in tre mesi fazio ha portato tutto il pd in tv

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in tre mesi fazio ha portato tutto il pd in tv
d’Italia
IN TRE MESI FAZIO HA PORTATO TUTTO IL PD IN TV
ANNO LXII N.77
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Valter Delle Donne
“Che tempo che fa” nella trasmissione di Fazio? Il solito. Se stai a
sinistra, tappeti rossi, altrimenti
non sei neanche pervenuto. La
denuncia arriva dal Mattinale, che
si è preso la briga di recuperare
la lista di tutti gli ospiti della trasmissione condotta da Fabio
Fazio nellʼanno in corso.
Lʼelenco? Tre segretari tre del Pd
(Veltroni, Bersani e Renzi) un
paio di ministri dello stesso partito
(Maria Chiara Carrozza e Graziano Delrio), unʼeuroparlamentare (Rita Borsellino) la segretaria
della Cgil, Susanna Camusso e
tutta una serie di intellettuali di
stretta ortodossia postcomunista
(Stefano Rodotà, Andrea Camilleri, Gad Lerner, Giovanni Floris,
Adriano Sofri). In pratica, scrive la
nota del Pdl alla Camera, «le trasmissioni di approfondimento di
RaiTre, o talk show che dir si voglia, spiccano decisamente per la
loro squilibrata coerenza. Sì per-
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ché passando rapidamente in rassegna le puntate degli ultimi tre
mesi dei programmi di RaiTre, è
più che evidente, che il lupo perde
il pelo ma non il vizio: gli ospiti sono
sempre i soliti noti, gli amichetti
della combriccola benpensante tra
politici, sindacalisti, scrittori e
pseudo intellettuali». E «se qualcuno pensava che per il talk di
Fazio valesse il detto di “anno
nuovo vita nuova” la delusione sarà
cocente, ma allo stesso tempo il
salotto del weekend di RaiTre si è
giovedì 3/4/2014
confermato allʼaltezza del cognome del conduttore e in linea
con le vecchie abitudini, per cui
ampio spazio agli ospiti più graditi
alla gauche italienne, declinata in
ogni ambito dello scibile umano.
Manteniamo alta lʼattenzione, perché – ammonisce Il Mattinale – in
vista delle elezioni europee, amministrative e regionali, le trasmissioni
di informazione e di comunicazione
politica dovranno garantire il rispetto della par condicio, che non è
unʼopinione ma un obbligo di
legge».
Lʼunico ospite politico in quota centrodestra? Angelino Alfano, ospitato nella puntata del gennaio,
poche settimane dopo la scissione
dal Pdl e da Silvio Berlusconi. Il
momento buono per ospitarlo,
come capitò con Gianfranco Fini,
invitato da Fazio assieme a Bersani, solo dopo il divorzio dal Cavaliere. Perché nel salotto buono di
Raitre, chi sta con Berlusconi non
può neanche mettere piede.
Le “anime belle” parlano di gay, immigrati e rom. Ma i veri esclusi sono i pensionati
Francesco Signoretta
NellʼItalia del buonismo venduto
un tanto al chilo nei mercati politici della sinistra, cʼè chi si
sente un fantasma: non ha
forma fisica perché nessuno lo
vede, non ha voce perché nessuno lo sente. E pazienza se
stenta a fare la spesa al discount, se ha bisogno di aiuto o
di essere accompagnato per le
scale, se ha paura di restare
solo in casa. Questo fantasma
si chiama pensionato: un anziano su due, dicono le cifre ufficiali dellʼIstat, vive con meno di
mille euro al mese. E con mille
euro deve pagare tutto, dallʼaffitto al mangiare, dalle bollette ai
vestiti. Il tutto mentre scorrono le
immagini dei tiggì e vede che la
politica (anzi, una certa politica)
ha come priorità i matrimoni gay,
le case dove ospitare gli extracomunitari che sbarcano a migliaia sulle nostre coste, gli
“aiuti” economici ai rom, le bollette che i Comuni pagano per
acqua, luce e gas nei campi nomadi. E loro lì, in silenzio. Fantasmi. E non ci si muove
neppure per correggere i macroscopici errori della riforma
Fornero, esodati a parte, perché
le pensioni dʼoro continuano ad
esistere e quelle da fame pure,
nonostante lʼinnalzamento dellʼetà. I dati dellʼIstat, sottolinea
lʼUgl, ci restituiscono una fotografia in cui è evidente «la cronica incapacità del governo di
gestire e tutelare i pensionati».
Il sindacato, che ha proposto
«una manifestazione nazionale
di tutte le organizzazioni sindacali», definisce «insopportabile
e intollerabile» il fatto che si trascurino i bisogni degli anziani. E
lo squilibrio è evidente. Soffrono i giovani, che non trovano
lavoro, soffrono gli anziani, che
non possono andare in pensione, e soffrono i pensionati
che ricevono assegni da fame,
nonostante i contributi versati.
Per Giorgia Meloni, leader di
FdI, chi finge di scandalizzassi
di questa situazione è semplicemente in malafede: «Purtroppo
nulla di nuovo. A fronte di milioni
di pensionati italiani che percepiscono un assegno da fame, ci
sono migliaia di persone che
prendono pensioni elevatissime
e in molti casi immeritate e ingiustificate. Fratelli dʼItalia porta
avanti la battaglia per la revoca
delle pensioni dʼoro da molti
anni e ha depositato una proposta di legge che prevede di ricalcolare con il sistema
contributivo la parte che eccede
il tetto di dieci volte la pensione
minima Inps. Sotto questa soglia non si tocca nulla, per la
parte che eccede si mantiene
quanto corrisponde agli effettivi
contributi versati. Una proposta
di legge che è stata affossata in
Parlamento da tutti coloro che al
momento dei fatti, Pd in testa, si
schierano sempre dalla parte
dei soliti potenti e dei privilegiati.
Non rinunceremo a questa battaglia di civiltà – conclude la Meloni – e sfidiamo Matteo Renzi e
tutte le forze politiche che lo sostengono: se davvero il presidente del Consiglio vuole dare
un segnale di giustizia sociale, a
riprendere la nostra proposta e
mettere fine a questa vergogna
nazionale cancellando privilegi
ingiusti e odiosi».
Essere clandestini non è più reato:
cʼè il via libera definitivo della Camera
2
Secolo
d’Italia
Redazione
Con 332 sì, 104 no e 22 astenuti
la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl sulle pene alternative
al carcere, i cui pilastri sono lʼincremento dellʼuso dei domiciliari,
la depenalizzazione dellʼimmigrazione clandestina, le norme sulla
messa alla prova. Contro il provvedimento si sono espressi la
Lega, il M5S e Fratelli dʼItalia,
mentre molti degli astenuti si sono
registrati tra i banchi di Fi. «Renzi,
con lʼok dei partiti che senza pudore si dicono di centrodestra,
abolisce il reato di clandestinità.
FdI-An pronto a fare barricate.
Vergognatevi», ha scritto su Twitter Giorgia Meloni, mentre la
stessa parola, «vergogna», è
stata urlata in aula dal deputato
della Lega, Nicola Molteni, rivolto
ai banchi del Pd. Il testo elimina il
reato di immigrazione clandestina
e mantiene lʼarresto solo per gli
immigrati che rientrano in Italia
dopo un provvedimento di espulsione. Per quanto riguarda i domiciliari, prevede che diventino la
misura principale per i reati di lieve
entità ovvero per tutti quelli con
una pena massima di tre anni. Nei
casi in cui la pena va dai 3 ai 5
anni, invece, la decisione sarà a discrezione del giudice. La norma
punta a decongestionare gli istituti
di pena, ma non sarà immediatamente applicabile: spetterà al governo renderla operativa attraverso
appositi decreti legislativi. Lo
stesso vale per la depenalizzazione di una serie di reati, che diventeranno
semplici
illeciti
amministrativi. Fra questi rientrano
lʼomesso versamento di ritenute
previdenziali e assistenziali non superiori a 10mila euro, gli atti osceni,
lʼabuso della credulità popolare, le
rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive. Sono invece esclusi i reati relativi a edilizia
e urbanistica, territorio e paesaggio, alimenti e bevande, salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza pubblica, gioco dʼazzardo
e scommesse, materia elettorale
e finanziamento dei partiti, armi ed
esplosivi, proprietà intellettuale e
industriale. Infine, la messa alla
prova: da tempo sperimentata con
i minori, viene ora estesa agli
adulti. Per i reati puniti con reclusione fino a 4 anni o pena pecuniaria lʼimputato può chiedere la
sospensione del processo con
lʼutilizzo di questo strumento. La
misura consiste nello svolgimento
di lavori di pubblica utilità, con lʼaffidamento al servizio sociale per lo
svolgimento di un programma di
recupero. Se lʼesito è positivo, il
reato si estingue. In caso di trasgressione del programma di trattamento, o se il condannato
commette nuovi delitti, scatta però
la revoca della misura. Durante il
periodo di prova la prescrizione è
sospesa.
Redazione
Con Marine Le Pen, a cui li accomuna la battaglia anti-euro, o con i
Conservatori, con cui cʼè sintonia
nella lotta allʼeuroburocrazia. Tra
questi due gruppi si gioca lʼoriz-
zonte europeo di Fratelli dʼItaliaAlleanza Nazionale, formazione
politica che ha avviato in queste
ore a Bruxelles i contatti per definire la sua collocazione dopo le
elezioni europee del 22-25 maggio.
«I Conservatori e la Le Pen – ha
spiegato Giorgia Meloni in una
conferenza stampa nella sede del
Parlamento Ue – sono le forze che
non si sono piegate ai ricatti dei
grandi partiti. Vogliamo fare unʼalleanza nel prossimo Parlamento –
ha spiegato ancora Meloni – con
chi difende un nuovo bipolarismo,
tra chi fa gli interessi dei poteri forti
e chi difende gli interessi dei cittadini». In questʼottica la leader del
francese Front National viene vista
come «un interlocutore estremamente importante. Ci sono altri
partiti del centro destra italiano –
ha sottolineato la presidente di
FdI-AN alludendo a Forza Italia –
che alzano la voce contro questa
Europa, contro lʼUnione europea a
trazione tedesca, ma poi, stando
nel Ppe, fanno ogni giorno gli interessi della Germania. Lo stesso –
ha insistito – fa il Pd che sostiene
Martin Schulz, non certo un amico
dellʼItalia: lʼunico voto utile alle europee è quello a FdI-AN». Giorgia
Meloni non ha escluso interazioni
con la Lega Nord, altro partito che
ha già un accordo con Le Pen, sul
tema dellʼeuro, mentre niente da
fare con il Movimento 5 Stelle, che
ha definito «chiuso al dialogo». La
presidente del partito sarà quasi
sicuramente candidata alle europee in tutti i collegi, mentre Gianni
Alemanno, Carlo Fidanza e Magdi
Allam, tutti presenti alla conferenza di Bruxelles, si candideranno rispettivamente al Sud, a
Nord-Ovest e al Nord-Est.
Meloni: «Sintonia con Le Pen». Da Bruxelles
la sfida di Fratelli dʼItalia a questa Europa
GIOVEDì 3 APRILE 2014
La Lega difende
gli indipendentisti.
Ma nelle intercettazioni
si trova il delirio
Redazione
Sembrano usciti dalla matita di
Bonvi (il creatore di Sturmtruppen) più che dal Braveheart di
Mel Gibson. Il loro trattore riadattato a “carro armato” sembra
adatto, più che a “occupare”
piazza San Marco, a partecipare
alla sfilata allegorica del Carnevale di Viareggio. Le loro foto pubblicate sui giornali fanno pensare
a dei personaggi strapaesani, e
non certo a dei Che Guevara del
Nordest. Nonostante ciò, nelle intercettazioni di alcuni degli indipendentisti veneti arrestati dai
Ros è contenuto il delirio, delirio
allo stato puro. Parlano di voler
instaurare «un clima di terrore»
e, per farlo, raccontano di avere a
disposizione «un altro carro armato gigantesco». A esprimersi
così è Tiziano Lanza, di Bovolone
(Verona) «sempre impegnato in
azione di reclutamento e finanziamento». Lanza descrive anche il
piano per lʼoccupazione di piazza
San Marco: «Se riusciamo ad andarci con un mezzo così gigantesco, invece di otto forse saremo in
ottocento, ben equipaggiati, con
maschere antigas, qualcuno appostato con mitra e tutto e ci sarà
anche gente allʼestero, come me,
che convocherà una conferenza
stampa». «E quando lʼazione
sarà fatta – conclude – sarà coordinata mezza Italia perchè lo faranno anche i piemontesi, lo
faranno anche i sardi, ciascuno
nel loro sistema, ma sarà sincronizzato con la nostra, perfino la
napulitania, vogliono chiamarsi
così». Può venire da ridere, possiamo pensare a qualche effetto
di sostanze allucinogene, ma,
anche se non è certo il caso di gridare allʼ “allarme democratico” ,
non è da prendere sottogamba
che a una cinquantina di persone
possano frullare certe idee per la
testa. Dalle carte risulta che gli indagati avrebbero avuto in mente
anche di compiere attentati dinamitardi ai tralicci dellʼalta tensione,
come i terroristi altoatesini degli
anni Sessanta.
'Ndrangheta,terremotosulcentrosinistraLecchese,in manette
10persone.Il consiglierePdsidefiniva«uomodelclan»
GIOVEDì 3 APRILE 2014
Secolo
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d’Italia
Redazione
E' una mazzata terribile sul centrosinistra l'ultima inchiesta sulla
criminalità organizzata che ha
portato in carcere, nel corso di
un'operazione contro la 'ndrangheta nel Lecchese, dieci persone fra cui Mario Coco Trovato,
fratello di Franco Coco Trovato,
già in carcere per un ergastolo, il
sindaco di Valmadrera, centro del
Lecchese, Marco Rusconi, esponente molto in vista del Centrosinistra locale e il consigliere
comunale Pd di Lecco, Ernesto
Palermo. Palermo, consigliere
comunale a Lecco, era iscritto al
Pd e dal 2011 è passato al
Gruppo misto. E' accusato,
stando all'imputazione, di essere
un «partecipe sotto le direttive»
di Mario Trovato, fratello del boss
Franco Coco Trovato, e si sarebbe occupato per conto del
clan «in qualità di uomo politico e
consigliere comunale, dei rapporti con esponenti politici e pubbliche
amministrazioni
comunali». Il suo ruolo sarebbe
stato quello di acquisire «appalti
e concessioni» e di intervenire
per modificare il piano di governo
del territorio per favorire gli interessi dell'associazione mafiosa.
Secondo l'accusa, inoltre, Palermo, che è anche accusato di
estorsione, corruzione e turbativa
d'asta, si sarebbe attivato per
fare acquisire alla famiglia dei
Trovato la concessione di un'area
comunale sul Lido di Valmadrera,
nel Lecchese. Secondo le indagini, per tale concessione, il sindaco di Valmadrera, anche lui di
centrosinistra, Marco Rusconi,
avrebbe intascato una tangente
per circa 10 mila euro.
Dalle intercettazioni della Dda di
Milano emerge che era lo stesso
Palermo a definirsi, parlando con
altre persone al telefono, uno dei
«nuovi uomini dei Trovato», ossia
il clan dominante nella zona. Inoltre il consigliere è anche accusato di estorsione per l'episodio
relativo ad un attentato ad un ristorante.
L'inchiesta spiega il procuratore
aggiunto di Milano, Ilda Boccassini che ha coordinato le indagini,
ha accertato il «connubio tra
"braccia armate" della 'ndrangheta, addette alle estorsioni e
ad altri atti di violenza, con esponenti delle istituzioni».
«A distanza di 20 anni la stessa
famiglia», ossia il clan dei Trovato, rivela la Bocassini, esercita
ancora la sua influenza nel Lecchese, come aveva dimostrato
una famosa inchiesta degli anni
novanta sulla presenza della
'ndrangheta in Lombardia, quella
cosiddetta "Wall street" e il consigliere comunale di Lecco Ernesto
Palermo «era organico e partecipe all'associazione mafiosa e
sapeva perfettamente con chi
stava parlando e quello che stava
facendo, perché è difficile pensare che un cittadino, anche il più
sprovveduto, non conosca l'importanza dei Trovato a Lecco».
Redazione
Niente processo disciplinare per il
pm di Palermo Nino Di Matteo che
era stato accusato di aver rivelato in
un'intervista l'esistenza di telefonate
tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino intercettate nell'inchiesta sulla
trattativa Stato-mafia.
Il Csm ha infatti deciso di prosciogliere il magistrato in istruttoria, accogliendo così la richiesta avanzata
dal Pg della Cassazione, Gianfranco
Ciani.La decisione è stata presa
specificatamente per «essere stati
esclusi gli addebiti». L'accusa specifica a Di Matteo, e che aveva portato
all'avvio di un'azione disciplinare nei
suoi confronti, era quella di aver violato il diritto alla riservatezza del
Capo dello Stato, proprio per aver
parlato di quelle telefonate in un'in-
tervista a Repubblica.
Ma gli accertamenti compiuti dalla
Procura generale della Cassazione,
che nei mesi trascorsi ha ascoltato
diversi testimoni, tra i quali anche alcuni giornalisti, hanno verificato che
in realtà la notizia dell'esistenza di
queste conversazioni tra il presidente della Repubblica e l'ex-ministro Mancino era già stata
pubblicata il giorno prima dell'intervista del pm di Palermo da alcune
testate online e dal settimanale Panorama.Di qui la richiesta del Pg
Gianfranco Ciani alla sezione disciplinare del Csm di non luogo a procedere per Di Matteo.L'azione
disciplinare era stata promossa
anche nei confronti del procuratore
di Palermo Francesco Messineo,
che era stato accusato di non aver
segnalato ai titolari dell'azione disciplinare il comportamento di Di Matteo. Ma essendo venuta meno
l'accusa nei confronti del pm titolare
dell'inchiesta Stato-mafia, è caduta
anche la contestazione nei confronti
di Messineo. «Non abbiamo mai
avuto dubbi che sarebbe finita così»
dice Sebastiano Ardita, procuratore
aggiunto a Messina e difensore di
Nino Di Matteo sfoggiando tranquillità nel procedimento disciplinare davanti al Csm, commenta la decisione
della sezione disciplinare di prosciogliere il suo assistito. Ardita ha appena finito di parlare con Di Matteo e
dice: «Siamo sempre stati convinti
che non ci fosse alcuna condotta da
sanzionare», una convinzione rafforzata anche dalla «storia professionale» del pm di Palermo.
Chiesto il processo
per il sindaco
dem di Brindisi
Il Csm “proscioglie” il pm Di Matteo per aver
rivelato le telefonate Napolitano-Mancino
Redazione
La procura di Brindisi ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Brindisi, Mimmo
Consales (Pd), e di altre cinque
persone, tra cui due dirigenti
comunali, due imprenditori e
l'ex-direttore della sede di Brindisi di Equitalia. I pm Giuseppe
De Nozza e Savina Toscani
avevano chiuso le indagini il 10
febbraio scorso ipotizzando a
vario titolo reati di abuso d'ufficio, truffa e concussione. Il Comune di Brindisi è stato
individuato tra le parti offese.
L'accusa ruota attorno ad un
presunto conflitto di interessi
superiore a 428 mila euro, di cui
385 mila di debiti tributari e con
enti previdenziali, del primo cittadino. La somma in questione
sarebbe l'ammontare del debito
della società di comunicazione
appaltatrice del Comune, News
Sas, amministrata dal sindaco
fino al 2012. La società sarebbe
stata di fatto riconducibile a
Consales, giornalista, anche in
epoca successiva. Egli infatti
avrebbe continuato - secondo
quanto ipotizzato dall'accusa a utilizzare l'auto e i telefonini
aziendali. Alla News Srl il Comune ha affidato, in regime di
proroga, nel giugno 2012 e nel
gennaio 2013, il servizio di rassegna stampa e comunicazione
istituzionale. Alla base di tale incarico vi sarebbe, sempre secondo l'accusa, una ipotesi di
truffa, perché il debito in questione sarebbe stato "sottaciuto" ad amministratori e
politici che hanno poi acconsentito all' assegnazione.
Afghanistan, le organizzazioni internazionali
non vogliono monitorare il voto
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Antonio Pannullo
Ormai si può dire: l'intervento dell'Occidente in Afghanistan è stato
un fallimento: oltre alle migliaia di
soldati alleati uccisi, il Paese non
ha progredito da nessun punto di
vista in questi anni e la guerra civile è sempre alle porte. La sicurezza rimane una chimera. I
talebani hanno ucciso un candidato alle elezioni provinciali e
nove suoi sostenitori, tutti rapiti
alcuni giorni fa nella provincia settentrionale di Sar-i-Pul. Il capo
della polizia provinciale, Noor
Habib Gulbahar, ha ricordato che
il candidato Husain Nazari era
stato rapito insieme ai suoi accompagnatori da un commando
armato nell'area di Bogawi. Gulbahar ha detto che i talebani
hanno giustificato il massacro
come una risposta all'uccisione di
loro militanti durante una recente
operazione di sicurezza. All'inizio
di marzo i seguaci del Mullah
Omar hanno annunciato di voler
fare tutto quello che è nelle loro
possibilità per far fallire l'appuntamento delle elezioni presidenziali
e provinciali fissato per il 5 aprile.
Intanto è salito a sei il bilancio dei
poliziotti rimasti uccisi nell'attentato suicida al ministero della Difesa di Kabul. Lo riferisce un alto
Secolo
d’Italia
responsabile afghano. «Il terrorista indossava un'uniforme militare», ha detto il portavoce del
ministero, Sediq Sediqqi. «Si è
fatto esplodere all'interno di un
edificio annesso al ministero, uccidendo sei poliziotti», ha aggiunto. L'attacco suicida contro il
ministero é stato rivendicato dai
talebani su Twitter. Lo ha riferito
un alto responsabile afghano.
L'attentato contro uno dei siti più
protetti della capitale afghana si é
verificato a tre giorni dalle elezioni
presidenziali, scrutinio determinante per la stabilità del Paese
con le forze della Nato che lasce-
ranno il Paese da qui alla fine dell'anno. La rinuncia da parte di almeno tre organismi internazionali
a monitorare le elezioni presidenziali e provinciali che si svolgeranno in Afghanistan il 5 aprile ha
destato preoccupazione sia nelle
autorità locali sia nei responsabili
dell'Onu a Kabul. A seguito dei ripetuti attacchi dei talebani a
Kabul e in varie province afghane, e della morte di un osservatore paraguaiano dell'Istituto
nazionale democratico nel recente assalto di militanti nell'hotel
Serena della capitale, lo stesso
Istituto, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l'Asian Foundation for Free
Election hanno annunciato l'abbandono del progetto di monitoraggio del voto afghano. Il
vice-capo della Missione delle
Nazioni Unite di assistenza all'Afghanistan (Unama), Nicholas
Haysom, ha detto che nel sostanziale giudizio positivo che si può
dare per i preparativi delle elezioni, «vi sono punti interrogativi
sollevati sul fatto che forse non vi
sarà un numero sufficiente di osservatori internazionali per garantire la trasparenza delle elezioni,
o l'integrità del voto».
chiuse e a comminare condanne a
morte, negli sforzi di dare all'iniziativa
una veste formale e legale. Le famiglie
di coloro condannati alla pena capitale
sono suscettibili di essere inviate nei
campi di lavoro senza alcun processo.
«Tra coloro che sono stati sanzionati
con la condanna a morte ci sono 200
funzionari di Partito dei Lavoratori, governo e forze armate che hanno ricevuto ordini direttamente da Jang
Song-thaek», ha aggiunto la fonte. Definito anche il luogo delle esecuzioni: il
campo di tiro alla Kang Kon Military
Academy, «sotto gli occhi dei funzionario di alto rango del partito, del governo e degli alti ufficiali militari». Il
carattere pubblico è di tipo "educativo":
vuole essere un "chiaro monito" a tutti
coloro che non dimostreranno obbedienza alla leadership di Kim Jong-un,
al potere da dicembre 2011. Dome-
nica la Corea del Nord ha avvertito
senza dare dettagli che «non esclude
un nuovo tipo di test nucleare per rafforzare la nostra deterrenza nucleare»
in risposta alla dura condanna del
Consiglio di sicurezza dell'Onu sui recenti lanci di missili. La profondità,
come rilevato da alcuni media sudcoreani, non suggerisce l'immediata ipotesi di test nucleare. A febbraio del
2013, col terzo esperimento, la forza
dell'esplosione fu stimata in magnitudo
5,1 e rilevata da esami in Cina e Usa
con epicentro nel sito di Punggye-ri e
ipocentro a un chilometro di profondità.
All'indomani dello scambio tra Nord e
Sud di oltre 800 colpi di artiglieria, le
preoccupazioni restano tutte, malgrado la relativa calma: Pyongyang, infatti, ha istituito una zona di bando alla
navigazione nel mar del Giappone fino
al 4 aprile, in vista di possibili nuovi
lanci balistici. In più, resta il mistero di
un drone schiantatosi su un'isola sudcoreana vicino al contestato confine
marittimo occidentale.
Il regime di Pyongyang si appresta a fucilare
altri 200 «funzionari infedeli»
Redazione
La Corea del Nord si preparerebbe a
giustiziare altri 200 alti funzionari fedeli
a Jang Song-thaek, zio e tutore dell'attuale leader Kim Jong-un, caduto però
in disgrazia e finito davanti al plotone
di esecuzione a dicembre con l'accusa
di alto tradimento. Un totale di circa
1.000 componenti delle loro famiglie,
ha scritto il Chosun Ilbo citando fonti
anonime, potrebbe finire, di riflesso,
nei campi di lavoro e di rieducazione. Il
Dipartimento sulla sicurezza di stato
del Nord ha condotto un'approfondita
analisi per stanare i numerosi sostenitori di Jang dopo la sua esecuzione,
identificando 200 "fedelissimi" e un
altro migliaio di persone a lui vicine. Si
tratta, ha precisato sul punto il quotidiano sudcoreano, di un'unità che è
stata autorizzata dalla più alta corte
nordcoreana a tenere processi a porte
GIOVEDì 3 APRILE 2014
È ufficiale: Vladimir Putin
ha divorziato da Liudmilla.
Ma la sua popolarità è in crescita
Redazione
Il presidente russo Vladimir Putin ha
divorziato, dopo averne dato annuncio lo scorso giugno in comune accordo con l'ormai ex moglie Liudmila:
lo ha confermato il Cremlino. «Questo significa che il divorzio è avvenuto», ha spiegato il portavoce,
Dmitri Peskov, all'agenzia Itar-Tass
che aveva chiesto lumi sulla scomparsa della consorte dalla biografia
ufficiale di Putin sul sito del Cremlino.
Una cancellazione che precede
quella sulla imminente dichiarazione
dei redditi del presidente russo, che
non dovrà più dichiarare i redditi dell'ex moglie. La coppia aveva annunciato l'intenzione di divorziare il sei
giugno 2013, in una intervista tv durante l'intervallo di un'opera teatrale.
Da alcuni anni le indiscrezioni attribuiscono a Putin una relazione con
l'ex campionessa olimpica di ginnastica, Alina Kabaieva, che gli
avrebbe dato anche due figli. Entrambi però hanno sempre negato
tutto. Ma nonostante questo, come
si vede, l'indice di popolarità del presidente russo sfiora il suo record storico,
in
realtà
sull'onda
dell'annessione della Crimea:
l'82,3% secondo l'istituto di sondaggi
Vtsiom. Una cifra vicina all'82,9% del
febbraio 2008. Tra le iniziative, a arte
la politica estera, che fanno apprezzare Putin dai russi, c'è sicuramente
il ripristino di un programma di allenamento e valutazione fisica per
varie classi di età, inaugurato negli
anni Trenta. È il Gto, acronimo russo
per "pronti per il lavoro e la difesa".
«Grazie ad esso diverse generazioni
sono cresciute attive e sane», ha
sottolineato Putin in un incontro con
il consiglio presidenziale per lo sport.
Lavoro, parte la “caccia” alle false partite
iva. Più controlli anche sui co.co.pro
GIOVEDì 3 APRILE 2014
Redazione
Il ministero del Lavoro rafforza i
controlli sullʼutilizzo distorto dei
contratti di collaborazione a progetto e delle partite Iva, per identificare i casi in cui il ricorso a
queste tipologie contrattuali
«maschera rapporti di lavoro subordinato». Una «prassi tanto più
ingiustificata», dice il ministro
Poletti, con i nuovi contratti a termine. La decisione del ministero
del Lavoro e delle Politiche sociali si inserisce nellʼambito delle
iniziative di contrasto al lavoro irregolare. È stato inoltre costituito, riferisce ancora lo steso
Secolo
d’Italia
ministero, «un gruppo di lavoro
per valutare lʼeventuale esigenza
di semplificazioni e revisioni normative, prevedendo lʼattivazione
di un confronto in merito con
tutte le parti interessate». «Il ricorso a contratti di collaborazione a progetto o a partite Iva sottolinea Poletti - è legittimo
quando sia giustificato da ragioni
oggettive legate alle esigenze
produttive ed organizzative delle
aziende che vi ricorrono; non lo
è quando viene fatto per mascherare un contratto di lavoro
subordinato e per evitare possibili contenziosi, sfuggendo agli
obblighi previdenziali ed assistenziali verso il lavoratore che
viene così a trovarsi in condizioni
di precarietà, con scarse tutele e
pressoché inesistenti prospettive
di stabilizzazione». «Una prassi
tanto più ingiustificata adesso aggiunge il ministro - considerando che le modifiche apportate
alla regolamentazione del contratto a termine rendono molto
più agevole il ricorso a questa tipologia che mentre “mette al riparo” lʼimprenditore dal rischio di
contenziosi garantisce al lavoratore le stesse tutele del contratto
di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La stessa filosofia
ha ispirato le modifiche al contratto di apprendistato per renderlo effettivamente lo strumento
principale per lʼingresso dei giovani nel mondo del lavoro». La
decisione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
punta ad incrementare i risultati
positivi già conseguiti nel 2013
con la «riqualificazione» di
19.000 posizioni lavorative attivate con contratti di collaborazione a progetto e partite Iva,
delle quali 15.495 nel settore dei
servizi, 1.629 in quello industriale, 1.099 nellʼedilizia e 165 in
agricoltura.
nieri politiche agricole e alimentari
ha accertato circa il 70% dei finanziamenti risultati percepiti illecitamente
mediante
«condotte
fraudolente perpetrate prevalentemente con fatturazioni di operazioni inesistenti, fittizie intestazione
di terreni e di titoli». Ammonta ad
oltre 28,3 milioni (+249% rispetto
agli 8.105.753 del 2012) il valore di
finanziamenti ai danni dell'Ue e
delle altre sovvenzioni e contributi
previdenziali accertati come illeciti
e sono stati sottoposti a sequestro
oltre 6,7 milioni (+161% rispetto ai
2.583.891 del 2012) di beni immobili, conti correnti e altri valori finanziari. I dati operativi del 2013,
rilevano i Nac, «hanno confermato
l'esigenza di assicurare un'attenta
vigilanza sul comparto agroalimen-
tare». Sul circuito del falso made in
Italy all'estero, i Nac hanno segnalato alla rete di cooperazione internazionale di polizia 70 tipologie di
prodotti contraffatti e falsamente
evocanti marchi nazionali di qualità
tra cui vini, formaggi dop, falso
aceto balsamico Igp ed altri prodotti
contraffatti venduti anche sul web.
In Gran Bretagna è stato imposto il
definitivo blocco della commercializzazione dei "wine-kit", prodotti
liofilizzati ottenuti con estratto di
mosto posti in vendita in improbabili "kit di autoproduzione" etichettati con noti marchi di vini nazionali.
Un nuovo circuito di contraffazione
del made in Italy è stato individuato
poi in Nuova Zelanda, Australia e
Canada riguardante i cosiddetti
"cheese kit", kit di autoproduzione
che pretendono di replicare prodotti
caseari tipici italiani, come la mozzarella, l'asiago e la ricotta.
Lotta al falso cibo “Made in Italy”,
nel 2013 boom di sequestri
Redazione
È una battaglia sempre più impegnativa, anche per la continua evoluzione delle forme di attacco,
quella che affronta l'agroalimentare
made in Italy nei riguardi della contraffazione e degli illeciti ai danni di
contributi statali o europei. È
quanto emerge dai dati diffusi dai
Nuclei antifrodi carabinieri del Comando carabinieri politiche agricole
e alimentari sulla attività 2013 che
evidenzia un incremento boom nei
sequestri di cibo irregolare (9,7mila
tonnellate di prodotti, +34% sul
2012 ed oltre 3 milioni di etichette/packaging illegali) e nella
scoperta di truffe ai danni dello
Stato (28,3 milioni di illeciti finanziamenti). Sul fronte delle frodi Ue,
in particolare, il Comando carabi-
5
La lotta allʼevasione
produce incassi record
Redazione
La strategia della verifica a campione. Dell'incrocio dei dati. Insomma, la lotta all'evasione
intessuta in maniera più capillare,
ha dato i suoi frutti. Così, lo scorso
anno il fisco è riuscito ad incassare
complessivamente 13,1 miliardi di
euro dalle contestazioni e dai controlli sui contribuenti meno fedeli.
Un risultato record, mai raggiunto
prima, soprattutto se si considera
che c'è stata una flessione della riscossione coattiva da parte di
Equitalia. L'attività della concessionaria per la riscossione ha consentito di portare in cassa 3,8
miliardi nel 2013, sul fronte del recupero delle tasse non pagate. Se
si aggiunge anche la lotta all'evasione contributiva, poi, l'incasso è
stato di 7,1 miliardi, con un calo di
circa il 5% rispetto all'anno precedente, proprio per attuare alcune
norme introdotte dopo l'acuirsi
della crisi, che hanno stemperato
l'attività di riscossione coattiva.
Oltre sui risultati della lotta all'evasione, le casse dello Stato possono inoltre contare anche su
maggiori entrate fiscali, in particolare di accise e Iva. L'imposta sui
consumi continua a mostrare
anche a marzo il trend positivo
degli ultimi mesi, con un gettito in
aumento del 6%. Non solo: l'Iva ha
avuto un effetto positivo anche sul
fabbisogno, pari a marzo a circa
18,4 miliardi, in deciso miglioramento rispetto ai 21 miliardi e 987
milioni del marzo 2013.
Niente risorse e aree pubbliche
per la moschea di Milano
6
Redazione
«L'assessore Pierfrancesco
Majorino ha riferito di aver avviato una consultazione con le
comunità e le associazioni islamiche di Milano “per verificare
quali soluzioni possano essere
realmente praticate al fine di
realizzare un Centro di cultura
islamica, in vista di Expo 2015
e per il periodo successivo all'evento, senza costi per il Comune”.
Lʼassessore
ha
aggiunto che “gli interventi non
devono prevedere l'impiego di
risorse del Comune” e che
“vanno ipotizzate soluzioni pre-
Secolo
d’Italia
senti anche in aree private”». È
quanto dichiara Riccardo De
Corato, vicepresidente del
Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione,
che così continua: «A questo
punto Majorino ci dovrebbe
spiegare quali soluzioni ipotizza e cosa intenda per risorse
pubbliche. Perché, se nelle risorse pubbliche sono incluse
anche le aree, va bene. Se Majorino invece ha avviato queste
consultazioni con lʼobiettivo di
individuare unʼarea adatta per
ospitare la moschea, questo fa
presumere che la sua intenzione sia di usare un suolo
pubblico. In questo caso presenteremo un esposto alla
Corte dei Conti per danno erariale nei confronti del Comune.
Diversamente, le associazioni
islamiche si cerchino una soluzione su terreni privati. A questo punto non capiamo che
ruolo possano avere Majorino
e il Comune di Milano che non
sono né agenzie né agenti immobiliari per conto degli islamici. Noi chiediamo che
neanche un euro pubblico sia
speso per questa operazione
immobiliare. Chiediamo che
unʼeventuale moschea non
sorga su un terreno pubblico e
che il Comune non spenda un
centesimo per metterlo a posto.
I suoli pubblici devono servire
per realizzare piscine, palestre,
luoghi di aggregazione per i
giovani. Non certo una moschea. Inoltre ribadiamo la necessità di indire un referendum
fra i cittadini di Milano prima
che sia presa qualunque decisione. Dovranno essere loro a
dire se vogliono o meno una
grande moschea nella loro
città». Inoltre – aggiunge De
Corato – «siamo venuti a sapere che il Comune starebbe
valutando due ipotesi per costruire una grande moschea in
vista dellʼExpo 2015. Insomma,
non più una sola moschea, ma
ben due. Una dovrebbe sorgere al posto del Palasharp, a
Lampugnano.
Unʼaltra
in
unʼarea vicina a viale Certosa.
Ribadiamo che progetti di questo genere non sono ipotizzabili, né prima dellʼExpo né
dopo. A meno che non siano i
cittadini di Milano a chiederne
la realizzazione attraverso un
referendum».
riferiscono le insegnanti, è dovuta alle gravi carenze di personale educativo di supplenza per
esaurimento delle liste cui attingere. I genitori raccontano di
aver dovuto fare la fila, dietro direttiva del personale scolastico,
per poter lasciare il proprio bambino al nido, in ordine di priorità,
quasi fossimo ad un supermer-
cato. Tra le testimonianze,
quella di una mamma che ha lasciato il piccolo in una situazione inverosimile con bambini
che piangevano e senza una figura di riferimento abituale. L'effettivo timore è che questo
scenario, data la grave mancanza di supplenti, si presenterà
anche nei giorni a venire. Il servizio deve essere garantito, in
quanto servizio pubblico e pagato mensilmente dai genitori.
Sembra che le lamentele delle
educatrici, che non vengono
supportate da un adeguato servizio di supplenza fornito da chi
di competenza, abbia inoltre
scatenato una sorta di "sommossa". Ma chi ha subito il disagio maggiore in realtà sono
stati come al soliti gli unici a non
avere né colpa né consapevolezza, ovvero i bambini. Come
accade da troppo tempo, nel silenzio del sindaco Marino e dellʼassessore Cattoi che ormai
hanno deciso di lasciare alla deriva lʼintero sistema scolastico»,
concludono Santori e Corsi.
Roma, cancello sbarrato al nido,
i bambini tornano a casa
Redazione
«Si sta continuando a sottovalutare il grido di allarme che
viene dai bambini di questa
città. Dopo lo scandalo delle
mense scolastiche, ora un nido
del Municipio V è rimasto chiuso
a causa della mancanza di supplenti»: così dichiarano Fabrizio
Santori, consigliere regionale
del Lazio, e Francesco Corsi,
esponente del comitato DifendiAmo Roma, nel denunciare
come i genitori si siano trovati di
fronte ai propri occhi il cancello
del nido sbarrato e il divieto di
entrata per i bambini allʼasilo.
«Si tratta di un episodio increscioso e inimmaginabile che
hanno vissuto sotto i propri
occhi i genitori dei bimbi del nido
“Il Pettirosso". La motivazione di
tale situazione, secondo quanto
GIOVEDì 3 APRILE 2014
Quasi 10mila
i treni soppressi
in Emilia nel 2013
Redazione
Dopo le critiche sollevate dall'associazione Federconsumatori Emilia-Romagna
sul
trasporto
ferroviario regionale che, nel corso
2013, ha registrato «quasi 10.000
treni soppressi», Andrea Leoni,
consigliere del Pdl-Forza Italia, ha
presentato unʼinterrogazione alla
Giunta regionale di centrosinistra
per chiedere lʼintervento della Regione, quale committente del servizio, «per arginare il progressivo
degrado» del trasporto ferroviario
regionale, «con azioni mirate ad un
miglioramento degli standard e
delle opportunità per gli utenti». A
destare preoccupazione – riferisce
il consigliere – è il fatto che la soppressione sarebbe dovuta allʼindisponibilità del personale e avrebbe
riguardato il 20% delle corse non
effettuate. Inoltre, sarebbero «peggiorate le prestazioni sulla puntualità, con una quota di treni arrivata
in orario (ritardo entro cinque minuti) passata mediamente dal
93,7% del 2009 al 91% del 2013».
I disservizi sarebbero causati
«principalmente dalla “vecchiaia"
dei treni, che superano spesso l'età
media di 30 anni». Leoni ricorda le
richieste avanzate da Federconsumatori: ad esempio, procedure più
rapide per la gara di affido del
nuovo contratto; una maggiore tutela degli utenti durante il servizio
“in proroga”; lʼattivazione del biglietto unico integrato ferro-gomma
sull'intero territorio regionale; maggiore e migliore utilizzo dei treni acquistati dalla Regione. In proposito
il consigliere vuole quindi sapere
dalla Giunta regionale «se condivida le criticità sollevate da Federconsumatori Emilia Romagna e la
scarsa efficienza ed affidabilità a
danno dei cittadini-utenti».
Kurt Cobain e quella strana fascinazione per Roma:
un legame suggellato da un tentato suicidio
Secolo
GIOVEDì 3 APRILE 2014
7
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Il mito intramontabile di Kurt Cobain e quel
sottile legame che lo unisce alla “città
eterna”. Un legame di amore e morte. La
prima volta a Roma dei Nirvana è una
fredda serata di novembre del 1989. La
band è al suo primo tour europeo. Kurt ha
22 anni, e il successo non ha ancora bussato davvero. E non è un caso se il concerto allo storico Piper di Roma è
funestato da una serie di problemi tecnici,
che culminano nella scalata di Cobain in
cima agli amplificatori, da dove minaccia
di buttarsi giù. Quella notte il leader dei
Nirvana decide che il gruppo è finito.
Vuole tornare a casa, ma due dei suoi discografici fanno fare a Kurt un giro per
Roma. Visitano il Colosseo. Lui si rincuora. La band non si scioglie. La seconda volta dei Nirvana nella capitale è
molto diversa dalla prima. È il novembre
1991, e anche grazie a Nevermind il
gruppo è ormai famosissimo quando si
esibisce al teatro Castello di Roma, ad un
passo da San Pietro. Fanno il tutto esau-
rito: e questa volta il concerto fila liscio e
potente, con le canzoni dell'ultimo disco in
bella evidenza. E si arriva, così, al 22 febbraio 1994. I Nirvana sono ormai star assolute. La data romana prevede l'attesa
esibizione al Palaghiaccio di Marino. Un
altro successo, malgrado la laconicità di
Cobain. Pochi giorni dopo, in una pausa
del tour, il cantante tornerà a Roma. Con
la moglie Courtney Love e la figlia di appena due anni, Frances Bean, alloggiano
al lussuoso hotel Excelsior di Via Veneto.
Peccato che, nella loro suite, la mattina
del 4 marzo, la Love scopre il marito privo
di sensi: Cobain è in coma. Overdose da
psicofarmaci (il potente tranquillante Roipnol) e champagne. Lo portano prima al
policlinico Umberto I, e in un secondo momento in una clinica privata, dove resta ricoverato per alcuni giorni. Ripresosi, torna
a Seattle. Ma Kurt ha davvero voglia di
farla finita: ci riesce il 5 aprile, sparandosi
in testa nella sua villa di Seattle.
Riccardo Rossi debutta nella regia:
ha battuto a Roma il suo primo ciak
Redazione
Dopo tanto teatro. Un lungo intermezzo televisivo, e molte esperienze
davanti alla macchina da presa, Riccardo Rossi sceglie di cambiare prospettiva: e a trent'anni dal suo primo
ciak in veste di giovane attore nel film
College, di Castellano e Pipolo
(1984), Riccardo Rossi passa dietro
la macchina da presa per esordire
alla regia con La prima volta di mia
figlia, sul set per cinque settimane a
Roma. Prodotto dalla Ascent Film
con Rai Cinema, il film è scritto da
Chiara Barzini, Luca Infascelli e Riccardo Rossi, ed interpretato dallo
stesso regista insieme ad Anna Foglietta, Stefano Fresi, Fabrizia Sacchi e alla giovane Benedetta Gargari.
Nella finzione scenica il regista e pro-
tagonista presta mimica e fattezze
ad Alberto, un medico della mutua,
maniaco dell'ordine, separato da
dieci anni e totalmente dedito – emotivamente, affettivamente e pragmaticamente – alla figlia quindicenne,
Bianca (interpretata da Benedetta
Gargari). Ma un giorno uguale a tutti
gli altri della sua vita, completamente
e meticolosamente organizzata, metodica e ordinata, arriva un fulmine a
ciel sereno: un evento che sconvolgerà la ripetitività rassicurante delle
sua quotidianità. Malauguratamente,
infatti, Antonio si ritrova a leggere di
nascosto, sul diario di Bianca, che la
sua bambina sta per fare l'amore per
la prima volta. È nel panico: non
aveva ancora immaginato, fino a
quel momento, che potesse arrivare
quel giorno anche per sua figlia, l'angelo della sua vita. Deciso a ostacolare in ogni modo gli eventi, e a
combattere per far sì che quanto prestabilito (e scritto) non accada – o
quantomeno, determinato a far ca-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
pire a sua figlia come «dovrebbero
accadere le cose» – organizza una
cena con la sua più cara amica, Marina (Fabrizia Sacchi), ginecologa al
consultorio e per questo – secondo
Alberto – esperta di adolescenti. L'intento è chiaro, e fin dai primi minuti
della serata: dissuadere la figlia dal
«commettere questo grave errore»,
che invece la ragazzina è in procinto
di fare. Al tavolo si aggiungono, indesiderati e inaspettati, Giovanni
(Stefano Fresi), l'inopportuno marito
di Marina, ed Irene (Anna Foglietta),
una psicologa collega di Alberto che
lui detesta, perché è il suo esatto
contrario. Un'occasione – comica al
limite del surreale, almeno per
quanto se ne deduce dal racconto –
che offre l'occasione di sdrammatizzare, con toni e sottotesti narrativi
corrosivi e ironici, sui problemi e le
ansie che i figli adolescenti infliggono
agli sventurati genitori...
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7 agosto 1990 n. 250