V - Teca ELIS
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Corso di Logistica Industriale M.M. Schiraldi Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Facoltà di Ingegneria – Ingegneria Industriale Settore Scientifico Disciplinare “Impianti Industriali” Gruppo di docenza composto da: Prof. Massimiliano M. Schiraldi, Prof. Vito Introna, Ing. Bruna Di Silvio, Ing. Caterina Spada, Ing. Daniele Scorziello, Ing. Andrea Wolski M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [1 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il programma - Giorno 1: gestione dei materiali; analisi ABC; diagramma di accumulo e decumulo delle scorte; criteri di gestione delle scorte a ripristino ed a fabbisogno; introduzione alla stima dei costi di stoccaggio e del circolante in scorta. Analisi del caso Devine Nuts. - Giorno 2 : scorta ciclo e scorta di sicurezza; dimensionamento della scorta di sicurezza con il criterio del livello di servizio e del costo di rottura di stock; metodi di gestione ROC, ROL, a livello obiettivo, a scorta minima e massima. Analisi critica del criterio di gestione della scorta di sicurezza attuato da Trenitalia per i materiali di ricambio del materiale rotabile, e relativa ripercussione sui costi di stoccaggio. - Giorno 3 : organizzazione di un magazzino industriale; funzioni e obiettivi del Material Handling; tipologie di unità di carico (palette, contenitori e container)metodi di stoccaggio (scaffalature, file, cataste, ecc); criteri di stoccaggio FIFO, LIFO e NINO; politiche di stoccaggio casuale, dedicata e per classi e ripercussioni sull’efficienza logistica. - Giorno 4 : logistica industriale e servizio trasporti; classificazione e caratteristiche dei sistemi di trasporto interno; cenni sui criteri di scelta e dimensionamento dei sistemi di trasporto rigido (nastri, rulli, paranchi, ecc.) e flessibile (carrelli, AGV, ecc.). Sistemi informativi per la gestione della logistica. - Giorno 5: cenni sul concetto di supply chain management; esercitazione; prova finale. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [2 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management FONDAMENTI DI GESTIONE DEI MATERIALI M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [3 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Modello di Wilson q Andamento del livello di magazzino Modello di R.H.Wilson (1931): grafico a dente di sega N.B: domanda nota e costante = d Q G tempo Q G = giacenza media = 2 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [4 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dente di sega e dimensione dei lotti q Q1 Dtot = lanci Q Q2 = G1 Q3 = G2 G3 tempo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [5 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Economic Order Quantity - EOQ Modello di F.W. Harris (1913): è un metodo per scegliere la dimensione del lotto di approvvigionamento. Si assumono le ipotesi del modello di Wilson. • Domanda nota e costante • Tempo di approvvigionamento costante • Prezzo unitario del prodotto costante • Consegna del lotto non frammentata • Beni non deperibili • Domanda interamente soddisfatta • Lotto di ordine illimitato L’ipotesi principale è che solamente due costi variano se si agisce sulla dimensione del lotto: i costi di immagazzinamento ed i costi di lancio ordine. Si determina così la dimensione ottimale del lotto Q = EOQ. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [6 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Economic Order Quantity – costi di immagazzinamento € • Per ipotesti i costi di immagazzinamento variano linearmente con la dimensione del lotto • I beni non sono deperibili • Cm = costo di mantenimento a scorta di 1 unità di prodotto per tutto il periodo di riferimento Dimensione del lotto CM = G ⋅ Cm M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ovvero [7 di 254] • CM = costo di mantenimento di tutta la scorta nel periodo di riferimento CM = EOQ ⋅ Cm 2 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Economic Order Quantity – costi di lancio ordine € • Ovviamente i costi di lancio ordine vengono sostenuti solo quando si lancia l’ordine • Cl = costo di lancio di 1 ordine • CL = costo totale di lancio di tutti gli ordini nel periodo di riferimento • L’andamento del grafico è una iperbole equilatera Dimensione del lotto se • D = totale nel periodo di riferimento D D ⋅ Cl = numero di lanci ordine, allora CL = EOQ EOQ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [8 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Economic Order Quantity – costi totali € • CT costi totali • Per ipotesi gli unici costi che variano con la dimensione del lotto sono CM e CL • Il punto di minimo cade alla intersezione tra le curve di CM e CL • In prossimità del minimo di CM la curva è molto piatta (robustezza) EOQ Dimensione del lotto CT = CL + CM M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ovvero CT = [9 di 254] EOQ D ⋅ Cm + ⋅ Cl EOQ 2 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Economic Production Quantity E’ un metodo per scegliere la dimensione del lotto di produzione. Si assimila al metodo dell’EOQ senza l’ipotesi di “approvvigionamento istantaneo”, visto che i prodotti vengono accumulati al tasso Tp. La domanda è sempre costante e pari a d. q EPQ d Tp EPQ = 2 ⋅ D ⋅ Cl d Cm ⋅ 1 − Tp Tp - d t T M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [10 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” EOQ/EPQ – soluzione analitica EOQ EPQ CT = CL + CM CT = EOQ D ⋅ Cm + ⋅ Cl EOQ 2 ∂CT =0 ∂EOQ Cm D − ⋅ Cl = 0 2 EOQ 2 EOQ = T ⋅ Tp CL = Cl ⋅ CT = cioè D T ⋅ Tp ed T ⋅ (Tp − d ) 2 T ⋅ (Tp − d ) CM = ⋅ Cm 2 G= T (Tp − d ) D ⋅ Cm + ⋅ Cl 2 T ⋅ Tp q EPQ Cm D = ⋅ Cl 2 EOQ 2 d Tp Tp - d da cui t T EOQ = 2 ⋅ D ⋅ Cl Cm M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ∂CT =0 ∂ (T ⋅ Tp ) [11 di 254] EPQ = 2 ⋅ D ⋅ Cl d Cm ⋅ 1 − Tp Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Lotto economico di approvvigionamento a valore EOQ = 2 ⋅ D ⋅ Cl V ⋅i V ⋅ EOQ = V ⋅ Solitamente Cm = V · i 2 ⋅ D ⋅ Cl 2 ⋅ D ⋅ Cl ⋅V = V ⋅i i Valore del lotto di approvvigionamento V ⋅ EOQ = 2 ⋅ Cl ⋅ D ⋅V = k ⋅ D ⋅V i M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [12 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” I costi delle scorte Processo produttivo MP PF SL Percorrendo Percorrendo ilil processo processo produttivo produttivo ii materiali materiali assorbono assorbono valore valore aggiunto aggiunto ee si si specializzano specializzano Costi del mantenimento delle magazzino (warehousing) - Costi di trattamento e conservazione della scorta - Utenze, energia, manodopera di magazzino, sicurezza, ecc. - … Costi del mantenimento delle scorte (stockholding) - Costi di immobilizzo - Costi di obsolescenza e deperibilità - … M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [13 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta ciclo: comportamento reale q Q G G tempo giacenza ≠ giacenza = G G = media media teorica reale stockout M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [14 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta di sicurezza Nello stesso caso, se si fosse mantenuto un certo livello di scorta “di sicurezza” all’interno del magazzino, lo stockout non sarebbe avvenuto…. q Q tempo SS M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [15 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” La scorta di sicurezza Tanto più la previsione della domanda è precisa e tanto più sono puntuali le consegne dei materiali in ingresso, tanto più alto è il risparmio di capitale circolante investito in scorta di sicurezza. Ma a che conclusione si deve giungere se si termina l’esercizio senza aver mai intaccato la scorta di sicurezza ? Previsione accurata Livello di magazzino Livello di magazzino Previsione inaccurata consuntivo previsto consuntivo SS previsto SS gen dic Formula di Hadley & Within (1963) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 gen dic 2 SS = k σ d2 ⋅ TA + σ TA ⋅d 2 [16 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management LA GESTIONE DELLA SCORTA RICAMBI IN TRENITALIA - ANALISI CRITICA - [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [17 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia MAGAZZINI RICAMBI REPARTO MANUTENTIVO LINEA LOCOMOTIVE • Milioni di materiali movimentati su 106 magazzini in Italia • 150 mln € immobilizzati (materiali di ricambio / locomotive) • Gestione in gran parte affidata all’esperienza delle singole persone. CRITERIO DI GESTIONE • Materiali con “consumo occasionale” gestiti a fabbisogno con MRP (in particolar modo relativi alla Linea Carrozze) • Materiali con “consumo costante” gestiti a ripristino con SS e LR. I dati storici vengono estratti da RSMS (Sistema informatico di Trenitalia) sulle anagrafiche dei materiali movimentati negli ultimi 2 anni: consumi storici, Lead Time di ripristino, classe, ecc.) [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [18 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia Pratica Trenitalia per la determinazione del valore di SS e LR (N.B. a dic 2006) Scorte di Sicurezza SS = giorni di copertura Livello di Riordino LR = SS + lead time consumo medio consumo medio GRAVE ERRORE: le scorte di sicurezza NON si calcolano su valori deterministici o MEDI ! ALEATORIETÀ della DOMANDA ALEATORIETÀ del LEAD TIME LIVELLO DI SERVIZIO [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [19 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia Esempio 1: materiale di CLASSE A (giorni di copertura: 60) DATI A CONSUNTIVO: gg stock-out = 96 2000 1755 1800 ANDAMENTO SCORTE con SS ATTUALE = 595 1600 3500 3000 1200 2500 1000 2000 905 Q uantità Consumi 1400 800 592 600 409 350 400 200 522 120 140 110 100 350 243 260 115 42 1 2 3 4 5 6 7 8 0 -500 1 230 105 105 LR SS 500 360 285 225 25 0 365 Giacenze 1500 1000 43 85 127 169 211 253 295 337 379 421 463 505 547 589 631 673 715 -1000 0 Giorni 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 MESI SIMULAZIONE(HADLEY & WITHIN): gg stock-out = 6 ANDAMENTO SCORTE con SS PROPOSTO = 933 4000 3500 3000 Quantità 2500 Giacenze 2000 LR 1500 SS 1000 3300 0 -500 1 3450 3000 3150 2700 2850 2400 2550 2100 2250 1800 1950 1500 1650 1200 1350 900 1050 600 750 300 450 0 150 500 44 87 130 173 216 259 302 345 388 431 474 517 560 603 646 689 Giorni [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [20 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia Esempio 2: materiale di CLASSE C (giorni di copertura: 120) DATI A CONSUNTIVO 700 556 502 512 500 473 415 552 488 460 4000 435 417 389 400 352 358 390 3500 354 3000 310 300 273 261 188 188 200 Quantità Consumi ANDAMENTO SCORTE con SS ATTUALE = 1429 590 600 2500 Giacenze 2000 LR 1500 SS 1000 102 100 12 0 1 2 3 4 5 6 7 8 500 0 0 1 42 83 124 165 206 247 288 329 370 411 452 493 534 575 616 657 698 Giorni 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 MESI SIMULAZIONE(HADLEY & WITHIN) ANDAMENTO SCORTE con SS PROPOSTO = 461 4000 3500 Quantità 3000 2500 Giacenze 2000 LR 1500 SS 1000 500 1 2760 2640 2520 2400 2280 2160 2040 1920 1800 1680 1560 1440 1320 1200 960 1080 840 720 600 480 360 240 0 120 0 44 87 130 173 216 259 302 345 388 431 474 517 560 603 646 689 Giorni [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [21 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia Nell’azienda ci sono 4 linee. Nella sola linea locomotive nel mese di giugno 2006 sono stati riportati i seguenti valori: - N°MATERIALI TOTALI 202’701 - N°MATERIALI IN OVERSTOCK 27’299 (13,5%) - N°MATERIALI IN STOCK-OUT 8’297 - VALORE TOTALE DEI MATERIALI 150 mln € - VALORE MATERIALI IN OVERSTOCK 68 mln € (45%) (4,1%) [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [22 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scorta Sicurezza – Analisi del caso Trenitalia Nell’azienda ci sono 106 stabilimenti. Nel solo stabilimento di FOGGIA negli ultimi due anni si sono registrati i seguenti numeri: - N°MATERIALI MOVIMENTATI 11’121 - di cui, gestiti A RIPRISTINO 3’026 (27,2%) - LIVELLO DI SERVIZIO (FOGGIA) 81,6% Dopo simulazione dell’applicazione della corretta teoria sulla gestione delle scorte, si sono osservati i seguenti risultati: - A parità di LIVELLO DI SERVIZIO, si potrebbero ridurre i livello di stoccaggio per un risparmio di 171’544 €/anno - A parità di investimento in stoccaggio, si potrebbe raggiungere il livello di servizio del 96,29 % (risparmiando pure 2’170 €) [ dati cortesemente forniti da Consorzio ELIS ] M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [23 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management LA GESTIONE DELLE SCORTE M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [24 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” livello di magazzino Gestione delle scorte a ripristino ed a fabbisogno - Two bin - ROC - ROL Q - IR fisso con livello obiettivo tempo t* livello di magazzino Esempi: Gestione a RIPRISTINO (look-back) - (S,s) - Kanban Esempi: Gestione a FABBISOGNO (look-ahead) -Material Requirement Planning Q tempo t* M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [25 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di controllo delle scorte: ROL q LR SS TA TA TA • ROL = Re-Order Level, si ordina appena la giacenza raggiunge LR • monitoraggio continuo del magazzino LR = d ⋅ TA + SS Lotto= EOQ 2 SS = k σ d2 ⋅ TA + σ TA ⋅d • quantitativi di riordino fissi, EOQ t TA 2 • scorta di sicurezza standard M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [26 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di controllo delle scorte: ROC q IR LR’ SS’ TA TA TA t LR' = d ⋅ (TA + IR) + SS' • ROC = Re-Order Cycle • Quantitativi di riordino fissi, EOQ Lotto= EOQ • Si può ordinare solo allo scadere di IR • Si ordina solo se si è sotto il livello di riordino • Monitoraggio discreto del magazzino 2 SS' = k σ d2 ⋅ (TA + IR) + σ TA ⋅d • Scorta di sicurezza maggiorata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [27 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 2 Sistemi di controllo delle scorte: IR fisso, con LO q IR IR LO SS’ TA TA TA • Intervallo di riordino fisso, con livello obiettivo • Quantitativi di riordino variabili a seconda della giacenza • Si deve ordinare sempre e solo allo scadere di IR • Monitoraggio discreto del magazzino TA t LO = d ⋅ (TA + IR) + SS' Lotto = LO − Giacenza 2 SS' = k σ d2 ⋅ (TA + IR) + σ TA ⋅d • Scorta di sicurezza maggiorata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [28 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 2 Sistemi di controllo delle scorte: (s,S) S max S min SS’ TA IR • (s,S) = scorta minima e massima • Quantitativi di riordino variabili, che tendono ad EOQ • Si può ordinare solo allo scadere di IR • Si ordina solo se si è sotto la scorta minima TA t Smin = d ⋅ (TA + IR) + SS' IR 2 Lotto = Smax − Giacenza Smax = Smin + EOQ− d ⋅ 2 SS' = k σ d2 ⋅ (TA + IR) + σ TA ⋅d • Monitoraggio discreto del magazzino • Scorta di sicurezza maggiorata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 TA [29 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 2 Confronto tra i sistemi di controllo delle scorte ROL Intervallo di riordino fisso • Lotto: EOQ fisso • Lotto: variabile a seconda della distanza della giacenza da LO • Monitoraggio: CONTINUO, SS standard • Si ordina non appena il livello raggiunge LR, ordini completamente asincroni • Monitoraggio: DISCRETO, SS’ maggiorata • Si ordina quando: sempre allo scadere di IR ROC (s,S) • Lotto: EOQ fisso • Lotto: variabile a seconda della distanza della giacenza da Smax • Monitoraggio: DISCRETO, SS’ maggiorata • Si ordina quando: allo scadere di IR, se il livello è inferiore ad LR’ • Monitoraggio: DISCRETO, SS’ maggiorata • Si ordina quando: allo scadere di IR, se il livello è inferiore ad Smin = LR’ Nota Bene: nell’ipotesi che con il sistema (s,S) il lotto venga lanciato una volta ogni due IR, si ha che la dimensione del lotto è proprio pari ad EOQ, visto che: IR 2 T ⋅ EOQ = D Smax = Smin + EOQ− d ⋅ e visto che IR = T D EOQ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 IR d ⋅ T ⋅ EOQ EOQ = = 2 2⋅ D 2 Si ha allora d⋅ e dunque Smax = Smin + EOQ 2 ovvero il lotto medio, lanciato ogni IR, è EOQ/2. [30 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management LOGICHE PUSH & PULL M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [31 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Due logiche di gestione della produzione “In prima approssimazione”: - logica PULL: si compie un’azione in seguito al fabbisogno - logica PUSH: si compie un’azione in anticipo al fabbisogno Ad esempio: In una logica PULL, l’ingresso dei materiali in fabbrica è regolato dagli ordini che provengono da valle e non è anticipato rispetto a questi. In una logica PUSH, l’ingresso dei materiali in fabbrica è anticipato rispetto a gli ordini che provengono da valle, quindi si utilizzano le previsioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [32 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Definizioni di sistema PUSH e PULL Dal punto di vista della pianificazione del processo - sistema PULL puro: Production Time < Delivery Time (P<D) - sistema PUSH puro: Delivery Time = 0 (P>D) I sistemi PULL puri - non c’è necessità di effettuare previsioni - non ci sono prodotti invenduti, non c’è incertezza - alta rotazione dei magazzini, sia PF che MP - difficoltà di programmazione, occorre seguire la domanda - spesso sono considerati un modello di eccellenza M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [33 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il processo frammentato E’ necessario aumentare il D-time oppure diminuire il P-time (frammentiamo il processo produttivo costituendo delle scorte) P time (20h) Processo produttivo Lavorazione 3 Lavorazione 2 P3 time (8h) P2 time (8h) Lavorazione 1 P1 time (4h) D time (15h) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [34 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” NOTAZIONE ASME Il sistema misto PUSH-PULL Al confine tra PUSH e PULL si costituisce una scorta (CERNIERA PUSH PULL) D time PUSH PUSH PULL PULL Pi time < D time Criticità Capacità produttiva Criticità Gestione delle scorte M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [35 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Le cinque fattispecie produttive T=0 Tempo di attraversamento T=0 tempo di consegna secondo contratto Make-to-Stock produzione per magazzino (commodities, alimentari, beni di largo consumo in genere) Assemble-to-Order produzione mista (mobili componibili, macchine agricole, gruppi meccanici, ecc) Make-to-Order produzione standard per commessa (automobili utilitarie, elettrodomestici, componentistica ricorrente per l’industria manifatturiera, ecc.) Purchase-to-Order produzione personalizzate per commessa (manufatti convenzionali, contenenti optional non ricorrenti) Engineer-to-Order produzione speciali non ricorrenti effettuate in base a nuovo progetto (grandi cantieri navali, nautica di lusso, macchinari speciali per industrie) Area PUSH Area PUSH Area PULL Progettazione Approvvigion. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Fabbricazione Assemblaggio [36 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi misti PUSH-PULL e tipologie di processo molti materiali in ingresso pochi materiali in ingresso cerniera P time P-D molti materiali in ingresso D time cerniera molti PF in uscita molti PF in uscita pochi PF in uscita D/P = “indice di programmazione” M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [37 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il sistema a ripristino della scorta D ≥ Ai + Pi Lo stadio i del processo lavora in PULL Flusso informaz. Flusso fisico Ordine Scorta Ai Pi Consegna D≥P Lavorazione Scorta Assembl. finale Ultima lavorazione Penultima lavorazione Tempo Terzultima lavorazione OPP Catena gestita a ripristino (JIT) 3 P3 time M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 2 (P2+P1)time > D time [38 di 254] 1 mercato P1 time < D time Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management INVENTORY BUILD-UP DIAGRAM M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [39 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” INVENTORY BUILD UP DIAGRAM (1/4) Sia preso in considerazione il caso in cui il tasso di arrivo delle materie prime in un magazzino (λ) è costante, ma soggetto a stagionalità nell’arco di un anno… λ (tonn/mese) 4800 3600 600 4 Q (tonn) 8 12 mesi Se la capacità produttiva (µ) è invece costante tutto l’anno, e pari a 3000 tonn/mese, si avrà un andamento di accumulo e decumulo di scorte nel magazzino MP 9600 2400 4 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 8 Mesi Mag iniziale Tasso di arrivo Tasso di uscita Tasso di accumulo Mag finale 0-4 0 3600/m 3000/m +600/m 600x4 4-8 2400 4800/m 3000/m +1800/m 2400 + 1800x4 8-12 9600 600/m 3000/m -2400/m 9600 – 2400x4 12 mesi [40 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” INVENTORY BUILD UP DIAGRAM (2/4 Q (tonn) 9600 2400 4 8 12 mesi Giacenza media (tonn/mese) (2400 ⋅ 4 2 )+ (7200 ⋅ 4 2 )+ (2400 ⋅ 4) + (9600 ⋅ 4 2 ) = 4000 12 Produzione totale (tonn) 3000 ⋅12 = 36000 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [41 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” INVENTORY BUILD UP DIAGRAM (3/4) Sia preso in considerazione, nel caso precedente, un vincolo di capacità sul magazzino pari a 2400 tonn. ferma restando la produzione a 3000 tonn/mese: λ (tonn/mese) 4800 3600 600 4 8 12 mesi Q (tonn) Mesi Mag iniziale Tasso di arrivo Tasso di uscita Tasso di accumulo Mag finale 0-4 0 3600/m 3000/m +600/m 600x4 4-8 2400 3000/m 3000/m 0 2400 8-9 2400 600/m 3000/m -2400/m 2400 – 2400x1 9-12 0 600/m 600/m 0 0 Giacenza media (tonn/mese) (2400 ⋅ 4 2 )+ (2400 ⋅ 4) + (2400 ⋅12 ) = 1700 12 2400 Produzione totale (tonn) 4 89 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 12 mesi (3000 ⋅ 9) + (600 ⋅ 3) = 28800 [42 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” INVENTORY BUILD UP DIAGRAM (4/4) Fermo restando il limite di 2400 tonnellate in magazzino, si ipotizzi a questo punto un aumento di capacità produttiva fino a 3300 tonn/mese: λ (tonn/mese) Mesi Mag iniziale Tasso di arrivo Tasso di uscita Tasso di accumulo Mag finale 0-4 0 3600/m 3300/m +300/m 300x4 4-4,8 1200 4800/m 3300/m +1500/m 2400 4,8-8 2400 3300/m 3300/m 0 2400 8-8,88 2400 600/m 3300/m -2700/m 24002700x0,88 8,88-12 0 600/m 600/m 0 0 4800 3600 600 4 8 12 mesi Q (tonn) (1200/0,8m) Giacenza media (tonn/mese) (1200 ⋅ 4 2 )+ 1200 ⋅ 0,8 2 12 2400 1200 4 4,8 + (1200 ⋅ 0,8) + (2400 ⋅ 3,2 ) + 2400 ⋅ 0,88 Produzione totale (tonn) 8 8,88 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 12 mesi (3300 ⋅ 8,88) + (600 ⋅ 3,12) = 31176 [43 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 2 = 1048 Esercitazione: il caso Devine Nuts (1/4) Era autunno e la stagione della raccolta delle arachidi si avviava al termine. Frank Coyne, proprietario della Devine Nuts (la città di Devine si trova in Texas, circa 30 km a sud-ovest di San Antonio), rifletteva sulla stagione appena conclusa e meditava se nel prossimo anno avrebbe potuto far fronte alla richiesta di essiccazione delle arachidi, soprattutto se il raccolto locale fosse realmente cresciuto del 10%, come affermavano molti coltivatori del posto. La Devine Nuts acquistava le arachidi dagli agricoltori della zona e le vendeva a imprese e a cooperative di trasformazione che producevano olio, burro, dolciumi e una serie di altri prodotti. L’attività produttiva della Devine Nuts era ben definita. Durante la stagione della raccolta delle arachidi, gli agricoltori consegnavano alla Devine Nuts grossi quantitativi di arachidi verdi. I camion con il loro carico venivano pesati e si rilasciava un documento contabile che attestava gli estremi dell’operazione. Dopo la pesatura, veniva prelevato un campione: questa fase di controllo era critica, perché le imprese che lavoravano le arachidi non accettavano un carico senza il relativo certificato ufficiale di analisi, e nessun certificato sarebbe stato emesso nel caso di un contenuto di umidità superiore al 10,5%. Se un carico di arachidi rispettava quello standard si rilasciava il certificato, e dopo questa prima verifica si prelevava un secondo campione. Esso veniva pesato e sgusciato perché le noccioline dovevano essere classificate, a seconda delle dimensione, in quattro categorie: extra, standard, media e piccola. Il peso e la dimensione determinavano il prezzo da corrispondere all’agricoltore, che in genere era intorno ai 25 centesimi per oncia. Determinato il prezzo, le arachidi erano caricate in vagoni o camion e spedito ad uno stabilimento per la sgusciatura. Non sempre era possibile organizzare un trasporto immediato e le arachidi selezionate dovevano essere immagazzinate nei depositi della Devine Nuts, capaci di contenere sino a 5.500 tonnellate. Molto spesso però le arachidi non raggiungevano l’umidità standard e dovevano quindi essere asciugate, prima di una nuova pesatura e della selezione. La Devine Nuts possedeva numerosi essiccatoi di diversa capacità: 38 da 6 tonnellate, 10 da 11 tonnellate e 14 da 14 tonnellate. La permanenza delle arachidi nell’essiccatoio dipendeva dal suo contenuto di umidità: le arachidi con un contenuto dal 10% al 15% potevano essere essiccate in 12 ore, mentre quelle con un’umidità dal 15% al 25% avevano bisogno da 24 a 36 ore. La Devine Nuts non possedeva magazzini per le arachidi verdi che, quindi venivano scaricate dai camion degli agricoltori direttamente negli essiccatoi. Se non vi erano essiccatoi disponibili, i camion non avevano altra scelta se non aspettare che diventassero liberi. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [44 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esercitazione: il caso Devine Nuts (2/4) L’operazione di essiccatura era piuttosto delicata dato che, a partire da 12 ore dopo la raccolta, sulle arachidi umide si forma un fungo e quindi, per evitare il loro deterioramento, era essenziale che l’essiccatura iniziasse entro quel lasso di tempo. Un giorno di raccolta iniziava all’alba per terminare al crepuscolo, mentre la consegna alla Devine Nuts avveniva da mezzogiorno alle 22 circa, con flusso più o meno regolare. Il successo di Frank Coyne come imprenditore era basato sulle sue doti nel venire incontro alle necessità degli agricoltori che ogni anno gli consegnavano il loro raccolto. Se Frank non avesse potuto essiccare in tempo le arachidi di un agricoltore, avrebbe probabilmente perso per sempre il cliente in favore di un altro intermediario. Inoltre, se avesse lasciato troppi camion per lungo tempo in attesa di essiccatoi disponibili, Frank avrebbe rischiato di inasprire i suoi rapporti con la clientela, dato che gli agricoltori avevano bisogno di questi camion nel campo per il raccolto del giorno seguente. Nella maggior parte dei casi, la capacità degli essiccatoi della Devine Nuts era più che sufficiente per far fronte alla domanda, perché una consegna media giornaliera si aggirava sulle 120 tonnellate e circa il 50% di queste avevano un contenuto di umidità tra il 10% e 15%, mentre l’altra metà era tra il 15% e il 25%. Ciò che preoccupava Frank Coyne erano i giorni di punta, che si verificavano subito dopo un temporale. La pioggia di solito impediva la raccolta e quindi i carichi, che in condizioni normali si distribuivano nell’arco di alcuni giorni, venivano a concentrarsi in tempi molto ristretti. In questi casi potevano essere consegnate anche 300 tonnellate di arachidi verdi al giorno. Ciò che peggiorava ulteriormente la situazione era il fatto che le arachidi erano bagnate dalla pioggia e avevano un contenuto di umidità che richiedeva 36 ore di essiccamento. La Devine Nuts era riuscita a far fronte ai giorni di punta della passata stagione senza dover rinunciare a nessun cliente, anche se alcune volte i camion avevano dovuto aspettare a scaricare. Il problema immediato per Frank Coyne era quello di stabilire se un aumento del 10% del raccolto locale – che significava un 10% di attività in più nei giorni di punta – avrebbe sovraccaricato la capacità di essiccamento in modo da costringerlo a prendere una di queste decisioni: a) rimandare indietro i camion; b) costringerli ad aspettare oltre le 6 del mattino successivo; c) costringerli ad aspettare più di 12 ore scaricare. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [45 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esercitazione: il caso Devine Nuts (3/4) Arrivo dei camion e pesatura Controllo umidità NO Umidità > 10,5%? Diagramma di flusso e rappresentazione ASME del processo di essicazione Devine Nuts Camion disponibili? Attesa nei depositi Essiccatoi disponibili? Carico camion SI Attesa nei camion Scarico NO SI NO Controllo dimensioni Trasporto Scarico camion DESCRIZIONE FINE Essiccamento 1 Arrivo dei camion 2 Controllo peso, umidità e dimensione 3 In attesa 4 Agli essiccatoi 5 Essiccamento 6 Ai depositi NOTAZIONE ASME Fase produttiva Controllo Trasporto 7 In attesa Magazzino temporaneo 8 Ai camion Magazzino permanente M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [46 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” SI Esercitazione: il caso Devine Nuts (4/4) – HINTS ! IPOTESI: - la verifica è condotta nella condizione più critica; - la capacità degli essiccatoi è considerata nel complesso e pari a 534 tonnellate; - il tasso di ingresso e di uscita dagli essiccatoi è uguale e pari a 33 tonn/h; - la Devine Nuts lavora su due turni dalle 06 alle 22. OBIETTIVO: verificare se la capacità degli essiccatoi della Devine Nuts è in grado di far fronte all’aumento di richiesta, o se sarebbe preferibile ad esempio: - portare i turni di lavoro a 3; - portare la capacità degli essiccatoi fino a 660 tonnellate; - portare i sistemi di trasporto per l’immissione e l’emissione delle arachidi negli essiccatoi ad una velocità di 55 tonn/h M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 24 20 12 16 4 8 20 24 12 16 4 [47 di 254] 8 20 24 12 16 4 8 24 16 20 8 12 4 20 24 12 16 700 680 660 640 620 600 580 560 540 520 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management DALLA PIANIFICAZIONE ALLA GESTIONE DEI MATERIALI M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [48 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il piano aggregato di produzione Ha lo scopo di rendere coerenti tra loro la capacità produttiva necessaria e quella disponibile. La prima è, nei vari periodi dell’anno, una grandezza tipicamente variabile, mentre la seconda è una grandezza sostanzialmente costante. Lo scopo della pianificazione della produzione è definire un piano di produzione che stabilisca quali e quanti prodotti produrre lungo un arco di tempo definito e variabile a seconda del livello di pianificazione. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [49 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il piano aggregato di produzione M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [50 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Capacità produttiva necessaria e disponibile M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [51 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il flusso del processo di pianificazione aggregata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [52 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” La distribuzione temporale Produzione annua G F M A M G L A S O N D ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [53 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Capacità produttiva necessaria e disponibile Necessaria • Previsioni • Ordini capacità produttiva domanda dic gen M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Disponibile • impianto • 6 big losses [54 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Ancora su CHASE e LEVEL… Strategia di livellamento delle risorse Volume di produzione Volume di produzione Strategia di inseguimento della domanda produzione domanda domanda produzione capacità necessaria capacità necessaria dic dic gen Livello di magazzino Livello di magazzino gen giacenza media → 0 gen giacenza media gen dic Criticità Gestione delle scorte Criticità Capacità produttiva M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 dic [55 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Strategie di produzione level, chase e mixed M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [56 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Confronto tra le strategie ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ ⊗ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [57 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il Master Production Schedule Il MPS appare quale disaggregazione del piano aggregato, caratterizzata da maggiore dettaglio, sia sotto $% $! il profilo degli oggetti considerati, sia sotto il profilo dell’orizzonte temporale abbracciato, più breve del % precedente. ! " #$ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [58 di 254] #% &% &% &% % &! &% &% % % Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Flusso del processo di definizione del MPS In molte aziende il processo di definizione del MPS presuppone l’esistenza di un sistema di pianificazione che prevede una riunione periodica di organi aziendali di alto livello. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [59 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Le TIME-FENCES dell’MPS ' ( ) - +, . Variazioni non ammesse M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 * / +,01 Variazioni contrattate [60 di 254] Variazioni libere Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” + Il FROZEN PERIOD 5 5 / ' 6 - - 6 ) 3 & # ! " 2 $ 4# 4 %% ) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 4 "&% [61 di 254] / Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Piano di produzione Long Range Dinamica dei piani LRRP e PP Piano Mese Modifiche Piano Mese Modifiche OTT 0% NOV 0% DIC 10% LONG RANGE PRODUCTION PLAN Ottobre GEN FEB MAR APR MAG GIU 20% 100% 100% 100% 100% 100% LUG 100% AGO 100% SET 100% PRODUCTION PLAN Ott OTT 0% NOV 0% PIANO DI PRODUZIONE VALIDO IN OTTOBRE DIC 10% MESE CORRENTE Piano Mese Modifiche NOV 0% DIC 0% GEN 10% LONG RANGE PRODUCTION PLAN Novembre FEB MAR APR MAG GIU LUG 20% 100% 100% 100% 100% 100% AGO 100% SET 100% OTT 100% Piano PRODUCTION PLAN Nov Mese NOV DIC GEN Modifiche 0% 0% 10% Piano Mese Modifiche DIC 0% GEN 0% FEB 10% LONG RANGE PRODUCTION PLAN Dicembre MAR APR MAG GIU LUG AGO 20% 100% 100% 100% 100% 100% SET 100% OTT 100% NUOVO PIANO DI PRODUZIONE VALIDO DA NOVEMBRE NOV 100% Piano PRODUCTION PLAN Dic Mese DIC GEN FEB Modifiche 0% 0% 10% M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [62 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PROSSIMO PIANO DI PRODUZIONE VALIDO DA DICEMBRE Generazione del Master Production Schedule Vista “AGENDA”: time fences per la produzione nel MESE 4 100% Q saturazione della capacità produttiva dedicabile al mese 4 Mese 1 Mese 2 open full (negoziazione) Mese 3 fixed Mese 4 Mese 5 Mese 6 frozen (minor changes) Vista “ROLLING”: flessibilità di mix della terza settimana del MESE 1 Mese 1 Mese 2 Mese 3 Mese 4 x OPEN per il mese 4 Mese 1 x FULL per il mese 3 Mese 1 x M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 FROZEN per il mese 2 [63 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Formulazione MPS ) 3 & # ! 2 " $ 4# 4 %% &7 7 / &%%% ! " #! " / !%% ! " #! " M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 /8 /8 [64 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Available to Promise ' ) 9 = - - ) :6 ; ; / 7 )>9 : ? ) 3 / < . 6 /9 : & # ! $ $ $ 2 " $ 4# 4 %% ! " #! " % NB: ATP POH ATPi = 0 se MPSi = 0 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [65 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Capable to Promise ' @ ) 9@ . - ) : 6 ; < / -- . - = / - )>9 : ) & 3 # ! 2 $ $ " $ $ $ 4# 4 %% @ / & 4 !%% #! % " $ $ $ $ ' M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [66 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Prediligere ATP o CTP ? & # ! 2 " $ Σ=3150 & #! Gmedio=251 " % $ $ ' $ $ $ $ $ $ Meno scorte $ $ Più rigida in C.P. Σ=3150 ( #! % Gmedio=551 " $ $ $ $ Più scorte Più flessibile ' M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 $ [67 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Rough-Cut Capacity Plan 3 6 Prodotto Prod. A Prod. B Prod. C Prod. D Σ 1 60 AGOSTO 2 3 4 60 60 Σ 1 48 72 96 24 60 240 80 SETTEMBRE 2 3 4 OTTOBRE 2 3 4 NOVEMBRE 2 3 4 80 80 80 80 Σ 1 64 96 128 32 80 320 80 ) 80 7 < 80 6 ; ( =9 ! 6 ; . - : : . -- Σ Volume 64 240 96 360 128 480 32 120 80 320 1200 = 9 ' Σ 1 64 96 128 32 80 320 80 ; < 6 ; 7 2 - M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 -9 #!" ! A"% # . 7 : BB C 2"D [68 di 254] #8 9 ; Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” . : Rough-Cut Capacity Plan BATCH MIXED MODEL AGOSTO 2 3 Prodotto Prod. A Prod. B Prod. C Prod. D Σ 1 48 12 60 60 Prodotto Prod. A Prod. B Prod. C Prod. D Σ 1 12 18 24 6 60 4 60 60 1 64 16 60 36 24 60 80 AGOSTO 2 3 12 12 18 18 24 24 6 6 60 60 4 12 18 24 6 60 1 16 24 32 8 80 SETTEMBRE 2 3 4 80 80 80 80 SETTEMBRE 2 3 16 16 24 24 32 32 8 8 80 80 1 64 16 48 32 80 80 4 16 24 32 8 80 1 16 24 32 8 80 OTTOBRE 2 3 4 80 80 80 80 OTTOBRE 2 3 16 16 24 24 32 32 8 8 80 80 1 64 16 48 32 80 80 4 16 24 32 8 80 1 16 24 32 8 80 NOVEMBRE 2 3 48 32 80 Σ 240 20% 360 30% 480 40% 120 10% 1.200 100% 4 16 24 32 8 80 Σ 240 20% 360 30% 480 40% 120 10% 1.200 100% 4 80 80 80 80 NOVEMBRE 2 3 16 16 24 24 32 32 8 8 80 80 > ; ; Prod. A M1 M2 M3 M4 Σ . ore lav. 1,1 1,1 0,5 0,2 2,90 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Prod. B M1 M2 M3 M4 Σ ore lav. 1,5 0,6 1,1 0,2 3,40 7 Prod. C M1 M2 M3 M4 Σ ore lav. 4 1,4 0,6 1,4 7,40 [69 di 254] Prod. D M1 M2 M3 M4 Σ ore lav. 6 2,3 0,4 0,5 9,20 Media totale 5,73 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Rough-Cut Capacity Plan – Profili di carico BATCH MIXED MODEL M1 M2 M3 M4 somma AGOSTO 1 2 3 70,8 90 240 60 36 84 37,2 66 36 12 12 84 180 204 444 M1 M2 M3 M4 somma 1 172 71,4 42,6 42,6 329 4 1 288 94,4 106 80 31,2 49,6 62,4 16 487 240 SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 120 320 384 94,4 120 320 384 94,4 120 320 384 48 112 141 80 48 112 141 80 48 112 141 88 48 41,6 49,6 88 48 41,6 49,6 88 48 41,6 16 112 83,2 16 16 112 83,2 16 16 112 83,2 272 592 650 240 272 592 650 240 272 592 650 AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 172 172 172 230 230 230 230 230 230 230 230 230 230 230 71,4 71,4 71,4 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 95,2 42,6 42,6 42,6 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 42,6 42,6 42,6 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 56,8 329 329 329 438 438 438 438 438 438 438 438 438 438 438 ' Profilo di carico delle risorse M1,2,3,4 0 . / 700 ore macchina settimanali )> 4 230 95,2 56,8 56,8 438 # " ; BB 2!D 2 600 500 400 batch 300 mixed-model 200 ' 0 1 2 3 4 5 6 7 8 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 9 . / ; 100 )> E . 2!% . / BB C $ D 10 11 12 13 14 15 16 [70 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Rough-Cut Capacity Plan – Profili di carico > * . ; 6 . 1 ore macchina MIXED MODEL Profilo di carico delle risorse M1,2,3,4 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 2 3 4 1 AGOSTO 2 3 4 1 SETTEMBRE ? ( M2 ? - . M3 \ 1 M1 2 3 4 1 OTTOBRE 2 3 M4 ? somma ? ) / ) ) - . * /0 4 NOVEMBRE Profilo di carico delle risorse M1,2,3,4 700 ore macchina BATCH 600 500 400 M1 ? M2 ? - . M4 ? - . somma ? M3 300 200 100 )* + )* + , .* +. ** 0 1 2 3 AGOSTO 4 1 2 3 4 SETTEMBRE M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 1 2 3 OTTOBRE 4 1 2 3 4 NOVEMBRE [71 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ) Production and Operations Management LA GESTIONE DELLE SCORTE A FABBISOGNO E MRP M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [72 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Pianificazione a fabbisogno vs gestione a reintegro Pianificazione a fabbisogno Q DT DT DT t Gestione a reintegro Q LR DT DT DT t M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [73 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” L’approccio MRP Prodotto finito DT DT Semilavorati DT – Gli ordini vengono tempificati in base ai Lead Time. DT Componenti DT – L’MRP calcola il fabbisogno di item a ciascun livello della BoM. DT – L’entità dei fabbisogni dipende dalle caratteristiche dell’item e dalla situazione di magazzino. Materie prime M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [74 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” La pianificazione del fabbisogno di materiali • Joseph Orlicky (1965). La maggiore diffusione si ha nel 1972 grazie alla promozione dell’ APICS (American Production and Inventory Control Society) • Ha l’obiettivo di esplodere il piano degli ordini di produzione fornito dal MPS, proponendo un piano di ordini di approvvigionamento e produzione tempificati a tutti i livelli della distinta base, sincronizzando le attività e i flussi logistici interni ed esterni all’unità produttiva • Viene svolta livello per livello attraverso l’esplosione della Distinta Base (BOM) sino al massimo livello di dettaglio • Coinvolge un orizzonte temporale di media lunghezza (solitamente 6 mesi o meno) con dettaglio in genere mensile o settimanale • Avviene periodicamente con una cadenza (solitamente mensile o settimanale) che dipende dalla tipologia del prodotto/mercato e dalla velocità di risposta dell’azienda al mercato M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [75 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Programmazione “al più presto” (forward) ' E F - 9F B G: 5 @ B B G F 1 D 2 B 2 E 1 2 G 1 3 F 1 D 1 - A 2 E ; 2 3 4 5 6 . C 7 8 ; 7 5 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [76 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Programmazione “al più tardi” (backward) ' ) ; E F @ B B G F 1 D 2 B 2 E 2 2 G A E 3 F 1 H') 1 1 C ; D 1 2 3 4 5 6 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 7 8 [77 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ' E +I - ' 9 : ' ; 1 2 D E 2 2 G 1 1 2 3 4 E1 F D 3 2 5 6 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 / 1 B 2 B 2 E A A 2 1 2 C 7 D G1 1 8 1 [78 di 254] 2 E1 3 4 5 C F D 3 1 6 7 8 9 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Input ed output di un MRP standard ) ) ) 9 )>: ) ) F -- E > 9 J): " " # , , K , , , ; -- , M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [79 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” La Distinta Base (Bill of Materials - BoM) La Bill of Materials di un prodotto è l’elenco degli item (semilavorati, componenti, materie prime) che lo compongono, organizzato in modo da evidenziare le relazioni o legami gerarchici che esistono tra i vari item ed il prodotto stesso. La BoM fornisce una serie di preziose informazioni … – Informazioni anagrafiche di ogni item (codice, descrizione, unità di misura, ecc.). – Il coefficiente di impiego, cioè la quantità dell’item “figlio” necessaria per realizzare un’unità dell’item “padre”. – Il coefficiente di scarto. – Parametri gestionali (Lead Time, lotto di ordine, scorta di sicurezza, codice dei fornitori, ecc.). M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [80 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di distinta base semplificata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [81 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il piano delle distinte base Simbolo C2934 Descrizione: – COMPOSIZIONE – Simbolo Quantità Unità di misura Altre informazioni A22908 3 Gr scarti lav. = 10% B23340 3 N° B20734 1 N° Preproc. su macchina M34 Ogni riga della tabella rappresenta un item. Sulla riga sono riportati tutti i dati dell’item relativo. Piano delle distinte base A LIVELLO 0: prodotti finiti – – – La struttura è quella di un albero rovesciato. I nodi radice rappresentano i prodotti finiti. I vari item sono collocati sui rami, e riportano il loro codice o part-number (P/N) LIVELLO 1: semilavorati LIVELLO 2: componenti LIVELLO 3: materia prima M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [82 di 254] 100 300 B 200 300 500 100 400 300 600 400 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP – Input & Output INPUT OUTPUT DATI RELATIVI AI FABBISOGNI ALLA PRODUZIONE – Production orders del MPS – Domanda esterna di ricambi o materiali a vendita diretta – Fabbisogni tempificati di semilavorati – Necessità di anticipo o opportunità di ritardo nelle lavorazioni (change notice: expediting / deferring) DATI RELATIVI AL PRODOTTO – Bill of Materials (BoM) strutturale – Tasso di scarto nelle lavorazioni – Scorte di sicurezza – Lotto di ordine (ad es. lotto minimo) – Lead time di approvvigionamento e di produzione – Informazioni circa la possibilità o impossibilità di rispettare le consegne (exceptions report) AI FORNITORI – Fabbisogni tempificati di materie prime e componenti DATI RELATIVI ALLA SITUAZIONE DEI MAGAZZINI – Necessità di anticipo o opportunità di ritardo negli approvvigionamenti (change notice: expediting / deferring) – Livello di giacenze fisiche – Quantità prenotate DATI RELATIVI ALLA SITUAZIONE NEI REPARTI – Quantità in arrivo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [83 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP (1) Netting Determinare i fabbisogni netti (net requirement) a partire dai fabbisogni lordi (gross requirements), tenendo conto la disponibilità di scorte (projected inventory on hand), i fattori di scarto (scrap), gli ordini in corso (scheduled receipts). I fabbisogni lordi sono distinguibili in fabbisogni esterni o interni a seconda che si tratti o meno di materiali a vendita diretta. Gli ordini in corso indicano la presenza di consegne relative ad ordini lanciati nel precedente periodo di pianificazione dell’MRP. (2) Lot-sizing Organizzare i fabbisogni netti in ordini di approvvigionamento o di produzione, tenendo conto delle dimensioni ottimali dei lotti, sulla base dei costi di stoccaggio e dei costi di lancio ordine (e della situazione relativa alla capacità produttiva…). Si utilizzano criteri generali (lot-for-lot…), soluzioni ottimizzate (EOQ…), complessi algoritmi (wagner-within…) o euristiche semplificate (CTM…) (3) Offsetting Calcolare le dati di lancio degli ordini di approvvigionamento e di produzione, sulla base dei tempi di lavorazione e di consegna da parte dei fornitori. Occorre tenere anche in conto i relativi possibili ritardi, sia di produzione che di consegna, derivabili da eventi imprevisti: per questo motivo il calcolo dell’anticipo con cui lanciare l’ordine è effettuato « in sicurezza » sovrastimando i tempi necessari. (4) BOM explosion Generare i fabbisogni lordi degli item al successivo livello della distinta base. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [84 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP: nota NETTING LOT-SIZING È questo l’ultimo ITEM dell’ultimo livello della BoM? NO Proseguire con il successivo livello o ITEM della BoM SI OFFSETTING FINAL PLANNED ORDER RELEASE Nota: prima di prendere in analisi un codice, l’MRP accumula tutta la domanda di quel codice proveniente dai livelli precedenti della distinta base A, B → 100 200 300 500 Level 0 Level 1 A A, B → 200 → 100 → 300 500 … Level 0 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 100 300 B 200 [85 di 254] 500 100 400 common items Level 1 300 300 600 400 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Demand Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Netting A 100 Determinare i net requirement Initial on-hand inventory = 30 units No scheduled receipts 300 Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Projected on-hand 15 −5 Net requirement 0 5 50 10 30 30 30 30 On-hand inventory + Scheduled receipts – Gross requirement = 30 – 15 – 0 = 15 max { 0, Gross requirement – On-hand inventory – Scheduled receipts } = max {0, 15 – 30 – 0} = 0 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [86 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 200 400 Procedura di base del sistema MRP Lot sizing Lot size = 75 units 75 = 20 + 30 + 25 5 units rimangono nel periodo 7. Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross Requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Projected on-hand 15 −5 Net requirements 0 5 Planned order receipts A 50 10 75 30 30 75 30 30 75 100 75 = 5 + 50 + 10 + 10 20 units rimangono nel periodo 5. Offsetting (Time Phasing) Lead time = 1 week 300 Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross Requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Projected on-hand 15 −5 Net requirements 0 5 50 10 30 30 30 30 Planned order receipts Planned order releases 75 75 75 75 75 75 BOM explosion Genera i gross requirements degli item 100 e 200, e poi degli item 300 e 400 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [87 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 200 400 Procedura di base del sistema MRP Durante la fase di NETTING, l’MRP può suggerire l’anticipo (expediting) o il ritardo (deferring) di una consegna (di approvvigonamento o di produzione) per coprire la carenza di scorta disponibile. Initial on-hand inventory t* = 15 Expediting Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Scheduled receipts (SR) 10 10 15 -15 30 30 Adjusted SR Projected on-hand 20 5 100 20 100 5 55 Net requirements 45 15 Planned order receipts Planned order releases Deferring M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [88 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Part A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 15 20 50 10 30 30 30 30 Scheduled receipts (SR) 10 10 15 -15 30 30 Adjusted SR Projected on-hand 20 5 100 20 100 5 55 45 Net requirements 15 Planned order receipts Planned order releases Regola di Lot-Sizing: Fixed Order Period (per 2 periodi) Net requirement 15 Planned order receipts 45 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [89 di 254] 30 30 30 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Net requirement 15 30 30 Planned order receipts 45 30 45 30 Offsetting: lead time = 2 periodi Planned order receipts Planned order release 45 A 2 unità B I planned order release della parte A generano I fabbisogni lordi (gross requirements) per i codici 100 e 200 1 unità 100 200 300 30 500 Il prossimo elemento da considerare è B 300 100 400 BoM Explosion 300 Perchè non si prosegue con i 100? Perchè il codice 100 qui è “figlio “ del codice 500, quindi anche l’MPR del 500 genererà altri fabbisogni lordi per 100… 600 400 Planned order release (Part A) 45 30 Gross requirements (Part 100) 90 60 Gross requirements (Part 200) 45 30 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [90 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Finished A BOM Explosion Calculation for part B 2 units Lot sizing: fixed order period (P = 2) 300 Lead time = 2 periods 100 B 200 300 500 100 400 No scheduled receipts, Initial inventory = 40 300 Part B 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 10 15 10 20 20 15 15 15 30 15 5 -15 - - - - Net requirements 15 20 15 15 15 Planned order receipts 35 30 30 15 Scheduled receipts (SR) Adjusted SR Projected on-hand Planned order releases M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 40 35 [91 di 254] 15 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 600 400 Procedura di base del sistema MRP Esempio di “Late Start” A 2 units BOM Explosion Calculation for part 500 100 300 B 200 300 500 100 400 600 Lot sizing: lot-for-lot Lead time = 4 periods, No scheduled receipts, Inital inventory = 40 Planned order releases (B) 35 1 Part 500 Gross requirements 2 30 3 35 4 300 400 15 5 30 6 7 8 - - 15 Scheduled receipts (SR) Adjusted SR Projected on-hand 40 40 5 5 -25 - - Net requirements 25 15 Planned order receipts 25 15 Planned order releases 25 15 Late start M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [92 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Unione di due vettori di ordini A 2 units 100 B 200 300 500 BOM Explosion 300 Calculation for part 100 100 400 600 Lot sizing: lot-for-lot 300 Lead time = 2 periods, No scheduled receipts, Inital inventory = 40 2 units Planned order releases (A) 45 Planned order releases (500) 25 15 Part 100 1 2 Gross requirements 25 15 15 0 3 4 400 30 5 90 6 7 8 - - 60 Scheduled receipts (SR) Adjusted SR Projected on-hand 40 0 -90 - - Net requirements 90 60 Planned order receipts 90 60 Planned order releases M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 90 [93 di 254] 60 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP A B Unione di due vettori di ordini 2 units BOM Explosion 100 300 200 300 500 100 400 600 Calculation for part 300 Lot-for-lot, Lead time = 1 period 300 400 Inital inventory = 50, Scheduled receipts (100 in period 2) Planned order releases (B) 35 30 Planned order releases (100) 90 60 1 Part 300 2 3 Gross requirements 125 Scheduled receipts (SR) 100 Adjusted SR 100 Projected on-hand 50 50 25 4 15 5 90 25 -65 6 - - 65 15 Planned order receipts 65 15 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 65 [94 di 254] 8 - - 15 Net requirements Planned order releases 7 15 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Procedura di base del sistema MRP Risultato finale: piano degli ordini output dell’MRP Transaction Part Number Planned order Release Date Old due date Planned order receipts Quantity Change notice A - Week 1 Week 2 10 Defer Change notice A - Week 4 Week 3 100 Expedite Planned order release A Week 4 Week 6 45 OK Planned order release A Week 6 Week 8 30 OK Planned order release B Week 2 Week 4 35 OK Planned order release B Week 4 Week 6 30 OK Planned order release B Week 6 Week 8 15 OK Planned order release 100 Week 2 Week 4 90 OK Planned order release 100 Week 4 Week 6 60 OK Planned order release 300 Week 3 Week 4 65 OK Planned order release 300 Week 5 Week 6 15 OK Planned order release 500 Week 1 Week 4 25 Late start Planned order release 500 Week 2 Week 6 15 OK M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [95 di 254] Notice Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 35 - + ; / . HBBL &% > && %%% & & - !%% &! & %% "%% & %% &#%% &!%% !%% @ &# !%% &%%% !%% !%% ) &%73 M %%% M !%% M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [96 di 254] - Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” / 5 > 7 & N N / - N / / 9 J) J 5 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 5 : - [97 di 254] H') Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: ri-pianificazione Frequenza di aggiornamento (updating frequency / refresh) Elevata frequenza di aggiornamento trade-off Il sistema viene sommerso da exception reports e ciò porta a ripetuti cambiamenti nel piano di lancio degli ordini Bassa frequenza di aggiornamento La procedura termina con un piano di ordini inadeguato Firm Planned Order Ordini inamovibili, la cui data di lancio non viene modificata nonostante gli aggiornamenti del sistema La procedura MRP li considera come scheduled receipts La loro presenza minimizza l’irregolarità del piano degli ordini, modificato dagli aggiornamenti M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [98 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: ri-pianificazione A B Risalire la procedura MRP 2 units 100 300 200 300 100 400 Analisi della causa dell’ordine (pegging) 300 Il pianificatore deve poter risalire alla domanda che ha generato il lancio di ogni ordine 35 30 Planned order releases (100) 90 60 Gross requirements 1 2 3 125 4 15 5 6 90 15 65 15 7 8 … Planned order receipts Planned order releases M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 65 [99 di 254] 600 400 Parts A and 500 Planned order releases (B) Part 300 500 15 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: ri-pianificazione A Ri-pianificazione bottom-up 2 units 100 B 200 500 100 300 400 Nel week 1 si apprende che la SR del week 2 non arriverà in tempo. Reazione immediata: lancio di un nuovo ordine di part 300 auspicabilmente l’ordine arriverà nel week 2, altrimenti nel week 3 ri-pianificazione 300 600 300 400 le 50 unità disponibili all’istante 0 verranno destinate a soddisfare gli ordini delle part B o delle part 100 ? Planned order releases (B) 35 30 Planned order releases (100) 90 60 Part 300 1 2 Gross requirements 125 Scheduled receipts (SR) 100 3 4 90 15 5 6 7 8 15 Adjusted SR Projected on-hand M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 50 50 [100 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: ri-pianificazione Ri-pianificazione bottom-up A 2 units 100 300 B 200 300 100 400 Se le 50 unità di part 300 disponibili sono utilizzate per gli ordini di part 100, si potranno soddisfare ordini per un totale di 50 delle 90 unità di part 100 richieste nel week 2… Ciò comporterà poter soddisfare solo 25 dei 45 ordini di part A richiesti per il week 4… Planned order releases (A) Planned order releases (500) 45 25 15 Part 100 1 2 Gross requirements 25 15 3 4 90 … Planned order receipts Planned order releases M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 90 90 [101 di 254] 60 500 300 600 400 30 5 6 7 8 60 Occorre verificare se è possibile posporre la consegna delle rimanenti 20 unità di 60 successivo o accorparle alla part A al week consegna nel week 6… Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: principali difetti Capacità finita L’MRP lavora con l’ipotesi di capacità infinita Questo crea molti problemi quando il sistema è prossimo alla saturazione Moduli inclusi nell MRP II Rough-cut capacity planning (RCCP) per il Master Production Schedule Capacity requirement planning (CRP) per la verifica di capacità dell’output dell’MRP Lead Time deterministici L’MRP usa Lead Time deterministici, sovrastimati in sicurezza Ciò porta a incrementi nei livelli di stoccaggio Ciò porta a dichiarare tempi di produzione più lunghi del necessario La sovrastima di un lead time, per operare in sicurezza, in realtà porta ad un’aumento dell’incertezza, considerato che si allunga il periodo di aleatorietà (negative self-reinforcing loop) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [102 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: nervosismo del sistema (1) Prendiamo un semplice sistema a due livelli prima che si verifichi un cambiamento nell’MPS… Product A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 2 24 3 5 1 3 4 50 Lead time = 2 periods Fixed order period (P = 5) Scheduled receipts (SR) Adjusted SR Projected on-hand Product A 1 unit B Component 28 26 -1 - - - - - Net requirements 1 5 1 3 4 50 Planned order receipts 14 Planned order releases 14 Component B 1 Gross requirements 14 Scheduled receipts (SR) 14 Adjusted SR 14 Projected on-hand 2 2 2 50 50 2 3 4 5 6 Lead time = 4 periods Lot-for-lot lot 2 2 2 2 -48 48 Planned order receipts 48 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 8 50 Net requirements Planned order releases 7 - - 48 [103 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: nervosismo del sistema (2) … ora la domanda di Product A nel week 2 varia da 24 a 23 unità. 24 → 23 Item A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 2 23 3 5 1 3 4 50 Lead time = 2 periods Fixed order period (P = 5) Scheduled receipts (SR) Adjusted SR Projected on-hand 28 26 0 Net requirements 5 Planned order receipts 63 Planned order releases Component B 14 63 1 2 Gross requirements 2 2 -47 47 Planned order receipts 47 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 - - 1 3 4 50 7 8 50 3 4 5 6 Lead time = 4 periods Lot-for-lot lot 14 Net requirements Planned order releases - 14 Adjusted SR Projected on-hand - 63 Scheduled receipts (SR) Late start 3 - - - - - - 47 [104 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema MRP: nervosismo del sistema Metodi per ridurre il nervosismo del sistema Uso ragionato del criterio Lot-for-lot Il lancio di lotti piccoli (al limite L4L) riduce il nervosismo del sistema e la probabilità che un piano ordini venga stravolto da anche una piccola modifica nell’MPS, però aumenta i costi di lancio totali (setup/trasporti) Uso ragionato del frozen period Aumentare il periodo di congelamento dell’MPS riduce i rescheduling di MRP Item A 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross requirements 2 23 3 5 1 3 4 50 Scheduled receipts (SR) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Frozen zone [105 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production & Operations Management LOT-SIZING NELL’MRP M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [106 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ! J - / -- ! ' ' . - > M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 9 [107 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” : MRP e Lot-Sizing Politiche di lot-sizing Una volta determinati i fabbisogni occorre calcolare la quantità da ordinare: Politiche di riordino più comuni: Riordino sul fabbisogno (Lot-for-Lot, L4L) Politica elementare, basata sulla propagazione della domanda senza alcun meccanismo di stoccaggio Riordino a periodo fisso (Fixed Order Period) Formazione dei lotti basata sul raggruppamento dei fabbisogni in un dato numero di periodi Riordino a quantità fissa (Lotto economico) È l’unica politica che trova un unico valore della dimensione del lotto, che minimizza costi di lancio e costi di stoccaggio Riordino su PPE (Costo Totale Minimo) Generalmente efficace, talvolta fornisce una dimensione ottimale dei lotti Wagner-Within Metodo oneroso, trova il piano di ordini sempre ottimo, complessità O(2k) dove k<n Wagner-Within “ridotto” Efficace in molti contesti, complessità ridotta O(n) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [108 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Obiettivi del lot-sizing Il problema generale di Lot-Sizing consiste nella determinazione del minimo della somma del costo di lancio ordine (di produzione/di approvvigionamento) e del costo di stoccaggio Si ipotizzi che ogni volta che viene lanciato un ordine si sostiene un costo pari a 400€, ad esempio, per effettuare un setup (produzione) o un trasporto (approvvigionamento. Si ipotizzi che mantenere un item in stoccaggio comporti il costo di 0,02 €/unità/settimana, ad esempio per un item del valore di 10 euro. Lot-for-lot Part x 1 2 3 4 5 6 7 8 Gross Requirements 5600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 1000 Net requirements 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 400 400 400 400 400 400 400 400 0 0 0 0 0 0 0 0 Planned order receipts Costo di lancio ordine Σ= 3200 € Costo di stoccaggio Politica adatta ad articoli speciali, di costo elevato, altamente deperibili, prodotti a vendita certa, tempi di consegna/produzione affidabili ed accurati. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [109 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Dtot = 415.000 unità/anno (2 • 415.000 • 400) = 17860 0,02 • 52 sett/anno EOQ = Lotto fisso (economico) Part A Gross Requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 0 Net requirements 4600 Planned order receipts 17860 0 17860 17860 0 17860 0 0 400 0 400 400 0 400 0 0 Quantità stoccata (dal periodo prec.) 0 13260 5260 12320 16180 6580 13240 10840 Costo di stoccaggio 0 265,2 105,2 246,4 323,6 131,6 264,8 216,8 400 265,2 505,2 646,4 323,6 531,6 264,8 216,8 Costo di lancio ordine Costo totale Scorte a fine periodo! 7640 Σ= 3153,6 € Articoli con fabbisogni distribuiti in modo molto uniforme, componenti comuni ad un gran numero di prodotti, periodi lunghi, necessità di definire una unica dimensione del lotto di produzione o, in questo caso, di approvvigionamento M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [110 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Fixed Order Period (P= 3) Part A Gross Requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 0 Net requirements 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 23400 0 0 34800 0 0 6600 0… 400 0 0 400 0 0 400 0 Quantità stoccata (dal periodo prec.) 0 18800 10800 0 20800 11200 0 3200 Costo di stoccaggio 0 376 216 0 416 224 0 64 400 376 216 400 416 224 400 64 Planned order receipts Costo di lancio ordine Costo totale Σ= 2496 € Politica adatta ad articoli per cui si rende necessario regolarizzare produzione o consegne M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [111 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Costo Totale Minimo Part A Gross Requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 0 Net requirements 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 23400 0 0 23600 0 16800 0 0 400 0 0 400 0 400 0 0 Quantità stoccata (dal periodo prec.) 0 18800 10800 0 9600 0 5600 3200 Costo di stoccaggio 0 376 216 0 192 0 112 64 400 376 216 400 192 400 112 64 Planned order receipts Costo di lancio ordine Costo totale Alternative PP in ciascun periodo Σ= 2160 € PP Cumulati 1°LOTTO 4600 12600 23400 37400 0 8000 18800 32800 10800 24800 14000 0 8000 29600 71600 PPE = 400€/0,02€ = 20000 unità 2°LOTTO 14000 23600 34800 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 0 9600 20800 11200 [112 di 254] 0 9600 32000 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Algoritmo di Wagner-Within Part A Net requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Per ogni fabbisogno in ogni periodo occorre chiedersi: ordino in questo periodo, o copro il fabbisogno del periodo con scorte ereditate dai periodi precedenti ? PROVE Costo di Lancio incrementale Costo di Mantenimento Ctot = CL + CM 4600;8000; 400 0 400 4600+8000; 0 160 160 ipotesi: lotto1=12600 4600+8000;10800 400 160 560 conferma: lotto1=12600 4600+8000+10800 0 160+432 592 ipotesi: lotto2=10800 4600;8000+10800 400 216 616 10800;14000 400 0 400 10800+14000 0 280 280 10800+14000;9600 400 280 680 10800+14000+9600 0 280+384 664 10800;14000+9600 400 192 592 conferma: lotto2=10800 Nel week 1 si ordina (400) Ragiono sul week 2 Ragiono sul week 3 Ragiono sul week 4 Ragiono sul week 5 Ragiono sul week 6 Ragiono sul week 7 Ragiono sul week 8 ipotesi: lotto2=24800 14000+9600+11200 0 416+224 640 ipotesi: lotto3=23600 14000+9600;11200 400 192 592 conferma: lotto3=23600 14000;9600+11200 400 224 624 ipotesi: lotto4=11200 11200;2400 400 0 400 11200+2400 0 48 48 ipotesi: lotto4=16800 11200+2400+3200 0 48+128 176 conferma: lotto4=16800 11200;2400+3200 400 64 464 11200+2400;3200 400 48 448 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [113 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Algoritmo di Wagner-Within L’algoritmo non compie l’enumerazione completa solo in virtù del principio di W/W: una volta confermato il lancio di un lotto, la scelta non viene più rimessa in discussione Part A Gross Requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 0 Net requirements 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 12600 0 10800 23600 0 16800 0 0 400 0 400 400 0 400 0 0 Quantità stoccata (dal periodo prec.) 0 8000 0 0 9600 0 5600 3200 Costo di stoccaggio 0 160 0 0 192 0 112 64 400 160 400 400 192 400 112 64 Planned order receipts Costo di lancio ordine Costo totale Complessità: O(2k1)+O(2k2)+…O(2km) ovvero complessità: O(2j) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [114 di 254] Σ= 2128 € con k1+k2+…km≅n con j>Km ∀m Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MRP e Lot-Sizing Algoritmo di Wagner-Within ridotto o backward Anche qui, per ogni fabbisogno in ogni periodo occorre chiedersi: ordino in questo periodo, o copro il fabbisogno con scorte ereditate dai periodi precedenti ? La procedura si compie a ritroso, operando una singola scelta periodo per periodo. Part A Gross Requirements 1 2 3 4 5 6 7 8 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 Projected on-hand 0 Net requirements 4600 8000 10800 14000 9600 11200 2400 3200 12600 0 24800 0 26400 0 0 0 400 0 400 0 400 0 0 0 Quantità stoccata (dal periodo prec.) 0 8000 0 14000 0 16800 5600 3200 Costo di stoccaggio 0 160 0 280 0 336 112 64 400 160 400 280 400 336 112 64 Planned order receipts Costo di lancio ordine Costo totale Σ= 2152 € Complessità: O(n) << O(2m) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [115 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Logistica Industriale SISTEMI E CRITERI DI STOCCAGGIO DEI MATERIALI M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [116 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di stoccaggio Scopi: – conservare i materiali greggi, semilavorati, finiti. – assicurare la disponibilità dei materiali. – consentire una disposizione razionale dei materiali. Aspetti dell’importanza dei magazzini: – peso economico non indifferente (capitale immobilizzato) • Costi di investimento: terreno, fabbricato, pavimentazione speciale, sistemazione aree esterne, scaffalature, sistema e supporti di movimentazione, impiantistica (antincendio, illuminazione, riscaldamento), sistema di gestione • Costi di esercizio: personale operativo, manutenzione, energia, spese generali – occupano notevole spazio – devono rispondere ad esigenze di funzionalità (flessibilità, rapidità di movimentazione, rotazione dei materiali, condizioni ambientali, sicurezza, ecc.) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [117 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di stoccaggio Classificazione in base alla funzione – magazzini materie prime: assicurare una riserva nell’eventualità di imprevisti nei rifornimenti – magazzini semilavorati: funzione di polmone tra lavorazione successive con cadenze diverse; – magazzini prodotti finiti: esigenza di adattamento ai tempi di spedizione e imballaggio, e alla domanda Classificazione in relazione alla meccanizzazione: – Non meccanizzati – Meccanizzati – Automatizzati Modalità di immagazzinamento: – unità di carico (pallets, contenitori) – colli e materiali vari – Altre (prodotti speciali, materiale sciolto o alla rinfusa, liquidi e gas) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [118 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Lo stoccaggio dei materiali M ' . 7 9$ M : 9 : M ; ( ) MJ % ' % M> M) M / & & % ( % / % % & M> M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [119 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Formazione dell’unità di carico M3; M> 9 M@ 9 . : %((1 ) * ) +, -., & M' 9 & : M' 9 M * & : & / %& %& %/ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [120 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Politiche di gestione operativa dei magazzini M' 0 & # 9'J: 9∆ : ' 9∆ : 1 2 '3 " 1 M' / 9' : 2 % 14 & & & M' ' 9' : " & 5 ( & M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 1 [121 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Valutazione delle prestazioni dei magazzini M ) M > M ) 9 / - / / / 0 / / ! / M @ M @ / - M @ D / / / M ' M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 16 7 % [122 di 254] 1 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di valutazione delle prestazioni dei magazzini 3 5 % 8 % ' - 9% $%0& !0& #%: 6 . @ F 4 % $% 09& ! 0 O 4 9) 2! - %%: 4 # $! P 2 !% 8& #%QO & 4 # O & 4 ! 4 &%: @ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 4 &% 8# $! 4 [123 di 254] % 8 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di valutazione delle prestazioni dei magazzini E 3 < = 9E: #% 9 : . 7F 4 % $% 09& ! 0 O %%: 4 # $! E7F 4 & ! 09% $% 0 O 2%: 4 ! !% 3 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 < =9 : [124 di 254] 6 - Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Storage policies 9 ) :* ( 1 2 !3& - ) ! 4 9 ' ( 5 " ? 3 - M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 >L ", >L * - : - R >L . [125 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Storage policies: Dedicated Storage ' ' 5 >L 9 : . 9 FBF: 6 >L M DED = { } max I pt = M MAX p " #$ %% / . 9: t 9 * : " #$ %% B M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [126 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Storage policies: Randomized Storage ' ' 5 >L 9 : 9 >S : 6 >L . MSHA = max t 9: I pt p " #$ %% 5 * / : " #$ %% M' 5 >L / M@ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 6 ( .T >L > . [127 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Storage policies: Class Based Storage 3 >L 3 >L 5 >L 9 : 9: . . ' ' .7 N J = dimensione zona per la classe j − esima = max N TOTALE = NJ t I pt p∈J J " #$ %% M 5 6 M- - >L : " #$ %% 3 / . 6 # 6 ( / ! M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [128 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Stock handling policies 9 ) :* ( 303 !+ $ 6+ $ . "7 . ; - /:A R :- + + 8 9 , 5 , 6 , . 5 ( (03 ! $ 9< R 8 0 ( . 6+ $ . "7 8 ! . 9 + + 6 ( = 5 ( +: $ 6 $ . "7 ' 5 * > ' M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 >L [129 di 254] 5 * . Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Impianti di stoccaggio per unità pallettizzate + + . ; / 3 . ; 3 ) ) ) 5 9 / : 5 9 5 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 - [130 di 254] + 4: Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Impianti di stoccaggio per unità pallettizzate ' 9< # - - ::8 ' . . 3 . ** 9 9 : ( ; * M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 - ) 5 ; - [131 di 254] , Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Un esempio di disposizione per file di stoccaggio M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [132 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Impianti di stoccaggio per unità pallettizzate + + . 9 ** 2 . 9 6 ; U ; 9 9 $0 9 ! : : ' ; ! !4 : ' 5 ) 303 6 ) - / 5 > ; ) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [133 di 254] :7 .** Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di stoccaggio - Esempi M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [134 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Impianti di stoccaggio per pallet %,%;;0 0 20 % 0'0 '%33%(% :-1 -%20;0 %(0 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 %,%;;0 0% '%33%(0 50(0 [135 di 254] %,%;;0 020 % 0'0% ' - 1 21 ;% Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Magazzino Intensivo E’ costituito da: – Una serie di scaffalature (magazzino) – Un trasloelevatore in grado di muoversi tra gli scaffali ed effettuare le operazioni di prelievo ed immissione – Un sistema di gestione • A differenza degli altri sistemi consente di raggiungere altezze superiori ai 12 m • Una volta progettato e realizzato, ha definite sia la potenzialità ricettiva sia la potenzialità di movimentazione. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [136 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il Trasloelevatore • Montante/i costituenti la struttura portante, unitamente alle travi di base (con le ruote di scorrimento) e superiore • Telaio mobile scorrevole lungo una colonna verticale (asse y), che a sua volta può traslare lungo il corridoio posto tra le scaffalature (asse x) • Contrappesi per la riduzione degli sforzi di sollevamento • Dispositivo per il prelievo ed il deposito dei carichi (spesso una piastra porta forche di tipo telescopico) • La cabina per il manovratore o per le operazioni di emergenza • Il sistema di automazione e di coordinamento dei cicli operativi • La linea elettrica di alimentazione. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [137 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Cicli semplici e cicli composti -1(01< -1(01< . 1 (0'1 0 ' -1(01< .+ + M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 0 0 [138 di 254] 1 1 (0'1 ' ** Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il sistema di gestione Il sistema di gestione provvede a: • Ottimizzare le missioni dei trasloelevatori; • Ricercare la postazione da raggiungere nel magazzino; • Riconoscere il materiale (codici a barre o magnetici); • Posizionamento orizzontale e verticale; • Deposito e prelievo dei carichi; • Gestire il magazzino (posizioni, codici, quantità, ecc.); • Utilizzare in maniera ottimale gli scaffali M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [139 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Magazzino intensivo - Prestazioni VANTAGGI – Possibilità di sviluppare il magazzino ad altezze maggiori di quelle raggiungibili impiegando altri mezzi di movimentazione, con conseguente risparmio di aree – Rapidità di movimentazione dei materiali immagazzinati – Facilità di attuazione dei criteri FIFO (First-In-First-Out) e LIFO (Last-In-First-Out) e di automatizzazione della gestione del magazzino. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [140 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scelta di un sistema di stoccaggio automatizzato / 6 8 5 &% . ' @ 5 & % 0 0" 4 & !%% 'J 4 > 5 . & !%% & % #% & P . 4% &# Q & P 4 #& Q # / / M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [141 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Logistica Industriale MATERIAL HANDLING: CRITERI DI SCELTA E PRINCIPI DI PROGETTAZIONE M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [142 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il problema della scelta di un sistema di M.H. Uso del giusto metodo per per rendere disponibile la quantità giusta del materiale giusto nel posto giusto al tempo giusto nella giusta sequenza nella posizione giusta nelle giuste condizioni e al costo giusto M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [143 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Generazioni di M.H. Prima generazione: manuali – carrelli a spinta manuale (movimentazione) – scaffali e cassettiere (stoccaggio) – etichette e moduli (controllo) Seconda generazione: meccanizzati – convogliatori, carrelli industriali, manipolatori industriali (movimentazione) – scaffalature, caroselli, magazzini con dispositivi di prelievo (stoccaggio) – dispositivi ad interruttori e solenoidi (controllo) Terza generazione: automatizzati – sistemi AGV (movimentazione) – magazzini automatici (stoccaggio) – sistemi di identificazione computerizzati (controllo) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [144 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Generazioni di M.H. Quarta generazione: integrati – le operazioni di movimentazione, stoccaggio e controllo dei materiali avvengono in modo totalmente automatico ed in completa integrazione con il sistema informativo aziendale che gestisce la produzione (il sistema di M.H. riceve i comandi e trasmette i risultati); – nella realtà si osservano in genere sistemi interfacciati, piuttosto che realmente integrati, ed è inoltre bene osservare come non sia sufficiente l’integrazione tra hardware e software ma sia necessaria anche una reale integrazione all’interno della catena logistica Quinta generazione: intelligenti – sistemi esperti per la gestione degli AGVS – sistemi esperti per le aree di ricevimento e di spedizione – robot adibiti alla pallettizzazione e depallettizzazione di carichi di tipo misto – sistemi esperti di aiuto al progettista per la determinazione dei tracciati degli AGVS M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [145 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Fattori per la scelta di un sistema di movimentazione Caratteristiche dei materiali da trasportare – Peso specifico – Forma – Dimensioni Caratteristiche dei flussi – Numero di stazioni – Distanza fra le stazioni – Frequenza di movimentazione – Complessità dei percorsi – Entità dei flussi – Direzioni delle movimentazioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [146 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Fattori per la scelta di un sistema di movimentazione Fattori relativi al layout – Superficie disponibile – Possibilità di modifiche – Adattabilità delle strutture – Possibilità di espansione N.B.: MH e Layout si influenzano a vicenda Integrazione del sistema di material handling – Livello di automazione – Interfacciamento con stazioni operative – Interfacciamento tra differenti sistemi M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [147 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Obiettivi della progettazione del sistema di M.H. Adeguate Prestazioni – Portata, velocità, tempestività, precisione, … Massima Flessibilità – Adattabilità dei mezzi a diversi cariche e diverse movimentazioni Massima Efficienza – Massima affidabilità, manutenibilità, disponibilità – Massima efficienza delle operazioni – Minimi scarti e perdite (minimi danni, maggior controllo) Minimi Costi – di impianto (di acquisto e gestione), di spazio e di movimentazione (gestione) Migliori Condizioni di lavoro – sicurezza, riduzione dello sforzo fisico umano… M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [148 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” I 20 principi del M.H. PIANIFICAZIONE PIANIFICAZIONE STANDARDIZZAZIONE STANDARDIZZAZIONE SISTEMA SISTEMA ADATTABILITA’ ADATTABILITA’ FLUSSO FLUSSO PESO PESOAAVUOTO VUOTO SEMPLIFICAZIONE SEMPLIFICAZIONE UTILIZZAZIONE UTILIZZAZIONE GRAVITA’ GRAVITA’ MANUTENZIONE MANUTENZIONE UTILIZZAZIONE UTILIZZAZIONEVOLUMETRICA VOLUMETRICA OBSOLESCENZA OBSOLESCENZA UNITA’ UNITA’DI DICARICO CARICO CONTROLLO CONTROLLO MECCANIZZAZIONE MECCANIZZAZIONE CAPACITA’ CAPACITA’PRODUTTIVA PRODUTTIVA AUTOMAZIONE AUTOMAZIONE PERFORMANCE PERFORMANCE SELEZIONE SELEZIONEATTREZZATURE ATTREZZATURE SICUREZZA SICUREZZA M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [149 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” I 20 principi del M.H. 1 Principio della PIANIFICAZIONE Pianificare tutte le attività di movimentazione e stoccaggio allo scopo di ottenere la massima efficienza operativa. 2 Principio del SISTEMA Integrare e coordinare le attività di movimentazione lungo tutta la catena logistica dal fornitore al cliente finale. 3 Principio del FLUSSO Ottimizzazione del flusso dei materiali attraverso un’opportuna sequenza di operazioni ed attrezzature. 4 Principio della SEMPLIFICAZIONE Semplificare le movimentazioni riducendo, eliminando o combinando i movimenti e/o attrezzature non necessarie. 5 Principio della GRAVITA’ Usare la gravità per lo spostamento dei materiali quando risulta possibile. 6 Principio della UTILIZZAZIONE VOLUMETRICA Ottimizzazione dell’utilizzazione volumetrica degli edifici. 7 Principio della UNITA’ DI CARICO Incrementare la quantità, la dimensione e il peso delle unità di carico movimentate. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [150 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” I 20 principi del M.H. 8 Principio della MECCANIZZAZIONE Eliminare gli spostamenti manuali mediante l’utilizzo di attrezzature meccanizzate aventi proprie fonti di energia, al fine di ridurre gli sforzi del personale e aumentarne la produttività. 9 Principio della AUTOMAZIONE Introdurre l’automazione per le operazioni di produzione movimentazione e stoccaggio ottenendo la riduzione della manodopera e dei relativi costi. 10 Principio della SELEZIONE DELLE ATTREZZATURE Per selezionare le attrezzature più idonee è opportuno considerare tutti gli aspetti dei prodotti movimentati e del metodo di movimentazione utilizzato. 11 Principio della STANDARDIZZAZIONE Standardizzare i metodi di movimentazione, le metodologie e le dimensioni delle attrezzature e delle unità di carico. 12 Principio della ADATTABILITA’ Preferire i metodi e le attrezzature che meglio si adattano a molti compiti e applicazioni qualora le attrezzature speciali non siano giustificate. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [151 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” I 20 principi del M.H. 13 Principio del PESO A VUOTO Ridurre il rapporto tra il peso a vuoto di un’attrezzatura ed il carico trasportato. 14 Principio della UTILIZZAZIONE Pianificare per un’ottima utilizzazione sia della manodopera sia dell’attrezzatura. 15 Principio della MANUTENZIONE Pianificare per una manutenzione di tipo preventivo e per una schedulazione degli interventi per tutte le attrezzature. 16 Principio della OBSOLESCENZA Sostituire metodi e attrezzature obsolete quando ne esistono di più efficienti. 17 Principio del CONTROLLO Utilizzare i sistemi di handling che consentano di migliorare il controllo delle giacenze di materiali. 18 Principio della CAPACITA’ PRODUTTIVA Utilizzare i sistemi di movimentazione che consentano di conseguire il desiderato livello di capacità produttiva 19 Principio della PERFORMANCE Determinare l’efficacia delle prestazioni di un sistema di handling mediante il costo per unità trasportata. 20 Principio della SICUREZZA Utilizzare metodi ed attrezzature appropriate a garantire la massima sicurezza. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [152 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Logistica Industriale MATERIAL HANDLING: ELEMENTI DI DIMENSIONAMENTO DEI SISTEMI DI TRASPORTO E DI STOCCAGGIO M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [153 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento sistemi di movimentazione a carrelli Preventivamente: Tipo di carrello utilizzato – in base a portata/unità di carico e ingombro Percorsi tra le stazioni – In base a vincoli geometrici Quindi: Determinazione del numero di carrelli M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [154 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Determinazione del numero di carrelli N CICLI ,i ⋅ Ti nCARR = int i η⋅N +1 • Ncicli,i è il numero di unità di carico da movimentare del prodotto i nell’unità di tempo • Ti è il tempo ciclo teorico che impiega il carrello per la realizzazione del ciclo di movimentazione per il prodotto i-esimo • η è l’efficienza del carrello (riconducibile a disponibilità, efficienza delle prestazioni e tasso di qualità) • N è il numero di ore nell’unità di tempo per il quale è previsto che il carrello lavori M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [155 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Calcolo dei cicli (layout per reparti) P1 P2 P3 Unità/giorno 800 1200 1000 U/U.carico 16 50 32 U.carico/g 50 24 32 MMP A B C D E MPF : 0 %= 20'%-0' -% 0(-1 %- '% 50% 1 ' 2 : 0 %= 20'%-0' %(0 '% 50% 12%(-1 %1 Note le movimentazioni che i sottosistemi devono compiere si passa a determinare un ciclo di movimentazione M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [156 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Ciclo di trasporto (carrello elevatore) CICLO SEMPLICE • Ricevimento dati, posizionamento per il carico del pallet e ciclo forche • Percorso di andata (con curve) • Posizionamento in corrispondenza del vano assegnato • Sollevamento forche • Ciclo forche • Discesa delle forche • Percorso di ritorno T = Tv + T f M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Tf: tempi fissi – indipendenti dalla locazione del vano e quindi uguali per tutti i cicli (Ricevimento dati, Ciclo forche, carico/scarico, …) Tv: tempi variabili – funzione della traslazione orizzontale del carrello, della traslazione verticale delle forche e dunque della posizione di immissione/prelievo e del vano considerato (sollevamento/discesa forche, …) [157 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento carrelli: sistemi AGV Vanno preventivamente definiti: – Tipo di veicolo da utilizzare – Tipo di sistema di controllo – Tempi operativi delle stazioni di lavoro – Percorsi minimi fra le stazioni Restano da determinare – Numero di veicoli necessari – Dimensioni consentite alle code in ingresso ed in uscita presso le stazioni Sono possibili due approcci – Approccio simulativo – Approccio non simulativo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [158 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento AGV: approccio non simulativo • Presuppone l’adozione di ipotesi semplificative ed è utilizzabile per un primo dimensionamento di massima del numero di carrelli necessari • E’ possibile utilizzare una relazione analoga a quella utilizzata per i carrelli classici avendo cura di tener presente: – Il numero di cicli totali che gli AGV devono compiere con i relativi tempi di percorrenza – Efficienza del sistema condizionata da: • Interruzioni di funzionamento (guasti, carica batteria) • Rallentamenti e microfermate, in particolare gli effetti del traffico • Esecuzione di percorsi a vuoto • Generalmente non si tiene conto degli effetti della gestione operativa dei carrelli (scheduling e routing)… M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [159 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento AGV: approccio simulativo È possibile effettuare valutazioni preliminari circa le scelte progettuali È possibile individuare eventuali miglioramenti rispetto alla soluzione base anche di natura gestionale (scheduling e routing) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [160 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Impianti di stoccaggio con carrelli industriali Dati in ingresso: • Caratteristiche unità di carico – Ingombro, peso, ecc. • Tipologia del sistema di movimentazione – Carrelli elevatori di varie tipologie • Altezza utile del fabbricato – Da vincoli geometrici Risultato del dimensionamento: • Layout del magazzino – numero corridoi, altezza, lunghezza e disposizione delle scaffalature • Numero di mezzi di movimentazione M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [161 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento del layout Dimensionamento del vano pallet – In base alle caratteristiche dimensionali dell’unità di carico (u.d.c.) Scelta del macro-layout – Longitudinale o trasversale in base a vincoli geometrici Numero di livelli di stoccaggio – In base ad altezza edificio e altezza forche Scelta del numero, posizione e lunghezza corridoi – In base ai vincoli dimensionali quella che assicura la migliore saturazione superficiale e lo sfruttamento più razionale possibile M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [162 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Numero di corridoi: Layout ottimale IPOTESI • Nessun vincolo di magazzino • Pianta rettangolare (fronte U, profondità V, area A) • I/O centrale • Scaffalatura continua • Equiprobabilità di accesso ai vani • Cicli di movimentazione semplice Si può dimostrare analiticamente che la percorrenza attesa r (due volte andata e ritorno) risulta minimizzata (a parità di area occupata) se: U = 2 ⋅V M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 U = 2⋅ A [163 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Layout ottimale per altre configurazioni • Il rapporto ottimale tra i lati si modifica al cambiare della posizione del punto di I/O sul fronte del magazzino M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [164 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento del sistema di movimentazione Calcolo del numero di cicli – A partire dal numero unità di carico in transito nel magazzino Calcolo del tempo ciclo di trasporto – Sulla base del layout delle scaffalature – Prestazione dei mezzi di movimentazione – Caratteristiche cicli di movimentazione (ciclo semplice/ciclo combinato) – Criteri di gestione operativa Risultato: Numero di carrelli M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [165 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Ciclo di trasporto carrello a forche ciclo semplice CICLO SEMPLICE B; - - / • Ricevimento dati, posizionamento per il carico del pallet e ciclo forche • Percorso di andata (con curve) • Posizionamento in corrispondenza del vano assegnato • Sollevamento forche • Ciclo forche • Discesa delle forche • Percorso di ritorno 7 5 Vt = velocità media di traslazione Vs = velocità media di sollevam./discesa forche L J −1 + h + 2T f T= Vt Vs Tf = somma dei tempi fissi relativi al ciclo forche (ricev. dati, posiz. ciclo forche, …) L = percorso medio di un ciclo semplice (andata e ritorno) J = numero di livelli della scaffalatura H = altezza del vano M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [166 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Magazzino servito da carrelli industriali Potenzialità ricettiva richiesta: PR = 5.000 u.d.c. Potenzialità di movimentazione: PM = 50 u.d.c./g in ingresso e 50 in uscita (100 cicli semplici) DATI Dimensioni u.d.c. 0,8m x 1,2m x 1,1m Altezza utile HEDIF = 6,5m; Altezza massima forche HFORCHE = 5,5m Ampiezza corridoi 3m Pianta rettangolare, I/O frontale/centrale, Equiprobabilità di accesso ai vani) Carrelli – Vel salita forche a carico: VSC=0,20m/s - Vel salita forche s. carico: VSV=0,30m/s – Vel discesa forche a carico: VDC=0,50m/s - Vel discesa forche s. carico: VDV=0,50m/s – Vel di traslazione a carico: VTC=2,90m/s - Vel di traslazione s. carico: VTV=3,30m/s – Efficienza globale del 75% – Tempi fissi ciclo semplice 100s Vano – Spessore montante = 100mm - Distanza in orizzontale tra pallet e montante = 50 mm – Spessore corrente = 200mm - Distanza in verticale tra pallet e corrente = 200 mm Tempo carico 7h/g M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [167 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di dimensionamento: vano dimensionato ) ) δ> ) ) ) ) ) τ> M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ) [168 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di dimensionamento: il calcolo del magazzino Dimensioni del vano Numero di livelli di stoccaggio τ ×ν × δ =1,0m ×1,3m ×1,5m J = min Dimensioni del modulo unitario in pianta [ J = int [H forche ] / δ + 1 = int[5,5 / 1,5] + 1 = 4 τ ⋅ (2ν + LCORR ) = 1,00 ⋅ (1,3 ⋅ 2 + 3,0) = 5,6m 2 Coefficiente di utilizzazione superficiale Ut.Sup. = Area di stoccaggio intensivo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ] J = int H edif / δ = int[6,5 / 1,5] = 4 N PALLET 8 pp / mod 2 pp m = = 1 , 43 / S MOD 5,6m 2 / mod A= [169 di 254] PR 5000 = = 3497m 2 UtSup 1,43 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di dimensionamento: il calcolo del magazzino U = 2 A = 2 ⋅ 3497 = 83,6m Fronte teorico ottimale Numero corridoi corrispondenti N CORR = U LCORR 83,6 = 14,9 2 ⋅1,30 + 3 15 corridoi U = N CORR ⋅ LCORR = 15 ⋅ 5,6 = 84m Dimensione reale del fronte Profondità della scaffalatura = NVANI = PR 5000 = = 41,7 N CORR ⋅ N PALLET 15 ⋅ 8 42 vani V = NVANI ⋅τ = 42 ⋅1 = 42 m Potenzialità ricettiva M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 PR = NVANI ⋅ N PALLET ⋅ N CORR = 42 ⋅ 8 ⋅15 = 5040 posti pallet [170 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento del magazzino 2:( : 0 %-0 ' --02 0 < : M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [171 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di dimensionamento: calcolo dei carrelli Tempo medio ciclo semplice di immissione Tm (CS )IMMISSIONE = = U / 4 + V / 2 ( J − 1) ⋅ δ ( J − 1) ⋅ δ U / 4 + V / 2 + Tf = + + + vTC 2 ⋅ vSC 2 ⋅ vDV vTV 84 / 4 + 42 / 2 3 ⋅1,5 3 ⋅1,5 84 / 4 + 42 / 2 + + 100 = 142,9s + + 2,9 2 ⋅ 0,2 2 ⋅ 0,5 3,3 Tempo medio ciclo semplice di prelievo Tm (CS )PRELIEVO = = U / 4 + V / 2 (J − 1) ⋅ δ (J − 1) ⋅ δ U / 4 + V / 2 + Tf = + + + vTV 2 ⋅ vSV 2 ⋅ vDC vTC 84 / 4 + 42 / 2 3 ⋅1,5 3 ⋅1,5 84 / 4 + 42 / 2 + + 100 = 139,2s + + 3,3 2 ⋅ 0,3 2 ⋅ 0,5 2,9 Tempo medio di ciclo (semplice) Tm (CS ) = M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Tm (CS )IMMISSIONE + Tm (CS )PRELIEVO 142,9 + 139,2 = = 141,1s 2 2 [172 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Esempio di dimensionamento: calcolo dei carrelli Numero di carrelli richiesto N CICLI ,i ⋅ Ti nCARR = int η⋅N i +1 = 100 ⋅141,1 = 0,75 0,75 ⋅ 7 ⋅ 3600 1carrello Grado di utilizzazione corrispondente G.U . = N CICLI ,i ⋅ Ti η⋅N 0,75 = = 75% nCARR 1 i Potenzialità di movimentazione PM = nCARR ⋅ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 η⋅N Ti ⋅ 2 [173 di 254] = 1⋅ 0,75 ⋅ 7 ⋅ 3600 = 123,8cicli / g 141,1 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Il problema dell’altezza massima presa forche M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [174 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Logistica industriale MATERIAL HANDLING: GENERALITÀ E TIPOLOGIA DI SISTEMI DI TRASPORTO M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [175 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Principali funzioni del M.H. • Trasporto • Stoccaggio • Prelievo frazionato (picking) • Separazione (sorting) • Smistamento (dispatching) • Raggruppamento (merging) • Indirizzamento (routing) • Alimentazione (feeding) • Posizionamento • Orientamento possono essere realizzate a livello di stazione operativa, reparto o intero sistema produttivo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [176 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasporti Interni • Movimentazioni di materiali di qualsiasi tipo e forma eseguite all’interno degli stabilimenti, dall’arrivo delle materie prime alla spedizione dei prodotti finiti – riguardano sia il trasferimento dei materiali nei reparti di lavoro e nei magazzini, sia le operazioni di scarico e carico dei materiali in arrivo e partenza, sia le movimentazioni in corrispondenza dei posti di lavoro. • L’ottimizzazione dei trasporti interni è un problema rilevante nelle imprese di tutte le dimensioni – hanno diretta incidenza sui costi di fabbricazione, sulle condizioni di lavoro e di sicurezza degli addetti, sulla produttività, sull’utilizzazione dello spazio e degli impianti, sul livello tecnico dell’azienda. – non aumentano il valore dei prodotti finiti, ma ne accrescono il costo; una buona sistemazione dei reparti produttivi dovrebbe sempre condurre ad un minimo di trasferimenti e di riprese dei materiali, evitando congestioni, ritardi e trasporti inutili. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [177 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Classificazione dei sistemi di trasporto interno In base al tipo di materiale da trasportare – Solidi: sotto forma di unità di carico, colli (sacchi, pacchi, recipienti vari, ecc.) o alla rinfusa (sabbie, terre, granulati, ecc.); – Liquidi: acqua, oli, ecc; – Gassosi: aria compressa, metano, azoto, ossigeno. In base al tipo di energia motrice. – a movimento manuale (carrelli con traslazione a mano, convogliatori a rulli a spinta, scivoli, …) – a movimento motorizzato con motore elettrico, diesel, a benzina (carroponti, carrelli a motore, trasportatori a catena, a nastro, pneumatici, autogru, trattori, ...); In base al tipo di comando: – Con manovratore a bordo (carroponti con comando da cabina, carrelli con manovratore a bordo, paranchi scorrevoli su monorotaia con cabina per il manovratore, autogru, trattori, ecc.); – Con manovratore a terra (paranchi e carroponti con comando da terra, carrelli con manovratore a terra, ...); – Senza manovratore (convogliatori a catena o a nastro, trasportatori pneumatici, ...); – Automatici (paranchi o carrelli automotori scorrevoli su monorotaia, convogliatori aerei birotaia a scambi prestabiliti, ...) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [178 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Classificazione dei sistemi di trasporto interno In base al tipo di movimento e funzionamento discontinu i mezzi per il sollevamento in verticale continui paranchi fissi ( elettrici e pneumatici ) montacaric hi elevatori a tazze trasportat ori pneumatici trasportat ori a rulli a spint a trattori discontinu i trasportat ori a carrelli trainati da catena oppure automatici mezzi di trasporto in orizzontal e trasportat ori a rulli o catene continui trasportat ori a nastro orizzontal i trasportat ori a tapparelle orizzontal i convogliatori orizzontali apron M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [179 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Classificazione dei sistemi di trasporto interno In base al tipo di movimento e funzionamento paranchi scorrevoli su monorotaia carroponti e gru discontinui carrelli elevatori mezzi di sollevamento e trasporto continui trasportatori a nastro trasportatori a tapparelle convogliatori apron trasportatori pneumatici discontinui trasportatori a scos se o canale oscillante vagli vibranti continui piatti dosatori coclee tamburi rotan ti mezzi dotati di movimento vibratorio M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [180 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Classificazione funzionale dei sistemi di trasporto Mezzi senza vincoli di mobilità – Orizzontali: transpallet manuali o motorizzati – Orizzontali e verticali: carrelli elevatori a forche, carrelli commissionatori Mezzi vincolati a specifiche aree operative – Carroponti, gru a portale, paranchi, ecc Mezzi vincolati a specifici percorsi operativi – Convogliatori a catena, a rulli, a nastro, trasportatori aerei mono o birotaia, ecc. – Automated Guided Vehicle System (AGV) Mezzi ausiliari di handling localizzati presso stazioni operative – Dispositivi di posizionamento e alimentazione – Robot utilizzati come dispositivi di carico/scarico M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [181 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Unità di carico - Generalità • Raggruppamento di materiali disposto in modo tale da poter essere movimentato e trasportato mediante mezzi di trasporto meccanici – PALLET (a): di legno, metallo, materie plastiche, cartone o altro materiale di dimensioni unificate. – CONTENITORI (b/c): in questo caso l’unità di grado è anche in grado di proteggere i materiali al suo interno; – Unità di carico costituite: • dallo stesso materiale trasportato, raggruppato mediante reggettatura; • con accessori a perdere quali cartoni, listelli di legno, ecc; • con accessori a recuperare, quali incastellature, regoli, ecc. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [182 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Unità di carico – Criteri di scelta Per facilitare il trasporto è bene che le unità di carico: – risultino sovrapponibili; – possano essere movimentate con le forche; – risultino stabili anche nel caso in cui appoggino solo parte della superficie teorica di appoggio; – siano adatte al carico su autocarro o altri mezzi di trasporto interno o esterno; – abbiano la resistenza necessaria per resistere agli urti e ai sovraccarichi – siano resistenti alle deformazioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [183 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Le unità di carico M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [184 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a rulli - Generalità • Sono costituiti da una serie di rulli montati su apposite strutture montanti impiegati per il trasferimento e l’accumulo di colli rigidi tali da evitare impuntamenti con i rulli sottostanti (lunghezza sufficiente da appoggiare su due rulli) • Sui materiali movimentati con un trasportatore a rulli possono essere effettuate operazioni di vario genere quali montaggi, lavorazioni, imballaggi, pesature, ecc. • I rulli possono essere anche utilizzati come elementi di sostegno e di scorrimento nei trasportatori a nastro M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [185 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a rulli - Dettagli i rulli dei trasportatori – solitamente in acciaio, talvolta ricoperti in PVC, lubrificati, montati su cuscinetti a sfera, calettati su un albero di sostegno che attraversa il rullo ed appoggia sulla struttura portante. le strutture portanti dei trasportatori – incastellatura in profilati metallici, imbullonate al pavimento o alla struttura sottostante. Solitamente elementi modulari accoppiati tra loro. dimensioni dei rulli – vale a dire diametro del rullo, diametro dell’albero, diametro del cilindro esterno e interasse tra i rulli sono unificate dalla normativa UNI 4181 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [186 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a rulli - Tipologie a rulli orizzontali – Avanzamento manuale a rulli a gravita’ (1-6%) – Avanzamento per gravità a rulli motorizzati Avanzamento per: – Motori accoppiati – Catene motorizzate – Nastro di gomma M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [187 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Accessori: Curve e deviatori • curve, costituite da rulli normali o tronco-conici; • curve a rotelle montate in genere su strutture portanti estensibili • piattaforme girevoli nel caso di carichi che consentano adeguati interassi fra i rulli della piattaforme quelli dei trasportatori fissi; • piattaforme a sfere adatte per colli a fondo liscio e piano; • carrelli sui quali sono installati elementi di trasportatori a rulli M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [188 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Accessori: Discensori e dispositivi d’arresto • Discensori e scivoli sono utili per il trasporto di materiali non fragili da un’altezza ad un’altra più bassa (ad es. due piani di un edificio) • Accessori indispensabili dei trasportatori a rulli sono i dispositivi di arresto che possono essere automatici o manuali M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [189 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a rotelle • • Sono costituiti da rulli stretti montati su cuscinetti a sfere Utilizzati per carichi leggeri e a fondo piano Vantaggi – leggerezza; – costo basso – minima resistenza d’attrito Svantaggi – durata limitata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [190 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a rulli: applicazioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [191 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a catena • consistono in due o più catene, ognuna formante un circuito chiuso, mosse da ruote dentate collegate ad un gruppo motoriduttore, le catene invertono il senso di marcia in corrispondenza di una testata motrice ed una di rinvio • possono essere utilizzati esclusivamente con carichi che possano poggiare sulle catene M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [192 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a nastro - Generalità • Sono impiegati per il trasporto continuo in orizzontale o in pendenza, di materiali alla rinfusa e di carichi leggeri Materiale dei nastri – Tela e gomma (per materiali alla rinfusa) – Fibre naturali e sintetiche – Acciaio (materiali abrasivi, alte T) – Rete metallica (per altissime T, essiccatoi/raffreddatoi) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [193 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a nastro - Generalità Sono costituiti da: – un nastro trasportatore – serie di rulli superiori e inferiori di supporto – una puleggia motrice e una di rinvio – una struttura metallica di sostegno Accessori – Tenditore – Dispositivi di carico e scarico – Sponde laterali M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [194 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a nastro - Tipologie Piani – destinati a trasportare colli singoli o materiali alla rinfusa in piccole quantità Concavi (2 o 3 rulli) – destinati a portare elevate quantità di materiali alla rinfusa (angolo di inclinazione 20°) Parametri e prestazioni – Lunghezza del nastro – Larghezza del nastro (da 30 cm o meno fino a oltre 1 m) – Inclinazione del nastro – Velocità (fino a 1 m/s per nastri piani e fino a 2-3 m/s per nastri a conca) – Diametro pulegge, rulli, cuscinetti M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [195 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatori a nastro M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [196 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Paranco - Generalità • Utilizzati per il sollevamento dei carichi • Sono basati sul principio di funzionamento della taglia Possono essere – A mano – Pneumatici – Elettrici E’ composto da: – tamburo – riduttore – comando – freno M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [197 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Paranco su monorotaia • Montando il paranco su carrelli in grado di traslare su appositi profilati denominati “monorotaie” è possibile muovere i carichi lungo la direzione delle rotaie oltre che sollevarli • La traslazione può essere: – Tramite spinta del carico – Manualmente tramite catena e ruota motrice – Motorizzata M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [198 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Paranco - Prestazioni Altezza di sollevamento (legata a vincoli geometrici del locale e di ingombro del mezzo) Velocità di sollevamento inferiore ai 10 m/min Velocità di traslazione inferiore ai 40 m/min • Per portate superiori ai 5.000-10.000 kg e per servizi gravosi il paranco viene sostituito dall’argano (Portata fino a oltre 20.000 kg) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [199 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carroponte - Generalità • è costituito da un paranco o da un argano mobile su una struttura metallica a sua volta scorrevole su via di corsa sopraelevate • permette di effettuare manovre di sollevamento e traslazione di carichi nello spazio M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [200 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carroponte – Area servita e prestazioni • Con i carroponte è possibile effettuare manovre di sollevamento e traslazione di carichi in uno spazio la cui proiezione orizzontale ha forma rettangolare, senza avere alcuno intralcio sul pavimento. Valori indicativi delle velocità di funzionamento sono – traslazione carrello: 30 m/min per i ponti comandati da terra, 60 m/min per i ponti con cabina; – traslazione ponte: 50 m/min per ponti con comando sia da terra sia da cabina; – sollevamento: meno di 25 m/min M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [201 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Paranchi M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [202 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli - Generalità • Mezzi di trasporto e spesso anche di sollevamento discontinui a traslazione manuale o motorizzata; • Possono essere dotati di attrezzature particolari a prelevare il carico (forche o altri implement); • I criteri di scelta si basano sulla portata massima, dipendente dall’entità e dalle dimensioni del carico e sul tipo di gommatura delle ruote dipendente dalla pavimentazione e influente sulla resistenza al moto che incontrerà il carrello. Tipologie – Carrelli a traslazione manuale; – Carrelli trasportatori-elevatori azionati manualmente; – Carrelli trasportatori-elevatori motorizzati M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [203 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli a traslazione manuale Ruote pivottanti riducono lo spazio di manovra La portata massima dipende strettamente dallo sforzo richiesto all’operatore (pavimentazione). M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [204 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli trasportatori-elevatori azionati manualmente La portata massima dipende dallo sforzo richiesto; Spazi di manovra limitati rispetto ai motorizzati; Modeste velocità di movimentazione M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [205 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Transpallet -% %((1 -% %((1 $1(1 -0' -% %((1 $1(1<% Utilizzati per la movimentazione di pallet, contenitori o altri elementi forcolabili; • Sono caratterizzati da modeste velocità di traslazione, modestissime altezze di sollevamento, un ridotto ingombro ed un’elevata precisione di posizionamento; • Possono essere potenziati con longheroni sollevabili e abbassabili tramite gruppo idraulico azionato dal timone (transpallet elettrici); • Possono essere dotati di forche per il sollevamento (transpallet elevatori). M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [206 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” -1 Carrelli trasportatori - elevatori motorizzati • Consentono movimenti di sollevamento e traslazione motorizzati, con motori elettrici o a combustione interna a seconda dei costi di acquisto, gestione e manutenzione ed eventuali condizioni ambientali particolari. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [207 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Attrezzature speciali per carrelli a forche • Per la movimentazione di colli non costituenti unità di carico o semplicemente per limitare l’impiego di palette o di contenitori forcolabili, è possibile installare sui carrelli apposite attrezzature (implement) adatte per la movimentazione di specifiche tipologie di carico. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [208 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli motorizzati - caratteristiche PARAMETRI CARATTERISTICI • Massima capacità portante (L·Q) • Distanza tra asse ruote anteriori e superficie frontale forche • Altezza di sollevamento delle forche • Dimensioni di ingombro PRESTAZIONI • Velocità di marcia con o senza carico: 10-20 km/h; • Velocità di sollevamento forche con o senza carico: 0,2-0,5m/s; • Velocità di discesa: 0,4-0,6 m/s; • Massima pendenza superabile: 6-9% • Problema dell’ingombro e soluzioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [209 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Scelta del tipo di carrello M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [210 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli - Applicazioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [211 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di trasporto aerei con carrelli automotori (AEM) • consistono in carrelli motorizzati che, scorrendo su vie di corsa sopraelevate, sono in grado di svolgere operazioni di trasporto completamente automatizzate da uno o più punti di partenza ad uno o più punti di arrivo M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [212 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistemi di trasporto aerei con carrelli automotori (AEM) I principali componenti di tali sistemi sono: • Carrelli che provvedono al trasporto di materiale; • Vie di corsa aeree che sostengono i carrelli e li guidano lungo il percorso; • Sistema di gestione e controllo delle missioni dei carrelli; • Dispositivi automatici di carico e scarico dei carrelli; • Sicurezze antinfortunistiche (simili per AGV). M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [213 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM - Carrelli • Sono costituiti da un elemento motore collegato con più elementi non motorizzati mediante barre di accoppiamento atte a sostenere il carico da trasportare e comprendono un gruppo di codificazione e comando delle destinazioni (costituito solitamente da sistemi di trasmissione dei segnali di comando e controllo analoghi a quelli visti per gli AGV) ed un elemento di sospensione del carico. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [214 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM – Vie di corsa aeree • Sono generalmente costituite da rotaie in leghe leggere, il cui profilo è definito in modo da assicurare contemporaneamente funzioni di sostegno e di guida. Infatti la parte superiore della via di corsa sopporta il carico, mentre le facce laterali fungono da guida • Lungo le rotaie corrono i conduttori di alimentazione elettrica e di trasmissione dei segnali di comando ai carrelli e di ricevimento delle informazioni riguardanti la loro posizione, lo stato di carico, ecc. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [215 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM – Sistema di gestione e controllo • Negli impianti tradizionali le missioni dei carrelli possono essere comandate dalle stazioni di partenza o da quelle di arrivo oppure da un calcolatore di processo • Negli impianti più complessi si installano due o più calcolatori per la gestione delle missioni e dei percorsi dei carrelli, questi calcolatori sono eventualmente sottesi ad un supervisore interfacciato con un calcolatore dedicato • In tutti i casi, l’intero circuito dell’AEM è suddiviso in tratti collegati direttamente con il calcolatore dedicato (e livello superiore). E’ così possibile: – Gestire le missioni dei carrelli (tipo di materiale da trasportare, destinazione secondo il percorso ottimale, cambi di velocità, arresti, ...) – Aggiornare ed eventualmente visualizzare la situazione dell’impianto (materiali movimentati, avarie ai vari livelli, fermate od emergenza, ...) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [216 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM – Dispositivi di carico/scarico • I dispositivi automatici di carico e scarico dei carrelli devono consentire prelievi e depositi rapidi e sicuri dei materiali da movimentare oppure il loro trasferimento da o su altri trasportatori (rulliere, AGV, ecc.), macchine operatrici, magazzini. • Il carico e lo scarico automatico dei carrelli automotori hanno via via sostituito le rispettive operazioni di tipo manuale, ormai adottate solo negli impianti leggeri e a bassa movimentazione. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [217 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM - Prestazioni • Massa del carico trasportato: da 500 a 2500kg/carrello; • Velocità massima in entrambi i sensi di marcia: da 1 a 2 m/s (al diminuire del carico); • Pendenza massima superabile: alcuni gradi (fino a 45°per applicazioni particolari a basse velocità 0,5m/s); VANTAGGI: – L’installazione aerea libera da intralci il pavimento; – Limitati ingombri dei carrelli; – Elevate potenzialità di trasporto adeguabili alle esigenze operative; – Attuazione di percorsi complessi, su diversi piani e livelli, con possibilità di ampliamento; – Possibilità di accumulo lungo il percorso di carrelli carichi o scarichi; – Rapidità di montaggio; – Funzionamento silenzioso M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [218 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AEM - Applicazioni M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [219 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Automatic guided vehicles (AGV) • Il sistema di trasporto automatico più flessibile ed innovativo è quello che usa carrelli a guida automatica AGV lungo una serie complessa di percorsi • In campo industriale trovano impiego principalmente negli FMS (Flexible Manufacturing System) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [220 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema AGVS - Struttura Si compone di: 1. Carrelli a guida automatica 2. Impianto che provvede a guidare i carrelli lungo tragitti 3. Impianto per la trasmissione di informazioni 4. Sistema di gestione per la programmazione e ottimizzazione missioni e controllo del traffico M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [221 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Carrelli a guida automatica (AGV) • I veicoli, o carrelli, che provvedono al trasporto dei materiali sono costituiti da: – Telaio montato su ruote; – Motori di trazione e sterzatura; – Microprocessori; – Tastatori di guida; – Lettori di codici; – Dispositivi antiurto e sicurezza; – Elementi di supporto e bloccaggio dei carichi trasportati; – Dispositivi di carico e scarico (se non sono a terra); – Eventuali attrezzature per la movimentazione dei materiali trasportati. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [222 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS – Sistema di guida • Fa seguire ai veicoli, in modo automatico, i percorsi richiesti dalle esigenze di movimentazione proprie dello stabilimento. • I veicoli non seguono un percorso unico, ma devono compiere tragitti diversi ed effettuare delle deviazioni: il carrello individua il percorso da seguire attraverso i segnali ricevuti dalle guide e dal calcolatore dedicato. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [223 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS – Trasmissione comandi e informazioni Tastiera alfanumerica – trasmette messaggi codificati al microprocessore di bordo che attivano programmi memorizzati comprendenti il percorso da seguire, le destinazioni da raggiungere, le operazioni di carico e scarico da eseguire Via induttiva – attraverso apposito cavo posto sotto il piano di calpestio e percorso da corrente alternata. Raggi infrarossi – che mettono in contatto i sensori collegati al calcolatore dedicato ed i carrelli mediante impulsi ottici nella gamma dell’infrarosso Onde radio – il carrello e la centrale di controllo comunicano continuamente attraverso onde radio nella gamma UHF. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [224 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS – Gestione dell’impianto E’ affidata ad un calcolatore dedicato che: – riceve le richieste di trasporto provenienti dalle aree produttive e dai magazzini interoperativi (attraverso segnali analogici o digitali di fotocellule, pulsanti, interfacce di posti di lavoro, ...; – memorizza ed assegna ai carrelli le missioni da compiere; – segue direttamente lo svolgimento delle missioni da parte dei carrelli. Deve risolvere problemi di: – Vehicle Scheduling: assegnazione dei compiti di trasporto ai veicoli disponibili – Vehicle Routing: determinazione del percorso più opportuno da assegnare ai singoli veicoli per l’effettuazione del compito di trasporto assegnato Cercando di: – Minimizzare i tempi di attraversamento – Massimizzare il livello di saturazione delle risorse produttive – Minimizzare il ritardo rispetto alle date di consegna previste M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [225 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS – Gestione dell’impianto La gestione delle operazioni richieste ai carrelli può essere: Centralizzata nel calcolatore dedicato – comporta uno scambio molto intenso di dati tra calcolatore e carrello (in ogni posizione decisionale deve essere presente un punto di trasmissione dati); Decentralizzata nel calcolatore del veicolo – la missione viene trasmessa e memorizzata nel calcolatore a bordo di ogni carrello e quindi eseguita autonomamente; Mista tra le alternative di cui sopra – il calcolatore ha memorizzata l’intera missione e il carrello elabora autonomamente parti complete della stessa limitando il numero di comunicazioni con l’unità di gestione. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [226 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” CENTRALIZZATO CENTRALIZZATO - VANTAGGI SVANTAGGI - Situazione nota al calcolatore dedicato completamente Elettronica sui carrelli limitata - Scambio dati molto intenso Calcolatore sofisticato M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 DECENTRALIZZATO DECENTRALIZZATO - MISTO Minor numero di scambi fra carrelli e impianto Calcolatore dedicato meno sofisticato - Calcolatore meno potente Nota la situazione dell’impianto Situazione impianto nota solo in punti predeterminati Tanti microcalcolatori quanti sono i carrelli - Calcolatore di bordo più intelligente Se cade il calcolatore dedicato l’impianto si ferma [227 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS - Prestazioni • I carrelli di più corrente impiego sono in grado di fornire le seguenti prestazioni: – Massa del carico trasportato: fino a 2000 kg/carrello; – Velocità massima in entrambi i sensi di marcia: 1,2 m/s; – Accelerazione/decelerazione media: 0,5-0,7 m/s2; – Tempo minimo di presa o di rilascio del carico: 20s; – Tempo medio richiesto per organizzare le missioni ed effettuare le comunicazioni: 10 s per ogni missione; – Tempo minimo di attesa agli incroci: 5 s/incrocio; – Raggio minimo di curvatura: 1500 mm; – Precisione di avvicinamento alle postazioni di carico/scarico: 5 mm. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [228 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” AGVS – Sistema di sicurezza • Pulsanti di arresto ed emergenza in punti accessibili del carrello • Segnalatori ottici a bordo carrello • Paraurti • Distanziatori di sicurezza basati su sensori fotoelettrici, ad ultrasuoni, ecc. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [229 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Logistica Industriale ELEMENTI DI DIMENSIONAMENTO DI TRASPORTATORI A NASTRO, RULLI E PARANCHI M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [230 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Trasportatore a rulli/nastro: dimensionamento La progettazione di tali sistemi di trasporto richiede preventivamente: – Determinazione del percorso – Determinazione del tipo trasportatore (a rulli, rotelle, nastro, ecc) – Determinazione degli angoli e delle curve – Accessori di carico e scarico E quindi la determinazione di: – RULLI: larghezza, interasse tra rulli, pendenza – NASTRI: larghezza, velocità minima, carico distribuito M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [231 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento di un trasportatore a rulli A B L I Larghezza rulli – B A (arrotondamento a valore commerciale) Interasse tra i rulli – I L/2 (per consentire appoggio minimo su 2 rulli) Pendenza – Tabulata in funzione del peso e del tipo di unità di carico M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [232 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dimensionamento rulli diametro albero (d) larghezza rullo (L) diametro rullo (D) interasse (e) Alcuni valori esemplificativi (da norma UNI 4181-59) D d L E 55mm 10mm 200mm 80mm 89mm 16mm 500mm 160mm 102mm 25mm 1150mm 315mm M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [233 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Caratteristiche dei trasportatori a nastro Parametri principali • Lunghezza del nastro • Larghezza del nastro • Inclinazione del nastro (per superare dislivelli) • Materiale del nastro • Tela e gomma • Fibre naturali e sintetiche • Acciaio • Rete metallica • Velocità • Nastri PIANI (nastri destinati a trasportare colli singoli o materiali alla rinfusa in piccole quantità): fino ad 1 m/s • Nastri CONCAVI (nastri destinati a portare elevate quantità di materiali alla rinfusa; sostenuti da due rulli portanti – o tre se il nastro supera i 500mm di larghezza – solitamente inclinati con angolo di 20°) fino a 2-3 m/s • Diametro pulegge, rulli, cuscinetti M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [234 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Nastri trasportatori in tela e gomma • Struttura di tela e gomma a forma di nastro chiuso ed anello con giunzione vulcanizzata e metallica utilizzata per il trasporto di materiali vari (UNI3780-62). • Nucleo tela: nucleo per sopportare lo sforzo di trazione conseguente al trasporto • Copertura: per protegger il nucleo dall’azione chimica e meccanica del materiale • Il numero e le caratteristiche dinamometriche delle tele costituenti il nucleo, la qualità e e lo spessore delle coperture di gomma sono scelti in base alle sollecitazione del nastro ed al materiale trasportato • Sono adatti per il trasporto di materiale alla rinfusa • Larghezze unificate (in mm): 300, 400, 500, 650, 800, 1000, 1200, 1400, 1600, 1800, 2000 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [235 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Nastri trasportatori in acciaio e rete metallica • Sono costituiti in acciaio inossidabile e carbonio e presentano un elevato carico di rottura e allungamenti trascurabili • Spessore lamiera: 0,8 ÷ 1,2 mm • Larghezza nastro: 0,2 ÷ 1,2 m • Velocità massima: 0,6 ÷ 1 m/s • I nastri in acciaio sono adatti per prodotti o processi con temperature superiori a 100 – 120°C e per il trasporto di materiali abrasivi • I nastri a rete si prestano alla movimentazione in essiccatoi e raffreddatori poiché consentono il passaggio di aria e realizzano un’efficace trasmissione termo-convettiva (reti in acciaio al NiCr sopportano temperature fino a 1000°C. M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [236 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Principi di dimensionamento nastri (1/2) Potenzialità di trasporto per materiali alla rinfusa Ap Q = A⋅ v b B • Q è la portata volumetrica di materiale granulare trasportato in m3/s; Ac • A è la sezione media dello strato di materiale sul nastro in m2; B • v è la velocità del nastro in m/s b • b larghezza utile (solitamente = 0,9 ⋅ B – 0,05) Nastri piani: Ap ( B + 4 )B 2 = 110 Risultati sperimentali Nastri a conca: M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [237 di 254] Ac = 2 A p Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 20° Principi di dimensionamento nastri (2/2) Potenzialità di trasporto per materiali alla rinfusa • Ipotizzando un angolo di 15°con la superficie del nastro, la sezione dello strato di materiale diventa δ=30° Ap α=15° b B b⋅h b b 2 tan(α ) = ⋅ tan(α ) = b ⋅ = b 2 ⋅ 0,067 2 2 2 4 Nastri piani: Norma DIN 22101 Nastri a conca: M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Q ≈ F1P ⋅ v ≈ 0,067 ⋅ b2 ⋅ v = 0,067 ⋅ (0,9B − 0,05)2 ⋅ v Q ≈ F1C ⋅ v ≈ 0,122 ⋅ b2 ⋅ v = 0,122 ⋅ (0,9B − 0,05)2 ⋅ v [238 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Principi di dimensionamento nastri Potenzialità di trasporto per colli Portata massima ( Q max colli ( Q colli )≤ Q sec max B d = v L ) v = sec L + d Larghezza nastro A L Portata effettiva Q colli ( v ) = sec L • v è la velocità del nastro in m/s; • L è la dimensione del collo nella direzione in cui scorre il nastro in m; v MIN = Q ⋅ (L + d B A Carico massimo distribuito M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 ) (considero le misure commerciali) δ Ap L δ Ap PC q= = = ≤ q m ax L⋅B LB B [239 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Ciclo di trasporto per sistemi discontinui Il ciclo di trasporto è composto da quattro fasi: • Fase di carico (Tc) • Fase di trasporto (Tt) • Fase di scarico (Ts) • Fase di ritorno (Tr) • Capacità di un sistema di trasporto: quantità di materiale trasportata per unità di tempo – sia Q la quantità di materiale trasportata nell’intervallo di tempo T si ha dunque: Q Q C= = T Tc +Tt +Ts +Tr M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [240 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sistema di movimentazione a paranchi Preventivamente: Individuazione tipologia sulla base dei vincoli geometrici Quindi Determinazione del numero di paranchi Determinazione della classe FEM – La classe FEM classifica i paranchi in base alle condizioni di impiego, favorendo la costruzione degli stessi in modo da garantire la massima durata dei componenti M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [241 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Determinazione del numero di paranchi Ncicli i ⋅ Ti npar = int i η⋅ N +1 • Ncicli i è il numero di unità di carico da movimentare del prodotto i nell’unità di tempo • Ti è il tempo ciclo teorico che impiega il paranco per la realizzazione del ciclo di movimentazione per il prodotto i-esimo • η è l’efficienza del paranco (riconducibile a disponibilità, efficienza delle prestazioni e tasso di qualità) • N è il numero di ore nell’unità di tempo per il quale è previsto che il paranco lavori M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [242 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” CRITERI DI SCELTA: classe F.E.M. ?- * ** 3 4 B M @'@3 M ') F' . V' ) - @ 7 B F' @ J'@ ) . . ' . M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 U @3 >>' [243 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” CRITERI DI SCELTA: classe F.E.M. Suddivisione sulla base del TEMPO MEDIO DI FUNZIONAMENTO (TMF) H H TMF = N cicli / g ⋅ V + P VV VP 2⋅ H TMF = N cicli / g ⋅ V HV = tratti di sollevamento percorsi a vuoto HP = tratti di sollevamento percorsi con carico VV = velocità del gancio a vuoto Vp = velocità del gancio con carico Semplicemente, se HV = HP=H VV = Vp = V si distinguono sette intervalli di TMF (ore di lavoro giornaliere) V0,25 V0,5 V1 V2 V3 V4 V5 < 0,5 ore 0,5 ÷ 1 1÷2 2÷4 4÷8 8 ÷ 16 > 16 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [244 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Determinazione della classe FEM k: fattore cubico medio (tipo di carico) βi = carico utile i carico nominale (Qn) k= 3 (i βi +γ ) ⋅τ i +γ 3 ⋅τ v 3 carico di targa del paranco γ = peso degli accessori (Qv ) gancio, bozzello, traversa, carrucola… carico nominale i= τ v= tempo di sollevamento con carico i ed accessori TMF tempo di sollevamento con i soli accessori TMF M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [245 di 254] Qn = Qmax + Qv + Qs τi +τv = 1 Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” CRITERI DI SCELTA: classe F.E.M. Suddivisione sulla base del TIPO DI CARICO K coefficiente cubico k = 3 ( β i i +γ ) ⋅τ i 3 +γ 3 ⋅τ v si distinguono tre intervalli del fattore cubico K Leggero - K1 Medio - K2 Pesante - K3 K1 ≤ 0,53 0,53 < K2 ≤ 0,67 0,67 < K2 ≤ 0,85 Ciò Ciòindica indicache cheililparanco parancoviene viene dedicato ad un “uso leggero”, dedicato ad un “uso leggero”, ovvero ovverosolleva sollevaprevalentemente prevalentemente carichi molto più carichi molto piùpiccoli piccolirispetto rispetto alla portata nominale alla portata nominale M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [246 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Determinazione della classe FEM noti TMF e k si determina la classe FEM Classe relativa al tempo di funzionamento V0,25 V0,5 V1 V2 V3 V4 V5 Tipo di Carico Tempo medio di funzionamento giornaliero (ore) ≤0,5 0,5÷1 1÷2 2÷4 4÷8 8÷16 >16 leggero k ≤ 0,53 Ib Ib Ib Ia II III IV medio 0,53< k ≤0,67 Ib Ib Ia II III IV V pesante 0,67< k 0,85 Ib Ia II III IV V V N.B.: il prodotto tra TMF e k3 è costante in ogni classe M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [247 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” CRITERI DI SCELTA: classe F.E.M. Passando da una classe FEM alla successiva: il TMF aumenta del fattore 2, oppure Il K aumenta del fattore 3 2 Ciò significa che uno stesso paranco può essere utilizzato con un carico superiore fino al 25%, se si dimezza il tempo medio di funzionamento. In altri termini, un paranco dimensionato per portare un carico utile massimo pari a 5000 kg può essere utilizzato per il doppio del tempo se si tara la portata massima a 4000 kg. N.B. N.B.per perportate portatesuperiori superiorii iparanchi paranchivengono vengonosostituiti sostituitidagli dagliARGANI, ARGANI, montati su incastellatura metallica, spesso scorrevole su rotaie montati su incastellatura metallica, spesso scorrevole su rotaie M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [248 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Production and Operations Management INTRODUZIONE AL CONCETTO DI SUPPLY CHAIN MANAGEMENT M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [249 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Produzione e logistica zona a VALLE CLIENTI FORNITORI zona a MONTE AZIENDA reparto a MONTE reparto 1 M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 reparto a VALLE reparto 2 [250 di 254] reparto N Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Produzione e logistica Logistica Produttiva M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 Logistica Distributiva [251 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Un esempio: automotive supply chain (“ network” ) Raw Material Suppliers 2nd Tier Suppliers UK UK UK UK UK Distribution Centres UK UK UK UK Japan Automotive System Suppliers Germ. UK UK UK UK UK Fran. Aftermarket Operations UK/ Japan Germ. Fran. Vehicle Manufacturers Fran. Fran. Spain Germ. UK US UK UK/ Japan UK/ Japan UK UK UK UK UK UK UK Fran. UK Germ. UK UK UK UK UK UK UK Germ. UK UK UK Swed. UK Location Key US UK UK US Germ. UK Germ. Swed. Franc. Japan US UK/Japan = United Kingdom = Germany = Sweden = France = Japan = United States = UK based Japanese transplant (Childerhouse, 2002) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [252 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Riferimenti Bibliografici RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI - Chase, Aquilano, Jacobs, “Operations Management” (McGrawHill) - Grando “Organizzazione e Gestione della Produzione Industriale” (EGEA) - Caron, Wegner, Marchet “Impianti di movimentazione e stoccaggio dei materiali” (HOEPLI) - Monte “Elementi di Impianti Industriali” (CORTINA) LETTURE - Goldratt, “The Goal” (North River Press) M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [253 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Annotazioni _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ M.M. Schiraldi – Logistica Industrale – Febbraio 2007 [254 di 254] Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”