20.08.2013 | La Stampa – Incontri ravvicinati nella casa dei cetacei

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La Stampa - Incontri ravvicinati nella casa dei cetacei
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LA ZAMPA
20/08/2013 - BALENE E DELFINI NEL MEDITERRANEO
Incontri ravvicinati nella casa dei cetacei
Il nostro inviato a bordo della barca
della fondazione che censisce
la fauna del Mar Ligure
A sei ore di navigazione dalle spiagge
c’è un mondo affascinante
in cui zifi, stenelle, balenotteri e
capodogli sono signori assoluti
NICCOLÒ ZANCAN
INVIATO A BORDO DELLA LEON PANCALDO
Il respiro della balena è un soffio rauco e umano.
È salita in superficie a guardare il mondo e non
poteva immaginare di trovarci proprio qui, così
ben appostati. Ora ci concede la sua grazia. Non
è facile stabilire chi sia il più stupefatto
dall’incontro, mentre ci guardiamo negli occhi.
Lei è una femmina sinuosa lunga 18 metri.
Creatura ancestrale, il secondo più grande
animale vivente. Mangia 500 chili di gamberetti
al giorno. Lascia nel mare della pelle bianca,
sfregando e viaggiando. Grosse scaglie che puoi
raccogliere in mano, una ad una. Ma già inarca la
pinna e sbuffa, spruzza nell’aria un odore simile
al concentrato di 120 pescherie. «Down!», urla il
capitano. Lei si immerge senza un saluto.
La prima che avvistiamo è una balena timida.
Rotta a Sud Ovest, quaranta miglia al largo, fra
Capo Mele, Alassio e la Corsica. Dove i telefoni
restano scollegati e nemmeno un lembo di terra,
all’orizzonte, può renderti davvero sicuro di dove
sei. Qui il mare è di un blu abisso. La profondità
varia fra 2.000 e 2.500 metri. Siamo a casa dei
cetacei. Davvero questo è il loro santuario, non è
una trovata turistica. Delfini, zifi, balenottere
comuni, capodogli e grampi vivono qui, a sei ore
di navigazione dalle spiagge. Lo abbiamo
scoperto in tre giorni per mare con i ricercatori
di «Cima Foundation Research», l’ennesima
dimostrazione che l’Italia non sa valorizzare le
sue idee e risorse migliori.
Partenza dalla darsena di Savona alle 14 di
sabato. Il Leon Pancaldo è un 18 metri a due
alberi in mogano e teak, varato negli Anni
Ottanta da un miliardario che sognava di fare il
giro del mondo. Ma poi si è fermato a Gibilterra.
La barca è stata salvata prima dall’Istituto
L’avvistamento di una balena
VIDEO
Video reportage
Con i cercatori
di balene in mare
VIDEO
Nuotare tra le
balene, il video
subacqueo
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nautico, poi dai ricercatori di Cima, gli unici a
fare una mappatura dei cetacei in questa zona.
Un progetto da 100 mila euro l’anno che
richiama ragazzi da tutto il mondo e può contare
su nessun contributo pubblico, praticamente
clandestino.
La nostra barca ha un vecchio motore diesel che
viaggia a 6 nodi e mezzo senza la minima
tracotanza. A bordo siamo in dieci, compresi un
dottorando scozzese e tre stagisti che arrivano da
Parma, Madrid e Lisbona. Il più vecchio è il
vicepresidente di Cima, Luca Ferraris, 44 anni,
di mestiere ingegnere. Si occupa di prevenzione e
rischi ambientali, ma spende le sue vacanze
inseguendo balene.
Molliamo gli ormeggi, lo skipper Francesco
Rebagliati dà marcia avanti. Si parte, dribblando
l’enorme Costa Crociere attraccata al molo. Il
canale 16 delle emergenze gracchia Sos che
vanno da Portoferraio a Cannes. Mare
increspato. Noi beviamo un caffè in bicchieri di
plastica gialla, nell’attesa. Serve un’ora e mezza
per raggiungere i mille metri di profondità, dove
può incominciare il lavoro.
«Up, up!», urla Aurelie Moulins dal punto di
osservazione sull’albero maestro. Originaria di
Lione, sposata con un italiano, madre di una
bambina piccola, è qui in mezzo al mare perché
ama il suo lavoro. «Trecento metri. Up! A ore
quattro». La sua attrezzatura professionale
richiede almeno tre pezzi imprescindibili:
cappellino con visiera, tonnellate di crema solare
ad alta protezione e un binocolo di precisione. Il
sole picchia fino alle allucinazioni. I riflessi del
mare sembrano spade di pesci in battaglia. Ma
non sempre sono miraggi.
8/20/13 2:02 PM
«E’ un leone, come fa ad
abbaiare?». È q ...
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Brindisi Antonio ·
+ All’inseguimento della balena
più sola del mondo: la Moby Dick
d’Australia forse ha un figlio
I biologi marini la chiamano 52Hertz, come l’insolita fre ...
Top Commentator
Qui, in questo stesso mare, nel Santuario
dei Cetacei, il governo, la regione toscana
e il comune di livorno, hanno deciso di
mettere un enorme rigassificatore.. (firma
la petizione per impedirlo sul blog degli
abitanti di Gorgona
www.ilgorgon.blogspot.com).
Sfondi desktop
Rispondi · Mi piace · 2 ore fa
Syna Seang ·
Top Commentator · Lavora
presso Commessa
Sicuramente molto bello il whale watching
bisognerebbe anche dire che ultimamente
è molto raro vedere le balenottere comuni
(calo di avvistamenti) mentre più facili da
vedere sono le stenelle e i grampi.
Rispondi · Mi piace · 6 ore fa
Federico Spinucci
ottimo lavoro il Cima
Foundation Research. Occorre
però precisare che non sono gli
unici a monitorare la
popolazione marina del
santuario Pelagos in Liguria. Da
diversi anni è attvo anche
l'Istituto Tethys di Milano
(www.tethys.org) che con il
contributo di volontari e
ricercatori per circa sei mesi
l'anno effettua spedizioni
finalizzate alla mappatura della
popolazione marina e raccolta
dati. Una gran bella realtà cui
ho avuto il piacere di
partecipare.
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Rispondi · Mi piace · 3 ore fa
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bravi i nostri amici CIMA!!!
Rispondi · Mi piace · 2 ore fa
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«Up!», grida ancora Aurelie. Significa adrenalina. Avvistamento. Adesso, a cento metri. I dati vengono
subito inseriti in un computer palmare, a terra verranno elaborati. Bisogna avvicinarsi ancora, il più
possibile, salire sul gommone e andare a fotografare. Ma Aurelie ora grida «down», purtroppo. Ovvero
attesa, alla volte estenuante. Le balene sono andate giù a mangiare calamari o forse a prendersi gioco di
noi, non si faranno vedere per un tempo variabile da dieci minuti a un’ora e mezza. Si tratta di prevedere
dove e quando riemergeranno dopo lo spuntino.
Ecco come ci siamo trovati faccia a faccia con i primi tre zifi, balene con la pelle graffiata dalle battaglie
sottomarine. Ci hanno regalato quattro lunghi «Up», prima di inabissarsi ancora. Gli zifi, alle volte, si
meritano appellativi poco simpatici. Si fanno vedere pochissimo. Sono un vero mistero del mare.
Massimiliano Rosso, 37 anni, il capo progetto insieme a Aurelie, nutre un amore speciale per loro: «C’è
chi li trova brutti, per via delle zanne dei maschi che li fanno assomigliare a cinghialoni. Io penso che
siano davvero balene affascinanti, sembrano pirati. Non sappiamo nulla. Hanno una vita di circa 40 anni.
In Liguria la popolazione stimata è di 120 esemplari».
Oggi gli zifi sono comprensivi. Massimiliano li chiama per nome. «Ecco Aiace, già avvistato nel 2004»,
dice alla radio. Quella bianca, invece, è Bonny, la seguiamo per tutto il pomeriggio. Ma quando si stanca
delle nostre attenzioni, si immerge e la perdiamo, subito arrivano i delfini, che adorano farsi fare il
solletico dalle onde tracciate dalla prua della barca. Giocano con il gommone fino al tramonto.
A cena, zuppa calda e mezzo bicchiere di vino rosso. Si dorme alla deriva, cullati dal vento. Tre stelle
cadenti durante il nostro turno di guardia. Sogni agitati. Ma all’alba il mare è immobile, carta da
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zucchero. Un vero regalo per chi sogna altri avvistamenti. Piccoli incontri imprevisti lungo la navigazione:
un materassino rosa, un salvagente da bambini, due palloni da calcio, una farfalla notturna in piena crisi
esistenziale (si nasconde sotto la nostra ascella in cerca di un po’ d’ombra). Una libellula addormentata
sulla superficie dell’acqua a metà strada fra l’Italia e la Corsica, quattro tartarughe Caretta caretta con un
codazzo di pesciolini luminescenti. Passiamo quattro ore dietro a due enormi balenottere comuni. Andare
a cercarle è un mestiere bello e complicato. Ci vuole passione, pazienza, rispetto. Assomiglia alla vita.
A bordo c’è anche Stephane Granzotto, un documentarista francese di 40 anni. «È una giornata
incredibile - dice - siamo fortunatissimi. Sono già stato nel mare davanti a Marsiglia e in Corsica, quindici
giorni di ricerche vane. Questa equipe è fantastica, sono ragazzi fenomenali. Il cuore del mio
documentario sui cetacei sarà proprio questo nostro viaggio».
All’ora di pranzo fa così caldo che un tuffo in mezzo al Mar Mediterraneo è obbligatorio. L’acqua è calda.
Le nostre gambe sono minuscole ciglia sulla superficie di un’enormità. Spuntano altre balene
all’orizzonte. Servono altri scatti, altre attese.
Poi, all’alba del terzo giorno, succede il miracolo. «Pilot wheels, pilot wheels!», urla lo skipper Francesco,
all’ultimo turno di guardia. Sono le sei del mattino. Dalla cabina puoi sentire fischi acuti, canti lirici
sommersi. Uscendo sul ponte fradicio di umidità, diventano respiri umani sul pelo dell’acqua. Sono le
balene pilota, dette anche «globicefali». Stanno borbottando. Animali stranissimi con la testa rotonda,
apparentemente più che docili. Sono venuti loro a cercare noi. Ci guardiamo per due ore senza paura, a
due metri di distanza.
Le stagiste Caterina Morgado e Diana Horta hanno le lacrime agli occhi, lo scozzese Fraze Comber
prepara il caffè. È una colazione davvero speciale. Nel mar Ligure questo tipo di balena viene avvistata in
media una volta all’anno. Forse è persino più misteriosa dello zifio. Testoni lucidi che ci studiano e
cantano, fino a quando è ora di tornare a casa. Ma è un ritorno lento, felice, pieno di stanchezza e
sorprese lungo la rotta. Abbiamo visto in totale 57 cetacei e oltre cento delfini. «Up! Up!», grida ancora
Aurelie di vedetta. Un’altra balena ha messo la sua grande faccia al sole. Cosa vorrà dirci?
*****AVVISO AI LETTORI******
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