Europea resta al traino dell'iniziativa della Francia, che sembra agire
senza consultare nessuno, avendo in mente solo gli interessi di una ristretta cerchia di politici
nei due continenti. Un'eccezione fin troppo evidente, per non pensare che, prima o poi, l'Unione
Europea sarà chiamata a rendere conto, insieme alla Francia, degli intrighi che da decenni
piagano l'Africa e gli africani.
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