Linee guida allevamenti

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Linee guida allevamenti
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
L.R. 40/98 e s.m.i.
tipologia progettuale 17 – allegato A2
tipologia progettuale 1 – allegato B2
¡ INSEDIAMENTI ZOOTECNICI ¡
(Versione 29.07.2004)
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SOMMARIO
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Premessa
pag. 4
1. Definizioni
pag. 5
2. Area di insediamento
pag. 6
3. Componenti della struttura aziendale
pag. 6
3.1. Strutture per il ricovero
pag. 7
3.1.1. Aree coperte destinate alla stabulazione(stalle)
pag. 7
3.1.2. Aree scoperte destinate alla stabulazione (paddock)
pag. 7
3.1.3. Sottogrigliati
pag. 8
3.2. Locali accessori (sala mungitura, locale latte, laboratorio F.A.)
pag. 8
3.3. Silos a trincea per foraggi
pag. 9
3.4. Mangimifici ed essiccatoi
pag. 9
3.5. Contenitori per lo stoccaggio effluenti
pag. 9
3.5.1. Liquami
pag. 9
3.5.2. Materiali palabili
pag. 11
3.6. Disposizioni specifiche per le diverse tipologie di capi allevati
pag. 12
3.6.1. Allevamento suinicolo
pag. 12
3.6.2. Allevamento bovino
pag. 14
3.6.3. Allevamento avicolo
pag. 15
3.6.4. Allevamento cunicolo
pag. 17
4. Approvvigionamento idrico
pag. 18
5. Disposizioni in merito ad acque meteoriche e superficiali
pag. 18
6. Quantificazione del numero di capi
pag. 19
7. Quantificazione degli effluenti e dell’azoto al campo
pag. 19
7.1. Effluenti
pag. 19
7.2. Azoto al campo
pag. 21
8. Utilizzazione agronomica degli effluenti
pag. 21
9. Disposizioni transitorie
pag. 22
10. Indicazioni bibliografiche
pag. 22
Tabella 1 – deiezioni prodotte per anno in relazione alla tipologia di allevamento
pag. 23
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Tabella 2 – azoto al campo prodotto da animali di interesse zootecnico
pag. 27
Tabella 3 – dispositivi di separazione
pag. 28
Tabella 4 – azoto netto al campo risultante dai trattamenti di liquami suinicoli
pag. 28
Tabella 5 – definizione dei periodi di vuoto sanitario
pag. 30
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PREMESSA
Il presente documento è stato redatto con lo scopo di individuare, per gli insediamenti
zootecnici, linee guida per la progettazione e gestione di opere soggette a V.I.A., finalizzate alla
minimizzazione dell’impatto ambientale, con particolare riferimento alla mitigazione degli odori, al
contenimento delle emissioni in atmosfera ed alla riduzione degli effluenti di allevamento. Sono
inoltre riportati aspetti di carattere igienico sanitario rivolti al conseguimento, da parte
dell’insediamento zootecnico, di un idoneo grado di igiene e di garanzie di benessere animale e
biosicurezza.
A completamento sono indicate le modalità per una corretta:
š determinazione del numero potenziale di capi stabulabili;
š quantificazione degli effluenti prodotti dall’attività di allevamento;
š determinazione dell’azoto prodotto dai capi allevati;
š utilizzazione agronomica degli effluenti.
Periodicamente il Tavolo Tecnico che ha redatto le presenti linee guida si riunisce per
integrarle e/o modificarle alla luce delle variazioni apportate alla normativa nazionale e regionale
vigente.
In attesa di essere modificate e/o integrate alla luce delle variazioni apportate alla normativa
nazionale e regionale vigente, le presenti linee guida si intendono modificate e/o integrate nelle
parti palesemente in contrasto con quanto disposto dalla normativa nazionale e regionale vigente.
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2. DEFINIZIONI
Ferme restando eventuali definizioni stabilite da normative di settore vigenti, ai fini delle
presenti linee guida si definisce:
a) consistenza reale dell’allevamento: il numero di capi mediamente presenti che l’allevatore
dichiara di allevare, calcolati in base ai giorni di effettiva presenza degli animali
nell’allevamento, ovvero al netto dei periodi di vuoto sanitario;
b) potenzialità di ricezione delle strutture di allevamento: il numero di capi stabulabili
all’interno di una o più strutture per il ricovero, ottenuta considerando le tipologie e le
modalità di stabulazione, ovvero il numero di capi stabulabili in base al numero di poste
singole presenti e/o al rapporto superficie calpestabile/superficie minima richiesta ai fini del
benessere;
c) effluenti di allevamento palabili/non palabili: stallatico in grado/non in grado, se disposto in
cumulo su platea, di mantenere la forma geometrica ad esso conferita;
d) letami: effluenti di allevamento palabili costituiti dalla miscela di stallatico, perdite di
abbeverata, residui alimentari e materiali lignocellulosici, provenienti da allevamenti che
impiegano la lettiera; sono assimilati ai letami, se provenienti dall’attività di allevamento:
le lettiere esauste di allevamenti avicunicoli;
le deiezioni di avicunicoli, anche non mescolate a lettiera, rese palabili da processi di
disidratazione che hanno luogo sia all’interno, sia all’esterno dei ricoveri;
le frazioni palabili, da destinare all’utilizzazione agronomica, risultanti da trattamento di
effluenti zootecnici;
i letami, i liquami e/o i materiali ad essi assimilati, sottoposti a trattamento di
compostaggio;
e) liquami: effluenti di allevamento non palabili, costituiti da miscele di stallatico, residui
alimentari, perdite di abbeverata, acque di veicolazione delle deiezioni; sono assimilati ai
liquami, se provenienti dall’attività di allevamento:
i liquidi di sgrondo di materiali palabili in fase di stoccaggio;
i liquidi di sgrondo di accumuli di letame;
le deiezioni di avicoli e cunicoli non mescolate a lettiera;
le frazioni non palabili, da destinare all’utilizzazione agronomica, derivanti dal
trattamento di effluenti zootecnici;
le acque di lavaggio di strutture, attrezzature ed impianti zootecnici;
i liquidi di sgrondo dei foraggi insilati;
le acque meteoriche captate dai contenitori per lo stoccaggio e da aree di esercizio
scoperte caratterizzate dalla presenza e/o dal passaggio di animali;
f) stallatico: gli escrementi e/o l’urina di animali di allevamento, con o senza lettiera;
g) lettiera: deiezioni frammiste a materiale lignocellulosico derivanti da attività di allevamento;
h) stoccaggio: deposito di effluenti di allevamento in contenitori a tenuta ai fini di garantire un
loro razionale utilizzo agronomico;
i) accumulo di letame: deposito temporaneo di letame idoneo all’impiego effettuato in
prossimità dei terreni destinati all’utilizzo agronomico;
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j) Superficie Agricola Utilizzabile: l’insieme dei terreni direttamente condotti dall’azienda,
investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli,
castagneti da frutto e pioppeti; costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata
in coltivazioni propriamente agricole, non comprende la superficie investita a funghi in
grotte, sotterranei od appositi edifici.
k) Unità Bovina Adulta (U.B.A.): numero equivalente di capi, così come definito nella
TABELLA A allegata alla D.G.R. 11 febb. ’02, n. 12-5250.
l) Migliori tecnologie disponibili (BAT): buone pratiche e tecnologie, così come individuate e
definite dalla normativa vigente in materia di IPPC.
m) IPPC: acronimo della Direttiva Comunitaria sulla Prevenzione e Riduzione Integrate
dell’Inquinamento (Integrated Pollution Prevention and Control).
2. AREA DI INSEDIAMENTO
L’area oggetto di intervento deve essere compatibile con quanto previsto dalle Norme di
Attuazione del Piano Regolatore Generale Comunale, con particolare riferimento alle norme
disposte in recepimento degli art. 13, 25, 27, 29 e 30 della L.R. 56/77 e s.m.i.
3. COMPONENTI DELLA STRUTTURA AZIENDALE
Al fine di garantire l’igiene degli allevamenti e la profilassi delle malattie infettive è
opportuno che le strutture per il ricovero di animali di nuova costruzione siano localizzate ad una
distanza da fronte strada (autostrada, statale, provinciale) e da altre strutture per il ricovero di
animali della stessa specie non appartenenti al medesimo insediamento:
- non inferiore ai 200 m. per allevamenti superiori a 250 U.B.A., stalle di sosta per bovini e suini ed
allevamenti suini in zone con densità sup. a 1000 suini/kmq.
- non inferiore ai 100 m. per allevamenti tra 50 e 250 U.B.A.
Al fine di garantire l’igiene degli allevamenti e la profilassi delle malattie infettive è
opportuno che i contenitori per lo stoccaggio degli effluenti di nuova costruzione siano localizzati
ad una distanza da fronte strada (autostrada, statale, provinciale), da civili abitazioni e da altre
strutture per il ricovero di animali della stessa specie e/o contenitori per lo stoccaggio degli
effluenti, non appartenenti al medesimo insediamento:
- non inferiore ai 200 m. se annessi ad allevamenti superiori a 250 U.B.A., stalle di sosta per bovini
e suini ed allevamenti suini in zone con densità sup. a 1000 suini/kmq.
- non inferiore ai 100 m. se annessi ad allevamenti tra 50 e 250 U.B.A.
Tali distanze, qualora adottate, sono riducibili del 50% nel caso di contenitori per lo stoccaggio di
effluenti non palabili dotati di copertura fissa o flottante.
Tali distanze sono derogabili nel caso di adeguamento della capacità di stoccaggio di insediamenti
zootecnici esistenti alle normative vigenti.
Ove non impossibile deve essere prevista, lungo tutto il perimetro dell’insediamento, la
realizzazione di una recinzione con ingresso controllato.
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Nella progettazione si deve inoltre prediligere:
la scelta di caratteristiche costruttive di ricoveri e sistemi di stoccaggio classificate come
Migliori Tecnologie Disponibili dalla normativa vigente e/o dalla letteratura di settore;
la collocazione ai margini dell’insediamento di silos per mangimi, rampe di carico e scarico
animali e locali per lo stoccaggio delle carcasse;
la realizzazione delle opere con materiali e tinte che si integrino nel paesaggio circostante; dove
questo non sia possibile si può ricorrere alla realizzazione di barriere verdi, preferibilmente di
specie autoctone, per mascherare gli elementi visibilmente discordanti con il paesaggio.
3.1. STRUTTURE PER IL RICOVERO
3.1.1. Aree coperte destinate alla stabulazione (stalle)
Le strutture coperte destinate alla stabulazione degli animali devono essere dotate di idonea
pavimentazione impermeabile, caratterizzata da adeguate pendenze atte a favorire un efficace
allontanamento delle deiezioni, compatibile con la tipologia di stabulazione ed il sistema di
asportazione delle deiezioni adottato.
I materiali utilizzati per la costruzione dei locali di stabulazione, delle pavimentazioni, delle
pareti, dei recinti e delle attrezzature con i quali gli animali possono venire a contatto non devono
essere nocivi, taglienti o tali da poter provocare lesioni agli animali, e devono poter essere
accuratamente lavati, puliti e disinfettati.
Al fine della mitigazione degli odori, nella scelta delle modalità di asportazione delle
deiezioni e di stabulazione dei capi, si dovranno privilegiare soluzioni tecniche che favoriscano un
allontanamento frequente e rapido e minimizzino la produzione degli effluenti.
Particolare attenzione deve essere rivolta all’adozione e gestione di idonei sistemi di
controllo ambientale (ventilazione dei locali di stabulazione) in quanto, valori alterati relativi a
parametri microclimatici (temperatura e umidità) all’interno dei ricoveri, possono mantenere gli
animali al di fuori dello stato di benessere. Questo comporta da parte dei capi un minore rispetto
delle aree di defecazione che ha come conseguenza un aumento delle superfici sporche emittenti.
L’adozione di sistemi per il miglioramento dell’ambiente interno ai ricoveri non deve comunque
compromettere il contenimento delle emissioni di ammoniaca nell’ambiente esterno.
Onde soddisfare le esigenze comportamentali e fisiologiche degli animali, è opportuno
prevedere un’illuminazione adeguata.
3.1.2. Aree scoperte destinate alla stabulazione (paddock)
Le aree di esercizio scoperte destinate alla stabulazione degli animali dovranno essere
opportunamente impermeabilizzate e dotate di idonei sistemi per la captazione ed il convogliamento
delle deiezioni e delle acque meteoriche ricadenti su di esse. In alternativa alla realizzazione di un
battuto in cemento è raggiungibile un grado di impermeabilizzazione adeguato riportando uno strato
di terreno limoso argilloso adeguatamente compattato con un coefficiente di permeabilità ≥ 1 x 10-7
cm/s e spessore non inferiore a 30 cm; sul suddetto strato dovrà essere riportato terreno agrario per
uno spessore di almeno 50 cm per i mammiferi e 30 cm per il pollame che periodicamente dovrà
essere sostituito e trattato come lettiera. Lo strato di terreno limoso argilloso deve trovarsi almeno 2
m al di sopra del livello massimo di escursione del pelo libero della prima falda acquifera.
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Si deroga dall’impermeabilizzazione quando venga garantito sull’area in questione un carico
di bestiame, calcolato in funzione dei tempi di permanenza, corrispondente ad una produzione di
azoto inferiore o uguale ai limiti stabiliti dalle carte delle classi tessiturali del suolo e dalla
normativa in materia di zone vulnerabili.
Qualora per le aree di esercizio scoperte siano previsti periodi di non utilizzo, i sistemi per la
captazione ed il convogliamento dovranno essere realizzati con la possibilità di escludere dalla
raccolta le acque piovane captate in questi periodi.
3.1.3. Sottogrigliati
Le fosse sottostanti i pavimenti fessurati dovranno essere utilizzate solo per la veicolazione
dei liquami; a tal proposito non si dovrà superare un’altezza massima di 100 cm e dovranno essere
previsti idonei sistemi per l’allontanamento frequente e rapido delle deiezioni (tracimazione,
ricircolo, sistemi a depressione ("vacuum"), raschiatori).
Le fosse sottostanti i pavimenti fessurati di nuove costruzioni devono essere realizzate in
modo da assicurare una perfetta tenuta nel tempo e ad una quota tale da garantire un franco di
sicurezza non inferiore a 0,5 m tra il fondo del sottogrigliato ed il livello massimo di escursione del
pelo libero della prima falda acquifera.
In caso di allontanamento delle deiezioni mediante tracimazione, al fine di limitare il più
possibile i tempi di permanenza del liquame, la direzione del flusso dovrà essere trasversale rispetto
alla struttura, ovvero dovrà essere quella che garantisce il minor spazio percorso. Inoltre lo strato di
liquame nel sottogrigliato non dovrà superare i 40 cm.
Qualora si faccia ricorso ed un sistema di ricircolo dei liquami è consigliato prevedere un
sistema di separazione solido/liquido sulla frazione da ricircolare.
3.2. LOCALI ACCESSORI
I locali adibiti a sala mungitura, locale latte e locale fecondazione artificiale dovranno essere
dotati di adeguati sistemi per la captazione ed il convogliamento degli effluenti, con recapito o in
contenitori per lo stoccaggio dei reflui zootecnici o in sistemi di trattamento. Eventuali sistemi di
trattamento dovranno garantire, in funzione del corpo recettore, il rispetto dei limiti tabellari previsti
dalla normativa vigente.
Nell’esercizio funzionale di tali strutture dovranno essere previste apposite modalità
gestionali finalizzate al risparmio della risorsa idropotabile; si dovrà inoltre provvedere
all’installazione di idoneo sistema di misurazione dell’acqua utilizzata in detti locali.
I locali mungitura e refrigerazione devono essere costruiti in modo da evitare possibili
contaminazioni del latte, essere facilmente pulibili e disinfettabili ed avere le seguenti
caratteristiche:
- rivestimenti e pavimentazioni lavabili con sistemi di drenaggio dei liquidi;
- essere muniti di illuminazione e ventilazione adeguate;
- disporre di adeguato e sufficiente impianto di erogazione di acqua potabile;
- disporre di dispositivi e attrezzature di facile lavaggio, pulizia e disinfezione;
- essere nettamente separati da eventuali fonti di contaminazione (wc, letamai, ecc.).
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I locali per lo stoccaggio del latte devono essere separati dai locali degli attrezzi per la
mungitura, protetti da insetti e parassiti e nettamente separati dalle strutture per il ricovero dei capi.
3.3. SILOS A TRINCEA PER FORAGGI
I sili a trincea di nuova costruzione devono essere dotati di pavimentazione costituita da una
massicciata ben assestata e da sovrastante manto in calcestruzzo di idoneo spessore ed
opportunamente trattato, onde ovviare alla notevole aggressività dei liquidi di fermentazione.
In ogni caso i sili per foraggio dovranno essere dotati di idonea pendenza verso sistemi di
captazione e convogliamento dei liquidi di sgrondo, con la possibilità di escludere dalla raccolta le
acque piovane provenienti dalla platea quando la stessa è vuota.
3.4. MANGIMIFICI ED ESSICCATOI
Qualora nell’insediamento zootecnico siano presenti o sia prevista l’installazione di impianti
per la produzione di mangimi e per l’essiccazione e la molitura di cereali, dovrà essere attuata una
politica gestionale e di innovazione tecnologica finalizzata al contenimento dell’emissione di
polveri e dell’immissione di rumore nell’ambiente esterno.
Eventuali punti di emissione di polveri dovranno essere autorizzati ai sensi del D.P.R.
203/88 e successive disposizioni attuative.
3.5. CONTENITORI PER LO STOCCAGGIO DEGLI EFFLUENTI
La necessità di disporre di idonei contenitori per lo stoccaggio deriva dal fatto di poter
assicurare agli effluenti di allevamento:
-
una sufficiente maturazione che permetta loro di giungere alla stabilizzazione ed al
conseguimento di valide caratteristiche agronomiche;
-
la riduzione della carica microbica con l’eliminazione degli eventuali agenti patogeni
presenti;
-
un periodo di stoccaggio sufficiente per programmare la loro distribuzione in periodi che
non siano caratterizzati da impraticabilità del terreno, dalla presenza di colture in avanzato
stadio di vegetazione e dall’assenza, per un lungo lasso di tempo, di colture in grado di
utilizzare l’azoto somministrato con i liquami;
Di seguito sono riportate le caratteristiche costruttive ed i criteri per il dimensionamento dei
contenitori per lo stoccaggio dei liquami e dei materiali palabili.
3.5.1. Liquami
Caratteristiche costruttive
I contenitori per lo stoccaggio dei liquami devono essere realizzati in modo da assicurare
una perfetta tenuta; nel caso si tratti di vasche in cemento armato l’impermeabilità degli stessi è
garantita dalle caratteristiche dei materiali utilizzati nella costruzione.
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Nell’ipotesi di lagune in terra il fondo e le pareti devono essere caratterizzate da un
coefficiente di permeabilità > 1 x 10-9 cm/s, ed è necessario provvedere ad un’ulteriore
impermeabilizzazione con rivestimento artificiale (es. geomembrane) che abbiano garanzie di
congrua durata (almeno 10 anni), posto su un adeguato strato di argilla di riporto. Tra l’argilla di
riporto ed il rivestimento artificiale deve essere realizzato uno strato drenante di congruo spessore e
con materiale di pezzatura idonea, con pendenze verso un punto di raccolta monitorabile. I
contenitori in terra devono inoltre essere dotati di un argine avente una larghezza superiore a 2,5 – 3
m, attorno al cui piede esterno deve essere realizzato un fosso di guardia perimetrale adeguatamente
dimensionato (profondità minima 0,5 m) ed isolato idraulicamente da corsi d’acqua naturali e/o
artificiali. Le pareti della laguna devono avere una pendenza compresa tra i 20 ed i 35°. In tutti i
casi di costruzione di nuovi contenitori deve essere garantito un franco di sicurezza di almeno 2 m
tra il fondo del contenitore ed il livello massimo di escursione del pelo libero della prima falda
acquifera.
Per indurre un più alto livello si stabilizzazione ed autodisinfezione dei liquami è necessario
prevedere il frazionamento del volume disponibile in almeno due contenitori o in un contenitore con
più comparti, dimensionati in modo tale che i liquami siano stati conservati per almeno 40 – 50
giorni evitando l’immissione di materiale fresco. I collegamenti con i contenitori devono essere
garantiti da tubazioni fisse.
Al fine di evitare rischi di cedimenti strutturali e facilitare le operazioni di
omogeneizzazione del liquame, il volume massimo dei singoli contenitori non deve essere superiore
a 5000 m3. Devono inoltre essere previsti idonei sistemi per la premiscelazione, da effettuarsi prima
delle operazioni di carico del liquame per l'utilizzo agronomico.
Dimensionamento
I contenitori dei liquami devono avere un volume non inferiore a quello dell’effluente
prodotto in 180 giorni. Il dimensionamento deve essere eseguito considerando, oltre alla
complessiva produzione giornaliera di liquame, anche le acque meteoriche captate dal contenitore
stesso o convogliate da zone di esercizio scoperte. Si deve inoltre prevedere un sufficiente franco di
sicurezza, compreso tra 0,3 e 0,5 m, tra il livello massimo del battente liquido e il bordo del
contenitore, per far fronte a situazioni improvvise ed impreviste.
Non sono considerate utili al calcolo dei volumi di stoccaggio le fosse sottostanti i pavimenti
fessurati (sottogrigliati).
Qualora i liquami vengano sottoposti ad un trattamento biologico a fanghi attivi, che non
permetta comunque di raggiungere i limiti di scarico fissati dalla normativa nazionale e regionale
vigente, i contenitori per il successivo stoccaggio del refluo trattato possono avere un volume
inferiore a quello dell’effluente prodotto in 180 giorni. Dovrà comunque essere garantito un periodo
di stoccaggio compatibile con il piano colturale dell’azienda e/o con eventuali periodi di divieto ad
effettuare l’utilizzazione, stabiliti dalla normativa nazionale e regionale vigente.
Riduzione delle emissioni
Al fine della mitigazione delle emissioni in atmosfera dai contenitori per lo stoccaggio è
consigliabile:
- la riduzione o l’eliminazione della ventilazione della superficie libera dello stoccaggio;
- la riduzione della superficie libera per unità di volume di liquame stoccato.
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Tali accorgimenti sono ottenibili:
ricorrendo a coperture solide a solaio o a tetto, oppure a coperture flessibili tipo tende;
ricorrendo a coperture galleggianti, come paglia triturata, teli galleggianti in tessuto o di plastica
o favorendo la formazione di croste naturali su tutta la superficie libera del liquame;
adottando bacini di elevata altezza e a pareti verticali.
3.5.2. Materiali palabili
Caratteristiche costruttive
Lo stoccaggio dei materiali palabili deve avvenire su platea impermeabilizzata avente una
portanza sufficiente a reggere, senza cedimenti o lesioni, il peso del materiale accumulato e dei
mezzi utilizzati per la movimentazione. In considerazione della consistenza palabile dei materiali, la
platea deve essere munita, su non più di tre lati, di idoneo cordolo o di muro perimetrale e provvista
di idoneo sistema per la captazione, il convogliamento e lo stoccaggio del liquido di sgrondo e delle
acque meteoriche captate dalla platea stessa.
Dimensionamento
La platea deve essere dimensionata per una capacità di stoccaggio pari al volume di
materiale palabile prodotto dai capi allevati in 120 giorni. Il calcolo della superficie della platea
deve essere funzionale al tipo di materiale stoccato; di seguito sono riportati, per i diversi materiali
palabili, i valori per i quali dividere il volume di stoccaggio richiesto al fine di ottenere la superficie
della platea:
2
letame
2
lettiera esausta degli allevamenti cunicoli
2
lettiera esausta degli allevamenti avicoli
1,5 deiezioni di avicunicoli rese palabili da processi di disidratazione
1
frazioni palabili risultanti da trattamento termico e/o meccanico di liquami
1
fanghi palabili di supero da trattamento aerobico e/o anaerobico di liquami da destinare
all’utilizzo agronomico.
1,5 letami sottoposti a processi di compostaggio
Sono considerate utili, ai fini del calcolo della capacità di stoccaggio, le superfici della
lettiera permanente, purché alla base siano adeguatamente impermeabilizzate; ai fini quindi della
valutazione di tale capacità, il calcolo del volume stoccato si effettua considerando altezze massime
della lettiera di 0,6 m nel caso di bovini adulti, 0,15 per gli avicoli e di 0,3 m per tutte le altre
specie, compresi i vitelli. Nell’ipotesi che parte della capacità di stoccaggio sia garantita da
superfici della lettiera permanente, la platea deve essere comunque dimensionata per garantire uno
stoccaggio non inferiore al volume di materiale palabile prodotto dai capi allevati in 60 giorni.
L’accumulo di letame è ammissibile su terreno agricolo solo dopo uno stoccaggio di almeno
90 giorni su apposita platea; tale accumulo può essere ammesso ai soli fini dell’utilizzazione
agronomica sui terreni circostanti ed in quantitativi non superiori al fabbisogno di letame dei
medesimi. La collocazione dell’accumulo di letame non potrà essere ammessa a distanze inferiori di
20 m dai corsi d’acqua naturali ed artificiali e dal reticolo principale di drenaggio; inoltre la
conduzione dell’accumulo deve essere tale da evitare lo scorrimento superficiale dei liquidi di
sgrondo (a tal fine deve essere prevista la formazione di un solco perimetrale isolato idraulicamente
da corsi d’acqua naturali e/o artificiali). Per quanto riguarda le distanze da abitazioni, strade,
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captazioni di acqua ad uso potabile e confini di proprietà, si deve fare riferimento alle disposizioni
previste per i manufatti adibiti allo stoccaggio. In tutti i casi l’accumulo non potrà essere ripetuto
nello stesso luogo per più di una stagione agraria, non può superare un periodo di 15 giorni, non
può insistere su terreni particolarmente permeabili e deve garantire un franco di sicurezza di almeno
2 m tra la base inferiore del cumulo ed il livello massimo di escursione del pelo libero della prima
falda acquifera.
3.6. DISPOSIZIONI SPECIFICHE PER LE DIVERSE TIPOLOGIE DI CAPI ALLEVATI
Di seguito sono riportati, a seconda della tipologia di capi allevati, requisiti specifici
riguardanti tematiche quali igiene degli allevamenti, benessere animale e biosicurezza.
3.6.1. Allevamento suinicolo
Ai fini del benessere animale i locali per il ricovero dei suini devono essere costruiti
modo da consentire a ogni capo di:
- coricarsi, giacere ed alzarsi senza difficoltà;
- disporre di una zona pulita adibita a riposo;
- vedere altri suini;
- avere accesso ai mangimi e all’acqua di qualità adeguata (le attrezzature per
somministrazione dei mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite ed installate
modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione degli alimenti o dell’acqua e
conseguenze negative derivanti da rivalità tra gli animali).
in
la
in
le
Al fine di garantire idonee condizioni di igiene e profilassi di malattie infettive gli
insediamenti dovranno essere dotati di:
- locali di quarantena, dimensionati in base a consistenza e tipologia dell’allevamento, per
l’isolamento dei capi di nuova introduzione (escluso tutto-vuoto/tutto-pieno e allevamenti
inferiori ai 250 U.B.A.) con annessi contenitori per la raccolta e lo stoccaggio delle deiezioni
dimensionati per contenere tutto l’effluente prodotto durante il periodo di isolamento. Detti
contenitori devono impedire la miscelazione degli effluenti stoccati al loro interno con gli altri
effluenti prodotti dall’allevamento, fino al termine del periodo di isolamento e/o di maturazione
degli effluenti stessi.
- locali infermeria e/o isolamento (superficie non inferiore al 5 % dell’intera struttura) con
annessi contenitori per la raccolta e lo stoccaggio delle deiezioni aventi le medesime
caratteristiche di quelli annessi ai locali quarantena;
- cella refrigerata per lo stoccaggio dei suini morti;
- laboratorio per fecondazione artificiale (per allevamenti che praticano F.A.);
- idonei sistemi per la disinfezione delle ruote degli automezzi.
Condizioni generali
Gli animali vanno tenuti ad un’intensità di almeno 40 lux per almeno 8 ore al giorno e vanno
evitati i rumori continui di intensità pari o superiori agli 85 dBA.
I locali di stabulazione devono permettere agli animali di:
a. avere accesso ad una zona in cui coricarsi confortevole dal punto di vista fisico e termico e
adeguatamente prosciugata e pulita, che consenta a tutti gli animali di stare distesi
contemporaneamente;
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b. riposare ed alzarsi con movimenti normali;
c. vedere altri suini.
Disposizioni specifiche per i verri
I recinti per i verri devono essere sistemati e costruiti in modo da permettere all’animale di
girarsi e di avere contatti uditivi, olfattivi e visivi con altri suini e comprendere una zona pulita per
il riposo.
Ogni verro adulto deve disporre di una superficie libera al suolo pari ad almeno 6 m2.
Se utilizzati per l’accoppiamento i recinti devono essere liberi da ostacoli ed avere una
superficie non inferiori a 10 m2.
Disposizioni specifiche per scrofe e scrofette
Reparto parto
Negli stalli da parto dietro alla scrofa occorre assicurare una zona libera per rendere agevole
il parto naturale o assistito. L’allestimento deve essere inoltre fatto in modo da consentire alla scrofa
di coricarsi senza schiacciare i suinetti e poter allattare senza difficoltà. Una parte del pavimento,
sufficientemente ampia per consentire agli animali di riposare insieme contemporaneamente, deve
essere piena o ricoperta da un tappetino, da paglia o altro materiale da lettiera, in modo da
permettere agli animali di espletare le normali funzioni fisiologiche.
Reparto fecondazione
Le gabbie utilizzate nel periodo dell’inseminazione devono permettere di eseguire
agevolmente la F.A. e l’ecografia.
Reparto gestazione
I box destinati all’allevamento in gruppo delle scrofette e delle scrofe tra le 4 settimane dopo
la fecondazione e la settimana antecedente il parto avranno una lunghezza di almeno 2,8 m (2,4 se
gli animali sono meno di sei) ed una superficie utile di almeno 1,64 m2 (di cui 0,95 pieno) per le
prime e 2,25 m2 (di cui 1,3 pieno) per le seconde. E’ prevista una maggiorazione del 10 % se i
gruppi sono inferiori a sei unità ed una diminuzione del 10 % se superiori alle 40 unità.
Per le scrofette dopo la fecondazione e le scrofe gravide una parte della superficie, pari ad almeno
0,95 mq per scrofetta e ad almeno 1,3 mq per scrofa, deve essere costituita da pavimento pieno
continuo riservato per non oltre il 15% alle aperture di scarico. Le scrofe e le scrofette devono avere
accesso permanente al materiale manipolabile.
Disposizioni specifiche per i lattonzoli
Una parte del pavimento, sufficientemente ampia per consentire agli animali di riposare
insieme contemporaneamente, deve essere piena o ricoperta da un tappetino, da paglia o da altro
materiale adeguato.
Disposizioni specifiche per suini ad ingrasso
Le pavimentazioni dei ricoveri, di qualsiasi materiale siano costruite, devono essere
realizzate tenendo conto del peso e delle dimensioni dei suini e non essere dannose per gli stessi.
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linee guida opere soggette a VIA
Se si utilizzano pavimenti fessurati in cemento l’ampiezza minima dei travetti deve essere
pari a 75 mm e l’ampiezza massima delle fessure pari a 25 mm.
-
La struttura dei locali di stabulazione deve consentire:
libero accesso ad appropriata quantità e qualità di acqua ed alimenti;
di vedere altri suini;
di coricarsi, giacere ed alzarsi senza difficoltà;
di disporre di una zona pulita per il riposo;
Superfici minime a disposizione dei capi
La superficie libera disponibile per ogni suino allevato in gruppo, escluse le scrofette dopo
la fecondazione e le scrofe, non dovrà essere inferiore a:
- 0,15 m2 per i suini di peso massimo pari o inferiore ai 10 kg
- 0,20 m2 per i suini di peso massimo compreso tra 10 kg e 20 kg
- 0,30 m2 per i suini di peso massimo compreso tra 21 kg e 30 kg
- 0,40 m2 per i suini di peso massimo compreso tra 31 kg e 50 kg
- 0,55 m2 per i suini di peso massimo compreso tra 51 kg e 85 kg
- 0,65 m2 per i suini di peso massimo compreso tra 86 kg e 110 kg
- 1,00 m2 per i suini di peso massimo maggiore di 110 kg
3.6.2. Allevamento bovino
Ai fini del benessere animale i locali per il ricovero dei bovini devono essere costruiti
modo da consentire a ogni capo di:
- coricarsi, giacere ed alzarsi senza difficoltà;
- disporre di una zona pulita adibita a riposo;
- avere accesso ai mangimi e all’acqua di qualità adeguata (le attrezzature per
somministrazione dei mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite ed installate
modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione degli alimenti o dell’acqua e
conseguenze negative derivanti da rivalità tra gli animali).
in
la
in
le
Al fine di garantire idonee condizioni di igiene e profilassi di malattie infettive e di favorire i
controlli dei sanitari gli insediamenti dovranno essere dotati di:
- strutture idonee alla cattura e al contenimento dei bovini (se in stabulazione libera);
- locali di quarantena per l’isolamento dei capi di nuova introduzione (escluso tutto-vuoto/tuttopieno e allevamenti inferiori ai 250 U.B.A.) con annessi contenitori per la raccolta e lo
stoccaggio delle deiezioni dimensionati per contenere tutto l’effluente prodotto durante il
periodo di isolamento. Detti contenitori devono impedire la miscelazione degli effluenti stoccati
al loro interno con gli altri effluenti prodotti dall’allevamento, fino al termine del periodo di
isolamento e/o di maturazione degli effluenti stessi.
- locali infermeria e/o isolamento (superficie non inferiore al 5 % dell’intera struttura) con
annessi contenitori per la raccolta e lo stoccaggio delle deiezioni aventi le medesime
caratteristiche di quelli annessi ai locali quarantena;
- locali appositi per la mungitura (per bovini da latte in stabulazione libera);
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linee guida opere soggette a VIA
Disposizioni specifiche per bovini da latte e da riproduzione
In caso di stabulazione libera è consigliato suddividere in cuccette individuali la zona pulita
adibita al riposo.
I bovini da latte e da riproduzione devono disporre di uno spazio coperto per ogni animale
non inferiore a:
- 5 m2 per capo adulto stabulato in posta fissa (1,5 m2 di area disponibile + 3,5 m2 di aree di
servizio);
- 8 m2 per capo adulto in stabulazione libera senza cuccette (2 m2 di area disponibile + 6 m2 di
aree di servizio);
- 12 m2 per capo adulto in stabulazione libera con cuccette (2 m2 di area disponibile + 10 m2 di
aree di servizio).
Disposizioni specifiche per vitelli
I vitelli non possono essere legati e devono disporre di uno spazio libero per ogni animale
non inferiore a:
- 1,5 m2 per capi di peso vivo inferiore a 150 kg;
- 1,7 m2 per capi di peso vivo tra 151 e 220 kg;
- 1,8 m2 per capi di peso vivo superiore ai 221 kg.
Tutti i soggetti devono poter avere libero accesso agli alimenti (latte e fibra) ed all’acqua che
devono essere forniti in quantità adeguata.
I soggetti di età inferiore alle otto settimane possono essere allevati in recinti individuali,
costruiti con pareti perforate, di larghezza non inferiore all’altezza del garrese del vitello e
lunghezza non inferiore alla lunghezza del vitello moltiplicata per 1,1.
Disposizioni specifiche per vitelloni
I vitelloni non possono essere legati e devono disporre di uno spazio libero per ogni animale
non inferiore a:
- 2,0 m2 per capi di peso vivo inferiore a 350 kg;
- 2,5 m2 per capi di peso vivo tra 351 e 500 kg;
- 2,8 m2 per capi di peso vivo tra 501 e 650 kg;
- 3,0 m2 per capi di peso vivo superiore ai 651 kg.
Deve essere allestito un idoneo corridoio di servizio al quale possano agevolmente accedere
i sanitari, nel quale far transitare gli animali da sottoporre alle operazioni cliniche e/o profilattiche
del caso.
3.6.3. Allevamento avicoli
Al fine di garantire idonee condizioni di igiene e profilassi di malattie infettive gli
insediamenti dovranno essere dotati di:
- locale spogliatoio con servizi igienici;
- aree riparate per lo stoccaggio dei materiali d’uso (lettiere, alimenti sfusi ecc.);
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linee guida opere soggette a VIA
efficaci sistemi di protezione (reti) dai volatili selvatici;
piazzole di carico e scarico con fondo lavabile e disinfettabile all’ingresso di ogni capannone;
locale di capienza adeguata per stoccaggio carcasse;
Per quanto riguarda gli allevamenti avicoli in gabbia si dovranno privilegiare soluzioni che
prevedano l’installazione all’interno dei ricoveri o in ricoveri annessi, di sistemi per la
predisidratazione della pollina mediante l’impiego dell’aria esausta, abbinando a questa tecnica una
corretta gestione delle acque di abbeverata e la coibentazione dei locali. In questo modo la pollina,
pur conservando il suo tenore di azoto, risulta non maleodorante, di volume più ridotto e di
conseguenza più facilmente spandibile. Una idonea coibentazione dei ricoveri, compreso il
pavimento, è raccomandabile anche per gli allevamenti avicoli su lettiera in quanto si evita la
formazione di condensa e l’umificazione della lettiera.
Disposizioni specifiche per galline ovaiole allevate in gabbia
I materiali impiegati per la costruzione delle gabbie, nonché il modello e le caratteristiche
delle stesse non devono arrecare lesioni agli animali.
La forma e le dimensioni delle aperture devono permettere di estrarre una gallina adulta
senza causarle sofferenze o ferite.
Le gabbie per galline ovaiole dei nuovi impianti devono soddisfare almeno i seguenti
requisiti:
- superficie non inferiore a 2000 cm2;
- ogni gallina ovaiola deve avere a disposizione non meno di 750 cm2 di superficie della gabbia di
cui 600 cm2 di superficie utilizzabile (zona avente una larghezza minima di 30 cm, una
pendenza massima del 14 % sovrastata da uno spazio libero avente una altezza minima di 45
cm. Gli spazi destinati a nido non vanno computati nella zona utilizzabile);
- essere dotate di un nido;
- disporre di lettiera che consenta ai volatili di becchettare e razzolare;
- disporre di posatoi appropriati che offrano almeno 15 cm di spazio per ovaiola;
- disporre di mangiatoie utilizzabili senza limitazioni, di una lunghezza minima di 12 cm
moltiplicata per il numero di ovaiole nella gabbia;
- disporre di un sistema di abbeveraggio appropriato, tenuto conto in particolare della dimensione
del gruppo; nel caso di abbeveratoi a raccordo, almeno due tettarelle o coppette devono essere
raggiungibili da ciascuna ovaiola;
- essere provviste di adeguati dispositivi per accorciare le unghie.
Per agevolare l’ispezione, la sistemazione e l’evacuazione dei volatili, le batterie devono
essere separate da corsie d'ispezione aventi una larghezza minima di 90 cm e deve essere previsto
uno spazio di almeno 35 cm tra il pavimento e il primo livello di gabbie.
Disposizioni specifiche per galline ovaiole allevate con sistemi alternativi
I nuovi impianti di allevamento di galline ovaiole allevate con sistemi alternativi devono
essere realizzati in modo che tutte le galline ovaiole dispongano di:
- mangiatoie lineari o circolari tali da garantire rispettivamente almeno 10 o 4 cm di lunghezza
per volatile;
- abbeveratoi continui o circolari di almeno 2,5 o 1 cm di lunghezza per ovaiola; in caso di
utilizzazione di abbeveratoi a tettarella o a coppetta, se ne prevedono almeno uno/a ogni 10
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linee guida opere soggette a VIA
soggetti; nel caso di abbeveratoi a raccordo, almeno 2 tettarelle o 2 coppette devono essere
raggiungibili da ciascuna ovaiola;
almeno un nido ogni 7 capi. Se si utilizzano nidi di gruppo occorre una superficie di 1 m2 ogni
120 animali;
posatoi appropriati, privi di bordi taglienti dimensionati con almeno 15 cm di spazio/capo. Non
dovranno sovrastare le zone coperte di lettiera; distare più di 30 cm tra di loro e 20 cm dalle
pareti;
superficie di lettiera di almeno 250 cm per ovaiola; la lettiera deve occupare almeno un terzo
della superficie al suolo.
Il pavimento degli impianti deve essere costruito in modo da sostenere adeguatamente
ciascuna delle unghie anteriori di ciascuna zampa.
Nel caso di sistemi di allevamento che consentono alle galline di muoversi tra i diversi
livelli:
- il numero di livelli sovrapposti non può essere superiore a 4;
- l’altezza libera minima fra i livelli deve essere superiore a 45 cm;
- le mangiatoie e gli abbeveratoi devono essere ripartiti in modo che tutte le ovaiole possano
accedervi uniformemente;
- dai livelli superiori le deiezioni non devono cadere su quelli inferiori.
-
-
Nel caso di sistemi di allevamento che consentono agli animali di uscire all’aperto:
le aperture dei passaggi devono dare diretto accesso all’aperto, avere un’altezza minima di 35
cm, una larghezza di 40 cm ed essere distribuite su tutta la lunghezza dell’edificio; un’apertura
totale di 2 m deve comunque essere disponibile ogni 1000 ovaiole;
gli spazi all’aperto devono avere una superficie adeguata alla densità delle ovaiole allevate e alla
natura del suolo e essere provvisti di riparo dalle intemperie e dai predatori nonché di
abbeveratoi adeguati.
Il coefficiente di densità non può essere superiore a 9 galline ovaiole per m2 di zona
utilizzabile.
3.6.4. Allevamento cunicoli
Al fine di garantire idonee condizioni di igiene e profilassi di malattie infettive gli
insediamenti dovranno essere dotati di:
- locale spogliatoio con servizi igienici;
- aree riparate per lo stoccaggio dei materiali d’uso (lettiere, alimenti sfusi ecc.);
- efficaci sistemi di protezione (reti) dai volatili;
- piazzole di carico e scarico con fondo lavabile e disinfettabile all’ingresso di ogni capannone.
Superfici minime a disposizione dei capi
Il diametro dei fili che costituiscono il pavimento delle gabbie non deve essere inferiore a
2,5 mm.
La superficie libera disponibile per ogni coniglio allevato non dovrà essere inferiore a quella
riportata nella tabella sotto riportata.
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linee guida opere soggette a VIA
peso unitario dei capi
superfici a disposizione dei capi
superficie per animale
(m2)
altezza
(cm)
Adulti: riproduttori
fino a 4,0 kg di peso vivo
fino a 5,5 kg di peso vivo
oltre 5,6 kg di peso vivo
0,20
0,30
0,40
35
40
40
0,04
0,08
35
35
Ingrasso: allevamento in gabbia
da svezzamento a 6 settimane d’età
fino a 3,3 kg peso vivo
4. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
L’approvvigionamento idrico destinato a scopi alimentari, di abbeveraggio ed al lavaggio di
locali ed attrezzature per la mungitura e conservazione del latte dovrà avvenire da fonti che
garantiscano il rispetto dei parametri di potabilità stabiliti dalla normativa vigente.
5. DISPOSIZIONI IN MERITO
AD ACQUE METEORICHE E SUPERFICIALI
Fatte salve eventuali disposizioni specifiche in materia, in sede di progettazione, dovrà
essere prevista una separata gestione delle acque meteoriche provenienti da tetti, tettoie ed aree non
caratterizzate dalla permanenza di animali, dagli effluenti da allevamento. In specifico dovranno
essere convogliate nei contenitori per lo stoccaggio dei liquami esclusivamente le acque meteoriche
che provengano da aree di esercizio scoperte caratterizzate dalla presenza o dal passaggio di
animali.
Qualora i volumi di acque meteoriche captate dai contenitori per lo stoccaggio (vasche e
platee) e dalle aree di esercizio scoperte caratterizzate dalla presenza e dal passaggio di animali,
costituiscano una frazione considerevole del volume totale di effluenti non palabili prodotti
dall’attività di allevamento(1), ovvero quando il loro volume non sia trascurabile ai fini dell’impatto
ambientale indotto dalla movimentazione, dall’impiego in agricoltura e dall’incremento del
fabbisogno dei volumi di stoccaggio, risulta opportuno provvedere ad una loro riduzione mediante
l’impiego di coperture e/o la revisione dei sistemi di allevamento e stoccaggio.
Dovranno inoltre essere adottati opportuni accorgimenti atti ad evitare l’intromissione
nell’insediamento di acque meteoriche e/o superficiali provenienti dalle aree confinanti.
(1)
: nella valutazione dell’incidenza delle acque meteoriche sul volume totale di effluenti non palabili occorre tenere
conto, oltre che della tipologia di allevamento adottata, delle caratteristiche delle deiezioni prodotte. Appare infatti
evidente che valutazioni differenti dovranno essere effettuate per allevamenti con produzione prevalente di deiezioni
palabili, rispetto ad allevamenti con produzione preponderante di deiezioni non palabili; così come differenti valutazioni
dovranno essere eseguite per allevamenti di specie non bovine, rispetto ad allevamenti di specie bovina dove è diffuso
l’impiego di paddock esterni.
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linee guida opere soggette a VIA
6. QUANTIFICAZIONE DEL NUMERO DI CAPI
Per una corretta determinazione dei volumi delle deiezioni e del quantitativo di azoto al
campo risulta indispensabile conoscere il peso vivo allevato, suddiviso per tipologie di capi e
modalità di stabulazione.
Il peso vivo non è altro che il prodotto tra il numero di capi oggetto del calcolo e il peso
medio unitario degli stessi. A tal fine si rende necessaria una stima del numero di capi che deve
essere ottenuta:
sulla base della potenzialità di ricezione delle strutture per il calcolo dei volumi delle deiezioni
prodotte, finalizzato al dimensionamento dei contenitori per lo stoccaggio;
sulla consistenza reale dell’allevamento per la determinazione dell’azoto al campo, finalizzata al
calcolo del terreno destinato all’utilizzazione agronomica di cui l’azienda deve disporre. In
dettaglio la consistenza reale (Cr) può essere calcolata mediante la seguente reazione:
Cr = Cm x P / 365
ove:
Cr consistenza reale
Cm capi presenti (dichiarati dall’allevatore)
P periodo di effettiva presenza dei capi nelle strutture(gg)(2)
(2)
: calcolato al netto dei periodi di vuoto sanitario, così come definiti nella tabella 5
7. QUANTIFICAZIONE DEGLI EFFLUENTI
E DELL’AZOTO AL CAMPO
La quantificazione degli effluenti e dell’azoto al campo prodotti dall’allevamento risultano
indispensabili per il corretto dimensionamento dei contenitori per lo stoccaggio e degli impianti di
trattamento e per la predisposizione di un piano teso ad una corretta utilizzazione agronomica degli
effluenti dell’allevamento che garantisca il rispetto dei limiti di apporto di azoto totale per ettaro e
per anno al campo.
7.1. Effluenti
Gli effluenti da allevamento possono essere costituiti, a seconda delle tipologie di
stabulazione e delle modalità di allevamento, da una frazione palabile (i letami) e da una non
palabile (i cosiddetti liquami).
I liquami includono la frazione non palabile delle deiezioni, le acque di lavaggio dei locali di
stabulazione, dei locali tecnici (intendendo per locali tecnici la sala mungitura, il locale latte, i
laboratori di raccolta del seme, ecc.) e delle attrezzature. Vanno inoltre conteggiate nel calcolo del
volume dei liquami le acque meteoriche derivanti dalle zone di stabulazione scoperte, le acque
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linee guida opere soggette a VIA
meteoriche captate dai contenitori per lo stoccaggio (vasche scoperte e platee) ed il liquido di
sgrondo dei foraggi insilati.
I liquami totali prodotti dall’allevamento (VLiq) vanno quantificabili con la seguente
reazione:
VLiq = VDNP VLav VMeteo VLS
ove:
VLiq
volume dei liquami (m3)
VDNP volume delle deiezioni non palabili(3) (m3)
VLav
volume delle acque di lavaggio attrezzature e locali tecnici (m3)
VMeteo volume delle acque meteoriche captate da zone di stabulazione scoperte e da contenitori
per lo stoccaggio (ricavate dal prodotto tra la superficie in questione, espressa in m2, e
la piovosità media annua, espressa in m) (m3)
volume del liquido di sgrondo dei foraggi insilati (m3)
VLS
Nella quantificazione delle deiezioni liquide (VDNP ) bisogna tener conto di eventuali
trattamenti di separazione solido/liquido effettuati su tutte le deiezioni liquide o su una parte di esse:
VDNP = VDNP1 VDNP2 x LS
ove:
VDNP1 volume di deiezioni liquide non trattate (m3)
VDNP2 volume di deiezioni liquide trattate (m3)
liquido separato(4) (m3/m3 di liquame trattato)
LS
(3)
(4)
: dato ottenuto dal prodotto tra il peso vivo dei capi (t) ed il valore riportato in tabella 1
: dato ricavabile dalla tabella 3, trasformando il valore della riduzione del liquame espresso in %
La frazione palabile (VFP) comprende i letami e le lettiere esauste ed i materiali solidi
derivanti da trattamenti di separazione solido/liquido effettuati sui liquami.
VFP = VL VS
ove:
VFP
volume della frazione palabile (m3)
VL
volume di letame(3) (m3)
VS
volume di solidi derivante da trattamenti solido/liquido effettuati sui liquami (m3)
VS = V DNP2 x Ss
ove:
(5)
VDNP2
volume di deiezioni liquide trattate (m3)
Ss
solido separato(5) (m3/m3 di liquame trattato)
: dato ricavabile dalla tabella 3
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linee guida opere soggette a VIA
7.2. Azoto al campo
La quantificazione dell’azoto al campo prodotto dall’attività di allevamento risulta
indispensabile per la redazione di un piano teso ad una corretta utilizzazione agronomica degli
effluenti basato sul bilancio degli elementi nutritivi e che contenga informazioni utili alla gestione
della fertilizzazione, con particolare riguardo all’elemento azoto.
La determinazione dell’azoto al campo va eseguita sulla base dei dati riportati nelle tabella 2
e 4, tenendo conto di eventuali abbattimenti dovuti a trattamenti effettuati sui liquami.
Per gli allevamenti suini si applica la seguente equazione:
N = NC + NC1
ove:
N
azoto al campo (kg/anno)
NC
azoto al campo prodotto dai capi le cui deiezioni non subiscono trattamenti (ricavato
dal prodotto tra il peso vivo dei capi in questione, espresso in ton, ed il valore ricavato
dalla tabella 2) (kg/anno)
NC1
azoto al campo prodotto da capi le cui deiezioni subiscono trattamenti che comportano
un abbattimento dell’azoto stesso (ricavato dal prodotto tra il peso vivo dei capi in
questione, espresso in ton, ed il valore riportato in tabella 4) (kg/anno)
Per gli altri allevamenti si applica invece la seguente equazione:
N = NC + NC1 x NA
ove:
(6)
N
azoto al campo (kg/anno)
NC
azoto al campo prodotto dai capi le cui deiezioni non subiscono trattamenti (ricavato
dal prodotto tra il peso vivo dei capi in questione, espresso in ton, ed il valore ricavato
dalla tabella 2) (kg/anno)
NC1
azoto al campo prodotto da capi le cui deiezioni subiscono trattamenti che comportano
un abbattimento dell’azoto stesso (ricavato dal prodotto tra il peso vivo dei capi in
questione, espresso in ton, ed il valore riportato in tabella 2) (kg/anno)
NA
percentuale di azoto non abbattuto dal trattamento(6) (%)
: dato ricavabile dalla tabella 3 per differenza con l’azoto abbattuto
8. UTILIZZAZIONE AGRONOMICA DEGLI EFFLUENTI
Devono essere individuati appositi criteri per l’applicazione al terreno degli effluenti
zootecnici in modo da programmare la distribuzione secondo i reali fabbisogni delle colture e nei
periodi compatibili con le esigenze nutrizionali o vegetative delle stesse; detta pianificazione deve
tenere conto dell’utilizzo di eventuali altri fertilizzanti.
Pertanto dovrà essere redatto un piano teso ad una corretta utilizzazione agronomica degli
effluenti che garantisca il rispetto dei limiti di apporto di azoto totale per ettaro e per anno al campo,
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linee guida opere soggette a VIA
stabiliti dalle carte delle classi tessiturali del suolo e dalla normativa in materia di zone vulnerabili,
ed eventualmente da quelle specifiche per gli allevamenti biologici.
L’utilizzazione agronomica degli effluenti da allevamento deve essere effettuata nel rispetto
di quanto disposto dalla normativa vigente in materia.
9. DISPOSIZIONI TRANSITORIE
Fino all’emanazione della disciplina di cui all’art. 38, D.L.vo 152/99 e s.m.i., l’utilizzazione
agronomica degli effluenti da allevamento è regolamentata secondo le disposizioni regionali
vigenti. Pertanto, fatta salva la quantificazione dell’azoto al campo secondo le tabelle allegate alle
presenti linee guida, la determinazione della superficie necessaria per lo spandimento dei liquami
finalizzata all’ottenimento dell’autorizzazione provinciale, deve essere effettuata secondo i disposti
della D.G.R. del 30 dic. 1991, n. 48-12028 e/o del D.P.G.R. del 18 ott. 2002, n. 9/R.
10. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
1. CRPA spa, CNR, 2003. Manuale “Allevamenti a basso impatto ambientale. Le migliori tecniche
disponibili per gli allevamenti avicoli e suinicoli intensivi”. Edizioni L’Informatore Agrario
2. CRPA spa, 2001. “Liquami zootecnici. Manuale per l’utilizzazione agronomica”. Edizioni
L’Informatore Agrario
3. Associazione scientifica Mondiale del Coniglio (per quanto riguarda i dati relativi alle superfici
minime di stabulazione dei cunicoli)
4. D.M. 19 aprile 1999 – Codice di buona pratica agricola
5. D.P.G.R. 18 ottobre 2002, n. 9/R
6. D.G.R. del 30 dicembre 1991, n. 48-12028
7. D.P.R. del 24 maggio 1988, n. 233
8. Direttiva 91/630/CE
9. Legge del 15 gennaio 1991, n. 30
10. D. Lgs. del 30 dicembre 1992, n. 533
11. D.Lgs. del 20 febbraio 2004, n. 53
12. Direttiva 98/58/CE recepita con D.Lgs. N. 146 del 26/03/2001
13. D.L.vo 20 febbraio 2004 n. 53
14. D.Lgs. del 26 marzo 2001, n. 146
15. D.L.vo 267 del 29 luglio 2003 (attuazione Direttive 1999/74/CE e 2000/4/CE)
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L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
tabella 1 – deiezioni prodotte per anno in relazione alla tipologia di allevamento
SUINI
CATEGORIA DI ANIMALI, FASE DI ALLEVAMENTO E
TIPOLOGIA DI STABULAZIONE
RIPRODUZIONE
Scrofe in attesa di calore e in gestazione in box multiplo senza
corsia di defecazione esterna
pavimento pieno, lavaggio ad alta pressione
pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) e
corsia esterna fessurata
pavimento parzialmente fessurato
Scrofe in attesa di calore e in gestazione in box multiplo con
corsia di defecazione esterna
pavimento pieno (anche corsia esterna), lavaggio con cassone a
ribaltamento
pavimento pieno (anche corsia esterna), lavaggio ad alta
pressione
pavimento pieno e corsia esterna fessurata
pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) e
corsia esterna fessurata
pavimento totalmente fessurato
Scrofe in attesa di calore e in gestazione in posta singola
pavimento pieno (lavaggio con acqua ad alta pressione)
pavimento fessurato
Scrofe in attesa di calore e in gestazione in gruppo dinamico
zona di alimentazione e zona di riposo fessurate
zona di alimentazione fessurata e zona di riposo su lettiera
Scrofe in zona parto in gabbie
gabbie sopraelevate o non e rimozione con acqua delle deiezioni
ricadenti sul pavimento pieno sottostante
gabbie sopraelevate con fossa di stoccaggio sottostante e
rimozione a fine ciclo, oppure con asportazione meccanica o con
ricircolo
Scrofe in zona parto su lettiera
lettiera integrale (estesa a tutto il box)
Verri
con lettera
senza lettiera
SVEZZAMENTO
Lattonzoli (7-30 kg)
box a pavimento pieno senza corsia esterna di defecazione,
lavaggio ad alta pressione
box a pavimento parzialmente fessurato senza corsia di
defecazione esterna
box a pavimento interamente fessurato senza corsia di
defecazione esterna
gabbie multiple sopraelevate con rimozione ad acqua delle
deiezioni ricadenti sul pavimento pieno sottostante
gabbie multiple sopraelevate con asportazione meccanica o con
¡ 23 ¡
peso vivo
medio
(kg/capo)
deiezioni
liquide e
acque di
lavaggio a
fine ciclo
(m3/t p.v.
anno)
letame
t/t p.v.
anno
m3/t p.v.
anno
17,0
23,8
0,4
22,0
31,2
0,4
37,0
22,0
31,2
180
73,0
44,0
37,0
180
73,0
55,0
55,0
44,0
37,0
180
55,0
37,0
180
37
22,0
180
73,0
55,0
180
250
18
73,0
44,0
37,0
55,0
37,0
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
ricircolo, oppure con fossa di stoccaggio sottostante e
svuotamento a fine ciclo
su lettiera integrale (estesa a tutto il box)
CATEGORIA DI ANIMALI, FASE DI ALLEVAMENTO E
TIPOLOGIA DI STABULAZIONE
ACCRESCIMENTO E INGRASSO
Magroncello (31-50 kg)
Magrone o scrofetta (51-85 kg)
Suino magro da macelleria (86-110 kg)
Suino magro da macelleria (51-110 kg)
Suino magro da macelleria (31-110 kg)
Suino grasso da salumificio (86-160 kg)
Suino grasso da salumificio (51-160 kg)
Suino grasso da salumificio (31-160 kg)
in box multiplo senza corsia di defecazione esterna
pavimento pieno, lavaggio ad alta pressione
pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) e
corsia esterna fessurata
pavimento parzialmente fessurato
in box multiplo con corsia di defecazione esterna
pavimento pieno (anche corsia esterna), lavaggio con cassone a
ribaltamento
pavimento pieno (anche corsia esterna), lavaggio ad alta
pressione
pavimento pieno e corsia esterna fessurata
pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) e
corsia esterna fessurata
pavimento totalmente fessurato
su lettiera
lettiera limitata alla corsia di defecazione
lettiera integrale (estesa a tutto il box)
31,2
peso vivo
medio
(kg/capo)
deiezioni
liquide e
acque di
lavaggio a
fine ciclo
(m3/t p.v.
anno)
letame
t/t p.v.
anno
m3/t p.v.
anno
6,0
0,4
18,0
22,0
25,2
31,2
9,0
33
14,6
26,0
34,8
22,0
45,0
40
70
100
80
70
120
105
90
73,0
44,0
37,0
73,0
55,0
55,0
44,0
37,0
BOVINI
BOVINI E BUFALINI DA LATTE (> 15 MESI)
stabulazione fissa con lettiera
stabulazione fissa senza lettiera
stabulazione libera su lettiera permanente
stabulazione libera a cuccette senza paglia o con uso modesto di
paglia
stabulazione libera a cuccette con paglia (groppa a groppa)
stabulazione libera a cuccette con paglia (testa a testa)
stabulazione libera a cuccette con paglia totale (anche in aree di
esercizio)
stabulazione libera con lettiera a scarico continuo (lettiera
inclinata)
BOVINI DA CARNE, RIMONTA E BUFALINI DA CARNE
stabulazione fissa con lettiera (6 – 15 mesi)
stabulazione libera su fessurato (6 – 15 mesi)
stabulazione libera con lettiera solo in area di riposo (6 – 15
¡ 24 ¡
500 – 600(a)
500 – 600(a)
500 – 600(a)
(a)
33
(a)
500 – 600
500 – 600(a)
20
13
15,0
22,0
19,0
26,3
500 – 600(a)
9,0
26,0
30,6
500 – 600(a)
9,0
26,0
37,1
300 – 350(b)
300 – 350(b)
300 – 350(b)
5,0
26,0
13,0
22,0
29,9
16,0
27,4
500 – 600
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
mesi)
stabulazione libera su cuccette senza paglia o con uso modesto di
300 – 350(b)
paglia (6 – 15 mesi)
stabulazione libera a cuccette con paglia (groppa a groppa) (6 –
300 – 350(b)
15 mesi)
stabulazione libera a cuccette con paglia (testa a testa) o fila
300 – 350(b)
singola (6 – 15 mesi)
CATEGORIA DI ANIMALI, FASE DI ALLEVAMENTO E
TIPOLOGIA DI STABULAZIONE
peso vivo
medio
(kg/capo)
stabulazione libera a cuccette con paglia totale (anche in aree di
300 – 350(b)
esercizio)
stabulazione libera con lettiera a scarico continuo (lettiera
300 – 350(b)
inclinata)
svezzamento vitelli su lettiera (0 – 6 mesi)
100
svezzamento vitelli su fessurato (0 – 6 mesi)
100
Svezzamento vitelli su lettiera a scarico continuo (lettiera
100
inclinata) (0 – 6 mesi)
VITELLI A CARNE BIANCA
box singoli o multipli sopraelevati e lavaggio a bassa pressione
130
box singoli o multipli sopraelevati e lavaggio con acqua ad alta
130
pressione
gabbie singole o multipli su fessurato senza acque di lavaggio
130
stabulazione libera con paglia
130
26,0
16,0
11,0
13,9
9,0
18,0
21,5
deiezioni
liquide e
acque di
lavaggio a
fine ciclo
(m3/t p.v.
anno)
letame
t/t p.v.
anno
m3/t p.v.
anno
4,0
26,0
30,6
4,0
26,0
38,8
4,0
22,0
22,0
43,7
2,2
22,5
33,6
27,0
4,0
26,0
50,8
0,15
24,0
39,5
0,15
1,2
2,0
1,7
15,0
15,0
11,0
11,0
18,5
27,7
18,5
16,1
0,9
11,0
26,5
91,0
55,0
AVICOLI
ovaiole o pollastre in batteria di gabbie con tecnica di
predisidratazione o con fossa profonda aerata (durata ciclo: 10 –
12 mesi le ovaiole; 4 mesi le pollastre)
ovaiole o pollastre in batteria di gabbie senza tecnica di
predisidratazione
ovaiole a terra (durata ciclo: 10 – 12 mesi)
pollastre a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 4 mesi)
polli da carne a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 2 mesi)
faraone a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 3 mesi)
tacchini a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 0 – 5 mesi il
maschio; 0 – 4 mesi la femmina)
1,8 – 2,0 –
0,8(c)
1,8 – 2,0 –
0,8(c)
1,8 – 2,0(c)
0,8
1,0
0,8
7,5 – 5,0(d)
27,0
CUNICOLI
cunicoli in gabbia con asportazione manuale o con raschiatore
meccanico delle deiezioni (durata ciclo: 4 mesi)
cunicoli in gabbia con asportazione delle deiezioni con acqua di
lavaggio a bassa pressione (durata ciclo: 4 mesi)
1,2 – 3,5(e)
1,2 – 3,5(e)
4,4
14,6
OVINI E CAPRINI
ovini e caprini con stabulazione in recinti individuali o collettivi
ovini e caprini su grigliato o fessurato
15 – 35 –
50(f)
15 – 35 –
50(f)
7,0
15
24,4
15,0
24,4
16,0
EQUINI
170 - 550(g)
equini stabulazione in recinti individuali o collettivi
(a)
: in relazione alla razza prevalente
¡ 25 ¡
5,0
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
(b)
: il primo valore è riferito al capo da rimonta; il secondo al vitellone da ingrasso
: il primo valore è riferito al capo leggero, il secondo al capo pesante; il terzo alle pollastre
(d)
: il primo valore è riferito al maschio; il secondo alla femmina
(e)
: il primo valore è riferito al coniglio da carne; il secondo è riferito al coniglio riproduttore
(f)
: il primo valore è riferito all’agnello (0 – 3 mesi); il secondo è riferito all’agnellone (3 – 7 mesi); il terzo è riferito alla
pecora o alla capra
(g)
: il primo valore è riferito ai puledri da ingrasso; il secondo è riferito a stalloni e fattrici
(c)
¡ 26 ¡
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
tabella 2 – azoto al campo prodotto da animali di interesse zootecnico: valori al campo per
anno al netto delle perdite
azoto al campo al netto delle perdite
(kg/t peso vivo anno)
categoria di animale e tipologia di stabulazine
totale
Suini
nel liquame
nel letame
112
stabulazione senza lettiera
112
stabulazione con lettiera
112
Capo bovini in produzione – latte/carne
90
fissa o libera senza lettiera
90
libera su lettiera permanente
40
50
fissa con lettiera; libera su lettiera inclinata
25
65
libera a cuccette con paglia (groppa a groppa)
55
35
libera a cuccette con paglia (testa a testa)
35
55
Altri bovini (capi da rimonta, vitelloni, vitelli)
83
libera in box su pavimento fessurato
83
libera a cuccette senza paglia o con uso modesto di paglia
83
fissa con lettiera
libera con lettiera permanente solo in zona di riposo
(asportazione a fine ciclo)
libera con lettiera permanente anche in zona di
alimentazione; libera con lettiera inclinata
vitelli su pavimento fessurato
18
65
42
41
12
71
83
vitelli su lettiera
14
Ovaiole e pollastre
69
169
in batteria senza tecnica di essiccazione della pollina
169
in batteria con essiccazione o con fossa profonda o a terra
Avicoli a terra (broilers, faraone, tacchini)
169
165
a terra con uso di lettiera
165
Cunicoli
143
in gabbia con asportazione manuale o con asportazione
meccanica (raschiatore)
in gabbia e asportazione con acqua
Ovicaprini
143
143
99
con stabulazione in recinti individuali o collettivi
44
su pavimento grigliato o fessurato
99
Equini
55
69
con stabulazione in recinti individuali o collettivi
21
48
Note: nel calcolo dell’azoto che si ripartisce nel letame, l’azoto contenuto nella paglia non è stato considerato.
¡ 27 ¡
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
tabella 3 – riduzione di volume, abbattimento di azoto e solidi separati ottenuti nei diversi
processi di separazione liquido/solido
Liquami
Tipologia di liquame e dispositivo di
separazione
riduzione volume
max (%)
Solidi separati
3
abbattimento azoto (m /m3 liquame trattato)
max (%)
max (*)
Liquami suinicoli
-Vagli statici o rotanti
5
5
0,10
-Separatori cilindrici rotanti
10
20
0,10
-Separatori a compressione elicoidale
10
20
0,15
-Separatori centrifughi
15
30
0,15
-Filtropressa o nastropressa
15
30
0,15
-----
-----
-----
-Separatori cilindrici rotanti
15
30
0,15
-Separatori a compressione elicoidale
15
30
0,15
-Separatori centrifughi
20
35
0,20
-Filtropressa o nastropressa
20
35
0,20
Liquami bovini e cunicoli
-Vagli statici o rotanti
*da liquami sufficientemente freschi e separati con macchine di buona funzionalità
tabella 4 – azoto netto al campo per peso vivo per anno e ripartizione dell’azoto tra le frazioni
liquide e solide risultanti da alcuni tra i tipi più comuni di trattamenti di liquami suinicoli.
Azoto netto al campo (kg/t p.v.)
totale
Linee di trattamento
efficienza
nella frazione
solida
efficienza
nella frazione
liquida
efficienza
media
max
media
max
media
max
Stoccaggio a 180 giorni del liquame tal quale
112
----
----
----
112
----
Separazione frazioni solide grossolane (vagliatura) + stoccaggio
112
106
7
13
105
93
Separazione frazioni solide grossolane (vagliatura) +
ossigenazione del liquame + stoccaggio
Separazione meccanica frazioni solide (centrifuga o
nastropressa) + stoccaggio
Separazione meccanica frazioni solide (centrifuga o
nastropressa) + ossigenazione della frazione liquida chiarificata
+ stoccaggio
90
81
7
13
83
68
112
96
33
29
79
67
90
84
33
29
57
55
¡ 28 ¡
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
Separazione meccanica frazioni solide (centrifuga o
nastropressa) + trattamento aerobico a fanghi attivi della frazione
liquida chiarificata + stoccaggio
45
36
33
24
12
12
NOTE
ƒ
Lo stoccaggio in tutte le linee è stato considerato pari a 90 giorni per le frazioni solide e a 180 giorni per quelle
liquide;
ƒ
Per la separazione delle frazioni solide grossolane nelle linee 2 e 3 vengono indicati due livelli di efficienza:
efficienza media (7 kg/t p.v.), quale si riscontra ancora oggi (2004) nella maggior parte delle situazioni aziendali
nelle quali si fa ricorso ai vagli di tipo rotante o vibrante; efficienza massima (max) (13 kg/t p.v.), ottenibile con il
ricorso a separatori cilindrici rotanti o a separatori a compressione elicoidale, di maggior costo ma di più elevate
prestazioni;
ƒ
Anche per la riduzione dell’azoto ottenibile nelle diverse linee di trattamento vengono indicati due livelli di
efficienza. Quella massima viene raggiunta grazie al processo di compostaggio su platea cui le frazioni solide
separate possono essere sottoposte, e grazie ad elevate potenze specifiche e a prolungati periodi di aerazione cui
possono essere sottoposte le frazioni liquide;
ƒ
L’abbattimento dell’Azoto nella frazione liquida chiarificata della linea 6 avviene per nitri-denitrificazione durante
il trattamento aerobico a fanghi attivi (nell’esempio è stato considerato un abbattimento di circa il 90%);
ƒ
Informazioni più dettagliate sulle prestazioni conseguibili con i trattamenti e, in particolare, la ripartizione del
Volume, dell’Azoto e del Fosforo tra le frazioni risultanti dai trattamenti e sulle efficienze ottenibili dai diversi tipi
di dispositivi di separazione applicabili a liquami suini e bovini, sono reperibili sul Manuale “Linee Guida per la
gestione ecocompatibile e l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento” dell’APAT , sul “Manuale per
l’utilizzazione agronomica dei liquami zootecnici” (CRPA, 2001) e su numerosi Manuali stranieri tra cui ”Manure
management, treatment strategies for sustainable agriculture (Burton and Turner, 2003).
¡ 29 ¡
L.R. 40/98 e s.m.i.
linee guida opere soggette a VIA
tabella 5 – definizione dei periodi di vuoto sanitario
vuoto sanitario
(giorni anno)
tipologia capi
vacche da latte
------
bovini ingrasso
20
suini riproduzione
------
suini ingrasso
20
conigli riproduzione
------
conigli ingrasso
20
galline ovaiole
20
avicoli da carne a ciclo breve
40
avicoli da carne a ciclo lungo
20
¡ 30 ¡