Vi racconto il mio Giose Rimanelli
Transcript
Vi racconto il mio Giose Rimanelli
IL GIORNALINO della Scuola Italiana di Middlebury Numero 5 - 3 agosto - estate 2016 Gli studenti del DML Middlebury, un’esperienza unica Abbiamo chiesto agli studenti insegnamento che si ottengono del DML di parlare della loro solo con un MA. Vorrei espandere esperienza con semplici domande: le mie possibilità di lavoro. - Qual e’ la tua specializzazione? Megan Biondi Mi interesso soprattutto della - Da dove vieni? Sono di Denver, musicologia: della musica lirica Colorado. e strumentale italiana, ma anche - Perche’ hai scelto di fare il DML? dell’insegnamento di lingua e Non volevo limitarmi ai posti di cultura. continua Intervista a Sheryl Lynn Postman sul grande scrittore, ospite della Scuola Italiana “Vi racconto il mio Giose Rimanelli” a cura di Salvatore Gallo Come vi siete conosciuti? La prima domanda è: tu Era il giorno dell’iscrizione conosci Giose meglio di tutti, all’università degli studi post chi è Giose Rimanelli? laurea, lui stava a un tavolo con un professore di spagnolo. Io lo vedo come marito. A Io facevo gli studi ispanici. lui piace stare con gli amici, C’era una coda davvero lunga socializzare, ma soprattutto davanti a quel professore, e scrivere, passare i giorni al nessuno davanti a lui. Ho computer, dodici ore al giorno, pensato che, essendo dello quando sta lavorando mangia stesso dipartimento, lui al computer. Ma è anche una avrebbe potuto aiutare l’altro persona a cui interessa tutto. professore. Allora sono andata Non ho trovato niente che non da lui, ma mi ha detto che avesse un sapore per lui. Vuole non poteva aiutarmi, perché si imparare. Ha sempre voluto occupava solo dell’italianistica. imparare. Il professore di spagnolo stava ridendo. Io ho insistito con In questo numero: - Vi racconto il mio Giose Rimanelli - L’importanza del DML: realtà e prospettive - Pensieri degli studenti sull’immigrazione - Un progetto culturale globale - Libertà, uguaglianza, fratellanza - Repliche e parodie in letteratura lui ma non c’è stato niente da fare. Ho dovuto fare la coda. Ma il nostro rapporto d’amicizia è iniziato quando l’ho insultato. E lui continuava sempre a guardarmi a bocca aperta. È capitato che lui è diventato mio marito e l’altro, il professore di spagnolo, è diventato il mio mentore. Ho conosciuto tutti e due nello stesso momento. Che ami di Giose? Tutto. Abbiamo parlato del suo profilo umano. Ma un tuo giudizio come letterato, poeta, scrittore? Generalmente scrive in una forma semplice. Il libro può avere varie prospettive, può essere per ragazzi, adulti, ma Un momento importante per c’è sempre qualcosa dietro. te... Lui odia gli aggettivi, scrive in una forma dialogata, non ci Sì, veramente. Il professore di sono molte descrizioni, ci sono spagnolo è venuto a trovarci molti dialoghi. continua proprio due settimane fa. - Il diario segreto di una giocatrice di Pokémon Go - Il canto per dilettanti - Poesie, storie, apologhi con parole obbligatorie - Come vivere molto bene a Mills - Settimana della musica rock italiana: la playlist - Foto della settimana “Scongiurare il peggio per raggiungere il meglio” Vi racconto il mio Giose Rimanelli continua dalla prima Lascia all’immaginazione del lettore. Rispetto al resto d’Italia noti tanta differenza? Molto. Questo, dal mio punto di vista, è necessario. E poi lui pensa che i lettori siano intelligenti a sufficienza o che comunque troveranno la strada corretta. No. Il Molise è un piccolo mondo, e si nota di più, ma ho visto queste cose dappertutto. La separazione esiste ancora in tutt’Italia. Nessuno in Italia mi chiama “professoressa”, mi chiamano tutti “signora”. Capisco che vogliono parlare con lui. Ma quando l’ho portato in Spagna, a me mi hanno chiamato “professoressa” e a lui “professore”. Questo comunque capita anche qua in America. Mio fratello maggiore, per esempio, ci presenta alla gente dicendo che lui è un professore e che io sono maestra. Tra tutti gli scritti, romanzi e poesie, quali sono i tuoi preferiti? Il mio preferito è Il peccato originale, senza dubbio. Tiro al piccione, ovviamente, mi piace. Ma ho fatto il primo studio su di lui sul Peccato originale. Ora una domanda su te. Insegni spagnolo e sei un’attenta studiosa delle opere di Giose... E anche di altre persone... Ma sì, soprattutto di lui... Ma tu insegni all’università? Sì, ma mio fratello maggiore insegnava negli anni Cinquanta. La mia domanda è: di cos’altro ti interessi e cos’altro fai nella vita? Ma lui insegna all’università? Per anni abbiamo guidato la motocicletta, in giro per gli Stati Uniti e anche per l’Italia. Quando è andato in Italia per un anno sabbatico, lui aveva la sua moto, e io avevo la mia. Allora non può giudicare. Professionalmente, hai studiato anche le opere di altri... Ho fatto degli studi su Calvino, Ferdinando Ramon, sulle fiabe molisane, e su Orazio de Attellis, molisano, giacobino. Quanto tempo sei stata in Molise? Molto. A proposito del Molise, cosa ne pensi? Medievale. Anche se credono di essere arrivati nel secolo XXI. Soprattutto gli uomini hanno questa mentalità medievale, ma anche le donne. C’è questa separazione che non capisco. Le donne camminano sul marciapiede, gli uomini per strada. Ma mai insieme. No. È giudice. Allora può giudicare! Mi spaventa. Come vivi il fatto di essere sia compagna sia studiosa di Giose Rimanelli? Quando ho fatto i miei studi su di lui, lui non c’era. Lui aveva un appartamentino sul mare in Florida. E andava lì per sei mesi l’anno. Io ho scritto tutta la mia roba su di lui quando lui non c’era, per avere una distanza. La differenza è che quando la gente fa le interviste a lui, io le ascolto bene, nel senso che faccio caso alle parole. Mentre quando loro fanno domande, interrompono, aggiungono, non ascoltano. Così io ho sentito tutto ciò che ha detto. Ho una bella memoria, speriamo che duri. Condividi tutto con lui? Condividiamo tutto, anche il lavoro in casa. come sempre. Con il cervello gonfiato, quel che succede è che le cellule muoiono e non rinascono. Ma lui è stato operato? Sei felice? Sì. Quando ci siamo sposati, siamo dovuti andare all’ufficio dello stato per avere tutti i documenti e c’era una signora che mi ha chiesto quale cognome avrei usato dopo. Eravamo là tutti e due. Ho detto che professionalmente avrei usato il mio cognome, ma personalmente tutti e due. E, andando via, lui s’è girato e le ha chiesto: “perché non mi ha fatto la stessa domanda? Perché io non posso prendere il cognome di lei?”. Un’ultima domanda. Come vivi questo particolare momento? C’è stato un incidente grave, una ferita drammatica al cervello. Io faccio tutto, giorno per giorno. Ma sei sempre felice di averlo accanto. È vivo. Quando ha avuto quell’incidente l’hanno portato in ospedale. Hanno creduto che fosse necessario fare un intervento perché il cervello era gonfio. Mi hanno portato all’ospedale famoso di Brigham and Women, ad Harvard. E mi hanno detto: “non sappiamo se lui sopravviverà o se dovrà stare ventiquattro ore, sette giorni la settimana, in un posto”, ma hanno aggiunto: “molto probabilmente morirà”. Per convincere me stessa ho pensato: “se lui ha potuto sopravvivere ai fascisti, ai nazisti, può sopravvivere anche a questo”. Avrà 91 anni fra qualche mese ed è sopravvissuto a tutto questo, No. Ogni giorno ho chiesto se il cervello era gonfio. Dopo una settimana in prognosi riservata, hanno detto che non c’era bisogno di operarlo perché il gonfiore non era cresciuto, poi l’hanno portato in un ospedale di riabilitazione. L’ultimo medico che l’ha visto, in quell’ospedale, era ebreo, e mi ha chiesto se era vero che lui era scappato dai tedeschi. Ed è stato grazie a lui che è stato portato all’ospedale per la riabilitazione. Quando eravamo all’ospedale, ho detto all’infermiere: “lui scappa”, e lui ha detto: “ma signora è impossibile”. Aveva le ossa rotte alla testa, alla faccia e anche al sedere. Gli ho risposto: “no, guarda, è stato preso dai tedeschi, torturato, è scappato, è stato preso dai fascisti, torturato, è scappato, è stato preso dagli americani, non so se torturato, ma è scappato. Lo controlli bene”. Sono andata fuori per tre minuti, non so a fare cosa, una telefonata, una sigaretta forse, per il nervosismo. Quando sono tornata c’era un centinaio di persone in agitazione: lui aveva cercato di scappare. Il medico ebreo mi ha chiesto di spiegargli come era riuscito a scappare dai nazisti. Gliel’ho spiegato. E lui mi ha detto: “troverò un posto per lui per la riabilitazione”. In riabilitazione? Nell’ospedale per la riabilitazione non c’era nessuno che parlasse italiano, loro chiedevano sempre di parlare in inglese. Loro hanno dovuto trovare un interprete. Dopo due settimane, quando lui stava per uscire, tutti quanti loro parlavano italiano. Una vita tribolata, ma comunque una vita forte. Ci sono due possibilità nella vita: piangere o ridere. Preferisco ridere. L’importanza del Dottorato in Lingue Moderne: realtà e prospettive continua dalla prima Megan Biondi - Cosa vuoi fare con il DML? Vorrei avere l’opportunità di insegnare corsi di italiano ad un livello più alto e di insegnare corsi di spagnolo. - Come ti sembrano i corsi? I miei professori sono tutti bravissimi e i corsi sono molto interessanti e utili. Sebastiano Lucci - Da dove vieni? Sono di Roma ma ormai vivo da otto anni negli Stati Uniti, nella regione dei Finger Lakes nello stato di New York. - Perché hai scelto di fare il DML? Mia moglie, Carolina Travalia che ha fatto il DML e poi ha insegnato nella Scuola Italiana, mi aveva parlato molto bene di Middlebury College e della Scuola Italiana in particolare, della sua metodologia, dei suoi corsi, dei suoi professori. E mi sembrava perfetto potere studiare durante l’estate dato che insegno normalmente durante l’anno. - Qual e’ la tua specializzazione? Mi sono iscritto al DML prima che venissero create le specializzazioni. I miei interessi riguardano soprattutto il cinema, la storia e la cultura italiana. Non si finisce mai di imparare qualche cosa. - Cosa vuoi fare con il DML? Continuerò a insegnare lingua e cinema, ma il DML darà maggiore prestigio a quello che insegno e avrò maggiori responsabilità nel college dove insegno. - Come ti sembrano i corsi? Studiare per il DML è stata una fantastica esperienza, ma molto, molto impegnativa. Ho imparato tante cose e i corsi che ho seguito mi hanno stimolato molto. Vorrei approfittare di questo momento per ringraziare la Scuola Italiana per essere stata in grado di creare un ambiente bellissimo e irripetibile. Mi sono veramente sentito a casa. Un particolare ringraziamento lo vorrei rivolgere al direttore e relatore di tesi, Antonio Vitti, che ha avuto fiducia in me e che, con i suoi insegnamenti e le nostre discussioni, mi ha fatto scoprire delle nuove prospettive del cinema. Barbara Ottaviani-Jones - Da dove vieni? Sono di Roma, e ho vissuto per 11 anni in Florida ed ora risiedo a Tempe Arizona. - Perché hai scelto di fare il DML? Il DML mi è stato proposto dal direttore Vitti e l’ho trovato molto conveniente per persone che come me già lavorano nell’ambito accademico. - Perché hai scelto di fare il DML? Ho scelto di seguire specialmente corsi di cinema e letteratura italiana. - Cosa vuoi fare con il DML? Il DML mi ha aperto le porte per la carriera accademica. - Come ti sembrano i corsi? Alcuni corsi sono stati molto interessanti, impegnativi, e stimolanti. Veronica Vegna - Da dove vieni? Sono siciliana. - Perche’ hai scelto di fare il DML? Perché mi piace studiare e perché il DML mi consentiva di conciliare lavoro e studio. - Qual e’ la tua specializzazione? Mi sono specializzata in letteratura e cinema. - Cosa vuoi fare con il DML? Non ho dei progetti specifici riguardanti il DML. Il dottorato mi è stato molto utile, perché mi ha consentito di approfondire i miei studi e mi ha dato la possibilità di sviluppare nuovi interessi. - Come ti sembrano i corsi? Molto interessanti, sia quelli presso la scuola italiana che quelli presso la scuola spagnola in Argentina. Sono rimasta molto soddisfatta. Rosario Scalia - Da dove vieni? Sono siciliano. - Perche’ hai scelto di fare il DML? Per immergermi in un’esperienza di studio nel sistema educativo statunitense e acquisire nuove competenze utili per il mio lavoro di insegnante. - Qual e’ la tua specializzazione? In Italia insegno latino e greco nei licei. Qui sto approfondendo soprattutto le mie conoscenze in letteratura italiana, cinema e storia. - Cosa vuoi fare con il DML? Non ho dei progetti specifici riguardanti il DML. Non nascondo pero’ che mi piacerebbe fare un’esperienza di insegnamento negli Stati Uniti. - Come ti sembrano i corsi? I corsi sono molto ben strutturati e condotti da docenti che sono veri specialisti delle rispettive materie. Il lavoro per piccoli gruppi favorisce inoltre un confronto e un dibattito costante tra studenti e degli studenti con i docenti. Studenti del corso “Nuova immigrazione nel Mediterraneo“ Un progetto culturale globale Riflessioni di Rosario Scalia sulla Scuola Italiana Molte sono le riflessioni e molti gli stimoli e i suggerimenti che il programma estivo della Scuola Italiana del Middlebury College lascia a chi ha esperienza e pratica di insegnamento in Italia. Tali riflessioni ruotano tutte intorno al tema chiave della centralità dello studente, di cui anche in Italia si parla ormai da alcuni decenni. Provo, nel breve tempo e spazio che mi è concesso, ad enumerarne alcune: 1) L’impatto della comunità educativa sulla crescita culturale e umana dello studente: la possibilità per lo studente di condividere un’esperienza di vita con i propri docenti amplifica e completa gli stimoli culturali che egli riceve a lezione. La lezione “semina”, la condivisione dell’esperienza educativa – prima fra tutte l’attività tutoriale individualizzata da parte dei docenti – cura e “fa crescere la pianta”. 2) L’importanza del confronto tra studenti: la condivisione di sei/sette settimane di vita in comune facilita la comunicazione profonda tra gli studenti, e degli studenti con i docenti, e lo scambio di esperienze e conoscenze provenienti dai più diversi background culturali e umani. 3) L’importanza della bellezza: attività teoretica, etica ed estetica, secondo l’insegnamento kantiano, sono profondamente interrelate. Si cresce culturalmente e si progredisce umanamente se si impara la bellezza circondati da bellezza: il Mills College ne è un esempio. 4) Un progetto culturale globale: ogni attività e ogni evento è organizzato perché concorra alla crescita culturale e umana degli studenti; l’attività didattica, gli appuntamenti culturali, gli ospiti, le escursioni fanno parte di un unico e coerente progetto educativo al quale ogni appuntamento dà il proprio contributo. Un progetto educativo che ha alla base alcuni temi cardine: la cultura della legalità, l’impegno civile, l’amore e la comprensione profonda per tutte le forme di linguaggio artistico (cinema, musica, letteratura, arti figurative). 5) La facilità di accesso agli strumenti culturali: la disponibilità di libri e supporti multimediali (tramite le biblioteche del College e di Berkeley, il prestito interbibliotecario, i servizi streaming e i database) ottimizza i tempi di studio e incoraggia gli studenti alla consultazione e alla ricerca personale, eliminando i tempi morti e le frustrazioni che la difficoltà di accesso alle risorse didattiche può provocare (purtroppo in Italia è un’esperienza molto comune). 6) L’efficienza delle strutture: la funzionalità dei laboratori e degli spazi adibiti allo studio, e la facilità di accesso che li caratterizza 24/24h, o comunque per una larga parte della giornata, sono di stimolo all’organizzazione di un percorso autonomo di apprendimento da parte dello studente, scandito in tempi e fasi ampiamente individualizzabili. 7) L’attenzione per la scrittura: rem tene, verba sequentur, dicevano i Latini (“se padroneggi il concetto, le parole verranno da sé”). L’insistenza della didattica sulla scrittura agevola il processo di concettualizzazione e rielaborazione personale dei contenuti. Si può veramente scrivere di qualcosa se la si conosce in maniera profonda; si conosce in maniera profonda qualcosa scrivendo di essa. Se quindi è comprensibile che i ritmi intensivi del programma possano generare momenti di stress e sconforto, mi sembra che ci siano tante buone ragioni per ritenere il programma estivo della scuola italiana un’esperienza assolutamente unica, in grado di contribuire in maniera decisiva alla crescita linguistica, culturale e umana di ogni studente. Poesie di Ernesto Livorni Taglio di capelli L’ombelico della terra A volte un taglio di capelli è tutto quello che puoi fare perché la vita cambi. Non parlo dell’abituale taglio che ogni tanto t’aiuta a mantenere la carreggiata dell’esistenza: s’incastra nelle pause del negozio quotidiano e permette l’apparenza (la sembianza) nella continuità di mese dopo mese. D’anno in anno t’accorgi che desideri il colore perso nel cumulo dei giorni uguali. non parlo di quel taglio. Recisione netta col passato: così quel taglio t’abbellisce come i capelli lunghi e neri non potevano pur belli per te e per tutti. Ma come puoi ignorare la mano della Parca ch’agita sulla tua testa la fine (cadono le ciocche sotto le forbici in piccoli tumuli del passato); come puoi, quando l’arco della vita che si chiude in te s’apre nella riconoscenza di sé alla rinascita? Come puoi al richiamo resistere quando una nuova gioia ti prende il fiato, ti respira dentro? Ciclamino era il fiore amuleto del talamo caduto tra i capelli che il vento s’ostinava ad arruffarti fiero di gonfiarti com’ala di gabbiani. Rimane tra le pagine d’un libro non scritto, si stempera nel rosso colore che già stinge l’aurora della nostra storia. “Stasera non sei” dicesti ignaro oracolo “tu, ma l’altro che vive nelle tue vene” nel nome del padre battezzandomi, sconosciuti l’uno e l’altro allo sciamano dagli occhi di smeraldo. In quegli occhi la prova trovo, tremendo sguardo, dell’amore che porti: sull’abisso s’apre alla danza il cuore, tremante soggezione, potenza del delirio che soltanto l’incanto dell’attesa misura. Libertà, uguaglianza, fratellanza Le parole chiave di Nuit Debout, di Shahrazad Shareef La politica oggi ha bisogno di un nuovo linguaggio. Comunque, l’invenzione di un vocabolario politico non significa soltanto una trasformazione delle parole ma anche una metamorfosi di un ordine socioeconomico e un paradigma. Attraverso quattro parole chiave, provo a introdurre il linguaggio e il paradigma sociale del movimento sociale che si chiama Nuit Debout. (Il tempo) Il 9 Marzo, le prime manifestazioni collaborative sono state a Parigi. Il 31 Marzo, una manifestazione di massa di 400.000 persone ha avuto luogo alla “Place de la Republique”. Durante aprile e maggio, c’erano degli scioperi. In ogni caso, per quanto riguarda Nuit Debout restiamo a marzo perché il progetto di cambiare la vita sociale continua. Secondo me, Nuit Debout mostra un medium fisso e imparziale che non c’è. All’interno del capitalismo, per esempio, il tempo è un elemento che fa parte dell’aumento di valore. Durante il diciannovesimo secolo i capitalisti provavano ad estendere il tempo della giornata lavorativa indefinitamente, rispetto al tempo libero. Oggi, la lotta per ottenere meno lavoro continua, ma Nuit Debout sta provando a organizzare il tempo secondo un progetto di emancipazione. (L’occupazione) La scontentezza verso “La loi travail” era uno stimolo per l’occupazione. Una foto del 4 Giugno mostra che i compagni a Milano hanno capito le somiglianze tra il “Jobs act” di Matteo Renzi e “La loi travail.” Infatti, ci sono molti aspetti comuni molto chiari tra le due leggi. Per esempio, “La loi travail” rende più facile licenziare i lavoratori. Il “Jobs act” permette un nuovo tipo di contratto – “contratto a tutele crescenti” - che rende il licenziamento più facile. Ma se si guarda alle manifestazioni e si leggono i segnali, si può vedere che Nuit Debout non ha una richiesta e l’occupazione non è soltanto una forma di disobbedienza civile. Nuit Debout è un progetto positivo per ricostruire il sistema in cui viviamo. Le piazze che loro occupano sono adesso gli spazi in cui i compagni si incontrano a discutere su tutta la vita sociale. (La convergenza delle lotte) Nuit Debout ha origine da un gruppo che si chiama “Convergence des Luttes.” Queste parole diventavano velocemente un motto del movimento. I partecipanti hanno organizzato il gruppo perché volevano unire le sezioni diverse della sinistra (gli anarchici, gli anticapitalisti, gli ecologisti, ecc.). Comunque, il motto ha un altro significato. Cioè, che ci sono i collegamenti tra le lotte contro il razzismo, l’immigrazione, il sessismo, e lo sfruttamento. Per esempio, lo sfruttamento dei lavoratori conta sulla svalutazione del lavoro e i corpi dei popoli particolari. Per esempio, il capitalismo storicamente si rifiutava di riconoscere le attività delle casalinghe (donne!) come una forma di lavoro (ricordate il movimento “Il salario al lavoro domestico”). Di solito, i telegiornali vogliono identificare soltanto un motivo per le manifestazioni. Tuttavia, questa forma di pensiero non può spiegare mai un movimento sociale. Soffriamo molteplici forme di oppressione simultaneamente. Quindi, Nuit Debout protesta verso le forme di oppressione tutte insieme. (La Solidarietà Transnazionale) La cartina politica di Nuit Debout non tiene conto dei confini che definiscono le nazioni e gli stati. Nuit Debout ha cominciato a Parigi, però è diventato un movimento transnazionale “di notte”. Nelle piazze in Italia, Inghilterra, Spagna, Germania, e Svizzera, gli altri gruppi hanno fatto anche manifestazioni. Si è capito che i problemi del “giovane” in Francia erano simili a quelli dei “giovani” degli altri paesi d’Europa. I partecipanti di Nuit Debout Milano hanno protestato il 15 Maggio in Piazza 24 Maggio. In aggiunta, i partecipanti del “15M/Indignados” hanno scritto una lettera a Nuit Debout per proporre una pi`¨intensa collaborazione. Questi sono esempi della solidarietà transnazionale e all’interno della quale vivono le eredità di Antonio Gramsci, Leon Trotsky, Antonio Negri, Martin Luther King, e Angela Davis. La rivoluzione non può succedere solo in un paese. Quando ogni persona è libera, poi, tutti saranno liberi. Repliche e parodie in letteratura di Gino Tellini Questo è il testo d’una classica fiaba di Esopo: La cicala e le formiche Si era d’inverno e le formiche facevano asciugare il grano bagnato, quando si presentò da loro una cicala affamata a chiedere qualcosa da mangiare. Le formiche le domandarono: «Perché non hai ammassato anche tu delle provviste durante l’estate?». «Non ne avevo il tempo» rispose la cicala, «perché levavo il mio canto melodioso». Allora le formiche scoppiarono a ridere ed esclamarono: «Se d’estate hai suonato, d’inverno balla!». Ecco come è stato risposto a Esopo dallo scrittore Gianni Rodari, in Filastrocche in cielo e in terra (1960): Alla formica Chiedo scusa alla favola antica, se non mi piace l’avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala. Questi sono alcuni famosi versi di Salvatore Quasimodo, poeta insignito del premio Nobel nel 1959: Ed è subito sera Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Ed ecco come il giornalista-scrittore ligure Gino Patroni (1920-1992) si è divertito a “fare il verso” a Quasimodo, ovvero a scrivere una parodia dei suoi versi: Mensa popolare Ognuno pranza solo alla mensa popolare. Una zuppa di verdura ed è subito pera. Sembra che l’ombroso Quasimodo si sia arrabbiato per questa pera (v. 4) che gli rimase indigesta. Il diario segreto di una giocatrice di Pokémon Go Solo leggermente romanzato 8:12am. Per mancanza di qualcos’altro da fare questa domenica mattina e per il desiderio di fare parte del zeitgeist, scarico Pokémon Go. Il campus di Mills dimostra di essere densamente popolato da Pokéstops, luoghi dove posso rifornirmi di Pokéballs e varie pozioni, e dove i Pokémon sono più probabile di essere trovati. Orchard Meadow è un Pokéstop, com’è anche “il Disco,” l’opera dello scultore italiano Arnaldo Pomodoro che si trova a Holmgren Meadow. Perché puoi trovare solo i Pokémon mentre camminando fuori, prendo il percorso meno diretto possibile per la mensa. Dietro Stern scopro una statua carina di funghi che non ho mai visto, e considero con una attenzione finora imprevista il campanile dietro Mills Hall, perché in questo mondo parallelo è anche una “palestra.” A causa di queste scoperte, mi convinco che Pokémon Go è un’attività molto virtuosa, causando una relazione più intima e attiva tra me e l’ambiente intorno. Comunque, io pago per questi attimi della coscienza accentuata con un inconsapevolezza più costante, per esempio quando quasi inciampo su una panca. 12:36pm. Alla mensa, tutti mi prendono in giro, soprattutto Massimo. Io lo ignoro, dicendogli che è probabilmente troppo giovane per essere cresciuto con i Pokémon. Sempre sensibile al soggetto della sua giovinezza estrema, lui sostiene di aver collezionato le carte da bambino. Però, quando interrogato da Vincenzo, non può ricordarsi nemmeno il nome della sua carta più preziosa, Charizard. Sicuramente, un truffatore. massimizzare questo tempo in cui dovrei veramente lavorare, decido di impiegare un attrezzo speciale: l’incenso che Professor Willow mi ha dato all’inizio del gioco, che attira a me una quantità eccezionale di Pokémon per un periodo di mezz’ora. 2:15pm. Sembro esattamente come tutti gli altri residenti fuori per una passeggiata in questa serata temperata, eccetto che sto camminando molto lentamente, giro intorno agli edifici senza una destinazione ovvia, e mi fermo ogni quindici metri. Fuori da Tea Shop, incontro per caso Shahrazad alla ricerca di un spuntino. In un atteggiamento di sfida, ho detto a tutti con cui ho parlato oggi che sto giocando a Pokémon Go. Comunque, la mia risolutezza vacilla di fronte a Shahrazad, il rispetto di cui non sono preparata a perdere. La saluto evasivamente, e ci scambiamo le amenità consuete - come stai, sono stanca, anch’io, ho molti compiti. Le nostre strade si dividono. Preso un Magikarp, di cui sono molto contenta. Avevo sempre grande affetto per Magikarp, questo pesce assurdo che non vale niente, il talento principale del quale è di dimenarsi, ma il quale diventa - dopo un periodo di allenamento insolitamente lungo - il feroce Gyarados. Non speriamo tutti noi di essere come Magikarp, la cui incapacità protratta è solo un travestimento furbo per la forza incredibile che ha dentro di se? Tuttavia, è improbabile che il mio Magikarp evolverà mai in un Gyarados, perché sono troppo pigra per giocare costantemente a un videogioco che esige l’attraversamento di grandi distanze all’esterno. 6:42pm. Alla cena, Emilio mi chiede dove si trovano i Pokémon. Rispondo che loro sono un po’ ovunque. “Davvero,” dice Giulia, molto turbata. 7:58pm. Dopo la cena, io mi sottraggo ai miei compiti per giocare di più a Pokémon Go. Per La mia fortuna finisce quando incontro un’altra volta Shahrazad davanti alla biblioteca due minuti dopo. Non avevo l’intenzione di entrare – ci sono ancora sette minuti sull’orologio - ma sono incapace di spiegare a lei che sono fuori perché ho acceso i feromoni virtuali per attirare le creature immaginarie. Torno docilmente alla biblioteca. Quando raggiungo la mia scrivania, il mio cellulare vibra: ho trovato un Pokémon. Controllo il mio schermo con eccitazione, ma è solo un altro Zubat. Il canto per dilettanti di Susan Seaborn Sapevate che il Maestro Gustavo Ahualli ha lavorato molto con gli studenti di canto qui alla Scuola Italiana, e ha offerto concerti bellissimi con il Maestro Cosimo Colazzo. Sapete che Gustavo anche ha speso più di un ora ogni giorno con studenti che NON SANNO CANTARE? Che tortura per orecchie così raffinate. sempre sorridendo, diceva “Non c’è male! Proviamo un altro esercizio!”. Ogni giorno con Gustavo siamo andati per stare accanto il pianoforte, uno alla volta, a fare esercizio vocale dopo esercizio vocale, cercando sempre di trovare la voce della testa e svilupparla. I suoni e rumori che uscivano fuori dalle bocche erano spaventosi (parlo solo per me stessa qui), ma Gustavo, Che bravo maestro, e che bello avere quell’ora ogni giorno in cui potevamo dimenticare gli studi e andare fuori da questo piccolo mondo. Sorridevo per un’ora dopo la lezione ogni giorno, era così divertente. Una cosa scoperta durante le lezioni: Mackenzie ha una bella voce! Abbiamo riso molto, e vi giuro di aver fatto lo jodel durante l’ultima lezione, totalmente involontariamente. Anche Gustavo ha riso quella volta. Piccole storie, apologhi, riflessioni con parole obbligate dai primi tre livelli - conversazione Piccola storia ultraterrena Elizabeth Giles (con le parole viso, mesogastrio, solitario, ultraterreno, rotolare) Ciao! Il mio nome è Marvin. Io sono un marziano, e abito solitario sul pianeta Marte. Io ho un cane, il suo nome è K-9. Il mio viso è molto diverso dal viso degli umani perché io non ho un naso. Ma ho un mesogastrio come gli umani. Nel 1948, Walt Disney mi ha assunto e sono diventato un attore. Sono stato uno dei protagonisti di “Haredevil Hare.” Quel cartone animato era ambientato nei mondi ultraterreni ed era molto comico. Gli spettatori rotolavano per terra dal gran ridere. Riflessioni domestiche Laura Wolfley-Payán (con le parole casa, parafulmine, locusta, inghiottire) Mi trovo nella mia casa e sto bevendo una cioccolata calda davanti al caminetto. Piove forte con i fulmini che cadono sul mio tetto, ma il parafulmine mi protegge e protegge la mia casa. Mi riposo un po’ mentre inghiottisco la dolce bevanda. Mi guardo intorno. Fa caldo e mi coccolo nella sedia. Osservo fuori dalla finestra e posso sentire il verso delle locuste. Non mi fanno paura perché condivido la notte tranquilla con loro. Sono grata per questo perché anche una notte scura può portare la felicità e la serenità. Un momento bello per riflettere in solitudine. L’uomo rinascimentale Emma Boyd (con le parole giardinetto, incidere, platipo, murice, elettomagnetico) Un uomo rinascimentale è qualcuno che ha una conoscenza diversificata in molti ambiti. Per esempio, un uomo che coltiva un giardinetto e incide bassorilievi sul marmo, ma che studia anche l’elettromagnetismo, è un uomo rinascimentale. Inoltre una persona che raccoglie le conchiglie dei murici e platipi imbalsamati forse ha una collezione rinascimentale. Durante i secoli XIV e XV questi insiemi di oggetti diversi si chiamavano “gabinetto” di curiosità. E costituiscono le basi dei musei tradizionali. Il povero Giorgio Timothy DuBois (con le parole casa, locusta, parafulmine, inghiottire) C’era una casa. Non era una grande casa ma era una casa comoda. Un uomo abitava nella casa, si chiamava Giorgio. Giorgio aveva una rana. Alla rana piaceva mangiare le locuste e Giorgio teneva una gabbia per le locuste. Ma un giorno la gabbia si è rotta! Le locuste saltavano ovunque! Ma Giorgio ha avuto un’idea. Lui ha messo un grande parafulmine sulla sua casa. Lui ha visto un temporale in lontananza, ha inghiottito il suo bicchier d’acqua e ha atteso l’arrivo del temporale. Quando il temporale è arrivato sopra la sua casa, un fulmine ha colpito il parafulmine e la sua casa è esplosa. Adesso Giorgio non ha più problemi con le locuste, però non ha più una casa. “gabinetto” di curiosità. E costituiscono le basi dei musei tradizionali. Sensazioni Nicole Chen (con le parole viso, mesogastrio, solitario, rotolare, ultraterreno) Dopo la mia morte, divento una palla. Non ho un viso, braccia o gambe. Ho il mesogastro, forse, ma non so. Sono solitaria, forse, ma non so neanche questo. Ricordo i suoni, i colori, gli odori della mia vita passata. Ma non posso sentire, vedere o annusare adesso. È molto strano! Posso solo rotolare. Ogni giorno rotolo ovunque perché voglio sentire questo mondo ultraterreno. È un mondo con molte sensazioni forti. Preghiera Joseph Mominee (con le parole locusta, parafulmine, inghiottire, casa) Come possiamo concepire questa domanda: perché esiste il male nel mondo? Quando si ha fame mentre si guarda le locuste che mangiano il grano, O quando la vita sembra essere un parafulmine per il nemico. Può, la mente, inghiottire una ragione per questa domanda? Certamente, perché il cuore riposa nella pace. Perciò canterò con re Davide: “una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario”. Tristezza Katherine Krudys (con le parole elettromagnetico, giardinetto, platipo, murice, incidere) Vittoria e suo padre abitano in un appartamento piccolo, in un edificio sporco. Un anno fa abitavano in un bell’appartamento, ma hanno perso molti soldi con la crisi economica. Suo padre ha perso il lavoro. Adesso lui fa il custode all’ospedale. Abitano in periferia perché costa molto vivere in centro. Abitano vicino a una fabbrica, e c’è un rischio di radiazioni elettromagnetiche. L’ambiente brutto incide su Vittoria. È sempre triste. Suo padre ha pensato di creare un giardinetto, ma non c’è molto spazio, e la terra è secca. Tutte le piante sono morte. Quando Vittoria piange la notte, suo padre le dice che le cose cambieranno. Che loro traslocheranno in Australia. Vivranno in una casa grande accanto al mare. La mattina cammineranno vicino al mare e vedranno tanti animali strani come il platipo, il murice, il granchio e il canguro. A Vittoria piace questa storia ma sa che in realtà loro non potranno mai traslocare. Come vivere molto bene a Mills Qui alla Scuola Italiana, ho trovato alcune cose che mi hanno aiutato a vivere meglio…trovate qui le mie preferite: • Porta DUE lampade – uno per la scrivania e l’altra per il comodino accanto al letto. • Fa’ i mobili di cartone. Prendi una scatola grande (o due) dalla mensa o dall’ufficio postale a Mills, e metti accanto al letto. Ecco, un comodino! Accanto alla scrivania, uno scaffale per i libri. • Compra un frigo a Walmart per circa $60. Puoi ordinarlo quando arrivi e la spedizione dovrebbe essere gratis. Arriverà la settimana prossima e ti costa meno di $10 alla settimana, meno se condividi con un amico. Alla fine dell’estate vendilo su Craigslist o con una pubblicità per gli studenti di Mills. • Porta un bollitore elettrico - sarà la cosa più utile in camera. Tè caldo, cioccolato caldo, ramen, Starbucks Via…è la cosa che uso di più qui. • Porta vari organizer per l’armadio: • Manda tutta la roba per il letto e il bagno a Mills via UPS, 3 giorni prima dell’arrivo. Devi solo portare una valigia con i vestiti. • Compra cibo e bevande a Trader Joe’s a Rockridge. Settimana della musica rock italiana: ecco la playlist Consigli sulla musica. Ogni settimana è dedicata ad un genere musicale. Ospite speciale da “Radio Waste” Joe Di Rezze Cari tutti, di ridurre venti anni di musica in solamente 10 dischi è praticamente impossibile, ho scelto dunque i dischi che hanno segnato particolarmente i miei giorni. Spero sinceramente che la vostra estate a Mills sia stata una delle più belle e gratificanti della vostra vita, con tutti i sacrifici e le lotte interiori che avete avuto giornalmente, ma del resto non era Bob Dylan che diceva: “Chi non è impegnato a vivere, è impegnato a morire”? Mi perdonerete sicuramente per questa approssimativa traduzione del verso, ma conosciamo tutti le rigide regole della Scuola Italiana. “No english spoken here”. Ho avuto il piacere di vedere le scalette create dai miei vecchi colleghi nei precedenti numeri, mi rivolgo e saluto particolarmente il caro amico Zenaido, (a quanto pare le nostre discussioni musicali non hanno portato i frutti sperati, infatti questa mia selezione musicale va un po’ contro i pezzi scelti da te, sai bene quanto io sia contrario alla musica che hai scelto.) Scherzi a parte spero che l’ascolto di questi pezzi porterà la vostra mente lontano, scoprendo nuove strade. Concludo salutando Salvatore Gallo, Antonino Riggio, Joe Tamagni, gli altri ragazzi dello staff e tutti i Tamagnisti. Vi ringrazio ancora per questa possibilità, Vi abbraccio e spero di rivedervi presto. Con grande affetto Joseph Di Rezze ci tengo ad iniziare questa mia lettera ringraziando il Direttore della Scuola Italiana Antonio Vitti e il vicedirettore Antonio Nicaso. Per me è un grandissimo onore poter collaborare ancora una volta con il giornalino per chiudere l’ultimo numero di questa estate “italiana”. Come molti dei lettori sapranno ho lavorato presso la Scuola Italiana di Middlebury College gli ultimi due anni, quest’anno ho dato forfait per cause di forza maggiore, il mio pensiero però vi è sempre stato vicino. La scelta di questa scaletta è stata figlia di tre anni di lavoro presso una web radio dal nome “Radio Waste”, da me fondata con un gruppo di amici. (www.collectivewaste.it) Il motivo che ci ha spinto a fondare questa web radio, sgomitando in mezzo a mille difficoltà, è stato quello di voler divulgare quel tipo di musica che le radio nazionali censurano puntualmente. La scelta del nome “Waste” quindi è stata obbligata, perché ahimè, artisti come Fabrizio De André, Bob Dylan, non compaiono nelle scalette delle maggiori radio nazionali, che preferiscono artisti di livello sicuramente inferiore per motivi strettamente commerciali. Sono partito dal 1993 fino ad arrivare al 2013 cercando di racchiudere venti anni di storia della musica. Nella prima parte ho sottolineato quelli che a mio avviso sono i maggiori gruppi che hanno prodotto rock\ indie rock\alternative rock. L’ultima parte è P.S. stata rivolta al cantautorato indie. Cercare Way out 1) Massimo Volume - Stanze Nome album: Stanze – 1993. 2) Marlene Kuntz - Nuotando nell’aria Nome album: Catartica – 1994. 3) Afterhours - Male di Miele Nome album: Hai paura del buio – 1994. 4) Verdena – Viba Nome Ep: Viba – 1995. 5) Subsonica – Tutti i miei sbagli Nome album: Microchip emozionale – 2000. 6) Marlene Kunts feat. Skin – La canzone che scrivo per te Nome album: Che cosa vedi – 2001. 7) Verdena – Luna Nome album: Il suicidio del samurai – 2004. 8) Dente – Saldati Nome album: Io tra di noi – 2011. 9) Ilaria Graziano e Francesco Forni – La Strada Nome album: From Bedlam to Lenane – 2012. 10) Levante – Alfonso. Singolo: 2013. Foto della settimana Il giornalino è redatto dall’ufficio stampa della Scuola Italiana coordinato da Salvatore Gallo con la collaborazione del Direttore associato Antonio Nicaso, del Direttore Vitti e lo staff dell’ufficio. Hanno collaborato a questo numero e meritano un ringraziamento: Giulia Tellini, Susan Seaborn, Valentina Morello, Vincenzo Nicotra, Antonino Riggio. Grazie per averci seguito fin qui. Alla prossima estate!!