conservatori, produttori, complessi archivistici, strumenti di ricerca

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conservatori, produttori, complessi archivistici, strumenti di ricerca
Istituto Centrale per gli Archivi
Formazione frontale
500 giovani per la cultura
Schemi dei dati e standard
per le risorse archivistiche
3
(conservatori, produttori,
complessi
archivistici, strumenti di ricerca):
ISAD, ISAAR, ISDIAH, EAD, EAC-CPF
Stella Di Fazio
Roma, 5 giugno 2015
Descrizione archivistica
«Elaborazione di una esatta rappresentazione di una unità di
descrizione e delle parti che eventualmente la compongono
attraverso la raccolta, l’analisi, l’organizzazione e la
registrazione di informazioni che permettano di identificare,
gestire, localizzare e illustrare il materiale documentario e il
3
contesto e i sistemi di archiviazione
che lo hanno prodotto. Il
termine indica anche il risultato di tale processo»
ISAD(G), glossario
Per compiere «convenientemente» l’attività di descrizione è
raccomandabile fare riferimento a convenzioni, norme, regole,
strutture informative che siano riconosciute come standard, de
iure o de facto
2
Standard per la descrizione archivistica
Come conseguenza dell’adozione e dello sviluppo delle
tecnologie informatiche nel trattamento di materiale archivistico
il tema dell'elaborazione di standard per la descrizione ha
quindi finito con l’assumere un notevole rilievo, così come
l’esigenza di definire dei parametri logico-formali condivisi per lo
sviluppo di sistemi automatizzati
3
“Uno standard per la descrizione
archivistica può essere definito
come il complesso delle norme e delle convenzioni adottate da
una comunità di esperti con il fine di uniformare il
comportamento di coloro che creano le rappresentazioni e di
coloro che cercano rappresentazioni .”
[definizione tratta da M. Gianni, Rappresentazione e ricerca dell’informazione. Standard e
vocabolari controllati per la catalogazione dei beni culturali, in Standard, vocabolari
controllati, liste d’autorità. Atti del seminario, Milano, 25 maggio 1994, Regione Lombardia,
Settore Cultura e Informazione, Servizio biblioteche e beni librari e documentari, Milano
1995, pp. 9-23.]
3
Tipologie di standard
Secondo criteri di classificazione che prendono in esame il livello e
l’ambito di applicazione degli standard, si possono distinguere, tra
gli altri:
–standard di struttura (data structure standards): identificano la struttura
informativa delle entità appartenenti al dominio preso in esame , ne
definiscono gli elementi costitutivi e le relazioni reciproche, e facilitano lo
scambio di dati (ad es. EAD, EAC-CPF, e secondo taluni ISAD);
3
–standard di contenuto (data content standards): definiscono le modalità
di redazione degli elementi informativi identificati negli standard di struttura
(ad es. le Regole italiane per la catalogazione d’autore – e le AngloAmerican cataloguing rules, usate per la catalogazione dei libri, o il Manual
for archival description elaborato dagli archivisti inglesi);
–standard di valore (data value standards): definiscono il vocabolario dei
termini da usare per la descrizione di un determinato elemento informativo
e garantiscono la coerenza, l’uniformità e l’integrità dei termini adottati e la
reperibilità dell’informazione (liste, dizionari, thesauri);
4
Esperienze di normalizzazione
Stati Uniti - MARC
• La comunicazione e lo scambio dei dati bibliografici è
supportato dal formato MARC (MAchine-Readable
Cataloguing) promosso dalla Library of Congress: formato
generale per lo scambio on line di informazioni bibliografiche
tra istituzioni facenti parte di un network.
• La compilazione di schede descrittive prevede l’adozione di
3
specifiche regole: le Anglo American Cataloguing Rules
(AACR).
• MARC prevede formati specifici per le diverse tipologie di
materiali oggetto di descrizione: ad es. il MARC AMC
(Archives and Manuscripts Control) tratta informazioni relative
a materiale archivistico.
• Dal 1984 adottato dalla Society of American Archivists e altre
associazioni, con la Library of Congress.
5
Esperienze di normalizzazione
Stati Uniti - APPM
Inadeguatezza di AACR2 per la descrizione di materiale
archivistico  manuale di Steven Hensen, Archives, Personal
Papers and Manuscripts (APPM) , Chicago, Library of Congress
1983
• APPM – Obiettivi:
«(...) E’ opportuno e 3insieme auspicabile descrivere
materiali archivistici come parte di un sistema che cataloga
altri beni culturali come libri, film, periodici, mappe,
registrazioni sonore, grafici, ecc. (...) C’è una relazione
inestricabile tra tutti questi materiali che forma (o dovrebbe
formare) una sorta di rete senza strappi di informazioni per
la ricerca»
6
Esperienze di normalizzazione
Gran Bretagna: MAD
Archival Description Project guidato da Michael Cook
(1984): Università di Liverpool, Society of Archivists e
British Library
Manual of Archival Description (MAD)
3
• MAD – Obiettivi:
fornire principi guida per la redazione di
strumenti di corredo con un alto di grado di
uniformità e in grado di assicurare lo scambio di
dati tra repository diversi, indipendentemente
dall’uso delle tecnologie informatiche;
7
Esperienze di normalizzazione
Canada: RAD
Planning Committee on Descriptive Standards del Bureau of
Canadian Archivists (anni Ottanta) : definizione di norme per le
attività di descrizione archivistica
RAD – Obiettivi:
Approccio globale all’attività di normalizzazione:
 insieme di regole generali
3 che interessano l’intero ciclo di
vita dei documenti (visto come un continuum)
 standardizzazione delle procedure di descrizione
piuttosto che dei prodotti (cioè i diversi strumenti di
corredo)
 lo standard non è finalizzato alla creazione di un sistema
informativo automatizzato: questo viene visto come un
obiettivo secondario da raggiungere progressivamente e
comunque subordinato alla acquisizione di una matura
condivisione di principi generali.
8
Esperienze di normalizzazione
Italia
1966 Norme per la pubblicazione degli inventari
dell’Ufficio Studi e Pubblicazioni
3
I primi progetti
• la Guida generale degli Archivi di Stato italiani
• Anagrafe
9
La Guida generale
• Impostazione: metà anni ’60
• Pubblicazione: in 4 volumi (1981-1994)
• Scopo: costruire uno strumento per orientarsi in modo
uniforme nel paesaggio disomogeneo e diversificato delle
fonti conservate negli Archivi di Stato italiani, rendendole
3
finalmente accessibili e comparabili
a livello nazionale.
• Caratteristiche: struttura informativa omogenea,
sottopartizione in periodi storici, individuazione di massima
dell’istituzione (o della famiglia/persona) responsabile della
produzione delle carte; rigorose regole redazionali nella
descrizione delle informazioni e nella loro rappresentazione
tipografica  standardizzazione ante litteram
10
La Guida generale: sviluppi
Passaggio (impostato a partire dalla fine degli anni
Novanta) dalla carta ai bit:
• Recupero retrospettivo dei 4 volumi a stampa tramite
marcatura del testo in SGML/XML;
• Creazione di una banca dati pubblicata in rete (prima
versione nel 2000)
3
• Evoluzione della prima banca dati in un sistema in formato
XML conforme allo standard EAD
• Sistema Guida generale (2009): evoluzione dei dati
originari attraverso l’integrazione dei contesti storici
(accessibili tramite una ricca sequenza di carte storiche
collocate su una timeline) e dei profili istituzionali collegati ai
soggetti produttori (rappresentati secondo lo standard XML
EAC)
11
Anagrafe degli archivi italiani
Progetto nato tra 1990 e 1992, inizialmente limitato alle
Soprintendenze archivistiche per il censimento degli archivi
comunali, ecclesiastici e di enti pubblici e privati e esteso poi ad
alcuni Archivi di Stato.
La caratteristica di Anagrafe è aver tradotto criteri descrittivi
3
normalizzati in un tracciato per la raccolta dei dati.
Scopo: acquisire con il supporto informatico dati omogenei da
utilizzare a fini gestionali (coordinamento del servizio di sala
studio, delle attività di versamento e di sorveglianza) e di
fruizione (produzione di strumenti di ricerca).
12
Anagrafe: sviluppi
Evoluzioni a partire dall’esperienza Anagrafe
• realizzazione di sistemi di gestione informatizzata della sala
di studio negli istituti di conservazione;
• realizzazione di sistemi informativi a livello di singoli istituti o
di territorio;
3
• a partire da un recupero complessivo delle schede elaborate,
elaborazione concettuale e realizzazione del SIUSA
(Sistema Informativo Unificato delle Soprintendenze
Archivistiche)
13
Il panorama internazionale
L’attività della comunità internazionale: ICA
• 1990: commissione ad hoc (ICA/DDS) per la stesura di
regole di descrizione internazionali basate sulla parte
comune dei principali manuali nazionali esistenti: APPM,
MAD e RAD
Cronologia
1. Meeting per esperti in materia 3di standard descrittivi: Archivi
nazionali canadesi e ICA (Ottawa, 1988).
2. Costituzione di un gruppo di lavoro ICA per lo sviluppo di uno
standard internazionale di descrizione archivistica.
3. Incontro tra esperti per stabilire un piano di lavoro: ICA-UNESCO
(Parigi,1989)
4. Commissione ad hoc ICA sugli standard di descrizione (ICA/DDS)
(Wroclaw, 1990).
5. Comitato permanente ICA sugli standard descrittivi (ICA/CDS)
(Congresso internazionale di Pechino, 1996).
14
Il panorama internazionale
ICA/DDS -Obiettivi:
• assicurare l’elaborazione di descrizioni coerenti, appropriate
e auto-esplicative
• facilitare la ricerca e lo scambio di informazioni sul materiale
archivistico
• rendere possibile la condivisione di ‘dati autorizzati’
• rendere possibile l’integrazione di descrizioni ricavate da
istituzioni archivistiche diverse in un sistema informativo
3
unificato
Documenti ICA/DDS
• Statements of Principles Regarding Archival Description
• ISAD(G): General International Standard Archival Description
• ISAAR(CPF): International Standard Archival Authority
Record for Corporate Bodies, Persons and Families
15
Il panorama internazionale
Statement of Principles Regarding
Description: concetti e principi
Archival
• Principio del respect des fonds (e invito a definire
in ambito nazionale il concetto di fondo)
• Concetto di unità di descrizione
• Descrizione dal generale al particolare
3
• Recupero della provenienza
del materiale
archivistico descritto
• Ruolo delle chiavi di accesso (access points) e del
controllo di autorità (authority control)
16
Il panorama internazionale
ISAD(G)
Contestualmente allo Statement, nel 1992, viene adottato un
draft di un General International Standard of Archival
Description, ufficializzato nel 1994, concepito con lo scopo di
fornire alla comunità internazionale un quadro generale di
riferimento e criteri efficaci per l’elaborazione di descrizioni
archivistiche.
L’uso di ISAD (G) è previsto 3unitamente agli standard nazionali
esistenti o, in assenza di metodologie descrittive consolidate,
come base per lo sviluppo di standard nazionali
Prima edizione: Ottawa, 1994
Seconda edizione: Siviglia 2000
17
Il panorama internazionale
ISAD(G): principi generali
• qualunque ‘oggetto’ archivistico è parte di una struttura
complessa articolata in livelli gerarchici
• esigenza di adottare una tecnica di descrizione a più
livelli (multilevel description)
3
Regole della descrizione multi-livello
2.1 Descrizione dal generale al particolare
2.2 Informazioni pertinenti al livello di descrizione
2.3 Collegamenti fra le descrizioni
2.4 Non ripetizione delle informazioni
18
Il panorama internazionale
ISAD(G): Cosa non è
Le norme non costituiscono un tracciato, né
definiscono un formato di scambio
ISAD(G): Struttura 3
26 elementi descrittivi, ripartiti in 7 aree, che
combinati tra loro rendono possibile la
descrizione di qualunque realtà archivistica.
19
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
1. Area dell’identificazione
Informazioni essenziali per identificare l’unità di
descrizione:
• segnatura/e o codice/i identificativo/i
3
• denominazione o titolo
• data/e
• livello di descrizione
• consistenza e supporto dell’unità di descrizione
20
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
2. Area delle informazioni sul contesto
Informazioni relative alla provenienza ed alla storia
della sua conservazione:
• denominazione del soggetto produttore
3
• storia istituzionale/amministrativa, nota biografica
• storia archivistica
• modalità di acquisizione o versamento
21
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
3. Area delle informazioni relative al contenuto e
alla struttura
Informazioni relative al contenuto e all’ordinamento
dell’unità di descrizione:
• ambiti e contenuto 3
• procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
• incrementi previsti
• criteri di ordinamento
22
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
4. Area delle informazioni sulle condizioni di
accesso e utilizzazione
Informazioni relative alla disponibilità dell’unità di
descrizione:
3
• condizioni che regolano l’accesso
• condizioni che regolano la riproduzione
• lingua/scrittura della documentazione
• caratteristiche materiali e requisiti tecnici
• strumenti di ricerca
23
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
5. Area delle informazioni sulla documentazione
collegata. Informazioni relative all’esistenza di altra
documentazione che ha relazioni significative con
l’unità di descrizione:
3
• esistenza e localizzazione degli originali
• esistenza e localizzazione di copie
• unità di descrizione collegate
• bibliografia
24
Il panorama internazionale
ISAD(G): Stuttura
6. Area delle note
Informazioni particolari e informazioni che non
possono essere inserite in nessuna delle altre aree:
• Note
3
7. Area del controllo della descrizione
Informazioni relative a come, quando e da chi è stata
redatta la descrizione archivistica:
• nota dell’archivista
• norme o convenzioni
• data/e della descrizione
25
Il panorama internazionale
ISAD: i 6 elementi essenziali
Sono stati individuati sei elementi da considerarsi
imprescindibili ai fini della interoperabilità (scambio di
informazioni a livello internazionale):
•
•
•
•
•
•
Segnatura/e o codice/i
identificativo/i
3
Denominazione o titolo
Soggetto produttore
Data/e
Consistenza dell’unità di descrizione
Livello di descrizione
26
Il panorama internazionale
ISAAR(CPF): Scopo
Descrizione del Soggetto produttore e di altri soggetti
appartenenti al contesto di produzione della
documentazione
• fornisce la possibilità di sviluppare tutte le
potenzialità interpretative
offerte dall’analisi
3
storico-istituzionale tradizionalmente ospitata nella
parte introduttiva di guide ed inventari,
permettendo di dar conto delle relazioni multiple
esistenti tra oggetti archivistici e soggetti collegati.
• 1996: prima edizione
• 2004: seconda edizione
27
Il panorama internazionale
Obiettivo di ISAAR/1a ed.
• controllo della forma e del contenuto delle chiavi di
accesso (access points) all’interno di sistemi informativi
archivistici;
• recupera e rielabora in ambito archivistico la tradizione
bibliografica del controllo sui record di autorità delle
intestazioni (IFLA, Guidelines
for authority and
3
reference entries)
Risultato:
• record d’autorità costituiti da una intestazione d’autorità
(forma normalizzata del nome o del termine usato
come chiave d’accesso) e da altri elementi informativi
che descrivono l’entità stessa o rinviano ad altre
intestazioni di autorità.
28
Il panorama internazionale
ISAAR/1a ed.
Gestione separata delle informazioni di contesto:
vantaggi
possono successivamente essere collegate:
• a documentazione archivistica dello stesso
3
soggetto produttore conservata
in istituti diversi;
• a documenti di tipologie diverse (archivistici e
librari), conservati separatamente ma idealmente
riconducibili ad uno stesso soggetto produttore;
• a documentazione corrente ancora custodita
presso il soggetto produttore.
29
Il panorama internazionale
Obiettivo di ISAAR/2a ed.
• Regole generali per descrivere enti, famiglie e
persone in un sistema di descrizione archivistica.
• Controllare la creazione e l’impiego di punti
d’accesso
• Precisare le relazioni tra differenti soggetti
3 produttori e i loro archivi, tra
produttori, tra soggetti
soggetti produttori e altre fonti che li riguardano o
che essi hanno prodotto
Novità vs ISAAR/1a ed
Collegamento della descrizione con fonti di altra
natura
30
Il panorama internazionale
ISAAR: La struttura di un record d’autorità
Quattro aree descrittive:
•
•
•
•
1. Area dell’identificazione
2. Area della descrizione
3
3. Area delle relazioni
4. Area del controllo della descrizione
per un totale di 27 elementi complessivi
31
Il panorama internazionale
ISAAR: Struttura
1. Area dell'identificazione
Informazioni che identificano univocamente l’entità
descritta e che definiscono chiavi d’accesso
normalizzate al record:
•
•
•
•
3
Tipologia del soggetto produttore
Forma/e autorizzata/e del nome
Forme parallele del nome
Forme del nome normalizzate secondo altre
norme
• Altre forme del nome
• Codici identificativi degli enti
32
Il panorama internazionale
ISAAR: Struttura
2. Area della descrizione
Informazioni sulla natura, il contesto e le attività
dell’entità descritta:
•
•
•
•
•
•
•
•
Date di esistenza 3
Storia
Luoghi
Condizione giuridica
Funzioni, occupazioni e attività
Mandato / Fonti normative
Struttura amministrativa / Genealogia
Contesto generale
33
Il panorama internazionale
ISAAR: Struttura
3. Area delle relazioni
Vi sono indicate e descritte le relazioni con altri enti,
persone e/o famiglie:
3
• Nomi/codici identificativi degli enti, persone e
famiglie correlate
• Classificazione della relazione
• Descrizione della relazione
• Date della relazione
34
Il panorama internazionale
ISAAR: Struttura
4. Area di controllo
Area in cui il record d’autorità è identificato univocamente
e sono fornite informazioni su come, quando e da quale
agenzia il record d’autorità è stato elaborato ed
aggiornato:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
3
Codice identificativo del record d’autorità
Codici identificativi dell’istituzione responsabile
Norme e/o convenzioni
Grado di elaborazione
Livello di completezza
Data di redazione, revisione o cancellazione
Lingua/e e scrittura/e
Fonti
Note sulla compilazione del record
35
Il panorama internazionale
ISAAR: Elementi essenziali per lo scambio
internazionale
•
•
•
•
Tipo di entità (5.1.1)
Forma autorizzata del nome (5.1.2)
3
Date (5.2.1)
Codice identificativo del record d’autorità (5.4.1)
36
Il panorama internazionale
Altri standard ICA: ISDIAH
• International Standard for Describing Institutions with
Archival Holdings (Standard per la descrizione degli istituti
conservatori di archivi):
Prima versione: 2008
Scopo:
3
• Fornire indicazioni sulla descrizione dell’istituto
conservatore, da collegare alla descrizione dei
materiali archivistici e a quella dei loro soggetti
produttori redatte in conformità con gli standard
internazionali ISAD e ISAAR(CPF).
37
Il panorama internazionale
ISDIAH: Struttura
31 elementi descrittivi organizzati in 6 aree informative:
1. Area dell’identificazione
Informazioni che identificano univocamente
l’istituto di conservazione e definiscono punti
di accesso normalizzati
2. Area delle informazioni relative ai
contatti
Informazioni relative alle modalità per
contattare l’istituto conservatore
3. Area della descrizione
3 Informazioni sulla storia dell’istituto
conservatore, la sua struttura attuale e le
politiche di acquisizione
4 Area delle informazioni relative
all’accesso
Informazioni relative all’accesso fisico
5 Area delle informazioni relative ai servizi
Informazioni sui servizi tecnici offerti
6. Area di controllo
Area in cui si identifica in modo univoco la
descrizione dell’istituto di conservazione e
l’informazione relativa a come, quando e da
quale soggetto è creata e gestita tale
descrizione.
38
Il panorama internazionale
ISDIAH: Elementi essenziali
Dei 31 elementi descrittivi, solo 3 sono essenziali:
• Codice identificativo (elemento 5.1.1);
• Forma/e autorizzata/e
3 del nome (elemento 5.1.2);
• Ubicazione e indirizzi (elemento 5.2.1)
39
Il panorama internazionale
Altri standard ICA: ISDF
International Standard for Describing Functions (Standard
per la descrizione delle funzioni)
• Prima versione elaborata dal Committee on Best Practices
and Professional Standards (maggio 2007)
Scopo:
3
• Fornire una guida per la descrizione
di funzioni di enti
coinvolti nella produzione e nella conservazione di archivi.
L’adozione di una modalità di descrizione separata per le funzioni
viene ritenuta ideale allo scopo di ricondurre una medesima funzione
a soggetti diversi che l’abbiano esercitata nel corso del tempo
partecipando alla produzione o alla tenuta di un determinato complesso
archivistico, come pure per collegare in modo esplicito la produzione di
determinati complessi archivistici ad una specifica funzione svolta dal
rispettivo soggetto produttore
40
Il panorama internazionale
ISDF: Struttura
I 26 elementi descrittivi individuati dallo standard sono
organizzati in 4 aree informative:
1. Area dell’identificazione: comprende le informazioni che
identificano univocamente la funzione e che definiscono una
chiave d’accesso normalizzata
2. Area delle informazioni 3sul contesto: comprende
informazioni sulla natura e il contesto della funzione
3. Area delle relazioni: vi sono indicate e descritte le relazioni
con altre funzioni
4. Area di controllo: area nella quale la descrizione di una
funzione è identificata univocamente e sono fornite informazioni
su come, quando e da quale istituzione archivistica la
descrizione è stata elaborata ed aggiornata
41
Il panorama internazionale
ISDF: Elementi essenziali
• Tipologia della funzione (elemento 5.1.1);
• Forma/e autorizzata/e del nome (elemento 5.1.2);
• Codice identificativo della descrizione della
3
funzione (elemento 5.4.1).
42
Standard e XML
Descrizioni archivistiche
codificate: l'uso dei
linguaggi di marcatura
3
EAD
EAC-CPF
43
Linguaggi di markup
Che cos’è il markup
Il markup può essere definito come testo aggiunto al testo di un
documento allo scopo di comunicare informazione su di esso:
marcare un documento significa quindi circoscriverne porzione
di testo attraverso l’inserimento di specifici marcatori <tag>. La
funzione associata a questi marcatori porta a distinguere in
ambiente elettronico sostanzialmente
tra due tipi di markup:
3
• markup di tipo procedurale
• markup di tipo descrittivo
Il markup procedurale circoscrive porzioni di testo allo scopo
di indicare il modo in cui questo deve essere processato; il
markup descrittivo (o dichiarativo) individua al contrario le
parti di testo corrispondenti alle componenti logico-strutturale di
un documento, dichiarandone la natura in maniera «formale».
44
Linguaggi di markup
testo
testo marcato (markup descrittivo)
<poesia>
Totò Merùmeni
<titolo>Totò Merùmeni</titolo>
<strofa><verso>Col suo giardino incolto,
Col suo giardino incolto, le sale vaste, i bei
le sale vaste, i bei</verso><verso>balconi
balconi secentisti guarniti di verzura,
secentisti guarniti di
la villa sembra tolta da certi versi miei,
verzura,</verso><verso>la villa sembra
sembra la villa-tipo, del Libro di Lettura...
tolta da certi versi
miei,</verso><verso>sembra la villa-tipo,
Pensa migliori giorni la villa triste, pensa
del Libro di Lettura...
3 </verso></strofa><strofa><verso>Pensa
gaie brigate sotto gli alberi centenari,
banchetti illustri nella sala da pranzo immensa
migliori giorni la villa triste,
e danze nel salone spoglio da gli antiquari.
pensa</verso><verso>gaie brigate sotto
[...]
gli alberi
centenari,</verso><verso>banchetti illustri
Guido Gozzano
nella sala da pranzo
immensa</verso><verso>e danze nel
salone spoglio da gli
antiquari.</verso></strofa>
[...]
<autore>Guido Gozzano</autore>
</poesia>
45
Linguaggi di markup
A cosa serve il markup?
I computer non sono in grado di interpretare i caratteri
alfanumerici che manipolano: essi gestiscono tutto ciò che
hanno in memoria come una sequenza di 0 e 1 (ovverosia
attraverso combinazioni di due segni opposti).
I computer possono tuttavia essere programmati per gestire in
vario modo documenti testuali
3 formalmente descritti nei propri
elementi strutturali facendo ricorso ad un vocabolario comune
formalizzato, ovvero reso esplicito alla macchina.
I linguaggi di marcatura assolvono al compito di definire
formalmente la struttura logica di un documento (modello), e di
riproporre concretamente questo modello astratto all’interno del
testo sotto forma di marcatori (tags)
46
Linguaggi di markup
A cosa serve il markup?
Capostipite dei linguaggi di marcatura (1986) è stato SGML
(Standard Generalized Markup Language), nel tempo
soppiantato nell’uso da un suo subset semplificato, l’eXtensible
Markup Language (XML), che divenne raccomandazione W3C
nel 1998.
3
SGML e poi XML sono i metalinguaggi
tramite cui sono state
formalizzate le strutture dati standard EAD ed EAC-CPF, che
consentono di disporre di descrizioni archivistiche in formato
elettronico indipendente da piattaforme software proprietarie (in
quanto costituite, testo e marcatori, da stringhe di caratteri
ASCII) e conformi ad un modello descrittivo condiviso.
47
Standard e XML
Si tratta quindi del combinato tra linguaggi e formati standard
per il trattamento dell’informazione: l’adozione dei linguaggi
di marcatura per definire DTD o schema (modelli strutturali)
“di dominio” come strumento di formalizzazione ideale per
rappresentare e immagazzinare permanentemente le strutture
informative implicite veicolate dai documenti pubblicati in rete (o
comunque generati/trasferiti su supporto informatico) ha portato
3
alla definizione, in tempi successivi,
di standard di codifica
descrittiva in ambito archivistico rispettivamente dedicati a:
• la descrizione archivistica del materiale documentario
(Encoded Archival Description - EAD)
• il relativo contesto di produzione (Encoded Archival Context
– EAC-CPF)
48
Encoded Archival description - EAD
Che cosa è EAD
Uno schema di metadati formalizzato in XML (DTD) ideato per
codificare inventari archivistici, o più generalmente per
descrivere complessi archivistici a qualunque livello.
Ideato nel corso degli anni Novanta da un gruppo di lavoro sorto
nell’ambito della comunità archivistica statunitense, e
mantenuto dalla Library of Congress, si è posto il duplice
obiettivo di consentire il recupero
in formato elettronico e la
3
pubblicazione in rete di inventari ed altri strumenti di ricerca
archivistici nati su supporto analogico (legacy data) e al
contempo la definizione di un modello normativo di riferimento
per strumenti di ricerca elaborati direttamente in formato
digitale, tenendo presenti e in qualche modo facendo sue le
contemporanee riflessioni portate avanti dall’ICA
nell’elaborazione delle norme ISAD.
La release tuttora in vigore risale al 2002
49
Encoded Archival description - EAD
Struttura di EAD
Come è intrinseco nei modelli rappresentati in formato XML, la
DTD EAD si presenta come una struttura gerarchica che a
partire da un elemento radice <ead> si articola in 2 blocchi
informativi principali:
•
•
<eadheader> Intestazione EAD dove sono raccolte, in
specifici sottoelementi, metainformazioni sull’oggetto in sé
3
(titolo, compilatore, data di compilazione, etc.);
<archdesc> Descrizione archivistica: un segmento
corrispondente all’effettiva descrizione archivistica e
contenente i dati e le descrizioni relative ad un determinato
corpus di materiale archivistico
Esiste un ulteriore blocco informativo
opzionale, <frontmatter>, nella pratica
scarsamente
utilizzato,
che
replica
sostanzialmente
le
funzioni
di
<eadheader> e che può essere ignorato.
50
Encoded Archival description - EAD
<ead><eadheader>
attraverso
questo
elemento
obbligatorio
vengono
complessivamente fornite informazioni finalizzate a rappresentare
un vero e proprio frontespizio elettronico del mezzo di corredo,
indispensabili per una sua corretta individuazione in ambito
digitale.
In <eadid> Identificatore EAD, sottoelemento
obbligatorio, va indicato un codice identificativo
3 che identifichi globalmente l’oggetto testuale
univoco
( e il record EAD)
<filedesc> Descrizione del mezzo di corredo,
anch’esso obbligatorio, racchiude il complesso della
informazione bibliografica essenziale relativa a titolo,
autore, edizione, pubblicazione, etc. dello strumento di
ricerca precedentemente edito.
<profiledesc> Descrizione del profilo: sottoelemento
opzionale per la codifica di informazioni concernenti la
creazione dello strumento di ricerca codificato.
<revisiondesc> Descrizione degli aggiornamenti,
consente di marcare le modifiche o revisioni apportate
allo strumento elettronico codificato.
51
Encoded Archival description - EAD
Frammento di file XML EAD: esempio di utilizzo di <filedesc>
<filedesc>
<titlestmt>
<titleproper> Inventory of the Kingsley Amis Papers
<date>1941-1995</date>
</titleproper>
3
<author>Processed by Sara S. Hodson; machine-readable finding aid
created by Xiuzhi Zhou
</author>
</titlestmt> . . .
</filedesc>
NB. I tag vanno aperti/chiusi rispettando gli annidamenti
52
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc>
È l’elemento tramite cui si raggiunge la
descrizione vera e propria della
documentazione archivistica
In una rappresentazione
dell’informazione che procede dal
generale al particolare, <archdesc>
corrisponde al livello di descrizione
3 più
alto del corpus documentario descritto
dallo strumento di ricerca, contenente
l’intera informazione riguardante
l’identificazione e la descrizione della
documentazione archivistica, come
pure molte delle informazioni
supplementari che possono facilitarne
l’accesso e l’utilizzo da parte degli
utenti.
53
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc>
<archdesc> si definisce ulteriormente nell’uso attraverso
l’introduzione di alcuni attributi specializzati: in particolare risulta
essere obbligatorio l’attributo @LEVEL, che identifica la natura
dell’intero complesso archivistico definendone il livello più ampio
di descrizione (scelta di valori possibili tra: collection, class,
fonds, subfonds, series, subseries,
file, recordgrp, item).
3
Es. <archdesc level="fonds">
In un modello descrittivo che procede dal generale al
particolare, i livelli subordinati ad <archdesc> ereditano le
informazioni in esso contenute: si mantiene così un controllo
sulla ridondanza e si ottiene il rispetto del principio ISAD della
pertinenza dell’informazione per ciascun livello di descrizione.
54
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc>: struttura informativa
<archdesc>
<did> Area di identificazione e descrizione del fondo/collezione:
<unittitle> Denominazione del fondo/complesso archivistico
<unitid> Codice identificativo
<unitdate> Estremi cronologici
<repository> Organismo responsabile dell’accesso
intellettuale
<origination> Soggetto
3 produttore
<physdesc> Descrizione fisica (quantità/tipologia, etc.)
</did>
<accessrestrict>, <acquinfo>, … : informazioni di natura
gestionale-amministrativa: condizioni d’accesso, modalità di
acquisizione, …
<arrangement>Criteri di ordinamento del fondo/complesso
archivistico
<scopecontent> Presentazione del contenuto
<bioghist> Storia istituzionale / amministrativa o biografia
<controlaccess> Chiavi di accesso controllato
<dsc> Descrizione dei livelli sottostanti
55
<archdesc level="fonds">
EAD
<did>
<unitid>ACS-SAR-00001</unitid>
<unittitle>Fondo Pasquale Saraceno</unittitle>
<repository>
<corpname>Archivio centrale dello Stato</corpname>
</repository>
<origination>
<persname>Pasquale Saraceno</persname>
</origination>
ESEMPIO DI
<unitdate>1920-1991</unitdate>
DESCRIZIONE
<physdesc>
ARCHIVISTICA
<extent>bb. 151, cc. 8407</extent>
(livello ARCHDESC)
3
</physdesc>
</did>
<bioghist>
<p>Pasquale Saraceno nacque a Morbegno, in Valtellina, il 14 giugno 1903, da
Francesco e Orsolina Lombardo.[…]
</p>
</bioghist>
<scopecontent>
<p>L'archivio Pasquale Saraceno è formato dalle carte ritrovate nei locali del suo
ufficio presso l'Iri e nella sua abitazione privata. Le operazioni di recupero e di
raccolta dell'archivio[…]</p>
</scopecontent>
<dsc>…………………….
56
<ead><archdesc><dsc>: i livelli di descrizione subordinati
EAD
Descrizione degli elementi subordinati:
dal fondo alle singole partizioni inferiori (serie, sotto-serie, unità archivistica) fino,
se necessario, alla singola unità documentaria (item).
Il tag <c> Componente rende – ripetendosi e/o annidandosi ad libitum – i diversi
livelli strutturali in cui si articola il corpus archivistico, che possono essere
formalmente individuati attraverso il già visto attributo @level. es.
<c level="series">
[elementi descrittivi della serie]
</c>
3
<c level="series">
[elementi descrittivi della serie]
<c level=«file">
[elementi descrittivi del fascicolo]
</c>
</c>
chiusura serie
chiusura fascicolo
chiusura serie
In conformità ai principi della descrizione multilivello il content model dell’elemento
<c> ripropone i già visti data elements disponibili all’interno di <archdesc>
57
<dsc>
EAD
<c level=“series”>
<did>
<unitid>ACS-SAR.2</unitid>
ESEMPIO DI DESCRIZIONE
<unittitle>Corrispondenza</unittitle>
ARCHIVISTICA (annidamento
</did>
dei componenti strutturali <c>)
<c level=“subseries”>
<did><unitid>ACS-SAR.2.1</unitid>
<unittitle>Corrispondenza in ordine alfabetico</unittitle>
<unitdate>1951-1989</unitdate>
<physdesc>6.553 cc.</physdesc>
</did>
3
<c level =“file”>
<did>
<unitid>ACS- SAR.2.1.1</unitid>
<unittitle> Abelson, Milton </ unittitle>
<unitdate>1970-1974</unitdate>
<physdesc>3 cc.</physdesc>
</did>
</c>
</c>
</c>
[…]
</dsc>
58
Encoded Archival description - EAD
ead><archdesc><dsc><c01>…..<c12>
In alternativa a <c> il modello EAD offre, per agevolare un corretto
annidamento, i cosiddetti “Componenti numerati”, ovvero una sequenza di
dodici livelli descrittivi annidati, da <c01> a <c12>, ciascuno strutturato
logicamente come il tag omonimo non numerato.
<
Si noti però che la posizione numerica non
individua, una volta per tutte, un determinato livello
di descrizione: in dipendenza della complessità
3
strutturale del materiale archivistico descritto, in uno
stesso strumento di corredo un tag <c04> potrebbe
indicare in una occorrenza una serie ed in un’altra
un fascicolo, motivo che rende comunque
raccomandabile l’utilizzo dell’attributo @LEVEL, e di
conseguenza scarsamente rilevante o forse
addirittura fuorviante il ricorso al componente
numerato.
All’interno di <archdesc>
l’elemento <dsc> consente di
accedere alle componenti subordinate
<c> o <c01>
59
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc><dsc><c>: i sottoelementi “diretti”
<accessrestrict> Condizioni d’accesso
<accruals>Incrementi previsti
<acqinfo> Modalità di acquisizione
<altformavail> Esistenza e localizzazione di copie
<appraisal> Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
3
<arrangement> Criteri di ordinamento
<bibliography> Bibliografia
<bioghist> Storia istituzionale / amministrativa o biografia
<controlaccess> Chiavi d’accesso controllato
<custodhist> Storia archivistica
<dao> Oggetto archivistico digitalizzato,
<daogrp> Gruppo di localizzazioni dell’oggetto archivistico
digitalizzato
60
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc><dsc><c>: i sottoelementi “diretti”
<descrgrp> Gruppo di elementi descrittivi
<fileplan> Sistema di classificazione e fascicolazione
<index> Indice
<note> Note
<odd> Altri dati descrittivi
<originalsloc> Esistenza e3 localizzazione degli originali
<otherfindaid> Mezzi di corredo
<phystech> Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
<prefercite> Citazione consigliata
<processinfo> Informazioni sul trattamento
<relatedmaterial> Documentazione collegata
<scopecontent> Ambiti e contenuto
<separatedmaterial> Documentazione separata
<userestrict> Condizioni di utilizzazione
61
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc><dsc><c>
i sottoelementi “diretti”: <controlaccess>
“Un elemento di aggregazione che individua delle chiavi di
accesso per i materiali descritti e consente la ricerca per termini
controllati su mezzi di corredo distribuiti su una rete
informatica.”
Al ricorso all’elemento contenitore
<controlaccess> e alle
3
potenzialità di indicizzazione di chiavi di accesso controllate alla
documentazione tramite esso fornite è stato dato molto rilievo
dagli sviluppatori di EAD.
All’interno di questo contenitore dovrebbero essere ricondotti,
quei nomi e termini, preferibilmente derivati da vocabolari
controllati, che per la loro rilevanza rispetto alla documentazione
descritta possono rappresentare un significativo ausilio alle
attività di ricerca tipicamente condotte dagli utenti in ambiente
digitale.
62
Encoded Archival description - EAD
<ead><archdesc><dsc><c>
i sottoelementi “diretti”: <controlaccess>
Tra i numerosi sotto-elementi specifici previsti dal
modello sono particolarmente rilevanti: <corpname>
Nome di ente, <famname> Nome di famiglia,
3
<persname> Antroponimo,
<geogname> Toponimo,
<subject> Soggetto
Da tenere presente inoltre <function> Funzioni e
attività, <genreform> Tipologia e forma,
<occupation> Occupazione e <title> Titolo
63
Encoded Archival description - EAD
Esempi di uso di EAD: il Sistema Guida generale
markup XML EAD nativo
3
64
Encoded Archival description - EAD
<ead>: analisi formale
In totale, gli elementi EAD sono 146
Gli elementi descrittivi utilizzabili sono i medesimi, dal livello di
descrizione più elevato al più basso
«Neutralità» dei nomi degli elementi strutturali:
non «collezione», «fondo», «serie», «fascicolo», ma
«componente»(eventualmente
3 con attributo che ne specifica la
natura)
Pochissimi gli elementi o attributi del modello dichiarati come
obbligatori (pur essendo un modello dati ISAD-compatibile, in realtà
disattende in questo senso la raccomandazione ISAD relativa alla
obbligatorietà dei 6 elementi ritenuti essenziali per garantire lo scambio
di informazioni a livello internazionale: Segnatura/e o codice/i
identificativo/i - Denominazione o titolo - Soggetto produttore Data/e - Consistenza dell’unità di descrizione - Livello di
descrizione).
65
Encoded Archival description - EAD
<ead>: analisi formale
Rari i vincoli prescrittivi rispetto al loro ordine di presentazione.
Questa flessibilità ne ha peraltro aiutata l’ampia diffusione, in
quanto uno standard descrittivo come EAD ha potuto adattarsi a
descrivere qualunque tipologia di complesso documentario, e
generare (ovvero trasportare3 in formato elettronico) tipologie di
strumenti di descrizione archivistica eterogenei e difformi: molto
analitici e dettagliati così come estremamente sommari e di
carattere generale.
NB. È in corso un processo di revisione della DTD EAD che
prevede il rilascio di una terza release nel corso del 2015.
66
Encoded Archival Context – EAC-CPF
<eac-cpf>: origine e rapporti con ISAAR
•1998: primo meeting presso l'Università di Yale, per promuovere lo
sviluppo di uno standard di codifica basato su ISAAR(CPF) da integrare a
EAD per descrivere le informazioni di contesto in un ambito separato dalla
descrizione dei complessi archivistici
•2001: incontro di Toronto: principi generali dello standard (i Toronto
Tenets) e redazione della DTD;
• agosto 2004: versione beta EAC
3
– permane a lungo come modello di riferimento per la comunità
internazionale e viene adottato in numerosi progetti scientifici, tra
cui è importante ricordare il Sistema Guida generale degli Archivi
di Stato italiani.
•estate 2009: bozza di una nuova versione, denominata EAC–CPF
(Encoded archival context - Corporate bodies, persons, and families), che
rivede la struttura della precedente versione beta
•2010: EAC-CPF schema
Lo standard è attualmente mantenuto dalla Society of American
Archivists in collaborazione con la Staatsbibliothek zu Berlin (Biblioteca
nazionale di Berlino)
67
(http://eac.staatsbibliothek-berlin.de/)
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Scopo di <eac-cpf>
Fornisce un metodo formale per descrizioni codificate di persone, enti e
famiglie responsabili della produzione di documenti e di altre risorse,
laddove tale descrizione fornisce il contesto per comprendere e
interpretare tali documenti e risorse.
Daniel Pitti
(Institute for Advanced Technology in the Humanities, University of Virginia)
3
Scopo primario dello standard è la codifica delle informazioni di
descrizione relative ai soggetti (agents), al fine di permettere la
condivisione, l’individuazione e la presentazione di queste informazioni
in ambiente digitale.
Tale obiettivo non esclude la possibilità di descrivere attraverso il
medesimo modello soggetti che rivestono ruoli diversi dal produttore
nel contesto archivistico.
68
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf>
Ciascun documento EAC è dedicato alla descrizione di una singola
entità
L’elemento radice che racchiude tutte le informazioni descrittive, <eaccpf>, è articolato in due blocchi di informazioni, corrispondenti ai due
elementi obbligatori:
<control> e <cpfDescription>
3
69
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf>
- <control> - Control (Controllo) contiene le informazioni
relative al controllo della descrizione dell’entità, che forniscono
il contesto di riferimento del record EAC;
- <cpfDescription> (Descrizione di enti, persone e famiglie),
contiene informazioni relative alle descrizione vera e propria
dell’entità.
3
Nel caso in cui si voglia utilizzare più volte nella medesima
istanza l’elemento <cpfDescription>, si adotta l’elementocontenitore <multipleIdentities> (il modello li pone per tale
motivo in alternativa – OR)
70
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> - l’elemento <control>
<control> contiene a sua volta numerosi sottoelementi, alcuni opzionali,
per i quali è previsto obbligatoriamente l’ordine di successione osservato
di seguito:
<recordId> - Identifier (Identificatore): elemento obbligatorio; contiene uno
o più identificatori univoci per l’istanza eac-cpf descritta.
<otherRecordId>: un elemento facoltativo che permette di inserire
3
identificatori aggiuntivi associati alla medesima istanza eac-cpf.
<maintenanceStatus> - Maintenance status (Stato di manutenzione):
elemento obbligatorio; contiene informazioni relative allo stato di redazione
dell’istanza eac-cpf
<publicationStatus> - Publication Status – (stato di pubblicazione):
elemento facoltativo; contiene informazioni relative allo stato di
pubblicazione dell’istanza eac-cpf
<maintenanceAgency> - Maintenance agency (Soggetto responsabile
della manutenzione): elemento obbligatorio; denominazione e informazione
codificata relative all’istituzione o servizio responsabile della produzione,
tenuta e/o disseminazione dell’istanza eac-cpf.
71
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> - l’elemento <control> (segue)
<languageDeclaration> - Language declaration (Lingua):
elemento obbligatorio; contiene informazioni codificate e in
linguaggio naturale relative alla lingua usata nella compilazione
dell’istanza eac-cpf
<conventionDeclaration> - Convention declaration
(Dichiarazione delle convenzioni): elemento facoltativo; contiene
3
informazioni sulle regole adottate
per formulare l’istanza eac-cpf,
in particolare i nomi espressi nell’elemento <identity> e i
vocabolari controllati e i thesauri usati.
<localTypeDeclaration> - Local Type Declaration (Dichiarazione
locale): un elemento facoltativo usato per dichiarare le
convenzioni locali adottate nell’attributo localType.
<localControl> - Local Control (Controllo locale): un elemento
facoltativo in cui inserire informazioni di controllo legate a pratiche
locali e che non trovano spazio all’interno degli altri elementi
contenuti in <control>.
72
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> - l’elemento <control> (segue)
<maintenanceHistory> - Maintenance History (Storia della
manutenzione): elemento obbligatorio; contiene informazioni
sulla data, il tipo e gli eventi relativi alla vita di una istanza eaccpf. Contiene al suo interno uno o più elementi
<maintenanceEvent> che documentano la creazione,
l’importazione, l’aggiornamento
3 e l’eliminazione della
descrizione. Ciascun evento prevede l’indicazione e il tipo di
agente (umano o automatico), il tipo di intervento operato, una
sua descrizione e la data relativa.
<sources> - Sources (Fonti): elemento obbligatorio; contiene
informazioni relative alle fonti consultate per la descrizione
della/delle entità contenute nell’istanza eac-cpf. Contiene a sua
volta uno o più elementi <source>.
73
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di
<eac-cpf> :
l’elemento
<control>
3
74
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf><cpfDescription>
L’elemento <cpfDescription> - Corporate body, person
or family description (Descrizione di enti, persone e
famiglie) raccoglie gli elementi relativi alla descrizione
dell’entità:
3
<identity> - Identity (Identità): struttura complessa che contiene il/i
nome/i usati dall’entità nel corso della sua esistenza. Contiene a sua
volta l’elemento <nameEntry>, per ciascuna denominazione adottata, e
un <nameEntryParallel> per indicare più di un <nameEntry> espresso
in lingue diverse ufficiali.
<description> - Description (Descrizione): contiene elementi descrittivi
corrispondenti a quelli di ISAAR (CPF) per la descrizione dell’entità.
75
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> - l’elemento <cpfDescription>
(segue)
<relations> - Relations (Relazioni): contiene al suo interno elementi
che permettono di esprimere uno o più riferimenti o descrizioni di
enti, famiglie o persone <cpfRelations>, risorse
<resourceRelations> o funzioni <functionRelations>.
3
<cpfDescription> offre come ultima opzione (facoltativa) un ulteriore
macroelemento:
<alternativeSet> - Alternative set (insieme di descrizioni alternative).
All’elemento è affidato il compito di contenere eventuali authority records
riguardanti la medesima entità derivati da altri sistemi di authority,
espressi all’interno di una singola istanza EAC-CPF.
Le istanze EAC-CPF “alternative” possono essere espresse nella
medesima lingua del record in cui sono inserite oppure in lingue differenti.
76
Encoded Archival Context – EAC-CPF
gli elementi identificativi: <identity>
3
77
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> :
<eac-cpf><cpfDescription><identity>
<identity> è l’elemento più complesso dello schema EAC-CPF
L’elemento <entityType> è obbligatorio. Esprime il “tipo” di entità
descritta, ed ha solo tre valori possibili: person, corporateBody, o
family.
3
<nameEntry> è costituito da uno o più elementi <part> per la codifica
di una o più denominazioni usate per l’entità.
Con <nameEntryParallel> è possibile indicare anche l’esistenza di
eventuali “nomi paralleli” ufficiali espressi in lingue diverse (casi di
bilinguismo territoriale). Viene offerta in questo caso la possibilità di
inserire un riferimento cronologico per l’utilizzo della specifica forma del
nome (<useDates> ), e di scegliere tra una forma autorizzata
(<authorizedForm> ) e una forma alternativa (<alternativeForm> )
78
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf> :
<eac-cpf><cpfDescription><identity> (segue)
L’elemento opzionale <preferredForm> viene utilizzato per
distinguere, tra diverse intestazioni tutte autorizzate, la forma
preferita del nome da visualizzare come intestazione del
3
record.
<entityId> è opzionale (esiste già un identificativo del record
sottoelemento obbligatorio di <control>)
<descriptiveNote> è un elemento opzionale che occorre anche
in diversi altri punti dello schema, e può essere usato per
esprimere in forma testuale qualunque ulteriore informazione
descrittiva si ritenesse necessario introdurre
79
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Modello dati
EAC-CPF: la
descrizione
dell’entità
3
articolazione del
nodo
<description>
80
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura: <eac-cpf><cpfDescription><description>
<description> accoglie informazioni descrittive di varia natura
(in forma sia testuale che controllata) relative all’entità ed è
l’elemento più raccordabile con quanto previsto dalle norme
ISAAR. I sottoelementi di <description>
si presentano
generalmente in una duplice forma, singolare e plurale, per
3
contemplare anche i casi di occorrenze multiple:
• <existDates> — le date di esistenza dell’entità descritta. Le
date possono essere ulteriormente definite come data singola
(<date>), estremi cronologici (<dateRange> dotato di specifici
sottoelementi obbligatori <fromDate> e <toDate>) oppure,
laddove ci sia bisogno di raggruppare informazioni complesse
espresse con date sia singole che inclusive, attraverso
<dateSet>.
81
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura: <eac-cpf><cpfDescription><description> (segue)
• <place> — codifica la indicazione di luoghi o territori (indicati
singolarmente in <placeEntry>) connessi all’entità descritta per
vari motivi (che possono essere indicati attraverso l’elemento
<placeRole>). Possono essere inclusi riferimenti cronologici
attraverso la riproposizione al suo interno dei vari elementi “data”
disponibili (<date>, <dateRange>, <dateSet>).
3
• <localDescription> — qui, come altrove nel modello EAC-CPF,
viene usato per estendere il modello a elementi descrittivi a
esclusiva valenza locale.
• <legalStatus> — Indica la personalità giuridica di un ente,
solitamente definita da un organismo governativo o da una
agenzia autorizzata.
• <function> — Codifica funzioni, processi, attività, competenze,
etc. riferibili in maniera rilevante all’entità descritta.
82
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura: <eac-cpf><cpfDescription><description> (segue)
• <occupation> — viene usato per indicare la professione o il lavoro
svolto dall’entità descritta.
• <mandate> — codifica il o i “mandati” principali dell’entità
descritta.
• <structureOrGenealogy> — informazione sulla struttura
3
organizzativa di un ente o sull’albero
genealogico di una persona o
famiglia
• <generalContext> — codifica informazione relativa al contesto
sociale e culturale riferibile all’entità descritta.
• <biogHist> — Biographical or Historical Note (Nota storica o
biografica) è dedicato alla codifica di informazioni di dettaglio relative
alla vita di una persona o di una famiglia, ovvero alla storia
amministrativa di un ente.
83
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Struttura di <eac-cpf>:
<eac-cpf><cpfDescription><relations>
<relations> è un elemento contenitore che raggruppa assieme uno o
più elementi di relazione, ciascuno dei quali denota una specifica
relazione. Le entità descritte possono essere messe in relazione con
altri enti, con persone o famiglie attraverso l’elemento <cpfRelation>;
con
funzioni,
circostanza
esprimibile
facendo
ricorso
a
3
<functionRelation>; o con altre risorse come complessi archivistici,
risorse bibliografiche o oggetti museali, attraverso l’uso di
<resourceRelation>
Cfr. ISAAR (CPF) – 2° ed. 2004 - 6. COLLEGAMENTO DEGLI ENTI, PERSONE E FAMIGLIE CON LA
DOCUMENTAZIONE ARCHIVISTICA E CON ALTRE RISORSE
I record d’autorità archivistici sono elaborati in primo luogo per illustrare il contesto di produzione
della documentazione archivistica. Per rendere effettiva tale illustrazione è necessario collegare i
record d’autorità alla descrizione della documentazione. I record d’autorità archivistici possono
anche essere collegati ad altre pertinenti risorse informative. Quando sono stabiliti tali collegamenti è
importante dar conto della natura, quando conosciuta, della relazione fra l’ente, la persona o la famiglia e
la risorsa collegata. […]
84
Encoded Archival Context – EAC-CPF
Modello dati
EAC-CPF:
<relations>
la gestione
delle
relazioni tra
soggetti e
risorse
3
85
Encoded Archival Context – EAC-CPF
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<eac-cpf:eac-cpf xmlns:eac-cpf="http://san.mibac.it/eac-san/">
<eac-cpf:control>
<eac-cpf:otherRecordId localType="GGASI">SP001690</eac-cpf:otherRecordId>
<eac-cpf:maintenanceStatus>scheda pubblicata</eac-cpf:maintenanceStatus>
<eac-cpf:sources>
<eac-cpf:source xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink"
xlink:href="http://purl.oclc.org/NET/GGASI/EAC/SP001690"/>
</eac-cpf:sources>
Codifica XML EAC-CPF
</eac-cpf:control>
CAT SAN
<eac-cpf:cpfDescription>
<eac-cpf:identity>
<eac-cpf:entityType>corporateBody</eac-cpf:entityType>
<eac-cpf:nameEntry>
3
<eac-cpf:part>Controllo generale delle finanze</eac-cpf:part>
</eac-cpf:nameEntry>
</eac-cpf:identity>
<eac-cpf:description>
<eac-cpf:existDates>
<eac-cpf:dateSet>
<eac-cpf:date localType="date di esistenza"
standardDate="10010000/17970000">[sec. XI-1797]</eac-cpf:date>
<eac-cpf:date localType="date di esistenza"
standardDate="18160000/18610000">[1816-1861]</eac-cpf:date>
</eac-cpf:dateSet>
</eac-cpf:existDates>
<eac-cpf:placeDates>
<eac-cpf:placeDate>
<eac-cpf:place>Torino</eac-cpf:place>
<eac-cpf:descriptiveNote>sede</eac-cpf:descriptiveNote>
</eac-cpf:placeDate>
86
Encoded Archival Context – EAC-CPF
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Codifica XML EAC-CPF
</eac-cpf:placeDates>
<eac-cpf:descriptiveEntries>
CAT SAN
<eac-cpf:descriptiveEntry>
<eac-cpf:term>Ufficio centrale di stato di Antico regime</eac-cpf:term>
<eac-cpf:descriptiveNote>tipologia ente</eac-cpf:descriptiveNote>
</eac-cpf:descriptiveEntry>
</eac-cpf:descriptiveEntries>
<eac-cpf:biogHist>
<eac-cpf:abstract>Sorto nel 1575, fu ristrutturato nel 1717 in ufficio ed ebbe
regolamentazione dettagliata. Registrava tutti gli ordini di pagamento dello Stato,
specie quelli derivanti da lettere patenti o biglietti regi. Per disposizione legislativa le
lettere patenti passate al controllo venivano archiviate presso l'archivio della
3 periodo napoleonico e fu riattivato nel
Camera dei conti. Cessò di funzionare nel
1814 con la Restaurazione. Fu soppresso nel 1859 e le competenze confluirono,
quindi, in quelle attribuite alla corte dei conti del regno d'Italia</eac-cpf:abstract>
</eac-cpf:biogHist>
</eac-cpf:description>
<eac-cpf:relations>
<eac-cpf:resourceRelation resourceRelationType="creatorOf">
<eac-cpf:relationEntry>GG0840051575</eac-cpf:relationEntry>
</eac-cpf:resourceRelation>
<eac-cpf:resourceRelation resourceRelationType="creatorOf">
<eac-cpf:relationEntry>GG0840052403</eac-cpf:relationEntry>
</eac-cpf:resourceRelation>
</eac-cpf:relations>
</eac-cpf:cpfDescription>
</eac-cpf:eac-cpf>
87
Contatti
Stella Di Fazio
ICAR (Istituto Centrale per gli Archivi)
3
via di Castro Pretorio 105, 00185
Roma
[email protected]; [email protected];
(+39) 06 5190976 - (+39) 06 51960286 - (+39) 06 4989267
http://www.icar.beniculturali.it/
http://www.san.beniculturali.it/
88