Come ogni anno a maggio, a Lipsia si raduna il

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Come ogni anno a maggio, a Lipsia si raduna il
STORIA&MUSICA
IL WAVE GOTHIC TREFFEN DI LIPSIA
Il lato DARK
Come ogni anno a maggio, a Lipsia si raduna il popolo
goth d’Europa. Ma non è solo un incontro di amanti
della musica dark e passerella per chi indossa gli abiti
più inconsueti, bensì anche un vero tuffo nella Storia.
E non quella dei seminari, dei musei e delle lezioni
universitarie, ma quella vissuta e indossata.
Un raduno per non dimenticare che la nostra
contemporaneità ha radici antiche. Ancora verdi
di Cecilia Pede ed Emanuele Mastrangelo
C’
è chi la Storia la scrive.
Chi la legge. Chi la ignora (ahinoi, la maggioranza). E chi invece decide
di viverla, anche solo per
qualche giorno all’anno.
Magari indossando (materialmente) i panni di un
rude germano dell’alto medioevo o di una dama vittoriana. C’è poi chi addirittura vive in una tenda di
pelli o mantiene viva una tradizione artigianale secolare, che sopravvive nell’era della plastica stampata e dell’usa-e-getta. Chi - nell’era di MTV - decide
che la sua via musicale passa per i lieder romantici
o per la cornamusa. Per quattro giorni all’anno - a
cavallo della Pentecoste - nella sassone Lipsia si radunano i dark di mezza Europa: è il Wave Gothic
Treffen, il raduno goth-wave, che lo scorso maggio è
giunto alla sua diciassettesima edizione. Ad un osservatore superficiale, il festival potrebbe sembrare
semplicemente un rendez-vouz di gente strana, vestita di nero e dai capelli acconciati in maniera improbabile. E’ invece proprio in questo ambiente che
ha preso piede un fenomeno di rivalutazione della
Storia che sorprende.
La differenza con le rievocazioni storiche che anche in Italia si tengono di tanto in tanto è palese.
Mentre l’ordinaria rievocazione è qualcosa di organizzato dall’alto, «a tempo», per lo più orchestrato
a scopo turistico e, specialmente in Italia, relegato
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alla provincia, qui siamo di fronte ad un fenomeno
del tutto spontaneo: un festival dove si respira la
storia, ambientato in una grande città industriale.
E’ il comune sentire che ha creato il Treffen (in tedesco «raduno») e non viceversa. Inoltre, mentre da
noi la rievocazione storica assume sempre più i toni
patetici del legionario in scarpe da tennis che si fa
fotografare coi turisti a Piazza Venezia, oppure viene fagocitato dai discutibili circensi moderni (come
si è visto a proposito della rievocazione della Disfida di Barletta, trasformata in una «notte bianca» a
ritmo di dance music e altre cialtronerie assortite;
cfr. «Storia in Rete» n° 28), nel Treffen di Lipsia la
manifestazione assume toni del tutto differenti. Non
si tratta di una esibizione, o di un concerto: l’intero
evento è lo spettacolo.
A partire dalle location dei concerti, la più imponente delle quali - il Völkerschlachtdenkmal, monumento alla Battaglia delle Nazioni del 1813 - è uno di
quei luoghi mistici dove la suggestione del genius
loci si fonde con la Storia. Una vera e propria montagna artificiale di pietra e cemento alta 91 metri,
edificata fra 1898 e 1913 (e inaugurata in occasione
del centenario della battaglia in cui Napoleone fu
sconfitto dagli Alleati) come monumento a tutti i caduti e all’unità dei popoli tedeschi. Secondo alcuni
(nonostante il titanico San Michele che ne guarda
l’ingresso) il Völkerschlachtdenkmal sarebbe l’ultimo tempio pagano d’Europa. Al suo interno, proprio di fronte alla corona di bronzo che onora tut-
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della STORIA
Fotografie: CC BY SA 3.0 - STANZA101
Una bella partecipante al Wave Gothic
Treffen in abito da dama vittoriana.
Sullo sfondo, il Völkerschlachtdenkmal di
Lipsia, monumento ai caduti della Battaglia delle
Nazioni del 1812, location di concerti del Treffen
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Foto: CC BY SA 3.0 - Cecilia Pede
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A sinistra, partecipanti in abito vittoriano e in armatura da guerriero medievale... e cellulare. In alto, uno scorcio degli
spettatori durante un’esibizione di un gruppo folk al Villaggio Pagano. In basso, un’elegantissima dama rinascimentale
si intrattiene con due punk: la coesistenza di modernità con tradizione è una caratteristica fondamentale del Treffen
ti i caduti della battaglia, durante il
Treffen, si assiste a concerti suggestivi
e a letture di poesia con accompagnamenti di musica classica. Lo stesso
avviene per le principali chiese (tra
tutte la Thomaskirche, sede del Thomanerchor l’importante coro tedesco)
ove tradizione vuole che durante il festival si avvicendino le orchestre con
speciali ospiti provenienti da alcuni
dei centocinquanta gruppi del Treffen
per rendere tributo a Bach, a Wagner e
ad altri grandi della tradizione classica sassone. Immancabile è il Villaggio
Pagano, nel quale fra tende di pelli,
chioschi medievaleggianti e due palcoscenici si vive davvero come in una
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fiera mitteleuropea dei «secoli bui».
Ma qui - a questo punto - occorre fare
una digressione. Non si tratta di una
riproduzione in cartapesta da «parco
storico». Non è una disneyland storica con attori pagati per interpretare la
parte dell’uomo medievale. Il luogo è
vivo e sopratutto vissuto. Il fabbro che
produce oggetti in metallo e armi è un
vero fabbro, vestito come un fabbro
sassone del 1200 e che lecca un gelato come un moderno tedesco mentre ravviva le braci con il mantice. Gli
osti che servono negli Zonkus-Conkus
i piatti tradizionali della Germania
medievale sono veri osti (che curiosamente conoscono anche qualche
parola di turpiloquio italiano!). Vera è
la tinozza germanica in cui pagando
si può fare il bagno caldo da soli o in
compagnia (rigorosamente nudi), con
l’acqua scaldata sul fuoco nei paioli.
Insomma, nel Villaggio Pagano non si
è cercato di ricostruire bensì di rivivere, aggiornandolo ai giorni nostri, lo
stesso clima e la stessa qualità della
vita di otto-dieci secoli fa. E’ questa
la chiave di tutti gli aspetti storici del
Treffen: rivivere, non ricostruire.
E’ questo anche lo spirito che anima la maggioranza degli artisti che
seguono alcune correnti musicali
particolarmente legate alla tradizio-
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Foto: CC BY SA 3.0 - Cecilia Pede
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In alto a sinistra, il fabbro del Villaggio Pagano che attizza le braci della forgia. In alto a destra, un guerriero germanico.
In basso a sinistra, due barbari improvvisano un divertente «mercato degli schiavi» pescando a caso fra i passanti.
In basso a destra, rivendita di frutta secca in un chiosco medievaleggiante. A destra, una mamma medievale con piccolo
ne: neofolk, neoromantic, medieval,
ethereal, folk-metal etc. Non si tratta
solo di riprendere in mano strumenti musicali d’epoca ed eseguire il repertorio medievale, rinascimentale o
romantico. Quello viene già fatto quotidianamente da migliaia di camerate
musicali, cori ed interpreti filologici in
tutto il mondo. In questi generi musicali - invece - si parte dalla radice tradizionale, ma la si attualizza. Una esibizione mozzafiato (anche perché tenuta nella superba cornice della Cripta
nel Völkerschlachtdenkmal durante il
tramonto) di un’artista neoromantica
come Bacio di Tosca non riproduce pedissequamente la liederistica tedesca
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dell’Ottocento. Rinnova quella tradizione, in chiave contemporanea, con
una base elettronica, con lo scopo di
dare al pubblico esattamente le stesse sensazioni che potevano provare i
contemporanei di Schumann, Brahms
o Mahler durante le esecuzioni di un
lied. Parimenti un concerto di gruppi
folk e folk-metal come i Corvus Corax o gli italiani Folkstone attualizza
la tradizione dionisiaca della musica
popolare - del saltarello o della giga rileggendola completamente alla luce
delle nuove possibilità offerte dall’amplificazione elettrica degli strumenti.
Ma il risultato è lo stesso di quello che
si poteva ottenere sei secoli fa durante
una festa danzante. Non si ascoltano
i Corvus Corax o i Folkstone con l’attenzione filologica con cui si assiste
ad una esibizione - mettiamo - de I
Musici o dell’English Concert. Si partecipa al loro concerto esattamente
come avrebbe partecipato un comune
uomo della strada nel 1400: ballando
e pestando il piede a terra a tempo di
rullanti e cornamuse.
Che in Germania la Storia si respiri
nell’aria è qualcosa che si può apprezzare da subito. Entrando nella libreria della stazione di Lipsia si notano
immediatamente le tre pareti coperte
di romanzi storici, e fra le riviste, ben
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Foto: CC BY SA 3.0 - Cecilia Pede
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In alto a sinistra, una componente del gruppo folk Faun. In alto a destra, i frontmen del gruppo Corvus Corax: non chitarre
elettriche ma cornamuse. In basso a sinistra, la cantante neoromantic Bacio di Tosca si esibisce nel Völkerschlachtdenkmal.
Al centro, tradizionale bagno germanico al Villaggio Pagano: tinozza di legno, acqua scaldata al fuoco, vino e belle ragazze
sei sono di storia generalista, più tutte quelle dedicate solo all’antichità,
al medioevo o all’archeologia: in vetrina, accanto ai best seller, ci sono
gli atlanti storici, una categoria di
volumi che in Italia a viene acquistata solo da qualche studente di liceo
obbligato dai professori, per finire
di norma a pareggiare le gambe dei
tavoli. Un panorama editoriale non
confrontabile con quello del nostro
paese, insomma, e che rispecchia il
legame solidissimo di una nazione
col suo passato, soprattutto di quella Germania che è ben stufa di essere
considerata solo la terra del nazismo,
ma che vuole e rivendica l’aver dato
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al mondo il Sacro Romano Impero, Gutenberg, i cavalieri Teutonici,
Bach, Wagner, Hegel, Nietzsche, lo
splendore del romanticismo e la rivoluzione della fisica contemporanea.
Un legame che durante il Treffen è
testimoniato anche dal gran numero
di chioschi di libri dedicati - sorpresa!
- non alla musica dark o wave, bensì alla Storia antica e medievale, al
paganesimo e al cristianesimo tradizionale, all’arte e alla letteratura, che
disseminano il Villaggio Pagano, il
Mercato Medievale o il grande bazar
goth e fetish dell’Agra (l’ex fiera agricola della Germania Est, ora trasformata in sala da concerti rock).
Non stupisce, dunque, che anche un
evento così peculiare come il raduno
dei goth di tutto il mondo si trasformi in un festival «di storia». Qualcosa
che vuol essere tenuto vivo e non solo
come materia di convegni. Un legame
col passato che si indossa, si vive, si
suona e si ascolta. E’ un festival che
aderisce al corpo come una moderna
t-shirt, manifesta il carattere, le preferenze e le passioni di ogni individualità. Liberamente, individualmente
ogni persona dona il proprio contributo al festival (storico o edonistico
che sia) perchè il raduno è tale solo se
tutti partecipano. Ogni epoca del passato rinasce negli abiti e nella musica
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In alto a sinistra, una coppia in abiti tardomedievali fra i banchi dell’Agra. In alto a destra, direttamente dal Grand Siecle
una famiglia a passeggio fra le vie di Lipsia. In basso, padre e figlio in abiti medievaleggianti al Villaggio Pagano.
A destra, granatiere sassone in uniforme del 1812, anno in cui i popoli tedeschi riuniti sconfissero Napoleone a Lipsia
di una parte del Treffen: l’antichità
germanica con la rivendicazione del
mai morto paganesimo odinista; il
medioevo che fa la parte del leone in
campo musicale, con decine di gruppi che si ispirano alle sonorità e alle
melodie tradizionali; il rinascimento,
il barocco e il rococò, che in Germania
- e in Sassonia in particolare - hanno
lasciato una traccia profondissima. Il
romanticismo, nel cui seno nacque
il termine stesso di «gotico», inteso
come, «oscuro», «misterioso» e «pauroso», e che influenza gli abiti e musicisti come l’inglese Sieben, che dal
suo violino riesce a trarre i suoni più
incredibili. La belle epoque e infine
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anche l’epoca dei totalitarismi, che
esercitano il loro fascino nero con le
uniformi naziste o sovietiche, le imponenti manifestazioni di titanismo
delle ideologie totalitarie che riecheggiano nella musica neofolk, apocalyptic e industrial, e che si manifestano
anche con una rinascita della grafica
nelle pubblicazioni e nei dischi che
attinge a piene mani all’immaginario
dello jugendstil, dell’art decò, e del costruttivismo sovietico.
presentare il Male Assoluto…), dell’appiattimento e degli omogeneizzati culturali, per riportare la Storia
al posto che le compete, per vedere
bambini e ragazzi appassionarsi al
passato (giacchè i pionieri del Gothic
non hanno timore di condurre i loro
figli per le strade e ai concerti, hanno
capito già da tempo che la musica è
anche cultura...), occorreva aspettare
un festival musicale molto «dark».
Altro che «notte bianca».
Insomma, nell’epoca del Grande
Fratello (chissà se Orwell aveva mai
potuto immaginare una tanto indegna fine per il nome che doveva rap-
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