Settembre/Ottobre 2010 - Liceo Classico «Pilo Albertelli

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Settembre/Ottobre 2010 - Liceo Classico «Pilo Albertelli
Quando il sogno diventa realtà
O
nasceva
nel
settembre del 2007. In principio, non era che un vago desiderio, una scommessa ambiziosa di
due liceali: Marco Fattorini ed Elisabetta Raggio. E oggi, quattro anni dopo, è la prova tangibile che il loro
sogno si è realizzato: ci siamo noi, fieri
di poter dire che il giornale del Pilo
Albertelli è nuovamente qui.
, nonostante le difficoltà e le
interruzioni, le lacune e i ritardi di
consegna, l’inesperienza e tutti gli
ostacoli che possono incontrare dei
“giornalisti” alle prime armi, come noi.
, nell’ambito dei progetti
approvati e finanziati dall’istituto,
dunque, promossi dalla stessa Scuola
Pubblica, vessata oggi da limitazioni e
tagli, licenziamenti e vaghe chimere
aziendalistiche; e abbandonata all’incuria, torturata, saccheggiata nelle risorse, svuotata della sua importanza e
del suo ruolo formativo da anni di riforme demagogiche o deleterie. E nonostante tutto, . Ancora.
E dispiace dirlo, ma crediamo fermamente che non sarannno le restrizioni
economiche, né la cecità dei legislatori,
a imbavagliare questa voce, ma la vostra indifferenza, il vostro distacco e la
vostra mancata partecipazione. Questo
sì, potrebbe determinarne la fine.
Per impedire che ciò accada, per
rafforzare, in questo quarto anno di redazione, le fondamenta del nostro
giornalino, onde permettere agli stu-
Homenaje a
la Negra
a p.8!
Nuova Mail!
U2 in Rome!
a p.10!
China 2010
da p.4!
ond nomala
denti di domani di esprimersi e di
rinnovare questo strumento in continua evoluzione e sperimentazione,
occorrono la vostra attenzione e la vostra consapevolezza. In una società in
cui le vere responsabili dell’attacco alle
libertà condivise sono il disinteresse e
l’ignoranza , partecipate e comunicate,
ANCHE attraverso questo “portale” di
libero scambio.
Non è rimasto più nessuno della prima, storica formazione, nessuno che
possa diradare la nebbia intorno
all’immagine sbiadita e lontana delle
riunioni e degli incontri dei primi redattori intenti a pianificare il contenuto
del numero in uscita intorno a un tavolino… Quattro anni, e il giornale
appartiene ormai a un’altra generazione. La redazione ha accolto nuovi elementi, è cresciuta, e maturerà ancora;
per poter continuare abbiamo bisogno
di voi studenti, di voi lettori, di voi redattori del futuro. E per cominciare
con la stessa vitalità dell’anno passato,
non possiamo non chiarire ai nuovi
arrivati, e ribadire ai veterani
dell’Albertelli,
il
significato
dell’
, fornendo una breve
spiegazione anche a tutti coloro i quali,
nel corso di questi giorni, si saranno
interrogati un po’ perplessi, osservando
le pareti dei corridoi dell’istituto,
tappezzate di volantini propagandistici:
“Ma cos’è quest’
?”.
E noi rispondiamo anche a quelli che
non hanno mai potuto o voluto contribuire, e che potrebbero iniziare da
adesso, che la scuola non è solo didattica mirata alla formazione individuale,
ma soprattutto interazione e impegno
sociale per il raggiungimento di un
obiettivo comune. Questo è
: la voce aperta e libera degli studenti
e dei docenti del liceo.
Se avete voglia di dare un’occhiata ai
numeri passati, ma non avete la possibilità di reperire una vecchia copia cartacea, potete facilmente accedere
all’archivio e alla sezione riservata alla
rivista tramite il sito del Liceo:
Visitate, esplorate, e soprattutto
commentate! Comunicate le vostre opinioni e i vostri suggerimenti, non
abbiate timore di scrivere cosa ne
pensate, come migliorereste il giornale
se foste VOI a scriverlo, e magari, tra
una versione di latino e un brano di
letteratura, provate a farlo davvero
inviandoci articoli, commenti, avvisi e
recensioni al nostro nuovo indirizzo di
posta elettronica:
Invece, se volete mantenere l’anoni-
Primo giorno di
scuola
13 settembre 2010 ore 8.00 oggi è il
mio primo giorno di liceo, sono molto
agitata,
gesticolo
nervosamente
mentre guardo incuriosita i personaggi che abitano questa enorme
struttura, molto diversa dalla mia periferica scuola media. Cerco di trovare
tra i visi dei miei coetanei le mie stesse paure, la mia stessa sonnolenza dovuta a una nottata passata in bianco
fantasticando su questo famoso primo
giorno.
Sono le 8.10 e suona la campanella:
appena entro scopro che tutte le classi
dei ginnasi si trovano all’ultimo piano,
do’ un’occhiata alle ripide scale e comincio a salire lentamente. Mentre
salgo mi rendo conto che questo faticoso percorso lo dovrò affrontare sei
giorni alla settimana per cinque anni e
già
so
di
non
farcela…
Affanata, raggiungo il mio piano,
percorro gli spaziosi e luminosi corridoi in cerca della mia classe che fortunatamente trovo quasi subito.
Entro nella mia nuova aula che è
molto diversa da come me l’ero immaginata, è lunga e stretta, a due file da
cinque banchi l’una, le finestre
enormi, i soffitti altissimi e un affaccio
mozzafiato sulla Basilica. Mi sistemo al
penultimo banco, fila a destra, e
guardo attentamente coloro che saranno i miei nuovi amici e vedo nei loro volti la stessa curiosità e incertezza che
ho io e già mi sento sollevata. Dentro di me c’è una sensazione non molto definita: un misto tra curiosità e paura che genera adrenalina: un brivido mi percorre
dalla testa ai piedi. Sono consapevole del fatto che questo è l’inizio di una grande
avventura fatta non solo di sorrisi e divertimento, ma anche di studio e
arrabbiature, ma per adesso non ci voglio pensare. Oggi è solo il primo giorno…
mato, vi basterà recapitare i vostri messaggi nella cassetta blu presso l’entrata
del piano del Liceo! Avremo piacere di
pubblicare le vostre foto più divertenti,
gli scatti che vi ritraggono nei momenti di allegria e delirio, i versi, i
racconti e le vignette, le battute più memorabili e gli aforismi indimenticabili
di professori e compagni, e le poesie
che andranno a riempire quella che
oramai è l’affermata sezione
. A quelli che ancora credono
che la pagina rivoltata sia un errore di
impaginazione, a VOI dormiglioni (!) ripetiamo non senza una certa frustrazione: la posizione è intenzionale!
Per porre rimedio ai ritardi di pubblicazione della rivista, e per assicurare una
certa regolarità ai lettori, OndanomalA
uscirà a cadenza bimestrale. La distribuzione avverà come di consueto di
fronte ai distributori di merendine e
caffè situate ai piani del liceo e del
ginnasio durante la ricreazione; vi invitiamo comunque a sostenerci con
un’offerta, anche simbolica.
Ribadiamo nuovamente la necessità
del giornale di accogliere altri sponsor
esterni: contattateci perciò, in caso trovaste un’associazione o una società
interessata a comprare uno spazio
pubblicitario sul nostro magazine.
Ci auguriamo che
possa
continuare a esistere, ed essere per voi
ciò che rappresenta oggi per noi, e che
significava ieri per Elisabetta e Marco:
la concretizzazione di un sogno.
ond nomala
Bombe e primati nazionali
Come spesso accade, gli italiani non apprezzano i propri primati perché non li
ricordano.
In una trasmissione televisiva, ovviamente non in Parlamento, il ministro della
Guerra La Russa ha proposto che gli aerei italiani in Afghanistan sgancino
bombe “per combattere il terrorismo” (trascurando il fatto che le esplosioni
confondono civili inermi e combattenti armati, e che spesso i sopravvissuti ad
un bombardamento aereo passano dalla prima categoria alla seconda).
Il dibattito susseguito alla geniale boutade non ha valorizzato a sufficienza il primato italiano nella teoria e nella pratica del bombardamento aereo. Giulio Douhet, italianissimo nonostante il cognome francesizzante, fu il primo a teorizzare
l’importanza del bombardamento aereo sui centri urbani del nemico per
fiaccarne la resistenza psicologica, traendo le opportune conseguenze dalla
pratica italiana nella guerra di Libia.
In seguito, la prassi del bombardamento sui civili raggiunse nuovi vertici con
l’uso dei gas chimici, praticato dagli italiani nella campagna d’Etiopia al di fuori
di ogni convenzione internazionale, e nella seconda guerra mondiale il giusto
orgoglio nazionale proruppe nell'invenzione del neologismo “coventrizzare” per
celebrare il successo dell'aviazione italo-tedesca contro la città inglese.
A questo punto, gli italiani erano pronti per apprezzare l’abilità dei bombardieri
anglo-statunitensi nel radere al suolo le città della penisola … Quando gli allievi
superano i maestri, bisogna essere sportivi e apprezzare la superiorità altrui.
Purtroppo, 60 anni senza bombardamenti hanno portato le nuove generazioni a
dimenticare questo italianissimo primato, nonostante i tentativi dell’ex comunista D’Alema e della buonanima
di Cossiga di riportarlo in auge con le
“missioni” in Serbia sul finire del secolo.
Per fortuna un nostalgico delle itale
glorie come La Russa ha rotto il tabù
dell’art.11 della Costituzione, e finalmente anche i mollaccioni del
terzo millennio potranno provare
l’ebbrezza di massacrare impunemente … benvenuti fra i criminali di
guerra!
,
Luigi De Luca
Scambio culturale con la Svezia
L
o scambio di quest’anno con la Svezia è stato davvero emozionante. In un
primo tempo siamo stati ospitati da famiglie svedesi. Abbiamo potuto
confrontarci con ragazzi della nostra età, che vivono in un contesto diverso dal nostro. Abbiamo parlato con loro di tutto quello che ci accomuna, ma
soprattutto di ciò che ci rende diversi e che ci ha permesso di crescere grazia a
questa esperienza. Mettere gli uni di fronte agli altri i nostri rispettivi sogni e le
nostre aspirazioni, discutere dei gusti che abbiamo in materia di libri, musica,
film ha dato il via a discorsi che lasciavano capire quanto fossimo dissimili. Non
credo che qualcuno potrà dimenticare quello che ha imparato da quei ragazzi e
nemmeno tutte le risate fatte con loro. Le famiglie presso le quali stavamo ci
trattavano come se ci conoscessero da sempre, e anche se ci sono stati momenti
di imbarazzo non sono andati oltre la mezz’ora. Al momento di lasciare quella
che per poco era diventata la nostra casa, molti erano tristi, ma possiamo consolarci pensando che presto i ragazzi verranno qui a Roma, nostri ospiti, e potremo stare ancora con loro. Prima di tornare in Italia, abbiamo trascorso gli
ultimi giorni a Stoccolma, in un ostello situato su una barca. Anche questa sistemazione è stata meravigliosa. Abbiamo dormito in cabine da quattro o sei persone e potevamo vedere i mare dagli oblò. Penso che, se avremo ancora
l’opportunità di tornare in Svezia, non lasceremo che ci sfugga.
ond nomala
September 2010: Ondanomala goes to China!
Il Grande Muro
T
re ore e più di pullman, ma ben ripagate. Arriviamo al punto di partenza,
un centro turistico incastrato in una valle montana, quasi a mezzogiorno.
Fa molto caldo nonostante ci si trovi in alta quota. Da una parte all'altra
dell'ingresso si stende la Grande Muraglia: scelgo la parte che, a prima vista, mi
sembra più panoramica. Abbiamo un'ora e mezza di tempo per arrampicarci
(non “salire”, “arrampicarci”). Incominciamo a salire, ma gli altri sono lenti: voglio fare più strada possibile. Allora lascio i miei compagni per andare più veloce, c'è moltissima gente. Guardando davanti a me vedo il muro distendersi
lungo valli e cime montuose: per la
sua forma irregolare, che segue fedele
quella del terreno, sembra una lunga
corda lasciata cadere dal cielo. Mentre
salgo avverto la possenza della struttura, la sua stabilità, che dura da 2200
anni: penso a quello che ci ha detto
Emma (la nostra guida), delle migliaia
di persone che sono morte durante la
sua costruzione; penso alle battaglie
combattute sotto le sue mura. Sono
arrivato in cima. Il muro cambia
all'improvviso direzione, scendendo
per la valle con una pendenza incredibile: lì c'è molta meno gente, quasi solo giovani. Il panorama è stupendo,
ma voglio andare avanti. Allora incomincio a scendere, stando attento a
non cadere: è talmente ripido che, se
non ci si regge ai corrimano laterali, si
comincia a scivolare da fermi. Sceso a
valle il muro attraversa diverse postazioni militari: mi sembra di vederli, i
soldati appostati sulla loro sommità,
con la neve, il sole, il freddo, la
pioggia. Imperterrite sentinelle al
servizio dell'imperatore che vegliano
ai confini del regno, tra montagne che
li isolano dalla civiltà. Dopo una serie
di salite e discese c'è un'altra salita e
l'ultima torretta di avvistamento, dopodiché non si può proseguire perché il
muro è danneggiato. Ci ho messo
un'ora. Mi fermo e mi guardo intorno.
Sono solo io e un signore che canta
una canzone tradizionale cinese, a bassa voce. Per il resto il silenzio è totale,
reso ancora più vero dall'enorme spazio vuoto che mi circonda. Sono io, il
signore, e il vento che ogni tanto sussurra qualcosa. Intorno montagne,
montagne e montagne, fino a che
l'occhio riesce a vedere: l'atmosfera è
surreale, fa venire voglia di rimanere
là tutto il pomeriggio, soltanto a
pensare e a guardare, aspettando che il
vento o il fruscio degli alberi risponda
alle mie domande.
ond nomala
ond nomala
September 2010: Ondanomala goes to China!
The North FAKE
“Ok, last price: 250 yuan” “No, too much; 100 yuan” “Oh please, a little bit more!” “I’m sorry, 100 yuan or nothing” “Ok, ok,
you win”. Contrattare il prezzo di una merce è da sempre parte della sottile arte del commercio, una pratica nata con esso
dagli albori delle società primitive e diffusissima anche, oggi seppur in forme diverse. Certamente è assai difficile trovare
al giorno d’oggi in un paese occidentale un negoziante disposto a trattare in maniera sfacciata il prezzo di un oggetto pur
di non perdere un cliente, soprattutto quando si tratta di un bene secondario; così, almeno alle nostre latitudini se non ci si
può permettere in nessun modo l’acquisto di cappotti, borse, scarpe, ecc..., o ci si accontenta di qualcosa di più economico
oppure si aspettano fiduciosi la stagione dei saldi, sempre sperando che l’oggetto
dei sogni sia ancora disponibile. Ma spostandosi di 100 meridiani verso est ed
affrontando 6 fusi orari ed 11 ore di volo diretto si può giungere in un luogo dove i sogni più proibiti sullo shopping si possono realizzare, se non superare in
alcuni casi. Il luogo in questione altri non è che il meraviglioso Catai di Marco
Polo, la nazione al centro dell’universo, la grande Cina, l’economia dal PIL più
alto in assoluto dopo gli Stati Uniti e il più grande esportatore di merci al
mondo. Le fortune cinesi si sono realizzate soprattutto a causa della vastissima disponibilità di manodopera a
bassissimo costo, capace però di produrre in quantità spropositate; ovviamente negli anni passati ciò ha attirato
le grandi industrie di ogni settore, interessate ai vantaggi di una produzione
dai costi irrisori secondo una logica
del risparmio vecchia quanto il capitalismo stesso. Proprio per questo il Made in China è stato per lungo tempo
sinonimo di cattiva qualità e di falso,
questo anche perché chi veniva assunto da una grande impresa straniera
spesso una volta imparati i fondamentali del mestiere si metteva in proprio producendo un’imitazione molto
simile all’originale. Attualmente poi, è
ben difficile scovare differenze tra un
prodotto originale ed uno contraffatto,
perché entrambi vengono talvolta
fabbricati dallo stesso tipo di macchine
o in qualche caso dagli stessi operai, in
momenti differenti. Così i capi che
non entrano nel circuito ufficiale delle
importazioni,
finiscono
inevitabilmente al mercato nero, dove
appunto sono venduti a prezzi irrisori.
Il “silk market” di Pechino, una meta
accidentale del nostro viaggio (ma rivelatasi per alcuni ben più interessante
della muraglia o della città proibita) è
un’ esempio lampante di questo tipo di
traffico illegale (ma di fatto tollerato,
anzi ben accetto dalle autorità cinesi).
Lo spazio in questo mercato al chiuso
è diviso in tanti piccoli chioschi, che
poco differiscono, a seconda delle tipologie di merce venduta (cappotti, polo,
elettronica…), l’uno dall’altro, anzi si
ha la netta sensazione di essere in
realtà in un unico negozio apparentemente frammentato in varie sezioni.
Se ci si addentra dentro questa foresta,
si viene letteralmente assaliti dai
ond nomala
venditori, pronti ad esibire merci degne di competere con Harrod’s o che
ancora devono arrivare sul mercato
europeo; una volta entrati nelle loro
grinfie, vi è solo l’imbarazzo della
scelta, ma anche se si desidera qualcosa che non è esposto, basta chiedere e
rapidamente si può ottenere un capo
qualsiasi della misura e colore adatti.
Questi però sono solo i preliminari:
una volta accordatisi su un prodotto
inizia la contrattazione, o meglio il
mercanteggio, con l’obiettivo di
strappare il prezzo migliore possibile.
Per esempio se per un cappotto North
Face viene proposto un prezzo di 1500
yuan (considerando che il cambio con
l’Euro è quotato circa 1€=8,7 yuan, un
costo comunque irrisorio rispetto a
noi), è possibile scendere ad almeno
10 volte tanto, anche se ciò comporta
parecchio dispendio di energie per un
occidentale non più abituato dalla sua
cultura a discutere sui costi. In ogni
caso una volta che si giunge ad un
accordo, il venditore esibisce spesso un
volto soddisfatto, e in alcuni casi si
proferisce in complimenti per la
trattativa, ovviamente fatti per invogliare l’acquirente ad comprare
qualcos’altro. Rimane quindi il dubbio
su chi abbia fatto il vero affare, il “povero” venditore cinese o il “ricco”
compratore venuto dall’Italia; data la
disponibilità di roba presente nel magazzino e data la grande soddisfazione
del cliente che potrà vantarsi di aver
pagato pochissimo ciò che nel suo paese avrebbe comprato a cifre stellari, è
probabile che l’affare sia stato
vantaggioso per tutti e due. Ovvio, ciò
dovrebbe far riflettere su quale sia il
vero valore di questa merce e se sia
più giusto il prezzo proposto in Cina o
quello venduto all’occidente e sui
grandi mercati, o se siano sbagliati
entrambi; comunque sarebbero improponibile entrambe le soluzioni, per
motivi diversi e lunghi che non starò
qui ad elencare. Perciò è immaginabile
che in futuro continuerà a proliferare
questo tipo di commercio per la gioia
dei viaggiatori-fanatici dello shopping
che si recheranno a Pechino e dintorni.
ond nomala
Homenaje A La Negra
9
luglio 1816, a San Miguel de Tucumàn i rappresentanti della neonata nazione argentina dichiarano l'indipendenza dalla Spagna. Nei decenni
successivi questo centro settentrionale diventerà il simbolo stesso della libertà e dell'indipendenza dello stato argentino, un'indipendenza che sarà più
volte messa in crisi e rivendicata con ferocia dal popolo.
All'ombra di questa pesante eredità 119 anni dopo, di nuovo di 9 luglio, nacque
Mercedes. Ad attenderla nella miseria della loro baracca il padre, operaio in uno
zuccherificio, e la madre, costretta a lavorare come lavandaia per le donne
borghesi. Un inizio che prometteva fame, stenti e fatica.
Nel frattempo i più alti ranghi dell'esercito prendevano il comando nel paese, destituendo il presidente Castillo. Fra di loro l'intraprendente colonnello Juan Domingo Peròn. E mentre le sorti dell'Argentina oscillavano tra una "democrazia"
filo-anglofona e governi militari populisti la giovane Mercedes diventava donna,
nell'innocente inconsapevolezza del suo futuro, nella miseria metropolitana. A
quindici anni i genitori, peronisti convinti, decisero di approfittare della disponibilità di treni gratuiti per recarsi nella capitale per le celebrazioni del 17 ottobre
(anniversario della liberazione di Peròn), ma lei stava già imparando l'alfabeto
della libertà nei conciliaboli segreti con gli amici di scuola e di strada. In questo
periodo calcò per la prima volta un
palco: la sua insegnante di canto si
ammalò ma per il pomeriggio era prevista un'esecuzione del coro della scuola dell'inno nazionale. La direttrice non
fece troppi complimenti e fece sapere a
Mercedes che si sarebbe dovuta mettere in prima fila, cantando a voce spiegata cosicché tutti la potessero sentire.
Il primo panico, la sua prima volta, il
suo vero debutto come riferirà in
un'intervista anni dopo. Poi venne la radio.
Ancora minorenne, spinta dalle compagne, decise di partecipare ad un
concorso radiofonico ma, temendo le
reazione della famiglia, si presentò con
uno pseudonimo: Gladys Osorio. Il
concorso fu vinto, e Mercedes continuò
a cantare in radio, contro la volontà del
padre. Donna forte, fin dall'inizio, mai
disponibile a compromessi.
Trasferitasi a Mendoza per inseguire
l'amore costruì qui un sodalizio artistico di successo con il marito, Oscar
Matus, e il poeta e amico Armando Gòmez. I tre iniziarono a reinterpretare la
musica popolare argentina operando
una trasformazione che avrebbe
portato alla messa da parte dei classici
tanghi in favore di una nuova tendenza
che traeva le sue radici dalla musica
folk caratteristica delle varie regioni.
Un nuovo modo di fare canzone, una
nuova poesia adatta a celebrare
l'emergente identità culturale di un popolo che, dopo secoli di vita rurale, aveva lentamente scoperto le luci della
città, il giogo della vita operaia. Il risultato fu il suo primo album "La voz
de la zafra", 1962, dal nome eloquente.
La
è infatti la mietitura della
canna da zucchero, la principale produzione dello stato di Tucumàn. Un disco
che dipinge una società in trasformazione e le profonde radici che essa
continua a portare impresse sulla sua
pelle.
Sulla base dei principi che avevano
portato alla produzione di questo
album, nel 1963 fondò, insieme ad un
nutrito gruppo di artisti, il Movimiento
del Nuevo Cancionero. Il loro manifesto sarebbe stato alla base di tutta la
musica popolare argentina, e in generale sudamericana, della seconda metà
del '900.
Mercedes rimarrà fedele tutta la vita a
questi principi, vincendo con la potenza espressiva della sua voce qualsiasi pregiudizio artistico, culturale e
ideologico. Proprio nell'ottica di coniugare le nuove tendenze musicali con
l'espressione della "voz del pueblo" si
può intendere la sua costante apertura
verso le nuove voci, folk, rock o pop
che siano, della musica sudamericana.
Arriverà anche il successo, quello vero,
contornato dalla fama mondiale e da
contratti discografici.
Fu nel '65 che si ebbe la svolta. Era in
corso il quinto festival di musica folk
di Cosquìn. Durante la sua esibizione il
cantante Jorge Cafrune chiamò a
sorpresa, contro la volontà degli stessi
organizzatori, a cantare La Negra,
Mercedes. Un successo strepitoso e
l'amore incondizionato del pubblico.
La
volò sul mondo, da
Lisbona a Miami, da Roma a Leningrado conquistando la simpatia e
l'apprezzamento del pubblico mondiale.
Seppure ormai nota anche al di là dei
confini nazionali non dimenticò la sua
origine, le sue radici e la sua voce divenne arma per rivendicare la libertà
del Sudamerica, dai dittatori indigeni
così come dalle potenze straniere, per
denunciare l'annientamento della dignità umana a cui era abituata ad assistere giorno dopo giorno, nei
sobborghi della sua Buenos Aires. Un
po' Che Guevara e un po' Bolìvar
combatté a suon di versi la sua rivoluzione, la sua lotta per un unico stato
sudamericano, entità meravigliosamente libera e autonoma da ogni
imposizione antidemocratica.
Nel '72, nonostante l'opposizione del
rinnovato regime militare, pubblicò
e
,
i suoi album politici, i manifesti della
sua lotta.
Iscritta dal '60 al partito comunista i
suoi dischi vennero banditi nel '76
dalla giunta militare. La Negra tentò
di resistere ma quando si vide portare
via in manette durante un concerto a
La Plata capì che sarebbe servita più
all'estero che in patria. Diede così inizio al suo esilio, prima a Parigi e poi a
Madrid. La solitudine, la morte del secondo marito, la portarono ad accarezzare l'idea del suicidio. Resistette,
strinse i denti. Non voleva essere una
martire, ma una militante. Con il
tempo riprese coraggio: anche dalla
Spagna continuò a denunciare la violenza e l'ingiustizia del regime di Videla.
Le
migliaia
di
oppositori
desaparecidos nel silenzio dei commissariati, dei palazzi del potere.
A un passo dalla fine della dittatura fece il suo ritorno trionfale a Buenos Aires; con una serie di concerti contribuì
a staccare la spina ad un regime ormai
al tramonto, alla nascita di una nuova
democrazia.
Fu eletta a simbolo della speranza e di
una nuova possibilità per il Sudameri-
ond nomala
ca: la "voz de America", come sarà conosciuta.
Arrivarono anche la definitiva consacrazione mondiale e il disco di platino
con 30 años e Gestos de amor.
Così come il riconoscimento e la realizzazione della sua attività politica.
La cantora ha vissuto il suo successo,
senza tregua, vedendolo non come il
fine, ma come un mezzo, uno qualsiasi,
per professare la sua idea di giustizia e
libertà. Una donna lucida e sempre
attenta, mai vittima dei dogmatismi,
che infatti nel 2003, in seguito all'esecuzione capitale di tre cubani da parte
del regime castrista, dichiarò:
Haydée Mercedes Sosa è morta il 4
ottobre del 2009, fra l'ammirazione
commossa di tutto il sub-continente
americano. La Negra continuavano a
chiamarla, la Ragazza, nonostante i
suoi 74 anni. A un anno, solo un ultimo ricordo, le sue parole, la sua musica, la sua vita:
Il patriota del XXI secolo può
ancora esistere?
Tante volte ho pensato di fuggire davanti ai problemi del mio paese, sono
tanti, grandi e molto ben radicati… e
certamente non tutti facili da risolvere.
Ma di uno in particolare non intendo
cedere terreno, quello della nostra
identità nazionale, che mi sta a cuore
come l’aria che respiro, resa quasi insignificante a causa del lavoro di burocrati incompetenti e ladroni e di
filibustieri dell’alta finanza che tutti i
giorni seminano sfiducia e false ideologie, portando alla confusione i più giovani.
Molto spesso parlando con i miei coetanei dei malfunzionamenti della nostra
società, che si parli dei rifiuti di Napoli
o degli sfollati dell’Aquila, ho sentito
pronunciare più volte con rassegnazione e sarcasmo la frase “E che ci vuoi fare? Questa è l’Italia… Tutto funziona
male, è meglio vivere all’estero”.
E come dargli torto? E’ così, no?
Ci fa schifo parlare del nostro paese e
guardiamo con aria sognante l’erba
del vicino illudendoci di poter scappare come codardi lasciando che vengano distrutti i nostri simboli più
preziosi.
Come l’inno di Mameli infangato dalle
folli idee scissioniste di alcuni
imprenditori del nord e minacciato
dall’ignoranza di molti che lo ritengono inutile e privo di significato quando
invece rappresenta tutta la fatica che
abbiamo fatto in passato per la nostra
unificazione sotto il tricolore.
E altri che insistono nel non farlo imparare nelle scuole, rischiando di forgiare così una nuova generazione di
italiani privi di amor di patria e pronti
a rinnegare i loro stessi natali, lamentandosi ovunque e comunque,
anche su internet e nei social network
diffondendo così informazioni deformate e corrotte della nostra patria
nel mondo.
Spero che questo fenomeno non diventi troppo importante, affinché possa essere corretto da un’informazione
più limpida e rispettosa, foriera di un
nuovo movimento di ottimismo
collettivo.
Ricordo ancora quando lo imparai a
scuola e di come rimasi sorpreso dalla
sua bellezza, quando con i miei
compagni lo cantavamo in classe e mi
sentivo parte di qualcosa di più grande
e più profondo di un semplice coro di
studenti delle elementari… ero parte
del mio paese.
Oggi poi abbiamo l’onore di condividere la nostra terra con differenti
culture e religioni certo non inferiori
alla nostra, che hanno scelto il nostro
paese come casa perché credono nel
vero valore del nostro tricolore… la
Libertà.
Ho avuto in passato la grande
opportunità di andare all’estero molte
volte e di poter vedere come vivono i
nostri vicini e posso assicurarvi che
nessun paese di quelli che ho visitato
(e chiunque abbia viaggiato potrà
confermarlo) è libero come l’Italia,
persino l’America un tempo terra dorata delle opportunità è ridotta a pura
apparenza ed è stata da tempo
inghiottita dall’intolleranza e dalla violenza.
Perciò io penso che il nostro paese meriti una rivalutazione radicale da parte
di tutti i suoi abitanti affiche tutti si
rendano conto della fortuna che
hanno e che come una bella pianta va
curata ed innaffiata giornalmente, così
noi dobbiamo curare la nostra burocrazia e il nostro governo, giorno per
giorno.
E’ giusto secondo voi credere ancora
così ottimisticamente nella forza delle
persone mosse da un medesimo
obbiettivo in questi tempi così bui?
Oppure è solo un sogno irrealizzabile
quello di credere di poter fare qualcosa di concreto in questo nostro grande
paese che è l’Italia?
Io sono orgoglioso di essere italiano e
voi?
ond nomala
Quando l'Onda Verde incontra "La Rete"
O
rmai da molti anni l’Iran è sotto un regime autoritario, un regime che,
come dice il portavoce dell’ associazione Iran Human Rights Mahmood
Amiry Moghaddam, ha tolto ai cittadini la loro libertà politica,di espressione, di religione e che interferisce nelle loro vite private.
Negli ultimi tempi ogni forma di manifestazione è stata repressa e, dopo la rielezione di dubbia correttezza del premier Ahmadinejad di cui hanno parlato i rotocalchi di mezzo mondo (o almeno di quei paesi non schieratisi dalla parte dell’
Iran), si è cercato di soffocare anche la pacifica lotta dell’ associazione Onda
Verde che reclama il rispetto dei diritti umani e civili.
Dopo le “libere” elezioni del 12 giugno 2009 alle diffuse proteste sono infatti seguiti 5000 arresti, 100 condanne a pene corporali e 12 a quella capitale (ma ci soveder riconosciuti i loro diritti e che vono già state 2 esecuzioni).
Il regime dunque cerca di difendersi gliono far sapere al resto del mondo
(continua a raccontare Moghaddam) e quello che il loro popolo sta vivendo, le
l’unica alternativa al concedere le ri- autorità hanno messo al bando oltre 60
chieste libertà ai manifestanti, atto che istituzioni straniere per la difesa dei diper il governo equivarrebbe all’ assu- ritti umani.
mersi la responsabilità dei crimini E non solo dato che già l’11 febbraio
perpetrati negli ultimi 30 anni, è usare del corrente anno Google aveva
confermato che i problemi di linea e il
ancora di più la forza.
E dato che più della metà della popola- blocco della posta elettronica Gmail
zione iraniana è costituita da giovani non dipendevano da un problema
al di sotto dei 30 anni che aspettano di tecnico, a riprova del tentativo di
fermare il passaggio di informazioni
su Internet e su siti come Twitter.
A mio avviso però il regime non riuscirà a fermare il flusso di informazioni, perchè il mondo libero può
parlare, diffondere le notizie e mettere
il regime in condizione di non potersi
porre contro l’ intera comunità
internazionale. Allora gli Iraniani che
adesso lottano per la libertà potranno
riappropriarsi dei propri diritti.
Perchè lo sperimentalismo musicale si è
fermato?
U
ltimamente sul nostro giornalino e nell’ambito del nostro edificio scolastico, capita di
vedere e sentire discussioni molto accese riguardanti la validià o meno della
cosiddetta musica commerciale dei nostri giorni. Come in ogni dibattito che
si rispetti, abbiamo coloro che
appoggiano i difensori di questo genere e chi vi si oppone
. C’è
chi dice che Lady Gaga è una musicista straordinaria e che l’house è una
musica geniale e divertente da ballare,
e c’è chi sostiene che tutta questo è
spazzatura. Premettendo che la musica
house e commerciale segue una strada
già precedentemente marcata (e credo
che su questo non ci siano dubbi), e
che il nuovo rock e il metal non sono
da meno, se noi chiediamo a entrambe
le fazioni perché oggi nessuno riesce a
elaborare un nuovo genere musicale,
entrambe risponderanno che non c’è
più nulla da inventare e che tutto è già
stato sperimentato. A questa risposta io
mi oppongo senza indugi. Senza
dubbio i tentativi di fusione e sperimentazione nel corso degli anni sono
stati numerosi, ma ci sono ancora
molte frontiere quasi del tutto inesplorate. Prendiamo per esempio la musica
tradizionale cinese o giapponese (o
quella orientale in generale), la fusione
delle quali con la musica occidentale è
meta ambita da molti musicisti professionisti.
Ma perché lo sperimentalismo musicale si è fermato?
La risposta è semplice. La responsabilità non è tanto degli artisti quanto dei
produttori discografici, i quali hanno
come unico obiettivo quello di portare
avanti un business avente come fine,
non la qualità musicale, bensì il più facile
e
conveniente
successo
commerciale. Con questo non voglio
assolutamente criticare o negare la validità dell’odierna musica commerciale, dico solamente che le case
discografiche potrebbero, oltre a in
cassare miliardi grazie ai dischi venduti, incoraggiare la sperimentazione
promuovendo i non pochi gruppi che
già ora si cimentano in esperimenti di
fusione musicale, ma che non trovano
spazio per affermarsi. In questo modo i
produttori incoraggerebbero anche
altri artisti a provare a raggiungere
nuove frontiere musicali, e questo si
tradurrebbe anche in una maggiore
sensibilizzazione
del
pubblico
ascoltatore. Non si comprende perché
sia così necessario sacrificare la
complessità armonica e ritmica a favore di un ritmo pulsante a suddivisione
binaria, indubbiamente ripetitivo. Mi
auguro, da ascoltatore e da musicista,
che un giorno la nuova sperimentazione potrà essere incoraggiata e promossa, portandoci finalmente una nuova
musica.
ond nomala
U2 Live in Rome: Emozioni a 360 gradi
Con queste parole il signor Paul David
Hewson, da molti conosciuto come "Bono Vox", 50 anni, torna per la quarta volta
per un concerto a Roma con i suoi tre gregari storici, David Evans, da lui detto
"The Edge", Adam Clayton e Larry Mullen Junior. E, ancora una volta, riesce a
stupire i circa 80.000 fan accorsi allo stadio Olimpico, lo scorso 8 ottobre.
A 5 anni dal "Vertigo Tour", che aveva toccato Milano e Roma come uniche date
italiane, gli U2 tornano con il loro "360° Tour" dopo essere già stati a Milano, due
date nel 2009, e a Torino, lo scorso 6 agosto, in conclusione del tour europeo di
quest'anno. Un 2010 da ricordare, in negativo, per Bono, che si è visto costretto
ad annullare le tappe estive del tour in America, nonchè l'importantissimo festival di Glastonbury in Inghilterra. La band, oltre a trascinarsi dietro "L'artiglio"
(The Claw), il palco più grande della storia del rock, alto oltre 50 metri, per 56 di
larghezza, deve suo malgrado fare i conti con il raffreddore di Bono, che, a
quanto si diceva prima dello show, avrebbe influenzato negativamente la
performance dei dublinesi.
Il concerto, aperto dagli straordinari Interpol, definiti da Bono stesso "Menestrelli erranti di talento", si apre nel modo più consueto: luci dello stadio accese,
fumo sul palco, nelle casse passa "Space Oddity", sempiterno successo di David
Bowie, The Edge attacca con "The Return of The Stingray Guitar", il tempo di far
posizionare Bono al centro della passerella e di mandare in delirio la folla con
qualche trucchetto "vecchio stile", si spengono le luci e parte "Beautiful Day". Poco dopo il leader del gruppo ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile il
tour, specialmente dopo l'infortunio. Segue il momento più bello del concerto:
The Edge comincia il riff di "Still Haven't Found" e, all'inizio della prima strofa,
52.000 persone stanno formando una incredibile coreografia sulle tribune. Sollevando dei fogli di carta colorati, si nota una gigantesca bandiera irlandese dietro
il gruppo, nella curva Sud dello stadio, una bandiera italiana in curva nord, e la
scritta rossa "ONE" su fondo bianco su tutta la tribuna Tevere. Un momento per
illuminare le tribune, coordinate perfettamente dallo staff di un forum dedicato
alla band, e gli U2 rimangono senza parole. La canzone, fino al ritornello, viene
interrotta: rimangono solo la pulsazione sulla cassa di Larry Mullen Jr. e le oltre
80.000 voci dell'Olimpico, stupite sicuramente quanto la band di questa magnifica sorpresa. "Che serata magica, che città magica!" urla Bono.
Il concerto prosegue con altri mo- sta dedica chiunque ascolti "All That
menti clou già visti in altre date, come You Can Leave Behind", il disco in cui
lo schermo che si abbassa su "City of è contenuta "Walk On", sul suolo
Blinding Lights" e "Vertigo", Bono che birmano rischia da tre a venti anni di
incita la gente a seguirlo negli storici reclusione. Il primo bis, One, viene
cori di "Elevation", il bagno di folla ge- aperto da un messaggio dell'Arcivesconerale, con tutti e 4 i membri della vo Demond Tutu, premio nobel della
band a saltare sulla passerella, sulla pace, grande oppositore dell'apartheid
versione dance di "I'll Go Crazy if I in Sud Africa:
don't go crazy tonight, la classica "In A
Little While", durante la quale Bono
invita una ragazza sul palco, mentre
sullo schermo passano le immagini
. Sedelle missioni della NASA in questi gue un accenno di "Amazing Grace" e
ultimi anni. La set-list ha un altro apice subito il The Claw si illumina a giorno
con "Sunday Bloody Sunday", dedicata a per "Where The Streets Have No Na"una grande anima", Roberto Saviano, me". Il concerto si conclude con With
alla quale viene aggiunto il ritornello Or Without You, cantata ancora una
di "Get Up Stand Up" di Bob Marley. Da volta a squarciagola da tutto l'OlimpiSaviano si passa dunque ad Aung San co, e Moment of Surrender. Il popolo
Suu Kyi, eletta nel 1990 come premier di Roma abbandona lo stadio sulle nodella sua Birmania, ma messa agli arre- te di "Rocket Man" di Elton John.
sti domiciliari dai militari, che riprese- Come al solito il grande spettacolo
ro il governo con un colpo di stato, creato dalle grafiche e dagli effetti del
insignita del premio Nobel per la pace palco si mescola perfettamente alla
del '91: gli U2 le dedicano, con un vi- grande presenza scenica dei quattro
deo speciale, "Walk On". A causa di que- componenti della band, nonchè ai "mo-
menti di riflessione", che Bono invita a
prendersi per parlare di qualcosa di più
serio del rock. Ma questa è ormai storia, per quanto riguarda i concerti dei
quattro irlandesi. Il palco fa la sua
parte, del resto una macchina che necessita di 120 camion per i trasporti,
con uno schermo che pesa centinaia di
tonnellate, dal modico prezzo di 40 milioni di euro, qualche effettino "extra"
dovrà pur regalarcelo, come lo
schermo che si abbassa, o la antenna,
alta solo 50 metri, che finge di caricarsi, diventando un gigantesco fulmine. Contrariamente alle aspettative,
Bono si è fatto trovare in formissima,
forse anche caricato dalla non
convenzionale accoglienza tipicamente
italiana. Gli altri tre, senza starne a
parlare, sono semplicemente perfetti,
primo fra tutti The Edge. Un punto debole, che però non dipende dalla band,
è l'organizzazione dell'Olimpico: non
attrezzati per file chilometriche, i ragazzi dello staff di "Live Nation" si sono
lasciati sfuggire di mano la situazione.
Nella ressa per entrare in molti sono
schiacciati, le transenne non bastano a
contenere le migliaia di fan (fra cui il
sottoscritto) in fila già dalle prime ore
del pomeriggio. Sorvolando sul prezzo
del biglietto, anche l'audio non è dei
migliori: sotto al palco, specie sulle
performance elettriche, il suono si fa
incredibilmente distorto: non sarebbe
forse il caso di potenziare l'audio sulle
tribune, scaricando le migliaia di watt
degli amplificatori montati sul palco?
Complessivamente, è giusto credere a
chi afferma che un concerto degli U2
ne vale 100 di chiunque altro: mai visto uno spettacolo del genere, i quattro
dublinesi sanno sicuramente commuovere e coinvolgere più di chiunque
altro in circolazione. Peccato che passeranno degli anni prima di rivederli a
Roma, ma mai dire mai.
ond nomala
La piazza a
portata di click
M
olto tempo è passato dal foro
romano descritto da Vitruvio, sede del mercato e dei
principali edifici pubblici e quindi vero
e proprio perno della vita cittadina,
talmente affollato da far suggerire a
Catone il Vecchio di ricoprire il pavimento di sassi appuntiti e non di lisci
lastroni per limitare le soste inutili in
questo luogo.
Non possiamo nemmeno più parlare
della realtà, ormai solo idealizzata,
della piazzetta antica e mesta che
accoglie odor di mare e voli di colombi tanto cara a Penna perché
ormai la piazza, evolvendosi con l’uomo che la frequenta, ha cambiato
immagine e anche funzione, diventando uno spazio flessibile e infrastrutturabile in base alle esigenze dei
singoli eventi.
Assistiamo quindi ad un mutamento
che, a partire dalla fine dell’ottocento,
rivoluzionerà l’urbanistica e l’architettura: la negazione del rapporto edificio-piazza e, quindi, la realizzazione
di spazi chiusi in grado di assolvere sia
all’esigenza di condivisione collettiva
dell’uomo sia all’assetto urbanistico.
Il centro della vita della città o del
piccolo paese quindi non viene più
identificato con la piazza che
nell’architettura moderna si trasforma
in un depressiva ed emozionalmente
asettica infrastruttura da cui la gente
fugge e che diventa simbolo del degrado urbano.
Una storica canzone italiana scritta da
Baldanzi e Bardotti nel 1972 ci offre
uno scorcio della vita di un senza tetto
che abitava in Piazza Grande “Dormo
sull’erba, ho molti amici intorno a me:
gli innamorati in Piazza Grande […]
una famiglia vera e propria non ce l’ho
e la mia casa è Piazza Grande”.
Leggendo queste poche righe ci rendiamo conto di come questa visione della
realtà non sia in alcun modo applicabile al mondo d’oggi e non tanto perché
questa sia una mentalità d’altri tempi
ma semplicemente perché, come ci riferisce Gropius nella sua opera “Discussione sulle piazze italiane”, oggi in
pochi comprenderebbero l’idea di una
piazza come centro di scambio di idee
o di aggregazione sociale in quanto
troppo lontani da questa esperienza
mai sperimentata.
Le piazze Romane di Cardarelli ricche
di meraviglia rappresentano ormai una
Somewhere
L
a Ferrari nera che percorre per varie volte, incessantemente, sempre lo
stesso circuito, segnando l’inizio della prima scena del film, può essere
paragonata alla vita del protagonista Johnny Marco. Una vita che, nonostante sia segnata da una brillante carriera di attore hollywoodiano, risulta arida,
monotona, all’insegna di incontri amorosi brevi e disimpegnati e di giornate
quasi sempre uguali. Le abitudini edoniste del protagonista assicurano l'illusione del successo ma sono così portate all'estremo da trasformare l'eccitazione in
indifferenza. Tutto ciò è accentuato dallo stile di ripresa, composto di lunghi silenzi, inquadrature ferme (dove spesso è uno zoom lentamente graduato ad avvicinarsi al soggetto) e piani-sequenza densi di suggestioni che mettono in luce le
contraddizioni esistenziali di Johnny.
Questa catena soffocante viene letteralmente spezzata dall’arrivo di Cleo, figlia
avuta da un matrimonio fallito, che dovrà trascorrere alcune settimane in
compagnia del padre. L’adolescente riuscirà a sconvolgere imprevedibilmente la
monotonia della vita di Johnny con la sua semplicità, esuberanza ed entusiasmo
tipici di una giovane dodicenne. Le giornate, vissute tra videogiochi, nuotate,
esposizioni al sole e un'incursione alla serata dei Telegatti italiani, assumono
una sfumatura particolare e sconosciuta fino allora allo stesso protagonista.
L’attore, dopo la partenza di Cleo per il campeggio estivo, attraverserà una crisi
esistenziale che lo porterà difronte
all’inevitabile soluzione di modificare
radicalmente
la
propria
vita,
poggiando come base per una nuova i
valori appresi e assimilati durante il
soggiorno con la figlia.
Il film, ispirato alla vita della stessa regista Sofia Coppola e alla sua giovinezza come figlia di Francis Ford
Coppola, vuole evidenziare il legame
importantissimo che può e deve
instaurarsi tra un figlio e un genitore,
molto spesso sottovalutato o trascurato. Girato a Los Angeles nel famoso
Hotel Chateau Marmont, la pellicola è
stata, inoltre, presentata il 3 settembre
2010 in concorso alla 67ª Mostra
internazionale d'arte cinematografica
di Venezia, nel corso della quale, l'11
settembre, ha ricevuto a sorpresa il
Leone d'oro al miglior film dalla giuria presieduta da Quentin Tarantino.
mera attrattiva turistica e la stessa
sorte subisce la tranquilla e pacifica
piazza del Duomo descritta da Saba,
luogo di calma e riposo, che ormai
mantiene solo l’aspetto esteriore di
piazza, perdendo quindi quel suo valore di baricentro della città.
Questo ci induce quindi a pensare che
la piazza come luogo d’incontro sia
soltanto un’astrazione e che l’unica memoria che essa mantiene è quella delle
opere architettoniche che accoglie.
Giusto, ma solo in parte perché in una
società che tende all’astrazione e in un
periodo di trasformazione del pensiero
e della comunicazione come quello
attuale anche la fisicità dei luoghi può
essere baipassata e allora ci accorgiamo che ancora oggi esiste un forum,
anzi, ne esistono milioni che hanno a
tema i più svariati argomenti: basta
infatti accendere un PC per ritrovarsi
catapultati in una piazza virtuale che
diventa una propaggine del laboratorio
culturale e che ne rafforza la vocazione popolare.
In questo caso possiamo ancora parlare di luogo di incontro e di memoria.
Cambiano i modi e i luoghi ma le esigenze dell’uomo restano e trovano
nuovi modi di esprimersi.
ond nomala
Assassin's Creed: Brotherhood
zione, Ezio e gli Assassini riusciranno a
sconfiggere i loro secolari nemici.
Assassin's Creed torna per offrire una
rinnovata esperienza di gioco ancora
più emozionante e coinvolgente che vede Ezio nuovamente impegnato nella
sua lotta spietata contro i Templari.
Ezio è diventato un leggendario maestro della setta degli assassini e per
colpire il suo nemico al cuore deve
raggiungere Roma, il centro nevralgico del potere, dell'avidità e della corruzione.
Eliminare i tiranni corrotti che si nascondono nei meandri della città
eterna non richiederà solo forza, ma
anche capacità di comando, visto che
ora Ezio ha l'intera fratellanza al suo
fianco. Solo con una stretta collabora-
Per la prima volta nella serie, Assassin's Creed Brotherhood presenta
un'inedita esperienza multiplayer nella
quale i giocatori potranno aiutare i
Templari a combattere gli Assassini,
imparando a padroneggiare l'Abstergo
e le stesse tecniche utilizzate per l'addestramento della setta. Nelle diverse modalità di gioco sarà possibile scegliere
tra una vasta gamma di personaggi,
ognuno dotato di armi e tecniche di assassinio uniche per mettere alla prova
le proprie abilità contro giocatori di
tutto il mondo.
È arrivato il momento di unirsi alla
fratellanza!
Annunci POF
“Omnia mutantur, nihil interit" diceva
Orazio nelle sue metamorfosi.
E tra tagli, riforme e chi più ne ha più
ne metta la ricchezza e la multidisciplinarietà dell’offerta formativa della nostra scuola non sono cambiate.
Quindi andiamo a vedere nel dettaglio
cosa propone la scuola ai suoi pupilli
quest’anno nel suo P.O.F.
Il cineforum messo in piedi dai professori Monda e Sissa continua anche quest’anno la sua attività con il tema “E’
ancora tempo d’eroi?” così come i laboratori di musica d’insieme e teatro che
continuano la loro gloriosa tradizione e
che quest’anno hanno come referenti
rispettivamente le prof.sse Nocita e
Calcagno.
Continuano i corsi del progetto LinguePiù (referente prof.ssa Turchetti) per il
conseguimento delle certificazione
PET, FCE, CAE (Inglese); DELF
(Francese); DBE (Spagnolo) .
Si arrichiscono ulteriormente nelle mete i nostri progetti di scambio culturale.
A Pechino, alla Svezia e ad Atene si va
ad aggiungere il Giappone: verrà
infatti organizzato un corso di lingua e
cultura Giapponese finalizzato alla
partecipazione allo scambio.
Novità di quest’anno è anche la possibilità di partecipare al progetto “Vela –
Settimana Azzurra”: una settimana
all’insegna dello sport e della natura
con soggiorno in bungalov e lezioni di
vela, tiro con l’arco e tanto altro. Referente del progetto è il prof.
Vantaggiato che cura anche l’organizzazione della settimana bianca che si
svolgerà verso la fine di Gennaio.
Entrambe le iniziative sono rivolte a
tutti gli alunni interessati.
Segnaliamo inoltre una serie di 5
incontri pomeridiani organizzati dal comitatto genitori che avranno come temi le disoressie, l’emigrazione, le
tossicodipenzenze, l’adolesceza e infine
i 150 anni degli ospedali psichiatrici
giudiziari.
E siccome l’aoristo cappatico può risultare molto stressante, anche que-
st’anno possiamo trovare una persona
amica con cui parlare nello sportello
di ascolto e orientamento (referente
Nocita) che, scherzi a parte, è rivolto
agli alunni e alle famiglie che hanno
bisogno di un consiglio o magari solo
un professionista con cui parlare dei
proprio problemi.
Doveroso ricordare le giornate organizzate per la donazione del sangue
nell’ambito del progetto “bella una vita se salvi una vita” dalla prof.ssa
Renzi.
Ricordiamo inoltre alcuni corsi integrativi come il laboratorio di storia del
prof. DeLuca, il corso di analisi matematica della Prof.ssa Coni e gli approfondimenti di filosofia del prof.
Romano.
Insomma, avete l’imbarazzo della
scelta!
Per ulteriori info consultate il P.O.F.
completo che sarà a breve disponibile
o chiedete ai docenti referenti.
Buona formazione!!!
ond nomala
ond nomala
ond nomala
@Miss: sdfsdfsdf,
lo lascio alla
faccia tua!!! By
boss xD
DON’T TOUCH
MY ILLIMITATED POWER!(Imperatore
Palpatine)
T., quando potremo vederti sorridere? =) C.
Viva la Pica!
YaoYao
Ragazzi, ragazzi…
GIANMARINI!
“Para nos otras
opinione… ignorante!”
I FEEL LIKE A
KING IN MY
BAG
Cosa vuoi di più
dalla vita? POTERE ILLIMITATOOO
(Imperatore
Palpatine)
Mmm … Ma non
è un uovo! Vero
Alè?xD
Continua la
marcia proceleusmatica!
Decisamente
EYES. Almeno
finchè dura .
Rizzo III C innamorato della metafisica.
Paolo come due di
spade quando regna bastoni!
1,2,3,4... VAFF..!!!!
POTEREILLIMITATOOOO
LA POSTA
(Imperatore
Palpatine)
Giacomo III C, testa di marmellata!
Pali, ma a voi non
mancano le
chopsticks? xD
Da quando non si
può più fumare
nei bagni non c’è
più un luogo di ritrovo, un luogo dove fare
conoscenze, pettegolezzo… Il gossip sta andando in
crisi!!! Ricordo con
nostalgia i vecchi
tempi, quando
ogni ricreazione
era un’allegra
transumanza di fumatori e non…
Tempi che rimarranno solo un
ricordo… =(
Domio, quando
leggerai 'sto messaggino sarai finalmente tornato
tra noi! Daje
gocciaaaaaaaaa!
Giacomo III C sei
come il foglietto
del bridge infilato
nel mazzo da briscola
(@Palpatine) Hai
finito con queste
manie di strapotere? xDD
<<and it’s gonna
be oUr lAst Memory <<
Paolo anticaglia!
BelloDANCER!!!
imparate tutti il
BELLOBALLO
dal maestro!
Perrone detto
anche uomosandwich, il III C
ti stima
Laura, SONO IL
TUO PAPINO!
A Vasellaaaaaaaaa!
Natalucci, o come
ti chiami, III C,
sei bellissimo!
Incontriamoci
alle macchinette
alle 10.10 del
mercoledì- by
biondina94
Domenico IIIC,
che gli Dei ti sputino via!
Giacomo III C, sei
Filadelfo uno di
fighissinoi!!! By Filita Di
moooo!Purr purr
Cros
mi raccomando,
sempre verde&ne-
ro!
Davide V A, più
passa il tempo...
perchè tu e la tua
sciarpetta e il tuo
doppiopetto nero
non venite a
farmi visita in IV
G?
Cercasi principe
rosa in grado di
amarmi, di farmi
sentire unico,
dalla divina
bellezza, dal
portafoglio pieno
così come gli slip.
Aspetto con ansia
risposte. Endy
“Menomale che
esisti!”
@Cecia, Pala,
Jessa, Pilla:
WAKAWAKA!
liber mente
Erano i capei
ambrati a
Michela raccolti
Erano i capei ambrati a Michela
raccolti
Che n’mille dolci cascate il volto le
avvolgea
E grande sapienza oltre misura avea
Agl’occhi dei suoi pupilli che son si
scarsi.
E il viso di pietosi color farsi
Ai suoi alunni interrogando parea
Mentre il registro amoroso al petto
tenea
Chissà che voti saran comparsi?
Non era l’insegnar suo cosa mortale,
ma di classica forma, et la sua lode
sonava altra, che pur voce humana.
Uno spirto dantesco, un vivo sole
Fu quel ch’i vidi e se or non fosse
tale
L’albertelliana piaga non sarebbe
sana.
Latta rifatta
Davide Galeotti
Dai su, solo metà della tua…
Riconoscete in questa frase i vostri amici che cercano di scroccarvi il drink?
Se si e non sapete mai cosa rispondere senza incominciare una discussione,
date loro esattamente quel che hanno chiesto:metà lattina per l’ appunto
(naturalmente vuota).
Per fare le scarpe allo scroccone di turno mentre lui è al bagno e
successivamente per
mostrare la vostra opera ai commensali, non servono attrezzi particolari né
particolare abilità, ma solo mezza dozzina di gesti ingegnosi che riassumeremo
in questi punti:
A- Piegamento, ovvero : piegate la lattina a metà con un colpo deciso ,ma non
devastante
B- Strappo, cioè prendete un estremo della piegatura e tirate nei sensi opposti.
C- Rifinitura strappo, a questo punto, seguendo la striscia di alluminio ancora
attaccata all’ altro estremo della piega, eliminate circa un terzo del pezzo
centrale della lattina.
D- Adattamento: rimpicciolite come sopra spiegato le due metà, fate entrare il
pezzo inferiore dentro quello superiore (procedura complicata che per qualche
minuto metterà alla prova la vostra pazienza).
E- Riadattamento: cercate dunque di far coincidere le scritte in modo tale da
dare una parvenza di realismo
F- Contemplazione: avendo completato la mini-lattina, gongolate nel vedere la
faccia stupefatta dello scrocca-cola (si spera che a quel punto sia tornato dal
bagno) e dei vostri amici.
Sporco tiro con l'arco!
Auschwitz
Giorgio Colletti
Avete mai provato a tirare con l’ arco? A lasciarvi inebriare dalla concentrazione
con cui fissate il bersaglio senza pensare al titanico sforzo che il vostro braccio fa
per tenere in tensione la corda e poi dalla gioia, quando si centra il fatidico foglio a
cerchi concentrici?
A volte anzi, spesso si sbaglia, si prende un punto qualsiasi del paglione al di fuori
del bersaglio, si ammazza un piccione o si rompe un vetro, ma poi ci si ride su coi
propri compagni di tiro, si beve un succo in compagnia e si riprende…a sbagliare. E
poi di nuovo a riprovare a centrare il maledetto pezzo di carta affisso con le puntine
ad un ancor più maledetto rotolo di paglia. E poi a rosicare quando qualche
fortunato prende, anche di striscio, il primo cerchio nero.
Solo e soltanto alla fine di questo rilassante esercizio direte con tutto l’ affetto del
vostro cuore: “Dannati archi, preferisco il tiro al volo”…
La terra è stanca,
I fili d’erba bramano il sole,
Che sfugge
Alla vista di quell’empio luogo.
L’aria geme.
Il vento
È un pianto di bambino.
Tutto è coperto
Da un nero velo leggero
Che pare essere sul punto
Di volar via
Ancora una volta per stolta mano
Di un uomo.
Il pensiero vaga
Tristemente
Negli anni addietro
E rivive
Ciò che è stato.
Il cuore piange
E non dimenticherà mai.
liber mente
Matilde odiava i gatti
Talisa Viola
Quella mattina si svegliò con una strana sensazione.
Una sensazione che silenziosamente le scompigliava i pensieri,pari ad una bimba
appena destata dal sonno,intenta ad intrecciare le ciocche della mamma ancora supina, avvolta in una tiepida, candida quiete.
Sbadigliando senza il minimo vigore, si diresse in cucina e aprì il frigorifero, rovistò
alla ricerca di qualcosa da trangugiare, dopodiché sedette in modo assai scomposto
su una sedia ed accese la tv.
Spingendosi con una mano poggiata sul tavolo,si sbilanciò fino a ritrovare l’equilibrio su sole due gambe della sedia. Pose l’altra mano davanti gli occhi e prese a
dondolarsi.
Intonò una melodia acida, poco orecchiabile,che dopo pochi secondi venne
infranta da una risata gutturale, scagliata con prepotenza dallo scoccare della corda
vocale più grave, solleticata da una pruriginosa reminiscenza.
Lasciò che la sedia ricadesse pesantemente sul pavimento, per alzarsi di scatto ed
uscire sul balcone.
Riempì una brocca d’acqua e, chinatasi,s’affrettò a versarne un’abbondante quantità sugli sterili boccioli rinsecchiti che giacevano in un vaso, posto a terra, in un
angolo dove il sole di rado riusciva ad infiltrarsi.
Si tirò su e guardò il suo operato dall’alto.
Un’innocente macchia di malsana soddisfazione le colorì il volto e le conferì
un’espressione di suprema fierezza.
Tornò in casa,chiuse tutte le persiane,tirò le tende violacee,accese la luce e si stravaccò sul divano.
La strana sensazione con la quale si era svegliata ristagnava nel suo subconscio,emanando un miasma che a tratti riusciva a recidere la sua sottile concentrazione.
La sua attenzione era focalizzata sul silenzio.
D’un tratto uno scatto, seguito da un brusio continuo, il frigorifero era tornato a refrigerarsi.
Si alzò, arrivò dietro l’imponente elettrodomestico e staccò la spina,quindi tornò
sul divano.
Chiuse gli occhi,provò nuovamente a concentrarsi sul silenzio che ora imperava
tutt’intorno.
Non vi era molto abituata.
Fino a qualche giorno prima, la fastidiosa presenza di un gatto aveva infestato la
fatal quiete che incombeva tra quelle mura, ma ora no, da quel momento nessun
miagolio distorto avrebbe più disturbato il suo riposo.
“Il gatto.”
Repentina s’alzò ancora una volta e si avviò verso il bagno.
Spalancò la porta che era accostata,ed ecco che la miasmatica strana sensazione di
poc’anzi si sprigionò prepotentemente nella piccola stanza,miscelandosi nel nauseante puzzo finora trattenuto dalle pareti.
Accese la luce.
Senza guardarsi troppo intorno, si avvicinò alla finestra e ne chiuse la persiana,
quindi di voltò indietro e si concentrò sullo scenario.
Tutto era in perfetto ordine.
Gli asciugamani piegati, disposti educatamente, lo specchio lucido, ogni oggetto
ben riposto, le ceramiche linde, impeccabili.
Si avvicinò alla tendina che occultava la vasca da bagno, la scostò con premura e
vide.
Un uncino, posto in vece del braccio della doccia, la cui punta trapassava quella
che doveva essere la gola un corpo dalla dubbia identità.
Il gatto.
Il cranio del malcapitato fracassato, aperto nel mezzo come un tenero bocciolo dal
quale, timido, iniziava a fiorire l’odore della putrefazione.
Il manto morbido e sinuoso era screziato da rivoli di sangue che,seccatosi,rendevano quella posa ancor più innaturalmente rigida.
Osservò la torbida pozza nella vasca e, finalmente, quella strana sensazione prese
forma.
Vide una donna, un martello, un gatto.
Un colpo, un lamento acuto contro ogni dire, il sangue.
Riprese coscienza e si vide riflessa nel rosso.
Si chinò leggermente e iniziò a scrutarsi con attenzione.
C’era qualcosa che la infastidiva in quel
riflesso.
Tornò in piedi e andò davanti lo
specchio.
Vi accostò ulteriormente il viso per non
tralasciare niente, dunque capì.
Un miserabile schizzo di sangue sulla
fronte, proprio nel punto in cui inizia
l’attaccatura dei capelli.
Doveva esserle sfuggito la notte precedente.
Bagnò le mani e lavò via con cura la becera macchia, dopodiché prese uno dei
perfetti asciugamani e si asciugò. Lo ripose con premura e chiuse nuovamente
la tendina della vasca.
Spense la luce, ed uscì dal bagno, chiudendosi alle spalle la porta e l’ultimo,
fastidioso e distorto miagolio.
La Gioia
La gioia
È una parola
Stampata in un vocabolario
Spesso obliato,
Dimenticato;
La gioia
È un sorriso,
regalo, semplice
e spontaneo;
La gioia
È l’amore
Più lieto;
La gioia
È un fresco pensiero;
La gioia
È un raggio di sole;
La gioia
È un soffio di vento;
La gioia
È il bacio più caldo;
La gioia
È l’amore più vero;
La gioia
È un leggero fruscio
Colto soltanto
Da chi lo sa ascoltare.
liber mente
Quiz Scientifico!
A cura di Armando Pitocco
Domande:
1) Lasci cadere una sfera da un
grattacielo, non c'è un filo di vento.
La palla cade:
a) Esattamente sotto di te.
b) Un pochino più a est rispetto alla tua
posizione.
c) Un pochino più a ovest rispetto alla
tua posizione
d) In testa a un passante, sfondandogli
la calotta cranica.
2) Ci sono due rette. Quando si
incontrano?
a) Non si incontrano mai.
b) Si incontrano sempre.
c) Si incontrano all'infinto.
d) Se si incontrano non si salutano.
3) Hai due palle identiche. Una la lasci
cadere in verticale, l'altra la lanci con
forza in orizzontale, dritto davanti a
te. Chi tocca terra per prima?
a) La sfera lanciata in orizzontale.
b) La sfera lasciata cadere.
c) Toccano terra nello stesso momento
entrambe le sfere.
d) Le mie palle non toccano terra, ma
ruotano vorticosamente e basta.
4) Metti una pentola piena d'acqua sul
fuoco. La temperatura dell'acqua sale,
e una volta raggiunto il punto
d'ebollizione del liquido la
temperatura non cresce più e l'acqua
comincia a evaporare. Questo significa
che:
a) L'acqua è calda.
b) L'ebollizione raffredda l'acqua.
c) L'ebollizione riscalda l'acqua.
d) È ora di buttare la pasta.
Ehi!
Metodo per ricordare i verbi
greci che non allungano la
vocale finale davanti alla
caratteristica del futuro
Profilo 1 - Il Razionalista
Se le tue risposte sono: 1b (la Terra ruota da ovest verso est, e la velocità lineare di
rotazione della vetta del grattacielo è superiore a quella del suolo), 2c (l'infinito è il
punto improprio verso convergono tutte le rette parallele; è così, credici), 3c (il
moto verticale, uniformemente accelerato, e il moto orizzontale, rettilineo
uniforme, sono indipendenti, e il tempo di caduta dipende solo dal moto verticale),
4b (l'ebollizione sottrae calore al liquido, usandolo per il cambiamento di stato da
liquido a gassoso, mantenendo così il processo sempre a temperatura costante).
Complimenti, hai risposto correttamente. O sei un attento osservatore, o sei un
attento lettore dei tuoi manuali di scuola, in ogni caso, sei degno di vivere nel XXI
secolo. A meno che tu non sia un “Imbecille Completo” fortunato (vedi sotto)
Profilo 2 -
Il Fesso
Se le tue risposte sono: 1a, 2a, 3b, 4c.
Sei uno di quelle persone insignificanti che si lascia ingannare dalle proprie
osservazioni superficiali. Per te la Terra non è un geoide in rotazione, per te la
geometria proiettiva di Desargues e la morale di Kant sono misteri, sei ancora
intriso di convinzioni medievali e non conosci Galieo e Darwin, scambi i rapporti
di causa-effetto. Sei sostanzialmente fermo a 2000 anni fa. Bravo, anch'io ho
risposto come te, benvenuto fra i comuni mortali.
Profilo 3 - L'Imbecille Completo
Se le tue risposte sono: 1c, 2b, 3a, 4a.
Vuoi fare l'originale e darti le arie, e così scegli sempre la risposta più strana, solo
che siccome non ci capisci un accidenti scegli le risposte sbagliate. Bravo imbecille,
non hai nemmeno la scusa del “Fesso” che si poggia sull'intuito: semplicemente
spari a caso. Può darsi però che tu abbia per pura fortuna azzeccato le risposte
giuste, confondendoti con i “Razionalisti”: purtroppo, “contro il cul, la ragion non
vale”!
Profilo 4 - Il Deficiente Geniale
Se le tue risposte sono: 1d, 2d, 3d, 4d.
Dai, confessalo che hai scelto sempre la “d” perché è la tua iniziale. Sei l'esempio
del superuomo, appartieni ad una razza superiore, di fronte al tuo genio tutto il
mondo si prostra e t'adora. Contro di te il lavoro millenario che ha portato allo
sviluppo della cultura occidentale è vano, con te il mondo si schianta. Grazie a te si
scatenano irrazionalismo, violenza, caos, energie vitali e prorompenti: da te
comincia il nuovo Ordine Nuovo, mio Signore!
Ode al...
Fair Youth
Fremente, spezzato
Io prego il tuo amore
In ginocchio.
la celeberrima
Non respiro.
grappa
Ti appartengo,
BOCCHINO
alla fine.
Illusioni
Ottiche
A cura di Valeria Tiburzi
"Ehi, ho un’idea (
),
voglio togliere il mio neo
(
) con l’arco (
) o
congelarlo (
) così libero
lo spazio (
) sul telo
(
) del mio viso. Col
che lo faccio!"
LIBER
MENTE
CUI PRESTAS, CULUM QUOD,
LABIENE, PILAS?
Lezione di latino
Marcio: Avrei bisogno di trovare un
lavoro...
Cex: A che avevi pensato?
Marcio: Beh a fare il cameriere.
Cex: Il cameriere?! Ma datti alle
ripetizioni.
Marcio: E a chi le do? Ai topi?
Esasperati dalla matematica
Prof.ssa: Rossi,mettiti seduto
composto, parallelo al muro! Ma hai
capito?
Rossi: …
Defla: Beh, Rossi, devi arrivare ad
avere lo stesso coefficiente angolare del
muro. Ora è più chiaro?
Prof.ssa : o.O (guarda l’orologio
esasperata )
“E allora gli Achei dissero a Odisseo
che si fingeva pazzo: <<Come on baby,
si va a Troia.>>”
Prof. (a una studentessa che si
mordicchia le mani): “So bone quelle
Riaprendo la stagione, è giusto cominciare
da dove avevamo terminato. Vi proponiaunghie? Che c’hai messo la paprica, il
mo dei nuovi epigrammi di Marziale.
peperoncino? Marco, daje ‘na mano
Sommo poeta latino, dall'immensa statura
che mangia pure la tua.”
morale, Marco Valerio Marziale fu inviso
ai tiranni, probabilmente per le sue lucide
Lo stesso Prof.: “No cioè senti… tu sei analisi dell'ingiustizia sociale, talvolta
uno di quelli che si vede il mondo di
aspre nella critica del potere, ma mai basse
Patty!”
e volgari.
Ancora Lui: “Cioè sei l’incarnazione
più pura e mirabolante della
passività…”
Zazza (alla prof.ssa): Prof, le va bene
questo qui ? (indicando un foglio
piccolo)
Prof.ssa: No, ne serve uno più grosso.
Zazza (alla classe): Oi, regà chi è che ce
l’ha grosso?
La Classe: o.O
Ars Imbastendi
Prof. durante l'interrogazione: "N, cos'è
un'ellisse?"
N: "Un'ellisse è... un cerchio, però
schiacciato, cioè, una specie di uovo!"
Epigrammi II, LXII
Quod pectus, quod crura tibi, quod
bracchia vellis, quod cincta est
brevibus mentula tonsa pillis: hoc
prestas, Labiene, tuae -quis nescit?amicae.
Cui praestas, culum quod, Labiene,
pilas?
Traduzione:
Ti strappi i peli dal petto, dalle
gambe, dalle braccia, Labieno; il
tuo cazzo depilato è circondato
solo da qualche corto pelo: questa
operazione la fai -e chi non lo sa?per la tua amante.
Ma ti depili anche il culo: e questo
per chi lo fai, Labieno?