in tre mesi fazio ha portato tutto il pd in tv
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in tre mesi fazio ha portato tutto il pd in tv
d’Italia IN TRE MESI FAZIO HA PORTATO TUTTO IL PD IN TV ANNO LXII N.77 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Valter Delle Donne “Che tempo che fa” nella trasmissione di Fazio? Il solito. Se stai a sinistra, tappeti rossi, altrimenti non sei neanche pervenuto. La denuncia arriva dal Mattinale, che si è preso la briga di recuperare la lista di tutti gli ospiti della trasmissione condotta da Fabio Fazio nellʼanno in corso. Lʼelenco? Tre segretari tre del Pd (Veltroni, Bersani e Renzi) un paio di ministri dello stesso partito (Maria Chiara Carrozza e Graziano Delrio), unʼeuroparlamentare (Rita Borsellino) la segretaria della Cgil, Susanna Camusso e tutta una serie di intellettuali di stretta ortodossia postcomunista (Stefano Rodotà, Andrea Camilleri, Gad Lerner, Giovanni Floris, Adriano Sofri). In pratica, scrive la nota del Pdl alla Camera, «le trasmissioni di approfondimento di RaiTre, o talk show che dir si voglia, spiccano decisamente per la loro squilibrata coerenza. Sì per- WWW.SECOLODITALIA.IT ché passando rapidamente in rassegna le puntate degli ultimi tre mesi dei programmi di RaiTre, è più che evidente, che il lupo perde il pelo ma non il vizio: gli ospiti sono sempre i soliti noti, gli amichetti della combriccola benpensante tra politici, sindacalisti, scrittori e pseudo intellettuali». E «se qualcuno pensava che per il talk di Fazio valesse il detto di “anno nuovo vita nuova” la delusione sarà cocente, ma allo stesso tempo il salotto del weekend di RaiTre si è giovedì 3/4/2014 confermato allʼaltezza del cognome del conduttore e in linea con le vecchie abitudini, per cui ampio spazio agli ospiti più graditi alla gauche italienne, declinata in ogni ambito dello scibile umano. Manteniamo alta lʼattenzione, perché – ammonisce Il Mattinale – in vista delle elezioni europee, amministrative e regionali, le trasmissioni di informazione e di comunicazione politica dovranno garantire il rispetto della par condicio, che non è unʼopinione ma un obbligo di legge». Lʼunico ospite politico in quota centrodestra? Angelino Alfano, ospitato nella puntata del gennaio, poche settimane dopo la scissione dal Pdl e da Silvio Berlusconi. Il momento buono per ospitarlo, come capitò con Gianfranco Fini, invitato da Fazio assieme a Bersani, solo dopo il divorzio dal Cavaliere. Perché nel salotto buono di Raitre, chi sta con Berlusconi non può neanche mettere piede. Le “anime belle” parlano di gay, immigrati e rom. Ma i veri esclusi sono i pensionati Francesco Signoretta NellʼItalia del buonismo venduto un tanto al chilo nei mercati politici della sinistra, cʼè chi si sente un fantasma: non ha forma fisica perché nessuno lo vede, non ha voce perché nessuno lo sente. E pazienza se stenta a fare la spesa al discount, se ha bisogno di aiuto o di essere accompagnato per le scale, se ha paura di restare solo in casa. Questo fantasma si chiama pensionato: un anziano su due, dicono le cifre ufficiali dellʼIstat, vive con meno di mille euro al mese. E con mille euro deve pagare tutto, dallʼaffitto al mangiare, dalle bollette ai vestiti. Il tutto mentre scorrono le immagini dei tiggì e vede che la politica (anzi, una certa politica) ha come priorità i matrimoni gay, le case dove ospitare gli extracomunitari che sbarcano a migliaia sulle nostre coste, gli “aiuti” economici ai rom, le bollette che i Comuni pagano per acqua, luce e gas nei campi nomadi. E loro lì, in silenzio. Fantasmi. E non ci si muove neppure per correggere i macroscopici errori della riforma Fornero, esodati a parte, perché le pensioni dʼoro continuano ad esistere e quelle da fame pure, nonostante lʼinnalzamento dellʼetà. I dati dellʼIstat, sottolinea lʼUgl, ci restituiscono una fotografia in cui è evidente «la cronica incapacità del governo di gestire e tutelare i pensionati». Il sindacato, che ha proposto «una manifestazione nazionale di tutte le organizzazioni sindacali», definisce «insopportabile e intollerabile» il fatto che si trascurino i bisogni degli anziani. E lo squilibrio è evidente. Soffrono i giovani, che non trovano lavoro, soffrono gli anziani, che non possono andare in pensione, e soffrono i pensionati che ricevono assegni da fame, nonostante i contributi versati. Per Giorgia Meloni, leader di FdI, chi finge di scandalizzassi di questa situazione è semplicemente in malafede: «Purtroppo nulla di nuovo. A fronte di milioni di pensionati italiani che percepiscono un assegno da fame, ci sono migliaia di persone che prendono pensioni elevatissime e in molti casi immeritate e ingiustificate. Fratelli dʼItalia porta avanti la battaglia per la revoca delle pensioni dʼoro da molti anni e ha depositato una proposta di legge che prevede di ricalcolare con il sistema contributivo la parte che eccede il tetto di dieci volte la pensione minima Inps. Sotto questa soglia non si tocca nulla, per la parte che eccede si mantiene quanto corrisponde agli effettivi contributi versati. Una proposta di legge che è stata affossata in Parlamento da tutti coloro che al momento dei fatti, Pd in testa, si schierano sempre dalla parte dei soliti potenti e dei privilegiati. Non rinunceremo a questa battaglia di civiltà – conclude la Meloni – e sfidiamo Matteo Renzi e tutte le forze politiche che lo sostengono: se davvero il presidente del Consiglio vuole dare un segnale di giustizia sociale, a riprendere la nostra proposta e mettere fine a questa vergogna nazionale cancellando privilegi ingiusti e odiosi». Essere clandestini non è più reato: cʼè il via libera definitivo della Camera 2 Secolo d’Italia Redazione Con 332 sì, 104 no e 22 astenuti la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl sulle pene alternative al carcere, i cui pilastri sono lʼincremento dellʼuso dei domiciliari, la depenalizzazione dellʼimmigrazione clandestina, le norme sulla messa alla prova. Contro il provvedimento si sono espressi la Lega, il M5S e Fratelli dʼItalia, mentre molti degli astenuti si sono registrati tra i banchi di Fi. «Renzi, con lʼok dei partiti che senza pudore si dicono di centrodestra, abolisce il reato di clandestinità. FdI-An pronto a fare barricate. Vergognatevi», ha scritto su Twitter Giorgia Meloni, mentre la stessa parola, «vergogna», è stata urlata in aula dal deputato della Lega, Nicola Molteni, rivolto ai banchi del Pd. Il testo elimina il reato di immigrazione clandestina e mantiene lʼarresto solo per gli immigrati che rientrano in Italia dopo un provvedimento di espulsione. Per quanto riguarda i domiciliari, prevede che diventino la misura principale per i reati di lieve entità ovvero per tutti quelli con una pena massima di tre anni. Nei casi in cui la pena va dai 3 ai 5 anni, invece, la decisione sarà a discrezione del giudice. La norma punta a decongestionare gli istituti di pena, ma non sarà immediatamente applicabile: spetterà al governo renderla operativa attraverso appositi decreti legislativi. Lo stesso vale per la depenalizzazione di una serie di reati, che diventeranno semplici illeciti amministrativi. Fra questi rientrano lʼomesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali non superiori a 10mila euro, gli atti osceni, lʼabuso della credulità popolare, le rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive. Sono invece esclusi i reati relativi a edilizia e urbanistica, territorio e paesaggio, alimenti e bevande, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza pubblica, gioco dʼazzardo e scommesse, materia elettorale e finanziamento dei partiti, armi ed esplosivi, proprietà intellettuale e industriale. Infine, la messa alla prova: da tempo sperimentata con i minori, viene ora estesa agli adulti. Per i reati puniti con reclusione fino a 4 anni o pena pecuniaria lʼimputato può chiedere la sospensione del processo con lʼutilizzo di questo strumento. La misura consiste nello svolgimento di lavori di pubblica utilità, con lʼaffidamento al servizio sociale per lo svolgimento di un programma di recupero. Se lʼesito è positivo, il reato si estingue. In caso di trasgressione del programma di trattamento, o se il condannato commette nuovi delitti, scatta però la revoca della misura. Durante il periodo di prova la prescrizione è sospesa. Redazione Con Marine Le Pen, a cui li accomuna la battaglia anti-euro, o con i Conservatori, con cui cʼè sintonia nella lotta allʼeuroburocrazia. Tra questi due gruppi si gioca lʼoriz- zonte europeo di Fratelli dʼItaliaAlleanza Nazionale, formazione politica che ha avviato in queste ore a Bruxelles i contatti per definire la sua collocazione dopo le elezioni europee del 22-25 maggio. «I Conservatori e la Le Pen – ha spiegato Giorgia Meloni in una conferenza stampa nella sede del Parlamento Ue – sono le forze che non si sono piegate ai ricatti dei grandi partiti. Vogliamo fare unʼalleanza nel prossimo Parlamento – ha spiegato ancora Meloni – con chi difende un nuovo bipolarismo, tra chi fa gli interessi dei poteri forti e chi difende gli interessi dei cittadini». In questʼottica la leader del francese Front National viene vista come «un interlocutore estremamente importante. Ci sono altri partiti del centro destra italiano – ha sottolineato la presidente di FdI-AN alludendo a Forza Italia – che alzano la voce contro questa Europa, contro lʼUnione europea a trazione tedesca, ma poi, stando nel Ppe, fanno ogni giorno gli interessi della Germania. Lo stesso – ha insistito – fa il Pd che sostiene Martin Schulz, non certo un amico dellʼItalia: lʼunico voto utile alle europee è quello a FdI-AN». Giorgia Meloni non ha escluso interazioni con la Lega Nord, altro partito che ha già un accordo con Le Pen, sul tema dellʼeuro, mentre niente da fare con il Movimento 5 Stelle, che ha definito «chiuso al dialogo». La presidente del partito sarà quasi sicuramente candidata alle europee in tutti i collegi, mentre Gianni Alemanno, Carlo Fidanza e Magdi Allam, tutti presenti alla conferenza di Bruxelles, si candideranno rispettivamente al Sud, a Nord-Ovest e al Nord-Est. Meloni: «Sintonia con Le Pen». Da Bruxelles la sfida di Fratelli dʼItalia a questa Europa GIOVEDì 3 APRILE 2014 La Lega difende gli indipendentisti. Ma nelle intercettazioni si trova il delirio Redazione Sembrano usciti dalla matita di Bonvi (il creatore di Sturmtruppen) più che dal Braveheart di Mel Gibson. Il loro trattore riadattato a “carro armato” sembra adatto, più che a “occupare” piazza San Marco, a partecipare alla sfilata allegorica del Carnevale di Viareggio. Le loro foto pubblicate sui giornali fanno pensare a dei personaggi strapaesani, e non certo a dei Che Guevara del Nordest. Nonostante ciò, nelle intercettazioni di alcuni degli indipendentisti veneti arrestati dai Ros è contenuto il delirio, delirio allo stato puro. Parlano di voler instaurare «un clima di terrore» e, per farlo, raccontano di avere a disposizione «un altro carro armato gigantesco». A esprimersi così è Tiziano Lanza, di Bovolone (Verona) «sempre impegnato in azione di reclutamento e finanziamento». Lanza descrive anche il piano per lʼoccupazione di piazza San Marco: «Se riusciamo ad andarci con un mezzo così gigantesco, invece di otto forse saremo in ottocento, ben equipaggiati, con maschere antigas, qualcuno appostato con mitra e tutto e ci sarà anche gente allʼestero, come me, che convocherà una conferenza stampa». «E quando lʼazione sarà fatta – conclude – sarà coordinata mezza Italia perchè lo faranno anche i piemontesi, lo faranno anche i sardi, ciascuno nel loro sistema, ma sarà sincronizzato con la nostra, perfino la napulitania, vogliono chiamarsi così». Può venire da ridere, possiamo pensare a qualche effetto di sostanze allucinogene, ma, anche se non è certo il caso di gridare allʼ “allarme democratico” , non è da prendere sottogamba che a una cinquantina di persone possano frullare certe idee per la testa. Dalle carte risulta che gli indagati avrebbero avuto in mente anche di compiere attentati dinamitardi ai tralicci dellʼalta tensione, come i terroristi altoatesini degli anni Sessanta. 'Ndrangheta,terremotosulcentrosinistraLecchese,in manette 10persone.Il consiglierePdsidefiniva«uomodelclan» GIOVEDì 3 APRILE 2014 Secolo 3 d’Italia Redazione E' una mazzata terribile sul centrosinistra l'ultima inchiesta sulla criminalità organizzata che ha portato in carcere, nel corso di un'operazione contro la 'ndrangheta nel Lecchese, dieci persone fra cui Mario Coco Trovato, fratello di Franco Coco Trovato, già in carcere per un ergastolo, il sindaco di Valmadrera, centro del Lecchese, Marco Rusconi, esponente molto in vista del Centrosinistra locale e il consigliere comunale Pd di Lecco, Ernesto Palermo. Palermo, consigliere comunale a Lecco, era iscritto al Pd e dal 2011 è passato al Gruppo misto. E' accusato, stando all'imputazione, di essere un «partecipe sotto le direttive» di Mario Trovato, fratello del boss Franco Coco Trovato, e si sarebbe occupato per conto del clan «in qualità di uomo politico e consigliere comunale, dei rapporti con esponenti politici e pubbliche amministrazioni comunali». Il suo ruolo sarebbe stato quello di acquisire «appalti e concessioni» e di intervenire per modificare il piano di governo del territorio per favorire gli interessi dell'associazione mafiosa. Secondo l'accusa, inoltre, Palermo, che è anche accusato di estorsione, corruzione e turbativa d'asta, si sarebbe attivato per fare acquisire alla famiglia dei Trovato la concessione di un'area comunale sul Lido di Valmadrera, nel Lecchese. Secondo le indagini, per tale concessione, il sindaco di Valmadrera, anche lui di centrosinistra, Marco Rusconi, avrebbe intascato una tangente per circa 10 mila euro. Dalle intercettazioni della Dda di Milano emerge che era lo stesso Palermo a definirsi, parlando con altre persone al telefono, uno dei «nuovi uomini dei Trovato», ossia il clan dominante nella zona. Inoltre il consigliere è anche accusato di estorsione per l'episodio relativo ad un attentato ad un ristorante. L'inchiesta spiega il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini che ha coordinato le indagini, ha accertato il «connubio tra "braccia armate" della 'ndrangheta, addette alle estorsioni e ad altri atti di violenza, con esponenti delle istituzioni». «A distanza di 20 anni la stessa famiglia», ossia il clan dei Trovato, rivela la Bocassini, esercita ancora la sua influenza nel Lecchese, come aveva dimostrato una famosa inchiesta degli anni novanta sulla presenza della 'ndrangheta in Lombardia, quella cosiddetta "Wall street" e il consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo «era organico e partecipe all'associazione mafiosa e sapeva perfettamente con chi stava parlando e quello che stava facendo, perché è difficile pensare che un cittadino, anche il più sprovveduto, non conosca l'importanza dei Trovato a Lecco». Redazione Niente processo disciplinare per il pm di Palermo Nino Di Matteo che era stato accusato di aver rivelato in un'intervista l'esistenza di telefonate tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino intercettate nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il Csm ha infatti deciso di prosciogliere il magistrato in istruttoria, accogliendo così la richiesta avanzata dal Pg della Cassazione, Gianfranco Ciani.La decisione è stata presa specificatamente per «essere stati esclusi gli addebiti». L'accusa specifica a Di Matteo, e che aveva portato all'avvio di un'azione disciplinare nei suoi confronti, era quella di aver violato il diritto alla riservatezza del Capo dello Stato, proprio per aver parlato di quelle telefonate in un'in- tervista a Repubblica. Ma gli accertamenti compiuti dalla Procura generale della Cassazione, che nei mesi trascorsi ha ascoltato diversi testimoni, tra i quali anche alcuni giornalisti, hanno verificato che in realtà la notizia dell'esistenza di queste conversazioni tra il presidente della Repubblica e l'ex-ministro Mancino era già stata pubblicata il giorno prima dell'intervista del pm di Palermo da alcune testate online e dal settimanale Panorama.Di qui la richiesta del Pg Gianfranco Ciani alla sezione disciplinare del Csm di non luogo a procedere per Di Matteo.L'azione disciplinare era stata promossa anche nei confronti del procuratore di Palermo Francesco Messineo, che era stato accusato di non aver segnalato ai titolari dell'azione disciplinare il comportamento di Di Matteo. Ma essendo venuta meno l'accusa nei confronti del pm titolare dell'inchiesta Stato-mafia, è caduta anche la contestazione nei confronti di Messineo. «Non abbiamo mai avuto dubbi che sarebbe finita così» dice Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Messina e difensore di Nino Di Matteo sfoggiando tranquillità nel procedimento disciplinare davanti al Csm, commenta la decisione della sezione disciplinare di prosciogliere il suo assistito. Ardita ha appena finito di parlare con Di Matteo e dice: «Siamo sempre stati convinti che non ci fosse alcuna condotta da sanzionare», una convinzione rafforzata anche dalla «storia professionale» del pm di Palermo. Chiesto il processo per il sindaco dem di Brindisi Il Csm “proscioglie” il pm Di Matteo per aver rivelato le telefonate Napolitano-Mancino Redazione La procura di Brindisi ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales (Pd), e di altre cinque persone, tra cui due dirigenti comunali, due imprenditori e l'ex-direttore della sede di Brindisi di Equitalia. I pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani avevano chiuso le indagini il 10 febbraio scorso ipotizzando a vario titolo reati di abuso d'ufficio, truffa e concussione. Il Comune di Brindisi è stato individuato tra le parti offese. L'accusa ruota attorno ad un presunto conflitto di interessi superiore a 428 mila euro, di cui 385 mila di debiti tributari e con enti previdenziali, del primo cittadino. La somma in questione sarebbe l'ammontare del debito della società di comunicazione appaltatrice del Comune, News Sas, amministrata dal sindaco fino al 2012. La società sarebbe stata di fatto riconducibile a Consales, giornalista, anche in epoca successiva. Egli infatti avrebbe continuato - secondo quanto ipotizzato dall'accusa a utilizzare l'auto e i telefonini aziendali. Alla News Srl il Comune ha affidato, in regime di proroga, nel giugno 2012 e nel gennaio 2013, il servizio di rassegna stampa e comunicazione istituzionale. Alla base di tale incarico vi sarebbe, sempre secondo l'accusa, una ipotesi di truffa, perché il debito in questione sarebbe stato "sottaciuto" ad amministratori e politici che hanno poi acconsentito all' assegnazione. Afghanistan, le organizzazioni internazionali non vogliono monitorare il voto 4 Antonio Pannullo Ormai si può dire: l'intervento dell'Occidente in Afghanistan è stato un fallimento: oltre alle migliaia di soldati alleati uccisi, il Paese non ha progredito da nessun punto di vista in questi anni e la guerra civile è sempre alle porte. La sicurezza rimane una chimera. I talebani hanno ucciso un candidato alle elezioni provinciali e nove suoi sostenitori, tutti rapiti alcuni giorni fa nella provincia settentrionale di Sar-i-Pul. Il capo della polizia provinciale, Noor Habib Gulbahar, ha ricordato che il candidato Husain Nazari era stato rapito insieme ai suoi accompagnatori da un commando armato nell'area di Bogawi. Gulbahar ha detto che i talebani hanno giustificato il massacro come una risposta all'uccisione di loro militanti durante una recente operazione di sicurezza. All'inizio di marzo i seguaci del Mullah Omar hanno annunciato di voler fare tutto quello che è nelle loro possibilità per far fallire l'appuntamento delle elezioni presidenziali e provinciali fissato per il 5 aprile. Intanto è salito a sei il bilancio dei poliziotti rimasti uccisi nell'attentato suicida al ministero della Difesa di Kabul. Lo riferisce un alto Secolo d’Italia responsabile afghano. «Il terrorista indossava un'uniforme militare», ha detto il portavoce del ministero, Sediq Sediqqi. «Si è fatto esplodere all'interno di un edificio annesso al ministero, uccidendo sei poliziotti», ha aggiunto. L'attacco suicida contro il ministero é stato rivendicato dai talebani su Twitter. Lo ha riferito un alto responsabile afghano. L'attentato contro uno dei siti più protetti della capitale afghana si é verificato a tre giorni dalle elezioni presidenziali, scrutinio determinante per la stabilità del Paese con le forze della Nato che lasce- ranno il Paese da qui alla fine dell'anno. La rinuncia da parte di almeno tre organismi internazionali a monitorare le elezioni presidenziali e provinciali che si svolgeranno in Afghanistan il 5 aprile ha destato preoccupazione sia nelle autorità locali sia nei responsabili dell'Onu a Kabul. A seguito dei ripetuti attacchi dei talebani a Kabul e in varie province afghane, e della morte di un osservatore paraguaiano dell'Istituto nazionale democratico nel recente assalto di militanti nell'hotel Serena della capitale, lo stesso Istituto, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l'Asian Foundation for Free Election hanno annunciato l'abbandono del progetto di monitoraggio del voto afghano. Il vice-capo della Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Afghanistan (Unama), Nicholas Haysom, ha detto che nel sostanziale giudizio positivo che si può dare per i preparativi delle elezioni, «vi sono punti interrogativi sollevati sul fatto che forse non vi sarà un numero sufficiente di osservatori internazionali per garantire la trasparenza delle elezioni, o l'integrità del voto». chiuse e a comminare condanne a morte, negli sforzi di dare all'iniziativa una veste formale e legale. Le famiglie di coloro condannati alla pena capitale sono suscettibili di essere inviate nei campi di lavoro senza alcun processo. «Tra coloro che sono stati sanzionati con la condanna a morte ci sono 200 funzionari di Partito dei Lavoratori, governo e forze armate che hanno ricevuto ordini direttamente da Jang Song-thaek», ha aggiunto la fonte. Definito anche il luogo delle esecuzioni: il campo di tiro alla Kang Kon Military Academy, «sotto gli occhi dei funzionario di alto rango del partito, del governo e degli alti ufficiali militari». Il carattere pubblico è di tipo "educativo": vuole essere un "chiaro monito" a tutti coloro che non dimostreranno obbedienza alla leadership di Kim Jong-un, al potere da dicembre 2011. Dome- nica la Corea del Nord ha avvertito senza dare dettagli che «non esclude un nuovo tipo di test nucleare per rafforzare la nostra deterrenza nucleare» in risposta alla dura condanna del Consiglio di sicurezza dell'Onu sui recenti lanci di missili. La profondità, come rilevato da alcuni media sudcoreani, non suggerisce l'immediata ipotesi di test nucleare. A febbraio del 2013, col terzo esperimento, la forza dell'esplosione fu stimata in magnitudo 5,1 e rilevata da esami in Cina e Usa con epicentro nel sito di Punggye-ri e ipocentro a un chilometro di profondità. All'indomani dello scambio tra Nord e Sud di oltre 800 colpi di artiglieria, le preoccupazioni restano tutte, malgrado la relativa calma: Pyongyang, infatti, ha istituito una zona di bando alla navigazione nel mar del Giappone fino al 4 aprile, in vista di possibili nuovi lanci balistici. In più, resta il mistero di un drone schiantatosi su un'isola sudcoreana vicino al contestato confine marittimo occidentale. Il regime di Pyongyang si appresta a fucilare altri 200 «funzionari infedeli» Redazione La Corea del Nord si preparerebbe a giustiziare altri 200 alti funzionari fedeli a Jang Song-thaek, zio e tutore dell'attuale leader Kim Jong-un, caduto però in disgrazia e finito davanti al plotone di esecuzione a dicembre con l'accusa di alto tradimento. Un totale di circa 1.000 componenti delle loro famiglie, ha scritto il Chosun Ilbo citando fonti anonime, potrebbe finire, di riflesso, nei campi di lavoro e di rieducazione. Il Dipartimento sulla sicurezza di stato del Nord ha condotto un'approfondita analisi per stanare i numerosi sostenitori di Jang dopo la sua esecuzione, identificando 200 "fedelissimi" e un altro migliaio di persone a lui vicine. Si tratta, ha precisato sul punto il quotidiano sudcoreano, di un'unità che è stata autorizzata dalla più alta corte nordcoreana a tenere processi a porte GIOVEDì 3 APRILE 2014 È ufficiale: Vladimir Putin ha divorziato da Liudmilla. Ma la sua popolarità è in crescita Redazione Il presidente russo Vladimir Putin ha divorziato, dopo averne dato annuncio lo scorso giugno in comune accordo con l'ormai ex moglie Liudmila: lo ha confermato il Cremlino. «Questo significa che il divorzio è avvenuto», ha spiegato il portavoce, Dmitri Peskov, all'agenzia Itar-Tass che aveva chiesto lumi sulla scomparsa della consorte dalla biografia ufficiale di Putin sul sito del Cremlino. Una cancellazione che precede quella sulla imminente dichiarazione dei redditi del presidente russo, che non dovrà più dichiarare i redditi dell'ex moglie. La coppia aveva annunciato l'intenzione di divorziare il sei giugno 2013, in una intervista tv durante l'intervallo di un'opera teatrale. Da alcuni anni le indiscrezioni attribuiscono a Putin una relazione con l'ex campionessa olimpica di ginnastica, Alina Kabaieva, che gli avrebbe dato anche due figli. Entrambi però hanno sempre negato tutto. Ma nonostante questo, come si vede, l'indice di popolarità del presidente russo sfiora il suo record storico, in realtà sull'onda dell'annessione della Crimea: l'82,3% secondo l'istituto di sondaggi Vtsiom. Una cifra vicina all'82,9% del febbraio 2008. Tra le iniziative, a arte la politica estera, che fanno apprezzare Putin dai russi, c'è sicuramente il ripristino di un programma di allenamento e valutazione fisica per varie classi di età, inaugurato negli anni Trenta. È il Gto, acronimo russo per "pronti per il lavoro e la difesa". «Grazie ad esso diverse generazioni sono cresciute attive e sane», ha sottolineato Putin in un incontro con il consiglio presidenziale per lo sport. Lavoro, parte la “caccia” alle false partite iva. Più controlli anche sui co.co.pro GIOVEDì 3 APRILE 2014 Redazione Il ministero del Lavoro rafforza i controlli sullʼutilizzo distorto dei contratti di collaborazione a progetto e delle partite Iva, per identificare i casi in cui il ricorso a queste tipologie contrattuali «maschera rapporti di lavoro subordinato». Una «prassi tanto più ingiustificata», dice il ministro Poletti, con i nuovi contratti a termine. La decisione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si inserisce nellʼambito delle iniziative di contrasto al lavoro irregolare. È stato inoltre costituito, riferisce ancora lo steso Secolo d’Italia ministero, «un gruppo di lavoro per valutare lʼeventuale esigenza di semplificazioni e revisioni normative, prevedendo lʼattivazione di un confronto in merito con tutte le parti interessate». «Il ricorso a contratti di collaborazione a progetto o a partite Iva sottolinea Poletti - è legittimo quando sia giustificato da ragioni oggettive legate alle esigenze produttive ed organizzative delle aziende che vi ricorrono; non lo è quando viene fatto per mascherare un contratto di lavoro subordinato e per evitare possibili contenziosi, sfuggendo agli obblighi previdenziali ed assistenziali verso il lavoratore che viene così a trovarsi in condizioni di precarietà, con scarse tutele e pressoché inesistenti prospettive di stabilizzazione». «Una prassi tanto più ingiustificata adesso aggiunge il ministro - considerando che le modifiche apportate alla regolamentazione del contratto a termine rendono molto più agevole il ricorso a questa tipologia che mentre “mette al riparo” lʼimprenditore dal rischio di contenziosi garantisce al lavoratore le stesse tutele del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La stessa filosofia ha ispirato le modifiche al contratto di apprendistato per renderlo effettivamente lo strumento principale per lʼingresso dei giovani nel mondo del lavoro». La decisione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali punta ad incrementare i risultati positivi già conseguiti nel 2013 con la «riqualificazione» di 19.000 posizioni lavorative attivate con contratti di collaborazione a progetto e partite Iva, delle quali 15.495 nel settore dei servizi, 1.629 in quello industriale, 1.099 nellʼedilizia e 165 in agricoltura. nieri politiche agricole e alimentari ha accertato circa il 70% dei finanziamenti risultati percepiti illecitamente mediante «condotte fraudolente perpetrate prevalentemente con fatturazioni di operazioni inesistenti, fittizie intestazione di terreni e di titoli». Ammonta ad oltre 28,3 milioni (+249% rispetto agli 8.105.753 del 2012) il valore di finanziamenti ai danni dell'Ue e delle altre sovvenzioni e contributi previdenziali accertati come illeciti e sono stati sottoposti a sequestro oltre 6,7 milioni (+161% rispetto ai 2.583.891 del 2012) di beni immobili, conti correnti e altri valori finanziari. I dati operativi del 2013, rilevano i Nac, «hanno confermato l'esigenza di assicurare un'attenta vigilanza sul comparto agroalimen- tare». Sul circuito del falso made in Italy all'estero, i Nac hanno segnalato alla rete di cooperazione internazionale di polizia 70 tipologie di prodotti contraffatti e falsamente evocanti marchi nazionali di qualità tra cui vini, formaggi dop, falso aceto balsamico Igp ed altri prodotti contraffatti venduti anche sul web. In Gran Bretagna è stato imposto il definitivo blocco della commercializzazione dei "wine-kit", prodotti liofilizzati ottenuti con estratto di mosto posti in vendita in improbabili "kit di autoproduzione" etichettati con noti marchi di vini nazionali. Un nuovo circuito di contraffazione del made in Italy è stato individuato poi in Nuova Zelanda, Australia e Canada riguardante i cosiddetti "cheese kit", kit di autoproduzione che pretendono di replicare prodotti caseari tipici italiani, come la mozzarella, l'asiago e la ricotta. Lotta al falso cibo “Made in Italy”, nel 2013 boom di sequestri Redazione È una battaglia sempre più impegnativa, anche per la continua evoluzione delle forme di attacco, quella che affronta l'agroalimentare made in Italy nei riguardi della contraffazione e degli illeciti ai danni di contributi statali o europei. È quanto emerge dai dati diffusi dai Nuclei antifrodi carabinieri del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari sulla attività 2013 che evidenzia un incremento boom nei sequestri di cibo irregolare (9,7mila tonnellate di prodotti, +34% sul 2012 ed oltre 3 milioni di etichette/packaging illegali) e nella scoperta di truffe ai danni dello Stato (28,3 milioni di illeciti finanziamenti). Sul fronte delle frodi Ue, in particolare, il Comando carabi- 5 La lotta allʼevasione produce incassi record Redazione La strategia della verifica a campione. Dell'incrocio dei dati. Insomma, la lotta all'evasione intessuta in maniera più capillare, ha dato i suoi frutti. Così, lo scorso anno il fisco è riuscito ad incassare complessivamente 13,1 miliardi di euro dalle contestazioni e dai controlli sui contribuenti meno fedeli. Un risultato record, mai raggiunto prima, soprattutto se si considera che c'è stata una flessione della riscossione coattiva da parte di Equitalia. L'attività della concessionaria per la riscossione ha consentito di portare in cassa 3,8 miliardi nel 2013, sul fronte del recupero delle tasse non pagate. Se si aggiunge anche la lotta all'evasione contributiva, poi, l'incasso è stato di 7,1 miliardi, con un calo di circa il 5% rispetto all'anno precedente, proprio per attuare alcune norme introdotte dopo l'acuirsi della crisi, che hanno stemperato l'attività di riscossione coattiva. Oltre sui risultati della lotta all'evasione, le casse dello Stato possono inoltre contare anche su maggiori entrate fiscali, in particolare di accise e Iva. L'imposta sui consumi continua a mostrare anche a marzo il trend positivo degli ultimi mesi, con un gettito in aumento del 6%. Non solo: l'Iva ha avuto un effetto positivo anche sul fabbisogno, pari a marzo a circa 18,4 miliardi, in deciso miglioramento rispetto ai 21 miliardi e 987 milioni del marzo 2013. Niente risorse e aree pubbliche per la moschea di Milano 6 Redazione «L'assessore Pierfrancesco Majorino ha riferito di aver avviato una consultazione con le comunità e le associazioni islamiche di Milano “per verificare quali soluzioni possano essere realmente praticate al fine di realizzare un Centro di cultura islamica, in vista di Expo 2015 e per il periodo successivo all'evento, senza costi per il Comune”. Lʼassessore ha aggiunto che “gli interventi non devono prevedere l'impiego di risorse del Comune” e che “vanno ipotizzate soluzioni pre- Secolo d’Italia senti anche in aree private”». È quanto dichiara Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione, che così continua: «A questo punto Majorino ci dovrebbe spiegare quali soluzioni ipotizza e cosa intenda per risorse pubbliche. Perché, se nelle risorse pubbliche sono incluse anche le aree, va bene. Se Majorino invece ha avviato queste consultazioni con lʼobiettivo di individuare unʼarea adatta per ospitare la moschea, questo fa presumere che la sua intenzione sia di usare un suolo pubblico. In questo caso presenteremo un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti del Comune. Diversamente, le associazioni islamiche si cerchino una soluzione su terreni privati. A questo punto non capiamo che ruolo possano avere Majorino e il Comune di Milano che non sono né agenzie né agenti immobiliari per conto degli islamici. Noi chiediamo che neanche un euro pubblico sia speso per questa operazione immobiliare. Chiediamo che unʼeventuale moschea non sorga su un terreno pubblico e che il Comune non spenda un centesimo per metterlo a posto. I suoli pubblici devono servire per realizzare piscine, palestre, luoghi di aggregazione per i giovani. Non certo una moschea. Inoltre ribadiamo la necessità di indire un referendum fra i cittadini di Milano prima che sia presa qualunque decisione. Dovranno essere loro a dire se vogliono o meno una grande moschea nella loro città». Inoltre – aggiunge De Corato – «siamo venuti a sapere che il Comune starebbe valutando due ipotesi per costruire una grande moschea in vista dellʼExpo 2015. Insomma, non più una sola moschea, ma ben due. Una dovrebbe sorgere al posto del Palasharp, a Lampugnano. Unʼaltra in unʼarea vicina a viale Certosa. Ribadiamo che progetti di questo genere non sono ipotizzabili, né prima dellʼExpo né dopo. A meno che non siano i cittadini di Milano a chiederne la realizzazione attraverso un referendum». riferiscono le insegnanti, è dovuta alle gravi carenze di personale educativo di supplenza per esaurimento delle liste cui attingere. I genitori raccontano di aver dovuto fare la fila, dietro direttiva del personale scolastico, per poter lasciare il proprio bambino al nido, in ordine di priorità, quasi fossimo ad un supermer- cato. Tra le testimonianze, quella di una mamma che ha lasciato il piccolo in una situazione inverosimile con bambini che piangevano e senza una figura di riferimento abituale. L'effettivo timore è che questo scenario, data la grave mancanza di supplenti, si presenterà anche nei giorni a venire. Il servizio deve essere garantito, in quanto servizio pubblico e pagato mensilmente dai genitori. Sembra che le lamentele delle educatrici, che non vengono supportate da un adeguato servizio di supplenza fornito da chi di competenza, abbia inoltre scatenato una sorta di "sommossa". Ma chi ha subito il disagio maggiore in realtà sono stati come al soliti gli unici a non avere né colpa né consapevolezza, ovvero i bambini. Come accade da troppo tempo, nel silenzio del sindaco Marino e dellʼassessore Cattoi che ormai hanno deciso di lasciare alla deriva lʼintero sistema scolastico», concludono Santori e Corsi. Roma, cancello sbarrato al nido, i bambini tornano a casa Redazione «Si sta continuando a sottovalutare il grido di allarme che viene dai bambini di questa città. Dopo lo scandalo delle mense scolastiche, ora un nido del Municipio V è rimasto chiuso a causa della mancanza di supplenti»: così dichiarano Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio, e Francesco Corsi, esponente del comitato DifendiAmo Roma, nel denunciare come i genitori si siano trovati di fronte ai propri occhi il cancello del nido sbarrato e il divieto di entrata per i bambini allʼasilo. «Si tratta di un episodio increscioso e inimmaginabile che hanno vissuto sotto i propri occhi i genitori dei bimbi del nido “Il Pettirosso". La motivazione di tale situazione, secondo quanto GIOVEDì 3 APRILE 2014 Quasi 10mila i treni soppressi in Emilia nel 2013 Redazione Dopo le critiche sollevate dall'associazione Federconsumatori Emilia-Romagna sul trasporto ferroviario regionale che, nel corso 2013, ha registrato «quasi 10.000 treni soppressi», Andrea Leoni, consigliere del Pdl-Forza Italia, ha presentato unʼinterrogazione alla Giunta regionale di centrosinistra per chiedere lʼintervento della Regione, quale committente del servizio, «per arginare il progressivo degrado» del trasporto ferroviario regionale, «con azioni mirate ad un miglioramento degli standard e delle opportunità per gli utenti». A destare preoccupazione – riferisce il consigliere – è il fatto che la soppressione sarebbe dovuta allʼindisponibilità del personale e avrebbe riguardato il 20% delle corse non effettuate. Inoltre, sarebbero «peggiorate le prestazioni sulla puntualità, con una quota di treni arrivata in orario (ritardo entro cinque minuti) passata mediamente dal 93,7% del 2009 al 91% del 2013». I disservizi sarebbero causati «principalmente dalla “vecchiaia" dei treni, che superano spesso l'età media di 30 anni». Leoni ricorda le richieste avanzate da Federconsumatori: ad esempio, procedure più rapide per la gara di affido del nuovo contratto; una maggiore tutela degli utenti durante il servizio “in proroga”; lʼattivazione del biglietto unico integrato ferro-gomma sull'intero territorio regionale; maggiore e migliore utilizzo dei treni acquistati dalla Regione. In proposito il consigliere vuole quindi sapere dalla Giunta regionale «se condivida le criticità sollevate da Federconsumatori Emilia Romagna e la scarsa efficienza ed affidabilità a danno dei cittadini-utenti». Kurt Cobain e quella strana fascinazione per Roma: un legame suggellato da un tentato suicidio Secolo GIOVEDì 3 APRILE 2014 7 d’Italia Priscilla Del Ninno Il mito intramontabile di Kurt Cobain e quel sottile legame che lo unisce alla “città eterna”. Un legame di amore e morte. La prima volta a Roma dei Nirvana è una fredda serata di novembre del 1989. La band è al suo primo tour europeo. Kurt ha 22 anni, e il successo non ha ancora bussato davvero. E non è un caso se il concerto allo storico Piper di Roma è funestato da una serie di problemi tecnici, che culminano nella scalata di Cobain in cima agli amplificatori, da dove minaccia di buttarsi giù. Quella notte il leader dei Nirvana decide che il gruppo è finito. Vuole tornare a casa, ma due dei suoi discografici fanno fare a Kurt un giro per Roma. Visitano il Colosseo. Lui si rincuora. La band non si scioglie. La seconda volta dei Nirvana nella capitale è molto diversa dalla prima. È il novembre 1991, e anche grazie a Nevermind il gruppo è ormai famosissimo quando si esibisce al teatro Castello di Roma, ad un passo da San Pietro. Fanno il tutto esau- rito: e questa volta il concerto fila liscio e potente, con le canzoni dell'ultimo disco in bella evidenza. E si arriva, così, al 22 febbraio 1994. I Nirvana sono ormai star assolute. La data romana prevede l'attesa esibizione al Palaghiaccio di Marino. Un altro successo, malgrado la laconicità di Cobain. Pochi giorni dopo, in una pausa del tour, il cantante tornerà a Roma. Con la moglie Courtney Love e la figlia di appena due anni, Frances Bean, alloggiano al lussuoso hotel Excelsior di Via Veneto. Peccato che, nella loro suite, la mattina del 4 marzo, la Love scopre il marito privo di sensi: Cobain è in coma. Overdose da psicofarmaci (il potente tranquillante Roipnol) e champagne. Lo portano prima al policlinico Umberto I, e in un secondo momento in una clinica privata, dove resta ricoverato per alcuni giorni. Ripresosi, torna a Seattle. Ma Kurt ha davvero voglia di farla finita: ci riesce il 5 aprile, sparandosi in testa nella sua villa di Seattle. Riccardo Rossi debutta nella regia: ha battuto a Roma il suo primo ciak Redazione Dopo tanto teatro. Un lungo intermezzo televisivo, e molte esperienze davanti alla macchina da presa, Riccardo Rossi sceglie di cambiare prospettiva: e a trent'anni dal suo primo ciak in veste di giovane attore nel film College, di Castellano e Pipolo (1984), Riccardo Rossi passa dietro la macchina da presa per esordire alla regia con La prima volta di mia figlia, sul set per cinque settimane a Roma. Prodotto dalla Ascent Film con Rai Cinema, il film è scritto da Chiara Barzini, Luca Infascelli e Riccardo Rossi, ed interpretato dallo stesso regista insieme ad Anna Foglietta, Stefano Fresi, Fabrizia Sacchi e alla giovane Benedetta Gargari. Nella finzione scenica il regista e pro- tagonista presta mimica e fattezze ad Alberto, un medico della mutua, maniaco dell'ordine, separato da dieci anni e totalmente dedito – emotivamente, affettivamente e pragmaticamente – alla figlia quindicenne, Bianca (interpretata da Benedetta Gargari). Ma un giorno uguale a tutti gli altri della sua vita, completamente e meticolosamente organizzata, metodica e ordinata, arriva un fulmine a ciel sereno: un evento che sconvolgerà la ripetitività rassicurante delle sua quotidianità. Malauguratamente, infatti, Antonio si ritrova a leggere di nascosto, sul diario di Bianca, che la sua bambina sta per fare l'amore per la prima volta. È nel panico: non aveva ancora immaginato, fino a quel momento, che potesse arrivare quel giorno anche per sua figlia, l'angelo della sua vita. Deciso a ostacolare in ogni modo gli eventi, e a combattere per far sì che quanto prestabilito (e scritto) non accada – o quantomeno, determinato a far ca- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi pire a sua figlia come «dovrebbero accadere le cose» – organizza una cena con la sua più cara amica, Marina (Fabrizia Sacchi), ginecologa al consultorio e per questo – secondo Alberto – esperta di adolescenti. L'intento è chiaro, e fin dai primi minuti della serata: dissuadere la figlia dal «commettere questo grave errore», che invece la ragazzina è in procinto di fare. Al tavolo si aggiungono, indesiderati e inaspettati, Giovanni (Stefano Fresi), l'inopportuno marito di Marina, ed Irene (Anna Foglietta), una psicologa collega di Alberto che lui detesta, perché è il suo esatto contrario. Un'occasione – comica al limite del surreale, almeno per quanto se ne deduce dal racconto – che offre l'occasione di sdrammatizzare, con toni e sottotesti narrativi corrosivi e ironici, sui problemi e le ansie che i figli adolescenti infliggono agli sventurati genitori... Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250