Edilizia, storia di una crisi in attesa della ripresa
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Edilizia, storia di una crisi in attesa della ripresa
10 dossier Edilizia, storia di una crisi in attesa della ripresa Ermes Ferrari “ Il parere delle associazioni e degli imprenditori Magari la percezione può essere diversa, ma in questo caso si può ben dire che una gru non fa… edilizia. Nel senso che i cantieri spiccano tra l’ordine urbanistico delle nostre città, ma ciò non significa che il comparto costruzioni stia attraversando indenne la crisi. Basta leggere le cifre dell’articolo precedente per rendersene conto. E, al di là dei numeri, lo confermano gli imprenditori coinvolti, non solo quelli dell’edilizia, ma anche di tutti gli altri settori dell’indotto di quest’ultima: gli impiantisti, i rivenditori di materiali edili, i titolari delle agenzie immobiliari, per continuare con i trasporti e le imprese che producono le materie prime edili. Una catena che produce tanta occupazione (compresi i settori collegati, arriviamo ben oltre il 10% dell’occupazione complessiva), che sta subendo i colpi della crisi. «Una situazione che potrebbe aggravarsi in futuro – dice allarmato Vitaliano Turchi, presidente del Collegio Edili di Confapi pmi – se la crisi dovesse peggiorare, come temiamo». Una previsione che trova conferma nel fatto che la fase progettuale – che nell’edilizia, ovviamente, anticipa quella di appalto e poi quella costruttiva – langue ancora. Così come del resto languiva negli anni scorsi. «Proprio in virtù di questa considerazione – continua Turchi – immaginavamo che avremmo dovuto fare i conti con una fase recessiva. Non così profonda e duratura, però». dossier Il tracollo, del resto, ha caratterizzato un po’ tutti i mercati, sia quello residenziale che quello industriale. E, naturalmente, anche il settore pubblico, che in conseguenza della crisi rappresenta attualmente la quota di lavoro maggiore delle imprese. «Per ciò che riguarda il residenziale, oggi anche chi ha terreni o permessi di costruire non azzarda nuovi interventi. Nel settore industriale c’è qualche operazione, ma non abbastanza per invertire un’inerzia negativa appesantita anche da una burocrazia che spaventa e allontana eventuali investitori. I cantieri pubblici sono al lumicino. La fotografia della situazione edile è tutta qui». E le imprese come reagiscono a tutto questo? «Le aziende hanno resistito fino ad oggi mantenendo le proprie maestranze, difendendo professionalità e know-how, ma ora, purtroppo, in molte si vedono costrette a effettuare tagli per limitare i costi. Ad esempio, per ciò che riguarda le certificazioni». In questo contesto è difficile individuare vie di fuga. Anche la cosiddetta green economy è una strada complicata «perché richiede investimenti elevati. E non sempre è facile spiegare che spendere di più oggi consente di avere ricadute positive in futuro. Soprattutto nella situazione finanziaria attuale». Un contesto nel quale le transazioni con i privati ormai sono congelate. «Lo conferma anche la contrazione di rogiti e compromessi denunciati dai notai – rileva Sandro Pilati, presidente di Lapam Costruzioni –, tanto che oggi nel residenziale si tratta prevalentemente con grandi investitori che utilizzano la disponibilità di liquidità per acquistare MATERIALI EDILI, UN MERCATO SEMPRE PIÙ “PRIVATO” C’è un termometro, magari empirico, ma sicuramente importante, per valutare l’andamento del comparto legato alle costruzioni: quello rappresentato dalle imprese di commercializzazione di materiale edile. E non solo in termini di quantità, ma anche di qualità del mercato. Anche in questo caso, però, i segnali che arrivano parlano di un settore malato. «I cantieri sono pressoché fermi, soprattutto nelle nostre zone – siamo a Pavullo, con Emilio Piacentini, associato “storico” di Confcommercio –, anche per ragioni climatiche, visto che l’inverno quest’anno ha picchiato pesante. Ma credo che l’attuale situazione sia dovuta anche, e tanto, alla crisi». Una considerazione che trova conferma anche nella tipologia degli acquirenti, con uno spostamento del fatturato dalle imprese ai privati, che ora trovano più conveniente farseli da sé i piccoli lavori edili. «Una tendenza non nuova, soprattutto nei momenti di crisi – ribadisce Piacentini – anche se mai nei termini in cui si sta verificando questa volta. Ed è mezzo secolo che sono sul mercato. In ogni caso l’aumento della domanda dei privati non ci permette di sopperire al calo di quella delle imprese». La recessione non ha cambiato solo la geografia del fatturato, ma anche quella del beni commercializzati: «Oggi si vendono prodotti di altissima qualità oppure prodotti low cost. La crisi ha concentrato i suoi effetti sulle merci di fascia intermedia». A tutto questo si aggiungono le difficoltà finanziarie, rispetto alle quali nemmeno il comparto commerciale dell’edilizia è esente. «Anche nel nostro settore – spiega Emilio Piacentini – le insolvenze stanno aumentando in modo importante». Le attese? «Aspettiamo l’arrivo della buona stagione, ma non posso essere ottimista: temo che la ripresa sia ancora lontana». 11 12 CONTRATTAZIONI: L’IMMOBILE RIMANE UN BENE “RIFUGIO” Sul fronte del mercato immobiliare abbiamo raccolto il parere di Archimede Pingiori, agente immobiliare che opera nella provincia di Modena da oltre quindici anni e presidente provinciale di ANAMA Confesercenti, il quale ci ha evidenziato una situazione variegata: nel capoluogo le contrattazioni sono stagnanti e comunque inferiori di un quarto rispetto al periodo precrisi, mentre in provincia il mercato rimane attivo: la flessione infatti è stata di solo un 10%. Differente anche la situazione per tipologia di immobile: l’usato si vende ancora, sulla spinta del desiderio dei privati di migliorare la propria condizione passando ad appartamenti più recenti o più grandi. Il mercato del nuovo è invece fermo a causa dei prezzi troppo elevati, gonfiati dall’alto costo dei lotti di costruzione pagato in origine dalle imprese costruttrici, che ora si trovano costrette a rientrare, con grandissime difficoltà. Pingiori vuole comunque lanciare un segnale di ottimismo per il futuro, affermando che la casa, ora più che mai, rappresenta e rappresenterà sempre un bene “rifugio” e un investimento su cui conviene puntare in quanto il rendimento che assicura si aggira ancora sul 4% annuo. Sottolinea però l’importanza, soprattutto in momenti complessi come quello attuale, di rivolgersi a professionisti organizzati e specializzati, iscritti alla Camera di commercio e a una delle associazioni di categoria della nostra provincia, in grado di assicurare servizi qualificati come una corretta valutazione dell’immobile, un’assistenza completa al cliente su ogni fronte, e di garantire quindi il buon fine della compravendita. blocchi di appartamenti sfruttando il ribasso dei prezzi. Anche per questo ritengo che il nostro settore toccherà quest’anno il punto di minimo della crisi». Quel poco che arriva, dice Pilati, viene dall’investimento pubblico, limitato dal patto di stabilità a cui sono vincolate le Amministrazioni locali. «Tutto questo si traduce in una lotta feroce sui pochi appalti disponibili. In un simile contesto si rischia di perdere di vista aspetti etici che sono comunque vitali. Per questo credo sia necessario anche fare un passo indietro, rinunciare a qualcosa pur di recuperare valori che la crisi sta mettendo davvero in pericolo». Ma al di là delle richieste nei confronti del Governo e delle Amministrazioni, che cosa possono fare le imprese? «Noi riteniamo che sia necessario che le associazioni, in accordo tra loro, attivino un confronto con gli enti locali per arrivare a una formulazione dei bandi in grado di garantire in qualche modo le imprese operanti nel territorio. Ad esempio, inserendo parametri di preferenza oggettivi come la residenza sul territorio dei dipendenti dell’impresa partecipante al bando. Ma è solo una proposta». Ma il comparto costruzioni non è alla caccia soltanto di finanziamenti o di agevolazioni. «C’è anche il problema sburocratizzazione, che pesa tantissimo nell’organizzazione aziendale, soprattutto per le imprese più piccole, costrette a strutturarsi, e quindi a spendere, in questa direzione. Proprio per questo le nuove direttive che semplificano le norme edilizie dossier RUBRICA DOSSIER IL MERCATO IMMOBILIARE SI STA ASSESTANDO BATTUTE N. 1718 «Se a fine 2009 il numero di immobili compravenduti in Italia era diminuito in media del 15%, ora assistiamo a un arresto di questa tendenza negativa che riteniamo si possa consolidare per tutto il 2010». È quanto afferma Carla Del Vecchio, presidente provinciale FIAIP. «Stiamo pertanto assistendo a una stabilizzazione del mercato immobiliare in concomitanza con la nuova capacità di erogazione da parte del mercato finanziario». «Se non vi saranno ulteriori “scossoni” nel mondo bancario, potremo certamente percepire i primi segnali di ripresa e prevedere per il mercato immobiliare una lenta crescita, ma è d’obbligo avere un cauto ottimismo. Possiamo dire che stiamo respirando un clima di maggior fiducia, in quanto tuttora gli italiani continuano a considerare il mattone un buon investimento. È importante dire che in questi momenti di assestamento del mercato immobiliare, la qualità dell’immobile sarà sempre più importante, soprattutto sulle nuove costruzioni dove già da mesi si registra una maggiore attenzione agli standard costruttivi nel rispetto dell’efficienza energetica e tecnologica. Possiamo evidenziare questi due tipi di compravendita: da una parte l’interesse per le nuove abitazioni che offrono prodotti quasi sempre di ottima qualità, nonostante sia in questo momento difficile un’ulteriore diminuzione dei costi di costruzione, e dall’altra sempre maggiore interesse da parte degli investitori relativamente all’acquisto di immobili usati. Questa elasticità riscontrata relativamente alle trattative potrà sempre più agevolare chi vuole fare investimenti nonostante l’accesso al credito continui a essere abbastanza ristretto e controllato». rappresentano un provvedimento utile. Magari non risolutivo, ma senz’altro positivo», sottolinea Andrea Bertoni, presidente di CNA Costruzioni. «Credo che l’interesse nei confronti del settore edile dovrebbe essere motivato da alcune valutazioni – continua Bertoni –. Innanzitutto il peso che il comparto ha per l’intera economia e, quindi, la possibilità di fare da traino, almeno parziale, alla ripresa. Poi, la possibilità che attraverso lo stimolo all’edilizia si possa dar seguito a quegli interventi di riqualificazione del territorio e di sostituzione di immobili obsoleti e a rischio, considerato che il 40% dell’inquinamento nelle nostre città arriva dalle abitazioni più vecchie, le stesse che non soddisfano i nuovi requisiti antisismici ed energetici». Ma a chi vi accusa di essere dei cementificatori che cosa rispondete? «Che è la stessa impostazione urbanistica degli ultimi vent’anni ad averci fatto passare per tali. In realtà gli indici di edificabilità delle aree edificabili sono inferiori al 10%. Ciò significa che possiamo costruire un metro quadrato ogni dieci. E non si tratta solo di abitazioni, ma anche di edifici commerciali e industriali, a proposito di BOX MANCANTE 13 14 impatto dell’edilizia sull’economia. Credo di poter affermare che con simili numeri non si possa certo parlare di cementificazione selvaggia. In questo contesto serve un modo diverso di costruire. Penso ad abitazioni più piccole e più alte, ad esempio. «Certo – conclude il presidente di CNA Costruzioni – si tratta di un cambiamento nel modo di costruire che le imprese non devono combattere, ma assecondare». Un cambiamento certificato dai numeri, quelli che snocciola Stefano Betti, presidente di ANCE Confindustria: «Meno 17% in fatto di ore lavorate, cassa integrazione che aumenta del 192%, imprese in calo del 13%. E la percezione è che il 2010 possa anche andare peggio, soprattutto dal punto di vista occupazionale. Una recessione che era nelle previsioni, al pari del fatto che la ripresa arrivasse più tardi che in altri settori, semmai si possa parlare di ripresa anche per questi ultimi. In ogni caso era difficile immaginare una crisi così lunga e profonda». Ma quand’è che gli indici potranno incominciare a rivedere il segno più? «Forse nel 2011, ma intanto il terreno perso è stato tantissimo. Anche perché il settore pubblico non è riuscito, come speravamo, ad arginare la crisi, come testimoniano i dati negativi riguardanti gli appalti, sia nel numero che nei volumi». Investimenti, quelli pubblici, vincolati dal patto di stabilità. «Non vogliamo partecipare al gioco delle responsabilità. È un fatto, però, che oggi siamo al paradosso per cui anche le Amministrazioni che hanno a disposizione risorse finanziarie non possano utilizzarle». In questo difficile contesto che cosa possono fare le imprese? «Individualmente, investire in formazione per essere pronte ad agganciare la ripresa quando questa si ripresenterà. Collettivamente, per tramite delle associazioni dobbiamo invece lavorare affinché siano adottati quei provvedimenti governativi che possono sostenere il mercato privato senza pesare troppo sulle casse dello Stato. Penso a una revisione della legge che mette fuori regime IVA i nuovi immobili non occupati dopo quattro anni, ma anche a detrazioni fiscali nei confronti degli acquirenti di prime case. Ma un sostegno importante può arrivare anche dal mondo bancario, che è passato da un eccesso all’altro. Fino a qualche mese fa si finanziavano acquisti di immobili arrivando anche al 120% del loro costo, ora si arriva al 60%. Credo che serva un maggior equilibrio anche in questa direzione». Del tutto logico che le imprese modenesi, soprattutto le più grandi, guardino al di là dei confini provinciali per ampliare il proprio mercato. È il caso della Cooperativa di Costruzioni, associata a Legacoop: «Il mercato pubblico locale, per le grandi aziende, rappresenta una quota marginale. Peraltro, le iniziative di maggiore La compravendita di immobili risente ancora della crisi? L’evoluzione dei servizi delle agenzie immobiliari, le locazioni, gli immobili per lo svolgimento di attività d’impresa Per un’analisi delle diverse tendenze che stanno emergendo sul mercato immobiliare abbiamo altresì interpellato Andrea Goldoni della Immobiliare G4 S.r.l., che ci ha illustrato il settore sotto diversi aspetti partendo dalla situazione congiunturale. «Dall’inizio della crisi economica che ha colpito in maniera diversa tutti i settori produttivi, il mercato immobiliare sta iniziando a dare i primi segnali di ripresa – afferma Goldoni –. Sulla base dei nostri dati relativi alle richieste di acquisto di immobili soprattutto residenziali, abbiamo registrato un notevole incremento dalla fine del 2008 a oggi. Per quanto concerne la tipologia più richiesta, la clientela predilige sempre più le nuove costruzioni, in particolare nelle zone di Modena oggetto di piani di riqualificazione da parte del Comune e di privati. In questa fase, proprio in virtù dei suddetti piani di riqualificazione, è possibile acquistare appartamenti nuovi con ottime rifiniture dotati di tutti i comfort necessari a prezzi ancora estremamente competitivi. Dobbiamo osservare che la parte di mercato immobiliare più in difficoltà ad oggi è rappresentata dal mercato dell’usato poiché i prezzi degli appartamenti rimangono ancora alti e le famiglie dovendo e potendo ricorrere a formule di finanziamento prediligono immobili di nuova costruzione, i quali offrono garanzie per quanto concerne la realizzazione dell’intervento e caratteristiche e comodità superiori quali: ascensore, riscaldamento radiante a pavimento, basse spese condominiali, impianti a risparmio energetico ecc. I servizi delle agenzie immobiliari hanno avuto un’evoluzione nell’ottica di soddisfare una pluralità di esigenze della clientela partendo dalla ricerca del mutuo alle condizioni più favorevoli tramite la collaborazione di finanziarie di fiducia o collaborando direttamente con gli istituti bancari, avendo l’impresa un potere contrattuale superiore rispetto al privato, passando dall’eventuale preventivo e successivo intervento di ristrutturazione edilizia in caso di immobile usato fino alla stipula di convenzioni con negozi di arredo sempre nell’ottica di far risparmiare la parte acquirente. Sul fronte delle locazioni, sempre più gli investitori prendono in considerazione l’acquisto di immobili da mettere a reddito a fronte comunque di una richiesta di appartamenti in affitto sempre costante e per determinate tipologie immobiliari, quali bilocali e trilocali, in crescita. Dobbiamo rilevare, sempre sulla scorta dei dati provenienti dalla nostra banca dati, una contrazione delle richieste e compravendite di immobili commerciali, soprattutto capannoni, laboratori e negozi localizzati in zone di Modena come il centro storico o zone a basso interesse commerciale caratterizzate da scarsa visibilità. I canoni di locazione restano comunque elevati non consentendo pertanto a coloro che volessero avviare una nuova attività commerciale di sostenere i costi. In questo senso potrebbe essere utile estendere la locazione a canone concordato anche agli immobili commerciali, consentendo ai privati uno sgravio fiscale da un lato e dall’altro consentire l’apertura di nuove attività imprenditoriali». dossier rilievo hanno una natura immobiliare con un discreto livello di rischio, richiedono grandi investimenti con indici di rotazione dei capitali investiti decisamente bassi e utili attualizzati modesti. Oggi e per alcuni anni a venire dobbiamo e dovremo fare i conti con questa realtà – sostiene Ivano Malaguti, presidente della CdC –. Attualmente, le opere pubbliche, nel loro complesso, devono essere finanziate dalle imprese perché, anche nel caso dei bandi di costruzione, la copertura finanziaria dell’appalto non corrisponde alla disponibilità di cassa, e questo è francamente inaccettabile». È invece più difficile il rapporto con i mercati esteri. «Per quanto ci riguarda – continua Malaguti – attualmente non abbiamo commesse estere, anche se stiamo guardando oltre i confini nazionali con molto interesse e altrettanta prudenza, perché le opportunità sono quanto meno pari ai rischi. I paesi dell’Est Europa e quelli del Nord Africa offrono buone opportunità. Il problema è il cosiddetto rischio paese. È del tutto lecito chiedere alle aziende, alle cooperative, di farsi carico del rischio imprenditoriale, ma la sicurezza dei pagamenti viene prima del nostro saper fare e della nostra capacità organizzativa». Così come le regole nel settore dell’edilizia: «Non sono le imprese – private o cooperative che siano – a elaborare i piani strutturali, a fare i regolamenti edilizi. Questo è un compito a cui assolvono le Amministrazioni per rispondere a esigenze di crescita e di sviluppo della società. L’impresa si muove all’interno di regole che fanno altri, costruisce scuole, ospedali, infrastrutture e realizza interventi residenziali, più o meno belli. Ecco perché rifiutiamo l’etichetta di cementificatori». E allora, in attesa della ripresa? «Il settore può risollevarsi solamente dopo la ripresa più generale del paese. Nel frattempo le imprese devono resistere, cercando di mantenere le posizioni raggiunte, investendo in risorse umane e nella qualità del lavoro, sacrificando, qualora sia necessario, parte degli utili prodotti negli anni precedenti per mantenere l’impresa viva e in grado di riprendere la crescita che costituisce uno stimolo per tutti i lavoratori, perché quando si cresce si ampliano le prospettive per tutti». Le immagini precedenti di questo Dossier sono state gentilmente concesse da Impresa Bacchelli S.r.l. di Modena. Palazzo dei Congressi di Riccione, avveniristica e recente realizzazione della Cooperativa di Costruzioni di Modena 15