Edizione Maggio/Giugno - ReefItalia

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Edizione Maggio/Giugno - ReefItalia
-
Reefitalia
Anno VI - n°1
Maggio/Giugno 2011
magazine
Picoreef,
dalla A allo Zoanthus
utente - MIOTEO
il Fitoplancton
collegamento vasca - sump
tutto sui LED
la vasca di Carlo74
holacanthus ciliaris
come rendere i coralli più colorati
L’editoriale
Redazionale
Eccolo inalmente, il nuovo magazine!!!
Interamente rivisto nella graica e nel formato, grazie al nostro Federico Guida aka Fred94, a voi il primo numero del magazine
della nuova gestione di ReefItalia! In realtà, tuto il materiale era già stato preparato da tempo ma si è deciso di posticipare
l’uscita per “batezzare” il nuovo corso con un numero strepitoso della nostra amata rivista online.
L’utente a cui abbiamo dedicato lo spazio per presentarsi in questo numero nel ratempo ha fato “carriera”: Mioteo, uno dei
nuovi moderatori entrato a far parte dello staff ReefItalia. Sicuramente molto interessanti la sua storia acquarioila e le sue rilessioni su svariati argomenti.
Di seguito, l’ormai tradizionale articolo della “vasca del bimestre”: La vasca di Carlo 74, l’esempio di come si possono raggiungere risultati di otimo livello senza l’utilizzo di tecniche soisticate ma soltanto con passione e bravura, carateristiche che
sicuramente caraterizzano Giancarlo. Colgo l’occasione per ringraziare l’amico Daniele Ronchi per averci permesso di utilizzare il materiale fotograico presente sul suo sito danireef.com.
Argomento di sicuro interesse “alla luce” degli ultimi sviluppi tecnici a riguardo: Tuto quello che devi sapere sui LED di Giovanni
Botazzo, noto a tuti sul forum con il nick di jonjboz. Un compendio completo e piacevole da leggere per tuti e che svela molti
“misteri” di questa innovativa fonte di illuminazione per le nostre vasche. Ci aspetiamo grandi approfondimenti nelle discussioni
sul forum in merito a questo argomento.
In questo numero, il pesce descrito egregiamente dal nostro Daniele Costa, cioè DanyVi76 è l’Holacanthus ciliaris, pomacantide
di grande fascino per molti acquarioili.
Altro “lavorone” di DanyVi76, questa volta in collaborazione con gianluca Murtas aka Luk73 è l’articolo sui picoreef. Il titolo
scelto, dalla A allo Zoanthus, non potrebbe essere più azzeccato; troverete infati di tuto e di più in questo bellissimo articolo
che rappresenta il primo di quatro appuntamenti sulle micro vasche, sempre più in voga tra gli appassionati.
La terza parte dell’articolo di Dana Riddle: “Come rendere i coralli più colorati”, come sempre stupendamente tradota da
Marco Negro aka McPhisto, ha come sototitolo: “Nuove informazioni sui pigmenti rosso luorescenti di tipo DS-Red. L’alto
contenuto tecnico farebbe presagire che sia riservato ai soli acquarioili esperti…in realtà può facilmente essere leto e compreso
da tuti e contiene sicuramente molte nozioni importanti per un acquarioilo marino.
Francesco Spampinato aka Frenc99 propone un articolo della serie dedicata ai principianti “Acquario marino, collegamento
tra vasca e sump”, grazie al quale i dubbi di molti neoiti ma non solo verranno fugati in modo chiaro e deinitivo anche grazie
all’ausilio di graici e simulazioni.
Ultimo articolo di questo numero è forse il vero pezzo forte: “Fitoplancton” di Roberto Ferri, titolare di Planctontech, nonché
grandissimo appassionato che mete a disposizione di noi “comuni mortali” le sue grandi conoscenze nel campo dell’acquarioilia.
Questo articolo è il primo di una triade riguardante la produzione di plancton ad uso acquarioilo, quindi anche i prossimi
numeri saranno da non perdere!!
Nell’augurarvi buona letura, vi rinnoviamo l’appuntamento al prossimo numero.
ReefItalia staff
2
SOMMARIO
Reefitalia Magazine
Utente del bimestre
Mioteo
pag.
4
La vasca del bimestre
Carlo74
pag.
8
Tutto quello che devi
sapere sui led..
pag.
14
Il pesce del bimestre
Holacanthus ciliaris
pag.
26
Picoreef
dalla A allo Zoanthus
pag.
29
Come rendere i coralli
più colorati - 3ª parte
pag.
39
Collegamento tra vasca
e sump
pag.
58
pag.
65
Fitoplancton
3
Mioteo
utente del bimestre
ReefItalia Magazine | l’utente del mese
Stavo facendo una ricerca su di un pesce
che avevo in vasca e dai risultati del motore di ricerca era uscita una discussione
sull'argomento che cercavo proprio su
questo forum. Da allora mi sono unito
alla grande famiglia!
Da quanto tempo sei un acquarioilo
marino?
Il mio primo acquario marino l'ho allestito circa 10 anni fa’ e ino ad oggi ho
sempre allevato pesci con discreti risultati, nonostante l'approccio iniziale e duCiao, fai una piccola presentazione di chi sei,
raturo completamente sbagliato, grazie
cosa fai nella vita, eventuali altri hobbies, la tua
ai consigli di un negoziante che ne saetà e dove risiedi.
peva quanto me 11 anni fa!!
Ciao a tutti, sono Alessi Ivan, ma sul forum conosciuto ai più col nik "mioteo".
Sono sposato da 7 anni con la mia adorata moglie Lara ed ho 2 igli, Matteo di 7 anni e Leonardo che invece ha solo 11 mesi….e Curmak, il
nostro syberian husky che ha 10 anni. Ho anche
un pastore tedesco, Kira, ma dopo la nascita di
Matteo l’ho dovuta portare da mio padre poiché
in casa era un terremoto!
Come ti sei avvicinato a quest’hobby?
Sono un operaio specializzato nel settore Sapete, a questa domanda non saprei
gomma-plastica, ho 29 anni compiuti e risiedo a come rispondere, nel senso che gli
Busto Arsizio, nella provincia di Varese. Mi piacciono i giochi videoludici, la cara consolle che
non deve mancare, mi piace leggere molto e tenermi informato su tutto quello che può essere
inerente al mio caro hobby primario.
“..da allora mi sono unito
alla grande famiglia !”
Come sei venuto a conoscenza della nostra Community e da quanto tempo sei iscritto?
Sono un utente del nostro fantastico forum da
circa 6 mesi, diciamo che l'ho trovato un po’ per
sbaglio e un po’ per caso, ma almeno per una
volta sono contento di aver sbagliato!
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animali in genere mi sono sempre piaciuti, tant'è
che a suo tempo (quando iniziai) avevo già una
vasca medio piccola allestita a tropicale dolce con
scalari e neon e una vasca da 150 lt con 2 belle tartarughe. Inoltre avevo 2 cani, l'husky e un pastore
tedesco. Quindi non c'è un momento o una cosa
particolare che mi ha spinto in questo hobby.
In realtà i pesci mi sono sempre piaciuti, sarà per
questo motivo che nel marino, in qui, ho sempre
allevato solo pesci e non coralli.
“..non ho trovato un
forum bensì una vera e
propria famiglia !”
Come ritieni il forum ReefItalia?
Beh,questa domanda trova già risposta in quanto detto prima, comunque
Cosa pensi del rapporto tra quest'hobby ed il web?
Per quel che posso esprimere, almeno in Italia e siti
web italiani dedicati, il rapporto con questo hobby
è scarso. Ci sono pochi forum dedicati e soprattutto
validi nel quale potersi confrontare, ricevere informazioni utili, consigli veritieri e senza secondi ini.
Uno di questi e penso sia anche il migliore, è ReefItalia. Composto da persone veramente amanti di
questo mondo che ti consigliano solo per il bene dei
tuoi animali e con le quali si può avere un confronto
aperto e concreto.
per quel che mi riguarda, non ho trovato
un forum bensì una vera e propria famiglia!
Che tipo di discussioni ami seguire sul
forum?Frequenti particolarmente una
sezione del forum?
Non c'è una discussione o un argomento
del forum che seguo con più interesse,
mi piace restare informato, leggere opinioni ed esperienze degli altri utenti,
problematiche riscontrate e se posso
dire la mia per dare una mano
a chi ha bisogno di aiuto. Mi
piace molto anche guardare la
sezione fai da te dove vengono
presentati tanti progetti realizzati in casa dagli
amici e magari
prendere spunto
per
realizzare
qualche accessorio
c ompl e me nt are
per la tecnica delle mie vasche.
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Hai mai sentito parlare dei nostri Raduni e hai mai partecipato ad uno di essi?
Sì, conosco i raduni ho letto anche le discussioni relative e visto le foto delle edizioni passate.
Purtroppo non ho mai partecipato perchè quando Vi ho conosciuto l'ultimo raduno si era già
svolto, poi per problematiche inerenti al mio lavoro e impegni familiari non ho molto tempo a
disposizione,ma spero vivamente di riuscire a partecipare a molti raduni in futuro in modo da
poter dare anche un volto e una stretta di mano a molti nik del forum, inoltre per avere la possibilità di scambiare quattro chiacchiere in compagnia sul nostro amato hobby, cosa che qui ci
accomuna tutti.
Pensi che ReefItalia sia davvero il punto di riferimento per i reeeepers italiani?
Per me lo è stato e non vedo perchè non lo possa essere anche per chiunque altro ami questo
mondo, cosa poi dimostrata dalle continue presentazioni di nuovi utenti, ulteriore conferma
che questo forum, per gli argomenti trattati e fondamentalmente per le persone da cui è formato
è di prim'ordine.
Hai dei consigli da dare allo Staff di ReefItalia per migliorare qualcosa?
Ad un sistema così perfetto ed in continuo miglioramento, come ad esempio l'aggiunta di nuove
sezioni per venire incontro alle diverse esigenze (vedi la sezione del "dolce") che consigli si possono dare per migliorare? Per me è già una macchina che gira perfettamente!
Sei in grado di fare una piccola descrizione della tua reef tank e fornirci 3 foto?
La mia vasca è una vasca commerciale 120x5060 modiicata.
Al momento è in fase di riallestimento.
Ho tolto il coperchio l’ho munita di tracimatore.
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L’’illuminazione è data da una plafoniera da 4 neon da 54 watt.
Nella sump che per per la conformazione del mobile originale è
posta a ianco del mobile stesso, ha
al suo interno un reattore di zeolite,
un potente schiumatoio bipompa ed
ho previsto solo un vano destinato
alla pompa di risalita e sensore dell’osmoregolatore.
Sempre a ianco alla vasca, appesi al
muro ci sono due iltri a letto luido
artigianali, collegati in serie ed alimentati da una pompa da 1000 lt/h
con una forte prevalenza, per utilizzare carbone attivo e resine anti PO4
A sostegno della vasca, per la precedente gestione con i miei ospiti che erano cresciuti oltre
quelle che erano le mie aspettative, avevo aggiunto anche due iltri esterni caricati con materiale
biologico.
Fù purtroppo, per un problema ad uno di questi iltri che persi tutti i miei piccoli amici.
Deciso di non incappare in altri errori, stò provvedendo a ripristinarla, adattandola ad ospitare
coralli.
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Mioteo
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ReefItalia Magazine | La vasca del bimestre
La vasca di
Carlo74
“Salve a tutti i frequentatori del
forum e lettori del
magazine, mi
chiamo Giancarlo
vivo a Ferrara e
sono acquarioilo
da 30 anni”
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Acquario:
Questo è il mio terzo acquario marino, è stato studiato e progettato appositamente per essere un acquario di barriera. Acquario artigianale costruito
direttamente in casa grazie al mio amico Cristiano.
Le misure sono: 110 Lung., 75 Larg., 60 H. Spesso
dei vetri 15mm, vetro frontale e laterale sx in cristallo extrachiaro. Per un totale di circa 500lt lordi.
La vasca è in funzione da quasi 5 anni.
Sistemi di iltraggio:
L’acquario è stato attivato è ed è tutt’ora gestito fondamentalmente con il sistema Zeovit. I sistemi di iltraggio sono alloggiati nella Sump che misura
60x60x40(h). Al suo interno trovano posto attualmente uno schiumatoio Bubblem magus Bm 250
doppia pompa (aquabee 2000/1), del quale sono
estremamente soddisfatto; per 4 anni ho avuto uno
schiumatoio artigianale (colonna di contatto h. 35
cm diametro 15, altezza tot. 60cm) che utilizzava una
pompa Hydor selz L 35 con girante a spazzola. Nei
primi 6 mesi ho utilizzato anche un reattore anti
PO4 caricato con apposite resine, poiché dopo
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soli 10 giorni dall’attivazione ho trasferito tutti
gli animali della vecchia vasca. Attualmente
utilizzo costantemente ½ lt di carbone attivo
Korallen zucht, posizionato sopra il sacchetto
che contiene 1 lt di zeolite nel pozzetto che
raccoglie l’acqua in caduta dalla vasca principale.
Sistema di illuminazione:
L’illuminazione del mio acquario è stato l’elemento che ha subito più modiiche, forse soprattutto per la difficoltà oggettiva data delle
dimensioni particolari.
Inizialmente era costituita da una plafoniera
Grotech (Photon plus) munita di una lampada
Hqi da 250 w e 4 neon T5 da 24 w . Dopo 5
mesi di vita dell’acquario ritenendo l’illuminazione fornita insufficiente l’ho sostituita con
una plafoniera Arcadia III serie: 2 Hqi da 250
w e 2 T8 da 30 w; nemmeno questa mi soddisfaceva perché non riusciva a coprire tutta la
profondità della vasca. Nel Agosto del 2007 ho
rimontato la prima utilizzata affiancandone
un’altra uguale. Attualmente l’illuminazione è
costitutita da 2 plafoniere Photon plus per un
totale di 2 Hqi da 250 Elos spectra chrome
14000°k (attacco E40), 8 T5 da 24 w AquaMedic Reef blue.
Il foto periodo è dalle 17.30 all’1.00 per le Hqi
e dalle 14 alla 2 per i neon.
Movimento dell’acqua:
Il movimento in vasca è affidato a 2 Tunze
Turbelle Stream 6060 alternate ogni 4 ore + 2
Tunze Stream II 6065, comandate da 4 timer .
La pompa di risalita dalla sump è una newjet
da 3000 lt/h.
Somministrazione del calcio:
Nella sump è presente anche un reattore di calcio artigianale caricato con circa 10 Kg sabbia
corallina jumbo.
Controllo della temperatura:
Il controllo della temperatura è affidato ad un termostato Eheim da 300 w e dal refrigeratore
Teco CA240. 4 ventole poste sul vetro posteriore aiutano il raffreddamento dell’acqua nei mesi
estivi.
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“..sono convinto che non
sia il metodo che fa una
vasca bella e sana, bensì
l’attenzione del buon acquariofilo..”
Storia della vasca:
L’acquario è stato allestito con circa 80kg di
rocce vive provenienti dal mio acquario precedente, così come la sabbia di granulometria
medio ine che forma uno spessore di circa 3/4
cm. Le rocce più grandi che compongono la
struttura portante dell’arredamento della vasca
furono adagiate su 3 pastre di pvc a circa 20 cm
di altezza dal fondo, in modo da favorire la circolazione dell’acqua e lasciare maggior spazio
per nuotare ai pesci, sui lati e nella parte posteriore. Man mano che i coralli crescevano ho
progressivamente tolto le piastre e poi alcune
rocce. Nella gestione del mio acquario ho cercato di attenermi il più possibile al metodo inizialmente scelto, adattandolo attraverso
l’osservazione degli animali alle loro stesse esigenze. Dopo tanti anni di acquarioilia
(30 totale, 17 di marino), dove avevo ceduto
più volte alla tentazione di sperimentare
consigli empirici e nuovi prodotti (miracolosi!) che offriva il mercato, ho deciso di
scegliere un metodo che si adattasse di più
al mio carattere… si al mio carattere; penso
che non esista un metodo infallibile di gestione della vasca reef. Sono convinto che
non sia il metodo che fa una vasca bella e
sana, bensì l’attenzione del buon acquarioilo. Quindi ritengo che nella fase di scelta
del metodo di gestione si debba fare i conti
con le proprie caratteristiche, il tempo che si
vuole (si riesce) dedicare al proprio acquario e le risorse che si vogliono impiegare.
Nel corso dei cinque anni di vita di questa
vasca ho applicato alcuni correttivi per cercare di dare il maggior equilibrio possibile
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al sistema, quasi sempre ho dismesso alcuni prodotti e più che altro ho cercato di trovare il dosaggio giusto attraverso un attenta osservazione degli
animali.
Integratori:
Come accennato ho avviato la vasca con il sistema
zeovit con questi prodotti e in questi dosaggi:
Zeobak: 5 gocce 2 volte a settimana.
Zeostart2: 5 gocce al dì.
B Balance: 2,5 ml al dì.
Amino acid conz. Sps: 2 gocce al dì.
Kaliumjodid Fluor: 4 gocce 2 volte la settimana.
EisenKonzentrat.: 2 gocce 2 volte la settimana.
Coralsnow: 2,5 ml a giorni alterni.
Pohl’s Xtra: 2,5 ml a giorni alterni.
Stylo-pocci Glow: 4 gocce 2 volte a settimana.
Attualmente utilizzo solamente:
Zeostart2 - 5 gocce al giorno
Kaliumjodid Fluor: 4 gocce 2 volte la settimana.
EisenKonzentrat.: 2 gocce 2 volte la settimana.
Saltuariamente una iala di batteri Prodibio o batteri Biogenesi Oceanlife.
Alimentazione:
Alimento i pesci abbondantemente con alghe nori,
formula 2 Ocen Nutrition granulato, e artemia congelata. Non nutro più i coralli in alcuna maniera diretta.
Pesci:
Acanthurus Sohal, Acanthrus Leucosteron, Acanthurus Olivaceus, Zebrasoma Xanthurum; 9 chromis virdis, Pseudochelinus Hexatenia, 2
Synchiropus Splendidus, Anthias Squamipinnis, 2
Criptocentrus Cinctus.
Invertebrati:
2 Lysmata Amboniensis, 2 Rhinocinetes e diversi
granchi Mithrax.
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Coralli:
Grande prevalenza di sps e 2 lps Plerogyra e Hydnopora.
Manutenzione:
Ogni giorno pulisco i vetri e controllo che tutte le attrezzature funzionino correttamente. Pulisco
il bicchiere dello schiumatolo 2 volte la settimana. Eseguo i cambi d’acqua settimanalmente con
30 lt d’acqua con sale HW. Cambio una volta al mese il carbone attivo, e ogni tre sostituisco la
zeolite.
Il cambio delle lampade avviene ogni sei mesi (sei mesi per le Hqi e sei mesi i T5 non contemporaneamente).
Valori dell’Acqua:
Per le analisi utilizzo test Salifert:
Ca: 400-420 mg/lt
Kh: 5,8° - 6,4°
PO4: assenti
No3: assenti
Mg: 1350 mg/lt
Densità: 1026
Consigli ed osservazioni:
Ringraziamenti:
Il ringraziamento più grande devo farlo al mio amico Cristiano, Prof. Farina, che mi ha assistito
in ogni fase di costruzione della vasca; al mio primo fornitore Max di Zoomax (Bastiglia), Fabrizio di Mondo acquari (Cento) e Deta Oriens di Toscanella.
Foto
Danilo Ronchi
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ReefItalia Magazine | illuminazione
Tutto quello che devi sapere sui led
di Giovanni Bottazzo (aka jonjboz)
Salve a tutti, come premessa alla lettura di questo articolo vorrei precisare che molti argomenti
trattati saranno volutamente sempliicati al ine di non rendere la lettura noiosa o dedicata solo
agli esperti, infatti l’articolo nasce dalla necessità di fornire indicazioni di massima, utili e semplici per la scelta di prodotti a led, senza la volontà da parte dell’autore di considerarsi un vero
tecnico in materia, ma solo un amatore.
Ultimamente il continuo incremento del costo dell’energia stava provocando una moria di vasche sempre crescente che ha portato alcuni di noi a cercare di trovare fonti luminose che fossero
dal punto di vista del quantitativo luminoso pari alle tradizionali lampade HQI, ma dal punto
di vista del consumo energetico più performanti. Il primo tentativo è stato utilizzare le lampade
luorescenti T5 ad alta efficienza con la quale si sono ottenuti alcuni risultati ancora oggi discussi
tra chi a favore e chi contro, ma non certo quello di una sostanziale riduzione dei consumi,
infatti tale riduzione si è quantiicata in media intorno al 10/20% , un valore basso, non certo
in grado di far pendere l’ago della bilancia a completo favore di questa tecnologia, ino a che
qualche hanno fa, prima nelle lontane americhe e poi sempre più insistentemente qui in Europa,
si è cominciato a parlare di led, ino ad arrivare al presente dove questa tecnologia sta invadendo
il mondo dell’acquariologia.
La grande evoluzione di questa tecnologia nel mondo dell’illuminotecnica civile, ha portato
questa fonte luminosa a livelli di efficienza che in poco tempo hanno superato le tecnologie tradizionali, questo ha stimolato le aziende che operano nel nostro settore a produrre plafoniere
che sfruttano i led per illuminare le nostre vasche, il problema però è che gli utilizzatori inali,
e cioè noi, siamo stati colti impreparati in materia e il risultato è che c’è una grossa corsa verso
questa tecnologia, ma le idee su di essa sono a dir poco “poche e mooolto confuse”.
In più il led al momento è una tecnologia costosa, che impone un investimento iniziale piuttosto
alto, la conseguenza è che molti guardano al mercato cinese, a favore del prezzo ma a totale
svantaggio della qualità, questo non è sempre sbagliato, ma bisogna valutare bene la scelta in
funzione delle dimensioni delle vasche e del tipo di animali da allevare. Personalmente sono
arrivato alla conclusione che la dimensione della vasca è un elemento da tenere in dovuta considerazione quando dobbiamo progettare o acquistare una plafo led, questo mio pensiero lo si
potrà capire meglio leggendo l’ultima parte di questo articolo.
Torniamo a noi. Leggendo i vari post sul sito RI e non, mi sono imbattuto in più leggende sui
led che sui santi, da qui assieme allo staff abbiamo deciso di cercare di fare un po’ di chiarezza
sull’argomento, infatti una volta si parlava solo di temperatura di colore e di watt delle varie
lampade, oggi sentiamo spesso parlare di rappoti lumen/watt, lux, piuttosto che di nanometri
o di gradi delle ottiche e di chissa che altre diavolerie; bene, lo scopo di questo articolo è quello
di cercare di fare un po’ di chiarezza in questa giungla in modo che, chi voglia acquistare una
plafo led sia in grado di fare una scelta oculata, e per chi volesse farsela da solo di fornire quel
minimo di conoscenze per la scelta dei materiali.
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1) La tecnologia LED allo stato attuale
La tecnologia LED rappresenterà sicuramente il futuro dell’illuminazione in quanto può garantire numerosi vantaggi:
- diminuzione della quantità di “materia” utilizzata per la loro produzione.
- ridotto contenuto di sostanze tossiche o nocive; le parti componenti dei LED sono facilmente
disaggregabili, smaltibili e riciclabili
- Assenza di raggi ultravioletti(UV) ed infrarossi (IR), per le emissioni di questo tipo di lunghezze d’onda esistono led dedicati.
- lunga durata della vita media
- tecnologia in costante evoluzione
- Ridotto consumo energetico grazie a un’alta efficienza (rapporto lumen/watt superiore a 100)
- Emissione di calore molto bassa
2) Le caratteristiche degli apparecchi a LED
Nel nostro caso i led utilizzati sono i cosiddetti Power LED (LED ad alta resa luminosa); per
queste sorgenti i parametri più importanti per la deinizione dell’affidabilità e della funzionalità
sono:
- Flusso luminoso : il lusso luminoso di un Power LED viene generalmente indicato in relazione alla potenza del LED stesso ed in condizioni “standard” di esercizio. Generalmente un
Power LED, con temperatura di colore a 6000°K, corrente di pilotaggio 350 mA e temperatura
ambiente di 25°C, ad inizio vita raggiunge un lusso luminoso di 100-140 lm, valori in continuo
miglioramento con l’avanzata della tecnologia.
- Efficienza luminosa : è il rapporto tra il lusso luminoso espresso in lumen e la potenza
espressa in watt, in poche parole indica quanti lumen emette il nostro led in riferimento ad un
watt di potenza. Questa grandezza nel caso dei led non è direttamente proporzionale perché diminuisce all’aumentare della potenza di alimentazione a causa dell’aumento della temperatura
di giunzione dovuto appunto all’aumento di potenza fornito.
Per fare chiarezza : Eff.luminosa = Lm/w = Lm/(volt x A)
- Corrente di pilotaggio (If) : i LED sono dispositivi pilotati in corrente poiché la loro luminosità varia con la corrente diretta; il pilotaggio dei LED con una corrente costante è un elemento essenziale per ottenere i livelli di colore e luminosità desiderati. Ovviamente, più alta è
la corrente di pilotaggio, maggiore sarà il lusso luminoso del LED; questo però comporta un
aumento della potenza impiegata e pertanto generalmente una diminuzione dell’efficienza luminosa (lm/W) dell’apparecchio.
- Temperatura di giunzione (Tj) : con questo termine si indica la temperatura misurata sulla
giunzione che costituisce il nucleo del LED (come visto sopra); la temperatura di giunzione
massima è determinata dal produttore del dispositivo in modo da porre un limite invalicabile
per una vita operativa ragionevole del componente. Questa temperatura è strettamente collegata
al lusso luminoso emesso e alla durata: maggiore è la temperatura, maggiore sarà la riduzione
del lusso luminoso nel tempo e quindi si avrà una minore durata della sorgente LED.
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Ovviamente, strettamente legata alla temperatura di giunzione è la temperatura ambiente cui
l’apparecchio si trova.
- Scelta del driver : il driver è l’alimentatore elettronico che garantisce il corretto funzionamento
delle sorgenti a LED ad esso collegate; poiché le sorgenti a LED hanno una vita teorica molto
lunga appare fondamentale che il driver sia garantito per una vita media paragonabile a quella
delle sorgenti.
- Temperatura di colore : è espressa in gradi Kelvin; le lampade LED hanno la possibilità di ottenere una gamma cromatica molto varia, con rese di colore molto elevate; il LED nasce come
sorgente con spettro tendente al blu (e quindi temperature di colore molto alte). Le massime
efficienze luminose nei led sono ottenute nel range della luce fredda, cioè dai 5500°K ai 10000°K;
scendendo verso colori più “caldi” l’efficienza luminosa cala sensibilmente, dicasi lo stesso salendo verso temperature oltre i 10000°K, infatti qui entriamo nel range della luce blu, e più ci
avviciniamo a questa, più calerà la resa luminosa, tanto che, nei led blu non ha senso parlare di
lumen ma si fa riferimento solo alla lunghezza d’onda emessa.
- Vita media del LED (L70) : con questo termine viene indicata la quantità di ore trascorse alle
ine delle quali la sorgente a LED presenta un decadimento del lusso luminoso iniziale pari al
30%. Questo fattore, come detto sopra, è inluenzato pesantemente dalla temperatura di giunzione del LED e generalmente si attesta attorno alle 50000h – 60000h.
- Dissipazione del calore: è la parte fondamentale dell’impianto insieme al driver, che serve a
garantire il mantenimento della vita media del led. Si ottiene con oggetti di natura metallica
(visto la loro alta conducibilità termica generalmente sono fatti in rame o alluminio) e forme
adatte all’irraggiamento del calore. Questi dispositivi possono essere corredati da ventole che
ne migliorano l’efficacia.
- Ottiche accessorie : sono lenti in grado di allargare o concentrare il fascio luminoso emesso
dal led. I led normalmente hanno fasci luminosi che vanno da un minimo di 10-15° ino a 180°,
generalmente i fasci stretti sono legati ai led di bassa potenza, quelli classici per intenderci, i led
alto lusso e i led di potenza hanno invece fasci di emissione con angoli dai 90° in su. L’uso delle
lenti permette di ridurre questi angoli “concentrando” il fascio luminoso, il vantaggio che si ottiene è un aumento dei lux dovuto alla riduzione della supericie illuminata, e più speciicatamente nel caso delle plafo led il vantaggio corrisponde anche ad un aumento della penetrazione
della luce in profondità.
In conclusione a questo capitolo vorrei aggiungere una considerazione molto utile di come
il numero di led montati a copertura di una supericie e il tipo di ottiche montate su questi
inluisce sulla resa luminosa inale dell’intera plafoniera.
Per meglio rendere l’idea utilizzerò tre immagini che sono molto più eloquenti di mille parole:
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Esempio n.1: in questo caso le
lenti danno grande profondità
alla luce ma scarsissima copertura della supericie della vasca
Esempio n.2: situazione ideale, le lenti
danno giusta profondità e ottima copertura della supericie
della vasca
Esempio n.3: in questo
caso le lenti danno ottima
copertura della supericie
della vasca, ma scarsa penetrazione.
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Risulta evidente come, scegliendo angoli appropriati, a parità di interasse tra i led, la sovrapposizione dei coni di luce formati dalle ottiche, sia in grado di far aumentare o diminuire il numero dei lux che la nostra plafoniera sarà in grado di emettere sulla supericie
della vasca alla profondità a noi utile.
3) Corrente di pilotaggio e lusso luminoso (preso ad esempio led Cree XR-E che tutti conosciamo)
Graico relativo al rapporto fra corrente di pilotaggio e lusso luminoso dei LED CREE XR-E
Dal graico relativo al LED CREE XR-E si nota come aumentando la corrente di pilotaggio aumenta quasi linearmente la percentuale di lusso luminoso emessa, tuttavia però come scritto
in precedenza il lusso ha una lessione all’innalzarsi della potenza fornita.
Per calcolare l’efficienza luminosa, occorre conoscere la potenza, calcolata a sua volta tramite la
legge di Ohm come
P = Vf * If.
Graico relativo al rapporto fra corrente di pilotaggio e voltaggio dei LED CREE XR-E
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Ad esempio, per una corrente 350 mA abbiamo un lusso luminoso di 100 lm e una tensione
di 3,3 V e quindi una potenza impiegata di 1,12 W. Per una corrente di 700 mA abbiamo una
lusso luminoso di 150 lm tensione di 3,5V e quindi una potenza impiegata di 2,80 W.
Si vede subito come nel primo caso abbiamo un’efficienza di 89,3 lm/W mentre nel secondo
caso abbiamo un’efficienza di 53,6 lm/W.
Per questo motivo è generalmente controindicato aumentare la corrente di pilotaggio al ine
di aumentare il lusso luminoso (oltre alla perdita di efficienza si somma anche un aumento
della temperatura di giunzione, che provoca un ulteriore decadimento del lusso luminoso nel
tempo).
Al contrario si può osservare come la diminuzione della corrente di pilotaggio porti ad una
riduzione del lusso luminoso, che può essere utilizzata in ambito di risparmio energetico.
4) Temperatura di giunzione, corrente di pilotaggio e vita media dei LED
Le sorgenti luminose a LED, al contrario delle sorgenti luminose tradizionali, non tendono a
spegnersi improvvisamente esaurita la loro vita utile: i LED infatti nel tempo diminuiscono
gradualmente il loro lusso luminoso iniziale ino ad esaurirsi completamente in un periodo
molto lungo. Un gruppo industriale produttore di Power LED, la “Alliance for Solid-State Illumination Systems and Technologies”(ASSIST), ha determinato che il mantenimento del 70%
del lusso iniziale corrisponde al limite inferiore al di sotto del quale l’occhio umano percepisce una riduzione della luce emessa. Per questo motivo le ricerche della ASSIST dimostrano
che una riduzione del lusso iniziale del 30% è accettabile per la maggioranza delle applicazioni luminose e quindi viene deinita come vita media utile di un LED il tempo trascorso
prima che venga raggiunto questo limite (indicato generalmente come L70).
Come indicato in precedenza, aumentare la temperatura di giunzione (in pratica fare scaldare
troppo il nucleo del LED) corrisponde ad una durata ridotta nel tempo o addirittura la rottura istantanea.
Per questo motivo i dispositivi di dissipazione risultano fondamentali per il buon utilizzo e la
buona durata dell’apparecchio a LED (va qui fatto notare come i migliori dissipatori siano in
alluminio o in rame).
Di seguito viene quindi mostrato un graico che mette in relazione la vita media di una sorgente a LED (che ricordo essere il tempo passato il quale la sorgente riduce il proprio lusso
luminoso del 70%) relativo a LED CREE XR-E.
Graico relativo al rapporto fra temperatura di
giunzione e vita media
dei LED CREE XR-E
19
Il graico mostra come la vita media stimata di 50000h corrisponde alla temperatura di giunzione di 90°C, che è quella che normalmente viene mantenuta in tutti gli apparecchi a LED di
buona fattura.
Molti produttori però non garantiscono una temperatura di giunzione così bassa: in questi
casi si può vedere come a 105°C ad esempio la durata media venga ridotta già a circa 35000h.
Di sotto riporto un altro esempio di graico corrispondente ai led Philips Luxeon. In particolare
questo graico indica una durata media di 60000h per temperature di giunzione inferiori a
130 °C.
Graico che mette in relazione la temperatura di giunzione e la vita media di una sorgente a
LED Philips Luxeon (con percentuale di fallimento pari al 50%)
Facciamo attenzione a queste differenze nella scelta dei led perché se confrontiamo i due graici il dato di cui bisogna tener conto è che il led Philips resiste meglio in condizioni meno favorevoli di temperatura rispetto ad un led Cree, quindi se vogliamo usare quest’ultimo
dovremmo fare particolare attenzione alla dissipazione del calore.
5) I driver
Poiché le sorgenti a LED hanno una vita media molto lunga, occorre che anche i driver siano
garantiti per almeno 50000h ore di funzionamento. Molti produttori invece producono driver
che non rispettano tali requisiti, ed infatti garantiscono gli apparecchi solo per la parte LED e
non per la parte elettronica di corredo.
Purtroppo questo dimostra come esistano ancora notevoli differenze fra le tecnologie applicate ai LED (che inoltre andranno veriicate sul campo), attenzione quindi perché ricoprendo
l’alimentazione una parte importante di un impianto a led, questa scelta si rivela fondamentale per i costi di gestione nel tempo. Inoltre una scelta fatta in maniera ben calcolata del driver permette di non avere sprechi di energia dovuti al montaggio di dispositivi necessari a
limitare la corrente o la tensione (che sprecano energia sotto forma di calore) che dovrà alimentare il nostro o i nostri led, migliorando l’efficienza dell’intero sistema.
I driver sono sicuramente il cuore di un sistema led.
20
6) Temperatura di colore
Ad oggi solo LED con alte temperature di colore, chiamati cool white (6000°K o più – quella
più bassa nella igura sottostante), consentono di ottenere alte efficienze luminose.
Questa temperatura determina una luce cosiddetta “fredda” (la stessa che possiamo vedere ad
esempio nell’illuminazione notturna delle vetrine dei negozi o nell’illuminazione dei banchi
frigo dei supermercati): questo tipo di luce è quella più indicata per la realizzazione delle plafoniere dedicate agli acquari di barriera.
I LED con temperature di colore minori, chiamati warm white (4000°K o meno – nell’immagine
la sorgente in alto), garantiscono efficienze luminose molto più basse (circa il 30% in meno).
Questa temperatura di colore corrisponde al colore delle tradizionali lampade ad incandescenza.
LED a luce calda
(in alto) e LED a
luce fredda (in
basso)
7) Resa cromatica
La resa cromatica (Ra) è una valutazione qualitativa sull’aspetto cromatico degli oggetti illuminati e non va confusa con la temperatura di
colore: due sorgenti con temperatura di colore
identica possono avere una resa cromatica diversa.
L’indice di resa cromatica ci dice in che modo una
sorgente è in grado di mantenere inalterato il
colore di un oggetto da essa illuminato: esso varia in una scala da 0 a 100, dove 0 rappresenta il
minimo e 100 indica il massimo di resa cromatica.
Questo indice in realtà dice poco o nulla dell’effettiva validità di una lampada, in quanto basato
solo sulla resa di particolari tipi di colore (la maggior parte dei quali penso non siano mai stati
usati in natura…): questo signiica che la resa cromatica rimane comunque un valore arbitrario
e non oggettivo, in ogni caso riporto una tabella con i valori tanto per fornire comunque un’idea
Valori di Temperatura di
colore e Resa cromatica
che caratterizzano varie
lampade
21
8) Scelta del dissipatore di calore
Per scegliere il dissipatore di calore adatto bisogna partire dal concetto di Resistenza Termica.
Nei componenti come i led o i resistori il passaggio della corrente elettrica provoca, per effetto
Joule, un innalzamento della temperatura , che può essere calcolato attraverso la seguente relazione:
(1) Tw - Ta = Pd • Rth
Dove:
Tw è la temperatura raggiunta dal dispositivo a causa della dissipazione della potenza applicata
Pd.
Ta è la temperatura dell’ambiente circostante
Rth è una costante che viene chiamata “resistenza termica”, che rappresenta la difficoltà di smaltimento del calore verso l’ambiente circostante (dalla formula si ricava che l’unità di misura è il
grado/watt )
Poiché il costruttore del dispositivo indica nel foglio tecnico una temperatura massima di funzionamento Tmax (nel nostro caso la temperatura del punto di giunzione), è possibile calcolare
la massima potenza Pmax dissipabile dal dispositivo stesso ad una temperatura ambiente Tamax
sfruttando la relazione (1), e riscrivendola nel modo seguente:
(2) Tmax - Tamax = Pmax • Rth
Nel Data-sheet di un led normalmente viene riportato un graico detto “curva di derating” , nel
caso dei led questa curva non è altro che il graico che abbiamo incontrato nel “paragrafo 4”
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Visti i limiti di temperatura - e quindi di potenza - imposti dal costruttore (e utili alla corretta
“sopravvivenza” del dispositivo!) come è possibile smaltire adeguatamente il calore prodotto?
Per i dispositivi di potenza la risposta è semplice: l’impiego del “dissipatore di calore”, ovvero di
un elemento che sia un buon conduttore di calore (tipicamente un metallo o un materiale ceramico) che, posto a contatto con il nostro dispositivo (incollato o issato a vite), permetta un
migliore smaltimento del calore.
Come opera un dissipatore? In pratica esso “estende” le dimensioni isiche del dispositivo, permettendo quindi un miglior smaltimento del calore, in quanto “sottrae” il calore prodotto per
effetto Joule e lo trasferisce all’ambiente circostante, e impedisce il superamento della temperatura limite.
Per scegliere un dissipatore occorre conoscere i seguenti parametri:
- Potenza massima dissipata dal dispositivo
- Temperatura massima consentita per il dispositivo e sua resistenza termica
- Massima temperatura ambiente
- Tipo di lusso di aria in corrispondenza del dissipatore
Per tener conto di questi parametri, la formula (2) può essere riscritta nel modo seguente, facendo riferimento ad un dispositivo a
semiconduttore:
(3) Tjmax - Tamax = Pdmax • (Rth + Rthpcb + Rthda)
Dove:
Tjmax è la massima temperatura di giunzione speciicata dal costruttore,
Tamax è la massima temperatura ambiente raggiungibile
Pdmax è la potenza massima dissipabile
Rth è la resistenza termica del led (indicata dal costruttore sul foglio tecnico del dispositivo)
Rthpcb è la resistenza termica fra led e MCPCB (la stellina per intenderci)
Rthda è la resistenza termica dissipatore-ambiente ricavata dal catalogo dei dissipatori.
Dovendo scegliere il tipo di dissipatore da utilizzare, nella formula (3) l’incognita risulterà essere
la Rthda , che può essere ricavata dalla (3) tramite la relazione:
(4) Rthda = [(Tjmax - Tamax) / Pdmax] - Rth – Rthpcb
Questo calcolo si rende necessario perchè i dissipatori vengono catalogati in funzione della loro
resistenza termica appunto la Rthda.
Per dare un’indicazione utile tenete, presente che una piastra di lamiera di alluminio
100x100x1.5 mm ha una resistenza termica inferiore a 5 °C/W, quindi già il nostro rilettore è
un ottimo dissipatore, migliorabile ulteriormente con l’aggiunta delle ventole.
In conclusione voglio riprendere qui di seguito un concetto che ho espresso all’inizio dell’articolo
e cioè la divisione delle vasche in due macro-gruppi differenziati dalle dimensioni, che presentano dal punto di vista dell’illuminazione led diverse esigenze e quindi un diverso approccio
nella progettazione:
23
9) Considerazioni sulla qualità e sul tipo di led in funzione delle dimensioni della vasca.
Come tutti sappiamo le vasche si dividono in pico micro e nanoreef e in reef e maxireef, nella
scelta di una plafo led la differenza di dimensioni genera come conseguenza alcune rilessioni.
Per illuminare vasche piccole si può utilizzare un minore numero di led visto che parliamo di
superici da illuminare piuttosto esigue, in più dovendo raggiungere con la luce profondità che
difficilmente arrivano ai 40cm possiamo utilizzare led meno performanti dal punto di vista della
quantità di lumen emessi, fermo restando il fatto, che vanno comunque montate delle ottiche
che restringono l’angolo del fascio di luce originario del led, per aumentare la penetrazione. Ovviamente dobbiamo considerare il fatto che se montiamo led più performanti tutti i vantaggi li
otterremo dal punto di vista del risparmio energetico, per meglio capire questo concetto riporto
un esempio con i numeri ricavati dai data-sheet dei led:
Calcolo di una Plafo con led cinesi:
Dati led bianchi:
- tensione 3.6volt
- corrente 0.7mA
- lusso luminoso 140 lumen
Da questi dati dobbiamo calcolare i watt assorbiti dal led che saranno dati dalla formula:
Watt = Volt x Ampere
Quindi :
W= 3.6 x 0.7 = 2.52 watt per singolo led
Ora supponiamo che per illuminare questa vasca utilizziamo 9 led bianchi, il consumo sarà:
Wtot. = Wled x n°led = 2.52 x 9 = 22.68 watt
Il calcolo dei lumen lo faccio moltiplicando la quantità di lumen, anch’essa per il numero di led,
ma come detto nell’apposito paragrafo, nella realtà non è così perchè bisogna tenere conto delle
perdite di efficienza dovute a vari fattori che adesso trascurerò per sempliicare:
lmtot. = lmled x n°led = 140 x 9 = 1260 lumen
Calcolo Plafo con led XR-E :
Dati led bianco:
- tensione 3.4 volt
- corrente 0.5mA
- lusso luminoso 140 lumen
I dati sopra riportati sono ottenuti per estrapolazione dal graico riportato in (Fig.1) relativi a
un modello di led performante con prestazioni medio-alte (della stessa marca vengono utilizzati
led con prestazioni migliori), in modo da avere come riferimento costante il n° dei lumen.
Quindi:
W= 3.4 x 0.5 = 1.7 watt per singolo led
Numero di led utilizzati 9, quindi il consumo sarà:
Wtot. = Wled x n°led = 1.7 x 9 = 15.3 watt
lmtot. = lmled x n°led = 140 x 9 = 1260 lumen
24
Da questo confronto è evidente che a parità di lusso luminoso emesso, utilizzando led più performanti, si ha un risparmio di energia che in questo caso si attesta attorno al 48%.
Ovviamente nelle vasche piccole si tratta di differenze basse e alla ine la differenza sulla bolletta
non sarà così evidente, cosa che invece cambierà di parecchio quando consideriamo vasche che
necessitano di plafoniere molto più potenti.
Consideriamo una plafoniera per una vasca 100x50x60: con led performanti; da prove pratiche,
è risultato che si ottiene l’equivalente di una HQI da 400watt con un numero di led bianchi pari
a 72, i quali led, facendo riferimento ai dati usati prima, assorbiranno circa 122 watt, l’equivalente, fatta con led cinesi invece assorbirà circa 181watt a parità di numero di led utilizzati. Ma
sempre per quello che si è detto in precedenza se vogliamo utilizzare led meno performanti bisogna tenere conto che per ottenere gli stessi risultati di penetrazione bisognerà diminuire l’angolo delle lenti (per arrivare al fondo della vasca) e di conseguenza montare un numero
maggiore di led per ottenere la copertura dell’intera supericie della vasca.
Ora, supponendo che per recuperare la copertura dobbiamo montare 2 led in più per ila avremo
che il numero totale di led bianchi salirebbe da 72 a 84 e di conseguenza il consumo si attesterebbe a circa 212 watt, cioè quasi il doppio.
In conclusione il consiglio che mi sento di darvi è questo:
“Non fatevi abbagliare da led ultrapotenti con emissioni di lumen solo in apparenza esagerate,
ma per capire la bontà di un led, calcolate sempre il suo rapporto lumen/watt, cioè applicate
sempre la formula :
Efficienza = Lumen/ volt x ampere = lm/w
“UNA SORGENTE LED CON EMISSIONE DI LUCE BIANCA, SI PUO’ CONSIDERARE
DI BUONA QUALITA’, QUANDO IL SUO RAPPORTO LUMEN/WATT, CALCOLATO
ALIMENTANDO IL LED A 0,35 Ampere (350 ma) è PARI O SUPERIORE A 90 lm/w”
Un’ultima, ma a mio avviso importantissima considerazione sull’applicazione di questa tecnologia alle vasche di piccole e piccolissime dimensioni, è che, oggi in questa tipologia di vasche,
grazie ai led possiamo allevare tutti i coralli, cosa impensabile ino a poco tempo fa visto che le
lampade PL non erano abbastanza efficienti dal punto di vista luminoso, le T5 avevano il limite
delle dimensioni e le HQI il limite della temperatura emessa che trasformava in brodo l’acqua.
Con i led tutti questi ostacoli sono stati superati e in futuro a parer mio questa tipologia di
vasche sarà quella che più avrà guadagnato in termini assoluti, dall’applicazione di questa tecnologia.
Giovanni Bottazzo
(alias jonjboz)
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ReefItalia Magazine | il pesce del bimestre
Holacanthus
Ciliaris
di Daniele Costa (aka DanyVi76)
In questo articolo vi parlerò dell’Holacanthus
Ciliaris, un pesce che ho avuto la fortuna di
avere più volte in vari anni di acquario marino.
Il suo colore giallo acceso e la corona blu elettrico in cima alla testa gli ha fatto guadagnare
il nome di pesce angelo regina, altra particolarità di questo pesce sono la pinna dorsale e
quella anale, allungate ed ornate anch’esse da
bordi blu elettrico.
L’Holocanthus Ciliaris è a mio parere forse il
più bello tra i pesci angelo, in ogni caso è sicuramente quello con il carattere più mite per
quanto sia sempre un pesce molto territoriale e
vivace.
E’ possibile la convivenza con buona parte dei
Pomacantidi in particolare con Imperator e
Paru, sconsigliato invece l’inserimento assieme
all’Holacanthus Clarionensis e l’H. Bermudensis per la troppa somiglianza di livrea, da escludere assoultamente invece la convivenza con
l’Holacahtus Passer poiché quest’ultimo ha
forse il carattere peggiore di tutti i pomacantidi
e per questo il Ciliaris potrebbe andare in contro a feroci attacchi e riportarne seri danni.
Per quanto riguarda gli altri inquilini delle nostre vasche, non sono riportati problemi di convivenza nemmeno con pesci di piccole
dimensioni.
Nota dolente di questo pesce è la sua delicatezza, sia in fase di ambientamento sia per tutto
cio’ che riguarda la sua alimentazione.
Appena arrivato nelle nostre vasche dovremo
porgere molta attenzione e cercare per
quanto possibile di sovralimentarlo con cibi
vitaminizzati, arricchiti di succo d’aglio e soprattutto, dovremo trattare l’acqua con lo
iodio (nelle dosi indicate sulla confezione), ìn
questa maniera ridurremo molto la possibilità dell’insorgere di parassitosi e oodinium
di cui è molto sensibile.
A causa poi di stress, cattive condizioni dell’acqua, della mal nutrizione e non ultimo per
contagio, non è difficile che si manifestino
linfocisti anche se queste saranno facili da debellare semplicemente eliminando le cause
che l’hanno scaturita ed abbondando per
qualche tempo con integrazione di vitamine
nel cibo.
Holacanthus Ciliaris
livrea semi adulta
Holacanthus Ciliaris
livrea giovanile
26
“Holacanthus
Ciliaris
livrea adulta”
L’alimentazione naturale dell’H. Ciliaris è a base
di spugne, tunicati, ascidie, alghe, idrozoi e
briozoi ma in cattività, vista l’impossibilità di
nutrirlo con tali organismi, lo possiamo alimentare con i normali cibi secchi, tanto in pellets quanto in scaglie.
Tra i cibi surgelati sono da preferirsi le larve di
chironomus ed il mysis di cui è molto ghiotto.
Possiamo poi integrare la dieta con dei cibi freschi come cozze, polpa di calamaro e di gambero, ma anche con vegetali come le alghe
lioilizzate che si trovano in commercio ed
anche foglie lattuga romana e spinaci appena
sbollentati.
Una volta ambientato con successo, H. Ciliaris
è un pesce fantastico da tenere in vasca, si abitua velocemente alla persona che lo alimenta e
ricambia le attenzioni ricevute venendo a prendere il cibo dalle mani e perché no, dopo qualche tempo, lasciandosi pure carezzare durante
la somministrazione del cibo.
E’ bellissimo vederlo nuotare e guardarlo mentre osserva con attenzione tutto ciò che lo circonda. A volte lo si vede osservare quello che
facciamo, magari mentre puliamo la vasca e
senza alcun timore avvicinarsi incuriosito,
quasi cercasse di capire quello che stiamo facendo.
Adora nuotare, anche se rispetto alle dimensione che raggiunge (ino a 40 cm circa), non
necessita di vasche troppo grandi.
E’ consigliabile comunque l’inserimento in
una vasca che abbia almeno il lato lungo di
150 cm, quindi consideriamo un litraggio superiore ai 450 lt, ben arredate di rocce vive,
se non su tutta la lunghezza della vasca almeno raccolte in una massicciata in cui potrà
andare a nascondersi o cercare qualcosa di
commestibile tra gli anfratti.
Gli H. Ciliaris hanno come tutti i pomacantidi una livrea giovanile che muta con l’età,
passando per due stadi principali:
•
nei primi mesi di vita, i pesci hanno 5
bande nere delimitate da 6 bande bianche, la
coda gialla e le pinne tendono al blu.
•
nella fase successiva e precedente alla
livrea adulta, vede sparire per prime le bande
nere seguite poi da quelle bianche mentre le
pinne dorsali ed anali si colorano molto di
blu.
•
alla ine, mano a mano che il pesce raggiunge l’età adulta, il blu sparisce lasciando
spazio al giallo e rimanendo solo nei bordi
estremi delle pinne.
27
In natura si riscontra l’ibridazione tra H. Ciliaris e H. Bermudensis da cui nascono generazioni
con tratti simili ai due pesci.
Questi soggetti ibridi avevano tratto in inganno gli studiosi ino ad imputare a questi esemplari
una nuova specie denominata H. Townsendi.
Dopo vari studi comunque si è arrivati a sostenere che questa non può essere deinita una specie
a se stante e quindi i nati dall’incrocio dei due holacantidi vengono solo considerati ibridi delle
due specie.
In cattività la riproduzione non è stata osservata mentre in natura è stata sufficientemente documentata e si sa che la coppia di H. Ciliaris è monogama e passa tutta la vita assieme arrivando
a generare, durante tutta l’età riproduttiva, ino a 10 milioni di uova…..
Le uova vengono liberate nell’acqua e la loro schiusa si ha in meno di 24h. La crescita delle larve
che conducono vita pelagica è rapida, infatti per arrivare ad essere avannotti impiegheranno
appena 25-30 giorni, una volta raggiunto questo stadio i piccoli pesci inizieranno a scendere
verso il fondo abbandonando la vita pelagica.
Gli H. Ciliaris sono pesci come detto che vivono in coppia o in solitudine mentre aspettano l’arrivo del giusto partner ed occupano una parte di territorio non troppo estesa, difendendola dai
vicini i quali non potranno e non dovranno mai invadere il territorio altrui altrimenti si scateneranno liti principalmente rituali che potrebbe arrivare al contatto causando quindi profonde
ferite tramite l’aculeo ben sviluppato sotto l’opercolo branchiale.
I pesci in livrea giovanile possono invece girare liberamente tra il reef in cerca di un territorio
da occupare, si crede infatti che la livrea giovanile serva proprio a far passare i nuovi esemplari
indenni tra i territori occupati dagli adulti della stessa specie.
Prima di concludere volevo tornare un’attimo sull’allevamento di questo pesce stupendo nelle
nostre vasche reef.
Come già detto ne sconsiglierei l’acquisto ai neoiti per le difficoltà sopraccitate ma per i più
esperti mi sento di dire che è un pesce che non dovrebbero farsi mancare nella vasca soprattutto
per i fortunati possessori di vasche di grandi dimensioni.
In vasche molto grandi lo potremmo tranquillamente far convivere con altri pesci di medio
grandi dimensioni e soprattutto con grande probabilità non correremo il rischio che attacchi
gli invertebrati per nervosismo, con questo non posso escludere a priori che lo faccia ma le probabilità sono assai ridotte e di fatto, non risulta statisticamente essere tra i mangia coralli.
Certamente il prezzo di acquisto non è dei più economici ed anzi, spesso è molto elevato nonostante la taglia del soggetto, per cui ci potremmo arrivare a pagare anche 150 euro per un’esemplare di pochi cm, come invece spenderne 200 euro o poco più per un’esemplare di media taglia
(sopra i 20 cm).
Bisogna inoltre dire che spesso nei negozi troviamo esemplari con vistosi noduli di linfocisti
sulle pinne, non facciamoci intimorire troppo dalla vistosità dei noduli che questo virus ha causato al pesce poiché se lo vediamo ben attivo e magari di buon appetito come già detto più indietro, il solo fatto di inserirlo in un’ambiente salubre, nutrendolo con tanto buon cibo arricchito
di vitamine e dosando iodio, questa virosi sarà velocemente debellata dal soggetto ed i noduli
pian piano regrediranno spontaneamente.
Magari sarà una buona scusa per trattare un po’ il prezzo!
Daniele Costa
(DanyVi76)
28
Picoreef..
dalla
A
..allo
ReefItalia Magazine | picoreef
“Questo articolo si divide in quattro
capitoli. Ne uscirà uno in ogni edizione
successiva del Magazine”
..
Zoanthus
Nel primo capitolo affronteremo
una breve introduzione alla gestione dei
pico reef e parleremo dei pesci che possono essere inseriti in questi piccoli gioiellini.
Nel secondo capitolo ci occuperemo invece dei crostacei, ce ne sono alcuni davvero molto particolari in
commercio, ma poiché poco conosciuti
dagli appassionati, restano dai grossisti
o sono in ogni modo ordinati col contagocce. Li conosceremo assieme in maniera più dettagliata.
Nel terzo capitolo analizzeremo
un po’ i coralli che potremo inserire,
viste le esigue dimensioni della vasca,
cercheremo di capire quali tipologie si
In questi ultimi tempi, grazie anche all’aiuto della tecpossono mettere a contatto una con l’alnologia che ci permette di allevare con successo coralli tra e quali per crescita e livello di diffie pesci in vasche di ridotte dimensioni, stanno pren- coltà siano in ogni modo i più adatti.
dendo sempre più piede i pico reef.
Nel quarto ed ultimo capitolo
Vasche di dimensioni davvero ristrette che, solo meno invece, affronteremo nel dettaglio la gedi un decennio fa’, avrebbero fatto accapponare la pelle stione di un pico reef ben popolato. L’allestimento, il suo completamento e
anche ad acquarioili esperti riguardo alla loro gestione.
mantenimento.
Queste vasche hanno mediamente una capienza che va’
dai 60lt ino ad arrivare a 15 lt.
In realtà ci sono pico reef estremi anche con meno di
15 lt in cui si possono allevare solo qualche corallo e al
massimo un gamberetto, ma noi per il momento ci focalizzeremo su quelli dai 15 lt in su che potranno essere
popolati con coralli, diversi crostacei e anche piccoli
pesci.
Della gestione dei pico reef nel dettaglio, come avete
letto nella prefazione, ne parleremo nel quarto capitolo.
Intanto iniziamo col dare degli spunti sul come arredare
e quindi gestire poi il nostro pico reef.
a cura di Daniele Costa e Gianluca Murtas
Capitolo uno: Introduzione al pico reef e i
pesci che lo possono popolare
29
Una prima distinzione si può fare subito partendo dai pico reef privi di sump a quelli che
invece ne sono provvisti.
I pico reef privi di sump, tendenzialmente e
soprattutto per un fattore d'impatto estetico,
sono gestiti in maniera naturale e quindi
senza l’ausilio dello schiumatoio e a volte
nemmeno di un iltro meccanico dove alloggiare resine o carbone al bisogno.
Nel metodo naturale tutto viene gestito in
funzione di frequenti cambi parziali dell’acqua, generalmente settimanali e dall’equilibrio del sistema. Quindi, che sia allestito
come berlinese o come Dsb si presterà attenzione al giusto inserimento di ogni cosa, dalla
tecnica, all’arredamento, ino agli inquilini
che il sistema dovrà poi riuscire a sopportare.
Ciò nonostante anche in un pico reef privo di
sump possiamo inserire uno schiumatoio e
un piccolo iltro a zainetto.
Riguardo lo schiumatoio oggigiorno ci sono
in commercio vari modelli di diversi marchi
dalle dimensioni ridotte e con performance
di tutto rispetto.
Per il iltro a zainetto invece la nostra scelta è
dettata solo dalle dimensioni che può avere, più
piccolo sarà meno penalizzerà l’estetica della
vasca, ma ovviamente ci limiterà sulla quantità
di materiale iltrante che potremo inserire al
suo interno.
L’illuminazione è un altro problema che non ci
affligge più. Abbiamo ormai una vasta scelta di
possibilità e di prodotti, sia per quanto concerne la tipologia di fonte luminosa, sia per
quanto riguarda la spesa da sostenere.
Possiamo, infatti, spaziare da splendide plafoniere a led a lampade Hqi, per inire poi con le
plafoniere dotate di lampade PL.
Accennando il discorso consumi e costi bisogna
affermare che il miglior compromesso sono certamente i led, anche se l’investimento iniziale
per l’acquisto è abbastanza notevole, ma, considerando le esigue dimensioni della vasca, la
spesa per la plafoniera diventa accettabile e sicuramente nel tempo ben ammortizzabile.
Le lampade Hqi sono certamente performanti,
ma hanno per contro un’elevata emissione di
calore e la conseguente trasmissione dello stesso
alla vasca. Si devono inoltre considerare i consumi, anche a causa di un maggiore utilizzo di
sistemi di raffreddamento (normalmente ventole) con la conseguenza diretta di una maggiore evaporazione.
30
valore che è alla base della vita negli acquari d’acqua salata che sono la densità o salinità!
Concludiamo questa breve introduzione sul come
allestire un pico reef, alla quale torneremo nel
quarto capitolo, considerando che ormai quasi
tutti sono in grado di avviarlo, grazie ai testi e soprattutto a ReefItalia che vede crescere sempre più
la sezione nano e pico reef!
Ciò che invece abbiamo notato è la tendenza a popolare queste piccole vasche con ospiti poco adatti
al pico reef se non addirittura non idonei.
Spesso, i primi ospiti che ci viene voglia di inserire
sono pesci come gli Amphiprion Ocellaris e pomacentridi vari, i pictichromis e altri, talvolta persino dei pesci chirurgo come il Paracanthurus
Hepatus, mossi dal fatto che li troviamo in vendita
nelle dimensioni baby da 2 a 3 cm. Questi non
sono ovviamente pesci idonei alla vita in un pico
Ad ogni modo, questi sono dei contro di
relativa importanza, visto che in ogni caso,
per quanto più alti, i consumi restano sempre relativamente contenuti e poco inluenti sul bilancio famigliare e
l’evaporazione, anche se maggiore, non
creerà certamente problemi di umidità
nella stanza.
Ultima, ma non per ordine d'importanza,
la plafoniera PL. Hanno il vantaggio di
un’ottima diffusione della luce, d’altronde
sono tubi T5 di forma diversa da quelli lineari che siamo abituati a vedere, non trasmettono calore alla vasca, ma di contro,
non avremo in vasca quel bell' effetto di riverbero della luce che invece avremo tanto
con i led quanto con le Hqi.
Spesso, chi inizia ad allestire un pico reef,
mette in secondo piano l’acquisto dell’osmoregolatore. E’ questo il più frequente
e grossolano errore che possiamo fare. In
una vasca con una capacità così ridotta, infatti, l’evaporazione diventa uno dei problemi più importanti vista la diretta
conseguenza che ha nella stabilità del
31
Approfondiamo quindi la scelta dei nostri piccoli ospiti ai quali, non dimentichiamolo mai,
dobbiamo sempre garantire le migliori condizioni di vita.
Nei negozi bisogna ammettere che non si trova
una grande scelta.
La colpa non è ovviamente dei negozianti, né
dalla difficile reperibilità, ma purtroppo è soprattutto causata dalla scarsa richiesta del mercato.
La scarsa richiesta è d’altronde causata da una
scarsa conoscenza da parte degli appassionati
dell’esistenza stessa di questi pesci.
I pesci idonei alla vita nel pico reef, li troviamo
tutti racchiusi in un’unica famiglia, quella dei
Gobidi.
Una famiglia molto estesa con circa 230 generi
e oltre 1500
specie in qui
descritte, tra
cui forse il
più conosciuto e diffuso è il
Gobiodon
Okinawe.
“Gobidi..
Una famiglia molto estesa con circa 230
generi e oltre 1500 specie”
A questi appartengono le più svariate forme di gobidi di cui molte non sono in ogni caso idonee
alla vita da pico reef, sia per le dimensioni che raggiungo, che per il tipo di alimentazione di cui
necessitano e perché no, come nel caso del simpaticissimo Periophthalmus, perché poco adatti
alla vita subacquea, preferendo restare per la maggior parte del tempo all’aria aperta, seppur
sempre vicino all’acqua per poter restare bagnati.
Le specie che interessano a noi possono essere certamente i vari Trimma, gli Eviota, gli Elicatinus, i Gobiodon e gli Stonogobiops.
In primis una considerazione importante riguarda l’alimentazione!
Molte varietà di gobidi, escluse le più piccole che mangiano prettamente cibo vivo od al massimo
surgelato, ben si adattano a mangiare il cibo secco, ma dovremo tenere presente la ridottissima
dimensione della bocca, perciò ci dovremo munire di cibo in microgranuli o micropellets e scaglie micronizzate.
Partendo dai Gobiodon, in commercio possiamo trovare frequentemente quasi tutte le varietà
conosciute come i popolarissimi G. Okinawe ed il G. Histrio. Meno frequenti ma non difficili
da trovare sono il G. Citrinus, il G. Quinquestriatus, il G. Rivulatus e i più piccoli del genere
con dimensioni che difficilmente superano i 2,5 cm, i Paragobiodon Lacunicolus ed il Paragobiodon Modestus. In natura n’esistono altre varietà già descritte, ma si trovano raramente in
commercio.
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GOBIODON HISTRIO
Taglia: 3,5 cm
Provenienza: Mar Rosso, Polinesia Francese
Che cosa mangia: cyclops, mysis congelati col tempo può abituarsi
al mangime secco purché sia di dimensioni adatte
Prezzo: è uno dei gobidi meno costosi
Reperibilità: assieme a molte altre specie le sua reperibilità è molto
frequente
Dimorismo sessuale: non esistono differenze sostanziali tra maschi e femmine
Compatibilità: è un pesciolino molto tranquillo che raramente viene infastidito da altre specie
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia
Riproduzione: è possibile ma l’allevamento delle larve è molto difficile
I Gobiodon sono i primi pesci a cui possiamo pensare per più motivi.
Come detto, la facile reperibilità, il costo ridotto che
generalmente è attorno ai 20/30 euro e la facilità
d’allevamento data dal fatto che in breve tempo
si adattano al cibo secco, ne fanno inquilini
ideali per il pico reef.
Sono pesciolini dal comportamento abbastanza
socievole e non entrano in conlitto con pesci
di altre specie, anzi, per il loro temperamento
mite, vengono spesso mesi in fuga da questi soprattutto se di dimensioni maggiori. Vivono andando su e giù da un corallo all’altro,
prediligendo gli sps, amano, di fatto, stazionare
tra i rami delle acropore, ma non disdegnano lps o i
molli. Arriveranno ad occupare anche le colonie posizionate più in alto nella vasca, ma più di tutti gli
altri gobidi, non amano nuotare e preferiscono restare ad osservare la situazione aspettando che passi
del cibo, al riparo dei rami del corallo scelto.
Possono tollerare tranquillamente altri con speciici ed a parte qualche screzio per il dominio
del corallo scelto come dimora, saranno rari i litigi. Avendo la fortuna d'inserire una coppia potremmo assistere al corteggiamento e la successiva deposizione, cosa non rara per questa specie.
Talvolta sul mercato si trovano alcune specie di Elacatinus chiamati anche Gobiosoma.
Tra queste sicuramente l’E. Oceanops è il più frequente, ma si possono trovare anche l’E. Randelli, l’E. Multifasciatus e talvolta anche l’E. Evelinae.
Per alcune varietà di questi gobidi è relativamente importante la presenza dei coralli e li vedremo
spesso sostare sopra i polipi soprattutto di coralli dai grossi polipi polposi, come Caulastree,
Acanthastree e Blastomusse, ma senza disdegnare anche gli altri coralli. Per altre varietà la presenza di coralli non ha rilevanza e li si vedrà spesso sostare sulla sabbia, vicino a ripari offerti
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dalle rocce. Non sono stazionari come
altri gobidi e difficilmente durante il
giorno li osserveremo nello stesso punto
per lungo tempo. Sono socievoli e si possono inserire in gruppo, raramente assisteremo a brevi inseguimenti per
difendere il territorio ma che mai sfoceranno in veri litigi.
Elicatinus oceanops
Taglia: 5 cm
Provenienza: Golfo del Messico, America
Centrale e coste dell’America del Sud
Che cosa mangia: cyclops, copepodi, naupli di artemia e talvolta si abitua alle scaglie micronizzate
Prezzo: è abbastanza costoso
Reperibilità: abbastanza frequente
Dimorismo sessuale: le femmine sono più
grandi dei maschi. Possono cambiare
sesso
Compatibilità: le specie di taglia simile
potrebbero non essere tollerarte
Quanti esemplari: un solo esemplare oppure una coppia
Riproduzione: è possibile che avvenga in
acquario
Elicatinus
multifasciatus
Taglia: 5 cm
Provenienza: Bahamas, America
Centrale, zona
tropicale dell’America del Sud
Che cosa mangia: mysis tritato, artemie, col tempo si
può abituare al mangime secco
Prezzo: è abbastanza costoso
Reperibilità: la sua reperibilità non è frequente
Dimorismo sessuale: le femmine tendono ad essere
più grandi, caratteristica che si nota osservando un
gruppo
Compatibilità: possono nascere litigi inserendoli con
gobidi di specie affini
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia
Riproduzione: è possibile, le larve sono state allevate
con successo.
Difficilmente si abituano al cibo secco, ma col passare del tempo possono accettare microgranuli o
scaglie micronizzate.
Il loro costo però è di solito elevato e va’ dai 40 ai
60 euro ad esemplare.
Altri pesci che si trovano facilmente nel mercato,
sono i Trimma.
Questi piccoli pesci dalla livrea maculata o a strie
tendenti sempre al rosso non hanno necessariamente bisogno di coralli su cui sostare in quanto,
pur non essendo dei grandi nuotatori, amano stare
a mezz'acqua o poggiati sulle rocce sempre in
primo piano. In vasca li potremo osservare quasi
sempre senza doverli cercare.
Sono molto socievoli anch’essi e se ne possono inserire più esemplari tranquillamente. Saranno rarissimi gli atteggiamenti aggressivi e comunque
sempre innocui.
Si riesce a adattarli ai microgranuli ed alle scaglie
micronizzate senza particolari difficoltà, ma prediligono il cibo surgelato come cyclops e artemia, se
poi di quando in quando diamo dell’artemia viva
ne saranno ben felici.
Il loro acquisto, come per i Gobiodon, non è impegnativo.
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Trimma rubromaculatus
Taglia: 2,5-3 cm
Provenienza: Papua Nuova Guinea
Che cosa mangia: accetta in gran parte i cibi di origine animale purché di dimensioni adeguate alla sua minuscola bocca. Ottimi i naupli
arricchiti e polpa di cozza inemente tritata
Prezzo: è abbastanza costoso
Reperibilità: assieme ad altre varietà, negli ultimi tempi è abbastanza
reperibile
Dimorismo sessuale: i maschi e le femmine non presentano alcuna distinzione sostanziale
Compatibilità: è un pesce molto paciico. Evitate di inserirlo con pseudocromidi, cirritidi e grammidi che potrebbero infastidirlo o addirittura mangiarlo
Quanti esemplari: una coppia è l’ideale in un pico reef di 15/20lt
Riproduzione: non è mai stata descritta ma è possibile
Ci sono poi gli Eviota.
Sono tra i più piccoli pesci che possiamo inserire e, di fatto,
le varie specie non superano i 3 cm di lunghezza.
Sono pesciolini simpaticissimi, socievoli ed abbastanza colorati. Rispetto ai Gobiodon ed ai Trimma, li possiamo considerare dei gran nuotatori, poiché spesso li potremmo
osservare a mezz’acqua, mentre osservano il panorama ed
aspettano che gli passi vicino del cibo.
Trimma cana
Eviota pellilucida
Taglia: 3 cm
Provenienza: Oceano Indiano
Che cosa mangia: copepodi, larve di anipodi ma
anche naupli di artemia e col tempo si può abituare
al mangime secco di proporzioni adeguate
Prezzo: è uno dei gobidi meno costosi
Reperibilità: ultimamente lo si trova più frequentemente
Dimorismo sessuale: non esistono differenze sostanziali tra maschi e femmine ma si è osservato
in alcune deposizioni che il maschio che il maschio ha la dorsale maggiormente allungata
Compatibilità: non può essere con specie turbolente come
damigelle o pseudocromidi
Quanti esemplari: una coppia o un gruppetto se le dimensioni
della vasca lo consentono
Riproduzione: non è stata mai descritta ma è possibile
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Stenogobiops nematodes
Nel caso fortuito in cui inseriamo una coppia
non sarà raro osservare delle riproduzioni tra
i rami di qualche corallo duro ma, viste le dimensioni degli adulti, riuscire a far crescere le
larve è un’impresa tutt’altro che semplice e riservata ad acquarioili molto esperti.
Il loro costo non è impegnativo, intorno ai 30
euro, ma purtroppo loro vita è brevissima. Dificilmente vivono più di un anno……
Un altro genere di pesci che ci può interessare,
soprattutto per la particolarità della simbiosi
commensale con alcuni gamberi pistoleri (Alpheus) sono gli Stonogobiops.
Taglia: 5 cm
Provenienza:
Bali, Indonesia, Filippine,
Isole Seichelles
Che cosa mangia: qualsiasi
tipo di cibo di origine animale purchè inemente tritato. Si abitua facilmente al cibo in pellets e granuli
Prezzo: è mediamente costoso
Reperibilità: è forse una delle specie si Stonogobiopos più facilmente reperibili
Dimorismo sessuale: non esiste alcuna differenza tra maschi e femmine
Compatibilità: quasi tutte le specie di gobidi che
vivono sulla sabbia possono non essere tollerati
ad eccezione di S. Yasha
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia. Non tollera esemplari dello stesso sesso
Riproduzione: non è stata mai descritta ma potenzialmente è possibile
In commercio si trovano con relativa frequenza
soprattutto lo S. Nematodes e lo S. Yasha.
Le loro dimensioni sono maggiori rispetto ai gestonogobiopos yasha con gambero
neri di cui in qui abbiamo parlato, infatti, possono raggiungere i 6 cm.
<foto 13 - stonogobiops yasha>
Come accennato, oltre ad una colorazione vivace, la particolarità che li rende molto interessanti per noi appassionati, è loro abitudine di
vivere in simbiosi con i gamberi del genere Alpheus, meglio conosciuti come gamberi pistolero.
Non è assicurato che questo accada nel nostro
pico reef, ma certamente, se inserissimo uno
Stonogobiops Nematodes o Yasha assieme ad
un’Alpheus Randalli o Bellulus (abbiamo citato
queste specie, poiché sono tra le più reperibili in
commercio), non sarà raro assistere alla loro
simbiosi e li vedremo condividere la stessa tana.
stonogobiops yasha
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Solitamente questa è una galleria tra una roccia
e la sabbia oppure un buco nella sabbia stessa
scavato e manutentato dall’Alpheus, di cui lo
Stenogobios, dalla vista molto acuta, potrà usufruire ed in cambio procurerà il cibo anche per
il gambero, il quale, avendo una vista molto
scarsa se non totalmente assente, si occuperà
prettamente della manutenzione della tana.
In ine, ci sono dei pesci più particolari e pregiati che potremo inserire, questi sono i Callogobius Amicami, il Discordipinna Griessingeri
ed il Lythrypnus Dalli.
Si trovano raramente in commercio, soprattutto
i primi due ed il loro costo è molto elevato e mai
inferiore ai 100, 150 euro!
Il più reperibile, per così dire, è il Discordipinna
Griessengeri.
Un pesce dalla livrea sgargiante e molto colorato. E’ una specie molto timida che non ha interessi per i coralli, vive muovendosi tra la
sabbia e le rocce alla ricerca di cibo. Non nuota
assolutamente. Il suo modo di spostarsi utilizzando solo le pinne branchiali senza mai usare
il corpo o la coda tranne casi di pericolo, ricorda
molto quello di una foca che si trascina sul bagnasciuga!
Callogobius amikami
Stonogobiopos yasha
Taglia: 6 cm
Provenienza: Paciico Occidentale Tropicale
Che cosa mangia: mysis, naupli arricchiti o
molluschi tritati ma si abitua facilmente al cibo
in pellets e granuli
Prezzo: è mediamente costoso
Reperibilità: si trova frequentemente
Dimorismo sessuale: i maschi e le femmine
non presentano alcuna distinzione sostanziale
Compatibilità: potrebbero non tollerare la presenza di altri ghiozzetti che vivono sulla sabbia
Quanti esemplari: un solo esemplare o una
coppia possibilmente assieme al loro gambero
simbionte
Riproduzione: non è mai stata descritta ma è
possibile
Taglia: 3 - 4 cm
Provenienza: Oceano Indiano Occidentale
Che cosa mangia: naupli di artemia, copepodi,
molluschi tritati
Prezzo: è molto costoso
Reperibilità: lo si trova molto raramente
Dimorismo sessuale: non esistono differenze
sostanziali tra maschi e femmine
Compatibilità: potrebbero essere infastiditi da
altre specie
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia
Riproduzione: non è mai stata descritta
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Lythrypnus dalli
Taglia: 3 cm
Provenienza: Paciico Orientale, California Meridionale, Baja California in Messico
Che cosa mangia: Microgranuli purché di dimensioni adeguate. Ottimi i naupli arricchiti e polpa
di cozza inemente tritata
Prezzo: è molto costoso
Reperibilità: si trova abbastanza di rado
Dimorismo sessuale: sono ermafroditi simultanei
quindi posseggono organi sessuali maschili e femminili
che si differenziano al momento della deposizione
Compatibilità: non sono note incompatibilità
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia
Riproduzione: è stato allevato con successo in cattività
Non lo vedremo spesso girare in
zone del fondo aperte e neppure in
cima alla rocciata. Resterà sempre
vicino tra le rocce o sulla sabbia vicino ad esse dove al bisogno potrà
andare a nascondersi.
Nel tempo, si riesce ad abituarlo ai
microgranuli ed ai micropellets, ma
ovviamente predilige il cibo surgelato e per i primi tempi, solo il vivo.
Concludiamo questo capitolo dedicato ai piccoli ospiti pinnuti del
pico reef raccomandando di garantire loro acqua di ottima qualità e
condizioni generali del mini sistema sempre al top.
Secondo le dimensioni della vasca,
ne potremo inserire più esemplari
ed anche di specie diverse, sempre
stando attenti a non esagerare.
Discordipinna griessengeri
Taglia: 3 - 3,5 cm
Provenienza: Mar Rosso, Polinesia Francese ino alla
Grande Barriera Corallina
Che cosa mangia: mysis, naupli arricchiti o molluschi tritati
Prezzo: il suo costo e molto elevato
Reperibilità: la sua reperibilità è scarsa
Dimorismo sessuale: i maschi e le femmine non presentano
alcuna distinzione sostanziale
Compatibilità: potrebbe non tollerare altri ghiozzetti che
vivono sulla sabbia. Evitate di inserirlo con specie turbolente come damigelle, pseudocromidi ecc.
Quanti esemplari: un solo esemplare o una coppia
Riproduzione: non è mai stata descritta ma è possibile
In cambio assisteremo all’affascinante spettacolo delle loro relazioni sociali, del commensalismo
simbiotico, del corteggiamento e nei casi più fortunati all’accoppiamento e alla deposizione.
redattore Daniele Costa (DanyVi76)
schede ittiche a cura di Gianluca Murtas (Luk73)
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ReefItalia Magazine | gestione
Come rendere I coralli
più colorati
Parte Terza: Nuove informazioni
sui Pigmenti rosso Fluorescenti
“tipo Ds-Red”
By Dana Riddle
Generalmente, non è una cosa difficile ottenere artiicialmente la luorescenza dei pigmenti
DS-Red. Come sicuramente avete notato, questo argomento mi interessa molto e continuerò
ad effettuare ricerche in tal senso.
Sommario:
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Pigmenti DsRed
Mutazioni DsRed
Arco Temporale di Conversione del Colore
Effetti del pH sulla Fluorescenza e sulla colorazione dei DsRed
Attenuazione della luorescnza e effetti dei Metalli sulla Fluorescenza dei DsRed
Metalli che accentuano la luorescenza dei DsRed
Metallic he non hanno effetti sulla luorescenza dei DsRed
Mescolanza di colori
DsRed – Pigmento Rosso Fluorescente 583
Pigmento Rosso Fluorescente 561
Pigmento Rosso Fluorescente 572
Altri pigmenti delle Montipore
Un caso di fotoconversione da verde a arancio nelle specie Montipora
Pigmento Rosso Fluorescente t 576
Pigmento Rosso Fluorescente 593
Pigmento Rosso Fluorescente 597
Pigmento Rosso Fluorescente 611
Altri probabili pigmenti di tipo DsRed
Pigmento Rosso Fluorescente 620
Pigmento Rosso Fluorescente 620
Pigmento Rosso Fluorescente 630
Commenti
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Nella prima parte
(http://www.reeitaliascience.it/magazine/2009-2/Coralli%20piu%20colorati.pdf )
e seconda parte
(http://www.reeitaliascience.it/magazine/2009-3/articolo%20tradotto%20parte%202.pdf )
di questa serie, abbiamo analizzato informazioni riguardanti I pigmenti luorescenti azzurri e
verdi, e i fattori che inducono questa colorazione nei coralli e negli anemoni, cos come abbiamo
studiato i casi di fotoconversione. Dovrebbe ora essere chiaro che Ie problematiche relative alla
colorazione e alle risposte agli stimoli esterni abbastanza complessa. Recentemente, sono comunque stati fatti enormi passi in avanti a sostegno della nostra conoscenza sulla colorazione
degli cnidari. In questo numero, esamineremo da vicino I pigmenti rosso e arancio di tipo DSRed. Se una parte della terminologia utilizzata non dovesse risultarvi familiare, fare riferimento
ai link soprariportati.
I pigmenti rosso luorescenti di Acropora species (so far) del tipo DsRed , e con molta probabilità del
gruppo C3. Foto di Justin Miedwig e madfragsonline.com.
Lo scopo di questo articolo quello di raccogliere informazioni da poter estrapolare ed utilizzare
congiuntamente le informazioni in modo che possano essere utili agli acquarioili non solo per
indurre e mantenere la colorazione, ma anche affinché essi ci siano di supporto per capire il
perché avvengono queste colorazioni. I pigmenti tipo DsRed reagiscono allo stesso modo agli
stimoli esterni (come luce e PH)? Se no, perché ? Quali sono gli effetti potenziali degli “elementi
di traccia”? Se la cosa vi interessa, proseguite la lettura.
40
Pigmenti DsRed
Il DsRed (abbreviazione per Discosoma Red) una delle 5 principali categorie di pigmenti. Il
DsRed stato isolato per la prima volta nei corallimorfari Discosoma, ma ora sappiamo che si
trova anche negli zoantidi, coralli duri e anemoni (Vedi Tabella 1). Il range di emissione luorescente va da arancio (561 nm) a rosso (620 nm); da notare inoltre che esiste anche un cromoforo DsRed che ha una colorazione verde. E’ stato rilevato che I DsRed 'originali' hanno
un’emissione luorescente a 583nm (nella porzione arancio/rosso dello spettro luminoso).
Mutazioni del DsRed
Il pigmento DsFP483 (per il corallo ospite Discosoma; FP per Proteina Fluorescente; 483 sta
per 483nm ovvero la massima luorescenza del pigmento nella porzione blu-verde dell spettro)
differisce per solo due aminoacidi (in una proteina che contiene migliaia di aminoacidi) all’interno della proteina luorescente e cos differisce solo leggermente da un punto di vista chimico
dalle DsRed che hanno luorescenza con picco maggiore nel range rosso dello spettro. Ad ogni
modo, gli effetti di questa sostituzione di aminoacidi sono evidenti,e il pigmento azzurro FP483
non converte mai al rosso. Altre leggere mutazioni della struttura del cromoforo DsRed possono
portare ad un pigmento in cui l’emissione ‘pi rossa’ rispetto ai DsRed selvatici che non sono
mutati. Le proteine DsRed risultano avere un’emissione massima a 592nm, 594nm, 600nm e
602nm. Possiamo quindi notare che anche leggere mutazioni sono visibili in valori spettrali
molto differenti. Dobbiamo tenerlo ben presente quando esamineremo la luorescenza di alter
proteine DsRed.
Esistono vari pigmenti DsRed mutanti, ognuno con differenti caratteristiche di eccitazione,
emissione, velocit di conversione dal verde al rosso. La tabella 1 alcuni pigmenti DsRed modiicati geneticamente in laboratorio (anche se molto probabilmente questi pigmenti non sono
visibili in natura, questo ci da un’idea degli effetti di piccoli cambiamenti nella struttura chimica).
41
Arco Temporale di conversione del colore
Baird et al. (2000) nel 2000 ha affermato che la conversione di un pigmento precursore da verde
a DsRed è abbastanza lenta (circa un paio di giorni) e non ha bisogno di energia luminosa per
avvenire. Comunque, altri ricercatori anno evidenziato cambiamenti di colore in questo pigmento sotto l'esposizione a varie lunghezze d'onda. E' stato inoltre dimostrato che la conversione
da "rosso" a "super rosso" può essere una conseguenza della esposizione alla luce.
Effetti del pH sulla luorescenza e sulla colorazione dei DsRed
Baird et al. (2000) hanno dimostrato che l’ emissione di luorescenza del DsRed (dei Discosoma)
è insensibile al PH in un range tra 4,5 -12, ed ha un alto rendimento quantico (0.7) con di un
valore di pH di circa 8.8. Comunque, I cambiamenti di pH all’interno del tessuto corallino possono plausibilmente provocare un cambiamento di colorazione percepita dato che l’assorbenza
massima (eccitazione) è provocata da modulazioni di pH – la lunghezza d’onda di assorbenza
massa decade da 558nm a 526nm con il decrescere del pH.
Attenuazione della luorescenza effetto dei Metalli sulla Fluorescenza dei DsRed
Tutti gli acquarioili esperti sanno che il rame e’ tossico per gli invertebrati marini,e quindi evitano di usarlo come medicinale per pesci in acquario marino di barriera. Tuttavia, anche piccole
tracce di rame (ioni Cu2+ & Cu+) possono unirsi con la proteina “naturale” DsRed così come
le altre proteine modiicate geneticamente e ‘attenuare’ (inibire o fermare) la luorescenza (Rahimi et al. 2008). Fortunatamente, l’effetto è reversibile e con l’aggiunta di un chelante (una sostanza chimica che lega e rimuove gli ioni metallici dai liquidi) può essere ristabilita la
luorescenza. Questa attenuazione diventa più evidente se il pH cresce.
Altri ricercatori hanno riscontrato casi di luorescenza attenuata a causa di metalli come cobalto
e nickel (ma non così evidenti come per il rame - Eli and Chakrabartty, 2006). Lo Zinco può ridurre la luorescenza in alcune proteine Verdi geneticamente modiicate (ma non sappiamo
quale GFP) ma non nelle DsRed. Vedi Figura 1 (notare che queste informazioni sono applicabili
solo ai pigmenti DsRed e non ai suoi derivati mutanti).
Metalli che accentuano la Fluorescenza DsRed
Cosa molto interessante, è stato dimostrato che alcuni metalli pesanti possono leggermente aumentare la luorescenza delle proteine trovate nei Discosoma. Quelli che hanno avuto maggio
effetto sono (in ordine decrescente): Manganese, ferro e cromo (Eli and Chakrabartty, 2006).
Vedi igura 1.
Attenzione: questi ricercatori hanno lavorato con piccolissime concentrazioni di metalli (mM)
. Desistete dallo scaricare un campionario di sostanze chimiche nel vostro acquario!!!
Metalli che non hanno effetto sulla luorescenza dei pigmenti DsRed
I metalli e la loro inluenza sulla Fluorescenza dei DsRed sono recentemente diventati material
di grande interesse per I ricercatori – non perché al loro importi della bellezza dei colori, bensì
perché sono maggiormente interessati nel quantiicare l’attenuazione della luorescenza indotta
dai metalli con lo scopo di studiare malattie come l’Alzheimer's e altre. Eli and Chakrabartty,
nel 2006 hanno studiato un gran numero di metalli e il loro effetto sulla luorescenza nei DsRed.
Gli ioni metallici che non mostrato alcun effetto sulla luorescenza sono stati Sodio (Na+), Potassio (K+), Calcio (Ca2+), e Magnesio (Mg2+).
42
L’ultimo è particolarmente interessante, dato che ci sono tanti documenti su internet scritti da
acquarioili che io rispetto molto, i quali lamentano una perdita di colore in alcune specie di
Montipora con valori di magnesio basso.
Vedi Figura 1.
Figura 1. Alcuni metalli inibiscono (attenuano) la luorescenza dei pigmenti DsRed,
tipo rame, cobalto e nickel, mentre altri
(cromo, ferro e manganese) incrementano la
luorescenza. Altri invece non hanno effetto
(calcio, magnesio, potassio, sodio e zinco).
Eli and Chakrabartty, 2006.
Mescolanza di Colori
Una combinazione di luorescenza con
punta massima a differenti lunghezzw d’onda
può ingannare l’occhio facendo sembrare che
un determinato colore sparisca. Nel caso dei
DsRed, I ricercatori hanno notato un appartente (ma non reale) colorazione gialla dovuta ad una mescolanza di colori.
E’ noto che tutti I gruppi di pigmenti (A-D)
contengono almeno un colore tipo DsRed.
Vedi tabella 2.
Figura 2. Un Discosoma dimostra la sua tipica luorecenza. Foro dell’autore
43
Inizieremo la nostra discussione esaminando in dettaglio I pigmenti DsRed.
DsRed – Pigmento Rosso Fluorescente 583
1
Ospite: Discosoma species
2
Gruppo di pigmento: B
3
Tipo pigmento: DsRed
4
Eccitazione/Emissione: rispettivamente 558 nm/583 nm
5
Fluorescenza indotta da: maturazione da verde a rosso provocata da ossidazione chimica,
senza necessità di luce.Comunque, l’esposizione alla luce può provocare cambiamenti nella luo
rescenza.
6
Fotoconversione possibile: Si, da 583nm a 595nm sotto esposizione a luce verde (a circa
570nm). Con l’esposizione a 750nm si nota invece una perdita di luorescenza rossa.
Il DsRed è stato uno dei primi pigmenti rosso luorescenti descritti dagli scienziati. Cosa molto
interessante, il pigmento è stato clonato da un Discosoma allevato in un acquario di barriera a
Mosca.
I pigmenti DsRed si trovano in tutti I 4 gruppi di pigmenti conosciuti (A-D) e in coralli molto
comuni in acquario (Acropora, Montipora, Porites, Fungia, e Echinopora), ed anche inun tipo
di anemone (anemone rosa), e vari zooantidi.
La struttura dei luorofori è simile a quela dei cromofori non luorescenti (esamineremo le cromoproteine non luorescenti in un prossimo articolo).Dobbiamo notare che non tutta la luorescenza dei DsRed dipende fortemente dall’ossidazione chimica, - alcuni pigmenti DsRed
rispondono all’energia luminosa (e in particolar modo alla luce blu, come vedremo in seguito).
Dato che il DsRed è del clade B (e questo gruppo è presente in coralli della specie Porites porites
e alcuni tipi non identiicati di Montipora), si è portati a pensare che I pigmenti di alcuni coralli
duri maturano nella stessa maniera.
I cambiamenti di colorazione sono dovuti a una ridisposizione della struttura dei luorofori (il
luoroforo è un involucro contenente materiale luorescente).Un passaggio da verde a rosso avviene in maniera ‘autocatalitica’ (processo in cui il catalizzatore è costituito da uno dei prodotti
della reazione) anche se l’energia luminosa può provocare un ‘arrossamento’. Tuttavia, alcuni
pigmenti Verdi non riescono a diventare rossi, ma la colorazione verde non è visibile ino a che
44
l’emissione dei pigmenti Verdi è assorbita dai pigmenti rossi e la luorescenza è a 583nm. In alcuni casi, la luorescenza rossa si perde e ino a quando la luorescenza verde non è più assorbita
dal pigmento rosso, il corallo appare verde.
(vedi igura 3)
Figura 3. Il DsRed assorbe maggiormente la luce verde e riemette (luorescenza) – luce arancio/rosso
Figura 4.Lo stesso Discosoma della Figura 2 – ha
perso la sua colorazione rossa. La colorazione
rossa sulla roccia base è data dalla luorescenza
della cloroilla. La luce stimolante era una luce
nera.
45
Pigmento Rosso Fluorescente 561
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Ospite: Fungia concinna
Nome Pigmento: Kusabira Orange
Gruppo pigmenti: C1
Tipo pigmento: DsRed
Eccitazione/Emissione: rispettivamente 548 nm/561 nm
Fluorescenza indotta da:?
Intensità di luce richiesta: ?
Figura 5. La luorescenza arancio di una
Fungia.
Foto di Steve Ruddy
www.coralreefecosystems.com
Figura 6. Eccitazione e spettro
di emissione del pigmento Kusabira-Orange.
Figura 7. Questo pigmento
riscontrato in una delle specie Fungia (vedi Figura 5) ha
un pigmento luorescente che
ha il picco di luorescenza
nella porzione arancione
dello spettro, con una curva
a circa 600 nm. La luorescenza a circa 680nm è provocata
dalla
cloroilla
presente nelle zooxantelle.
46
Il pigmento Kusabira-Orange è l’unico pigmento rosso conosciuto appartenente al gruppo C1
(esstono un paio di pigmenti C1 ma sono verdi). Questa luorescenza è facilmente ottenibile in
cattività ed è stata osservata a varie intensità luminose. Generalmente questo pigmento appare
nella parte inferiore del disco delle Fungia .
Dato che il colore è cosi facile da mantenere (spesso appare anche nella parte coperta del corallo),
mi sento di affermare che questo pigmento è il risultato di vari fattori che variano da acquarioilo
a acquarioilo. (ad es. Ossidazione chimica).
Pigmento Rosso Fluorescente 572
• Ospite: Montipora digitata
• Gruppo di pigmenti: Unknown (probably C3)
• Tipo Pigmento: DsRed
• Eccitazione/emissione: rispettivamente556 nm/ 572 nm
• Fluorescenza indotta principalmente da: Luce blu
• Intensità luminosa richiesta: Fluorescenza massima a 400 µmol•m²•sec
• Fotoconversione possibile: Si in alcune specie di Montipora arancio
Cosi’ come il pigmento sopradescritto, questo pigmento è facile da mantenere in cattività (soprattutto nelle specie di montipora sopraindicate). I ricercatori hanno scoperto che questa colorazione si manifesta quando il corallo è esposto alla luce blu, e la luce blu tende alla porzione
verde dello spettro. La luce rossa ha un effetto strano sull’espressione del pigmento (anche se
l’effetto della luce rossa e’ davvero poca cosa se paragonato a quelli espresso con la luce blu e
verde).
Figura 8.
La luorescenza arancione
della Montipora digitata.Questo pigmento sembra essere
molto comune in molte specie
di Montipora.
Foto dell’autore.
Figura 9.
PAR e il suo effetto sulla
generazione della luorescenza.
Aer D'Angelo et al., 2008.
47
Figura 10.
Effetti del colore della luce
sulla pigmentazione – notare
come la produzione di questo
pigmento da parte del corallo
sia inluenzata dalla luce
verde.
Ogni trattamento è stato
standardizzato a 200 オmolキ
mイ キ sec. D'Angelo et al.,
2008.
Figura 11.
Eccitazione ed emissione
tipiche di un pigmento
arancione appartenente al
corallo duro Montipora
digitata. L’apice a circa 680
nm e’ luorescenza di cloroilla. Mazel, dati non
pubblicati.
Figura 12.
La luorescenza di una
Montipora digitata presente
in un acquario(>Vedi Figura
8). Le sue caratteristiche
spettrali sono pressoché
identiche a quelle mostrate
nelle Figure 11, 13, 15, 17, e
19.
48
Figura 13.
Misurazione di luorescenza
di una Montipora digitata allevata in un altro acquario.
ANche se la forma dell’emissione è molto simile a quelle
descritte precedentemente, il
suo picco di emissione è a
577nm (rispetto a 575nm).
Ha importanza? Probabilmente No.
Altri Pigmenti delle Montipora
Eccetto le cromoproteine non-luorescenti, attualmente non esistono prove che le Montipore
contengano alcuna proteina simil- GFP oltre che ai tipi DsRed
Figura 14.
La luorescenza arancio di Montipora capricornis (?).
Foto dell’autore.
Figura 15.
Uno spettrometro evidenzia
un picco di emissione a
575nm.
49
Figura 16
Una Montipora non identiicata con una
luorescenza arancio tipica del suo genere.
Foto dell’autore.
Figura 17.
La caratteristica spettrale di
luorescenza in una Montipora
non identiicata.
Figure 19.
La Montipora,’Aurora’ mostra la sua luorescenza
arancio tipica dei DsRed e,
nei suoi polipi, un colore
verde luorescente. Notare
anche la luorescenza dei
polipi appena nati –I tentacoli sono arancioni, mentre
il cavo orale blu-verde. Questo pigmento e’ maturate da
una proteina luorescente
tipo GFP? Foto dell’autore.
50
Figura 19.
Ancora una volta, l’emissione
di un particolare pigmento di
Montipora è praticamente
identica a quelle sino ad ora riportate.
Un caso di fotoconversione da Verde a Arancio in una Montipora
Un ringraziamento particolare a Steve Ruddy (di www.coralreefecosystems.com) per aver condiviso queste informazioni – ha documentato con fotograie un cambiamento di colore da verde
ad arancio in una Montipora (conosciuta in commercio come Montipora Danae). Ritengo che
la qualità della luce sia stata responsabile di questo cambiamento, ma questa affermazione necessita di conferma. Vedi I dettagli delle luci utilizzate nelle foto 20 e 21.
Figura 20.
La Montipora Danae illuminata con
una lampada Ushio 150w DE
'20.000K.Foto di Steve Ruddy e
www.coralreefecosystems.com.
Figure 21.
Un frammento della stessa Montipora
mostrata in Figura 20, ma illuminata
con lampade differenti. Si può notare un
cambiamento nei polipi da verde a
rosso. Foto di Steve Ruddy e www.coralreefecosystems.com. Le lampade utilizzate sono: 250w Radium 20,000K,
Iwasaki 150w 50,000K, 1-160w VHO
UVL 'Super Actinic' and 1-160w UVL
'Actinic White'.
51
Pigmento Rosso Fluorescente 576
•
•
•
•
•
•
•
Ospite: Zoanthus
Gruppo di pigmenti: Gruppo C, probabilmente C3
Tipo Pigmento: DsRed
Eccitazione/emissione: rispettivamente 552 nm e 576 nm
Fluorescenza indotta principalmente da:?
Intensità luminosa richiesta:?
Fotoconversione possibile:?
Figure 22.
An orange-red luorescent
pigment from a zoanthid.
Pigmento Rosso Fluorescente 593
• Ospite: Acropora millepora
• Gruppo di pigmenti: C3
• Tipo Pigmento: DsRed
• Eccitazione/emissione: rispettivamente 560 nm/593
• Fluorescenza indotta principalmente da:?
• Intensità luminosa richiesta:?
• Fotoconversione possibile: Probabile
Questo pigmento è elencato per unire le informazioni che abbiamo sui pigmenti delle Acropora.a Sappiamo per certo che questo pigmento è di tipo DsRed e appartiene al gruppo C3.
Esiste un altro pigmento riscontrato nell’ Acropora millepora (FP-594) che può mutare da rosso
a verde (535 nm) sotto l’esposizione a una luce blu a 488 nm.
Pigmento Rosso Fluorescente 597
•
•
•
•
•
•
•
Ospite: Acropora millepora
Gruppo di pigmenti: Probably C3
Tipo Pigmento: DsRed
Eccitazione/emissione: rispettivamente 558 nm/597 nm
Fluorescenza indotta principalmente da: Blue light
Intensità luminosa richiesta: Massima luorescenza a 400 µmol•m²•sec
Fotoconversione possibile: Probabile
52
Figure 23.
Una coloratissima Acropora millepora. L’iniziale manifestazione
di una luorescenza verde e la sua
lenta maturazione ad una luorescenza rossa (inoltre il mix di colori tra rosso e verde produce un
principio di colorazione giallo) e’
il motivo per cui vediamo tutti
questi colori. Foto di Justin Miedwig e madfragsonline.com.
Figura 24.
PAR e I suoi effetti sulla
produzione di pigmenti
luorescenti. D'Angelo et
al., 2008.
Figure 25.
Effetti del colore della
luce sulla pigmentazione. Ogni trattamento
è stato standardizzato
200 オmolキmイキsec. Per
tutti I pigmenti esaminati, la luce blu è risultata di gran lunga la più
efficace nel provocare
l’espressione della luorescenza. D'Angelo et
al., 2008.
53
Pigmento Rosso Fluorescente 611
•
•
•
•
•
•
•
Ospite: Entacmaea quadricolor
Gruppo di pigmenti: A
Tipo Pigmento: DsRed
Eccitazione/emissione: rispettivamente 611 nm
Fluorescenza indotta principalmente da: Ossidazione Chimica
Intensità luminosa richiesta: Massima luorescenza: None
Fotoconversione possibile: No
Figura 26.I
tentacoli di un anemone rosa (Entacmaea
quadricolor). Foto di Steve Ruddy e
www.coralreefecosystems.com.
Figura 27.
L’anemone a bolla (Entacmaea
quadricolor) contiene un pigmento che ha emissione luorescente con picco di
emissione a 611 nm.
Gli acquarioili devono far attenzione al fatto che questo pigmento è molto sensibile alla temperatura alta. Mantenete la temperatura dell’acquario al di sotto dei 27° (~81F).
54
Altri Probabili pigmenti di tipo DsRed
A questo punto, sembrerebbe che I pigmenti tendenti al rosso luorescente sono probabilmente
pigmenti di tipo DsRed. (Le loro caratteristiche spettrali non corrispondono a quelle degli altri
pigmenti rossi di tipo Kaede. Parleremo di questi pigmenti in un altro articolo).
Dove e al. (2001) hanno descritto un pigmento con un emissione a 610nm (in Montipora monasteriata, gruppo sconosciuto), 625nm (fda Pocillopora damicornis, gruppo sconosciuto), un
altro pigmento con luorescenza a 625nm (Acropora horrida, gruppo C3?), ed ancora un terzo
pigmento con luorescenza sempre a 625nm in Porites murrayensis (gruppo B?).
Pigmento Rosso Fluorescente 620
•
•
•
•
•
•
•
•
Ospite: Montipora species
Gruppo di pigmenti: B
Tipo Pigmento: DsRed
Nome Pigmento: Keima-Red
Eccitazione/emissione: rispettivamente 440 nm e 620 nm
Fluorescenza indotta principalmente da:?
Intensità luminosa richiesta:?
Fotoconversione possibile: ?
‘Keima’ signiica ‘Aliere’
’ in giapponese – in riferimento alla forma della curva di emissione di questa proteina e alla sua
somiglianza ai movimenti del pezzo degli scacchi. Cosa molto interessante, ma i pigmenti con
luorescenza rossa risultante nelle Montipora efflorescens e Porites porites fanno parte del
gruppo B (questo gruppo contiene anche, ovviamente, l’originale pigmento rosso luorescente
DsRed presenti nei corallimorfari Discosoma).
A differenza del Pigmento 611 (trovato nell’anemone E. quadricolor), il Pigmento 620 si mantiene stabile alle alte temperature (37° C, or 98.6 F).
Figura 28.
Notare l’enorme coefficiente di Stokes in questo
pigmento di Montipora.
55
Pigmento Rosso Fluorescente 620
• Ospite: Porites astreoides
• Gruppo di pigmenti: Sconosciuto, ma probabilmente B
• Tipo di Pigmento: DsRed
• Eccitazione/emissione: rispettivamente ~580 nm e 20 nm
• Fluorescenza indotta principalmente da:?
• Intensità luminosa richiesta:?
• Fotoconversione possibile: ?
Figura 29.
Questo pigmento è probabilmente un pigmento luorescente
tipo DsRed appartenente al
gruppo B
E’ stato isolato un pigmento in Porites porites (eccitazione a 578nm, e picco di emissione 595
nm). E’ un pigmento tipo DsRed appartenente al gruppo tassonomico B.
Pigmento Rosso Fluorescente 630
• Ospite: Acropora aspera
• Gruppo di pigmenti: Sconosciuto (forse C3?)
• Tipo di Pigmento: DsRed (?)
• Eccitazione/emissione: rispettivamente ~575 nm/620 nm
• Fluorescenza indotta principalmente da:?
• Intensità luminosa richiesta:?
• Fotoconversione possibile: ?
Il pigmento Fluorescente 630 è il pigmento dove avviene il cambiamento verso il rossa più evidente di tutti i coralli conosciuti. Tutti I pigmenti rossi delle Acropora sono del gruppo C3, ecco
perché io tendo ad attribuire questo pigmento a questo gruppo. La fonte di questa informazione
e’ Salih et al. (2001).
56
Figura 30.
Un pigmento 'super
rosso' dal corallo
duro
Acropora
aspera.
Commenti
Generalmente. La luorescenza dei pigmenti tipo DsRed non è difficile da ottenere in
acquario.Abbiamo stabilito che la luce (in particolare quella blu) è importante nel processo di
induzione del colore. La luce verde può indurre la colorazione e in certi casi, la luce rossa può
fare in modo che un corallo esprima debolmente la propria colorazione. La temperatura è un
fattore critico (così come notato nell’anemone anemone- E. quadricolor), quando la temperatura
è sopra i 27C (~81F) la colorazione si inibisce. D’altro canto,il pigmento Keima trovato nella
Montipora si mantiene stabile anche a 37 C (98.6 F).
Abbiamo inoltre appreso che I metalli possono inluenzare l’accentuazione o l’inibizione della
colorazione. I metalli legandosi con le proteine sicuramente inluiscono sulla colorazione dei
coralli, ma non è ancora chiaro se questi metalli che inluiscono sulla luorescenza siano concause o semplicemente un effetto del legame.Nel prossimo numero, daremo un’occhiata agli
altri pigmenti rossi di tipo Kaede.
(traduzione McPhisto)
57
“A cquario marino,
collegamento
tra
vasca e sump”
ReefItalia Magazine | tecnica
a cura di Francesco Spampinato
(aka Frenc99)
Il circuito di circolazione dell’acqua è parte di
quella base tecnica da gestire correttamente
sin dall’inizio poiché da esso dipende l’intero
sistema. In questo articolo, oltre al quadro generale, affronteremo nozioni di idraulica e
luido dinamica mirate al nostro hobby ma che
in alcuni casi ci aiuteranno a risolvere anche
piccoli problemi casalinghi. Ricordiamoci che
abbiamo posizionato la vasca correttamente
sul mobile, progettato e dimensionato la sump
in base agli accessori scelti e al tipo di sistema
che vogliamo riprodurre. Far circolare l’acqua
dalla vasca alla sump e viceversa anche se semplice diviene un aspetto delicato, poiché oltre
che sui consumi generali e sul trattamento
dell’acqua da parte degli accessori scelti, lo
scambio tra le due vasche incide sul benessere
degli animali. In linea di principio, diciamo
che l’interscambio tra le due vasche secondo
molti deve essere di un volume pari a 3-6 volte
il volume della vasca grande e comunque non
al disotto della quantità di acqua che deve trattare lo schiumatoio. Facciamo un esempio: se
la vasca principale ha un volume di 500 l e
sotto monta uno schiumatoio che tratta 900
l/h, dovremmo far circolare almeno 1200 l/h,
meglio ancora 2000 l/h per stare tranquilli e
fare in modo che l’acqua della sump abbia dei
valori molti simili se non uguali all’acqua della
vasca principale, evitando così ristagni di nutrienti e sedimenti
I materiali utilizzati, pur trattandosi di comuni
gomiti e raccordi a vite idraulici, non saranno
gli stessi che troverete in negozi di idraulica in
quanto col tempo rilasciano sostanze che possono risultare tossiche per gli animali. Il vostro
fornitore di tubi, raccordi, valvole , gomiti sarà
il vostro negozio di acquariologia di iducia o
comunque un negozio ben fornito che tratta
raccorderia per tubi in PVC. L’importanza di
un materiale inerte, lavorabile e modulabile è
fondamentale, in quanto il sistema idraulico è
altamente personalizzato ad ogni singola vasca.
58
Prima di montare i raccordi e dare il via alla
nostra creatività, decidiamo in che modo far
cadere l’acqua dalla nostra vasca verso la
sump. Tenendo conto delle esigenze estetiche
e funzionali, dovremo prima montare nella
vasca principale uno scarico (o tracimatore)
che raccoglierà l’acqua prelevandola dalla supericie e la convoglierà attraverso il tubo di
discesa alla sump sottostante
Gli scarichi disponibili sul mercato sono nati
da alcune esigenze tecniche maturate prima
col fai da te e poi perfezionate. Ci sono diverse soluzioni o categorie di scarichi: i primi
ad essere stati progettati e montati sono quelli
interni alla vasca, chiamati sifoni. Normalmente, durante la costruzione già si predispone la vasca con il foro attraverso il quale
passerà il sifone (generalmente sul fondo
della vasca o negli angoli). Il sifone viene
stretto attraverso un passa parete a guarnizioni o incollato con del silicone. Il problema
del normale sifone sta nel fatto che l’acqua,
scendendo lungo le tubature, è soggetta a
gorgoglio, sia per la presenza di gomiti sia per
il fatto che il livello dell’acqua sotto movimento compie delle turbolenze rumorose che
determinano una caduta dell’acqua a tratti.
Per ovviare a questo inconveniente è stato
progettato un tipo di sifone chiamato Durso
che adotta un accortezza particolare: possiede
una T. Da un lato la T presenta una curva a
90° che prende l’acqua appena sotto la supericie, evitando così il fastidio sopra descritto.
L’altro ramo libero rivolto verso il cielo termina
con una calotta in cui è stato praticato un foro
di 3 mm che serve a rendere silenziosa l’aspirazione dell’aria conseguente alla caduta dell’acqua
Unico inconveniente è che il foro rischia di otturarsi e per questo il sistema va protetto all’interno di un pozzetto che separa il sifone dal
contatto diretto con animali e tutto quello che
può vagare in un acquario. Quindi, se adotteremo questo tracimatore dovremo prevedere
anche la presenza di un pozzetto, fatto ad esempio con lastre di vetro poco spesse, che termini
a pelo di acqua con dei pettini di plastica estraibili per la pulizia.
“..lo scambio tra le due
vasche incide sul benessere
degli animali..”
59
Hobbisti esigenti vogliono risparmiarsi l’ingombro di questo sistema
e preferiscono adottare
scarichi montati direttamente sulla parete laterale. In questo caso, il
minimo ingombro estetico richiede una progettazione accurata delle
sezioni degli scarichi in
rapporto alla quantità di acqua che il sistema
spinge tra vasca e sump. Di norma la sezione
dello scarico varia da minimo di 20 mm ino
a 50 mm per vasche grandi con pompe potenti. Come per il sifone, gli scarichi a parete
sono montati con passa parete o silicone predisponendo il foro lungo il lato scelto.
60
Altre soluzioni adottabili sono i pozzetti costruiti
esternamente alla vasca: questi sistemi consentono anche di modulare la caduta dell’acqua con
più sifoni e di sfruttare quindi le discese per scopi
diversi
Una soluzione classica consiste in un pozzetto laterale contenete il sifone Durso da 40 mm e vi-
Il prolungamento del sifone al disotto della
vasca rappresenta lo scarico che deve riversare l’acqua in un lato della sump, il più possibile distante dalla pompa di risalita. Per
questo abbiamo due soluzioni cercando in
ogni caso di evitare impedimenti e possibili
ostruzioni alla libera caduta dell’acqua: uso
di un tubo lessibile in PVC corrugato o di
tubature rigide provviste di gomiti
cino un tubo di mandata in PVC da 25 mm
collegato direttamente alla pompa alloggiata in
sump
La risalita dalla sump alla vasca principale
sarà affidata ad una pompa, anche molto potente, che sarà accesa 24 ore su 24. Tale
pompa, chiamata pompa da sump o da prevalenza, deve sviluppare una spinta proporzionale alla lunghezza del tubo in verticale,
alla sua sezione e alla portata espressa in l/h
di acqua che deve passare in quel tubo. Si deinisce prevalenza la distanza in verticale
(espressa in m o cm) che il liquido deve raggiungere per essere riversato in vasca lungo
il tubo di risalita
61
Le pompe designate a tale operazione hanno un tubo di risalita ad un’altezza di 1, 60 m, teconsumo che varia da 20-30 watt ino a 250 nendo conto anche dei gomiti durante il trawatt per grandi vasche ed elevate prevalenze(if gitto.
consumi pompe di mandata 1). Ogni pompa
disponibile sul mercato possiede dei dati nominativi e dei graici nei quali sono indicate le prestazioni come il voltaggio di utilizzo, il
consumo in watt, la portata e la distanza massima alla quale arriverà l’acqua, ovvero la prevalenza. Possono esserci inoltre dei graici nei
quali viene riportata la relazione tra prevalenza
in metri e portata in l/h
Questo lusso di acqua rappresenta l’interscambio tra le due vasche e può essere misurato, utilizzando un bicchiere graduato, come
quantità di acqua che cadrà in sump nell’unità
di tempo. La tecnologia in continua evoluzione
permette oggi la produzione di pompe con un
rapporto consumo energetico/prestazioni
molto elevato e con capacità di modulare elet-
Prevalenza zero si ha a livello del foro di uscita
della pompa, cioè dove l’acqua esce con il massimo della portata nominale della casa costruttrice. Man mano che l’acqua viene spinta verso
alto, la portata gradualmente si riduce sino a
zero nel punto in cui è dichiarata la prevalenza
massima.
Prendiamo come esempio una vasca di 500 l;
una pompa che dichiara 2400 l/h di portata e
3,70 m di prevalenza, avrà la portata massima
appena all’uscita e circa la metà alla ine del
tronicamente il lusso in risalita.
La scelta della pompa ottimale deve tenere
conto del percorso idrico e dell’assemblaggio
delle tubature prima ancora dei consumi. Nel
nostro esempio, dovendo scegliere tra una
pompa con prevalenza 3,70 m e portata 2400
l/h e una con prevalenza 2,70 m e portata di
4500 l/h è sicuramente da preferire la prima
62
perché quel metro di prevalenza in meno alla
ine farà ridurre la portata effettiva a meno di
1200 l/h senza considerare le deviazioni e i gomiti sulla risalita.
In alcune vasche, si possono trovare pompe da
piscina con 10 m di prevalenza e 20000 l/h di
portata e con consumi di 250 watt. Questo perché a volte la sump viene messa in un locale
lontano dalla vasca o persino ad un piano inferiore, e devono essere garantite deviazioni della
risalita per l’utilizzo di iltri a letto luido, skimmer, refrigeratori o vasche refugium. Grandi
acquari pubblici adottano pompe idrauliche
mosse da veri motori con prestazioni da capogiro.
Scelta la pompa, la si predispone in sump e si
monta su di essa il tubo di mandata in PVC da
25 mm di sezione con due T e due valvole per
deviare il lusso ad altri accessori
per PVC facendo in modo che solo l’allacciamento diretto alla pompa sia smontabile, pena
l’allagamento nel caso in cui i raccordi si silino
a causa della grande pressione in corrispondenza della portata massima. Cosa succede se
poniamo la sump allo stesso livello della
vasca? Buon per voi! Alcuni hanno fatto proprio questo, ponendo la sump in un’altra
stanza, aldilà del muro dove si trova la vasca e
collegando le due forando il muro e magari distraendo la propria moglie con carinerie e regali sette giorni prima dei lavori. In questo
caso, con la nostra pompa da 3,70 m di prevalenza quasi a livello della vasca principale, l’interscambio tra le due vasche corrisponde
quasi alla portata massima, sfruttando così
tutta la potenza della pompa in questione
Nell’avviamento del sistema, generalmente si
deve tenere in considerazione che la vasca e la
sump sono due recipienti collegati da vasi comunicanti e le variazioni dei due livelli sono
la norma quando si avvia la pompa di risalita
Importante!!! Attenzione! Personalmente consiglio di andare sul sicuro e incollare questi
componenti con del tangit o collante speciico
63
Particolare attenzione va rivolta al calcolo del
volume della sump perché essa dovrà contenere tutta l’acqua che cadrà dalla vasca nel
caso in cui il lusso della pompa di risalita si
dovesse fermare. Un’altra cosa da tenere a
mente è che le tubature vanno incontro ad incrostazioni di calcio e depositi vari, causando
con il tempo una riduzione delle prestazioni
di circolazione dell’acqua. È buona norma,
una volta l’anno, pulire i tubi in acqua e acido
diluito, smontandoli a sezioni e utilizzando
scovoli lessibili. Alla ine va rimontato il
tutto e, se necessario, si può far uso del telon
per preparare piccoli settori e diramazioni
smontabili. Mi raccomando occhio alle pressioni in gioco.
Francesco Spampinato
(Frenc99)
64
Roberto Ferri
ReefItalia Magazine | biologia
Fitoplancton
Per questo mi dedicai allo studio ed alla
riproduzione del plancton nelle sue
forme più semplici e riproducibili in cattività:
FITOPLANCTON-ZOOPLANCTON
Sono felice di rendermi conto che a distanza di anni questo sistema abbia incontrato l’approvazione di tanti
acquarioili.
È passato molto tempo da quando
decisi di riprodurre ed allevare un
tipo di cibo che doveva rappresentare
un alimento riconosciuto dal corallo
da milioni di anni.
Cercando di essere il più sintetico possibile ,nella prima parte di questo mio appuntamento con voi, che tratterà
l’argomento del: FITOPLANCTON mi
auguro di darvi una rapida descrizione
sempliicata di cosa e cosa può rappresentare per i nostri coralli questo aliQuesto nella convinzione di ridurre l’impatto nega- mento.
tivo dell’allevamento in cattività di questi organismi,
già costretti ad un adattamento multifattoriale.
Sappiamo con certezza che l’acquario
Un’ alimentazione naturale che si accompagnasse alla marino di barriera grazie alla sua varietà
gestione naturale dell’acquario, scoperta qualche anno di forme di vite e di colore è sicuramente
prima con le famose rocce vive.
un paesaggio incredibile anche agli occhi
Questo sistema doveva dare la possibilità ai coralli di di chi non se n’intende.
assimilare le sostanze che normalmente non riescono Sappiamo anche che l’impegno per riuscire ad avere un ecosistema il più reale
a sintetizzare, come i famosi acidi grassi.
possibile è notevole.
Tale cibo non doveva apportare nessun tipo d’ inqui- Tutto questo non è sicuramente per una
namento nella mia vasca, questo non signiica non pu- ricerca di un gusto estetico, sono sempre
lire chimicamente e meccanicamente l’ acqua, ma di più gli appassionati che grazie al loro
signiica ridurre le sostanze che possono rappresen- acquario ed alle loro osservazioni votare un rischio nell’allevamento di questi delicati or- gliono incrementare quelle che sono le
ganismi.Questo cibo doveva incrementare a tutta la conoscenze di questi incredibili ecosimicrofauna che normalmente vive tra le rocce del no- stemi, consapevoli del fatto che queste
stro orario, aumentare la biodiversità, tutto questo si nozioni agevoleranno la conduzione del
traduce in un sistema acquario più vivo e naturale. loro acquario.
65
In natura avvengono dei processi misteriosi molto importanti il più importante di tutti per
quanto riguarda l’ambiente marino, lo genera il plancton.
Questa parola che signiica errante vagabondo ed identiica tutti quegli organismi planctonici
che vivono in balia delle correnti oceaniche nella fascia oloplanctonica e non hanno la possibilità di opporsi al motto di queste intense correnti.
Il plancton è formato da batteri, itoplancton, zooplancton.
Questi organismi hanno delle dimensioni che variano da 0,2 micron a 2 m.
Il plancton ha racchiuso in sé il segreto della vita sul nostro pianeta, sopra e sotto agli oceani,
dal punto di vista alimentare.
Racchiude infatti i principi : produzione, consumo, decomposizione.
Questa situazione da la possibilità agli abitanti del nostro pianeta di produrre, alimentarsi, ed
eliminare i residui.
In mare a livello troico l’importanza del plancton è decisiva.
La produzione viene affidata agli organismi primari, denominati vegetali alla deriva ossia itoplancton. Queste piccole piante senza radici gironzolano per gli oceani ed hanno una
grande qualità:
riuscire a costruirsi la propria biomassa partendo da sostanze inanimate, presenti nell’acqua.
Grazie a queste sostanze inorganiche la CO2 e l’energia del sole, riescono ad assorbire le sostanze
organiche presenti nell’acqua questo processo oltre a generare la biomassa della cellula algale
è in grado di produrre ossigeno. Una buona parte dell’ossigeno della nostra atmosfera è prodotto
dal itoplancton.
Le masse itoplanctoniche oceaniche in crescita non inquinano; depurano gli oceani. Sappiamo
che queste cellule algali, unicellulari, per la loro crescita necessitano di: azoto, fosforo, sostanze
che normalmente in un acquario di barriera detestiamo.
66
“Il fitoplancton è il primo anello della
catena alimentare negli oceani”
Il itoplancton ;il primo anello della catena
alimentare negli oceani un lusso enorme
eterno di energia, che luisce dagli organismi AUTOTROFI PRIMARI agli ETEROTROFI rappresentato da un’ininità di
particelle alimentari, vegetali che garantiscono: la stabilità, la varietà di specie, la
salute dell’intero ecosistema marino.
Il nostro acquario senza alcuna di queste
sostanze alimentari, nutritive, rappresenterebbe una monocultura di coralli simbionti.
Vediamo ora di comprendere che cosa avviene all’interno di una cellula di itoplancton durante la fotosintesi, questo è
importante per capire quale veicolo nutrizionale possa rappresentare per i nostri
organismi in cattività.
Mi aiuterò in questa descrizione grazie ad
una slide :
Particolari pigmenti fot sintetici catturano la luce del
sole, indirizzandola a particolari particelle di cloroilla .
Queste particelle grazie alla
energia ricavata dalla luce
riescono a scindere dall’acqua gli elettroni, in questo
processo generano ossigeno.
Questi elettroni danno inizio
ad un’incredibile serie di trasformazioni, sino ad arrivare
a stivare quest’energia, in apposite strutture, all’interno
della cellula, in composti di
fosfati. Quindi l’energia luminosa, se vogliamo deinirla in modo atipico “abiotica”, è occorsa
per generare un composto di fosfato che normalmente lo si ottiene tramite una struttura organica “biotica”.
Ma poi questi elettroni impazziti continuano nella loro trasformazione riuscendo a ricavare
dalla CO2 o dai nitrati MACROMOLECOLE molto importanti come l’esempio :
IDRATI DI CARBONIO
LIPIDI
ALBUMINE.
Questo processo avviene con una velocità sorprendente ed anche una notevole efficienza come
potete vedere da questa tavola:
67
La velocità con cui avvengono questi
processi fotosintetici
queste cellule, per mettere in atto questa incredibile situazione, necessitano di particolari enzimi,
e di prodotti BIOSINTETICI naturali.
Tutte queste sostanze vengono poi inglobate in particolare strutture all’interno
della cellula di itoplancton
chiamate TILACOIDI, dei
veri e propi serbatoi di
Omega 3.
all’interno di queste strutture si muovono gli elettroni
aiutati dai famosi acidi
grassi, che garantiscono la riproduzione della cellula
nelle fredde acque oceaniche.
Ma che cosa sono questi
ACIDI GRASSI POLINSATURI così tanto famosi:
fitoplancton e acidi grassi
“Una buona parte dell’ossigeno della
nostra atmosfera è prodotto dal
fitoplancton”
pensate che questi acidi grassi
sono molto utili anche per
l’uomo, il nostro sistema nervoso centrale i nostri elettroni i
nostri neuroni, si muovono
anche grazie alla presenza di
questi importanti sostanze.
68
“anche gli esseri umani necessitano
di acidi grassi”
per cui non ci dobbiamo stupire se nel mare di
abitanti hanno necessità di questo BRODO
PLANCTONICO, in modo diretto o in modo
indiretto.
Gli oceani e i mari rappresentano la più grande
riserva di organismi sul nostro pianeta, mantenuti in vita ed in varietà di specie grazie a questo
incredibile alimento.
Facendo una rilessione; ma come mai la natura
ha fatto sì che questi coralli abbiano delle strutture specializzate nella cattura e nella iltrazione,
se questi non riuscissero ad essere utilizzate dallo
stesso corallo; la natura non fa mai niente gratuitamente, se lo fa e perché occorre.
Ma viene spontaneo domandarsi come mai se
queste alimenti naturali sono così importanti
ino a poco tempo fa ,non venivano utilizzati?
Probabilmente avevamo sopravvalutato la capacità FOTOSINTETICA DEI CORALLI.
comunque sia anche la difficoltà, ormai remota,
di mantenere queste colture di cibo vivo nei vari
punti vendita, rappresentava uno ostacolo,
ora non più.
È proprio per questi motivi che il metodo di
alimentazione naturale è così diffuso.
La riproduzione del itoplancton in cattività
richiede una determinata struttura soprattutto dal punto di vista della asetticità
Queste colture durante la fase riproduttiva
si contaminano facilmente, rappresentando
in seguito una carenza nel proilo nutrizionale. Si popolano di tanti organismi; forme
batteriche,vibrionali, che conducono la coltura alla morte o a semplice acqua verde.
Un secondo motivo che determina la qualità
di queste piccole alghe è indubbiamente il
substrato alimentare utilizzato per farle crescere.
Per il itoplancton, in generale nelle sue
varie famiglie, il fertilizzante che normalmente si utilizza per far sviluppare le cellule
destinate, in quel caso, ad alimentare colture
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zooplancton, risulta poco idoneo all’ambiente Le dosi per chi vuole usare questo sistema alidell’acquario.
mentare sono ovviamente empiriche, (dipendenti dalla densita’ cellulare della coltura)
Questi fertilizzanti contengono degli elementi come tutti prodotti destinati sia questo setche se non correttamente consumati dalla cellula tore, sia da altri settori, sono strettamente ledell alga vengono versati negli acquari con pos- gate all’ambiente che abbiamo creato. In linea
sibile crescite algali e scurimento dei coralli.
di massima dopo anni di esperienza posso
dire che il itoplancton potrebbe essere verNella preparazione di questi fertilizzanti, perché sato in acquario in quantità di:
in in dei conti occorrono, le varie sostanze, (per 1 ml ogni 4-5 l di acqua del nostro acquario
il itoplancton destinato agli acquari di barriera), un’ora prima dello spegnimento delle
vengono selezionate, e ridotte nelle loro parti luci(HQI) spegnendo lo schiumatoio per
che potrebbero rappresentare un pericolo per il circa un’ora. Per acquari di soli iltratori quenostro acquario.
sta dose va aumentata arrivando sino al 4 ml
Anche l’acqua che viene utilizzata per questi ogni 4 l di acqua.
scopi viene trattata e sterilizzata.
Questi dosaggi vanno somministrati circa tre
I FOTOBIOREATTORI vengono mantenuti in volte alla settimana.
ambienti refrigerati a temperatura costante, dove
è necessario avere un certo grado di sterilità.
Vi ringrazio per essere stati con me durante
Tutto questo non deve spaventare, rappresenta questa breve descrizione, vi aspetto al prosle regole grazie alle quali il itoplancton è un no- simo appuntamento su REEF ITALIA deditevole veicolo nutrizionale.
cato allo ZOOPLANCTON.
Roberto Ferri
(Gestione naturale dell’alimentazione planctonica su una vasca di 250 lt.)
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