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Restrospettiva
Adriano Jachetti
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Adriano Jachetti
Adriano Jachetti (Milano 1923 – Ispra 2013) allievo del maestro Giulio Vito Musitelli, ha compiuto gli studi
all’Accademia di Brera /Scuola Superiore degli Artefici. Pittore, incisore e disegnatore, ha padroneggiato molte
tecniche: olio a pennello e spatola, acquerello, tempera, china nera e colorata, affresco, litografia, serigrafia.
Per venticinque anni, dal 1985 al 2010, ha tenuto i corsi annuali di pittura organizzati dalla Biblioteca comunale
di Ispra, avviando all’amore per l’arte due generazioni di ispresi.
Ha tenuto diverse mostre personali: alle Terme di Miradolo nel 1971, a Milano (1973 / 1977 Club del
Collezionista,1975 Galleria del Corso), Lido di Jesolo (1980 Art Gallery Loggetta), Famiglia Artistica Milanese
(1980), Runo di Dumenza (1980), Catanzaro (1981 Galleria Mattia Preti, 1986 Istituto Rossi), Novara (1983
Galleria Cruna), Ispra (1986 presso il Comune, 1980, 1987 e 1990 Biblioteca Comunale).
Ha partecipato a collettive e concorsi in Italia e all’estero, ottenendo premi e riconoscimenti, fra cui: 2° premio
al Concorso Milanissimo 1968 e alla Festa sul Naviglio 1971, coppa del Comune alla Festa al Luna Park nel 1973,
Gran Premio Club del Collezionista 1976 e 1977, tutti a Milano; Targa Marquoit 1975, San Francisco; Premio
Leonardo da Vinci 1977, Roma; coppa alla VI Rassegna Miniquadro e Premio E. De Roberti nel 1979, Ferrara;
Targa oro della Critica 1984, La Spezia; premio Centauro d’oro 1982, Palma d’oro d’Europa 1986, Gran Trofeo
“Una vita per l’arte” 1987; premi Pino d’Oro 1989 a Tropea, Centauro d’Oro /Accademia Italia; medaglia
di merito International Parliament USA.
Critici: Pino Zanchi, Mario Monteverdi, Dino Villani, Dino Campini, Vito Cracas ed altri.
Bibliografia essenziale: Il Secolo XIX, La Prealpina, Corriere di Roma, Investire in Arte, l’Ottagono, Valigia
Diplomatica, Calabria Letteraria, Rheinische Post, Messaggero Veneto, Telespazio Calabria, Asco Radio,
Gazzettino Padano, Voce di Ferrara, Catalogo Lions Club Milano 3, Rotary Club Varese Verbano, Comanducci
(1980), Bolaffi Informarte/ Bolaffi (1976, 1979, 1980), Il Quadrato (1980), Maestri d’Arte nel Secolo (1981
Piperno Roma), Selearte Moderna, Dizionario Artisti Europei Contemporanei (1980), Agenda del Collezionista,
Guida allo Studio dei Maestri dell’Arte Contemporanea (1987), Arte e Poesia del Nostro Tempo, Dizionario
dei Maestri dell’Arte Contemporanea (1984 e 1985).
Sue opere figurano in diverse collezioni in Italia, Spagna, Germania, Svizzera, Lussemburgo e negli Stati Uniti.
Bosco_1971
Il_mulino_dei_boschi_1971
Betulle_1990
Prealpi_1977
Inverno_in_Lombardia_1980
Mare_in_inverno_1982
Inverno_in_Lombardia_1982
Cenni critici: « ... Adriano Jachetti ha rilevato da tutti e da tutto un insegnamento. È passato per varie esperienze. Ha disegnato a matita e a carboncino, ha eseguito pastelli. sanguigne e miniature, nature morte materiche
in colori distesi. Ha dipinto personaggi. I volti delle figure muliebri di Jachetti sembrano echeggiare accenti di antiche pitture vascolari elleniche: i fondi appaiono, nelle composizioni figurate, dietro le notomie talvolta scorciate, di
un vivace cromatismo floreale o secessionista alla Gustav Klimt. Oggi Jachetti è incline ai paesaggi: soprattutto alle
marine che, fra i paesaggi, fanno quasi genere a sé. Ma dipinge anche aspetti di montagne, di laghi, di campagne
e cittadini: e dei luoghi intuisce la sacralità o essenza ierofanica che hanno. Può confrontarsi, Jachetti, a un architetto che, avendo un piano in mente, si procura il miglior materiale per attuarlo: e sceglie gli ottimi mattoni, il buon
cemento, l’adatto legname, il giusto ferro per edificare il casamento: e il casamento, il quadro, lo costruisce con
un vigore che rivela un afflato lirico. Con altre parole, soggettivamente, e quindi poeticamente, il pittore immette
nelle composizioni, attraverso i colori, la durezza di una roccia, o la profondità del mare. Jachetti per chiudere la su
pittura, timbrica più che tonale, usa la spatola in robuste espressioni che, rasserenandosi, si umanizzano, con qualche venatura, con qualche corrusca marginatura, in una purezza di linguaggio che è di perfetta, e quindi semplice,
analitica espressività... » (Dino Campini)
« Di Adriano Jachetti si sono sempre messe in luce la semplicità, l’assenza di ogni cerebralismo, l’adesione immediata
alla natura; se ciò vale a cogliere la sincerità della sua ispirazione nonché la genuina intenzione che ne anima le ricerche
espressive, gli fa torto in quanto trascura un aspetto per nulla secondario nella sua produzione pittorica: ossia il rigore
dello stile. Senza dubbio la natura è una fonte inesauribile cuiJachetti sa attingere con fresca spontaneità; ma il maggior
merito dell’artista milanese è quello di aver compreso che la pittura è un fatto autonomo e che le emozioni esterne
debbono trovare il loro posto su quella dimensione illusionistica che la tela offre e che colore e luce suggeriscono.
Perciò nell’atto stesso in cui egli prende contatto con un paesaggio, sa che il suo compito è quello di ricrearlo in
un breve spazio conferendogli una carica espressiva che deriva dai mezzi usati dall’artista e non da una realtà che
rimane al di fuori del quadro. Se la componente comune è costituita dalla poesia, quest’ultima deve diventare parte
integrante del dipinto, ché le emozioni esterne possono mutare di continuo ed essere diverse per ciascuno di noi,
mentre la verità che scaturisce dalla tela diviene uguale per tutti coloro che la sappiano leggere correttamente.
Betulle_1990
offre e che colore e luce suggeriscono. Perciò nell’atto stesso in
cui egli prende contatto con un paesaggio, sa che il suo compito
è quello di ricrearlo in un breve spazio conferendogli una carica
espressiva che deriva dai mezzi usati dall’artista e non da una realtà
che rimane al di fuori del quadro. Se la componente comune è
costituita dalla poesia, quest’ultima deve diventare parte integrante
del dipinto, ché le emozioni esterne possono mutare di continuo ed
essere diverse per ciascuno di noi, mentre la verità che scaturisce dalla tela diviene uguale per tutti coloro che
la sappiano leggere correttamente. Perciò Jachetti ha sempre dominato il suo impatto col mondo visivo mediante
un severo controllo dei suoi mezzi espressivi: certamente le emozioni provate lo hanno guidato alla scoperta
di valori cromatici sensibili e ben accordati, nell’individuazione di una luce che è il clima ideale e poetico di un
ambiente, nell’immersione in una calda atmosfera nella quale sembra che l’artista riesca più compiutamente a
manifestare senso panteistico di umanità che si comunica al paesaggio. Ma il taglio preciso della composizione,
l’accordo severo dei valori tonali, il sensibile rapporto timbrico di ogni nota cromatica, la vigorosa sostenutezza del
segno che fa da impalcatura al colore, stanno a dimostrare come l’artista affidi il suo messaggio ad una pittura
tutt’altro che casuale, in cui il sentimento è guidato dall’intelletto e l’immediatezza del tocco dalla meditata
coscienza di quei fattori stilistici che soli possono conferire al linguaggio dell’arte una sua piena dignità estetica. »
(Mario Monteverdi)
«... Adriano Jachetti ha cominciato presto a dipingere, ha frequentato dei corsi a Brera, per poi interrompere e
riprendere soltanto alcuni anni fa sotto la guida di un Maestro (di quelli che sanno dare veramente indirizzi preziosi),
ma ha poi proseguito da solo speditamente, cominciando ad esporre e ad ottenere lusinghieri riconoscimenti
per le sue realizzazioni pittoriche ispirate specialmente dal paesaggio. Si è impegnato con fervore, quasi con
esaltazione per recuperare il perduto e cosi lo vediamo oggi bruciare le tappe mostrando chiare le fasi della
sua rapida evoluzione. Dipinge essenzialmente a spatola (e si sente bene il mezzo nelle larghe scansioni dei
piani ma riesce a graduare e frantumare i colpi per definir meglio, per offrirci anche certi particolari essenziali o
significativi. Si vede bene che l’artista cerca di impadronirsi di colpo del paesaggio (dipinge di solito all’aperto e
mostra di respirare profondamente l’atmosfera che lo circonda) e quando se lo sente ben dentro di sé, lo traduce
rapidamente, con una materia smaltata grassa, spessa, dai riflessi di ceramica, che sgorga spontanea, nutrita
di un colore sempre solido e qualche volta perfino cupo, che sembra trasudare gli umori che le piante e l’erba
hanno succhiato dalla terra bruna ed evaporano verso cieli sempre più tersi e profondi. A volte scandisce le
forme ed i piani lasciando sentir bene le toppe o, addirittura segnandole con un contorno che offre l’effetto
di una vetrata risolta con dei colori che tendono a fondersi per rompere le delimitazioni, a sovrapporsi e creare
così toni più dolci ed aerei: quasi raffinati. Jachetti è un pittore semplice e sincero: semplice perché non cerca
elaborazioni cerebrali, ma tende a tradurre quello che vede e sente, con un linguaggio spontaneo, lineare
e pulito; sincero perché mostra scoperti i suoi mezzi e non tenta mascheramenti od artifici… Pittore succoso,
generoso, entusiasta e preciso, con i mezzi affinati dall’entusiasmo. E non nasconde i suoi trasporti , anzi cerca
di esaltarli perché essi costituiscono il mezzo migliore per accendere un cordiale amichevole colloquio
con coloro che egli cerca di far fermare davanti ai suoi dipinti e trascinarlo sulla scena che raffigurato,
per rendere altri partecipi della sua gioia di esteta e di artista. » (Dino Villani)
Adriano Jachetti
Quotazione quadri (nel 1990):
Oli L. 400.000/7.000.000;
Tecniche miste L. 350.000/6.400.000;
Acquerelli L. 300.000/5.200.000.