Valorizzazione della specie bandiera cernia bruna
Transcript
Valorizzazione della specie bandiera cernia bruna
MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE Valorizzazione della specie bandiera cernia bruna (Epinephelus marginatus) AREA MARINA PROTETTA DI PORTOFINO Responsabile: Riccardo Cattaneo-Vietti, Dipteris, Università di Genova Collaboratori: Marino Vacchi, ISPRA (già ICRAM), Roma Benedetta Montanari, Dipteris, Università di Genova Relazione finale: settembre 2008 L’obiettivo principale del presente progetto consiste nel valorizzare la risorsa biologica e naturalistica rappresentata dalla specie bandiera per eccellenza delle Aree Marine Protette (AMP), la cernia bruna Epinephelus marginatus, come risorsa turistica anziché come risorsa ittica commerciale. A tal fine é necessario valutare la risorsa “cernia bruna” quantificandone la consistenza numerica, valutando gli habitat preferenziali e l’impatto antropico e definendo sia il valore commerciale (dati di cattura, impatto sull’offerta gastronomica locale) sia il pregio turistico di questa risorsa, in modo tale da poter confrontare i diversi benefici inerenti il suo sfruttamento come risorsa di pesca e come attrazione turistica. La cernia bruna, negli anni tra i ‘50 e i ‘90, è stata oggetto di una pesca intensiva, professionale e sportiva, che ha decimato le popolazioni del nord del Mediterraneo, costituite in larga parte da esemplari adulti e in molte delle quali il rinnovamento dipende dall’arrivo di giovanili da aree di riproduzione poste più a sud. Negli ultimi dieci anni, in seguito all’istituzione di riserve, alla regolamentazione della pesca e, probabilmente, ad un leggero riscaldamento delle acque del Mediterraneo, si assiste ad una ripresa delle popolazioni di E. marginatus lungo tutte le coste mediterranee europee. Nonostante questo, la cernia bruna rimane una specie considerata a rischio (nel 2004 è stata inserita nella Red List dell’IUCN come specie “in pericolo”). Il sovrasfruttamento e il conseguente impoverimento delle popolazioni nel nord del Mediterraneo ne hanno fatto una specie estremamente importante per le aree marine protette per motivi di carattere ecologico ed economico. Dal punto di vista ecologico, trattandosi di un predatore che si trova all’apice della catena trofica, la presenza di una popolazione abbondante, con individui di tutte le taglie, oltre ad esplicare le funzioni ecologiche che gli sono proprie, è indice di un buon funzionamento della riserva (Harmelin et al., 1995). Da un punto di vista economico, la cernia bruna rappresenta una risorsa in molte aree costiere mediterranee; essa infatti è una cattura di pregio per le attività della pesca artigianale ed inoltre è una delle specie ittiche più conosciute e ricercate da chi pratica sport subacquei, e la sua presenza è percepita come un segnale della qualità dell’ambiente dai fruitori delle aree marine protette. In particolare, la cernia bruna costituisce un ambito trofeo per gli appassionati di pesca subacquea; per questo motivo nei fondali dove tale tipo di pesca è consentito, sono stati notati evidenti segni di 2 depauperamento delle popolazioni locali di cernie. Al contrario, nelle aree marine protette in cui la pressione antropica è notevolmente attenuata, sono stati notati incrementi sostanziali delle abbondanze di questa specie anche nei fondali più superficiali dove gli esemplari probabilmente, trovano habitat adatti per la riproduzione. La cernia bruna è anche oggetto di interesse per chi pratica immersioni ricreative e desidera conoscere l’ambiente in cui si trova, in quanto facilmente individuabile e riconoscibile: la fotografia subacquea, oggi molto diffusa e economicamente accessibile a moltissimi appassionati, ne ha fatto un soggetto molto popolare. In occasione dell’istituzione dell’area marina protetta di Portofino, sono stati realizzati degli studi per descrivere i fondali e le popolazioni bentoniche in presenti nella zona e per stabilire un criterio secondo il quale dividere l’area in zone a diversa accessibilità. Questi studi hanno riguardato prevalentemente le biocenosi bentoniche e le praterie di posidonia presenti sul fondale sabbioso. In sostanza, gli studi sulla popolazione ittica associata ai fondali rocciosi sono scarsi e la presenza ed il comportamento della popolazione di E. marginatus presente nella zona non sono stati oggetto di alcuna indagine. 3 Valutazione della risorsa come aspetto biologico La valutazione di tipo biologico è fondamentale perché permette di conoscere la reale entità numerica e di popolazione della specie Epinephelus marginatus nei fondali dell’Area Marina Protetta di Portofino. I dati relativi alla distribuzione della struttura della popolazione e le caratteristiche degli habitat sono raccolti attraverso metodiche di visual census: tecniche di studio non distruttive che prevedono osservazioni in situ da parte di personale scientifico operante in immersione. All’interno di questa valutazione di tipo biologico sono studiati diversi aspetti, che riguardano la distribuzione degli habitat preferenziali e la densità della specie all’interno di questi, la struttura di popolazione, il comportamento nei confronti del turismo subacqueo e l’esistenza di effetto spillover. Habitat La cernia bruna è un pesce sedentario: studiare quali siano le caratteristiche del suo habitat ha un’importanza particolare, perché ci consente di capire quali sono i luoghi più adatti alla riproduzione e all’insediamento di giovanili. La valutazione degli habitat preferenziali e della densità della specie all’interno dei diversi habitat viene effettuata secondo differenti scale spaziali (La Mesa et al., 2002; La Mesa et al., 2006). Nella raccolta dei dati viene seguito un protocollo simile a quello elaborato da La Mesa, Vacchi e Louisy nella area marina protetta di Ustica, nel 1999; la scelta dei siti di osservazione è stata pianificata sulla base delle informazioni ottenute da ricercatori impegnati in altri studi nell’ambito dell’area marina protetta e dalle indicazioni ottenute da contatti con operatori subacquei locali. Si è deciso di campionare quattro siti in zona B; i siti di Punta del Faro e Punta della Torretta sono caratterizzati da falesie che sprofondano in mare raggiungendo elevate profondità già presso la costa. Il sito di Punta del Faro è caratterizzato dall’incontro tra la corrente provenente da nord est e quella proveniente da ovest e che lambisce il fronte sud del promontorio: probabilmente grazie a queste due correnti, questa zona è molto ricca in termini di fauna ittica. Punta della Torretta divide l’insenatura di San Fruttuoso e Cala dell’Oro, ed è stata scelta come sito proprio perché si trova al limite della zona A: i fondali sono costituiti da una franata di massi a cui fa seguito, tra i 15 e i 30 metri, una parete verticale. Il sito di Punta Chiappa lato est è meno scosceso ed è caratterizzato da un tavolato di puddinga che degrada dolcemente e viene ricoperto, tra i 16 e i 27 m di profondità, da una prateria di posidonia. Infine, la Secca dell’Isuela rappresenta una situazione molto differente da quelle precedenti, si trova a circa 200 metri dalla costa di fronte a Punta Chiappa: la base della 4 secca si trova a circa 60 metri di profondità mentre il cappello si trova a 13 m ed ha pareti quasi verticali, popolate di gorgonie. I campionamenti vengono svolti regolarmente (circa otto immersioni al mese) tra maggio e settembre. Su ogni sito viene effettuato un percorso unico ad una profondità compresa (secondo le possibilità) tra 25 e 5 metri, della durata di circa 45 minuti. Inoltre, per osservare più in dettaglio la presenza di giovanili e individui di piccole dimensioni, vengono effettuati surveys in snorkelling per i primi metri di profondità, nelle zone di Paraggi e Punta Chiappa lato Ponente. Fig. 1. I siti di campionamenti, da ovest verso est: 1 Secca dell'Isuela; 2 Punta Chiappa; 3 Punta della Torretta; 4 Punta del Faro. Sono anche rappresentate le due aree nelle quali vengono effettuati surveys allo scopo di individuare forme giovanili A e B Nel corso dei campionamenti i dati vengono annotati su una tavoletta di policarbonato (Fig. 2) che riporta una intestazione, contenente il sito, la data e l’ora di immersione e le caratteristiche principali delle condizioni del mare, e una griglia di variabili. Di queste, alcune sono classificate secondo categorie discrete, mentre altre, come profondità, temperatura e taglia dei pesci, sono raccolte come dati grezzi e solo successivamente trasformate e raggruppate in diverse classi. 5 L’utilizzo di questa tavoletta consente di registrare dati riguardanti il comportamento dell’animale sia nei confronti dell’habitat che dei subacquei, oltre a fornire dati riguardanti taglia e caratteristiche delle cernie osservate. SITO dati immersione data ora (inizio/fine) tipologia immersione corrente T° superficiale T° alla prof. Max prof. Termoclino condizioni meteomar caratteristiche individui livrea reazione 1-3 posizione 1-2 microhabitat (60-80cm) prof. Min/max profondità m concavità 1-3 orientazione 1-4 complessità 1-2 alghe < 5 cm +,++ alghe > 5 cm +,++ 1-8 taglia (TL) cm distanza dal fondo cm distanza altre cernie m macrohabitat (6-8m) pendenza del fondo 1-3 esposizione 1-3 parete +,++ blocchi >= 1 m +,++ blocchi 0.3-1 m +,++ ciottoli < 0.3 m +,++ posidonia +,++ Fig. 2. Lo schema della tavoletta sulla quale vengono annotati i dati durante le immersioni 6 I dati raccolti possono essere raggruppati in tre grandi categorie: i. caratteristiche individui: i dati riportati riguardano le dimensioni e il comportamento dei pesci, cioè la taglia e la livrea dell’esemplare avvistato, la sua posizione e la distanza alla quale nuota dal fondo, la reazione alla presenza del subacqueo e la presenza o assenza di altri esemplari della stessa specie nelle immediate vicinanze; ii. microhabitat: le caratteristiche del microhabitat vengono valutate su un’area circolare del diametro di 60-80 cm al di sotto del pesce e comprendono la profondità alla quale avviene l’avvistamento, la concavità o convessità del fondo, la ‘ruvidità’ del substrato e la presenza di alghe a tallo lungo o corto. Nel caso l’individuo si trovi al di sopra o all’interno di una cavità, ne viene indicato l’orientamento. Per ‘ruvidità’ si intende la presenza di rilievi di altezza maggiore di 10 cm sulla superficie considerata; iii. macrohabitat: le caratteristiche del macrohabitat sono state rilevate su un’area di 6-8 m di diametro centrata sul pesce e comprendono la pendenza del fondale, la sua esposizione e il tipo prevalente di substrato presente, ovvero rocce, massi, ciottoli, parete o prateria di posidonia. Per ‘esposizione’ si intende l’assenza di ostacoli visivi, quali scogli o pareti rocciose, rispetto al mare aperto. Generalmente l’habitat di E. marginatus è definito attraverso alcune caratteristiche di natura fisica, quali la profondità e la temperatura, insieme a caratteristiche topografiche abbastanza generali. Ma, come più di un autore ha rilevato, la profondità alla quale questo pesce vive è dettata anche dal disturbo antropico presente nella zona; in altre parole, nella scelta del sito dove l’animale stabilisce il suo territorio entrano in gioco diverse variabili, che comprendono sia le caratteristiche fisiche e topografiche sia il grado di disturbo al quale l’area è sottoposta; è necessario quindi prendere in considerazione tutti questi elementi per capire dove sia più probabile l’insediamento di giovanili di cernia e per capire dove possa eventualmente avvenire la riproduzione. La scelta di operare una suddivisione tra macro e microhabitat consente di descrivere con maggiore accuratezza l’habitat della cernia e di capire quale sia la scala spaziale che, in ogni fase della vita di questo animale, influenza maggiormente la scelta dell’habitat. Combinando le informazioni ottenute da questi dati è possibile descrivere in modo dettagliato un ambiente tipico sul quale è possibile incontrare E. marginatus, e nel quale è probabile avvenga l’insediamento di giovanili. 7 Una valutazione iniziale degli habitat della cernia bruna all’interno dell’AMP di Portofino, realizzata nell’autunno 2005, ha preso in considerazione alcune caratteristiche riguardanti la topografia del fondale, la sua pendenza e la profondità. In questa occasione non si è usata una suddivisione in fondi rocciosi, mobili e posidonia, ma si è scelto di descrivere il fondale sulla base di caratteristiche micro- e macro-spaziali. Nel corso dei campionamenti (osservazioni condotte su 202 esemplari) si è cercato di correlare la taglia degli individui con la profondità alla quale essi venivano censiti e con le caratteristiche del fondale. Inoltre, avendo effettuato la gran parte dei campionamenti in zona B, si è cercato di vedere se esistesse una qualche risposta comportamentale alla protezione. E’ emerso che, se si prende in considerazione il grado di protezione dell’area, nella zona B gli individui fino a 80 cm sembravano preferire i primi 20 m al di sotto della superficie, mentre gli esemplari più grandi si trovavano indifferentemente a tutte le profondità, sebbene sempre al di sotto dei 10 m. In questa zona, la profondità media alla quale sono stati osservati gli individui è di 18,3 (±4,4) m. In Zona A, la profondità media alla quale sono stati incontrati gli esemplari è stata di 16,8 m, mentre nella Zona C di levante tale profondità era minore, circa 10 m, ma in entrambe queste zone sono stati effettuati solo pochi campionamenti. La profondità molto bassa alla quale si trovano gli individui censiti nella zona C può essere spiegata in base alle caratteristiche topografiche e di corrente del luogo nel quale sono avvenuti i campionamenti. Riassumendo schematicamente i risultati ottenuti, l’habitat di riferimento è caratterizzato da: • pendenza del fondale media e presenza di massi molto grandi: in un ambiente di questo tipo si moltiplicano le possibilità di trovare tane e rifugi temporanei; • presenza di microrilievo, dato da un’abbondante copertura algale o gorgonie; • per gli individui di piccole dimensioni, un fondale costituito da ciottoli di grandi dimensioni o piccoli massi può già provvedere ripari sufficienti a garantire protezione; • per gli individui di grossa taglia, pendenza del fondale anche molto alta. 8 Struttura di popolazione e comportamento Per avere un quadro generale della struttura di popolazione della cernia bruna è stato effettuato un censimento nelle acque dell’AMP, con l’aiuto dei Centri Diving che operano nella zona e dei subacquei. Nel corso di questa occasione ai partecipanti è stato chiesto di compilare una piccola scheda (Fig. 3) sulla quale erano riportate le livree della cernia bruna e uno schema semplificato sul quale registrare i dati di riguardanti gli animali avvistati. Fig. 3. La scheda di identificazione che è stata distribuita ai partecipanti al Cernia Day, utilizzata per realizzare un censimento della popolazione di E. marginatus dell'AMP di Portofino Il censimento, avvenuto il 7 giugno 2008, ha visto la partecipazione di 14 Centri Diving e circa 200 subacquei. Lungo il fronte meridionale del promontorio di Portofino sono stati individuati 21 siti di immersione, dei quali 17 in zona B, corrispondenti alle boe di immersione abitualmente utilizzate dai subacquei, più 4 siti in zona A (Cala dell’Oro). Su ogni sito si sono immerse 4 coppie di subacquei, ognuna delle quali ha effettuato un percorso ad una quota prestabilita, annotando sulle schede il numero di cernie avvistate e le loro caratteristiche. 9 Le fasce batimetriche lungo le quali è stato effettuato il censimento sono state 0-5 m, 5,1-15 m, 15,1-25 m e 25,1-35 m. Risultati del ‘Cernia Day’ Sulle schede era possibile indicare il tipo e la pendenza del fondale. I dati raccolti hanno consentito di delineare le dimensioni e la struttura della popolazione presente e di vedere in quali aree dell’AMP c’è una maggiore abbondanza di E. marginatus. Fig. 4. Il numero di cernie osservate (in ordinate) per ogni sito Da quanto si osserva, sembra che le cernie siano più numerose nella zona di Punta del Faro, mentre all’interno della zona A costituita da Cala dell’Oro non sembra ci sia maggiore abbondanza rispetto al resto del promontorio. Questo può dipendere anche dal fatto che nei siti di Cala dell’Oro W interno o Cala dell’Oro E interno non sono rappresentati tutti gli intervalli di profondità: in questi 2 siti la profondità massima si aggira intorno ai 20 m. Complessivamente, sono state contate 253 cernie brune, la maggior parte delle quali di piccole o medie dimensioni: 10 Fig. 5 Percentuale di individui per ogni classe di taglia Questi dati ci danno l’immagine di una popolazione abbastanza giovane, composta prevalentemente da femmine, probabilmente buona parte delle quali già sessualmente mature e in grado di riprodursi. E’ molto più difficile stabilire quale sia la sex ratio all’interno della popolazione, cioè quanti siano gli individui di sesso maschile rispetto alle femmine: secondo molti studi E. marginatus matura le gonadi maschili (inversione sessuale) quando raggiunge una taglia compresa tra i 60 e gli 80 cm di lunghezza (Chauvet, 1991; Marino et al., 2001). In realtà, è probabile che la taglia al momento dell’inversione sessuale dipenda molto più dalle dimensioni e dalla struttura sessuale di ogni popolazione locale di cernie brune che da vincoli fisiologici e che la presenza di un maschio dominante possa avere una forte influenza sullo stato ormonale delle femmine, stimolando la maturazione degli ovai o inibendo l’inversione sessuale nelle femmine di grandi dimensioni (Zabala et al., 1997 b). Al contrario, l’assenza di maschi potrebbe far sì che una delle femmine più grandi del gruppo subisca l’inversione sessuale prima di raggiungere grandi dimensioni. Allo scopo di identificare delle possibili aree di aggregazione durante il censimento sono state raccolte informazioni anche sulla profondità, la pendenze e il tipo di fondale sul quale le cernie sono state osservate. Come si intuisce dal grafico (Fig. 6), non esiste correlazione tra la taglia degli individui e la profondità alla quale sono stati trovati. Questo è in accordo con quanto rilevato da Francour e Ganteaume (1999) lungo le coste Mediterranee francesi e da La Mesa et al (2002) nell’AMP di Ustica: al’interno di un’area marina protetta non sembra esistere alcuna segregazione spaziale per gli esemplari più grandi, che “risalgono” fino a pochi metri dalla superficie; al contrario si può parlare di un allargamento del range batimetrico degli individui con l’aumentare delle dimensioni. 11 Fig. 6. Relazione tra la taglia degli individui con la profondità alla quale sono stati osservati Per quanto riguarda il tipo e la pendenza del fondale, si può riscontrare una spiccata preferenza per aree il cui ricoprimento è costituito da grandi massi (diametro > 1 m) (Fig. 7). Solo pochi individui sono stati incontrati su fondali costituiti da massi di piccole dimensioni. Gli esemplari più piccoli sono stati incontrati più di frequente in zone caratterizzate da una pendenza scarsa (minore di 30°), mentre per le altre classi di taglia non esistono forti differenze tra il numero di individui incontrato in aree dalla pendenza minore di 30° e quelle in cui la pendenza è compresa tra 30° e 60° (Fig. 8). Fig. 7. Numero di individui (divisi per classe di taglia) per tipo di fondale 12 Fig. 8. Numero di individui (divisi per classe di taglia) per pendenza del fondale La reazione alla presenza dei subacquei è di fuga o indifferenza (Fig. 9), mentre la reazione di attrazione è completamente trascurabile. Questo può dipendere da diversi fattori: in primo luogo, i subacquei che hanno partecipato al censimento hanno lavorato in coppie o in gruppi di tre persone, quindi la loro presenza può essere risultata “invasiva” per le cernie; oltre a questo, il censimento è stato svolto nella prima settimana di giugno, un periodo in cui l’attività subacquea nell’AMP non è ancora molto intensa e la cernia non è ancora in una fase di intensa attività, quindi i pesci non sono ancora “abituati” alla presenza di estranei all’interno del loro habitat. Fig. 9. Comportamento in presenza dei subacquei: praticamente tutti gli esemplari di E. marginatus censiti hanno mostrato una reazione di fuga o indifferenza 13 In altre riserve marine le cernie sono fortemente attratte dall’essere umano perché è (o era) consentito dar loro da mangiare (feeding); le cernie imparano molto velocemente ad accettare cibo dalle mani dei subacquei (Diamant e Shpigel, 1985), ma questo, oltre ad essere dannoso per gli le cernie stesse, rende difficile per operatori scientifici subacquei riuscire a studiare il comportamento naturale degli animali. Aree di aggregazione di riproduttori La riproduzione di E. marginatus lungo le coste liguri non è mai stata documentata. La stagione riproduttiva va da fine giugno a fine agosto in tutto il Mediterraneo: fino a pochi anni fa, si riteneva che la riproduzione avvenisse solo a sud della latitudine di 41°5’ N, approssimativamente la congiungente Roma-Barcellona, e che gli individui migrassero progressivamente verso nord (Chauvet, 1991), ma le osservazioni condotte da diversi autori e riassunte da Louisy e Culioli (1999) portano a cambiare questo punto di vista: in Spagna, alle isole Medes, Zabala et al. (1997 a, b) hanno descritto un’aggregazione riproduttiva e diverse occasioni nelle quali le uova sono state deposte e fecondate con successo (Hereu et al. 2006) nel 1996, 1997 e 1998; anche nel parco nazionale di Port-Cros (Francia) (Charbonnel, 1996) e nella riserva naturale marina di CerbèreBanyuls (Francia) nel 1995 (Louisy, 1996) è stata osservata attività sessuale e durante una campagna condotta nel 2003 sono state raccolte uova e larve di cernia bruna in differenti stadi di evoluzione all’interno di campioni di plankton (Marinaro et al., 2005). Attività riproduttiva è stata osservata anche nella riserva marina di Lavezzi (sud della Corsica, Francia) nel 1996 (Quignard, unpub.) mentre nel nord della Corsica, in una zona non protetta, a Pointe de la Revellata, è stata osservata la deposizione di uova (Pelaprat, 1999). A ulteriore supporto della possibilità che la riproduzione avvenga anche nella parte settentrionale del Mediterraneo vi è anche l’osservazione di cernie di 2 cm di lunghezza nei pressi di Tolone (Francia) nel 1991, 1992 e 1993 (Harmelin & Robert, 1992) e sulle coste liguri (Vacchi, comunicazione personale). Queste osservazioni vengono in parte spiegate correlandole al graduale aumento di temperatura delle acque superficiali del Mediterraneo avvenuto negli ultimi anni, che sembra essere testimoniato da diversi indicatori biologici, come la presenza di specie termofile non solo nectoniche, ma anche bentoniche, registrata nei settori più settentrionali del Mediterraneo (Francour et al., 1994, Astraldi et al., 1994) Ma la temperatura, come evidenzia Louisy (1996), non è l’unico parametro che influenza la riproduzione delle cernie, e fattori socio-comportamentali possono essere molto importanti. Come 14 mostrato da Zabala et al. (1997), il corteggiamento e la deposizione delle uova, nella Cernia bruna, sono conseguenza di un processo lungo ed elaborato che coinvolge un’intera popolazione socialmente strutturata. Di conseguenza, la presenza di una minima dimensione critica della popolazione appare come requisito fondamentale per la riproduzione, insieme alla attenuazione del disturbo antropico necessaria allo sviluppo dei comportamenti riproduttivi. Nel periodo maggio-agosto 2008 sono state individuate delle aree di aggregazione a scopo riproduttivo anche all’interno dell’area marina protetta di Portofino. Non è ancora stato possibile rilevare se effettivamente ci sia deposizione di uova, anche a causa delle condizioni del mare spesso sfavorevoli. La prima aggregazione è stata individuata nella zona di Punta Chiappa alla fine di giugno: in luglio un’altra aggregazione è stata trovata nella zona di Punta del Faro, e in seguito è stata segnalata la presenza di maschi in livrea riproduttiva nella zona di Altare e di Punta della Torretta. Questi raggruppamenti coinvolgono in media una decina di individui, tra i quali si stabiliscono complesse interazioni sociali: in mezzo a questi il maschio si individua per il comportamento aggressivo, il modo particolare di nuotare e per la livrea silver (Fig. 10 e 11) che può comparire e scomparire (se l’individuo viene disturbato) nell’arco di pochi secondi. Nella foto (Fig. 11) è possibile vedere un maschio silver che nuota su un fianco, con un comportamento che altri autori definiscono “lateral display”: il maschio nuota vicino ad una femmina mettendosi su un fianco e dando dei rapidi colpi di coda. Forse durante questo comportamento il maschio emette delle sostanze che hanno lo scopo di stimolare la maturazione delle uova nelle femmine: questa ipotesi nasce dall’analogia tra questo movimento e quello con cui il maschio emette i suoi gameti nel corso della riproduzione vera e propria, quando nuota verticalmente accanto alla femmina con rapidi colpi di coda. All’interno dell’aggregazione sono visibili quasi tutte le livree tipiche descritte da Louisy a Cerbere-Banyuls (Francia) nel 1996 e da Zabala et al. nella riserva delle isole Medes (Spagna) nel 1997. 15 Fig. 10. Maschio che sfoggia la livrea "silver" Fig. 11. Lo stesso maschio nuota su un fianco vicino ad alcune femmine, comportamento tipico durante le riproduzione 16 Presenza di Mycteroperca rubra Oltre a Epinephelus marginatus, all’interno dell’AMP di Portofino è presente anche la cernia rossa, Mycteroperca rubra, sebbene rappresentata da soli due o tre esemplari. Mycteroperca rubra appartiene alla stessa sottofamiglia di E. marginatus (Epinephelinae), ma la sua appartenenza ad un genere differente (Mycteroperca, appunto, anziché Epinephelus), basata su caratteristiche morfologiche, è stata ultimamente messa in discussione da alcuni ricercatori (Maggio et al., 2005) sulla base dell’analisi molecolare del DNA mitocondriale delle due specie. La cernia rossa è diffusa in Atlantico dal Portogallo all’Angola; in Mediterraneo è abbastanza comune lungo le coste meridionali, mentre nel bacino nord-occidentale è più rara. Per questo motivo, è interessante segnalare la presenza di questi tre individui nell’AMP di Portofino; si tratta di una specie che vive tra i pochi metri e circa 200 metri di profondità e preferisce un fondale caratterizzato da una pendenza scarsa e dall’assenza di massi (La Mesa et al., 2006). Fig. 12. Un esemplare di Mycteroperca rubra La presenza di questa specie all’interno dell’AMP di Portofino è stata segnalata già da alcuni anni (Bava, com. pers.), ma fino all’estate 2007 erano stati segnalati solo due esemplari. Durante i campionamenti svolti tra maggio e agosto 2008 sono stati visti 3 esemplari di M. rubra; di questi, uno mostra dei comportamenti simili ai comportamenti riproduttivi della cernia bruna (comportamento aggressivo nei confronti degli altri individui, nuoto in verticale con rapidi 17 movimenti del ventre e della coda) e una livrea leggermente diversa da quella degli altri due esemplari (presenza di una macchia bianca sul dorso e iride più chiara). Fig. 13. Le tre M. rubra avvistate nell'AMP di Portofino Fig. 14. Un esemplare di M. rubra 18 Non è possibile, con così pochi dati, stabilire se effettivamente questi comportamenti siano legati alla riproduzione, anche perché si conosce poco delle strategie riproduttive di M. rubra e non sarebbe corretto applicare gli stessi schemi comportamentali che si usano per E. marginatus ad essa. Valutazione dell’effetto spillover Per il periodo che precede l’istituzione della AMP, le informazioni in nostro possesso riguardo la presenza della cernia bruna nell’area di Portofino risalgono ai campionamenti, effettuati con la tecnica del visual census, svolti tra il 1991 e il 1999. Parte di questi campionamenti era rivolta ad identificare il tipo di popolamento ittico presente e la ricchezza specifica dei diversi tipi di substrato al fine di creare dei criteri di zonazione in vista dell’istituzione dell’area marina protetta di Portofino. Come fanno notare Tunesi e Molinari (2005), nel corso di questi campionamenti, la presenza di cernia bruna non è mai registrata. Una valutazione dell’effetto spillover dovuto all’istituzione dell’area marina protetta è stata svolta nel corso di studi riguardanti il popolamento ittico svolti in tutte le AMP italiane (Progetto AFRODITE del MiATT e Progetto SPILLOVER del MiPAF). In questi studi si è dato rilievo ad alcune specie che hanno maggiore importanza come indicatori di pesca commerciale o sportiva: in questa seconda categoria viene presa in considerazione la cernia bruna. L’effetto spillover consiste nell’emigrazione di pesci adulti e giovanili al di là dei confini di un’area protetta verso le aree non protette circostanti, dovuta all’aumento di densità di individui all’interno dell’area in cui la pesca è vietata e alla conseguente maggiore competizione per le risorse alimentari. Questo fenomeno dovrebbe portare un aumento delle catture da parte dei pescatori che operano al di fuori di un’area protetta, andando a compensare gli svantaggi derivanti dalla chiusura di alcune aree. Nel corso del progetto Afrodite, effettuato negli anni 2002-2003, si è valutata la diversità dei popolamenti ittici nelle AMP e l’analisi dei possibili effetti derivanti dalla protezione integrale in zona A. In questo progetto sono stati effettuati censimenti visuali in tutte le aree marine protette italiane; i campionamenti svolti, tra maggio 2002 e settembre 2003, nelle AMP di Portofino e delle Cinque Terre (Tab. 1) hanno dato un risultato positivo per quel che riguarda la presenza della cernia bruna in queste zone: 19 Tipo di rilevamento Tipologia di fondale Intervallo di profondità Perio Specie do 12-16 Punto Percorso Roccia Posidonia Mobile 0-3 m 4-7 m m 24-20 m + + + + + + + + + + + + + + Epinephelus T1 T2 Portofino marginatus T3 T4 + Cinque Epinephelus T1 T2 terre marginatus T3 T4 + + Tab. 1. Specie ittiche rilevate: T1, T2, T3 e T4 sono i periodi di campionamenti. E marginatus è presente in entrambe le AMP a tutte le profondità e su tutti i substrati, eccetto sui fondi mobili nell'AMP delle Cinque Terre Questi campionamenti sono stati effettuati soltanto nelle zone A che, nel caso delle AMP liguri, sono di dimensioni molto ridotte. Nonostante questo, la cernia bruna è stata censita in entrambe le località a tutte e le profondità e su tutti i tipi di fondale (eccetto sui fondi mobili nell’AMP delle Cinque Terre). L’obiettivo principale del secondo progetto (Spillover) era fornire indicazioni in merito all’efficacia delle AMP in termini di export di biomassa di pesci adulti attraverso i confini delle AMP stessa (effetto spillover). La tecnica impiegata in questo studio è stata quella dei transetti, con la raccolta di informazioni sulle specie target per la pesca, stimandone densità e taglia, sia all’interno dell’AMP che all’esterno, per distanze crescenti rispetto ai limiti dell’AMP stessa. La metodica di campionamenti applicata è sempre quella del visual census: in particolare, il personale scientifico ha seguito la tecnica dei percorsi, dei transetti e dei punti fissi, che consentono di cogliere differenti aspetti della struttura di popolazione. Durante i campionamenti effettuati tra il 2004 e il 2005, E. marginatus è stata rinvenuta esclusivamente nelle acque dell’AMP, indicando un possibile effetto riserva. Tutti i rilevamenti sono stati eseguiti su substrati rocciosi naturali nell’intervallo di profondità 4-7 m, ad esclusione di due dei siti di controllo, dove i rilevamenti sono stati svolti su un fondo roccioso artificiale. Il protocollo di campionamenti utilizzato nel Progetto Afrodite-Venere (Conisma-Icram) nel 2002 e 2003 finanziato dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e nel Progetto Spillover (Conisma) nel 2004 e 2005 finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali è stato 20 ancora usato nell’AMP di Portofino nel periodo 2006 - 2007. In questa occasione, i rilevamenti della fauna ittica in immersione sono stati condotti in 6 siti all’interno dell’AMP (2 in ciascuna zona a diverso vincolo di tutela – A, B e C ), e 12 siti esterni all’AMP scelti a distanze crescenti dal limite dell’AMP (6 nel versante di ponente e 6 in quello di levante); per ciascun sito sono state condotte 8 repliche, applicando la tecnica di censimento visuale su transetti di 25 m di lunghezza e 5 m di larghezza. E’ stato possibile effettuare i rilevamenti nell’intervallo di profondità 4-7 m (profondità 1) per tutte le zone, mentre i rilevamenti nell’intervallo di profondità 12-16 m (profondità 2) sono stati condotti solo all’interno dell’AMP. All’esterno dell’AMP non è stato rinvenuto substrato roccioso nella seconda fascia batimetrica. Le informazioni sul numero di esemplari e sulle classi di taglia (con precisione stimata ai due centimetri) sono state raccolte per le seguenti 26 specie alieutiche di interesse commerciale e non, tra le quali anche Epinephelus marginatus. Quasi tutte le specie considerate hanno un legame con il substrato duro poiché i censimenti visuali sono stati svolti interamente su roccia. In Mediterraneo, inoltre, la maggior parte delle specie bersaglio ad alto valore commerciale della piccola pesca, vivono su substrato roccioso. I ricercatori coinvolti in questo lavoro hanno cercato di quantificare l’importanza delle diverse specie ittiche in relazione ai diversi tipi di pesca. Vengono presi in considerazione cinque tipologie di pesca: la pesca con reti, la pesca sportiva da riva, con bolentino o ancorette per cefalopodi (“polpara” e “totanare”), con palamiti e “filaccioni” (lenze dotate di uno o due grossi ami messe in posta sui fondali) , la pesca sub e la traina. attrezzo reti da posta di pesca pesca sportiva da Palamiti e riva, bolentino e “filaccioni” pesca sub Traina ancorette per cefalopodi Impatto Cattura Cattura sporadica Cattura secondaria Cattura diretta; Cattura sporadica accidentale ; importanza bassa o diretta importanza bassa importanza bassa importanza alta importanza media Tab. 2. Valutazione dell’impatto degli attrezzi di pesca professionale e sportiva su Epinephelus marginatus nell’area del promontorio di Portofino (dati ed osservazioni personali dei ricercatori impegnati nel progetto) 21 Per realizzare i campionamenti relativi al progetto Spill-over sono state scelte stazioni all’interno e all’esterno dell’AMP. I siti esterni sono stati scelti a distanza crescente rispetto al centro dell’AMP (Zona A) compatibilmente con la geomorfologia della zona e con il rispetto di zone all’interno delle quali le attività sub sono interdette (per esempio nei bacini portuali, ecc.). Fig. 15. Area di studio e stazioni di rilevamento della fauna ittica in immersione (zonazione dell’AMP Portofino: Zona A = nero; Zone B = grigio scuro; Zone C = grigio chiaro) I campionamenti sono stati condotti nei mesi di novembre e dicembre 2006 e gennaio 2007, condizioni meteo permettendo, poiché non erano mai stati condotti censimenti visuali di fauna ittica sull’intero territorio dell’AMP Portofino e zone adiacenti nella stagione fredda. Tutti i campionamenti precedenti erano relativi a agosto-settembre e aprile-maggio (Afrodite-Venere e Spillover). Nelle stazioni A, B e C è stato possibile effettuare il campionamento anche nella seconda fascia di profondità, in questo caso la barra del grafico è contraddistinta dal numero 2 (fascia di profondità 15-20 m) invece che 1 (fascia 4-10 m). Per quanto riguarda la cernia bruna, sono stati censiti 4 individui nel solo territorio dell’AMP; nessuna di queste in zona A. 22 E. marginatus NP6W NP5W NP4W NP3W NP2W NP1W C2W C1W B2W B1W A2W A1W A2E A1E B2E B1E C2E C1E NP1E NP2E NP3E NP4E NP5E NP6E 1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 Fig. 16. Abbondanze espresse in numero di individui rinvenuti per stazione relativi alla specie Epinephelus marginatus Nella Fig. 17 è rappresentata la relazione della taglia (lunghezza totale) con il numero degli individui censiti. Durante la stagione invernale il numero di cernie brune avvistate diminuisce notevolmente. Tra le cause più importanti della minore presenza delle cernie in inverno sono da considerare lo spostamento degli esemplari a maggiori profondità ed un comportamento meno attivo in acque libere, al di fuori degli abituali rifugi. Gli individui censiti, in totale 4, sono di taglia medio – piccola. E. marginatus 1,5 n° ind 1 0,5 0 0 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 33 36 39 42 45 48 LT Fig. 17. Relazioni lunghezza totale (cm) e numero di individui censiti relative alla specie cernia bruna Inoltre, sono state calcolate le biomasse di ogni individuo censito, attraverso le curve lunghezzapeso messe a disposizione sul sito internet www.fishbase.org relative alla specie E. marginatus. 23 Attraverso i risultati ottenuti per ogni singolo individuo censito sono stati ottenuti i pesi totali relativi a ogni specie censiti per stazione. E. marginatus 1600 1400 biomassa (gr) 1200 1000 800 600 400 200 NP6W NP5W NP4W NP3W NP2W C2W NP1W C1W B2W B1W A2W A2E A1W A1E B2E B1E C2E C1E NP1E NP2E NP3E NP4E NP5E NP6E 0 Fig. 18. Istogramma delle biomasse (g) di cernie brune censite per stazione E’ stato calcolata la lunghezza media degli individui censiti, anche se non si può parlare di valori medi, poiché al massimo è stato censito un individuo per stazione. E. marginatus Lunghezza tot 60 50 40 30 20 0 NP 6E NP 5E NP 4E NP 3E NP 2E NP 1E C 1E C 2E B 1E B 2E A 1E A 2E A 1W A 2W B 1W B 2W C 1W C 2W NP 1W NP 2W NP 3W NP 4W NP 5W NP 6W 10 Fig. 19. Lunghezze totali in cm delle cernie brune censite Questi risultati sono sostanzialmente in accordo con i dati disponibili riguardanti sia le AMP mediterranee, sia quelle extramediterranee, i quali riportano come l’abbondanza, la biomassa e la taglia di specie bersaglio tendano ad aumentare nelle AMP a protezione integrale (Harmelin et al., 1995; Côté et al., 2001; Halpern e Warner, 2002; Halpern, 2003; Micheli et al., 2004; Guidetti, 2006), confermando l’esistenza di un chiaro effetto riserva. 24 Il fatto che in zona C vi siano sintomi di impatto maggiori che nelle località esterne induce ad ipotizzare che alcune attività di pesca tendano a concentrarsi in queste porzioni dell’AMP, dove è possibile attuare sia pesca professionistica, sia pesca sportivo-ricreativa, mentre pare che un’attività di pesca di frodo possa essere limitata ai soli confini dell’AMP. 25 Valutazione della risorsa come aspetto economico La pesca professionale e sportiva L’attività di pesca all’interno delle aree marine protette è regolamentata dalla legislazione italiana in un’ottica di preservazione delle specie che non esclude lo sfruttamento tradizionale da parte dei pescatori Questa scelta legislativa segue le indicazioni del protocollo della Convenzione di Barcellona relativo alle aree protette che include tra le finalità da perseguire, tramite le misure di protezione, il mantenimento di antiche tradizioni di pesca che siano ecocompatibili (Bava et al., 2004). All’interno dell’AMP di Portofino è consentita un’attività di pesca professionale artigianale, riservata ai pescatori residenti nei comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure e ad alcune cooperative di pescatori, che viene praticata con piccole imbarcazioni; in questo limitato tratto di costa (circa 15 km di costa per 372 ettari di area protetta) operano 40 barche (Bava et al., 2004). La maggior parte dei siti di cala dei pescatori professionisti si trova in zone esterne all’AMP a causa dell’elevata pendenza dei fondali lungo il fronte meridionale del promontorio e la presenza di forti correnti (Conisma-AMP Portofino, 2006). La pesca sportiva è permessa in Zona B ai soli residenti, ed in Zona C anche ai non residenti, grazie ad un permesso a pagamento. I pescatori che operano nella zona utilizzano un numero elevato di attrezzi, ognuno dei quali legato al tipo di preda che si intende catturare ed alla stagione. In particolare, gli attrezzi più utilizzati sono i tremagli, l’incastellata e la palamitara, cioè reti da posta fissa che non risultano particolarmente pericolosi per E. marginatus. La Cernia bruna è particolarmente vulnerabile alla pesca con i palamiti di fondo e con i filaccioni, quando calati in zona di falesia. Il Consorzio di gestione dell’AMP oggi tutela la cernia bruna con una speciale normativa, rinforzata nel nuovo regolamento approvato nel 2008 che vieta l’utilizzo di filaccioni all’interno dell’area marina protetta e l’uso di cefalopodi come esca. I palamiti non sono quasi più utilizzati dai pescatori professionali di questa zona, perché si tratta di attrezzi che richiedono molta manodopera e non assicurano catture regolari. Inoltre, alcuni pescatori 26 dichiarano di non essere interessati alla pesca di questa particolare specie in quanto ben consapevoli della sua relativa scarsità e del maggior valore che essa ha come attrattiva per il turismo subacqueo piuttosto che come prodotto ittico. Al contrario, i pescatori sportivi non hanno questa consapevolezza e sono attratti dalla possibilità di catturare esemplari di un pesce pregiato come la cernia bruna. Non si ha nessuna certezza sul fatto che la regola che vieta l’utilizzo di attrezzi come i palamiti di fondo sia rispettata dai pescatori non professionisti, considerando che, pur essendo la cernia bruna già protetta nell’intero territorio nazionale fino al raggiungimento dei 5 kg, questa legge viene praticamente trascurata in tutt’Italia, vista la scarsità di controlli e l’alta qualità della sua carne (Bava et al., 2004). Effetti collaterali della pesca Gli effetti collaterali causati dalla pesca della cernia bruna in quest’area sono riconducibili da una parte al tipo di attrezzi utilizzati, dall’altra all’effetto nocivo che il prelievo di una specie che si colloca ad un alto livello nelle reti trofiche esercita sull’ecosistema. Nell’AMP di Portofino i fondali più a rischio a causa della pesca sono i fondali a coralligeno, perché sono quelli che più vengono danneggiati dagli attrezzi da posta (reti da posta, palamiti di fondo e nasse) e da traino (strascico). Il danno causato da questi attrezzi consiste nell’aumento della torbidità dell’acqua (risospensione di materiale sedimentato) e distruzione diretta delle concrezioni biogeniche sviluppate dal benthos (Bava et al., 2004). Nel regolamento vigente la pesca a strascico e la pesca con nasse sono vietate. In particolare, le lenze e reti da posta fisse utilizzate nella pesca professionale possono danneggiare per sfregamento specie sessili come le gorgonie, lacerandone i tessuti: sui rami così danneggiati si sviluppano in seguito epibionti, che danneggiano ulteriormente le colonie. I palamiti possono essere utilizzati nella pesca della cernia bruna anche da pescatori non professionisti e sono ammessi dal regolamento dell’AMP, con alcune limitazioni, in quanto considerati attrezzi selettivi. In realtà anche questi attrezzi possono causare abrasioni e il loro impatto sulle popolazioni sessili dei fondi duri può essere notevole. La pesca della cernia bruna, per l’elevata selettività degli attrezzi impiegati (filaccioni o fucile subacqueo) non comporta lo scarto di pesca costituito dalla frazione di pescato non 27 commercializzabile perché privo di valore economico, definito bycatch, ma può comportare comunque la cattura di esemplari sotto-taglia (cioè di lunghezza inferiore alla taglia minima di cattura per consentirne la commercializzazione). Per quanto riguarda l’overfishing esercitato nei confronti di questa specie nei decenni passati, l’effetto più evidente si è constatato con la diminuzione della densità e della taglia media della popolazione di E. marginatus dell’area di Portofino. In quest'area, la diminuzione della taglia media dell’intera popolazione ha influito negativamente sulla sua capacità di rinnovarsi, sia a causa della riduzione del potenziale riproduttivo dei singoli individui, sia a causa della particolare strategia riproduttiva della cernia bruna. Dal momento che la cernia bruna è un ermafrodita proteroginico, pescando gli individui più grandi si pescano prevalentemente i maschi ed è evidente che avere una densa popolazione di cernie costituita da sole femmine non può assicurare il mantenimento di una popolazione vitale nel tempo. La modificazione della struttura di una popolazione è uno degli effetti tipici causati dallo sfruttamento eccessivo di una risorsa ittica. Oltre a questo, la rimozione di un grande numero di esemplari di una specie importante dal punto di vista ecologico porta squilibri all’interno della comunità naturale (Jackson et al., 2001): E. marginatus dovrebbe esercitare un controllo sul popolamento nel quale si trova attraverso la propria attività di predazione, ma la sua drastica diminuzione comporta un mancato esercizio di questo controllo e si ripercuote sulla struttura e dinamica delle intere comunità. La protezione che è stata messa in atto negli ultimi anni ha portato ad un aumento delle densità e della frequenza di individui di taglia maggiore. Per questo motivo E. marginatus può essere considerata come un indicatore ecologico degli effetti della protezione e dei divieti di pesca. Importanza per la ristorazione Per stabilire l’importanza della cernia bruna come prodotto della ristorazione locale, sono stati contattati alcuni interlocutori privilegiati, rappresentativi del settore nel comprensorio dell’AMP di Portofino. Dalle interviste condotte traspare che la grande maggioranza dei locali (83%) non include mai la cernia nel proprio menù, mentre il restante 17% offre la cernia saltuariamente. All’interno di questa minoranza, solo pochi ristoranti offrono cernia pescata localmente, acquistandola direttamente dai 28 pescatori della zona. La maggioranza dei ristoratori offre un prodotto che arriva da altre aree del Mediterraneo o dall’Atlantico. Valutazione della risorsa come aspetto turistico Le acque del Promontorio di Portofino hanno visto la nascita della subacquea italiana già nei primi anni ‘50: per questo, sebbene i dati scientifici riguardanti la fauna ittica precedenti all’istituzione dell’AMP siano limitati, si può contare sulla memoria storica degli appassionati di subacquea che frequentano la zona da decenni, ed hanno visto la situazione mutare prima in negativo e successivamente in positivo. Nell’area oggi operano 30 Diving Centers, alcuni dei quali partono direttamente da Genova; il flusso di subacquei che si immerge all’interno dell’AMP non è esattamente quantificato, ma si può ipotizzare che vengano effettuate tra le 45.000 e le 65.000 immersioni all’anno. Una simile quantità di visitatori ha senza dubbio un impatto sull’ambiente sottomarino, ma ha un impatto altrettanto importante sull’economia locale, motivo per cui è necessario capire le motivazioni che portano molti subacquei a preferire questa zona. In questo modo, diventa possibile mettere in atto politiche di gestione che avvantaggino l’AMP e i suoi fruitori. L’attività subacquea può costituire un’importante fonte di finanziamento per le AMP (Tunesi, 2006), e determinare dei benefici economici agli operatori del settore turistico, contribuendo all’insieme degli effetti positivi che un’AMP è in grado di esercitare per l’economia locale. Rudd e Tupper (2002), lavorando nell’area marina protetta delle Turks and Caicos Islands (Caraibi), hanno studiato l’impatto dell’abbondanza di una specie di cernie locali (cernia di Nassau, Epinephelus striatus) nella scelta dei siti di immersione da parte dei subacquei, e l’influenza che la presenza di questa specie ha sull’economia dell’AMP. Anche il parco nazionale di Port-Cros, in Francia, ha svolto un’indagine di questo tipo considerando come specie carismatica in grado di attrarre visitatori proprio la cernia bruna (Briquet-Laugier et al., 2007). I lavori citati, così come molti altri studi il cui scopo è quello di stabilire la disponibilità a pagare per la fruizione di un bene ambientale, utilizzano dei questionari per raccogliere le preferenze delle persone e per valutare economicamente le scelte conseguenti. Attraverso le interviste condotte è stata quantificata la ‘disponibilità a pagare’ dei visitatori per aumentare il livello di qualità della loro immersione: la possibilità di vedere grandi/numerosi 29 esemplari di cernia era considerato in entrambi i casi un segnale di qualità dell’immersione; il valore ottenuto è stato poi confrontato con il prezzo sul mercato ittico di questo pesce. Sebbene la valutazione economica di un bene ambientale comporti sempre dei problemi, legati alla loro qualità di bene pubblico, dai lavori citati è emerso con chiarezza che il valore di una specie bandiera come la cernia, quando sfruttata dal punto di vista turistico è molto maggiore del suo stesso valore commerciale valutato come prodotto della pesca o della ristorazione. La cernia bruna sul mercato può raggiungere prezzi elevati (raramente in Liguria scende sotto i 30 euro al kg), ma la concorrenza del pescato proveniente da paesi extracomunitari e l’assenza di una indicazione di provenienza sufficientemente precisa fanno sì che per i pescatori locali sia decisamente antieconomico pescare questo tipo di pesce. E’ comunque ipotizzabile che il prelievo della cernia bruna nell’AMP (sia legale che illegale) sia di circa 50 esemplari all’anno. Strumenti di comunicazione La valorizzazione della specie bandiera cernia bruna, finalità principale del progetto, passa attraverso la comunicazione con il pubblico che si rivolge all’AMP di Portofino. A questo scopo, è stato realizzato nel giugno 2008 l’evento del ‘Cernia Day’, che ha visto la collaborazione di centri diving, associazioni di subacquei della zona e area marina protetta: ai partecipanti è stata spiegata l’importanza di effettuare un censimento per conoscere la quantità di cernie presenti nella zona, e sono state tenute delle brevi lezioni riguardanti la biologia di questo animale. La partecipazione all’evento è stata molto alta; hanno partecipato circa 200 subacquei e un buon numero di Centri Diving e associazioni. Inoltre, sul sito web dell’AMP è stato dedicato AMPio spazio all’evento ed è stata creata una scheda, riguardante la specie E. marginatus, nella quale i partecipanti potessero trovare tutte le informazioni riguardanti questo pesce. I risultati ottenuti dal censimento del Cernia Day sono stati successivamente pubblicati sul sito web, insieme ad un invito ai subacquei a comunicare all’AMP l’eventuale avvistamento di esemplari di cernia bruna in livrea riproduttiva. L’iniziativa ha avuto successo, ed alcune persone hanno mandato le loro esperienze. D’altra parte è emerso che il sito dell’AMP può essere ulteriormente potenziato e reso maggiormente un luogo di incontro tra i fruitori dell’area marina protetta e chi svolge lavori di ricerca all’interno della stessa. 30 L’esperienza del Cernia Day potrebbe essere replicata in futuro, perseguendo il risultato di mantenere la popolazione di cernie sotto costante controllo e di creare un momento “ufficiale” nel quale area marina protetta e centri diving della zona si incontrano e collaborano. Per il futuro è possibile studiare un questionario da somministrare ai subacquei che vengono a immergersi nell’AMP, per capire quale sia il valore che essi attribuiscono alla possibilità di osservare un animale come la cernia bruna nel suo ambiente naturale. Per creare un questionario i cui risultati siano attendibili ed interpretabili è però necessario disporre di una base molto ampia di conoscenze, che stiamo attualmente raccogliendo. 31 Bibliografia ASTRALDI, M., BIANCHI, C.N., GASPARINI, G.P. e MORRI, C., 1995 Climatic fluctuations, current variabilility and marine species distribution: a case study in the Ligurian sea (north-west Mediterranean). Oceanologica Acta, 18 (2): 139-149. BAVA S., CAPPANERA V., CATTANEO–VIETTI R., FANCIULLI G., FAVA M., POVERO P., TUNESI L., 2006 Valutazione dell’impatto antropico nell’Area marina protetta di Portofino. 5° Convegno Nazionale per le Scienze del Mare, Viareggio 14-18 Novembre 2006. Abstract Book. BAVA, S., COSTA, M., AGOSTINI, A. e CATTANEO-VIETTI, R., 2004 La pesca professionale nell'Area Marina Protetta di Portofino. MPA e UNIMAR, workshop: "La pesca nelle Aree Marine Protette italiane.", 22-23 giugno 2004, Roma. BRIQUET-LAUGIER, J.C., CHANCOLLON, O., COTTALORDA, J.M. e FRANCOUR, P., 2007 Vers une evaluation economique du mérou en Méditerranée? 2nd Symposium on Mediterranean Groupers, Francour P., Gratiot J. (eds). Nice, May 10th-13th 2007, pp. 37-42. CHARBONNEL, E., 1996 Note sur les parades nuptiales des mèrous (Epinephelus marginatus) de la Gabiniére (Parc National de Port-Cros) observées les 19, 20 et 22 juin 1996. Note interne, G.E.M./GIS Posidonie, 8 pp. CHAUVET, C., 1991 Statut d’Epinephelus guaza (Linnaeus, 1758) et elements de dynamique des populations mediterraeenne et atlantique. “Les Especes Marines à Proteger en Méditerranée”, Bouduresque C.F., Avon M. & Gravez V. edit., GIS Posidonie publ. Fr., pp 255-275. CÔTÉ I.M., MOSQUERA I., REYNOLDS, J.D., 2001 Effects of marine reserves characteristics on the protection of fish populations: a meta-analysis. Journal of Fish Biology, 5: 178-189. DIAMANT, A. e SHPIGEL, M., 1985 Interspecific feeding associations of groupers (Teleostei: Serranidae) with octopuses and moray eels in the Gulf of Eilat (Aqaba). Environmental Biology of Fishes, 13 (2): 153-159. FRANCOUR P. e GANTEAUME A., 1999 L'arrivee progressive de jeunes merous (Epinephelus marginatus) en Mediterranee nord-occidentale. In: Symposium international sur le merous de Mediterranee. Pro. Of a Symposium, 5-7 nov 1998, at Ile des Embiez, France, Mem. Inst. Oceanogr. P. Ricard, pp:65-73. 32 FRANCOUR, P., 1994. Pluriannual analysis of the riserve effect on ichthyofauna in the Scandola natural riserve (Corsica, Northwestern Mediterranean). Oceanologica Acta, 17:309-317. GUIDETTI P., 2006. Marine reserves re-establish lost predatory interactions and cause communitywide changes in rocky-reefs. Ecological Applications, 16: 963-976. HALPERN, B.S. e R.R. Warner, 2002. Marine reserves have rapid and lasting effects. Ecology letter, 5: 361-366. HALPERN, B.S., 2002. The impact of marine reserve: do reserves work and does reserve size matter? Ecological Applications 13(1), S117-S137. HARMELIN, J.G. e ROBERT, P., 1992 Mérou brun ses origines, sa vie, sa protection. Océanorama 18: 3-7. HARMELIN J.G., BACHET F. e GARCÍA F., 1995. Mediterranean marine reserves: fish indices as tests of protection efficiency. Marine Ecology, 16: 233-250. HEREU, B., DIAZ, D., PASQUAL, J., ZABALA, M. e SALA, E., 2006 Temporal patterns of spawning of the dusky grouper Epinephelus marginatus in relation to environmental factors. Marine Ecology Progress Series, 325: 187-194 JACKSON, J.B.C., KIRBY, M.X., BERGER, W.H., BJORNDAL, K.A., BOTSFORD, L.W., BOURQUE, B.J., BRADBURY, R.H., COOKE, R., ERLANDSON, J., ESTES, J.A., HUGHES, T.P., KIDWELL, S., LANGE, C.B., LENIHANH, H.S., PANDOLFI, J.M., PETERSON, C.H., STENECK, R.S., TEGNER, M.J. e WARNER, R.R., 2001 Historical overfishing and the recent collapse of coastal ecosystems. Science, 293: 629-638 LA MESA, G., LOUISY, P. e VACCHI, M., 2002 Assessment of microhabitat preferences in juvenile dusky grouper (Epinephelus marginatus) by visual sampling. Marine Biology, 140: 175185 LA MESA, G., DI MUCCIO, S. e VACCHI, M., 2006 Abundance, size distribution and habitat preferences in the grouper assemblage of the Ustica marine reserve (SW Mediterranean). Cybium, 30(4): 365-377. LOUISY, P., 1996 Principaux patrons de coloration du merou brun de Mediterranee Epinephelus marginatus (Lowe,1834) (Pisces: Serranidae) en periode d'activite reproductrice. Rev. Fr. Aquariol. 23 (1-2): 21-32. 33 LOUISY, P. e CULIOLI J.M., 1999 Synthese des obsevations sur la reproduction du merou brun Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) en Mediterannee nord-occidentale. In: Symposium international sur le merous de Mediterranee. Pro. Of a Symposium, 5-7 nov 1998, at Ile des Embiez, France, Mem. Inst. Oceanogr. P. Ricard, pp:119-130. MAGGIO, T., ANDALORO, F., HEMIDA, F. e ARCULEO, M., 2005 A molecular analysis of some Eastern Atlantic grouper from the Epinephelus and Mycteroperca genus. Journal of Experimental Marine Biology and Ecology 321: 83-92 MARINARO, J.Y., ROUSSEL, E., LAWSON, J., CREC’HRIOU, R. e PLANES, S., 2005 Premier signalament d’une reproduction effective du mérou brun, Epinephelus marginatus, dans la Réserve marine de Cerbére-Banyuls (France). Cybium, 29 (2): 198-200. MARINO, G., AZZURRO, E., MASSARI A., FINOIA M.G. e MANDICH A., 2001 Reproduction in the dusky grouper from the southern Mediterranean. Journal of Fish Biology 58: 909-927. PELAPRAT, C., 1999 Reproduction of the dusky grouper Epinephelus marginatus in the North of the Corsica (France). In: Symposium international sur le merous de Mediterranee. Pro. Of a Symposium, 5-7 nov 1998, at Ile des Embiez, France, Mem. Inst. Oceanogr. P. Ricard, pp:147-153. RUDD, M.A. e TUPPER, M.H., 2002 The impact of Nassau grouper size and abundance on scuba diver site selection and MPA economics. Coastal Management, 30: 133-151 TUNESI, L. e MOLINARI A., 2005 Species richness and biogeographic outlines of the fish assemblage of the Portofino Marine Protected Area (Ligurian Sea). Biologia Marina Mediterranea 12: 116-123 ZABALA, M., GARCIA-RUBIES, A., LOUISY, P. e SALA, E., 1997 a Spawning behaviour of the Mediterranean dusky grouper Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) (Pisces, Serranidae) in the Medes Island Marine Reserve (NW Mediterranean, Spain). Scientia Marina 61 (1): 65-77. ZABALA, M., LOUISY, P., GARCIA-RUBIES, A. e GRACIA V., 1997 b, Socio-behavioural context of reproduction in the Mediterranean dusky grouper Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) (Pisces, Serranidae) in the Medes Islands Marine Reserve (NW Mediterranean, Spain). Scientia Marina 61 (1): 79-89. 34