Milano si prepara ad aprire le porte al Family

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Milano si prepara ad aprire le porte al Family
della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 26 maggio 2012 - € 1,20
Italia
4-5
Europa
21
6
Como
18
Sondrio
29
Tra passato
e presente. Un
Paese in tensione
Serbia:
la presidenza
a Nikolic
Fotovoltaico:
il boom italiano
del 2011
Vicini ai giovani
per liberarli
dalle dipendenze
a memoria della
L
morte di Falcone e
Borsellino, l’attentato
presidente in cariItolcasconfitto
Boris Tadic è stadal leader
el comasco gli imN
pianti hanno raggiunto quota 2708 per
nteressante conveIsuale:
gno in un luogo inula discoteca di
di Brindisi, il terremoto.
nazionalista.
48.402 kW di potenza.
Forcola.
Editoriale
La famiglia.
Poveri ma belli
di don Angelo Riva
I
l Papa è a Milano per il VII Incontro
mondiale delle famiglie. Come
prepararci a questo evento?
[1] Difendiamo la famiglia. Almeno
dalle fesserie più rozze che si dicono sul
suo conto. Sentivo alla radio, tempo fa,
un tizio ricordare che la maggior parte
delle violenze sulle donne e sui minori
avvengono fra le mura domestiche. Fin
troppo chiara l’insinuazione: “è patologica,
questa famiglia, non enfatizziamola troppo”.
Abbiamo il coraggio di dire che questa è una
bestemmia antropologica bella e buona?
Che amplifica lo schianto di un albero che
cade, e tace dell’intera foresta che cresce?
Se alla bestemmia teologica ci siamo quasi
assuefatti, di fronte a quella antropologica ci
deve soccorrere un sussulto di indignazione.
Se io andassi a dire che è patologica
l’aria che respiriamo, perché il 100% dei
crimini avviene nell’atmosfera terrestre,
giustamente verrei preso a pernacchie.
Com’è invece che certe emerite panzane,
aurate di scientificità psico-sociologica,
possono essere impunemente spacciate sul
mercato delle idee, con la benedizione dei
guru della cultura e della comunicazione?
[2] Ma cerchiamo di essere più positivi.
Promuoviamo la famiglia. Questa “trinità
umana” di relazione personale unitiva e
feconda: un uomo e una donna e il frutto del
loro amore. Specchio della Trinità divina,
dove il Padre e il Figlio sono uniti nella
fecondità dello Spirito. Trinità anche “laica”,
se mi è permesso, perché è nella famiglia che
possiamo essere Uguali, pur restando diversi,
salvaguardati ciascuno nella sua singolarità
irripetibile, dunque Liberi, ma, al di sopra di
tutto, uniti, cioè Fratelli. Libertà-UguaglianzaFraternità – mi si perdoni il tormentone!
–, proprio come, nella Santa Trinità, le
Persone divine sono Diverse-Uguali-Unite.
Nella famiglia l’uguaglianza di tutti è vera,
senza annullare le differenze (uomo-donna;
genitori-figli); e la libertà non è assenza di
legami, ma avere legami buoni e belli. Ben
lo sapeva la saggezza antica, quando diceva
che è lo schiavo a non avere legami personali
(e proprio per questo è come una merce, e
lo si può vendere): il figlio li ha, e ne gioisce.
[3] Ma forse c’è un modo ancor più semplice
per onorare la famiglia. Oggi che il Papa viene
a trovarci, cerchiamo di amare la famiglia
che abbiamo. Stiamo insieme, parliamoci,
rinnoviamo quel patto non scritto che l’ha
fondata. Superiamo i silenzi, i dissensi, le
difficoltà. Una domenica, in giro per Cresime,
al ristorante c’era, seduta appresso a noi, una
coppia sulla sessantina: oh, per tutto il pranzo
non hanno spiaccicato parola, aprendo la
bocca solo per farvi entrare il cibo…Certo,
non è perfetta, la famiglia che abbiamo, su
tante cose è pure povera e deficitaria. Qualche
volta anche dolorosamente divisa. Ma oggi
proverò ad amarla, perché è la mia! Quando
ero piccolo la suora mi raccontava che, se
Dio ci facesse mettere sulla piazza del paese
le nostre croci, dicendo poi a tutti di tornare
a prenderne una, ciascuno sarebbe andato
a riprendersi…la sua! Non vale forse anche
per la famiglia che abbiamo? Nell’abbraccio
della croce del Signore, specchiata nella Santa
Trinità, la mia famiglia è povera ma bella,
nella pulizia della sua umiltà, nel nitore della
sua semplicità. Ditevelo oggi, fra marito e
moglie, fra genitori e figli, fra nonni e nipoti.
Grazie Papa, che vieni a ricordarcelo!
Milano si prepara ad aprire
le porte al Family 2012,
l’incontro mondiale delle
famiglie in programma dal 30
maggio al 3 giugno. Quattro
giorni per riaffermare il valore
irrinunciabile della famiglia,
preziosa risorsa sociale troppe
volte messa in discussione nei
suoi principi fondanti.
Circa un milione i fedeli attesi
per la S. Messa con il Papa.
Pentecoste 13
La lettera del vescovo.
Il soffio dello Spirito
Como
Rifiuti abbandonati:
il caso dell’ex Rasa
19
Canonica
28
La comunità vicina
a chi ha perso il lavoro
Sondrio
32
L’ex ministro Tremonti
analizza la crisi
i bambini di Kinshasa
pag. 7
2 Sabato, 26 maggio 2012
Idee e opinioni
D
✎ L’opinione |
opo il dolore, lo sdegno, il
pianto seguito alla morte
di Melissa, la giovane
studentessa uccisa a Brindisi dallo
scoppio di un ordigno davanti
alla scuola, sentiamo che dentro il
cuore si è fatto un grande silenzio
dove si spengono le parole e i
pensieri. Perché è accaduto così?
Chi è stato? Che senso ha morire
a 16 anni, e noi veder morta
quella gioia, sciupato il miracolo,
spezzata insieme col suo giovane
corpo la nostra speranza?
Si cerca, si fruga, si investiga.
Forse è terrorismo, si dice.
Oppure è mafia. O magari il
gesto di un pazzo, chissà. E
siamo costretti a guardare in
questo scuro imbuto che è il
dominio della morte imparentata
col male, a sentirne la cupa
vertigine. Il terrorismo risale alla
memoria da un tempo lontano
che ha preceduto la generazione
cui appartiene Melissa, e che
abbiamo creduto sepolto con
i graffiti degli anni di piombo,
della notte buia della repubblica.
Quanti attentati, quante vittime.
A Como, nel luglio del 1981 morì
Luigi Carluccio, dilaniato da un
ordigno posato in Viale Lecco,
mentre cercava di disinnescarlo.
In Italia, gli attentati furono
migliaia e migliaia. Nei loro
di Giuseppe Anzani
Brindisi: dopo il dolore e lo sdegno,
il tempo del silenzio
proclami deliranti i terroristi
enunciavano tesi politiche
e battaglie ideali; e intanto
seminavano morte e sangue,
segnando quegli anni di paura e
di insicurezza.
Oggi noi la sentiamo come
una stagione morta, incenerita
nella sconfitta storica delle
brigate rosse, anche se rigurgiti
di violenza criminale si sono
episodicamente ripetuti con
l’omicidio di Massimo D’Antona
e di Marco Biagi. Ne avvertiamo
tuttavia il pericolo, se il seme del
male che sprezza l’altrui dolore
innocente non viene soffocato nel
cuore.
L’altra ipotesi degli investigatori
è la mafia. Di questo cancro, a
lungo presente nella nostra storia
e combattuto ma mai battuto,
mai sradicato, e anzi penetrato
come veleno dentro il contesto
sociale, conosciamo oggi le
metastasi ramificate e diffuse in
ogni territorio. Conosciamo i
nomi e le sigle, mafia, camorra,
‘ndrangheta, sacra corona unita.
Rammentiamo le gesta e le
bombe e le stragi, e ci torna in
mente quel nome al quale era
intitolata proprio la scuola di
Melissa, e la grande voragine
sull’autostrada di Capaci, giusto
vent’anni fa. Non siamo riusciti
a liberarcene. Nel terrorismo
mafioso c’è un delirio diverso
dal terrorismo politico, c’è
la pretesa di scavalcare ogni
legge, dentro lo Stato e contro
lo Stato, come affermando un
potere, o un contropotere, che
si autocostruisce, e domina, e
si impingua di traffici infami, e
di estorsioni e di ricatti, e sfida
l’ordinamento con la sfrontatezza
di chi può tenergli testa. Sentiamo
risuonare nella mente il monito
profetico che il papa Giovanni
Paolo II gridò nella piana di
Agrigento contro la “civiltà della
morte” (“Convertitevi! Una volta
verrà il giudizio di Dio”).
O infine chissà, se la mafia è
estranea all’attentato di Brindisi,
che cos’altro cercare che spieghi
il dolore, l’assurdo dolore. La
pista ispirata all’assurdo, infatti,
mette capo all’indecifrabile
irrazionale che si chiama di solito
follia. Forse è il gesto di un pazzo,
il male aperto che esplode da
quel seme oscuro di male che
ottenebra la mente. Il peggio di
tutto è un lucido sadismo. E lungo
questo pensiero la congettura
si biforca, si ramifica, si estenua
nel labirinto degli impulsi: quelli
della cattiveria cosciente e quelli
della malvagità sommersa, i semi
dell’odio e la loro misteriosa
radice, le compulsioni profonde
e gli istinti distruttivi, fino alla
“disumanità” che sfigura il profilo
umano e lo sfregia in bestiale.
Io credo che il nocciolo del dolore
che oggi ci assedia ancora, dopo
i funerali di Melissa, è qui. Il
nocciolo di ciò che non si spiega,
mentre pur si racconta per vero,
nella tragedia dell’esperienza
umana, e che dà consistenza
ad un male che rifiutiamo di
chiamare “umano”. Non ci sta
addosso, non è nostro, vorremmo
gridare. Non ci corrisponde,
non ci dipinge, ci deforma e ci
insulta. E finisce per irridere
persino le nostre lacrime come
fossero provvisoria menzogna
prima della nuova, prossima,
prenotata tragedia. Eppure non
è cornice o sfondo, ma tessuto di
una condizione umana che ha
condotto nella storia a ravvisare
la tremenda “banalità” del male
(Hannah Arendt) che fa vacillare
il pensiero e frantumare la
speranza.
Diventare, ridiventare umani.
Quella immagine che nel Libro
sacro ci imparenta con Dio ci
dice ancora qualcosa? Umani,
ridiventare umani. Ci vorrebbe
un Consolatore, a cambiarci
cuore, a mutare le lacrime
della disperazione in rugiada
che lava, che salva, che tiene
nel suo fuoco il miracolo della
invocata liberazione dal male.
Lo invochiamo. Lo invochiamo
quanto più fondo è l’abisso, più
tormentata la nostra preghiera.
SPIGOLATURE | di Francesco Bonini
Amministrative: dentro
il cambiamento
I
ballottaggi confermano ed
Al voto poco più della
che per il momento
amplificano le indicazioni
assume i caratteri della
metà
degli
elettori.
del primo turno delle
frammentazione e
L’intelligenza dei cittadini dell’imprevedibilità,
amministrative di
primavera. Va a votare poco
anche tenuto conto
pur “disincantati e
più della metà degli elettori,
del massiccio astensionismo. C’è ormai
stanchi” reclama risposte
precisamente il 51,4%, ma la
uno stock assai significativo di elettori
percentuale, pure assai bassa,
svincolato dalle appartenenze che sta
è tenuta alta dai centri medio-piccoli, mentre nelle
alla finestra e attende fatti, cioè proposte ed idee, oltre
grandi città è in picchiata. Spicca, tra le moltissime
che esempi.
conferme dei trend già annunciati, l’affermazione a
Diranno le poche settimane che ci separano dall’estate
Parma di Pizzarotti, che lascia il suo sfidante Pd al
se le proposte tanto attese verranno, a partire dalla
livello del primo turno, facendo il pieno di consensi
riforma costituzionale (con riduzione del numero dei
trasversali. Insieme a lui sono tre gli altri esponenti
parlamentari) ed elettorale. La parola va insomma
del movimento di Beppe Grillo, Cinquestelle, ad
ai partiti in Parlamento: “vorremmo davvero che
essere eletti al ballottaggio, che invece non premia
profittassero di questa stagione per produrre
nessun leghista, vent’anni dopo le prime affermazioni
mutamenti strutturali, visibili e rapidi nel loro costume
del movimento in verde, grande sconfitto delle urne
politico e nella stessa offerta politica”. Sono le parole
insieme al Pdl.
usate, ad urne ancora aperte, dal cardinale Bagnasco,
In realtà il voto nell’Italia settentrionale ed in
nella prolusione all’Assemblea della Cei. Traducono
Sicilia – da sempre i grandi laboratori che testano
con sintesi efficace le attese diffuse di “segni concreti,
e sperimentano i cambiamenti - confermano che il
immediati ed efficaci”. È ormai chiaro infatti che “non è
sistema politico italiano è in una fase di movimento,
più l’ora di ricambi di facciata o di mediocri tatticismi
spacciati per visioni politiche”. L’intelligenza dei
cittadini elettori, pur “disincantati e stanchi” reclama
risposte.
Tutto qui: le rendite di posizione, i reticoli clientelari, si
sono per gran parte esauriti. La crisi morde e reclama
una “rigenerazione”, cioè un ricambio vero e una più
adeguata “offerta politica”. Questa deve poter parlare
contemporaneamente alla testa ed alla pancia, ai
sentimenti dell’elettorato, che non a caso in giro per
l’Europa continua a premiare i “piraten”, cioè facce
nuove ed in sostanza affidabili, ma fuori dal sistema e
senza impegno di durata.
Siamo insomma dentro il cambiamento, in quella
fase in cui tutto è magmatico ed all’apparenza
contraddittorio. Ma sembra chiara la linea di sviluppo,
verso una politica più modesta, consapevole dei suoi
limiti, ma anche della sua funzione insostituibile, e
dunque più efficace.
◆ Stella polaredi don angelo riva
Democrazia o inciucio politico-clericale?
(continua dal numero scorso)
emocrazia a targhe alterne? Si concludeva così l’editorialino dello scorso numero. Allusione
ironica al fatto che, ai nostri giorni, non tutti i
responsi democratici sembrano avere lo stesso valore.
Leggi che amplificano il cono della libertà individuale vengono salutate senz’altro come positive, indice di
progresso e civiltà. Leggi, invece, che (spesso con la benedizione ecclesiastica) pongono limiti alla libertà individuale, reputando meritevoli di protezione giuridica
alcuni beni viceversa esposti al rischio di essere calpestati, vengono denigrate come retrive, oscurantiste,
incostituzionali, lesive dei diritti individuali (di libertà),
frutto immondo dell’inciucio politico-clericale. Non
che non si abbia il diritto di pensare ciò – sia ben chiaro –; e ancor meno che non si abbia il diritto-dovere di
adoperarsi per abrogare il presunto “mostro” legislativo
clericale. Ciò che non possiamo accettare è che si dica
che lì – in quella legge “restrittiva” e “cattolica” – la democrazia non ha funzionato, le garanzie costituzionali
sono state sospese, si è ordito un attacco allo Stato di
diritto. Balle. La volontà democratica o vale sempre o
D
non vale, non può valere solo quando risulta allineata
ai propri convincimenti. Così ad esempio sono in molti
a ritenere che la legge 40/2004 sia una pessima legge,
perché limita la libertà individuale di fronte alle possibilità aperte dalla fecondazione artificiale, reputando
meritevole di tutela sia il diritto di ogni concepito ad
avere due genitori certi (da qui il divieto delle tecniche
“eterologhe”), sia l’uguaglianza di ogni vita concepita
dentro o fuori il seno materno (da qui l’obbligo di trasferire nell’utero materno i figli prodotti “in vitro”). Chi
ritiene che questa legge sia illiberale e lesiva dei diritti individuali, ha il sacrosanto diritto di pensarlo, e di
darsi da fare per tentare di smontarla. Ma non può parlare di “ritorno al medioevo”e di “democrazia sospesa”.
Quando si evoca il linguaggio terroristico del “talebanismo vaticano”, dell’ingerenza clericale, dell’anomalìa
italiana, non si offendono i cattolici, ma le istituzioni,
e la maggioranza di cittadini che quella legge l’hanno
votata (o confermata referendariamente).
Diciamolo: in queste faccende ciò che appesta l’aria
della discussione pubblica è il virus dell’ideologia, per
cui si confondono i diritti della verità (che tutti, legitti-
mamente, dichiarano di possedere…anche i relativisti!)
con l’illegittimità del dissenso (altrui). Di questo virus
gli amici laicisti ne sono infetti in quantità industriale. Ma, se dobbiamo essere sinceri, anche noi cattolici
dobbiamo guardarcene, perché non ne andiamo immuni (e non solo nella storia passata). Ciò che troppo
spesso manca è una cultura della democrazia come verità e libertà, come profeticamente auspicava Giovanni
Paolo II. Una cultura per cui si propongono schiettamente le proprie idee, poi si va alla conta dei consensi e
si accetta serenamente il responso democratico. Capiterà (molto spesso) che un cattolico veda prevalere, nei
consensi, una legge a suo giudizio permissiva e libertaria, che, sempre a suo parere, è ingiusta e lede il bene
comune. Egli si impegnerà, se ci riesce, per cambiarla,
ma non dubita affatto che questa legge sia democratica. Capiterà pure (purtroppo molto meno spesso) che
un laico veda prevalere, nei consensi, una legge a suo
giudizio restrittiva e liberticida, che, sempre a suo parere, comprime ingiustamente le libertà individuali. Egli
si impegnerà, se ci riesce, per cambiarla, ma perché
dovrebbe dubitare che questa legge sia democratica?
Attualità
Sabato, 26 maggio 2012
3
Dal 30 maggio al 3 giugno. Un’occasione per riflettere, pregare, conoscersi, fare amicizia
Le famiglie si danno appuntamento a Milano
«L
a previsione di spesa per l’organizzazione del VII Incontro mondiale delle
famiglie, che è stato dichiarato Grande Evento ma senza budget di spesa, si attesta
attorno ai 10 milioni 200mila euro fra preparazione remota, predisposizione degli eventi e
struttura organizzativa». Lo ha detto Daniele
Conti, consigliere delegato della Fondazione
Milano Famiglie 2012 presentando gli ultimi
aggiornamenti sull’appuntamento milanese.
Luigi Campiglio, professore ordinario di Politica Economica Università Cattolica di Milano,
ha posto l’attenzione sulle ricadute economiche
dell’evento: «Per l’arrivo di un milione di pellegrini, fra spese di vitto, alloggio e trasporto, abbiamo stimato un indotto economico di circa
55 milioni di euro». Campiglio ha poi sottolineato come, oltre al ritorno economico, per la
città di Milano il guadagno risieda nell’occasione che i partecipanti stranieri possano riportare nel loro Paese i tratti qualificanti della nostra
cultura: «Apertura, accoglienza, forte capacità
attrattiva. I pellegrini saranno messaggeri nel
mondo di come la nostra società si stia impegnando nel cambiamento e voglia essere accogliente sul piano della solidarietà, del volontariato, dell’imprenditorialità sociale. Nonostante
le difficoltà sono ancora molte le opportunità
per chi è disposto a impegnarsi a fondo per realizzare un futuro migliore».
Il Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi ha
sottolineato il grande lavoro di organizzazione
e mobilitazione che stanno portando avanti gli
enti coinvolti, e ha assicurato: «L’accoglienza è
stata organizzata con grande professionalità, sapremo rispondere bene all’evento garantendo
la sicurezza del Santo Padre e dei pellegrini».
Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha invitato tutti a partecipare ai momenti
con il Santo Padre: «Gli appuntamenti con papa
Benedetto XVI sono un’occasione straordinaria.
Abbiamo chiesto di segnalarsi per ragioni organizzative e di sicurezza, ma a tutti sarà data
la possibilità di partecipare. Chi si presenterà,
anche all’ultimo, alla Festa delle Testimonianze alla Santa Messa sarà accolto. La crisi ci sta
portando a riscoprire i valori fondamenali della
nostra vita: l’Incontro e la straordinaria presenza
del Santo Padre mostreranno che si può uscire
dal tunnel guardando ai luoghi vivi già in atto
nella realtà».
Monsignor Erminio De Scalzi, presidente della
Fondazione Milano Famiglie 2012, ha esortato le
comunità ad accogliere il Pontefice: «Benedetto
XVI sentirà fin dal suo arrivo il calore e l’accoglienza della città di Milano e di tutte le diocesi
lombarde. Sarebbe bello che il Santo Padre potesse cogliere subito la gioia e la Fede di tutti».
Don Luca Violoni, segretario generale della
Fondazione Milano Famiglie 2012, ha infine presentato il Congresso dei ragazzi: «Mentre è in
corso l’incontro dei genitori, c’è il congresso dei
figli. I ragazzi iscritti, più di 900, sono considerati
nel loro essere parte integrante di famiglia ed è
fondamentale che possano confrontarsi e impegnarsi sui temi che affrontano i loro genitori».
Family 2012. Aumenta l’attesa per l’ormai prossimo raduno con il Santo Padre.
I
l VII Incontro mondiale delle
famiglie, che Milano ospiterà tra
pochi giorni, non riveste soltanto un
grande significato ecclesiale, ma è anche
un appuntamento che ha una profonda
valenza civile, sociale e culturale. Il
significato è indicato dal tema: “La
famiglia: il lavoro e la festa”. Ma prima
ancora l’incontro è significativo per
se stesso, come evento di carattere
mondiale. Le famiglie provenienti
dai cinque continenti e le famiglie di
Milano e del territorio, si incontrano, si
accolgono reciprocamente, si scambiano
esperienze. La grande assemblea riunita
intorno al Papa, esprime e celebra l’unità
e l’universalità del popolo di Dio. Quanto
al tema, bisogna spiegare che famiglia,
lavoro e festa non sono tre argomenti
giustapposti, ma un solo argomento, cioè
l’interazione di questi tre valori, che sono
fondamentali per la vita delle persone
e per la società. Fin dal primo capitolo
della Bibbia, famiglia, lavoro e festa sono
presentati come tre benedizioni, tre doni
di Dio per una vita buona. Infatti per la
felicità sono necessari sia i beni materiali
che relazionali, sia la ricerca dell’utile
che il riposare e lo stare insieme con gli
altri e con Dio.
Perché oggi è quanto mai urgente
riflettere su famiglia, lavoro e festa?
Affrontare questi argomenti in modo
non superficiale può contribuire
innanzi tutto ad uscire dalla crisi che
affligge l’Occidente, che non è solo crisi
economica. Tutti si rendono conto che
occorrono da una parte innovazione,
investimenti e maggiore produttività
VII Incontro mondiale delle Famiglie — Milano 2012
Congresso Teologico pastorale
31 maggio 2012 — ore 16.00
Auditorium
Pontificio Collegio Gallio
Via Tolomeo Gallio, 1— Como
Accoglienza e saluto famiglie del Mondo
Interventi:
Prof. Norberto Tonini
già Presidente Mondiale della OITS
Organizzazione Internazionale del Turismo
Sociale
Membro del Comitato Etico per il Turismo
Coniugi
Mauro e Chiara Magatti
Mauro,
Mauro preside della Facoltà di Sociologia
Università “Sacro Cuore” di Milano
Chiara,
Chiara docente di “Sociologia dei nuovi
Media” Facoltà di Lettere e Filosofia,
Università “Sacro Cuore” di Milano
Testimonianze
Modera:
Marco Deriu
Giornalista SIR
In collaborazione con:
Assessorato
al Turismo
Si ringrazia:
Pontificio Collegio Gallio
Istituto Suore Canossiane
Ass. ANA Gruppo Alpini Provincia di Como
Gruppi scout AGESCI — MASCI
Associazione degli albergatori Como
Un incontro
mondiale
e, d’altra parte, equilibrato ricambio
generazionale e quindi tasso di natalità
più elevato e migliore educazione. Dalle
indagini sociologiche risulta che sono
proprio le famiglie sane ad assicurare
risparmio, responsabilità ed efficienza,
procreazione generosa e impegno
educativo. E’ dunque interesse della società
sostenere le famiglie, offrire opportunità
di lavoro, conciliare le esigenze e i tempi
della famiglia con quelli dell’impresa,
armonizzare maternità e professione,
aiutare le famiglie numerose. Dalle ricerche
sociologiche risulta che, per la felicità
delle persone, la salute, le buone relazioni
familiari, la capacità di stabilire rapporti
solidali, improntati al rispetto reciproco,
nel proprio ambiente di lavoro e nella
propria comunità, contano più del reddito.
Occorre dunque recuperare il senso della
festa, perché non sia tempo di evasione
e di dispersione, ma piuttosto tempo di
concentrazione sui valori essenziali: Dio,
famiglia, comunità, amicizia, cultura,
solidarietà. Specialmente occorre
salvaguardare la domenica dall’invadenza
del mercato. Oggi la centralità della
domenica appare minacciata da una
certa cultura relativistica che, da una
parte vorrebbe appiattire l’uomo sull’oggi,
azzerando qualsiasi tensione trascendente,
dall’altra sostiene che, soprattutto in
tempo di crisi, occorre dare la precedenza
all’efficientismo della produzione e del
guadagno. In questo modo però non si
comprende che l’esigenza della festa non
potrà mai essere cancellata perché iscritta
profondamente nel cuore dell’uomo e,
in modo ancora più ricco di significati,
nel cuore del cristiano che celebra nella
domenica la Pasqua settimanale del
Signore. “Senza domenica non possiamo
vivere”, risposero i martiri di Abitene
alle autorità dell’Impero romano che
chiedevano conto di quel loro riunirsi
per celebrare la liturgia festiva. Si tratta
di una urgenza valida ancora oggi. La
domenica, la festa, è il richiamo a una
dimensione che va al di là dell’effimero
e si collega all’eterno. La festa è, da un
lato, il tempo della gratuità, del gioco,
della contemplazione, della natura,
delle relazioni buone, della famiglia,
ma dall’altro è soprattutto il tempo della
preghiera, della spiritualità, del rapporto
con Dio. Recuperare il significato della
domenica e della festa vuol dire quindi
iniettare nell’organismo in crisi di questa
nostra civiltà occidentale, un benefico
antidoto contro l’individualismo, il
soggettivismo, l’egoismo sociale che
sono alla radici di tanti mali: aborti,
separazioni, divorzi, carenze educative.
Infine l’incontro di Milano è prezioso
per dare visibilità a molte realtà positive.
Anche in Europa ci sono tante famiglie
esemplari, tante famiglie numerose per
scelta consapevole. E poi fioriscono
movimenti, associazioni, forme di
aggregazioni, reti tra famiglie: sono
davvero esperienze belle, capaci di dare
speranza. L’appuntamento di Milano
sarà davvero la festa di tutto quanto di
bello, di ricco, di fecondo può generare
quel “mistero grande”, che è la famiglia
fondata sul matrimonio.
card. ENNIO ANTONELLI
presidente del
Pontificio Consiglio per la Famiglia
◆ Iniziative da non perdere...
Due suggerimenti per
vivere il Family in Diocesi
A
pochi giorni dall’arrivo del Papa, Milano e la Lombardia si
preparano ad accogliere il mondo. Al momento gli iscritti al
VII Incontro mondiale delle famiglie provengono da 145 paesi di tutti i continenti. Hanno un carattere internazionale persino
i 5 mila volontari che daranno il loro contributo all’organizzazione
dell’evento. La stragrande maggioranza dei migranti che si sono messi a disposizione della Fondazione Milano Famiglie (255 volontari)
sono filippini. Non a caso. A Manila si è tenuto il IV Incontro mondiale delle famiglie nel 2003. E proprio da qui arriverà la delegazioni
asiatica più significativa. Sono di 27 diversi Paesi anche i 104 relatori
del Congresso teologico-pastorale che ha fatto il tutto esaurito con i
suoi 5 mila iscritti di 110 diverse nazionalità.
A tal proposito, ricordiamo che il 31 maggio, Como, presso il Collegio Gallio, a partire dalle ore 16.00, ospiterà la sezione del Convegno teologico-pastorale dedicata al rapporto tra famiglia e turismo. L’incontro è aperto a tutti. L’argomento sarà declinato sotto
vari punti di vista: nelle dimensioni sia dell’andare sia dell’accogliere. Coordinati da Marco Deriu, si alterneranno Norberto Tonini
(dell’Associazione per il turismo nel mondo), Mauro e Chiara Magat-
ti (docenti universitari) e
alcune testimonianze.
Infine, per chi non potrà
essere a Bresso per la Veglia serale del 2 giugno,
con la Festa delle Testimonianze, segnaliamo
la bella iniziativa dell’Azione cattolica ragazzi.
È la Family Star Light:
una lanterna auto-luminescente pensata per le
famiglie che non potranno essere presenti alla
veglia, ma che vorranno
stare in comunione con quelle riunite con Benedetto XVI. Sono arrivate e possono essere già ritirate presso l’Ac diocesana, in viale Cesare
Battisti 8, telefono 031-265181 (il costo è di euro 2,50).
pagina a cura di ENRICA LATTANZI
Italia
4 Sabato, 26 maggio 2012
■ Mafia 20 anni dopo
Nel 1992 gli attentati
contro Falcone e Borsellino
● Sabato 19 maggio, a
Brindisi, una bomba
scuote la città
● Colpita la scuola
dedicata alla moglie di
Giovanni Falcone
● Una sedicenne perde la
vita; le amiche saranno
ferite per sempre
I funerali di Melissa Bassi:
«Non maledite nessuno»
“L
«C
osa è cambiato in questi vent’anni?
C’è stato un risveglio civico.
Molti giovani sono interessati
all’antimafia, e nel contempo avulsi da certe
logiche che per gli adulti sono normali». A
parlare è don Sergio Siracusano, direttore
dell’Ufficio per i problemi sociali e il
lavoro dell’arcidiocesi di Messina, Lipari
e Santa Lucia del Mela, in occasione del
20°anniversario delle stragi di Capaci
e via D’Amelio del 23 maggio e del 19
luglio, in cui rimasero uccisi Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino. La diocesi ha
dedicato un incontro sulla mafia per queste
ricorrenze.
Cosa non è cambiato, nei vent’anni che
ci separano dagli omicidi di Falcone e
Borsellino?
«Se quello che è successo ha innescato
meccanismi giuridici e civili che hanno
portato alle associazioni antiracket,
che prima non c’erano e ora sono realtà
importanti, non è cambiato il fatalismo
per cui al Sud si pensa sempre che “devono
pensarci gli altri”».
Qual è la difficoltà più grande?
«Fare rete rimane la cosa più complicata,
comunque stiamo lavorando molto bene,
anche col Progetto Policoro. Non è facile
smontare una mentalità, e diffondere una
nuova cultura del lavoro, evangelizzare sul
lavoro. Dimostriamo ai ragazzi che possono
puntare sulle loro capacità. Non ci va che
i talenti finiscano seppelliti sotto terra.
Non è difficile, come si potrebbe pensare,
dare ai ragazzi la forza di sperare ancora.
Basta crederci e dare l’esempio, da subito.
I giovani non sono il futuro, sono anche e
soprattutto il presente».
L’attentato di Brindisi colpisce al cuore
una scuola, luogo privilegiato della
formazione alla legalità..
«Le scuole sono colpite perché proprio
là si sta lavorando tanto, e bene. Ed è
importante continuare a farlo perché i
giovani reagiscono con entusiasmo. Tutto
il mondo giovanile è in grande ripresa,
anche se molti di questi ragazzi vent’anni
fa nemmeno c’erano. Ritengo fondamentale
anche i progetti sulla legalità: bisogna
partire, però, da quella quotidiana. La Chiesa
c’è e c’è sempre stata, siamo noi i primi a
dover dare l’esempio di come la legalità si
viva e si pratichi ogni giorno, applicando il
rispetto verso gli altri».
Come si può essere credibili nella
proposta di legalità quando tutto sembra
andare nella direzione opposta?
«Ciò che conta è la testimonianza personale.
Questo è il nostro scopo: essere testimoni
credenti e credibili. Se recuperiamo la
dimensione della relazione umana e
personale, con figure educative vere, se
stabiliamo percorsi con gente credibile e
iniziamo dal quotidiano, allora c’è speranza
per l’antimafia vera, quella applicata alle
piccole cose».
I ragazzi ci credono?
«Sono molto sfiduciati, anche per via del
tipico fatalismo del Sud, che li porta a dire:
“Non c’è niente da fare”. In molti, però,
si rimboccano le maniche e camminano
verso l’orizzonte diverso che viene posto
loro davanti. Sanno che possono farcela
davvero, con il nostro esempio ma anche e
soprattutto con la loro stessa forza».
a cura di LORENA LEONARDI
a vita non muore.
L’uomo può uccidere
il corpo, ma l’anima,
la persona, in attesa della
resurrezione totale, vive
in Dio. E Melissa oggi vive,
diviene l’Angelo della sua
famiglia, come i suoi genitori
sono stati i suoi angeli”.
Questa è “la nostra speranza”.
È quanto ha affermato mons.
Rocco Talucci, arcivescovo di
Brindisi-Ostuni, celebrando
lunedì 21 maggio, nella
chiesa matrice “Tutti i
Santi” di Mesagne, i funerali
di Melissa Bassi, vittima
dell’attentato compiuto sabato
scorso davanti all’Istituto
professionale “MorvilloFalcone” di Brindisi. Ai funerali di Stato
erano presenti, tra gli altri, il presidente
del Consiglio, Mario Monti (rientrato
dal vertice G8 a Chicago), e diversi
rappresentanti delle Istituzioni.
“Siamo al terzo giorno di un cammino
pesante e fiducioso”, ha detto mons.
Talucci: “Dal raduno di piazza a Brindisi,
che ha suggerito pensieri di socialità
e di legalità e sostegno dei diritti delle
persone, e dei giovani in particolare,
a partire dal rispetto alla vita, siamo
passati alla giornata domenicale, che
ci ha visti riflettere nel silenzio e nella
preghiera in tutte le parrocchie della
diocesi, confortati dal pensiero del
Santo Padre, insieme a tanti vescovi
e sacerdoti, il quale al ‘Regina Cæli’
ha rivolto alla nostra città e al nostro
territorio parole di paternità e di
giustizia, assicurando la preghiera per
i feriti e specialmente per la giovane
Melissa. La domenica si è conclusa con
una veglia di preghiera nel piazzale
di questa chiesa matrice, che ha visto
protagonisti i giovani nella luce della
Parola di Dio la cui presenza si avverte
forte nell’esperienza dell’amore”. Oggi,
ha aggiunto l’arcivescovo, “siamo in
questa chiesa e nella città di Mesagne,
intorno ai resti mortali di Melissa,
vittima innocente di un attentato che
aveva la consapevolezza di uccidere,
causando uno sconforto e una tristezza
che toccano l’animo di tutti. Eleviamo
anche una preghiera per i feriti perché
abbiano tutti a superare questa tragica
condizione... Ci stringiamo attorno alla
famiglia di Melissa”, ha
proseguito l’arcivescovo.
“Sono nel dolore, ma
anche nella speranza
cristiana. La vicinanza
di Dio e la nostra sono
oggi l’unico conforto
possibile”.
invito ai “fratelli sacerdoti”:
“Continuiamo ad amare i
giovani interpretandoli nelle
loro vere esigenze, parlando
loro con la verità che libera
e cercando di ascoltarli per
capirli”. Questa, ha spiegato
l’arcivescovo, “è la vera
chiamata che può liberare
tutti dalla paura verso la
speranza, dai soprusi verso la
legalità, dall’egoismo verso la
fraternità”.
come siamo a tenere in considerazione
la nostra vocazione, la nostra chiamata
che viene da Dio”. Per l’arcivescovo, “la
chiamata di fede è quella di uscire dal
buio del peccato e del male verso la luce
della grazia e del bene: questa si chiama
vocazione alla santità e investe tutti noi.
Chi risponde di sì a questa chiamata
costruisce un mondo nuovo, giusto, vero,
buono, bello, degno dell’uomo, secondo
il progetto di Dio”. Da qui l’invito a
“tutti noi adulti a considerare la nostra
vocazione e a comportarci in maniera
degna di essa: siamo modelli e testimoni
di vita nuova per essere credibili e
affidabili con il nostro esempio. Di noi
hanno bisogno i giovani”.
Un invito ai politici, ai genitori, ai
giovani e ai sacerdoti. L’arcivescovo si
è quindi rivolto ai “fratelli impegnati
nella politica e nel sociale”: “Mirate
al bene comune, quello pieno che vi
fa impegnare nella promozione dello
sviluppo e della solidarietà, della
sicurezza e della tutela della vita, molto
più e molto prima che nella riparazione
dei danni”. Ai “fratelli genitori” mons.
Talucci ha chiesto di sentirsi “chiamati a
educare ai migliori valori i figli”. Un invito
particolare l’arcivescovo l’ha rivolto ai
“fratelli giovani”: “Mirate a quegli ideali
che danno senso al presente e al futuro,
guardate alla vostra speranza fidandovi
di educatori che nella verità vogliono il
vostro bene, senza strumentalizzazioni
di comodo. Non maledite nessuno
per rabbia e abbiate fiducia, il mondo
cattivo può essere sconfitto”. Infine, un
Mons. Talucci ha poi
sottolineato che “la
preghiera di suffragio
è per Melissa. La
riflessione è per noi,
che continuiamo a
essere i pellegrini su
questa terra, invitati
“Anche per voi fratelli
omicidi – ha detto mons.
Talucci – c’è una chiamata
a vita nuova. Nella vita di
peccato non appartenete
a pieno titolo né alla
società degli uomini né alla comunità
dei cristiani. Siete chiamati a una
conversione sincera per recuperare
una dignità a cui non potete rinunziare
per sempre. Costituitevi: meglio una
punizione della giustizia umana che
rimanere in una falsa libertà, che
diventa presto un’autocondanna e
un’autodistruzione, e così aprirvi alla
Misericordia di Dio”. L’arcivescovo ha
concluso l’omelia rivolgendosi a Melissa:
“Tu, cara Melissa, sei volata in cielo:
è stata la tua anticipata ‘ascensione’. I
tuoi ideali umani sono scomparsi, ma
tu sei nella luce, per la quale noi tutti
preghiamo. Prega tu per i tuoi genitori
e per i tuoi amici di scuola, bisognosi
di riprendere con sicurezza, superando
definitivamente ogni paura”.
Nel momento in cui chiudiamo il
giornale – martedì 22 maggio – non ci
sono svolte significative sul fronte delle
indagini: nella giornata di lunedì si
erano diffuse voci sull’individuazione
dei presunti responsabili, ma poi
tutto si è risolto in un nulla di fatto.
Al momento sembra esclusa la pista
mafiosa e si indaga in merito al gesto
isolato di un folle piuttosto che sull’atto
intimidatorio con movente politico ed
eversivo. Il titolo di reato comprende
il terrorismo e la strage. La dinamica
dell’attentato è ormai certa: gli inquirenti
stanno cercando un uomo adulto,
sui cinquant’anni, che potrebbe aver
agito da solo. E intanto da Bari arriva
la notizia che a Casamassima sorgerà
una scuola intitolata a Melissa Bassi. Lo
ha detto il presidente
Francesco Schittulli,
inaugurando il cantiere
di un nuovo istituto
professionale per 750
studenti che, entro 14
mesi, sarà realizzato in
via Sandro Pertini. “Ci
auguriamo che questo
istituto sia una fucina
di talenti per le giovani
generazioni e offra loro
gli strumenti per la
crescita e lo sviluppo”.
a cura di
VINCENZO CORRADO
ENRICA LATTANZI
L’Italia: cresce poco e invecchia molto...
F
orti disuguaglianze in Italia in tema di
povertà: al Sud sono povere 23 famiglie su
100, al Nord 4,9. Lo rileva il rapporto annuale
Istat riferendo i dati della povertà relativa, che
riguarda la spesa media delle famiglie. “Bassa la
fluidità sociale”: le opportunità di miglioramento
rispetto ai padri “si sono ridotte e i rischi di
peggiorare sono aumentati”. Il sommerso vale
fra 255 e 275 miliardi, pari al 16,3-17% del Pil
e con la crisi si ipotizza che la situazione stia
ulteriormente peggiorando. Tra il 1993 e il 2011
le retribuzioni contrattuali in termini reali sono
rimaste ferme. In materia di accesso al lavoro,
le mamme sono le più penalizzate e, in generale,
quasi il 34% delle giovani donne italiane non
percepisce reddito (la media europea è 19%).
L’aumento della sopravvivenza e la bassa
fecondità rendono l’Italia un Paese ‘’vecchio’’:
ci sono 144 ultrasessantacinquenni ogni 100
persone con meno di 15 anni.
Italia
20 maggio 2012:
la terra trema in
Emilia Romagna
C
i si è messo anche il tempo incerto
a rendere ancora più difficoltosa la
situazione delle persone costrette
per strada, o nelle loro macchine, o nei
campi allestiti dalla Protezione civile,
mentre la terra in Emilia continua a
tremare. Centinaia le scosse, dopo
quella, terribile, di domenica 20 maggio,
costata la vita a sette persone (quattro
erano operai al termine del turno di
lavoro notturno). Secondo i dati diffusi
dalla Regione Emilia Romagna sono oltre
cinquemila (a cui si aggiungono anche
200 persone in Lombardia) i cittadini che
hanno lasciato le proprie case per essere
ospitati presso i campi e le strutture di
prima assistenza allestiti dalla Protezione
civile. Impegnati 731 volontari della
Protezione civile regionale, oltre a circa
300 provenienti da altre regioni, ed è
stato attivato un posto medico avanzato a
Mirandola per assicurare la prosecuzione
dell’attività sanitaria a fronte
dell’inagibilità degli ospedali di Finale
Emilia e Mirandola. La popolazione
colpita dal terremoto in Emilia Romagna
sta reagendo “con un atteggiamento di
fiducia, perché la rete della solidarietà,
la rete soprattutto della carità in Italia,
è sempre stata all’altezza, specialmente
manifestando la buona volontà di tutti”,
ha detto mons. Francesco Soddu,
direttore di Caritas italiana, dopo aver
visitato i luoghi del sisma. Da tutta Italia,
le diverse Caritas diocesane hanno
manifestato “vicinanza e disponibilità
ad aiutare, così come anche l’intera rete
internazionale, tramite Caritas Europa e
Caritas internationalis”.
Viaggiando tra le zone colpite si
percepisce come a fare le spese del
terremoto sia stato soprattutto il
patrimonio storico e artistico di
queste terre. “Le case nel complesso
hanno retto e non abbiamo avuto danni
significativi alle persone, mentre è un
grave disastro dal punto di vista storico”,
commenta mons. Ettore Rovatti,
parroco di Finale Emilia, epicentro del
sisma. In città il centro è “zona rossa” e
gli abitanti fanno la
fila davanti a una
postazione allestita
dai Vigili del fuoco
per andare nelle loro
case, accompagnati
e con l’elmetto in
testa, a recuperare
gli effetti personali
più urgenti. Il fenomeno è ancora in
atto, e bisogna attendere i sopralluoghi
della Protezione civile e dei Vigili del
fuoco per sapere quali siano gli edifici
effettivamente agibili. Il parroco,
appassionato della città e delle sue
opere d’arte, lamenta la distruzione dei
simboli di Finale: la Torre dei modenesi
del 1212, il mastio e la torre del castello
che risalgono al 1430, la torre degli obici.
“Anche tutte le 7 chiese della città –
prosegue – hanno avuto gravi danni e ora
sono chiuse”.
A Sant’Agostino ferrarese, all’estremo
confine della diocesi di Bologna (ma
già in provincia di Ferrara), “sono
venuti meno i tre punti di riferimento
di una comunità: il Comune, la chiesa,
il posto di lavoro”, osserva il parroco,
don Gabriele Porcarelli. Lui stesso
è sfollato. “Non posso entrare né in
chiesa, né in canonica”, racconta. Il
campanile, fortemente danneggiato,
rischia di crollare e la piazza antistante
è stata transennata; di fronte alla chiesa,
il municipio devastato le cui immagini
hanno fatto il giro del mondo. “Quasi
tutte le attività lavorative qui hanno
avuto i capannoni danneggiati”, prosegue
don Porcarelli, spiegando che solo alle
Ceramiche Sant’Agostino (dove hanno
perso la vita 2 dei 4 operai) vi sono
circa 350-400 lavoratori. Fabbriche
chiuse, dunque (i sindacati parlano
di 5mila posti di lavoro a rischio), e
pure “le chiese vicine di Mirabello e
Buonacompra - aggiunge - non esistono
più”. Si è salvata, invece, la chiesa della
vicina frazione di San Carlo, costruita
nel 1997, ma anche qui si è registrata la
distruzione del cinquecentesco Oratorio
Ghisilieri.
Ancora intatto
il cartello che
ne annuncia il
restauro.
Intanto il
Governo ha
riconosciuto
lo stato di
emergenza
e sono stati
firmati i
decreti che
sospendono gli
adempimenti
fiscali. Il
premier Mario
Sabato, 26 maggio 2012
■ Terremoto
La sfida del Paese
e la forza di rialzarsi
U
Monti, in visita martedì ai luoghi del
sisma, ha assicurato che si farà di tutto
per non far mancare il sostegno alle
popolazioni.
Ma come mai un terremoto in Pianura
Padana? “È il frutto dello scontro tra le
placche della crosta terrestre, l’africana
contro quella europea – risponde
Massimo Cocco, sismologo dell’Istituto
nazionale di vulcanologia e sismologia
–.La spinta degli Appennini, al di sopra
della microplacca Adriatica, domenica
ha prodotto una faglia lunga una
quarantina di chilometri tagliando la
Val Padana tra est e ovest, fra Ferrara e
Modena, scuotendola vigorosamente.
Fino al 2003, quando si è compilata
l’ultima carta del pericolo sismico, la
zona non era nemmeno considerata.
Gli eventi accaduti hanno costretto a
una revisione, ponendola all’improvviso
nella classifica del pericolo nella terza
categoria; vale a dire medio-bassa
(L’Aquila è in prima categoria). In passato
si sono verificati episodi consistenti.
Ad esempio il terremoto di Cento (5.4
della scala Richter) nel 1987 e di Rovigo
(4.7) del 2011. Da gennaio 2012 la zona
appenninica di Reggio Emilia e Parma è
colpita da terremoti di magnitudo 4.9 e
5.4, che, pur avvenuti a profondità molto
diverse (30 e 60 km) rispetto ai 6-8 km
di quelli del 20 maggio, sono legati ai
movimenti della stessa «microplacca
adriatica», molto attiva in questo
periodo”. Cosa accadrà nei prossimi
giorni? “La Pianura Padana è prevedibile
continuerà a sussultare come ha fatto
negli ultimi tempi - conclude Cocco -.
E quindi terremoti intorno al quinto
grado della scala Richter è verosimile
che possano ancora verificarsi. Troppo
spesso dimentichiamo che viviamo in un
Paese altamente sismico”. Fra gli studiosi
al lavoro, anche i geologi dell’Università
dell’Insubria, impegnati nell’analisi
della cosiddetta “Dorsale ferrarese”.
Ricordiamo che anche la Caritas
diocesana di Como si è attivata per
una raccolta fondi: si può contribuire
tramite conto corrente bancario (Credito
Valtellinese, IBAN: IT 95 F 05216 10900
0000 0000 5000) oppure postale (C/C
20064226), specificando la causale
“Terremoto in Emilia-Romagna”.
FRANCESCO ROSSI
LUCIA TRUZZI
ENRICA LATTANZI
n altro terremoto. Ancora una volta
crolli e vittime, sfollati, angoscia,
dolore e distruzione. Le scosse che
hanno messo in ginocchio l’Emilia non
hanno avuto conseguenze così devastanti
come quelle dell’Aquila, o di San Giuliano
di Puglia, ma il dolore per le vittime non
va con l’aritmetica. Anche una sola è di
troppo. E poi c’è un territorio devastato,
sfregiato nei suoi simboli, come le chiese
e i municipi, i riferimenti intorno ai quali
si è costruita la comunità e intorno a i
quali sarà possibile di nuovo ricompattare
le persone. Il terremoto ha colpito una
zona particolare, certo, ma ancora una
volta è come se colpisse l’Italia intera,
tutti noi. Non è retorica. Basti pensare
alla mobilitazione che segue ogni volta gli
eventi tragici. La macchina della solidarietà
si mette in moto e insieme alle istituzioni
arrivano i volontari, si avviano le azioni
di soccorso, il sostegno a distanza…
Ogni volta, nel buio della tragedia ci sono
i lampi di luce di tanta umanità che si
vede e si tocca. Ha ragione il cardinale
Bagnasco quando sottolinea che una
calamità, sempre possibile, “ci fa toccare
tragicamente la fragilità dell’esistenza
umana”. Ed è in questa fragilità percepita
che spesso si riaffermano quei valori di
solidarietà, vicinanza, comprensione,
condivisione, che la vita ordinaria delle
nostre città e dei nostri paesi mette
talvolta in secondo piano. Non è una
consolazione che tolga il dolore di chi
perde persone care e i mezzi di sussistenza.
Non restituisce le vittime. Tuttavia indica
la capacità di reagire, di cercare e trovare
un senso nei momenti più bui, la speranza,
ogni volta risorgente, di poter ricostruire
non solo i campanili, le torri e i municipi,
ma le comunità che vi stanno intorno. Con
una consapevolezza rinnovata. Il terremoto
dell’Emilia ferisce una volta di più un’Italia
già “terremotata”, scossa da una crisi
profonda che non è solo economica e per
uscire dalla quale, oltre alle necessarie
manovre di rigore e soprattutto ai
correttivi per lo sviluppo, serve un serio
ripensamento del patto sociale, via via
sgretolatosi in questi anni. Sulle macerie
di questa crisi lunga e feroce si aggirano
anche le ombre inquietanti di sbocchi
violenti, tristi ripetizioni di stagioni già
viste. E superate. Proprio questo deve
aiutare ad allontanare il pericolo più
forte, che è quello della rassegnazione,
del pensare che tutto è crollato o crolla e
non si può ricostruire. Serve, oggi più di
prima, uno sguardo positivo sul futuro.
Non banale, ma capace di richiamare le
responsabilità, richiedere alle istituzioni
di rispondere alle attese e soprattutto di
riavviare un meccanismo di partecipazione
sociale che possa stabilire un nuovo punto
di partenza. Questa è la sfida grande che
aspetta un Paese “a rischio simico elevato”,
come dicono alcuni esperti del settore,
ma che già in più occasioni ha dato prova
di sapersi risollevare. Si scava sotto le
macerie. Anche con le mani. Ma nessuno
vuole darsi per vinto.
ALBERTO CAMPOLEONI
5
6
Europa
Sabato, 26 maggio 2012
Il presidente in carica
Boris Tadic è stato
sconfitto dal leader
nazionalista. Ora si
attende di capire se ci
saranno ripercussioni
nel cammino verso l’UE
Economia UE
Non emergono sostanziali buone
notizie dalle “Previsioni economiche
di primavera” che la Commissione
Ue ha reso note alla fine della
scorsa settimana, con un occhio
rivolto allo stallo politico greco e
l’altro alla competizione crescente
nei mercati globali. Eppure qualche
elemento positivo non manca
e l’Esecutivo dispensa ai Paesi
aderenti incoraggiamenti e inviti alla
responsabilità e alle riforme.
Serbia, a
sorpresa la
presidenza
a Nikolic
H
a sorpreso tutti, serbi compresi.
Il nazionalista Tomislav Nikolic è
il nuovo presidente della Serbia,
dopo aver sconfitto il presidente
in carica Boris Tadic al ballottaggio delle
elezioni presidenziali che si sono svolte
domenica 20 maggio. Nikolic, leader
del Partito progressista serbo (SNS),
ha trionfato con il 49,7% dei consensi
contro il 47% di Tadic. Un dato in
controtendenza rispetto a tutti i sondaggi.
Secondo gli analisti a favorire il candidato
del SNS è stata la bassa affluenza alle
urne di poco superiore al 46% con un calo
di circa il 10% rispetto al primo turno.
Tomislav Nikolic, nato nel 1952, è un
politico di lungo corso. Membro del
Partito Radicale serbo (SRS) fin dalla
nascita nel 1991, diventa il braccio destro
del leader Vojislav Šešelj. Dal 1992 è
deputato del Parlamento serbo. Alla fine
degli anni ‘90, durante l’era Milosevic,
ha anche ricoperto il ruolo di vice-primo
ministro. La sua vittoria arriva dopo
una lunga serie di sconfitte elettorali.
■ Pil in calo
Nell’eurozona -0,3%,
stallo nei 27 Paesi UE
“
La prima candidatura alla
presidenza risale, infatti, al
2000 quando esisteva ancora
la Federazione jugoslava.
Allora Nikolic finì terzo dietro a
Vojislav Koštunica e Slobodan
Miloševic. Successivamente ha
corso tre volte per la presidenza
della Serbia: nel 2003, 2004 e nel 2008.
Nel 2003 le elezioni vennero annullate
per non raggiungimento del quorum
necessario di votanti, nel 2004 e nel 2008
si piazzò alle spalle di Boris Tadic.
Nel 2008 la sua carriera politica cambia
radicalmente. Dopo essere stato per tre
volte presidente sostituto del Partito
Radicale serbo lascia il partito e fonda
il Partito del progresso SNS di cui è
presidente. Una mossa per allontanarsi
dalle posizioni estremiste dei radicali e,
soprattutto, dal leader nazionalista Šešelj,
dal 2003 imprigionato all’Aja per i crimini
commessi durante il conflitto nella exJugoslavia. Un legame, quello con Šešelj
- che rischia di apparire ingombrante per
il nuovo Presidente, soprattutto nei suoi
rapporti con gli altri leader europei.
Un’immagine da cui lo stesso Nikolic
ha cercato di distanziarsi nell’ultima
campagna elettorale proponendosi
come convinto europeista con
un’inversione di tendenza rispetto al
passato. Un avvicinamento all’Europa
a cui fa da contraltare l’intransigenza di
fronte alla questione kosovara: Nilolic
(così come anche Tadic), ha ribadito
l’assoluta contrarietà al riconoscimento
dell’indipendenza del Kosovo.
Nonostante la retorica del passato e
l’accordo stretto con il DSS di Koštunica
che impegna Nikolic ad un referendum
sull’ingresso della Serbia nell’UE
(Vojislav Koštunica che ha appoggiato
ufficialmente Nikolic al ballottaggio
ha più volte ribadito la sua contrarietà
all’integrazione europea), difficilmente
il neo presidente compierà scelte che
vadano contro il percorso già avviato
verso l’UE. Non è ancora chiaro quali
saranno le forze in grado di formare il
nuovo esecutivo. Il ministro dell’Interno
uscente e leader del Partito socialista
serbo (SPS) Ivica Dacic, anch’egli tra i
vincenti di questa tornata elettorale 2012
ha dichiarato che l’accordo raggiunto,
prima del voto, con Tadic per la
formazione del futuro governo non sarà
influenzato dall’esito delle presidenziali.
Nonostante le rassicurazioni, è lo stesso
Dacic ad aver dichiarato che, dopo l’esito
delle presidenziali, la formazione del
nuovo governo si fa più complicata.
Il nuovo parlamento ha tempo fino al 9
giugno prossimo per riunirsi ed ha altri
90 giorni da quel momento per dar vita al
nuovo governo.
L
’economia europea attualmente
si trova in una fase di lieve
recessione. Si prevede una ripresa
nella seconda metà dell’anno. Tuttavia
la crescita del Pil sarà modesta e la
situazione non è uniforme tra i Paesi
Ue. Lo stesso dicasi per l’occupazione.
In alcuni Stati i senza lavoro sono in
aumento, specialmente tra i giovani”.
Olli Rehn, commissario Ue agli Affari
economici e monetari, commenta le
Previsioni economiche che “purtroppo
confermano quelle intermedie di
febbraio”. Alcuni segnali favorevoli si
riscontrano nell’aumento degli scambi
a livello mondiale, mentre la situazione
della produttività e quella del credito
sono ancora in sofferenza. “Per il 2012
– vi si legge – il Pil nella zona euro
dovrebbe subire una lieve contrazione
nell’Eurozona (-0,3%), mentre sarà
pari allo zero per cento nei 27 Paesi
dell’Unione. Per il 2013 i dati saranno
in crescita sia nell’Ue che nella zona
euro” (circa 1%). “Si tratta di ipotesi
- conferma il commissario - basate sul
ritorno alla fiducia nei mercati e fra i
consumatori” e legate alle azioni dei
singoli governi.
■ I singoli Paesi
Bene la Germania,
Italia a -1,4% del Pil
I
“Uno di noi”, iniziativa pro-life in Commissione
“
P
rotezione giuridica della dignità, del
diritto alla vita e dell’integrità di ogni
essere umano fin dal concepimento nelle aree
di competenza Ue nelle quali tale protezione
risulti rilevante”. È l’obiettivo della Iniziativa
dei cittadini intitolata “Uno di noi”, dallo scorso
11 maggio ufficialmente depositata presso la
Commissione europea. L’Iniziativa, che dovrà
essere appoggiata da almeno un milione di
firme per poter costituire una proposta di
legislazione comunitaria alla Commissione,
fa riferimento a varie disposizioni dei trattati
Ue. Dietro “Uno di noi” si colloca un vasto
orizzonte pro-life, che comprende associazioni,
movimenti, centri di aiuto alla vita,
volontariato sociale, diffuso in tutta Europa.
Aperto e rinviato
il processo Mladic
■ Lavoro
Disoccupazione sopra
al 10% nell’area Euro
È
stato rinviato “sine die” nel secondo giorno di udienze il
processo all’ex generale serbo Ratko Mladic, apertosi mercoledì
16 maggio, davanti alla Tribunale penale internazionale
dell’Aja. A deciderlo è stato il giudice Alphons Orie accogliendo la
richiesta degli avvocati di Mladic che accusavano la controparte
di aver commesso un errore
Penale Internazionale per
nella trasmissioni di alcuni
l’ex Jugoslavia aveva emesso
documenti riguardanti
un mandato di cattura per
il processo. Un intoppo
genocidio, crimini di guerra
puramente procedurale che
e crimini contro l’umanità
rischia di far slittare il processo
nei confronti di Mladic e di
di almeno sei mesi. è rinviata
così a data da definirsi l’udienza Karadzic, ex presidente della
Repubblica Srpska (Repubblica
davanti alla corte dei primi
Serba di Bosnia). Ad oggi i capi
testimoni che era fissata per il
di imputazioni nei confronti
29 maggio prossimo. Mladic
del generale sono undici (due
era stato arrestato il 26 maggio
2011 in Serbia dopo quasi sedici dei quali per genocidio). Tra
gli episodi più cruenti c’è
anni di latitanza ed estradato
senza dubbio il massacro di
all’Aja ai primi di giugno.
Srebrenica nel luglio 1995
Nel luglio 1995 il Tribunale
l quadro continentale è però molto
diversificato: per quanto riguarda
i dati sul Prodotto interno lordo,
ad esempio, la Germania evidenzia
uno 0,7% su base annua nel 2012,
per passare a 1,7% l’anno venturo;
caso analogo per la Francia, con 0,5
quest’anno e 1,3 nel prossimo; per il
Regno Unito l’anno in corso riserva un
modesto 0,5%, per passare all’1,7 nel
2013. L’Italia segna un dato negativo
quest’anno, -1,4%, per risalire a
+0,4% l’anno prossimo. Le situazioni
più problematiche si confermano
però quelle della Grecia (-4,7% nel
2012; 0,0% nel 2013) e della Spagna
(rispettivamente -1,8 e -0,3%). La
Polonia è in controtendenza: a un
positivo 2,7% dell’esercizio in corso fa
prevedere il 2,6% per l’anno in arrivo.
L
quando le truppe militari e
paramilitari ai comandi del
generale uccisero in cinque
giorni oltre 8 mila persone,
tra cui donne e bambini. Per
l’accusa, che ha prodotto
tra le prove anche i diari del
generale (quasi 4 mila pagine
che raccontano il conflitto tra
il 1992 e il 1996) l’obiettivo
dell’imputato e di Karadzic era
quello di realizzare uno stato
serbo-bosniaco autonomo
conquistando buona parte
della Bosnia (fino al 70% al
termine dell’estate del 1992) e
rimuovendo la presenza croata
e musulmana da questi territori.
Obiettivi formulati per tempo
e strutturati in un programma
sistematico di intimidazioni,
espulsioni, violenze, massacri e
campi di concentramento. Una
vera e propria forma di pulizia
etnica. Il processo a Karadzic
si era aperto nel marzo 2010
ed è tutt’ora in corso. Il leader
politico della Repubblica Srpska
ha rigettato tutte le accuse.
M.L.
a lettura delle Previsioni di
primavera non lascia invece scorgere
significativi margini di miglioramento
per quanto riguarda il mondo del
lavoro. La disoccupazione dovrebbe
rimanere “a un livello elevato”, pari
al 10% nell’Ue27 e all’11% nell’area
dell’euro (17 Stati che adottano la
moneta unica). L’inflazione dovrebbe
“diminuire progressivamente, via via
che viene meno l’impatto del rincaro
dei prezzi petroliferi e degli aumenti
fiscali”. Si prevede, inoltre, che “il
risanamento del bilancio prosegua, con
disavanzi pubblici destinati a calare nel
2013 al 3,3% nell’Ue e a poco sotto il
3% nell’area dell’euro”.
Mondo
Sabato, 26 maggio 2012
7
A Kinshasa,
un rifugio
per costruire
il futuro
In Repubblica Democratica del Congo migliaia
di bambini accusati di stregoneria vengono
abbandonati. Circa 30 mila nella sola capitale
dove l’Opera don Guanella si prende cura di loro.
L
a stregoneria è un grave male dell’Africa
sub-sahariana che la tiene imprigionata
in una realtà anacronistica che
ne impedisce lo sviluppo. È un
fenomeno antico ma di recente, vittime di
queste credenze e di questi riti magici sono
soprattutto i bambini. I ruoli si invertono e
i bambini più indifesi vengono accusati di
stregoneria da pastori di alcune sette o dalle
loro stesse famiglie. Torturati e spesso uccisi,
i bambini africani sono vittime di questa
pratica che sta rifiorendo come conseguenza
dell’urbanizzazione. Circa 30mila bambini
vivono sulle strade nella grande città
di Kinshasa, capitale della Repubblica
democratica del Congo dove l’Opera don
Guanella offre il suo servizio di carità dal 1996.
Di questi, ne sono morti almeno duemila. Dati
che fanno venire i brividi, raccolti dall’Unicef,
da organizzazioni non governative, da gruppi
di militanti e di volontari che svolgono un
ruolo fondamentale nella lotta contro questo
fenomeno.
La miseria, i conflitti, la mancanza
d’istruzione sono le condizioni favorevoli per
lo sviluppo ed il radicamento di questo tipo di
pratiche. Quando si è sotto pressione si cerca
un capro espiatorio. Basta quindi la morte di
una persona vicina, la perdita dell’impiego
o qualsiasi altro fatto negativo per riversare
assurde accuse su bambini che non hanno
mezzi per difendersi. Accuse che si basano
sulle credenze tradizionali secondo le quali
c’è sempre qualcuno che è responsabile di un
cambiamento negativo. A questo si assomma
il numero considerevole di divorzi che
porta ad uno sfaldamento della tradizionale
famiglia allargata africana. I bambini della
“nuova famiglia” che viene a formarsi hanno
la tendenza a rifiutare i figli di entrambi i
coniugi, assurdo ma é realtà.
L’Opera Don Guanella - Congregazione dei
Servi della Carità - ha provveduto a sviluppare
in questi anni un “Progetto Globale” di
Q
uando parliamo di Africa,
l’immaginario comune ci
porta a pensare agli animali
feroci, alla savana, ai baobab.
Solo dopo una breve riflessione
rammentiamo che l’Africa è anche
povertà, miseria, malattia, morte,
ma quanti di noi ricordano o
sanno che molti paesi africani
continuano ad essere teatro di
conflitti? è il caso della Repubblica
Democratica del Congo, un Paese
spesso dimenticato, dilaniato da
una serie di guerre, le ultime delle
quali avvenute non più di 20 anni
fa. Parliamo della Prima guerra del
Congo avvenuta nel non lontano
1996-97 (il generale Laurant Désiré
Kabila, padre dell’attuale presidente
Joseph, contro l’allora Presidente
Mobutu Sese Seko), una guerra
conclusasi con la vittoria di Laurant
Désiré Kabila, che ha generato
milioni di morti e di rifugiati; ci
riferiamo, altresì, alla cosiddetta
“guerra mondiale africana”
avvenuta tra il 1998 e il 2003: uno
scontro armato lungo 5 anni che
ha visto coinvolti gli eserciti di
almeno 6 Paesi per il controllo degli
La stregoneria
è un grave male
dell’Africa subsahariana.
Credenze e riti
magici colpiscono,
infatti, sempre più
spesso i bambini.
Una pratica
cresciuta a seguito
dell’urbanizzazione.
Per loro e, per
tutti i bambini di
strada, i missionari
guanelliani hanno
lanciato un
“Progetto Globale”
di promozione
umana, che si basa
sul lavoro di 7
Centri attivati negli
ultimi anni.
promozione della vita dei
bambini e ragazzi/e della
strada. Le sue prospettive
di miglioramento, infatti, al
fine di garantire un’adeguata
sostenibilità, sono state
concretizzate attraverso
un miglior coordinamento
delle attività educative e
organizzative svolte nei
vari Centri e la costruzione
o l’acquisto, nel tempo,
di strutture residenziali
adeguate, in sostituzione
a quelle inizialmente
in uso (prese in affitto
e inadeguate allo svolgimento di un buon
lavoro educativo). Pertanto si è provveduto
al parallelo sviluppo di attività e strutture
sulla base delle esigenze manifestatesi nel
corso del tempo (di tipo educativo, sanitario,
lavorativo - occupazionale). Come garantire
la prima accoglienza di bambini e ragazzi
che vivono sulla strada, offrire dei servizi
essenziali (compreso quello medico), attivare
un progetto educativo residenziale “protetto”
(presso i centri residenziali), condurre
attività d’inchiesta e di reinserimento
familiare e sociale, accompagnare i ragazzi
reinseriti in famiglia o in autonomia, avviare
la formazione scolastica e l’apprendistato
(corso professionale) e inserimento
lavorativo. Attualmente abbiamo 7 centri,
quattro residenziali tra cui uno dedicato alla
formazione agricola dei ragazzi al Plateau des
Bateke a 115 chilometri dalla capitale; due
sono centri diurni per accogliere i bambini
che sono ancora sulla strada (di questi uno
é dedicato alle ragazze madri e ragazze che
hanno subito violenze), un centro medico per
far fronte ai bisogni di salute dei bambini e alla
gente povera del quartiere. Due ambulanze
raggiungono ogni sera zone e quartieri della
capitale per portare sostegno psicologico ai
✎ commento |
✎ Per info
Per informazioni sulle attività nella
Repubblica Democratica del Congo
dei Servi della Carità – Opera Don
Guanella e per dare un aiuto ai progetti
in corso (attraverso donazioni libere,
adozioni a distanza, impegno attivo
in periodi di volontariato o di Servizio
civile volontario): Centro Missionario
Guanelliano (don Adriano Folonaro –
Silvio Verga), Via T. Grossi, 18 - 22100
Como; tel. 031.296894; 031.296811;
fax 031.302995; sito internet: africa.
guanelliani.it; e-mail: missioni.africa@
guanelliani.it.ve
bambini che si trovano sulla strada e garantire
una risposta sanitaria agli innumerevoli
bisogni, comprese le ragazze madri con il loro
bebé. In un anno raggiungiamo circa 1000
bambini/e e ragazzi/e. Inoltre attraverso le
attività previste in tre ateliers (di falegnameria,
panetteria e taglio e cucito) offriamo percorsi
formativi professionali ad adolescenti in
modo che apprendano un mestiere oltre che a
leggere e scrivere correttamente.
«Fermarsi non si può – diceva San Luigi
Guanella – fin tanto che ci sono poveri da
soccorrere e bisogni a cui provvedere». Qui
a Kinshasa cerchiamo di realizzare questo,
vogliamo essere la presenza di quel Padre
Provvidente che ama ciascuno dei suoi figli.
C’é bisogno d’infondere molta speranza nella
gente, soprattutto in questi bambini che
saranno i protagonisti della futura società
congolese.
pagina a cura di Fratel Mauro Cecchinato,
missionario guanelliano a Kinshasa
di fratel Mauro Cecchinato
Nonostante vent’anni di scontri (non ancora conclusi),
il popolo congolese non smette di sperare
immensi giacimenti di Coltan,
diamanti ed oro. Un conflitto che
ha generato due milioni e mezzo di
vittime dovute anche alle carestie
e malattie generate dal conflitto; e,
inoltre, come dimenticare gli ultimi
episodi violenti avvenuti tra ottobre
2011 e gennaio 2012? è strano,
se non inaccettabile, che nessun
mass-media abbia parlato della
difficile situazione socio-politica
che la Repubblica Democratica del
Congo ha vissuto pochi mesi fa in
vista delle elezioni presidenziali.
Guerriglie, sangue, morte per poter
esercitare un diritto. Quanta ansia
in quei mesi, telefoni bloccati,
internet bloccato, un isolamento
dal mondo che già tende ad
interessarsi poco di questo Paese.
La comunicazione via cavo era
difficile, così come era ostica quella
via internet, ancora più difficoltosa
del solito. Le compagnie telefoniche
congolesi avevano ricevuto ordini
di sospendere il servizio “sms”
per evitare fughe di notizie. La
Monusco – la Missione dei Caschi
Blu - è stata impegnata sul territorio
congolese in una grossa opera di
mediazione.
Ma che sollievo riuscire a sentire al
volte la voce degli amici a telefono,
sapere che nonostante tutto
stavano bene e che la situazione
era quasi sotto controllo - anche se
c’era sempre l’ombra di un terribile
scontro armato. Il fatidico 28
novembre (giorno del voto) c’erano
militari e carri armati in ogni
angolo della città; Kinshasa una
città caotica era divenuta una città
fantasma, si sentivano solo i rumori
degli spari. Come dimenticare
gli scontri avvenuti nei campus
universitari alcune settimane
prima, con gente gambizzata,
ferita, uccisa? La stessa situazione
di paura, sangue e morte si è avuta
anche nelle settimane successive
al 28 novembre, “case” incendiate,
ancora disordini, morti, irruzione
da parte dell’esercito nelle chiese
per punire gli oppositori di Joseph
Kabila. Il nostro Natale è stato ben
diverso: niente tavole imbandite,
niente doni, niente giocattoli, le
preghiere e le speranze di milioni di
congolesi erano quelle di ritornare
alla “normalità”, anche se la loro
normalità è fatta di povertà, fame,
malattia e morte. In questo volatile
scenario, appendice di una crisi
politica più ampia nata dalle
elezioni presidenziali e legislative
contestate del 28 novembre scorso,
la commissione elettorale ha
annunciato che le condizioni non
sono idonee per organizzare le
elezioni provinciali come previsto
durante l’estate 2012. “Se tutto va
bene”, ha fatto sapere l’istituzione,
si andrà alle urne all’inizio del 2013.
La situazione attuale vede in questi
giorni la nascita del nuovo governo
tra contraddizioni e imbrogli. La
gente capisce ma resta inerte,
soffre, lotta, ma nello stesso tempo
continua a sperare in qualcosa di
meglio e di buono. È questa la forza
di questo popolo, il non sapersi
arrendere e continuare a sperare.
E io aggiungo, che il cambiamento
sarà possibile solo se la solidarietà
e l’attenzione dell’Occidente
sapranno creare spazi e riservare
tempi per riflettere sulla realtà
di questo popolo. Credo che la
Chiesa con l’esortazione apostolica
“Africae Munus” di Benedetto XVI
abbia incominciato a risvegliare le
coscienze e a ridestare l’attenzione
per il continente africano.
Dossier
8 Sabato, 26 maggio 2012
■ Cambia l’Italia
to
Rappor
U
«Il Paese di Pollicino»:
bambini italiani e povertà.
Tornano le valigie: meno
immigrati, più emigranti
na solida provincia del Nord industriale,
dove in certi Comuni l’immigrazione
straniera ha superato il 10% degli
abitanti residenti. Gli uffici anagrafe che,
in questi anni, hanno sempre registrato
una continua crescita di residenti. Salvo
nel 2011: di stranieri non ne arrivano più
e chi abita qui sta preparando le valigie
o è già tornato al Paese d’origine. Altra
storia: signora srilankese che vive e lavora
in Italia da oltre venticinque anni, sempre
in regola anche se part-time. È arrivata
l’età della pensione, 65 anni abbondanti.
L’assegno Inps non toccherà i 400 euro
mensili. Smetterà di lavorare a novembre,
sta già preparandosi a tornare nella sua
terra. Per forza di cose: con 400 euro al
mese in Italia non si riesce a campare.
Con grande dispiacere: lascerà qui le due
figlie – italianissime di fatto – e i nipoti.
Anche loro alle prese con la difficoltà di
arrivare a fine mese. Effetti di una crisi
economica che colpisce appunto gli strati
sociali più deboli – è lapalissiano che i
ricchi se la caveranno – e, tra i più colpiti,
ci sono proprio gli stranieri arrivati qui a
cercare fortuna. La Fondazione Ismu, in una
freschissima ricerca, “fotografa” il momento:
un immigrato su dieci è intenzionato a
tornare al proprio Paese entro un anno.
Stiamo parlando di circa 150 mila individui,
ma lo stillicidio sta silenziosamente
andando avanti da mesi. E stiamo parlando
di “extracomunitari”, perché bisognerebbe
mettere nel conto le decine di migliaia di
rumeni – perlopiù impiegati nell’edilizia –
che hanno già caricato tutto nei loro furgoni
per il viaggio di ritorno.
Sono proprio i muratori i più coinvolti
dall’operazione reimpatrio. Un lavoro lo
sanno fare, e qui l’edilizia è in stallo quasi
totale. Poi ci stanno gli “sbarcatori di
lunario”, quelli che si arrangiavano con
lavoretti vari ora spariti o diventati molto
interessanti pure per italiani disoccupati e
cassintegrati. Un fenomeno che coinvolge
addirittura settori snobbati per molti anni
dai lavoratori italiani: l’agricoltura (sempre
meglio guadagnare 50 euro al giorno nelle
attività di raccolta, che zero a stare a casa)
e i servizi alla persona e alla casa. Insomma
badanti e colf. Resiste l’industria, la crisi
tiene ancora lontani i connazionali da
fonderie e lavori pesanti. Ma c’è una cartina
tornasole (negativa) che testimonia più di
altre la situazione: le false cooperative.
Sono un fenomeno esploso negli ultimi
tre-quattro anni: nel Nord-est si parla di
una cooperativa sana e in regola ogni
due create solo per sfruttare i lavoratori e
aggirare regole e leggi. Fino a pochi mesi
fa, “offrivano” 5-6 euro all’ora a chi vi si
rivolgeva. Ora sono “ambite” da lavoratori
stranieri che, per 4 euro senza contributi,
Inail e misure di sicurezza minime, sono
disposti a lavorare per gentaglia che lucrerà
sulla pelle di queste persone. Un fenomeno,
quello del riflusso migratorio, che fa
“pendant” con la ripresa dell’emigrazione
italiana. I mass media sono tutti concentrati
sulle poche migliaia di giovani che vanno
a mettere a frutto le loro lauree in Paesi
più interessanti dell’Italia (la cosiddetta
“fuga dei cervelli”) e poco parlano delle
molte migliaia di calabresi e siciliani che,
silenziosamente, hanno fatto la valigia
con destinazione le fabbriche tedesche.
Sta succedendo pure agli spagnoli (in
Sudamerica e soprattutto Argentina), ai
portoghesi (in Brasile, Angola e Mozambico)
e ai greci (nella temuta Germania): un
ritorno agli anni Cinquanta del secolo
scorso in piena regola. D’altronde la Spagna
in crisi nera s’è rapidamente spopolata di
immigrati: maghrebini nei campi, rumeni nei
cantieri edili. E i Paesi d’origine, tra l’altro,
stanno iniziando a fare ponti d’oro ai loro
fuorusciti. Un po’ perché hanno acquisito
professionalità preziose e spendibili
anche a casa loro, un po’ perché in questi
anni hanno accumulato risparmi che ora
possono essere reinvestiti in loco. Sta così
risolvendosi uno dei grandi fenomeni sociali
che tanto avevano preoccupato le società
occidentali in questi ultimi due decenni.
Alcuni Paesi del Terzo mondo sono in pieno
boom economico, mentre la ricca Europa sta
retrocedendo Quando vedremo spopolarsi
le comunità cinesi trapiantate nelle nostre
Chinatown, perché a Guangzhou si guadagna
più che a Milano, il ciclo si sarà completato.
NICOLA SALVAGNIN
L’associazione “Save the children” lancia iniziative
a difesa dell’infanzia, nel nostro Paese e nel mondo
I
n Italia, il 22,6% dei
bambini è a rischio
povertà, quasi 1 su 4,
con uno spread rispetto
agli adulti dell’8,2%, uno
dei più alti in Europa. Tra
i più colpiti, i bambini
con un solo genitore –
quasi 1 su 3 in povertà – e
i figli delle giovani coppie,
dove il rischio povertà
colpisce quasi 1 minore
su 2. Sono alcuni dati
del dossier “Il Paese di
Pollicino” presentato da
“Save the children”, che
promuove “Ricordiamoci
dell’infanzia”, la nuova
campagna in aiuto ai
bambini a rischio in
La situazione dei nostri
piccoli è fra le peggiori
in Europa, con quasi
un quarto dei bambini
in seria difficoltà.
Italia. Tra le azioni di
sensibilizzazione un grande
evento il 25 maggio a Roma e
altri in 13 città e un appello al
governo.
Anche se nel Paese è
in aumento la povertà
dei minori, l’Italia è agli
ultimi posti in Europa per
finanziamenti a favore delle
famiglie, infanzia e maternità
con l’1,3% del Pil contro il
2,2% della media europea.
“I dati ci dicono che negli
ultimi 15 anni, con un
intensificarsi del fenomeno
fra il 2006 e il 2010, la povertà
ha colpito più di tutti e
con crescente intensità i
bambini”, dichiara Valerio
Neri, direttore generale di
“Save the Children Italia”. Per
Neri, perciò, “è senza dubbio
importante la centralità data
ai bambini e agli adolescenti
nella riprogrammazione dei
fondi europei, annunciata
nei giorni scorsi”. Si tratta di
“un intervento significativo,
che tuttavia non elimina
la necessità di un piano
nazionale organico
di breve e medio
periodo. Per questo
abbiamo deciso di
lanciare “Ricordiamoci
dell’infanzia”, una nuova
campagna in aiuto
all’infanzia a rischio in
Italia che si rivolge prima
di tutto al governo, ma
intende coinvolgere anche
singoli cittadini, imprese,
il mondo della cultura e
dell’informazione”.
I bambini con un solo
genitore – il 28,5% degli
under diciotto – sono i più
esposti alla povertà, ma
forse il più inedito volto
della povertà minorile sono
le coppie di trentenni con
figli: se infatti l’incidenza
della povertà nelle famiglie
con minori è in media del
21,5%, il dato schizza al
47,8% nel caso di coppie con
meno di 35 anni con figli.
“Qui abbiamo famiglie con
capofamiglia sotto i 35 anni
che magari ha un contratto di
lavoro precario”, commenta
Raffaela Milano, direttore
dei programmi Italia-Europa
di “Save the Children”. La
povertà minorile cresce,
poi, con il crescere del
numero dei minori presenti
in famiglia. Chi nasce
nel Mezzogiorno ha una
probabilità molto più alta
di crescere in una famiglia
povera. Se l’incidenza di
povertà minorile è ben al di
sotto della media nazionale
nel Nord-Ovest (10,9%), nel
Nord-Est (14%) e al Centro
(13,2%), sfiora il 40% al Sud
(quasi 2 minori ogni 5 sono
poveri) e raggiunge il 44,7%
nelle Isole. “Non è tuttavia
solo il reddito della famiglia
a determinare la condizione
di povertà di un bambino
– precisa Milano –. È
fondamentale poter contare
su una rete di opportunità e
di servizi, come l’asilo nido
e una scuola di qualità, così
come di spazi per il gioco e
il movimento, tutti elementi
indispensabili per una
crescita serena”.
Secondo Neri, “le
povertà minorili sono
indubbiamente aggravate
dagli effetti della recessione
mondiale ma non nascono
certamente oggi”. Nel 2009
l’Italia investiva della propria
spesa sociale appena l’1,4%
nel settore famiglie (contro
una media Ue del 2,3%).
Inoltre, la spesa e i servizi
per l’infanzia segnalano
grandi differenze di standard
e qualità, a seconda delle
Regioni. Basta guardare agli
asili nido: in Emilia Romagna
ne usufruiscono il 29,5% dei
bimbi tra 0 e 2 anni, mentre
la Campania è in fondo
alla lista con il 2,7% dei
bambini presi in carico dai
nidi pubblici. “Per arrestare
questo trend è necessario
varare subito un piano
nazionale di lotta alla povertà
minorile”, spiega Neri. Le
misure proposte da “Save
the Children” si fondano su
quattro pilastri: interventi
per il sostegno alle famiglie
in condizione di povertà
estrema, come ad esempio
la previsione di ulteriori
sgravi fiscali per ogni figlio
a carico o di voucher per
l’acquisto di beni essenziali;
servizi per il sostegno della
genitorialità, quale un piano
d’investimenti straordinari
per gli asili nido, per la
creazione di ulteriori 370.000
posti entro il 2020; misure di
sostegno al lavoro femminile
e per favorire la conciliazione
fra lavoro e famiglia, quale
l’istituzione di un fondo
di garanzia per mamme
imprenditrici per favorirne
l’accesso al credito; e infine la
previsione di una valutazione
d’impatto sull’infanzia di
ogni nuovo provvedimento
legislativo. Per l’attuazione di
tale piano strategico sarebbe
necessario un progressivo
adeguamento delle risorse
destinate all’infanzia
agli standard degli altri
Paesi europei, passando
dall’attuale investimento
dell’1,3% del Pil al 2% entro
il 2020. “Se almeno una parte
delle risorse recuperate
nell’ambito delle misure
varate dal governo venisse
destinata all’infanzia a
rischio, si potrebbe nel giro
di un anno dimezzare il
numero delle famiglie con
minori a carico che vivono
in condizioni di povertà
più gravi, facendo uscire
dalla condizione di povertà
assoluta più di 300 mila
bambini”, conclude Neri.
❚❚ Osservatorio nazionale della Famiglia
«Valorizzare la soggettività sociale»
“E
ssere d’aiuto a studiosi e operatori
per perseguire nuovi orizzonti di
interventi a favore delle famiglie
italiane in una fase storica di crescenti incertezze”. Questo l’obiettivo del Rapporto biennale 2011-2012 curato dall’Osservatorio nazionale sulla famiglia. “Il Rapporto – si legge
nell’introduzione a firma di Pierpaolo Donati, direttore scientifico dell’Osservatorio – intende fornire informazioni socio-economicodemografiche utili per comprendere la condizione familiare in Italia e, nello stesso tempo,
suggerire linee d’intervento per le politiche
sociali da mettere in campo”. Bisogna, quindi, “riconoscere il ruolo sociale della famiglia
non già mediante misure di tipo caritativo o di
mera assistenza passivizzante, bensì nei termini di una piena valorizzazione della soggettività sociale della famiglia. Se un Paese non
ha un forte tessuto connettivo costituito da
famiglie solide che generano beni relazionali,
non v’è rimedio economico che possa funzionare, perché il problema giace nel fatto
di consumare il capitale umano e sociale
delle famiglie, e nel non riuscire a rigenerarlo”. Strutturato in due volumi, il Rapporto “parla di alleanza italiana per la famiglia
non solo perché risponde alle linee-guida
dell’Unione europea, ma anche e soprattutto perché prevede il coinvolgimento di
tutti gli attori istituzionali e della società
civile che sono chiamati a realizzare il family mainstreaming”. Nel primo tomo viene delineato “lo scenario generale dei mutamenti nel corso di vita delle famiglie e
le esigenze di una legislazione sociale più
avanzata, tenendo conto del nuovo assetto
federalistico del Paese”, con particolare attenzione “ai problemi della povertà e delle
famiglie immigrate”. Nel secondo volume
vengono, invece, riportati “i risultati di ricerche originali sul campo, che riguardano
le buone pratiche e i nuovi strumenti per la
conciliazione tra famiglia e lavoro, come l’audit, e i buoni servizio, l’uso dei congedi genitoriali, gli aiuti alle famiglie che si prendono
cura degli anziani non autosufficienti, i sostegni alle famiglie fragili (con minori in tutela o
a rischio di allontanamento, in cui i genitori
sono separati/divorziati, famiglie migranti), la
governance delle politiche familiari a livello
locale”. In appendice si trova il Piano nazionale per la famiglia, “una sintesi del programma d’interventi concreti che, se implementati,
potrebbero portare il Paese a realizzare le più
moderne ed efficaci politiche familiari”. Sono
“note da tempo – si legge ancora – le difficoltà
che il sistema-Italia ha di dare un adeguato
riconoscimento alle famiglie per il ruolo economico, sociale, culturale che esse svolgono
in quanto famiglia, e non come semplici aggregati d’individui. Qualche recente segnale
fa ben sperare in una possibile svolta.
Cultura
Sabato, 26 maggio 2012
Beni culturali. Oltre seicento cantieri aperti grazie all’8x1000.
Attraverso i beni culturali
ecclesiastici possiamo dire
chi siamo e far incontrare
le persone: i contributi
sono piccoli ma incisivi.
diverse diocesi, in particolare quelle
che hanno concluso l’inventariazione,
da tempo hanno attivato iniziative di
valorizzazione di tale patrimonio. Questo
avviene in modo positivo soprattutto
laddove nelle diocesi ci si mette a
lavorare insieme fra i referenti di vari
settori: dai beni culturali ecclesiastici
alla pastorale del turismo, la liturgia,
la catechesi, fra i conoscitori e studiosi
della Bibbia, gli operatori della pastorale
giovanile. I musei diocesani, ad esempio,
diventano un luogo molto importante
dove poter attivare iniziative di carattere
culturale. “Vivere” bene e creativamente
questi ambienti consente non solo
di valorizzarli appieno, ma anche di
cogliere i valori più profondi della nostra
identità cristiana. Quindi diventano
veramente un’occasione importante per
far incontrare le persone e raccontare
chi siamo. Non dobbiamo dimenticare
che si tratta di beni fortemente legati al
nostro vissuto di fede: anche quando
sono dismessi dal culto dobbiamo essere
capaci di tirarne fuori questo valore
senza il quale non si comprendono».
Come possono le Chiese locali
promuovere iniziative di restauro e
conservazione?
«Già stanno facendo molto, anche in
virtù di quanto attivato dal sistema otto
per mille per quanto riguarda il sistema
dei beni culturali ecclesiastici. Penso al
■ Cos’è la verità
A Como un incontro
con Giovanna Parravicini
N
Che Cos’è la verità?
Religiosità e ricerca
in Dostoevskij e Tolstoj
Luoghi
e persone
di valore.
beneficio che portano gli interventi
in corso, ad esempio col restauro
architettonico dove si può ottenere fino
al 50%. Vedendo i dati delle richieste
arrivate in questi anni ci rendiamo
conto di quanto questo sistema sia
utilizzato ampiamente dalle diocesi.
Nell’ultimo anno finanziario abbiamo
ricevuto 480 richieste per restauro
di edifici di culto e loro pertinenze.
Non si tratta di contributi altissimi,
perché l’otto per mille interviene
con un aiuto. In realtà abbiamo
visto che il sostegno garantisce una
risorsa certa e consente alle diocesi
di trovare altre risorse attraverso le
parrocchie, la stessa diocesi, sponsor,
fondazioni. Questo funge da volano
perché permette anche di fare una
programmazione: così ogni anno noi
possiamo dare risposte positive a più
di 400 interventi. Se noi pensiamo che
in questo momento in Italia ci sono più
di 600 cantieri aperti ci rendiamo conto
del beneficio grande che sta portando
l’otto per mille anche per il lavoro di
tante imprese specializzate».
Lo strumento delle sponsorizzazioni
va incentivato?
«Dipende dai contatti che si riescono
ad attivare a livello locale. Molte
volte sono le fondazioni, o anche
sponsor privati, imprese, che vogliono
intervenire a favore del territorio
perché in genere un edificio di culto
è sempre molto legato al vissuto delle
persone. Più facilmente le cattedrali
trovano questo tipo di risorse».
Venerdì 25 maggio 2012 - ore 21
Aula Magna Collegio Gallio
(entrata da Via Gallio, 1 – Como)
incontro con Giovanna Parravicini
ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana
[email protected]
ei giorni scorsi si è svolta a
Roma, su iniziativa dell’apposito
Ufficio nazionale della Cei, la XIX
Giornata nazionale dei beni culturali
ecclesiastici dedicata al tema “Restauro
di chiese. Orientamenti dal progetto
alla realizzazione”. Vi hanno preso
parte esperti ed esponenti delle regioni
ecclesiastiche e delle diocesi. Il direttore
dell’Ufficio nazionale, monsignor
Stefano Russo, così sintetitzza i risultati
dell’incontro.
È diffusa la consapevolezza che i beni
culturali ecclesiastici rappresentano
un patrimonio d’inestimabile valore.
Cosa fare perché tale patrimonio possa
essere ulteriormente valorizzato?
«Rispetto alla valorizzazione dei beni
culturali ecclesiastici e artistici si sta
facendo molto. Il lavoro, ad esempio,
d’inventariazione informatizzata che
stanno facendo le diocesi va in questa
direzione. È un inventario che ha delle
finalità prima di tutto di carattere
patrimoniale, però le conseguenze
si possono già intuire fin da adesso:
7
INGRESSO LIBERO
Per informazioni e prenotazioni: [email protected] - tel. 339 2581405
C E N T R O
C U L T U R A L E
P A O L O
V I
D
Quali risvolti ed evoluzioni nella
pastorale possono derivare da una
crescita della sensibilità dei fedeli nei
confronti dei beni ecclesiastici?
«Qui c’è ancora diversa strada da
percorrere. Se è vero che attraverso i
beni culturali ecclesiastici possiamo
dire chi siamo, ancora stiamo
imparando a farlo. Dipende molto
anche da come nelle diocesi ci si mette
insieme a lavorare tra i referenti dei
diversi uffici e servizi pastorali».
Di fronte ai gravi danni provocati dal
terremoto in Emilia Romagna, come
è coinvolto l’Ufficio nazionale?
«Una cosa molto importante in queste
situazioni è far sì che la vita ordinaria al
servizio dei beni culturali ecclesiastici
possa trovare anche nelle situazioni
straordinarie modo di svilupparsi. Gli
incaricati debbono poter interagire
con istituzioni ed enti che si occupano
di questi beni anche sul piano civile.
Penso alle figure non solo dei vescovi
incaricati per questo settore, ma agli
incaricati regionali e diocesani: figure
di riferimento a cui tutti si rivolgono
e nella vita ordinaria, come ad
esempio è capitato a L’Aquila dove il
concorso delle varie competenze ha
consentito di salvaguardare e mettere
in sicurezza e in esercizio l’archivio
storico ecclesiastico. Dopo pochi
mesi dal terremoto è stato possibile
riaprirlo al pubblico, anche per
l’archiviazione elettronica effettuata
precedentemente».
LUIGI CRIMELLA
ue grandi scrittori russi – forse i
più noti al pubblico, i più citati, i
più studiati – saranno i protagonisti
dell’incontro “Che cos’è la verità?
Religiosità e ricerca in Dostoevskij e
Tolstoj”, organizzato dal Centro culturale
Paolo VI, venerdì 25 maggio 2012, alle
ore 21.00, nell’Aula Magna del Collegio
Gallio (entrata da Via Gallio, 1 – Como).
A condurci in un affascinante percorso
sull’arte russa sarà Giovanna Parravicini,
ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana
e direttore dell’edizione russa della rivista
«La Nuova Europa». La serata giunge
a conclusione di questo primo anno
dedicato alla riscoperta de “L’umana
avventura: origine e compito”, che ha
visto il Centro Paolo VI dedicarsi ai temi
della famiglia, dell’integrazione, dei diritti
umani, sempre con il desiderio di cercare
di leggere il «cardiogramma della nostra
contemporaneità». Cardiogramma che la
poetessa Ol’ga Sedakova così descrive: «Mai
come oggi l’uomo parte dalle rovine, dai
traumi. L’inizio non lo ricorda. Probabilmente
l’inizio finora non era mai stato dimenticato
così drasticamente. A ben guardare, non
ricorda neppure la fine. Dove è ignoto
il principio autentico è ignota anche la
fine». Sarà di grande interesse ascoltare la
Parravicini, una delle prime “seguaci” di
padre Romano Scalfi, fondatore del Centro
studi Russia Cristiana, con il quale lavora
dal 1978, dando voce in Occidente alla
“Chiesa del silenzio” e facendo conoscere
la tradizione letteraria, artistica, spirituale
della Russia. Dal 1991 risiede a Mosca,
dove collabora, in ambito culturale, con
la Nunziatura Apostolica. Nel 2009 è
stata nominata Consultore del Pontificio
Consiglio per la Cultura. Ha curato numerose
pubblicazioni sulla storia della Chiesa in
Russia nel XX secolo e sull’arte bizantina e
russa. L’ingresso è libero. Per prenotare il
posto, scrivere a: [email protected].
Patrimonio Unesco. Si tratta di una struttura unica, che sa unire antico e contemporaneo.
L’abbazia svizzera di San Gallo compie 1400 anni
L
a motivazione dell’Unesco era stata molto chiara: un
eccezionale esempio di tipologia di edifici che simboleggiava la storia dell’umanità e che evidenziava una
convergenza significativa dei valori culturali e religiosi con
lo sviluppo dell’architettura e della tecnica. San Gallo rappresentava la negazione di uno dei “valori” della modernità, vale a dire l’effimero, il non duraturo, ciò che si lascia
consumare senza tante storie. E, si guardi bene, l’iscrizione
nella lista Unesco dei siti considerati patrimonio mondiale
dell’umanità risale al 1983, vale a dire all’inizio di tale compilazione, e non fu caldeggiata dall’amministrazione locale,
ma dalle agenzie internazionali incaricate di monitorare i
tesori del nostro pianeta: una scelta oggettiva, quindi, non
di parte, che la dice lunga sull’importanza di una delle più
interessanti abbazie del mondo. Abbazia che compie ora
mille e quattrocento anni: nel 612 della nostra era, Gallo,
un monaco irlandese, al seguito del suo maestro Colombano giunse in questo luogo del nord-est elvetico e si fermò in
preghiera e meditazione. Fu l’evento originario, perché in
questa impervia zona montuosa nacque un piccolo eremo,
probabilmente con un oratorio e alcune celle intorno, che un
secolo più tardi un altro monaco, stavolta di lingua tedesca,
Otmar, sostituì con un complesso monastico vero e proprio,
adottando la regola benedettina.
Iniziò così una lunga serie di stratificazioni che ha portato
all’attuale assetto dell’abbazia, datato inizi del Settecento,
con lavori durati a lungo: nel 1761 ci furono ancora pesanti
interventi di demolizione (il coro gotico, ad esempio) e bi-
sognò attendere la prima decade del XIX secolo per l’ultimazione, anche se l’intero complesso può essere considerato un
cantiere aperto per la sua natura composita. Ma San Gallo
nasconde, si fa per dire, una ulteriore meraviglia: la biblioteca, nell’aspetto attuale risalente al diciottesimo secolo, anche
se in realtà è operante da più di 1200 anni. Qui sono catalogati 170.000 volumi, di cui 2.200 manoscritti e 500 databili a
prima dell’anno Mille: una parte di questi rappresenta la testimonianza dell’emergere della lingua tedesca dall’oscurità
dell’alto medioevo. Ma la biblioteca continua a vivere, non
solo come pura ostensione di codici e volumi, ma –e questo
dovrebbe insegnarci qualcosa in termini di “spendibilità”
dei nostri patrimoni- anche come servizio continuo e adeguato ai tempi: 400 antichi codici sono stati perfettamente
digitalizzati e messi in rete, a disposizione degli studiosi, che
possono ammirare, come se li avessero davanti, caratteri di
scrittura, marginalia, miniature e tavole di copertina.
Il che è una lezione di come attualizzare il passato immettendolo in quella che è la rete di comunicazione di oggi e di
domani, per affidarlo alle nuove generazioni. Lezione che ci
proviene non da sofisticati ed algidi laboratori degli sciamani
del “net”, ma da una millenaria abbazia svizzera.
Chiesa in Italia
10 Sabato, 26 maggio 2012
● Per tutta la settimana, a
Roma, si è svolta l’assise
dei Vescovi italiani
● L’intervento del
Presidente ha preso
le mosse dall’attualità
● Siamo in un’epoca
di cambiamenti:
richiesti e ricercati
Bagnasco all’Assemblea Cei:
ecco le attese della gente
“N
essun credito da parte di
alcuno può essere dato
a coloro che, comunque
travestiti, usano violenza e perpetrano
crimini”. È il monito lanciato dal
cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, nella prolusione
alla 64ª assemblea della Cei.
Nella parte finale, il cardinale si è
riferito ad alcune “minacce” che “ci
stanno insidiando” e sulle quali “si sta
puntando un’assidua vigilanza, insieme
alla massima attenzione per prevenire e
perseguire gli autori e i fiancheggiatori
di violenza”. “A Brindisi – ha ricordato
– c’è stato un attentato mortale in cui
ha perso la vita una giovane, Melissa
Bassi, e sono state ferite altre cinque
allieve. Nella mia Genova, c’è stata la
gambizzazione di un alto dirigente
aziendale, Roberto Adinolfi”.
“Lasciando agli inquirenti le
conclusioni di competenza – le parole
del cardinale – è inevitabile fare
collegamenti col passato e
intravvedere ombre eversive
che cercano di pescare nel
torbido di disagi e paure
per destabilizzare la vita
sociale”.
Secondo il card. Bagnasco,
l’Italia “ha un’indole di
equilibrio e misura”, e “non
tende di per sé a eccessi
né a estremismi”: per
questo “l’intera nazione
deve isolare, con sdegno
compatto e univoco,
coloro che sbandierano
false e mortifere utopie”,
senza permettere “che
questi servi della violenza
ci intimidiscano e ci
assoggettino al terrore”.
Si doveva cambiare,
si deve cambiare
In questo contesto s’inquadra
“l’iniziativa governativa di messa in
salvo del Paese, in grado di congiurare il
peggio”. È l’analisi dell’attuale scenario
politico tracciata dal card. Bagnasco.
“Mai come oggi i cittadini sono
consapevoli che si è definitivamente
interrotto un ciclo economico e
sociale, e che il nuovo sarà comunque
diverso”, ha esordito il cardinale, che ha
ricordato “lo scenario di appena alcuni
decenni fa, quando l’Italia ansimava
per farcela e lottava per raggiungere,
passo dopo passo, il posto che oggi
occupa tra le nazioni più sviluppate
del pianeta”. Allora, “la parola d’ordine
che ispirava un’intera generazione era:
lavorare, sacrificarsi, crescere. Non si
badava alla fatica, si facevano sacrifici
inimmaginabili, ma si correva insieme”.
A un certo punto, poi, “la crescita ha
iniziato a identificarsi col consumismo,
e il consumismo cominciò a basarsi in
misura crescente sul debito, un debito
collettivo che diveniva nel frattempo
sempre più straripante”. Noi, intanto,
“pensavamo che fosse possibile
crescere sempre, in avanzamento
continuo e illimitato”, finché “non è
arrivato il momento della verità”, e la
crisi “è deflagrata nella forma più grave
di crisi di sistema, qualcuno parla
addirittura di crisi di civiltà”. Il card.
Bagnasco ha poi stigmatizzato “episodi
nuovi di comunicazione selvaggia” che
“si sono ancora una volta manifestati
nel sistema mediatico”. “Ci addolora, e
molto, che affiori qua e là una sorta di
gusto a colpire la Chiesa, quasi che ne
potesse venire un qualche vantaggio”, le
parole del presidente della Cei, che li ha
definiti “atti criminosi”.
Cambiamento epocale
Teorizzando la necessità di un
“cambiamento epocale”, il cardinale ha
stigmatizzato in politica “l’incertezza
dei partiti” e il “latrocinio”, perché
“ogni corruzione è un
tradimento del bene
comune”. La gente, invece,
“aspetta di vedere dei segni
concreti, immediati ed
efficaci” e vuole “recuperare
nonostante tutto la piena
fiducia nella politica e
nei partiti”. Per il card.
Bagnasco, “le astensioni
dalle urne, le schede
bianche, le schede nulle
sono un messaggio chiaro
da prendere sul serio”, ma
“perché lo scoramento e la
disaffezione non prevalgano,
occorre che la politica si
rigeneri nel segno della
sobrietà e della capacità di
visione”.
Servono segnali concreti e garanzie per l’occupazione
Lavoro, lavoro, lavoro
In Italia “c’è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro”. Lo ripete
tre volte, questo sostantivo, il card. Bagnasco. I giovani,
in particolare, “devono finalmente ricevere dei segnali
concreti, che vadano oltre la precarietà, la discriminazione,
l’arbitrarietà”, attraverso “misure necessarie” che comportino,
oltre alla tutela dei loro diritti, anche “una scrupolosa
revisione delle garanzie, che non possono valere per
determinate fasce”. In particolare, per il presidente della Cei,
c’è da superare “un costume insano che sta prendendo piede,
persino in certe campagne pubblicitarie, secondo il quale si è
spinti a spendere per i propri consumi ciò che non si è ancora
guadagnato”. “indebitarsi per fare una vacanza, o per avere
in casa un oggetto superfluo, è segno di un modo di concepire
la vita distorto, triste e pericoloso”, ha ammonito il cardinale,
secondo il quale “il dramma dei suicidi di persone che si
sentono schiacciate dalle responsabilità aziendali o familiari,
spesso da debiti per i quali non hanno colpa, è un fenomeno
che interroga e inquieta”, e del quale “vanno appurate con
diligenza le cause e vanno approntati ‘sportelli amici’ a cui
possa rivolgersi con fiducia chi è disperato”. Infine, un appello
agli istituti bancari, perché mostrino “solidarietà delle piccole
aziende e delle famiglie”, e agli imprenditori a “ripensare la
facile strategia delle localizzazioni”.
✎ Parole chiare
D
a diversi mesi, da anni, ormai, con
schiettezza, il cardinale Angelo
Bagnasco segue la crisi, nei suoi
molteplici aspetti, con lo sguardo della fede e
con l’attenzione al concreto delle situazioni,
della vita delle persone, delle famiglie, delle
comunità.
Per questo la sua analisi è precisa, senza
sconti, ma anche mai pessimista.
Così nella prolusione che apre i lavori
dell’assemblea della Cei declina una
certezza: “Si è definitivamente chiuso
un ciclo economico e sociale”, quello del
consumismo, del debito. Ma “il buio non è
totale e inesorabile”. È possibile riavviarci
“verso un processo di crescita”, ma questa
“non potrà essere quella che immaginavamo
in precedenza”. Deve poggiare su basi solide.
Ecco, allora, alcuni punti di riferimento: le
“verità perenni”, il senso del limite, la cultura
dei legami, a partire dalla famiglia. Ecco che
il presidente della Cei rilancia e impegna
il cammino della Chiesa in Italia sulla via
indicata da Benedetto XVI: la fede.
Ecco l’appello al lavoro, che è richiesta
pressante, ma anche strada di rinascita
sociale: “C’è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro”.
Insomma, a un Paese frastornato ma che
non vuole cedere allo scoramento, sa dire
“parole non scontate d’incoraggiamento e
di speranza, inquadrando i rischi nei quali
stiamo incorrendo, ma anche i segnali positivi
e le potenzialità che sono realisticamente alla
nostra portata”.
È l’atteggiamento che il cardinale Bagnasco
ha tenuto in questi anni, pazientemente
riannodando le trame di uno spirito pubblico
depresso e sfilacciato.
Questo implica anche saper opporre dei
rifiuti secchi: alla logica cieca della finanza
speculativa, alla comunicazione selvaggia,
in relazione alla pubblicazione di documenti
riservati del Vaticano, ai “traditori della
politica”, a un’Europa reticente e vuota di
valori, alla violenza cieca, in Italia ma anche
nel mondo, in particolare contro i cristiani.
Anche la chiarezza delle critiche fa risaltare
l’appello all’impegno, l’incalzare l’economia
e la politica. Evoca così Giuseppe Toniolo,
“un ottimista tutt’altro che ingenuo”, una
figura autorevole di riferimento “quando i
cattolici – sia sul versante interno sia su quello
esterno – stanno mettendo in campo iniziative
provvidenziali per il bene del Paese e che noi
incoraggiamo”, verbo-chiave.
C’è l’Incontro mondiale delle famiglie, il
rilancio della catechesi e dell’accoglienza
di chi riscopre la fede, c’è l’Anno della
fede, l’anniversario del Concilio, grande
riferimento. Ci sono le nuove prospettive
di un’Europa che deve ritrovare lo slancio
comunitario, ci sono le sfide della politica,
nel senso della sobrietà e della capacità di
visione.
Molte sfide per un impegno a tutto campo.
Perché quel che conta è l’orientamento
essenziale, “la fede intesa come fiducia nella
fedeltà di Dio che, in Gesù, si è legato al
destino dell’uomo”. Per questo fa rima con
felicità, anche qui, oggi, in tempo di crisi.
Perché offre il propellente per la speranza e,
dunque, un’azione originale ed efficace.
www.agensir.it
Guardando alla società. Sono molteplici le sfide che ci attendono per un futuro di sviluppo
L’Europa, la famiglia, la parrocchia, il Concilio
La “grande aula” e l’Europa
Il presidente della Cei ha paragonato il nostro Paese a una “grande aula” in cui si deve “fare i conti
con il limite”, imparando la “lezione sul servizio”, che comporta la
necessità di “rompere il cerchio
mortale dell’individualismo” per
“ricostruire la cultura dei legami
che si esprime nella famiglia, nel
vicinato, nell’amicizia, nei luoghi
del lavoro”. Per l’Europa, il card.
Bagnasco ha parlato di “crisi
dell’uomo europeo” e ha auspicato “un’autocritica condotta a
partire dal momento in cui si abbandonò il termine di comunità
per quello più banale di unione, e
si censurarono le radici cristiane”.
No, infine, al “divorzio breve”, che
“contraddice gravemente qualunque possibilità di recupero e ren-
de complessivamente più fragili i
legami sociali”.
Il ruolo della parrocchia
e un richiamo al Concilio
Riflettendo sul ruolo della
parrocchia, il card. Bagnasco ha
detto: “Tutto lascia sperare” che
nella parrocchia “si trovi quanto
è necessario per la riscoperta
della vita spirituale”. La
parrocchia, dunque, “come via
alla Chiesa. La parrocchia con la
sua accessibilità e ordinarietà,
ma anche con un suo rinnovato
flusso di calore”. Per il cardinale,
“le nostre parrocchie sono
cellule di evangelizzazione
anzitutto mettendo un’anima
missionaria nelle cose ordinarie”.
Non solo: “La rinnovata vivacità
delle parrocchie è grembo di
vocazioni sacerdotali, così
come le aggregazioni ecclesiali”.
Ricordando il 50° anniversario
dell’apertura del Concilio
Vaticano II, il cardinale ha
sottolineato: “Ci accostiamo
al giubileo conciliare con il
passo consapevole di chi vuol
far memoria di una stagione
straordinaria della vita di
Chiesa”. Per Bagnasco “il
Vaticano II è “autentico dono di
Dio”, dal quale non intendiamo
staccarci. Con l’intenso afflato
pastorale che in esso si respira,
intendiamo in questi frangenti
metterci a fianco dei nostri
concittadini e, se anche non
fosse possibile convincerli su
Gesù Cristo e la Chiesa, essere
loro solidali e amici”.
Vita diocesana
Domenica 20 maggio l’incontro regionale.
Sabato, 26 maggio 2012
11
Agenda
del Vescovo
I
T
N
E
D
STU
25 maggio
A Como, tutto il giorno Consiglio Episcopale.
26 maggio
A Menaggio, alle ore 10.30, inaugurazione
del Consultorio; a Como, presso il Centro
Pastorale, alle ore 15.00, Consiglio Pastorale
Diocesano; a Como, in Cattedrale, alle ore
21.00, Veglia di Pentecoste e Cresime degli
adulti.
Il Msac a Mandello
27 maggio
L’
European Day, appuntamento annuale del Msac – Movimento studenti di Azione cattolica - in cui si riflette sulla
nostra appartenenza all’Unione Europea, si è svolto domenica scorsa, 20 maggio, a Mandello del Lario. La Diocesi di
Como ha accolto i ragazzi provenienti da Milano, Lodi e Vercelli,
(ragazzi che si sono alzati a orari impensabili per una domenica mattina!) per vivere una giornata di ampio respiro europeo.
“Con l’aiuto dei “super-capi” dell’ Equipe Nazionale, durante la mattinata abbiamo cercato di approfondire le nostre
conoscenze riguardanti l’Unione Europea, infatti ci siamo resi conto di non
essere molto informati sulle sue istituzioni, ma neppure per quanto riguarda
le persone che ricoprono le varie cariche - queste le parole di un’entusiasta
msacchina di Bormio - Nel pomeriggio invece abbiamo provato ad essere
dei veri e propri Capi di Stato europei:
divisi in gruppi abbiamo analizzato
le caratteristiche di alcune nazioni, le
abbiamo presentate agli altri e abbiamo tentato di migliorare gli aspetti nei
quali quello stato era più carente. Infine abbiamo provato a formulare nuovi articoli per la Costituzione Europea,
così da tutelare il nostro stato ma senza
scordarci degli altri”.
Un’occasione di incontro
e di approfondimento sui temi
dell’Unione Europea per gli
studenti dell’Azione cattolica,
che guardano fiduciosi al futuro
Le attività si sono svolte in un clima di
collaborazione e amicizia, con quello
stile famigliare tipico delle esperienze
di Azione cattolica. L’incontro non è
stato solo regionale ma addirittura nazionale, dal momento che erano presenti rappresentanti delle diocesi di
Vercelli, Catania, Nola, Bari oltre alle
diocesi di Lodi, Milano e Como. Durante il pomeriggio c’è stato anche un
simpatico collegamento in video conferenza con la diocesi di Taranto, impegnata nel Congresso del Msac: i ragazzi si sono scambiati un saluto festoso e
“rumoroso”, dopodichè è intervenuta
la segretaria nazionale del Msac, Elena
Poser, che ha salutato ed augurato buon
lavoro agli studenti riuniti a Mandello.
La giornata si è conclusa con la Mes-
sa, celebrata da don Emanuele e don
Angelo. “Impariamo dallo stile di Gesù – ha detto don Angelo – la Sua è una
presenza discreta e liberante, che non
costringe nessuno a seguirlo. Il Signore
cammina con noi ma allo stesso tempo ha scelto di stare alla destra del Padre per pregare per noi. Così dobbiamo
essere noi quando andiamo nei nostri
ambienti di vita: una presenza discreta che però fa vedere il volto bello della fede; dobbiamo essere segno visibile
della presenza di Cristo Risorto”.
Tornando a casa, i ragazzi avevano
un’unica immagine negli occhi: una
corona di dodici stelle su fondo blu.
CECILIA e MONICA
A Como, alle ore 10.30, in Cattedrale,
Pontificale nella solennità di Pentecoste;
a Como, alle ore 17.00, in Cattedrale, Festa
dei Popoli.
28-29 maggio
A Como, in Seminario, dalle ore 11.00 del
lunedì, alle ore 14.00 del martedì, incontro
dei Vicari Foranei. Nel pomeriggio del
martedì, in Vescovado, udienze e colloqui
personali.
30 maggio
A Como, in Vescovado, tutto il giorno,
udienze e colloqui personali.
31 maggio
A Como, presso il Collegio Gallio, a partire
dalle ore 15.30, saluto ai partecipanti del
VII Incontro mondiale delle famiglie in
occasione del convegno su “Famiglia e
turismo”.
1 giugno
A Como, in Vescovado, al mattino, udienze e
colloqui personali.
1-3 giugno
A Milano, VII Incontro mondiale delle
famiglie.
5 giugno
Incontri con il clero dei vicariati: di Bormio,
alle ore 16.00; di Grosio alle ore 20.30.
I
familiari
del clero
Familiari del clero di Como e Sondrio
organizzano, come ogni anno, un
pellegrinaggio in un luogo significativo della
Diocesi. Quest’anno si svolgerà mercoledì
6 giugno al santuario di Gallivaggio.
Affideremo alla Madonna le nostre fatiche e le
nostre gioie, i sacerdoti e i seminaristi della
Diocesi, le comunità in cui viviamo cercando
di svolgere il nostro compito a servizio della
Chiesa. La giornata trascorsa insieme sarà
anche un’occasione per rinsaldare l’amicizia e la
fraternità tra le persone dell’associazione e con
nuovi collaboratori. Il programma della giornata:
ore 8.00: partenza in pullman da Como presso i
“Portici”; ore 11.00: Santa Messa in Santuario;
ore 12.30: pranzo; ore 15.00: visita guidata a
Fraciscio nei luoghi di san Luigi Guanella.
I Familiari della provincia di Sondrio arriveranno
a Gallivaggio con mezzi propri (fare riferimento
a don Silverio, telefono 0342-200218).
è necessaria per tutti la prenotazione entro e
non oltre il 31 maggio ai numeri:
Giovanna Della Monica, 031-240242;
Geltrude Morcelli, 0342-635726.
6 giugno
A Tirano, alle ore 10.00, incontro con il clero
del vicariato di Tirano; nel pomeriggio, a
Tirano, incontro con la Commissione per la
salvaguardia del Santuario.
7 giugno
A Como, in Vescovado, Consiglio Episcopale.
9 giugno
A Como, in Cattedrale, alle ore 10.00,
ordinazioni sacerdotali.
■ Il Vangelo della domenica: 27 maggio - Solennità di Pentecoste
«Lo Spirito vi guiderà» (Gv 15,26-27; 16,12-15)
Prima Lettura:
At 2, 1-11
Seconda Lettura:
Gal 5, 16-25
RADUNATI DALLO SPIRITO
Dono e legame d’amore tra il Padre e il Figlio
e terza Persona della Santissima Trinità, lo
Spirito Santo è stato dono e legame d’amore
nella Chiesa nascente nella prima Pentecoste
e lo è di nuovo nella Chiesa di oggi. “ Come
lingua di fuoco”, unisce persone diverse e di
linguaggi differenti così che si possano intendere tra di loro. Come “ vento impetuoso”
risveglia dal torpore e dallo scoraggiamento
per annunciare con franchezza Gesù morto e
risorto. “ Come luce beatissima” fa comprendere, attualizzare e vivere il Vangelo. Lo Spirito nella Chiesa è come il cuore nella sua funzione di “ sistole – contrazione”. Per questo
dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, i cristiani
di Gerusalemme erano “ un cuor solo e un’anima sola” ( At 4,32); per questo S. Paolo ai
cristiani di Roma ( 5,5) può scrivere:“ l’amore
di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito che ci è stato donato”.
IN CAMMINO SECONDO LO SPIRITO
Lo Spirito Santo spalanca le porte fino allora
sbarrate del cenacolo, e fa uscire gli apostoli in mezzo alla gente. è come il cuore nella
sua funzione di “ diastole – dilatazione”. I 17
popoli allora presenti a Gerusalemme ( il loro
elenco esatto mette a dura prova ogni lettore!), dalla viva voce degli apostoli, delle donne che stavano con loro, dei parenti di Gesù e
credo anche di Maria, nella loro lingua comprendono “ le grandi opere di Dio”. Ne consegue poi anche un nuovo stile di vita che,
riassumendo il lungo elenco di Paolo nella
seconda lettura, contrappone l’amore all’inimicizia; la pace alla discordia; la mitezza alla
gelosia; la benevolenza ai dissensi; il dominio di sé all’impurità e alle ubriachezze.
DALLE ALPI ALLE ANDE
Non me ne voglia male Edmondo de Amicis
se in parte gli rubo il titolo. Del resto Marco,
il protagonista del suo racconto, aveva tredici
anni come quelli di cui sto parlando. E’ l’inizio della celebrazione della Cresima. Ragazzi
e ragazze, eleganti e agitati come non mai,
firmano la lettera da inviare a don Fabio, un
nostro missionario sulle montagne del Perù,
inviando i saluti a lui e ai loro coetanei andini. Curioso, osservo le firme; alcune ancora
infantili; altre già segno di una personalità
spiccata. Una ragazza incaricata di leggere si
avvicina a me e alla catechista, mi prende per
mano e mi dice: “ Ho paura”! Io e la catechista la rassicuriamo: “ Coraggio ci siamo noi
accanto a te e poi prima ancora c’è lo Spirito
Santo”. Si tranquillizza; al momento giusto
legge benissimo. Sì; lo Spirito Santo c’è. Fa
comprendere e proclamare la Parola di Gesù
e domani nel portare il nostro saluto dalle
Alpi alle Ande non avrà l’apparenza corporea
come di colomba, ma di un moderno mezzo
alato. Ad agire però sarà sempre Lui!
don ALFONSO ROSSI
12 Sabato, 26 maggio 2012
Vita diocesana
INDICAZIONI
PER IL
PELLEGRINAGGIO
DIOCESANO
A LOURDES
Entro la fine di giugno si attendono
le iscrizioni al pellegrinaggio
diocesano a Lourdes, in programma
nel prossimo mese di ottobre, con
i programmi e le modalità riportati
nel manifesto qui accanto.
Martedì 29 maggio, presso il
Centro Pastorale Cardinal Ferrari
di Como, si terrà la riunione, alle
ore 10.00, per i sacerdoti che si
rendono disponibili come guida per
i pellegrini. È bene che i sacerdoti
interessati e disponibili a svolgere
questo servizio di accompagnamento
lo comunichino al Segretariato
diocesano pellegrinaggi.
Si sta anche approntando
un incontro per i laici che si
proponessero come guida e
capogruppo. Coloro che si
rendessero disponibili a questo
servizio facciano pervenire la loro
adesione presso il Segretariato
diocesano pellegrinaggi (per i
recapiti vedi manifesto qui accanto).
Casa Ain Karim
Il servizio di accoglienza
della struttura
di San Nicolò Valfurva
La Madonna si recò, subito dopo
l’Annunciazione, ad Ain Karim per
mettersi al servizio di Elisabetta, sua
parente, fu accolta ed accolse.
Il villaggio Ain Karim è nato e vive
grazie allo stile di accoglienza di chi è
lassù per ricevere gli ospiti: famiglie,
gruppi, coppie e persone in cerca di
riposo, svago nutrimento spirituale.
La casa per ferie, aperta tutto l’anno,
è situata nel Parco Nazionale dello
Stelvio, a 1400 metri di altitudine,
a pochi chilometri da Bormio, nel
comune di San Nicolò Valfurva. Il
villaggio è aperto all’accoglienza dal
1998. Ultima tra le opere realizzate
da don Giacomo Mitta, parroco di San
Nicolò dal 1957 al 1990. Accogliere i
turisti, accompagnarli nella loro ricerca
della bellezza e del riposo, deve essere
motivato dal convincimento che questi
uomini sono la prima strada che la
Chiesa deve percorrere nel compimento
della sua missione. In questa luce Ain
Karim è nata e vuole continuare ad
essere parte integrante del volto e
dell’azione missionaria della Chiesa.
Per garantire dignitosa accoglienza
Ain Karim è strutturata su più case,
aventi al pianoterra quattro unità
abitative, ognuna formata da due
camere e servizi, mentre il primo piano
offre la disponibilità di camere, tutte
con servizio. Al centro del villaggio
sorge un edificio comprendente le
cucine, sala da pranzo, sale di ritrovo,
sala giochi, ampio salone per incontri
di gruppi e Cappella: è questa il cuore
dell’opera, dove ogni giorno viene
celebrata ed è conservata l’Eucarestia.
All’esterno un ampio parcheggio e
campo da calcio e pallavolo. Possono
essere ospitate contemporaneamente
oltre cento persone.
Contatti: Villaggio Ain Karim
via Sascin 35 - 23030 Valfurva (So)
telefono 0342/945791
e-mail: [email protected]
web: www. ainkarim.info
ULTERIORI MODALITà DI PARTECIPAZIONE
AL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A LOURDES
In aereo (3 giorni):
10-12 OTTOBRE 2012
In pullman con partenza dalla Valtellina, dalla Valchiavenna e dall’alto Lago:
8 - 12 OTTOBRE (5 giorni)
in pullman con partenza da Como e dalle Valli Varesine
9 - 12 OTTOBRE (4 giorni)
Per informazioni e programmi dettagliati rivolgersi:
al proprio parroco
al Segretario Pellegrinaggi - piazza Grimoldi 5 - Como; telefono 031.331.2232
ai Viaggi di Oscar di Como - telefono 031.304524
Lettera di Pentecoste
● La riflessione del vescovo Diego
rivolta alla diocesi in occasione
della solennità di Pentecoste
● Stiamo vivendo un periodo
complesso, ma lo sguardo su Gesù
ci aiuta a rasserenare il cuore
Sabato, 26 maggio 2012
13
● Tanti gli appuntamenti e le attese
rispetto ai quali la nostra Chiesa
è chiamata a un serio impegno
Il soffio e la luce dello Spirito
C
arissimi sorelle e fratelli,
la solennità di Pentecoste ci raggiunge anche
quest’anno per irradiare il soffio dello Spirito
sulla nostra vita personale e su quella delle nostre
comunità. Sono giorni splendidi e faticosi, quelli
che stiamo vivendo, come del resto sempre accade
nella vita della Chiesa, pellegrina nel mondo verso il
suo Signore. Le angustie e le difficoltà, che in molti
modi rendono faticoso il cammino, non possono
però turbare la serenità del nostro cuore, né
impedirci di fissare lo sguardo sul Cristo Crocifisso
e Risorto nella gloria, presi per mano e guidati da
Maria nostra Madre, aurora di ogni speranza. In
questo momento sentiamo perciò ancor più viva
la necessità di invocare lo Spirito Consolatore,
fonte viva dell’amore che risana, fuoco ardente
che brucia la callosità delle nostre
anime, unzione spirituale che fa
brillare i nostri volti: “Accende lumen
sensibus, infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis virtute
firmans perpeti”.
L
a nostra Chiesa diocesana non si sente sola nel
cammino della storia, ma sa di poter contare
sulla compagnia e l’intercessione dei suoi
Santi. Abbiamo appena archiviato le celebrazioni
dell’anno innocenziano, in cui abbiamo voluto
riscoprire la figura di papa Innocenzo XI, l’unico
Papa comasco della storia, e ancora viviamo della
sollecitazione grande che l’urna di san Luigi
Guanella, peregrinante nelle nostre parrocchie,
sta effondendo fra la nostra gente. In vista, poi,
abbiamo la beatificazione dell’Arciprete di Sondrio
Nicolò Rusca, prevista per la prossima primavera,
che ci aiuterà a riscoprire il valore e la bellezza della
testimonianza cristiana spinta fino al martirio. Non
manchi mai, nell’educazione della nostra fede, e
in particolare in quella dei giovani, il riferimento
S
entiamo altresì anche la
necessità di continuare a
nutrirci della Parola santa di
Dio, che Egli ci ha lasciato come
bussola e bisaccia del cammino,
e che in questo anno pastorale
abbiamo voluto mettere ancor più al
centro della vita e dei progetti delle
nostre comunità. Le mie parole – ci
dice il Risorto – sono Spirito e vita
(cfr. Gv 6, 60-63). Vivificate dallo
Spirito Santo, che ridesta anche i
nostri sensi spirituali dall’atrofìa
e dalla banalità del quotidiano, le
sacre Scritture cessano di essere
lettera morta, diventano appello
ardente che il Signore non si stanca
di rivolgerci, diventano – appunto –
vita nello Spirito.
P
L’
appello dello Spirito del
Signore ci vede, e ancora ci
vedrà, nei prossimi mesi,
sollecitati a una risposta pronta
e generosa. Fra pochi giorni saremo visitati dal
Papa nell’ambito del VII Incontro mondiale delle
famiglie, a Milano. Occasione propizia non solo
per riaffermare con forza il valore e la dignità della
famiglia, cellula prima e naturale di ogni società
ben ordinata, ma anche per riscoprire il gusto e
la bellezza di ciascuna delle nostre famiglie, per
quanto attraversate dall’ombra sinistra della crisi
economica, e talvolta anche dal dramma della
divisione. Le parrocchie stesse stanno sempre
più riscoprendo la loro fisionomia di “famiglia di
famiglie”, mentre cresce la consapevolezza che ogni
azione pastorale della Chiesa può e deve trovare il
suo perno proprio nei legami familiari. Il rinnovato
progetto di iniziazione cristiana dei bambini, che
vedrà presto la luce e che, dopo attenta discussione,
saremo chiamati a realizzare, ci porterà a maturare
ancor più questa consapevolezza.
che proprio lo Spirito pentecostale, in quegli anni,
ha soffiato suaviter et fortiter nell’augusto Corpo
della Chiesa, animandolo a una rinnovata fedeltà
al suo Capo e a una più consapevole ed incisiva
missionarietà nel mondo moderno. Papa Benedetto
XVI ha molto a cuore questa rivisitazione del
Concilio Vaticano II, nel segno di quella che ebbe
a definire, nel Discorso alla Curia Romana del
2004, “un’ermeneutica non della rottura, ma della
riforma”, cioè una comprensione del Concilio nella
sua straordinaria carica di rinnovamento e insieme
nel solco della grande tradizione cattolica. Non a
caso il Santo Padre ha voluto indire, parallelamente
alla memoria del Concilio, un Anno della fede, per
aiutare tutti i credenti a maturare, molto spesso a
riscoprire, e talvolta anche a ritrovare la propria
personale adesione al Signore Gesù
Cristo, vivente nella Chiesa; e ci
ha indicato nel Catechismo della
Chiesa Cattolica – alla redazione
del quale, lo ricordiamo, ebbe un
ruolo importante il mio processore
Vescovo Alessandro – uno
strumento utile per illuminare e
confermare la nostra fede. Iniziative
diocesane sono attualmente in
preparazione per solennizzare
questo evento, e saranno quanto
prima rese note a tutti, sacerdoti,
laici e religiosi, perché possiamo
viverle, nell’orizzonte dell’anno
sull’Eucaristia, come unica Chiesa
di Como.
forte a queste stelle luminose che la Provvidenza ha
voluto accendere sul nostro cammino, capolavori
che la grazia di Dio ha saputo realizzare in creature
fragili ma aperte e pienamente disponibili alla sua
azione. Senza ovviamente dimenticare il capolavoro
per eccellenza, la Stella luminosa del mattino
di Pasqua, Maria Santissima, che veneriamo in
questo mese di maggio, e che nel prossimo mese
di ottobre ci impegniamo a visitare con il grande
Pellegrinaggio diocesano a Lourdes.
A
bbiamo davanti a noi anche il grande
orizzonte apertoci dal Concilio Vaticano II,
di cui ricorrerà in ottobre il cinquantesimo
anniversario dell’apertura. L’evento ecclesiale più
importante dell’ultimo secolo, che ha impresso
una svolta decisiva alla vita della Chiesa, svolta
spesso fraintesa, qualche volta addirittura tradita,
per molti aspetti ancora da attuare. Non si tratterà
certo di una rievocazione puramente storica, ma,
al contrario, saremo mossi dalla consapevolezza
roprio nella linea del nuovo
slancio missionario, promosso
dal Concilio, salutiamo
veramente come una grande grazia
e benedizione la disponibilità
alla missione ad gentes che due
sacerdoti della nostra Diocesi
esprimeranno, alle proprie
comunità e all’intera comunità
diocesana, proprio in questa
solennità di Pentecoste. Invito tutti
a pregare e a ringraziare il Signore
per questo dono, che rivela la
vitalità della nostra Chiesa, e porterà un po’ della
sua linfa ai lontani fratelli del Perù, dove operano
i nostri missionari fidei donum, laici e sacerdoti.
Proprio a loro, che ci rappresentano sulla frontiera
della missione cristiana, vorremmo far giungere,
nel giorno della Pentecoste dello Spirito, la nostra
gratitudine e il nostro incoraggiamento.
L
e mie Parole sono Spirito e vita, torna a
ripeterci il Signore Risorto. Cari amici,
raccogliamo questo invito del nostro Maestro,
cresciamo alla scuola della sua Parola e delle sue
diverse chiamate, lasciamoci avvolgere, come Maria
Santissima, dall’onda salutare dello Spirito, e, come
Lei, rispondiamo con disponibilità piena e lieta, per
correre, con entusiasmo sempre nuovo, sulla strade
della testimonianza al Vangelo.
+ Diego Coletti, vescovo
14 Sabato, 26 maggio 2012
Vocazioni
Una stessa
chiamata e
mille modi
diversi di
rispondere...
Guardando ai personaggi della Bibbia il cardinal
Ravasi propone vari modelli di discernimento
vocazionale. Uno strumento utile per quanti
sono impegnati nella direzione spirituale
Durante il Convegno Nazionale svoltosi a
Roma dal 3 al 5 gennaio scorso, il card. Ravasi
ha tenuto un intervento molto interessante
sul tema della vocazione. Ne riportiamo solo
una parte, il testo completo è pubblicato sulla
rivista “Vocazioni”, nel secondo numero di
quest’anno.
potevo» (20,9). La chiamata di
Dio è come un fuoco, una lava
ardente che brucia le ossa, e
non si ferma neanche di fronte
alla ribellione dell’uomo. Si
tratta di un paradigma da
non dimenticare, perché
abbastanza frequente.
Anzi, per certi aspetti, è
simile persino a quello della
vocazione di Maria: «Come
avverrà questo? Perché?...».
Anche la Madre del Signore
presenta la sua obiezione
perché possa assumere con
coscienza e coerenza la
missione che le è assegnata.
P
ropongo cinque modelli [biblici di
risposta vocazionale] che hanno
come protagoniste persone diverse
che, pur nell’identità dell’unico Dio
che le chiama, rispondono in modo del
tutto originale, sulla scia di quanto recita un
proverbio giudaico: «Gli uomini coniano con
lo stesso stampo le monete e le monete sono
tutte uguali. Dio conia con lo stesso stampo
[…] tutti gli uomini, eppure sono tutti diversi
l’uno dall’altro».
Modello imperativo. Possiamo definirla
come la via più lineare: pur essendo richiesti
l’ascolto e la risposta nella libertà, domina
l’ordine divino. Come esempio, tratto dalla
Bibbia, indichiamo la vocazione di Abramo
(Gen 12,1.4): «Esci dalla tua terra e va»
(Gen 12,1); «Abramo uscì come il Signore
gli aveva ordinato» (Gen 12,4). La scelta di
Abramo è immediata, convinta, radicale.
Questo paradigma lo possiamo riscontrare
in alcune persone che si donano in maniera
completa, totale e assoluta, immediata, una
volta sperimentata quella teofania e sentito
il suono di quella voce, secondo uno schema
quasi “militare” di ordine ed esecuzione.
Modello dell’obiezione. La vocazione può
essere oggetto di tormento e di crisi prima
di approdare alla scelta. In questa tipologia
collochiamo Mosè. […] In un certo senso, si
presenta senza il vessillo di un’esperienza
immediata e radicale eppure diventa la
grande guida dell’Esodo. In Es 4,10-16
incontriamo Mosè che cerca in tutti i modi di
sottrarsi alla chiamata al punto da scatenare
la collera di Dio, che però non cessa di
chiamarlo. Gli trova persino un aiuto per
risolvere il suo problema, purché accetti –
Mosè, infatti, non è dotato di arte oratoria
e allora Dio gli mette accanto Aronne che
può fargli da portavoce. Una vocazione
tormentata, quindi, come possiamo
ulteriormente verificare nel racconto dei libri
dell’Esodo, dei Numeri e del Deuteronomio,
nei quali spesso Mosè […] si lamenta della
missione che Dio gli ha affidato.
Un altro personaggio da inserire in questo
secondo paradigma è Geremia, che racconta
la propria vocazione in prima persona. Il
primo capitolo del libro di Geremia […]
riporta le incertezze, i dubbi, le resistenze del
profeta: «Non so parlare… sono giovane…».
Dio si manifesta paziente e comprensivo di
fronte al tormento della persona però insiste
[…]. Geremia – dopo aver accettato – non
sarà tranquillo. Come prova è sufficiente
leggere il capitolo 20, in cui viene riportata
una confessione terribile del profeta,
ormai sprofondato nell’abisso fisico della
cisterna fangosa e in quello spirituale della
disperazione e grida la sua ribellione: «Mi
dicevo: non penserò più a lui, non parlerò
più in suo nome! Ma nel mio cuore c’era
come un fuoco ardente, chiuso nelle mie
ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non
C’è chi come Abramo
sembra rispondere
ad un ordine preciso,
chi come Mosé vive la
scoperta della propria
vocazione in maniera
tornentata o arrivando
- basti pensare a
Giobbe - ad un vero e
proprio atteggiamento
di sfida verso Dio.
C’è una risposta che
nasce in maniera
graduale, grazie
al sostegno di un
maestro, come nel
caso di Samuele,
oppure chi, a partire
da Isaia, matura da
solo e con coerenza la
consapevolezza della
propria chiamata.
LA VOCAZIONE
DI SAN MATTEO
DEL CARAVAGGIO
Modello della progressione o
pedagogico.
Il testo fondamentale è 1Sam
3. Il protagonista è Samuele,
un ragazzo, non ancora
profeta, che dorme nel tempio
di Silo accanto al sacerdote Eli.
Viene chiamato per tre volte
e tutte le volte va dal sacerdote Eli credendo
si tratti di una sollecitazione da inscriversi
nell’orizzonte quotidiano. In ebraico risalta
un particolare curioso: le prime due volte
Samuele, chiamato, “corre” da Eli, mentre
la terza volta si cambia il verbo e si dice
semplicemente che “va”, quasi stanco della
delusione di non aver trovato un senso a
quella voce. Alla fine – ecco perché uso i
termini “progressione” e “pedagogico” –
attraverso tre tappe successive, con l’aiuto di
un maestro, di una guida, di un educatore,
il ragazzo riesce a capire il senso e da chi
proviene quella voce. Per questo l’episodio è
anche un modello pedagogico vocazionale
nel quale si è guidati, condotti per mano.
Eli – che capisce cosa sta accadendo a quel
ragazzo – alla fine gli dice: «Quando ancora
sentirai quella voce rispondi: Parla Signore
– il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). Sotto la
guida saggia di Eli, vero e proprio “direttore
spirituale”, la notte di Samuele si apre all’alba
di una chiamata limpida che farà di quel
fanciullo il primo grande profeta di Israele.
Modello della prova.
Mi riferisco alla chiamata alla fede di Giobbe,
a cui possiamo accostare tutti coloro che
sono stati chiamati su strade lontane che
apparentemente sembravano senza ritorno.
Aggiungo che il libro di Giobbe, si presenta
talvolta oscuro, non sempre del tutto
decifrabile, tanto che san Gerolamo […] dice
che spiegare questo libro biblico è come
«tentare di catturare un’anguilla o una piccola
murena: quanto più la stringi, tanto più ti
sguscia di mano». Comunque, possiamo
pensare che il Libro di Giobbe voglia
dimostrare la presenza di Dio che chiama su
un territorio dove di solito si celebra la sua
assenza […] e anche il cielo sembra spoglio
di presenze divine. In questa atmosfera
livida e tragica Giobbe si erge palesemente
contro Dio. Troviamo pagine di una durezza
estrema che – talvolta – un redattore finale ha
cercato di attenuare, quando non addirittura
di tagliare, perché troppo blasfeme. Giobbe
diventa quasi l’avversario di Dio, simile a
«un leopardo che affila gli occhi su di me per
dilaniarmi la carne», un Dio divenuto come
un arciere sadico che punta le sue frecce sulla
sua vittima, «come un generale trionfatore
che sfonda il cranio» (cfr Gb 16,7-14). Eppure
Dio non cessa di chiamarlo. […] Abbiamo in
questo personaggio un modello di vocazione
travagliata che ha come suggello l’incontro
finale con l’estrema confessione di Giobbe:
«Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei
occhi ti vedono» (Gb 42,5). La vocazione,
dunque, volendo usare un’immagine
sintetica, non è una vaga risposta, ma un
incontro e una visione che nascono da un
itinerario travagliato. E l’ultimo verbo della
fede non è ascoltare, ma vedere, è l’incontro
personale.
Modello della consapevolezza.
È di scena in questo caso una vocazione
che viene accolta attraverso un’analisi,
con una scelta cosciente e coerente, e una
decisione frutto di riflessione. Propongo
come riferimento la vocazione di Isaia (Is
6,1-13). Quella di Abramo era un’adesione
immediata, radicale e piena, mentre quella
di Isaia è un assenso totale ma ragionato,
un’opzione motivata. Il testo ci introduce in
un orizzonte teofanico. Isaia sente la voce
divina dire esplicitamente «chi manderò e
andrà per noi?» (Is 6,8) come se la proposta
venisse avanzata direttamente a tutti e a
ciascuno di noi al tempo stesso. […] Isaia si
alza, consapevole e cosciente di tutti i pericoli
insiti in una tale chiamata, cioè di dover
parlare a un popolo di dura cervice che non
ascolterà, e risponde: «Eccomi, manda me».
Siamo alla vocazione “ideale”, alla scelta
motivata, che nasce dal profondo della libertà
personale, la quale risponde alla libertà della
chiamata divina.
card. Gianfranco Ravasi
Migranti
DOMENICA 27 MAGGIO 2012
FESTA di PENTECOSTE
FESTA dei
POPOLI
15
Festa dei Popoli. In vista della giornata di domenica
abbiamo incontrato alcuni ragazzi figli di migranti
Seconde generazioni,
giovani tra due mondi
per un’ UMANA UNITA’:
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United, we stand...
Divided, we fall...
PROGRAMMA
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Ritrovo
(Teatro Lucernetta, Como)
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Corteo dei Popoli
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Musica dal Mondo
(Piazza del Duomo)
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Santa Messa
Presiede Mons. Diego Coletti
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Aperitivo etnico
Domenica 27 maggio
Nel pomeriggio di domenica i Popoli del mondo
sfileranno per le vie di Como fino a piazza Duomo
dove, dalle 15.30, ci saranno canti e balli tradizionali.
Alle 17.00 la S. Messa con il Vescovo Diego Coletti,
seguita da un momento di fraternità all’esterno della
Cattedrale.
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Sabato, 26 maggio 2012
i saranno anche loro, domenica
27 maggio, a Como per la Festa
dei Popoli. Sfileranno insieme
alle loro famiglie per le vie
della città, prima di partecipare alla
messa in Duomo. Stiamo parlando
dei giovani delle cosiddette “seconde
generazioni”, figli di migranti in molti
casi nati e cresciuti nel nostro Paese
di cui si sentono cittadini senza
averne, in molti casi, la cittadinanza.
Da alcuni anni a livello nazionale
la rete 2G, formata proprio dai
giovani delle seconde generazioni,
chiede il cambiamento della legge di
cittadinanza dall’odierno jus sanguinis,
che attribuisce ai figli la cittadinanza
dei genitori, allo jus solis, ovvero la
cittadinanza per nascita. Per cercare
di capirne di più di questi giovani
abbiamo incontrato alcuni ragazzi del
gruppo ghanese che ogni domenica
si trovano per la celebrazione della
messa nella casa dei Comboniani di
Rebbio. “Essere seconda generazione
– racconta Marika, 18 anni che ha
potuto richiedere la cittadinanza dopo
il compimento della maggiore età –
significa vivere sospesa tra due mondi.
Da un lato c’è la casa e la famiglia con
le sue regole e le sue usanze ghanesi,
dall’altra il mondo di fuori con gli
amici e la scuola in cui viviamo da
italiani. Non è facile vivere questa
situazione, ma crescendo si finisce per
coglierne non solo gli aspetti negativi,
ma anche quelli positivi”. Marika ci
parla al telefono e se non sapessimo
della sua origine non la potremmo
certo intuire dalla sua voce. E non
potrebbe essere altrimenti per chi
è nata e cresciuta nel nostro Paese.
Così come Larry che di anni ne ha
20. “Ad essere sincero – racconta –
anche in famiglia viviamo forse più
all’italiana anche se non mancano cibi
e colori ghanesi”. Ai giovani chiedo
il perché – pur sentendosi italiani –
abbiano deciso di seguire le messe
del gruppo africano, invece, di quelle
della loro parrocchia di origine. “Fino
all’anno scorso – racconta Larry – ho
sempre frequentato la mia parrocchia
a Cucciago dove sono stato anche
catechista per un anno. Da quando è
nato il gruppo ghanese ho preferito
partecipare alle celebrazioni con loro,
per sentire la messa in lingua. Ma non
per tutti è così. Mia sorella ad esempio
continua a frequentare la parrocchia
e guardando gli altri giovani penso ci
sia una divisione metà e metà”. Su una
cosa sono, però, tutti d’accordo: pur
avendo a cuore la terra d’origine non
pensano ad un futuro in Africa. “Sono
stato in Ghana – alcuni anni fa, spiega
Larry – e ho sentito la sensazione di
tornare a casa, anche per via del colore
della mia pelle. Ma pur avendo la
voglia di conoscere meglio il Paese e di
passare del tempo con i miei parenti
non vedo un futuro per me là, perché
sono nato in Italia e questo è ormai
il mio Paese”. Fuori dal coro è la voce
di Margaret, poco più che ventenne,
studentessa di biotecnologie a Milano
che non esclude un ritorno. “La mia
storia - racconta - è un po’ diversa. Ho
lasciato l’Africa quando avevo 17 anni e
quindi ho molti ricordi a differenza dei
miei fratelli più piccoli”. La volontà è
comunque quella di integrarsi sempre
più in Italia dove riconoscono si siano
fatti passi in avanti nell’integrazione.
“Rispetto ad alcuni anni fa conclude Rosalba - la situazione
è molto cambiata. Gli episodi di
discriminazione sono diminuiti,
sopratutto tra i nostri coetanei”.
MICHELE LUPPI
L’intervento di don Colmegna alla scuola di formazione diocesana
“Il mercato chiede braccia,
ma poi arrivano persone”
è
toccato a don Virginio Colmegna
– già direttore della Caritas
ambrosiana dal 1993 al 2002 –
concludere, venerdì 18 maggio,
il ciclo della Scuola di formazione
socio-politica promosso dalla Diocesi.
Tema affrontato, al Centro parrocchiale
San Giuseppe di Morbegno (Como
e Canonica di Cuveglio collegate in
video-conferenza), le politiche di
immigrazione, ultimo “modulo” di un
percorso che – in questo Terzo Anno
della Scuola – ha via via toccato i temi
del fisco, della famiglia e dell’ambiente,
e che, il precedente venerdì, era stato
introdotto dalla prima relazione del
prof. Mauro Magatti.
Di fatto ciò che don Colmegna ha
proposto al nutrito e attento uditorio
è stata una rivisitazione critica della
sua esperienza di “trincea” sul fronte
dell’accoglienza degli immigrati in una
metropoli ribollente e caotica come
Milano. Un testimone in prima linea,
don Virginio, spesso sotto scorta di
polizia, nel bel mezzo della buriana
social-politica-istituzionale suscitata
dall’ondata migratoria, sempre
comunque con la forza e la limpidezza
del Vangelo. Che invita a scorgere nel
fenomeno immigrazione – sulla scorta
della metafora biblica di Sara, che
rimane incinta dopo l’accoglienza da
parte di Abramo dei tre misteriosi Ospiti
alle Querce di Mamre (cfr. Gen 18) –
non solo un problema, ma anzitutto
una fecondità possibile. “Un percorso
che va letto come opportunità e come
sfida, e non come paura del diverso”, ha
sottolineato il relatore.
Don Colmegna non si è soffermato
solo sugli aspetti più propriamente
assistenziali e caritativi (benché
decisivi, perché “il mercato chiede
che lavori fortemente dequalificati
attraggono inevitabilmente mano
d’opera socialmente problematica), la
dimensione politica (l’allargamento
della partecipazione attraverso il diritto
di voto), e quella inter-religiosa.
è a “noi italiani” che vien chiesta una
forma di identità forte, tale da sorreggere
una capacità di apertura allo straniero
aliena da ogni sbiadito irenismo, ma
anche da fenomeni di repulsione e
chiusura. Troppo spesso – ha insistito
don Colmegna –, negli ultimi anni, sono
stati messi in campo linguaggi rancorosi
e aggressivi, che nulla hanno a che
spartire con il Vangelo, ma nemmeno
con le prospettive di uno sviluppo civile
ordinato. E i linguaggi sono importanti.
Il fatto stesso che si debba andare
in Questura per avere il permesso di
soggiorno, induce irriflessamente
a pensare che l’immigrazione sia
anzitutto e forse soltanto un problema
di sicurezza e legalità.
è ancora a “noi italiani” che tocca il
compito di sviluppare
un tessuto sociale
solidale – dal
quale il soggetto
pubblico statale non
può chiaramente
Come detto, dopo l’intervento di don Colmegna
chiamarsi fuori –,
la Scuola diocesana di formazione socio-politica
che non deve solo
ha chiuso i battenti (salvo l’incontro di ripresa e
affrontare e risolvere i
discussione venerdì 25 maggio). A breve la Consulta
problemi contingenti,
delle aggregazioni laicali – che l’ha promossa –
ma anzitutto
procederà a un lavoro di verifica del cammino
permeare la cultura
percorso, per riprogettare il futuro. Se una cosa,
e la vita dell’intera
infatti, è emersa con assoluta chiarezza dal ciclo
città. E’ stato questo
triennale di questi incontri, è che abbiamo oggi,
– ha concluso don
anche nella Chiesa, un grande bisogno di formazione
Colmegna – il
e di confronto sui temi, troppo spesso elusi, della
“lascito” morale e
società e della politica.
spirituale che il card.
Martini ha trasmesso
alla Fondazione
del fenomeno e della sua complessità.
Casa della Carità,
Un’attrezzatura che intercetta
da lui voluta come polmone animatore
simultaneamente la dimensione
dell’accoglienza nel cuore della
educativa (familiare e scolastica, ove si
metropoli milanese, e di cui don
realizza la prima integrazione piuttosto
Virginio è tuttora presidente.
che la prima marginalità), la dimensione
economica (non solo la sicurezza, ma
anche la qualificazione del lavoro, visto
DON ANGELO RIVA
La fine e l’inizio
braccia, ma poi arrivano persone”),
ma ha inteso fin dall’inizio rimarcare
la dimensione culturale delle politiche
di accoglienza. Oltre che “agita”,
l’ospitalità dello straniero deve essere
“pensata”. Anzi, la prassi dell’accoglienza
può e deve diventare laboratorio di
pensiero, di intelligenza sociale, di
sapienza antropologica. Non è in gioco
solo il bisogno di casa, lavoro, salute,
istruzione di chi arriva qui, ma anzitutto
la possibilità stessa di ricomprendere il
senso del vivere, il segreto di una felicità
vera, di una vita buona. Chiaro che qui
il relatore ha inteso spostare il fuoco
dell’attenzione dal “loro” da accogliere
(attraverso una carità innervata di
giustizia e possibilmente depurata
dalle incrostazioni del buonismo e
dell’elemosina), al “noi” che accogliamo.
è a “noi italiani” che vien chiesta
un’attrezzatura culturale all’altezza
Caritas
16 Sabato, 26 maggio 2012
IL BILANCIO ECONOMICO DELL’ATTIVITà CARITATIVA
5 PER MILLE
ALLA
FONDAZIONE
DELLA CARITAS
DIOCESANA
Una generosità grande
che ci richiama
a un rinnovato impegno
L
Pubblichiamo, in sintesi, il sostegno alle iniziative di carità intraprese
grazie ai contributi dell’8 per mille e le collette relative all’anno 2011
L
8 per mille 2011 - Realtà caritative assistenziali
Euro
Nuova sede della Caritas
40.000
Centro Aiuto alla Vita - Como
40.000
Casa alloggio “La Sorgente” - Como
25.000
Mensa serale Opera don Guanella
25.000
Attività pastorale della Caritas Diocesana
20.000
Associazione “La Centralina” - Morbegno
15.000
C.O.F - Montano Lucino
15.000
Centro Aiuto alla Vita - Sondrio
15.000
Piccola Casa Ozanam - Como
15.000
Centro Rita Tonoli - Traona
12.500
Centro Aiuto Vita Morbegno - Chiavenna
12.000
Cooperativa Sociale Tremenda XXL
10.000
ACISJF - via Borgovico - Como
10.000
Casa della Missione
10.000
Carcere - Como
10.000
Casa “Nazareth”
10.000
Comunità al Deserto
10.000
Fondazione regionale Antiusura
8.700
Consultorio - Sondrio
7.000
Centro Aiuto alla Vita - Mandello
5.000
Mensa vincenziana (mese di agosto)
3.000
Porta Aperta
65.000
Centro di Ascolto
40.000
Centro Diurno
30.000
Gestione Fondazione
20.000
Casa di Lidia - Morbegno
10.000
Stampa e informazione
10.000
Dormitorio - Como
10.000
Centro prima Accoglienza - Sondrio
10.000
Osservatorio delle Povertà e delle Risorse
7.500
Altri Centri di Ascolto in Diocesi
65.000
Accoglienze abitative in Diocesi
24.620,95
Casa Vincenziana ONLUS - mensa feriale
30.000
Cooperativa Aphantesis - accoglienza anziani
15.000
Casamica S.Antonio - Como
10.000
Casa Giovane Ponte Chiasso - accoglienza donne
10.000
Casa di Accoglienza Gaudium Vitae - S.Fermo d. B.
10.000
Opera don Guanella per Ambulatorio - Como
8.000
Radici e Ali - accoglienza famiglie - Fino M.
7.000
Ambulatorio Caritas presso Casa Santa Luisa - Como
7.000
Appart. Caritas presso assoc. Eskenosen - Como
7.000
Totale
714.320,95
a Caritas diocesana anche quest’anno sente il dovere di
rendere conto del suo bilancio economico.
Parlare di cifre può sembrare un’operazione arida che
ha il sapore di un bilancio aziendale e che ha poco a che
fare con la carità vissuta, ma può essere anche un giusto
esercizio di trasparenza dal momento che i fondi che la
Caritas riceve attraverso l’istituto dell’8 per mille e quelli
che sono frutto di offerte libere fatte dalle parrocchie o da
singoli non ci appartengono: noi, infatti, siamo solo degli
esecutori, chiamati attraverso la disponibilità di questi
fondi a studiare e concretizzare progetti di vita a favore
delle persone bisognose.
Mi piace sottolineare che abbiamo anche un’altra grande
responsabilità, cioè di usare bene questi fondi, che devono
essere destinati nella loro totalità all’uso per cui sono stati
raccolti.
Questo uso corretto dei fondi che ci vengono donati è una
priorità che ci siamo dati nella Caritas diocesana, partendo
dal dovere morale che abbiamo verso i donatori, ma anche
verso le persone a cui questi beni sono destinati. Noi
abbiamo messo in atto, anche quest’anno, un cammino di
sobrietà e di essenzialità sia nei progetti che proponiamo,
sia nelle strutture che ci permettono di realizzare questi
progetti.
Per questo motivo rendiamo pubblico, attraverso il
“Settimanale della Diocesi di Como” il bilancio della
Caritas relativo all’assegnazione dei fondi con cui riusciamo
a far vivere alcune strutture essenziali gestite direttamente
dalla Caritas stessa e diamo un contributo significativo
che permette a tanti enti sparsi sul territorio della diocesi
- che si impegnano in prima persona per la promozione
dell’uomo in difficoltà - di continuare la propria opera.
Rendiamo pubblico anche il bilancio delle attività Caritas
che riguardano adozioni internazionali, progetti riguardanti
le realizzazioni effettuate con le raccolte dell’Avvento di
Carità degli anni precedenti e le raccolte fatte in occasioni
di emergenze legate alle calamità naturali.
Potete constatare che la generosità della nostra Diocesi
è sempre molto viva e grande: pur vivendo momenti di
ristrettezze economiche, le cifre che ci sono state messe
a disposizione sono importanti; questo ci chiama a un
rinnovato impegno, perché attraverso le opere di carità che
riusciamo a realizzare si renda visibile questa generosità e
divenga segno attraverso tutti noi dell’amore di Dio per tutti
gli uomini.
ROBERTO BERNASCONI
a possibilità che lo Stato
italiano offre a tutti i cittadini
di indirizzare il 5 per mille
del proprio gettito fiscale a favore
di una realtà del privato sociale è
un piccolo ma significativo segno
di civiltà e di rispetto verso la
sensibilità e la volontà del singolo
contribuente. Nel contempo, è scelta
impegnativa che chiede a ciascuno
di noi l’onere di una decisione,
dunque l’impegno di informarsi,
verificare, e quindi decidere. Quanti
hanno orientato questa scelta negli
scorsi anni a favore della Caritas
Diocesana di Como e alla sua
Fondazione Caritas Solidarietà
e Servizio Onlus si sono rivolti a
una realtà affidabile e competente,
che da oltre trentacinque anni
opera sulle molteplici frontiere
della povertà con obiettivi precisi:
ascoltare e osservare prima di
individuare e realizzare gli interventi
e i servizi più adeguati; far sì che il
proprio impegno aiuti le comunità
cristiane e la società tutta ad avere
uno sguardo maturo sul fenomeno
della povertà e dell’esclusione;
interrogarsi sulle cause che
producono sofferenza e disagio e
impegnarsi per la loro rimozione.
Come sostenerci
Codice Fiscale Fondazione Caritas:
95069480135
È possibile sostenere direttamente
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Solidarietà e Servizio Onlus
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DELLA CARITAS DIOCESANA
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collette: ecco tutti i numeri
COLLETTE
CONTO
Residuo 2010
Raccolte 2011
Spedite 2011
3%
Saldo 31/12/11
Adozioni P. Bernardo
411
€
15.583,15
€
62.608,32
€
62.117,70
€
-
€
16.073,77
Adozioni P. Luca
412
€
13.941,61
€
36.102,06
€
44.116,55
€
-
€
5.927,12
Adozioni Hui - Ling cina
413
€
€
1.150,00
€
1.150,00
€
-
€
Microrealizzazioni nel mondo
430/5
€
9.373,10
€
2.880,00
€
4.910,50
€
-
€
7.342,60
Borse studio Brasile
430/8
€
2.942,00
€
550,00
€
€
-
€
3.492,00
Massawa (P.Protasio)
430/14
€
894,00
€
5.106,00
€
2.000,00
€
-
€
4.000,00
Progetti Sudan e Burkina
(ex.Avvento)
430/19
€
10.389,42
€
50.192,25
€
51.491,58
€
-
€
9.090,09
Alluvione Liguria
431/8
€
€
3.950,00
€
€
-
€
3.950,00
Bangladesh – P. Paggi
432/7
€
€
15.000,00
€
€
-
€
10.515,85
Terremoto Haiti
432/13
€
-
€
6.942,50
Emergenza Brasile
432/15
€
-
€
2.000,00
€
2.000,00
€
-
€
-
Terremoto Giappone
432/16
€
-
€
10.653,50
€
10.600,00
€
53,50
€
-
Emergenza Corno d'Africa
432/17
€
-
€
133.056,86
€ 101.500,00
€
3.992,00
€
27.564,86
€
330.191,49
€ 294.092,68
€
10.988,00
€
87.956,29
TOTALE
€
-
9.722,20
62.845,48
-
14.206,35
€
6.942,50
-
€ 0,00
la campagna di beneficenza
della caritas diocesana di brescia
Como Cronaca
18 Sabato, 26 maggio 2012
Energia Pulita. Lo scorso anno l’Italia si è collocata al secondo posto, nel mondo,
per capacità fotovoltaica totale in esercizio, alle spalle della Germania. A Como a metà
maggio 2012 gli impianti erano 2708, per una potenza espressa di 48.402 kW
Fotovoltaico: il boom del 2011
M
entre ancora
si discute sui
contenuti del
quinto conto
energia, destinato a
riportare sulla terra,
ridimensionandolo,
un settore - quello del
fotovoltaico - negli ultimi
anni fortemente sostenuto
dallo Stato, l’Italia si fa
bella dei risultati raggiunti
nell’ultimo quinquennio.
Grazie agli incentivi messi
in campo a partire dal primo
Conto energia (correva
l’anno 2005), incentivi
riconosciuti alla produzione
di energia elettrica a partire
dalla data di entrata in
esercizio dell’impianto
per un periodo di venti
anni, la nostra penisola si
è posizionata, nel 2011, al
secondo posto nel mondo
per capacità fotovoltaica
totale in esercizio,
alle spalle della Germania e
al primo posto, davanti alla
stessa Germania, per nuova
capacità installata nell’anno.
A dare conto dell’anno
d’oro dell’energia pulita, per il Bel Paese,
il Rapporto Statistico 2011 sul solare
fotovoltaico predisposto dal GSE, il
soggetto attuatore dei meccanismi di
sostegno delle energie rinnovabili e
responsabile del Sistema Italiano di
Monitoraggio delle Fonti Rinnovabili
(SIMERI).
Sulla base dei dati raccolti dal GSE a
fine 2011 risultavano in esercizio in
Italia circa 330.200 impianti. In special
modo nel 2011 la crescita degli impianti
è stata straordinaria. La consistenza è
aumentata di ben 174.219 unità, più
che raddoppiando il numero degli
impianti esistenti a fine 2010 sul territorio
nazionale. La potenza installata è
quasi quadruplicata rispetto al 2010.
Per comprendere i ritmi di crescita
esponenziale espressi dal settore negli
ultimi anni basti raffrontare i dati del
2007, quando in Italia gli impianti erano
7647 (potenza installata 87 MW), con
quelli degli anni successivi: 32.018 nel
2008, 71.288 nel 2009, 155.977 nel 2011…
Ma come sono distribuiti gli impianti
nel nostro Paese? Il numero più elevato
di impianti si riscontra al Nord, in
Come
funziona
L
particolare in Lombardia e Veneto
(rispettivamente con 48.692 e 44.997
a fine 2011), in termini di potenza
installata il primato va invece alla Puglia
con 2.186 MW. In Lombardia, a fine
2011, era concentrato il 14,7% degli
impianti presenti in Italia. Di questi
2540 erano presenti nel comasco. La
provincia lombarda con l’incidenza più
alta di impianti fotovoltaici sul finire
dello scorso anno era Brescia (11.549
impianti installati), seguita da Bergamo
(7580), Milano (5893), e Varese (4315).
Fanalino di coda Lodi con 1536. I numeri
vanno in ogni caso presi con il beneficio
dell’inventario perché in costante
aggiornamento. Basti sapere che al 22
maggio 2012 gli impianti in esercizio in
Lombardia risultavano saliti a 51.507, pari
ad una potenza di 1.376.101 kW di questi
2708 in provincia di Como (per una
potenza complessiva di 48.402 kW).
A rendere l’idea della penetrazione del
fotovoltaico in Italia anche i dati relativi
alla presenza dei comuni con almeno
un impianto. Comuni che erano l’11%
nel 2006, il 31% nel 2007, il 60% nel 2008,
l’80% nel 2009, l’85% nel 2010 e il 95% nel
Lago di Piano
“Il sole ci nutre...
forni a energia
solare
L
a Riserva Naturale
Regionale Lago di
Piano con la Comunità
Montana Valli del Lario e del
Ceresio, in collaborazione con
la Cooperativa Sociale Koinè, propone per sabato 2 giugno,
dalle ore 15.00 alle ore 17.00, un laboratorio didattico dal
titolo “Il Sole ci nutre…”, per l’ideazione, la progettazione e la
realizzazione di veri forni che sfruttano l’energia del sole per
produrre il calore necessario al riscaldamento e alla cottura.
Il laboratorio è rivolto a bambini e ragazzi dai 5 ai 12 anni e si
terrà presso la Casa della Riserva, in via Statale 117, Frazione
Piano Porlezza a Carlazzo. Il costo per partecipante è di 9 euro.
Occorre portare da casa un rotolo di alluminio, una scatola da
scarpe e una riga.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro il giovedì
precedente l’incontro): Riserva Naturale Regionale Lago
di Piano, tel. e fax: 0344.74961; e-mail: riservalagopiano@
cmalpilepontine.it; sito internet: www.riservalagodipiano.it;
oppure Koinè Cooperativa Sociale ONLUS: tel. 02.42292265;
e-mail: [email protected]. (s.fa.)
2011.
Ad agevolare un’annata particolarmente
buona per il settore hanno, senza
dubbio, contribuito anche le condizioni
climatiche. L’anno 2011 è risultato infatti,
soprattutto al Nord, uno dei più caldi del
secolo. La primavera, l’estate e l’autunno
hanno registrato temperature superiori
alla media stagionale. Le precipitazioni
hanno subito, invece, un decremento
significativo, presentando sia al Nord
sia al Sud, eventi localmente forti e di
breve durata. In calo anche le nebbie
sulle pianure del Nord e del Centro,
sostituite da foschie molto meno dense
ed annuvolamenti irregolari. Di ciò
ha beneficiato l’irraggiamento solare
soprattutto nei mesi primaverili ed
invernali.
Un 2011 straordinario, dunque, sul
fronte dell’energia pulita, con numeri
probabilmente ineguagliabili. E ora si
attendono nuovi passaggi governativi,
nella speranza che il futuro non decreti
l’arresto di un settore che, una volta
tanto, ha posto l’Italia ai primi posti nel
mondo per meriti e non per difetti.
sintesi a cura di m.ga.
a tecnologia fotovoltaica
consente di trasformare
direttamente l’energia
solare in energia elettrica
attraverso l’effetto fotovoltaico,
ossia la proprietà di alcuni
materiali semiconduttori di
generare elettricità se colpiti da
radiazione luminosa. Il silicio,
elemento molto diffuso in
natura, è il materiale base per
la cella fotovoltaica, dispositivo
elementare in grado di produrre
circa 1,5 Watt in corrente continua,
normalmente insufficiente
per gli usi comuni. Più celle
sono collegate elettricamente e
incapsulate in una struttura a
formare il modulo, componente
base commercialmente disponibile.
Più moduli, collegati in serie e
in parallelo, formano le sezioni
di un impianto, la cui potenza
può arrivare a migliaia di kW.
A valle dei moduli fotovoltaici
è posto l’inverter, che trasforma
la corrente continua generata
dalle celle in corrente alternata,
direttamente utilizzabile dagli
utenti o riversabile in rete. I moduli
possono essere orientati verso il
sole su strutture fisse o su strutture
in grado di seguirne il movimento
allo scopo di incrementare la
captazione solare (impianto ad
inseguimento). Un impianto
fotovoltaico continua a produrre
elettricità per 20-25 anni, con
poche necessità di manutenzione
e una buona resistenza agli agenti
atmosferici. Lo smaltimento a
fine vita non pone particolari
problemi. Un modulo fotovoltaico
è, infatti, riciclabile per più del
90%. Silicio, vetro e alluminio
vengono riutilizzati come materie
prime secondarie riducendo il
fabbisogno energetico necessario
per i materiali vergini. Il Decreto
del 5 maggio 2011 (Quarto Conto
Energia) prevede che dal 30 giugno
2012 tutti i proprietari di impianti
fotovoltaici aderiscano ad un
consorzio che assicuri il recupero
dei moduli a fine vita.
Tiro con l’arco
al Lago di Piano
L
a Riserva Naturale Regionale Lago di Piano, con il patrocinio della
Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio, organizza dal 2
al 23 giugno per quattro sabato consecutivi (2 giugno, 9 giugno,
16 giugno, 23 giugno) un corso di primo approccio al tiro con l’arco. Il
ritrovo è presso la Casa della Riserva, in via Statale 117, in Frazione Piano
Porlezza a Carlazzo; il corso sarà tenuto dal sig. Mauro Mauri, assistente
istruttore al tiro con l’arco.
Durante i quattro incontri previsti,
suddivisi in due fasce orarie (dalle
partecipazione all’intero corso
14.30 alle 16.00 e dalle 16.00 alle
è di 80 euro; nella quota sono
17.30), si metterà in pratica la
inclusi un arco personale,
tecnica di tiro ad “Arco nudo” (o “tiro
le frecce, il parabraccio, il
istintivo”), senza fare uso né di mirino
paradita, il paglione, i bersagli e
né di stabilizzatori. Prima dell’inizio
minuteria personalizzata.
del corso pratico è prevista una serata
Per informazioni e
informativa teorica venerdì 1 giugno
iscrizioni: Riserva Naturale
alle ore 20.30, presso la Casa della
Regionale Lago di Piano,
Riserva.
tel. e fax: 0344.74961;
Il numero complessivo di partecipanti
e-mail: riservalagopiano@
ammessi per ciascun turno sarà di
cmalpilepontine.
quattro persone (per complessive
it; sito internet: www.
8 persone ammesse). La quota di
riservalagodipiano.it. (s.fa.)
Como Cronaca
U
minacce mafiose
al sindaco di fino
n coro unanime di denuncia ha fatto seguito alle pesanti e
inaccettabili intimidazioni di stampo mafioso fatte pervenire nelle
scorse settimane al sindaco di Fino Mornasco Giuseppe Napoli, “reo”
di aver programmato, con l’Amministrazione, la promozione di iniziative
contro la criminalità organizzata. A tale proposito un Consiglio comunale
straordinario avrà luogo venerdì 25 maggio, presso l’Ottagono di Fino,
con un solo punto all’ordine del giorno: “No alle intimidazioni, reagiamo
formalmente alla violenza e a ogni forma di prevaricazione”.
Una croce in legno, con appesa la foto del sindaco e l’involucro di una
granata, il tutto davanti al cimitero comunale. Questo il segnale fatto
arrivare dalle cosche al primo cittadino, dichiaratosi in nessun modo
intenzionato ad abbassare la guardia o a limitare il proprio impegno di
sindaco. «Le minacce fatte pervenire al sindaco di Fino Mornasco Giuseppe
Napoli sono l’ennesimo vile attentato al lavoro comune di lotta per la
legalità. Amministrare un Comune in questo momento di crisi è difficile,
occorre tenere la barra dritta sulla legalità e la responsabilità sociale,
spalancando le porte ai protagonisti sociali che hanno al primo punto
del loro agire la lotta alle mafie. Il Progetto San Francesco ha messo in
programma, con il sindaco Napoli, un Consiglio comunale straordinario
Sabato, 26 maggio 2012 19
contro le mafie a Fino Mornasco, mentre è già fissato il prossimo 28 maggio
a Cadorago. Certamente non abbasseremo il livello delle nostre proposte
sociali per paura degli uomini del disonore. Napoli è persona responsabile
e coraggiosa, noi saremo accanto a tutti i sindaci italiani operosi per il
progresso del lavoro e della legalità», questo il commento di Alessandro
de Lisi, direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San
Francesco. Il Progetto San Francesco con la Cisl di Como ha attivato
una rete territoriale contro le mafie partendo da proposte specifiche per
il progresso occupazionale e la lotta alle illegalità, centrando tutto sul
ruolo strategico dei Comuni e delle associazioni e proprio in questi giorni
numerose amministrazioni stanno aderendo al “pool sociale antimafia” del
Progetto. «Como non è immune dal contagio criminale e come Cisl sappiamo
quanto i boss stiano tentando, camuffandosi, di amministrare con il ricatto
il mondo del lavoro e questo ultimo atto ignobile a danno del Sindaco
Napoli è la manifestazione di come i criminali siano sempre disponibili ad
usare le minacce per piegare le amministrazioni più resistenti ai richiami
mafiosi. Noi siamo con Napoli, verso un manifesto territoriale di legalità
che non lasci soli nè sindaci nè lavoratori» le parole di Gerardo Larghi,
segretario generale della Cisl di Como.
Rifiuti
abbandonati:
il caso
dell’ex Rasa
La piaga delle discariche abusive rappresenta
una delle spine nel fianco per il capoluogo. Tra
le aree identificate dal Comando Provinciale
dei Carabinieri anche quest’area, a Camerlata
L
a piaga delle discariche abusive
di riufiuti è, purtroppo, una
prassi consolidata in tutta Italia.
E Como non ne fa eccezione.
La scorsa settimana nell’ambito di una
vasta operazione promossa dal Comando
Provinciale Carabinieri di Como per
prevenire reati contro il patrimonio
pubblico, e che ha visto impiegati 40 militari
ed un elicottero, sono state identificate
diverse aree adibite a discariche non
autorizzate, o comunque nelle quali erano
presenti rifiuti e detriti di vario genere, in
tutta la provincia. Il sito più vasto è stato
individuato ad Albese con Cassano, mentre
in città, sotto l’occhio dei Carabinieri, sono
finiti alcuni terreni nella frazione di Rebbio
dove sono stati rinvenuti eternit ed altre
sostanze anche pericolose. Purtroppo,
però, nonostante queste azioni e dopo
anni in cui di rifiuti e del loro abbandono
se ne è parlato diffusamente anche per
l’impegno, contro questo fenomeno, dell’ex
assessore comunale all’ambiente, Diego
Peverelli, i casi segnalati in città sono
ancora numerosi. Uno dei più scandalosi, a
nostro avviso, è rappresentato da quanto si
conserva (è proprio il caso di dirlo) presso
il sedime dell’ex ditta Rasa a Camerlata.
L’area è stata oggetto, nell’autunno 2008,
della realizzazione di un posteggio
provvisorio nell’ambito dell’Accordo
Quadro di Sviluppo Territoriale che ha
visto Regione Lombardia, Comune di
Como e Rete Ferroviaria Italiana varare un
grande progetto di rilancio della mobilità
pubblica usufruendo del vicino scalo
ferroviario di Albate Camerlata anche grazie
all’introduzione, da parte del Canton Ticino,
dei convogli S 10 Tilo con destinazione
Bellinzona. Gli impegni presi come detto
anche dall’Amministrazione cittadina,
prevedono tuttora la realizzazione di un
grande posteggio park&ride servito in modo
maggiormente funzionale rispetto a quanto
accade oggi anche dai mezzi pubblici ASF.
Allora, data la ristrettezza dei tempi (gli
svizzeri, infatti, volevano far partire le nuove
corse ferroviarie con l’entrata in vigore
dell’orario invernale 2008/09), l’assessore
competente Fulvio Caradonna trovò la
soluzione provvisoria: abbattere parte dei
ruderi dell’ex ditta Rasa e trasformarli in un
Il sito è stato oggetto,
nell’autunno 2008,
della realizzazione
di un posteggio
provvisorio nell’ambito
dell’Accordo Quadro
di Sviluppo Territoriale
che ha visto Regione
Lombardia, Comune
di Como e Rete
Ferroviaria Italiana
varare un grande
progetto di rilancio
della mobilità pubblica
usufruendo del vicino
scalo ferroviario di
Albate-Camerlata.
di Luigi Clerici
posteggio. La cosa venne fatta e costò alle
casse comunali “solo” 20mila euro. Dalla
rimozione dei detriti vennero ricavati quasi
100 posti auto e l’area sosta venne data
in gestione a CSU. Grazie anche ad una
tariffa concorrenziale (1 euro al giorno, 5
euro per un abbonamento settimanale) la
piccola area si dimostrò però insufficiente
alle necessità dei pendolari, per lo più
diretti a Milano. Questo comportò, quindi,
l’immediato ritorno alle immancabili file di
auto posteggiate lungo via Scalabrini, in via
Stazzi ed in quelle che, in teoria, dovrebbero
ancora essere aiuole oppure aree per
la salita/discesa dal bus. Ma problemi
viabilistici e di sosta a parte, quello che
ci preme sottolineare oggi è lo stato di
completo abbandono
dell’area del posteggio ex
Rasa dove tutti gli spazi
non occupati dalle auto
in sosta sono diventati
discariche a cielo aperto.
Nell’ex portineria
della fabbrica sono
ammassati decine e
decine di sacchi neri che
chissà cosa contengono
mentre dietro i jersey in
cemento che delimitano
alcuni spazi di sosta
sono ammucchiati
quintali di rifiuti di ogni genere comprese
anche sostanze pericolose come l’eternit.
Alcuni immobili del fabbricato industriale
sono stati risparmiati dall’abbattimento e
lì vi hanno trovato rifiugio non solo topi di
fogna ma anche disperati. La situazione non
migliora se ci si sposta alle spalle dell’unico
edificio della zona che è ancora occupato
da un distributore di benzina e da una
trattoria, aperti sul fronte di via Scalabrini.
Una griglia metallica da costruzione
separa l’area di sosta da altri spazi della
vecchia azienda dove il panorama non
cambia: rifiuti di ogni sorta, parte dei quali
derivati da cantieri edili o semplici resti dei
manufatti ammalorati. Ecco, dunque, come
è ridotto il “biglietto da visita” di Como,
come venne annunciato qualche anno fa,
per quella che avrebbe dovuto essere la
nuova frontiera di mobilità pubblica nel
segno di un maggior utilizzo di bus e treni.
Certo che fa accaponare la pelle pensare
che questo spazio dovrà servire tra poco
anche da posteggio per i nuovi treni che da
Albate/Camerlata partiranno in direzione
Mendrisio per poi proseguire verso Varese
e l’aeroporto di Malpensa grazie al nuovo
collegamento ferroviario che sarà ultimato
(se tutto va bene, soprattutto da parte
italiana) nel 2014. A parziale conforto c’è il
fatto che la nuova linea entrerà in servizio
con il mese di marzo 2015 e quindi ci
sono ancora quasi tre anni per bonificare
quest’area, renderla un vero posteggio e
soprattutto far sì che le tonnellate di rifiuti
abbandonati presenti siano solo un brutto,
brutto ricordo.
Como Cronaca
20 Sabato, 26 maggio 2012
amministrative
Dopo vent’anni torna,
alla guida di Palazzo
Cernezzi, un esponente
del centro sinistra.
Bizzozero nuovo
sindaco di Cantù
marcella tili
Como
cambia.
Lucini
sindaco
U
claudio
bizzozero
mario lucini
n terremoto, per fortuna
non di origini naturali
ma politiche, ha scosso la
provincia di Como. È questo
quanto emerge dalle urne dopo i
ballottaggi che hanno richiamato al
voto comaschi, canturini ed erbesi
per la scelta della futura guida delle
rispettive amministrazioni. Il terremoto
sta non soltanto nella scelta del
cambiamento, per due Comuni su tre
(ad eccezione di Erba), ma soprattutto
nella svolta storica che i nuovi arrivati
hanno portato dentro enclave per anni
vere e proprie fortezze inossidabili del
centro destra.
Mario Lucini (Pd), nuovo sindaco di
Como, ha approfittato con successo di
una ex-maggioranza ormai allo sbando
dopo dieci anni di amministrazione
Bruni, e vent’anni di centro destra,
affermandosi al primo turno e
vincendo, a mani basse, al ballottaggio
con il 74,8% dei voti (21.568), contro il
25.2% di Laura Bordoli (7.263). «Quella
di oggi è una vittoria storica
per il centro sinistra comasco
- il commento a caldo del neo
primo cittadino - un successo
che premia la serietà della nostra
proposta e testimonia la decisa
volontà dei cittadini comaschi
di cambiare pagina dopo un
lungo e grigio periodo di governo
de centro destra. Il fenomeno
dell’astensionismo, sebbene in
linea con i dati nazionali, é un segnale
di disaffezione che deve farci tutti
riflettere e ci impegna fin da subito a
riannodare i legami con la società civile
logorati da questi anni di malgoverno».
«Un risultato oltre ogni aspettativa – il
commento di Savina Marelli, segretario
provinciale del Pd - che denota la voglia
di cambiamento non solo di chi ha
sostenuto Mario al primo turno, ma
anche dei tanti comaschi che hanno
deciso di dargli fiducia al ballotaggio.
Lucini sarà il sindaco di tutti e non
solo di chi l’ha sostenuto con tanto
entusiasmo, impegno e passione.
Ora comincia la sfida del governo
della città, ancor più impegnativa di
quella rappresentata dalla campagna
elettorale; una sfida in cui Lucini e la
sua squadra dimostreranno che una
buona politica è possibile nell’interesse
dei cittadini comaschi, i quali
ritroveranno così l’orgoglio della loro
appartenenza».
«Un risultato netto – le parole di
Stefano Legnani, segretario cittadino
- senza appello per il centro destra. La
gran parte degli elettori che al primo
turno ha votato un candidato non
presente al ballottaggio ha scelto Mario
Lucini come sindaco. È segno che la
città, nelle sue varie componenti, ha
voluto cambiare effettivamente passo.
Per Mario Lucini e per la coalizione che
lo sostiene è una grande soddisfazione,
ma nello stesso tempo, una grande
responsabilità per rispondere alle attese
della città che questo voto testimonia».
Soddisfazione anche da parte di Luca
Gaffuri, capogruppo Pd in Consiglio
Regionale: «Grandissima soddisfazione,
merito di Mario Lucini e di tutte le
persone che hanno creduto in questo
progetto. Mario Lucini sarà il sindaco
di tutta la città. Si connoterà per la
capacità di ascolto e per ridare nuovo
slancio alla città di Como. Il dato va
oltre ogni più rosea aspettativa. Ci
attendono 5 anni in cui dimostreremo
ai comaschi che la fiducia è stata ben
riposta e da ora impegnamoci ancora
di più».
«Oggi inizia una nuova stagione per
Como – il commento dell’on. Chiara
Braga - per rispondere alle grandi
aspettative che i comaschi hanno
espresso con questo voto. Sono sicura
che Lucini e la sua squadra sapranno
interpretare questo desiderio di
rinascimento della città. Da oggi Como
cambia passo e può guardare con
fiducia al futuro».
Per quanto riguarda Cantù Claudio
Bizzozero, Lavori in Corso,
espressione di una coalizione di liste
civiche, ha sconfitto Nicola Molteni,
che si era imposto al primo turno
per una manciata di voti. Bizzozero
si è aggiudicato il ballottaggio con
il 55,03% dei voti (7.977), contro il
44,97% (6.519) dei suo avversario.
Il nuovo sindaco si afferma in un
territorio storicamente leghista,
premiato dalla costanza e dalla
determinazione di una sfida lanciata
dieci anni fa.
Confermata, infine, al ballottaggio
a Erba Marcella Tili (centro
destra), già sindaco nell’ultimo
quinquennio, con 4231 volti
(59,42%), contro i 2890 (40,58%)
di Michele Spagnuolo. Unica e
magra consolazione per un centro
destra profondamente scosso dallo
tsunami elettorale di maggio.
Per tutti e tre i Comuni da segnalare
le altissime percentuali dei non
votanti: a Como ha votato il 42,73%
degli aventi diritto (era stato il 60,3%
al primo turno), a Cantù il 48,27%
(contro 61,22% di due settimane fa),
a Erba il 54,15% (rispetto al 65,38%).
In buona sostanza alle urne si sono
recati poco più di 28 mila comaschi
a Como, poco meno di 15 mila a
Cantù poco più di 7 mila a Erba
Un segnale chiaro del duro lavoro
che attenderà i neo eletti nel
recuperare un rapporto di credibilità
e di fiducia, ormai da tempo andato
sfilacciandosi, con la politica.
(m.ga.)
Eventi in tutta Italia dal 26 maggio al 3 giugno. Le iniziative comasche
Aism: torna la Settimana nazionale
U
na settimana di informazione per
la lotta alla sclerosi multipla è in
programma in tutta Italia, dal 26
maggio al 3 giugno prossimi, con eventi
in tutta Italia per sensibilizzare l’opinione
pubblica e raccogliere fondi per la ricerca.
Anche nella città di Como sono previsti
incontri, serate informative oltre ad una due
giorni dedicata a musica e sport in piazza
Cavour a Como organizzati dalla Sezione
AISM comasca per informare su questa
grave malattia del sistema nervoso centrale,
cronica, imprevedibile e invalidante che
colpisce i giovani tra i 20 e i 30 anni e soprattutto le donne, il doppio rispetto agli
uomini. Le persone colpite da SM sono circa 400 nella nostra città, circa 63 mila in
Italia, 2,5 milioni nel resto del mondo e 450 mila in Europa. Il suo costo sociale è
considerevole, pari a 2 miliardi e 200 milioni di euro l’anno in Italia.
La Settimana Nazionale sarà anche on line per tutti gli utenti del web. Sarà
realizzato uno speciale su www.aism.it. Anche il blog dei giovani www.
S
disabilità:
il raggio
del suono
e nell’ambito degli ausili per la mobilità e
per la comunicazione lo sviluppo tecnologico
ha portato grandi miglioramenti, nel
campo dell’espressività la ricerca è ancora
praticamente inesistente o acerba. La mancanza
di sperimentazione e di investimento in ambito
creativo ha determinato un significativo gap
dell’Italia e della Svizzera nei confronti di alcuni
paesi del nord Europa, come Regno Unito e
Scandinavia. In Inghilterra, per esempio, nei centri
con disabilità gravi vengono realizzate attività
espressive fino all’80% del tempo impiegato nelle
attività terapeutiche. Per tale motivo il CRAMS
(Centro Ricerca Arte Musica Spettacolo) di Lecco,
giovanioltrelasm.it darà un forte contributo
ai temi discussi: attraverso il commento sul
blog sarà infatti possibile attivare un dialogo
tra lettore e ricercatore.
A Como e provincia, il calendario prevede:
26 maggio Piazza Cavour Como
ore 15 “Un lago di Volley”, tornei di pallavolo
in collaborazione con FIPAV;
ore 21 I Fracassoni in concerto con musiche
anni 60/70. Ingresso libero.
27 maggio Piazza Cavour Como
ore 10.45 Banda Baradello;
ore 15.30 Press in concerto con musiche pop
rock. Ingresso libero;
29 maggio Birrificio di Como via P.Paoli 3
ore 21 2° Torneo di Burraco FastForWord
Iscrizioni 15 € chiamando 349-6127251
- 335-7488991.
30 maggio Salone Enrico Musa Viale
in collaborazione con l’Istituto Scientifico Medea
– La Nostra Famiglia, ha avviato il progetto di
cooperazione sociale transfrontaliera a sostegno
dell’integrazione dei soggetti disabili “Il raggio
del suono”. Partito nel 2008, il progetto ha
visto la partecipazione di alcune tra le principali
realtà impegnate nel campo della disabilità nelle
province di Lecco, Como e nel Canton Ticino
(CRAMS, IRCCS Medea, Fondazione Provvida Madre
ed RSU Sim-patia). Utilizzato soprattutto nel
Regno Unito, il “raggio del suono” consiste in una
strumentazione che impiega sensori ad ultrasuoni
in grado di trasformare i movimenti, anche i
minimali, in segnali MIDI, che vengono poi
Cavallotti 7 Como
In occasione della Giornata Mondiale della
sclerosi multipla: ore 21.00 La musica come
luce di solidarietà – concerto di musica lirica
con la partecipazione del Maestro Franco
Federici. Ingresso libero
1 giugno Auditorium comunale di Faloppio
ore 21 “Sensazioni Forti” tributo a Vasco
Rossi. Ingresso libero
2 giugno Villa Gallia Via Borgovico Como
ore 9.30 Question Time, in collaborazione
con i Centri clinici dedicati alla sclerosi
multipla. Gli specialisti neurologi, Franco Di
Palma (dirigente Centro SM Dipartimento
Neuroscienze U.O. Neurologia – A.O.
Sant’Anna) e Caterina Barrilà (Dirigenti
Centro SM U.O. Neurologia – ospedale
Valduce) risponderanno alle domande dei
presenti.
convertiti in suoni, immagini, stimoli-esperienze
tattili: è sufficiente un semplice movimento
del corpo, dentro il fascio di ultrasuoni, per
riprodurre il suono di un violoncello, il miagolio
di un gattino, il rumore della pioggia sul tetto...
Soundbeam, “il raggio del suono”. I risultati del
progetto verranno illustrati durante il convegno
“Educare alla diversità”, che si terrà il 25 maggio
presso La Nostra Famiglia di Bosisio Parini e il 26
maggio nell’ambito di Reatech Fiera Milano, a Rho.
Tra gli altri, interverrà al convegno anche David
Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator,
che collabora con il CRAMS per l’utilizzo del
Soundbeam.
Como Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 21
Maltrattamenti. Una giornata dedicata ai minori e alle donne, a Villa Gallia
C
ontrolla a fatica le emozioni,
presenta carenze endemiche
e strutturali nella vita di
relazione ed è caratterizzato
da livelli infimi di autostima: è questo
l’identikit dell’adolescente violento
che è stato ricostruito nei lavori del
convegno “Minori e disagio: aspetti
sociali e giuridici”, tenuto il 21 maggio
a Villa Gallia con la partecipazione del
Consigliere di Corte d’Appello Cristina
Calle, della psicoterapeuta Cesira Di
Guglielmo e dello psicologo Francesco
Vadilonga, allo scopo di stilare un primo
consuntivo generale di un percorso già
avviato e di focalizzare l’attenzione su
un fenomeno in allarmante espansione.
Giovanissimi che si possono distinguere
in abusanti e abusati, a simboleggiare
le due polarità di un triste fenomeno
che vede gli uni – abitualmente ragazzi
di età compresa tra i 15 e i 17 anni - nel
ruolo dei carnefici e gli altri – dai 4 ai 10
anni - nei panni delle vittime, spia di un
disagio montante che affonda le radici
nell’angoscia paralizzante e generalizzata
di cui largamente soffrono le giovani
generazioni e che non trova risposte
adeguate e soddisfacenti nel contesto
delle famiglie di appartenenza.
Ma esiste anche un’altra forma di disagio
che, sempre più spesso, attraversa
oggi il “mondo famiglia”. È quella
della violenza sulle donne, fenomeno
in preoccupante espansione, come
confermato dai dati dell’ultimo triennio: :
1254 casi registrati sul lario dal 1 gennaio
2009 al 31 dicembre 2011, poco più
del 30% riguardanti donne straniere.
Disagio e famiglia
Un seminario di studi
dedicato ai minori,
e la firma di un protocollo
d’intesa per la difesa delle
donne i punti cardine
della giornata
Il 34% delle donne oggetto di violenza ha
tra i 28 e i 37 anni , nella metà dei casi si
tratta di lavoratrici. Per il 44% la forma di
maltrattamento subito ha avuto contorni di
carattere fisico, per il 34% psicologico. Se ne
è discusso, nello stesso giorno e nella stessa
sede, in occasione del rinnovo del Protocollo
d’intesa per la promozione di strategie
condivise e di azioni integrate, finalizzate alla
prevenzione e al contrasto del fenomeno della
violenza contro le donne, sottoscritto
da Provincia, Prefettura e Questura di
Como, con l’adesione di una decina di
enti tra aziende di cura e associazioni
di volontariato. Forte di una solida
esperienza acquisita sul campo nel
quinquennio 2007-2012, il Tavolo sul
maltrattamento delle donne, come ha
spiegato l’assessore ai servizi sociali della
Provincia Simona Saladini, si spinge ora
al di là delle consuete applicazioni di
modulistica riferite all’anamnesi delle
casistiche e alle eventuali denunce
dei maltrattamenti, “per passare
all’adozione di concrete strategie di
intervento che, tenendo l’occhio sui
bilanci nella necessità di ottimizzare le
risorse bandendo ogni possibile spreco,
assumono un respiro più propriamente
nazionale che locale, dal momento che
il ministero delle Pari Opportunità si è
fatto carico del progetto portato avanti
dalla nostra amministrazione e ha voluto
farne un punto strategico della sua
azione politico-istituzionale”. Prendendo
le mosse, superfluo puntualizzarlo,
dall’opera di sensibilizzazione dei
giovani, che può avvenire solo partendo
dalle scuole e in seconda battuta dalle
famiglie, non essendo più il “pronto
intervento” l’obiettivo primario da
perseguire nell’immediato. A ribadire
l’essenzialità del concetto ha provveduto
non a caso il prefetto Michele Tortora,
per il quale “era necessario affrontare
un problema così delicato e complesso
soprattutto per l’inadeguatezza e la
superficialità con le quali lo si era fatto
in precedenza. Prendere atto della
gravità dell’argomento è stato il primo
passo, comprendere che lo si possa e lo
si debba contrastare solo attraverso un
impegno solidale e di sinergia tra i diversi
organismi che compongono la frastagliata
galassia delle istituzioni preposte e del
volontariato, ne è stato il logico e fatale
corollario. Nonostante ogni sforzo sinora
eseguito, e al di là di ogni auspicabile e
ragionevole progresso futuro, lavorare
sulle coscienze dei cittadini di domani
rimane l’unica via percorribile per
smantellare quell’assurda e iniqua
mentalità che induce tanti uomini a
considerare la donna come un oggetto “di
proprietà”, retaggio di una cultura incivile
e retrograda che è stata ampiamente
superata dalla storia, e che ancora non
riusciamo a relegare definitivamente
tra le polverose cianfrusaglie e le
sconcertanti stravaganze di un oscuro e
sepolto passato”.
SALVATORE COUCHOUD
Como Cronaca
22 Sabato, 26 maggio 2012
Portato dai Frati Minori Conventuali
”
“visita
Nel pomeriggio
di venerdì 11
maggio la reliquia
di uno dei santi più
popolari, conosciuto
come taumaturgo e
protettore dei poveri
e dei sofferenti, è
entrata nel presidio
Sant’Antonio da Padova al S. Anna
P
ortata dai Frati Minori Conventuali che a Como officiano la parrocchia
dedicata a Sant’Antonio da Padova, nel pomeriggio dell’11 maggio la reliquia
di uno dei Santi più popolari, conosciuto come taumaturgo e protettore dei
poveri e sofferenti è entrata, nel nuovo Ospedale Sant’Anna, accolta nella
grande hall da una piccola folla di persone.
Padre Nando, superiore dei Minori Conventuali, in un suo breve intervento di
saluto, ha affermato che portare da un luogo all’altro le reliquie di un Santo è
“un’iniziativa missionaria”. Significa annunciare al mondo la “buona notizia”
della salvezza portata da Gesù
Cristo all’umanità e ricordare che
Sant’Antonio è ancora presente tra noi,
insieme con il superiore, che ha parlato
nella grande devozione popolare che lo
della predilezione per i sofferenti del
circonda, per testimoniare l’amore ai
santo di Padova: i miracoli e le grazie
poveri e ai malati.
avvenuti per la sua intercessione, sono
Data la popolarità del Santo di Padova,
noti ovunque. Con i malati sono poi
non è stato difficile dare pubblicità
state recitate preghiere composte dal
all’evento nella struttura sanitaria, così
Santo. Il lungo percorso compiuto dal
che il piccolo pellegrinaggio lungo le
reliquiario ha avuto il suo culmine
corsie è stato accolto dagli ammalati
nella cappella dell’ospedale, piena di
e dal personale, con una devozione
gente all’inverosimile. La Santa Messa
particolare. Tutti volevano vedere
concelebrata – e animata dal coro della
la reliquia (la “lingua del Santo”)
parrocchia curata dai padri conventuali,
baciarla e venerarla. In ogni reparto di
era stata preceduta dalla recita del
“Medicina” e “Chirurgia” dell’Ospedale,
Rosario. A ogni mistero, il commento
il tavolo a rotelle che trasportava il
era tratto dagli scritti del Santo; così
prezioso reliquiario, si fermava, in
pure, per la prima volta, sono state
un punto indicato, per sentire padre
intonate in onore della Vergine le litanie
Luciano ofm conv., intervenuto
composte dallo stesso Sant’Antonio.
Nell’omelia, padre Luciano ofm conv.,
che sta accompagnando in tutt’Italia
il prezioso reliquiario per le “missioni
popolari antoniane”, ha sottolineato che
Sant’Antonio, nelle sue omelie, ha come
punti cardine l’annuncio del Vangelo
e la solidarietà con i poveri. Ha poi
aggiunto che Sant’Antonio – molto noto
e popolare come il “Santo dei miracoli”
– è quasi sconosciuto per tutti gli altri
aspetti della sua vita, come ad esempio
la sua origine portoghese; infatti in
Portogallo è venerato come Santo
António de Lisboa, poiché Fernando
Martim de Bulhões e Taveira Azevedo
– questo il nome del Santo al secolo –
nacque a Lisbona il 15 agosto 1195 e
morì a Padova il 13 giugno 1231.
La presenza delle reliquie di
Sant’Antonio nel pomeriggio dell’11
maggio sarà ricordata, nell’ospedale
Sant’Anna, come la “visita” di un Santo
sempre vivo nel ricordo dei devoti e
sempre pronto a intercedere presso Dio
per il bene e la salvezza soprattutto dei
sofferenti e dei poveri.
P. Antonio Casera
Le prestazioni finora prestate in Villa Balestrini saranno erogate nelle due sedi dell’Azienda ospedaliera
Fisioterapia al S. Anna e a Camerlata
N
uove sedi per le attività di fisioterapia
di Villa Balestrini a Villa Guardia.
Le prestazioni di riabilitazione
neuromotoria e ortopedica sinora erogate
dall’Azienda Ospedaliera “Ospedale Sant’Anna”
di Como saranno nuovamente fruibili da
lunedì 28 maggio 2012 all’ospedale Sant’Anna
di San Fermo della Battaglia (al piano +1), che
dista circa due chilometri da Villa Guardia, e
al Poliambulatorio di via Napoleona a Como,
nel Monoblocco (piani 4° e 6°), ubicato nella
futura cittadella sanitaria. Questa sede è ancor
più direttamente servita dalle linee di trasporto
pubblico automobilistico dell’ASF e delle
FNM anche per i cittadini provenienti dalla
zona dell’Olgiatese. L’ultimo giorno di attività
del centro di Villa Balestrini sarà venerdì 25
maggio.
Grazie a questa riorganizzazione, sarà
Unione Ciechi
cena al buio
venerdì
25 maggio
a Rebbio
L
ampliata la fascia oraria di accesso alle
terapie fisiche per quanto riguarda la sede
di Via Napoleona, passando dall’attuale
orario d’inizio delle 9 a quello delle 7,30
del mattino. Nel Monoblocco saranno
potenziati anche gli spazi dedicati
alla riabilitazione neuromotoria, con
l’allestimento, al 4° piano, di una nuova sala
(n. 5) per l’attività fisioterapica.
La ricollocazione dei servizi fisioterapici
erogati dall’Ao nel compendio di Villa
Balestrini, dove nel biennio 2010-2011
sono state effettuate una media di 27mila
prestazioni l’anno per circa 1.900 pazienti
(solo 302 pazienti nel 2011 residenti a Villa
Guardia, il 15%, in flessione rispetto agli
anni precedenti), prende le mosse sia da
una razionalizzazione dell’assetto dei servizi
sia dalla possibilità di un diverso utilizzo
a sezione UICI di Como è lieta
di invitare gli interessati alla
serata di “Cena al buio” che si
terrà venerdì 25 maggio alle ore 19.30
presso il ristorante-pizzeria “Ul Bacan”
di via Varesina n. 49 a Como (di fronte
al cinema Gloria).
La serata vissuta in un ambiente
completamente oscurato prevede
due differenti menu da scegliere al
momento della prenotazione.
1° menù: frittelle di gianchetti,
della struttura di proprietà del Comune. La
gestione di una sede operativa, pressoché
adiacente al nuovo Ospedale, è risultata
dunque non più giustificabile, in prima
istanza, sotto il profilo qualitativo delle
prestazioni rese alla popolazione.
Nel corso del 2011 – con il nuovo Presidio
di San Fermo e l’organizzazione dei servizi
sul Poliambulatorio di Via Napoleona - si
sono quindi concretizzate le condizioni
per attuare un trasferimento delle attività
riabilitative ancora erogate a Villa Guardia
senza penalizzazioni per l’utenza e con
l’obiettivo di offrire una più ampia gamma
di proposte terapeutiche e riabilitative,
nonché di migliorare l’accessibilità alle
stesse tramite l’attivazione di una più ampia
fascia oraria di apertura per le terapie
fisiche.
polpettine di pesce pomodoro e
basilico, insalata di mare, gamberetti
in salsa rosa, spiedini di pesce alla
griglia con patatine fritte, fragole con
gelato.
2° menù: salumi misti e melone,
saltimbocca alla romana con patate al
forno,
fragole con gelato, bevande e caffè
compresi.
Quota di adesione: euro 27,00.
Dato il numero limitato dei posti è
obbligatoria la prenotazione entro
venerdì 18 maggio telefonando in
sezione al numero 031-570565 oppure
inviando una mail all’indirizzo: uicco@
uiciechi.it.
L’organizzazione chiede di segnalare
eventuali intolleranze ed allergie
alimentari.
Il ricavato della cena verrà devoluto
all’iniziativa “Giochiamo al buio”
organizzata dall’U.IC.I di Como a favore
delle scuole elementari e medie.
Como Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 23
Da martedì 29 maggio a domenica 3 giugno
Settimana egizia ai Musei Civici
A
nche quest’anno i Musei Civici
di Como propongono da
martedì 29 maggio a domenica
3 giugno la “Settimana Egizia”.
Si tratta di un appuntamento annuale
che vuole portare all’attenzione
del pubblico alcuni temi di
approfondimento legati all’importante
collezione di reperti egizi donati
nell’Ottocento da Alfonso Garovaglio
e conservati presso il Museo. Il
“pezzo forte” di questa collezione è il
celebre sarcofago in cartonnage con
la mummia di Isiuret, sacerdotessa di
Tebe del dio Amon (IX sec. a.C.);
in
occasione della Settimana Egizia il
sarcofago sarà aperto per permettere
al pubblico di osservare da vicino la
mummia collocata al suo interno,
abitualmente non visibile per esigenze di
conservazione. Quest’anno, prendendo
spunto dagli oggetti conservati presso il
Museo, sarà affrontato in particolare il
tema della fertilità, della gravidanza e del
parto nella millenaria civiltà egiziana; si
chiarirà in quale modo le donne egiziane
affrontavano e vivevano questi due eventi
fondamentali e quali erano le conoscenze
mediche sulla fisiologia della gravidanza.
Martedì 29 maggio, alle ore 17.00, verrà
proposto “La Collezione Egizia senza
segreti!”, un
percorso guidato a tutta la
collezione; giovedì 31, alle ore 17.30, è in
programma una conferenza di Annamaria
Ravagnan (funzionario della Struttura
Musei della Regione Lombardia) dal titolo
“Maternità consapevole nell’Antico Egitto:
un test di gravidanza di 4000 anni fa”.
Nello stesso giorno e alla stessa ora non
mancherà il laboratorio per bambini dai 7
agli 11 anni “Divertiamoci con i geroglifici”
(prenotazione obbligatoria): partendo
dai numerosi geroglifici rappresentati su
vari oggetti esposti nella Sala Egizia, ogni
bambino, all’interno di un cartiglio, proverà
a scrivere il proprio nome con i simboli
dell’antica scrittura egizia.
L’ultimo appuntamento sarà sabato 2
giugno, dalle 10.00 alle 12.00, in cui una
guida sarà a disposizione per rispondere
a domande e curiosità del pubblico sulla
collezione egizia.
Tutti gli eventi sono ad ingresso libero. Per
informazioni:
Museo Archeologico “Paolo
Giovio”,
Piazza Medaglie d’Oro 1, Como;
tel.
031.252550; e-mail
musei.civici@comune.
como.it. (s.fa.)
❚❚ Erba, venerdì 25 maggio
foto f. grazioli
Alla scoperta della grotta
più lunga d’Italia
V
enerdì 25 maggio, alle ore 21, nella sala “Carlo Annoni” del Civico Museo di Erba (presso la Villa Comunale di Crevenna, via Ugo Foscolo 27 a Erba), Luana Aimar e Antonio Premazzi dello
Speleo Club C.A.I. Erba presenteranno “Alla scoperta della grotta più lunga d’Italia: il complesso della Valle del Nosè”. L’11 febbraio di quest’anno l’area carsica del Pian del Tivano, già nota
agli speleologi di tutta Italia per le importanti esplorazioni degli ultimi dieci anni anni, si è imposta
all’attenzione della stampa e delle reti televisive. Infatti, superando una massiccia frana sotterranea gli
speleologi del Progetto InGrigna! sono riusciti a giuntare due importanti grotte dell’area ancora in corso di esplorazione: Fornitori-Stoppani, con uno sviluppo di 47,5 chilometri, e Tacchi-Zelbio-Bianchen,
con uno sviluppo di 10,5 chilometri. Ne è nato il Complesso della Valle del Nosè che, con un’estensione complessiva di 58 chilometri, toglie il record detenuto fino a quel momento dall’abisso di Monte
Corchia, in Toscana, diventando la nuova grotta più lunga d’Italia. Il complesso ha una struttura labirintica, essendo costituito da una grande varietà di rami e ambienti secondari che si snodano anche
su più livelli paralleli. La serata si propone di illustrare, tramite diapositive e filmati, la complessità geologica del nuovo gigante sotterraneo, narrando le fasi esplorative che ne hanno scandito la scoperta
nel corso dei decenni e raccontando il fortunato epilogo della giunzione attraverso la voce di due dei
protagonisti. L’ingresso è libero. Per informazioni: Civico Museo di Erba, tel. 031.3355341, e-mail [email protected]; Comune di Erba, Ufficio Cultura, tel. 031-615262. (s.fa.)
Pastorale universitaria. Una tesi mette in luce le opere
meno studiate dello scrittore di Novate: i suoi articoli.
Testori: la realtà vive
U
U
n Giovanni
Testori inedito,
approfondito grazie
ad una tesi in Semiotica
che ne ha approfondito
le opere meno
studiate, permette di
approfondirne il pensiero:
dal terremoto in Irpinia
al suicidio di un giovane,
ogni fatto era l’occasione
per “partecipare al
dramma dell’uomo”
ufficiouniversita@
diocesidicomo.it,
www.facebook.com/home.php
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale
Universitaria
na firma fuori dal coro, con un
giudizio sempre acuto e umano
sulla realtà: è il Giovanni Testori
che emerge dalla tesi in Semiotica di
Marco Pedersini, da poco laureatosi alla specialistica di Lettere moderne
dell’Università Cattolica di Milano con un lavoro dal titolo Scritture
del quotidiano: Giovanni Testori giornalista. Un lavoro che ha preso in
considerazione un aspetto poco conosciuto dello scrittore di Novate, quello
giornalistico, mai studiato prima d’ora: «Ho analizzato la sua produzione per
il Corriere della Sera e in seguito per Il Sabato - spiega Marco -. Ho letto più
di 800 articoli, concentrandomi poi sui soli pezzi di costume, un’ottantina.
Mi sono basato anche su La maestà della vita, un testo dell’82 in cui Testori
ha raccolto alcuni degli articoli più significativi».
Testori giunge al Corriere nel 1975, finendo col prendere il posto di
Pasolini. Dal ’78 all’82 è il periodo più intenso, essendo nominato dal
direttore Franco Di Bella responsabile della Terza pagina. Cosa ci fa Testori,
«l’“antigiornalista” per eccellenza, uno scrittore che ama la sovrabbondanza
e l’accumulo baroccheggiante, nella redazione di un quotidiano che punta
all’essenzialità e all’economia del linguaggio?». Ci si aspetterebbe uno
scontro di registri. E invece il risultato è «una grande dinamicità di scrittura»,
originata dal suo «desiderio di incontrare le persone e abbracciare il loro
dramma». Ogni fatto di cronaca - dal terremoto in Irpinia alla piaga della
tossicodipendenza, dall’apertura di una mostra al suicidio di un giovane desta in Testori «un interesse personale senza riserve». Tutto è «un’occasione
per rimettersi in discussione e partecipare alla vita dell’uomo che ha
davanti». Come si vede, per esempio, nel caso di Luca Casati, un diciottenne
brianzolo che nel marzo dell’80 uccide a martellate la madre. Un raptus
omicida che scatena la curiosità morbosa dei quotidiani del tempo. Nei
suoi articoli, invece, Testori affronta questo dramma con grande umanità:
«Esecrare il gesto è giusto - scrive -. Ma sapendo tutti che ora abbiamo un
figlio e un fratello che, dalla solitudine del carcere, domanda il nostro aiuto
nella dura, difficile strada della resurrezione». Un giudizio che non s’incontra
spesso nelle pagine di cronaca nera. Fino a dire: «Un aiuto, oltre che nella
carità e, per chi crede, nella preghiera, può venirgli proprio dal dare a lui
notizia, attraverso il nostro comportamento, che quel terribile pomeriggio
del 16 marzo, là, nella sua casa di Renate, non è passato solo per la vergogna
dell’uomo ma anche per la sua salvezza».
Altrettanto eloquente è un articolo del settembre dell’80: in un supermarket
un giovane uccide involontariamente una bambina di poco più di un
anno, tentando di rubarle una catenina d’oro. Per Testori è l’occasione per
sottolineare come ancora una volta venga ridotto a nulla il valore di una
vita. Ma, soprattutto, è l’occasione per vedere in questa vicenda «l’immagine
del bisogno che forma la realtà prima della vita umana; quel bisogno che
ha il nome, il peso e la faticosa luce della speranza». Arrivando a ribaltare
le parti, come in uno strano gioco di specchi: l’assassino finisce dietro le
sbarre, ma per Testori nessuno può sentirsi giustificato: «Come il giovane
ha cominciato volendo solo strappare dal collo della bambina la catenina
e ha finito con l’ucciderla - scrive -, anche noi cominciamo forse col voler
trascinare verso il nostro egoismo le piccole speranze suppletive e finiamo
con l’uccidere la speranza vera e prima». Se non dessimo «il giudizio e il
rispetto che la speranza domanda», quindi, «l’immagine di quella piccola
creatura che, come un petalo muore nel lago del suo sangue, potrebbe anche
diventare l’emblema del lago d’insensatezza e di morte in cui l’uomo finirà
per uccidere e abbandonare sé stesso».
Cos’ha permesso a Testori di fare questo percorso, umano prima ancora che
artistico? «Il bisogno di partecipare ai drammi che affrontava - spiega Marco
-. Sempre intravvedendo in chi aveva di fronte, in qualsiasi condizione
si trovasse, il riverbero del Mistero. Percepiva che in ogni circostanza era
possibile incontrare la presenza di Cristo». In quest’apertura sta la sua
originalità rispetto ad altre grandi firme del tempo, da Pasolini a Calvino:
«Non aveva bisogno di indossare la maschera del giornalista: tutto ciò che ha
fatto, dal teatro alla letteratura, testimonia una grande unità. Non a caso, ha
sempre rifiutato l’etichetta di intellettuale. Il suo era un approccio integrale».
Emmanuele Michela
24 Sabato, 26 maggio 2012
Como Cronaca
Un’arte lontana. I nomi più noti
I più antichi maestri
campanari comaschi
S
i sa che nel Medioevo le tecniche metallurgiche erano monopolio di
consorterie legate a regioni particolarmente vocate ad esse: per quanto
riguarda la fusione di campane, la zona di Como fu dipendente dai paesi
d’oltralpe per lungo tempo, ma ebbe anche una sua attività autonoma.
La più antica notizia di un fabbricante risale all’ultimo decennio del Quattrocento:
mastro Giovanni Maria Guayta di mastro Zanino di Grandola, mastro di campane,
abitante a Como, il 15 luglio 1495 fu condannato a restituire lire 10 soldi 18 di terzole
a prete Alberto de Ferrari da Teglio, beneficiale e rettore delle chiese di Montagna di
Valtellina, quale caparra per una campana che il mastro avrebbe dovuto costruire nel
tempo stabilito, ciò che non era
fondere e fornire una
avvenuto. La sentenza fu emessa dal
campana del peso di rubbi 50 (circa 4
vicario generale nella sala bianca del
quintali).
palazzo vescovile di Como.
I rappresentanti del paese, Bernardo
Giovanni Maria sarà stato
detto Barufino de Zugnoni e
probabilmente familiare di Giovanni
Simone detto Grapuzino de Benini,
Battista, che fabbricava campane in
s’impegnavano a pagare lire 3 terzole per
parrocchia di S.Donnino nella seconda
ogni rubbo come mercede al costruttore,
metà del Cinquecento, e aveva per
oltre al metallo della campana vecchia
fratello il pittore Francesco, e di
rotta, pesante rubbi 37 e 2 libbre, e 13
Giuseppe, che continuava l’attività
rubbi di metallo buono e idoneo.
di fonditore nel primo ventennio del
Il giorno in cui la campana fosse stata
Seicento.
consegnata sarebbe stato pagato un
Nella stessa parte della città, cioè a
acconto di lire 40 imperiali: il saldo entro
S.Donnino, compariva nel maggio 1505
5 anni, con obbligo di manutenzione
mastro Giovanni Maria de Valeris di
della campana. Il 3 marzo il fonditore
mastro Martino, fonditore di campane;
riceveva lire 45 imperiali, dopo collaudo
il 7 febbraio dell’anno seguente
segnato dai preti Giovanni Moroni e
s’impegnava con gli uomini di Sacco a
Con Mondo
Turistico
visita a Como
al Centro
storico
L
La più antica notizia
di un fabbricante risale
all’ultimo decennio
del Quattrocento
Giovanni Curtoni, col vincolo della
rifusione del danno da parte
del costruttore in caso di rottura entro i
5 anni.
Del de Valeris non si conoscono altri
contratti, ma si sa che sposò una sorella
di Pietro e Stefano Marzorati, che ne
ebbe Francesco, Barbara e Margherita e
che nel settembre 1523 era già morto.
Il 5 di quel mese Francesco e Barbara,
evidentemente ammalati di morbo
contagioso, facevano testamento in
un prato di proprietà degli zii materni,
sempre in parrocchia di S.Donnino fuori
le mura. Sedici anni più tardi l’eredità di
Francesco de Valeri detto Valerino era
ancora contesa tra i possibili eredi.
Mario Longatti
culturale “Mondo Turistico”,
’Associazione
con il patrocinio degli Assessorati al
Turismo della Provincia e del Comune
di Como, anche quest’anno propone, fino alla
fine di settembre, due visite guidate al centro
storico di Como ogni settimana, il giovedì
pomeriggio alle ore 15.00 e il sabato mattina
alle ore 11.00. L’appuntamento con la guida è
all’Ufficio Info Point, di fianco al Duomo (Via
Maestri Cumacini).
La visita, con spiegazioni in italiano ed in
inglese, comprende una passeggiata a piedi
nel centro storico di Como; l’itinerario inizia
con la visita del Duomo, prosegue lungo via
Vittorio Emanuele fino alla chiesa romanica di
S. Fedele, quindi nei vicoli antichi della città
per concludersi in Piazza Volta e Piazza Cavour.
Per le persone singole non sono necessarie le
prenotazioni; per i gruppi, invece, è richiesta
la prenotazione.
Il costo di partecipazione è di 10 euro per
persona; per i soci e i possessori di WelComo
Card 8 euro. Per informazioni: Mondo
Turistico, tel. 339.4163108; posta elettronica:
[email protected]; sito internet: www.
mondoturistico.it.
Cernobbio
La Corale S. Nicola
guarda al futuro
E
Dai “tempi d’oro”
ran certamente belli i tempi
in cui la Corale S. Nicola di
alle difficoltà dell’ultimo
Cernobbio, su invito della
benemerita Famiglia Comasca, periodo. La realtà
si esibiva al concerto di inizio d’anno di un gruppo che intende
al Teatro Sociale con la Banda
continuare il suo impegno
Baradello. Allora la Corale poteva
allargando l’organico
contare su di una sessantina di voci
per le quattro sezioni: contralti,
a nuove voci
soprani, tenori e bassi. Oggi –
purtroppo – le voci presenti nel coro, sono solo circa
domenicali in sedi
una quarantina. Di recente, infatti, si è determinato un
prestigiose quali:
calo dovuto unicamente all’età ed a impegni di famiglia. la Cattedrale di
Per alcuni anni, otto per la precisione, la nostra
Sant’Antonio in Padova; nella Catterale di Cremona,nel
Corale ha tenuto in Villa Erba, il tradizionale concerto
Duomo di Crema e di Varese; nei santuari della Beata
di Natale al quale hanno assistito ben 1000/1200
Vergine del Fonte a Caravaggio ed in Santa Maria della
spettatori per edizione. I concerti natalizi hanno
Steccata in Parma; nelle Basiliche di San Fedele e di
tutti avuto la preziosa collaborazione dell’Orchestra
San Carpoforo a Como, non è certo da dimenticare
Sinfonica del Lario, diretta dal M° Pierangelo Gelmini,
una Santa Messa brevis di Mozart, nel Duomo di
spaziando dalla musica sacra e classica, all’opera lirica
Mantova. L’ultima felice esibizione, nella Basilica di
ed all’operetta. Degno di nota il concerto che nel 2010,
Sant’Abbondio, un concerto celebrativo del genetliaco
alla presenza del Prefetto di Como, signor Tortora ed
del nostro Vescovo, monsignor Diego Coletti per conto
alle Autorità Civili e religiose della zona, la Corale ha
della Famiglia Comasca. Ovunque dunque la Corale ha
tenuto per la celebrazione del centenario dell’Unità
conseguito il meritato successo. Ora nel continuare la
dell’Italia. Ma sicuramente la Corale San Nicola si
normale attività con lo studio principale della musica
distingue per la raffinatezza del repertorio. Sante Messe sacra e di celebri autori, intendiamo riprendere –
di Mozart, Bach, Beethoven, Spagnoli Rusca, Perosi e il
nella tradizione dei 25 anni di operatività coristica
Picchi, sono eseguite dalla Corale nelle solennizzazioni
– la ricerca storica del canto sacro, il gregoriano,
in particolare brani di canto antico latino e greco.
Per la realizzazione di questo ambizioso progetto,
assicuriamo tutto l’impegno della nostra Direzione
Artistica, ma e sopra tutto necessitano voci nuove.
Possibilmente giovanili ed anche di tutti coloro che
amano il canto liturgico, anche in forma amatoriale.
La Corale di San Nicola è composta nel suo organico
da voci che, in gran parte, provengono dalla sponda
occidentale del nostro lago di Como. Vorremmo
allargare i componenti della Corale con nuove voci di
provenienza comasca. Per tutti coloro che intendono
aderire alla nostra richiesta, le prove della nostra
Corale si tengono il giovedì sera, con inizio alle ore
21.00 presso la nostra sede in via Regina al n. 5; oppure
telefonando al Presidente della Corale ai numeri 031512542 0 340-5335918.
Como Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 25
Fino Mornasco. Appuntamento domenica 27 maggio
S
ensibilizzare l’opinione
meno si pensa, ma a
pubblica e informare
condizione di osservare
sulle problematiche
una dieta corretta il celiaco
della celiachia, la
può condurre una vita del
grave intolleranza al glutine
tutto normale. L’industria
che in Italia colpisce circa
dietetica viene incontro ai
450mila persone, un individuo
soggetti affetti da celiachia
su 200, è l’obiettivo della
producendo una serie
“Festa della Celiachia”
d’alimenti privi di glutine
che si terrà domenica 27
e il paziente ha diritto ad
maggio presso il campo
un quantitativo mensile
sportivo dell’oratorio di Fino
di tali alimenti, in forma
Mornasco. Organizzata dagli
gratuita, presentando
oltre 600 soci della Sezione
all’ASL d’appartenenza
provinciale di Como dell’A.I.C.
la certificazione di un
(Associazione Italiana
Centro accreditato
Celiachia) in collaborazione
attestante che il paziente
con il Gruppo Sportivo
è affetto da celiachia
Junior, la festa rappresenta
biopticamente accertata.
un’occasione per conoscere
La “Festa della Celiachia”,
questa malattia e i problemi
giunta quest’anno alla
dietetici e psicologici che può
sua sedicesima edizione,
provocare. La celiachia è una
inizierà alle 12,30 con
condizione di permanente
il pranzo senza glutine.
intolleranza al glutine, una
Sarà possibile assaggiare
proteina contenuta nel grano,
pasta e risotto, bruschette,
orzo, segale, avena, e dunque
salamelle, antipasti di
in tutto quello che ci piace:
salumi misti, carne alla
pasta, pane, pizza, focacce,
griglia, verdure e patate
torte, biscotti, ma anche nella
fritte, torte e tanti altri
birra e nella maggior parte
cibi cucinati utilizzando
dei cibi precotti. L’ingestione
alternative a quelle
Appuntamento presso il campo sportivo dell’oratorio per sensibilizzare farine
di tale proteina in soggetti
di frumento che possono
geneticamente predisposti
sostituire la materia prima
rispetto ad un’intolleranza che colpisce 450 mila persone in Italia
determina la comparsa
tradizionale con ottimi
della malattia caratterizzata
risultati di cottura e sul
da un danno a livello della
palato. Per il pranzo è
mucosa dell’intestino d’entità variabile
provocare disturbi gravi come l’anemia
persona smette di mangiare alimenti
obbligatoria la prenotazione telefonando
e dipendente anche, ma non solo, dalla
da carenza di ferro, l’osteoporosi,
contenenti del glutine, l’intestino guarirà
alla sig.ra Barbara Bertaggia, referente
durata dell’esposizione alla proteina
alterazioni della tiroide, epatite cronica,
e i sintomi spariranno. Questo processo
dell’A.I.C. per la provincia di Como, al
“tossica”. La forma classica si presenta
costipazione, alterazioni cutanee, dolori
impiega circa 4 – 6 mesi nell’adulto e
335 – 8225589, o inviando un’e-mail a
tra i 6 e i 20 mesi di vita con diarrea
alle ossa e ai muscoli. Esistono anche
2 – 3 mesi nel bambino. Nel sospetto
[email protected]. Dalle 14,30
cronica, feci semiliquide e maleodoranti,
forme di celiachia cosiddetta silente,
di malattia celiaca la prima indagine
chiunque potrà partecipare a diverse
distensione addominale. Il bambino ha
caratterizzata da assenza di sintomi, ma
da eseguire è un prelievo di sangue
attività ludiche e i bambini potranno
di solito una crescita normale nei primi
in presenza del tipico danno intestinale.
per il dosaggio degli anticorpi e in caso
divertirsi con disegni da colorare,
mesi di vita, ma a distanza di qualche
Questo tipo di celiachia si riscontra
di positività bisognerà effettuare una
decoupage, fiori di carta e giochi
settimana o mese dall’introduzione
soprattutto nei familiari di primo grado
biopsia digiunale. Un regime senza
vari organizzati all’aperto. Per tutti
del glutine nella dieta (prime pastine,
dei pazienti celiaci. A causa dei suoi
glutine deve essere seguito a vita facendo l’appuntamento è fissato per domenica
semolino, biscotti) comincia a presentare sintomi diffusi purtroppo è spesso
sempre molta attenzione a decifrare
27 maggio dalle ore 12,30 presso il
arresto nella crescita e calo di peso. La
diagnosticata dopo lunghi anni di
correttamente le avvertenze sulla
Campo Sportivo “Laurenti” in via
celiachia può svilupparsi a qualsiasi
malessere, ma per fortuna la distruzione
composizione degli alimenti perché il
Raimondi 29 a Fino Mornasco.
età e se non è diagnosticata può
della mucosa è reversibile, infatti, se la
glutine a volte può nascondersi dove
PAOLO BORGHI
La festa della celiachia
Porlezza e Como
18° Giornata
del respiro
I
“
Iniziative di
l Cof Lanzo Hospital” di Lanzo
d’Intelvi in collaborazione con
sensibilizzazione,
il Comune di Porlezza, la Croce
prevenzione e cura contro
azzurra e la onlus Pre.Di.Care
la diffusione di patologie
aderisce alla 18° Giornata nazionale
del Respiro per la conoscenza
fumo correlate. In campo
e la prevenzione delle malattie
anche il COF di Lanzo
polmonari. All’iniziativa che si tiene
sabato 26 maggio a Porlezza sul
e l’ospedale S. Anna
lungolago Matteotti, dalle 10.00 alle
dei maggiori problemi sanitari, si
16.00, interviene il dr. Mario Bocchia, medico specialista
prevede che entro il 2020 diventi la terza causa di morte
responsabile della sezione di Pneumologia del Cof
e la quinta causa di disabilità nel mondo. Alcuni dati
Lanzo Hospital (Clinica ortopedica e fisiatrica a Lanzo
significativi riguardanti il fumo ci dicono che: in Italia ci
d’Intelvi accreditata con il Servizio sanitario nazionale)
sono 11 milioni di fumatori attivi, 9 milioni di ex fumatori,
con un’equipe di infermieri e fisioterapisti. Le persone
che nel mondo vi sono circa 1 miliardo di fumatori. In
interessate potranno ricevere informazioni sulle malattie
relazione alle patologie polmonari basti sapere che il
respiratorie ed eseguire gratuitamente la spirometria
70-80 % della bronchite cronica è fumo correlata; solo il
(test di funzionalità respiratoria). La manifestazione
25 % dei fumatori non sviluppa la bronchite cronica; in
si svolgerà anche in caso di pioggia. La Giornata del
Europa il 5% della popolazione soffre di BPCO; il costo
Respiro intende sensibilizzare la popolazione sulle
annuale delle cure per questa patologia è di 6 miliardi di
malattie polmonari croniche e i fattori di rischio correlati,
euro; in media un fumatore vive 6 anni in meno rispetto
quali il fumo di tabacco e l’inquinamento ambientale.
ad un non fumatore. La broncopatia cronica ostruttiva
Le patologie dell’apparato respiratorio rappresentano
consiste in un disturbo caratterizzato da una condizione
una delle più frequenti cause di malattia, invalidità e
di persistente infiammazione delle vie respiratorie che
morte, in Italia ed in Europa, che secondo le previsioni
comporta una progressiva difficoltà nell’espellere l’aria dai
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono
polmoni che, per cosi dire, rimane intrappolata nelle parti
destinate ad aumentare nei prossimi vent’anni. Tra queste più periferiche. Per chi è effetto da BPCO gli studi hanno
la broncopatia cronica ostruttiva(BPCO) rappresenta uno
documentato l’efficacia del trattamento riabilitativo,
risultato in grado di modificare non tanto la capacità
respiratoria quanto di migliorare la qualità di vita del
paziente ed in particolare di aumentare la tolleranza allo
sforzo e la capacità di “gestire” la malattia stessa, il tutto
attraverso un che vede impegnate figure professionali
e strutture diverse con interventi differenziati nella
fase acuta e di diagnosi (Rianimazioni, Unità Operative
Pneumologiche, Medicina Interna), in quella subacuta
(per esempio con svezzamento da protesi ventilatorie,
cannule tracheali ecc.) e di stabilizzazione.
Anche l’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como aderisce
alla giornata. Sabato 26 maggio, in piazza Vittoria
a Como, dalle 11 alle 18 specialisti in pneumologia
saranno a disposizione dei cittadini per informazioni
sulla salute dell’apparato respiratorio, ma anche per
offrire test gratuiti come la spirometria. Per questi esami
non servono nè l’impegnativa del medico di medicina
generale né la prenotazione. Inoltre, sarà possibile
sottoporsi a test per valutare la dipendenza da tabacco.
26 Sabato, 26 maggio 2012
Como Cronaca
Mese di maggio. Breve viaggio dentro il ricordo di quattro eventi straordinari che
hanno accompagnato il Lario tra il 1500 e il 1700. Tutti riconducono alla beata Vergine.
Terra lariana, terra mariana
Dongo: Madonna delle
Lacrime 6 settembre 1553
Valsolda: Nostra Signora
della Caravina 11 maggio
1562
Nobiallo: Santa Maria
della Pace 9 giugno 1658
Lezzeno: Madonna delle
Lacrime 6 agosto 1688.
A
bene considerare il
periodo che va dal 1500
al 1700 le vallate e le
rive che circondano
il bacino del lago di Como
(il Larius dei Romani), sono
state testimoni di quattro
eventi straordinari che solo
la “mente” misteriosa di un
Essere Invisibile – Dio – poteva
inventare, lasciando poi a
noi poveri mortali di capirne
il vero significato e trarne le
conseguenze di vita.
D
ongo: il 6 settembre 1553
da una santella ai bordi
del minaccioso torrente
Albano, sulla strada Antica
Regina, una figura di Madonna
dolcemente dipinta, versa
copiose lacrime e noi tutti oggi
veneriamo come “Madonna
delle Lacrime”. è il primo in
ordine di tempo di questi
grandiosi eventi e del quale
quest’anno ricordiamo il 459°
anniversario, in coincidenza
con la proclamazione da parte
del Santo Padre Benedetto
XVI dell’ Anno della fede E’
stato indetto l’11 ottobre 2011
con il “Motu proprio porta
fidei” nel 50° anniversario
dell’apertura del Concilio
vaticano II sul tema: “La
nuova Evangelizzazione per
la trasmissione della fede
cristiana”. E’ quindi per Dongo
e la Zona Pastorale Tre Pievi un
anno “doppiamente speciale”
ed il Santuario sarà meta di
incontri e di preghiera in onore
della Madonna.
V
alsolda: proseguendo
nel nostro itinerario
mariano raggiungiamo,
a non più di 40 km da
Dongo, Valsolda sulle rive
del lago Ceresio, tra Porlezza
e Lugano. Tutti ricordiamo
il “Piccolo mondo antico”
di Fogazzaro dove l’autore
canta in modo romantico la
bellezza poetica del posto in
cui sorge il Santuario della
Caravina,proprio al confine
della Valsolda, l’unica zolla
d’Italia che custodì per oltre
un millennio la libertà e
l’indipendenza, prima di essere
ammessa all’Austria nel 1783,
250 anni fa. L’11 maggio 1562
da una cappelletta campestre
ai bordi della Antica Regina,
due donne che avevano
partecipato ad una processione
penitenziale nella parrocchia
di Cima, si fermano per una
Ave Maria alla Madonna
i pellegrini e i viandanti
prima che si avventurassero
a superare il maledetto Sasso
Rancio, posto preferito dai
fuoriusciti e predoni per le
loro audaci imprese a picco
sul lago. Questa Madonnina,
moltiplicata in calchi di gesso
che i pellegrini e devoti si
portavano a casa, fu chiamata
Santa Maria della Pace anche
perché il giorno precedente
l’acqua del lago sotto quello
sperone roccioso a strapiombo
era tutta tinta di rosso ed erano
spariti misteriosamente due
mercanti con il loro carico;
inoltre un anno dopo il “suo”
pianto, Francia e Spagna, che
da tempo si contendevano il
nostro territorio, posero fine
a quel lungo conflitto con il
“Trattato dei Pirenei” ed in Suo
onore fu eretto il Santuario
ottagonale, benedetto
Le lacrime
prodigiose della
Vergine Maria a
Dongo e Valsolda
nel 1553 e 1562
della Caravina e con stupore
la videro che piangeva da
entrambi gli occhi. La Cappella
esisteva già ai primi del ‘500
ed aveva dipinta sullo sfondo
la Madonna Addolorata con
Gesù morto sulle ginocchia.
Le grazie e le guarigioni che si
susseguirono arrivarono fino
all’Arcivescovo di Milano che
da quando la Valsolda si resse a
libero Comune sotto la sua alta
sovranità, conservava il titolo
di “Signore della Valsolda”.
Era Arcivescovo allora San
Carlo Borromeo il quale dopo
i processi canonici dichiarò
“miracoloso” il Quadro
della Caravina ed ordinò la
costruzione del Santuario.
Quest’anno sono 450 anni dalla
“prodigiosa” lacrimazione
e poiché la Valsolda,come
diocesi, è di rito ambrosiano,
nel festeggiare questa data,
sarà un motivo in più per dare
maggiore risalto al VII Incontro
Mondiale delle Famiglie che si
effettua a Milano dal 29 maggio
al 3 giugno 2012 per incontrare
Papa Benedetto XVI. Dalla
guglia della Madonnina che
domina Milano, lo sguardo
arriva a lambire le montagne
del Ceresio dove troneggia
il Santuario della Caravina e
l’invocazione “Regina delle
famiglie” salirà coralmente
in concomitanza con la
benedizione del Santo Padre.
Nobiallo: A pochi chilometri
da Dongo, il 9 giugno 1658
una Madonnina, scolpita
nel marmo di Musso il 15
maggio 1484 da Mateus
de Stopanis, e che era
collocata in una modesta
cappellina ai bordi della
strada Antica Regina aveva
versato lacrime. Proteggeva
solennemente il 26 luglio 1660,
solo due anni dopo il prodigio
e con grande partecipazione
di popolo. Bella l’epigrafe
sull’ingresso dell’accogliente
tempio e che domina un ampio
bacino del lago: Templum
b.m.v. de pace dicatum salve
divini pulcherrima foederis
arca custodi pacem nocte dieq
dicatam.
persone e sembrava che da
un momento all’altro finisse
malamente sugli scogli. Strinse
forte il “medaglione sacro” con
la promessa di collocarlo in
quella cappelletta che aveva
costruito ai margini del suo
campicello in località Lezzeno,
sulla strada che portava a
Pradello. E così fece, ed ogni
volta che passava davanti alla
“sua” Madonnina si toglieva
il cappello e recitava l’Ave
Maria. Arriviamo così al
tramonto di quel 6 agosto 1688,
quando dalla parte orobica
del Legnone (mt. 2610), si
udivano minacciosi presagi
di tempesta. In pochi minuti
il monte Muggio, la Grigna
ed il bacino lacuale vennero
coinvolti da tuoni e fulmini
che costrinsero Bartolomeo
a ripararsi accanto alla
Cappelletta. Nel mezzo della
tempesta e della grandine,
pregando la Madonna di
salvare lui e la vigna vide
che la “sua” Madonnina
lacrimava sangue ed il liquido
rosso le scendeva lungo il
dolce viso. Immediata la sua
esclamazione: “Signore Iddio,
misericordia, poveretti noi”,
mentre correva a raccontare
l’accaduto alla moglie che
dalla finestra di casa osservava
costernata l’infuriare della
natura. Miracolosamente la
sua vigna fu risparmiata dalla
tempesta che colpì i vigneti
confinanti. La gente accorse
per vedere il “prodigio” e con
loro c’era anche il prevosto don
Paolo Antonio Rubini, “ che era
ad esorcizzare il tempo sopra
la porta della Prepositurale” e
che poi manderà una relazione
dettagliata all’arcivescovo
di Milano, card. Federico
Visconti, in quanto tutta la
Valsassina è di rito ambrosiano.
Il 6 agosto 1690 si iniziò la
costruzione del Tempio e il
14 maggio 1706 il “tondo di
gesso” con l’immagine della
L
ezzeno: Arriviamo
all’ultimo nostro
itinerario/pellegrinaggio
mariano per approdare a
Bellano, sulla sponda orientale
del nostro bel lago. Dal suo
porticciolo, alzando gli occhi
sopra le case, quasi sospeso
fra lago e cielo, scorgiamo il
campanile del santuario di
Lezzeno. Dalla sponda opposta
la vista più bella del lago è
da Nobiallo dove lo sguardo
si sofferma sulla sovrastante
mole piramidale del monte
Muggio, circondato dall’ampia
conca prativa della Valsassina
e dai suoi vivaci nuclei di
vita. I bellanesi erano molto
devoti della Madonna della
Pace di Nobiallo dove più
volte all’anno si recavano,
attraversando il lago con le loro
piccole imbarcazioni. Il lago a
tratti rappresenta da sempre
non pochi pericoli dovuti a forti
correnti e raffiche improvvise
di venti, ma mai i pellegrini
subirono alcun danno nelle
traversate. Anche Bartolomeo
Mezzera di ritorno in quel
9 giugno 1680 da Nobiallo
aveva con sé il medaglione
di gesso con impressa la
Madonna della Pace. La barca
a malapena sopportava le
Madonna delle Lacrime venne
solennemente trasferito nel
nuovo Santuario dove è
custodito entro una nicchia
fra angeli dorati sopra l’altare
maggiore alla venerazione dei
fedeli.
Ma quali saranno stati i motivi
per cui i quattro posti così
vicini tra loro ed in tempi
così brevi (solo 135 anni), la
Madonna ci lasciò il “segno”
delle sue lacrime? Il Santo
Padre, beato Giovanni Paolo
II scrive: “La misteriosa
‘lacrimazione’ della venerata
immagine… ancor oggi,
dopo tanti anni, ci stupisce,
ci commuove ed appare
profondamente significativa:
essa vale a ricordarci che
Maria, sebbene si trovi nella
gloria celeste e quindi sia
immune da ogni sofferenza,
partecipa intimamente al
travaglio del Corpo mistico di
Cristo in cammino verso il cielo
ed è profondamente toccata
dalle offese che si recano al
Signore. Per chi sa interpretarle
e capirle, le lacrime di Maria
sono più eloquenti di qualsiasi
esortazione morale alla
virtù. Lasciamoci convertire,
lasciamoci purificare da
questa lacrime, affinché
l’immagine di Dio che è in
noi sia sempre tersa e pura…”
La Chiesa di Roma in quei
secoli ha dovuto sopportare
una grande prova. La Riforma
protestante luterana scoppiata
in Germania raggiunse ben
presto l’Austria e la vicina
A Nobiallo S. Maria
della Pace (1658),
a Lezzeno le lacrime
della Madonna
(1688)
Svizzera. Le nostre genti così
vicine a questi confini erano
sempre minacciate da questa
“eresia”, i cui autori volevano
arrivasse nel cuore della Chiesa
lombarda e proseguire la
marcia verso Roma e colpire
il Vicario di Cristo. Quando
specie in Valtellina viene
ricordato il nome di Zuinglio,
pensiamo all’opera subdola e
demolitrice da lui compiuta
verso il Romano Pontefice. La
Madonna aveva già dato due
forti segnali per frenare “questa
piaga” contro la Fede con le
apparizioni di Gallivaggio (10
ottobre 1492) e di Tirano (29
settembre 1504), ma con la
‘sua’ lacrimazione ha voluto
mettere una diga sicura contro
tale eresia in quanto Lei, già
proclamata CASTELLANA
d’Italia, non voleva che i
suoi figli fossero vittime di
questa nuova apostasia.
Ai nostri giorni i pericoli
continuano sotto altre forme;
divorzio- aborto- eutanasiaedonismo- ateismo -terrorismo
-integralismo ecc.- per cui le
lacrime di Maria sono sempre
fonte sicura di grazie e di
benedizioni per coloro che si
rivolgono a LEI.
…e mentre odi la “la squilla
della sera che dolcemente
invita alla preghiera”
ripensiamo al Carducci della
“Chiesa di Polenta”.
Ave o Maria!Quando su l’aure
corre l’umil saluto i piccioli
mortali scovrono il capo..
roseo il tramonto ne l’azzurro
sfuma, mormoran gli alti vertici
ondeggianti Ave Maria!
Siamo sempre così convinti
che “dopo la recita di una sola
“Ave Maria” , il mondo non è
più quello di prima.
gianni moralli
Como Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 27
Acli. 7 giorni di alpeggio per vivere a contatto diretto con la natura
Piccoli agricoltori a Lemna
L’A
lp
a
l
l
e si fa be
7giorni alpeggio
Originale proposta,
per bambini dalla quarta
elementare
alla prima
per
media, della cooperativa
“Questa Generazione”
tra verdi pascoli dove
il tempo si è fermato
in
“Questa Generazione” delle Acli di
Como intende proporre a 12 fortunati
(questo il limite massimo dei posti
disponibili) sulla scorta dell’esperienza
positiva vissuta lo scorso anno dopo
una giornata trascorsa presso l’Alpe di
Lemna. Un luogo meraviglioso in cui
il tempo si è fermato, da condividere
con Algo e Elena, gestori dell’alpe
che, insieme ai loro figli si occupano
dell’accoglienza di viandanti.
«L’aggancio con l’alpe – ci spiega
Francesca Ghilotti, responsabile
dell’iniziativa – nasce da un lavoro che
la cooperativa “Questa Generazione”
svolge ormai da anni sul ramo del lago
che abbraccia i territori di Faggeto,
Torno, Lemna. Lo scorso anno con
il centro estivo non residenziale che
ogni anno la Cooperativa organizza
con sede a Torno, ma che riunisce i
comuni dell’Unione del lago, abbiamo
vissuto l’esperienza, molto positiva,
con una quarantina di bambini, di
una giornata all’alpe di Lemna, con il
pranzo insieme e la programmazione di
alcune attività. L’entusiasmo dei ragazzi
ci ha indotto a pensare di articolare
questa nuova proposta, partendo da un
target di età iniziale tra i 10 e i 12 anni.
L’idea è quella di offrire ai partecipanti
l’opportunità di un’esperienza vera e
non preconfezionata, immergendosi,
per alcuni giorni, nella vita d’alpeggio.
La sveglia mattutina, la cura degli
animali, la mungitura delle capre,
la produzione del formaggio, la
lavorazione del fieno, la raccolta di
piccoli frutti. Questo ed altro, secondo
una ritmicità ovviamente rispettosa
dei tempi dei bambini, ma che si leghi
alle cadenze di vita sull’alpe. Sarà
così possibile conoscere da vicino
bellissimi animali, oltre che imparare
a distinguere le piante destinate ad
alimento da quelle che possono essere
utili come medicine».
Ma perché “Questa Generazione”
vivere come un giovane
agricoltore
U
na proposta estiva diversa per
offrire ai bambini, dalla quarta
elementare alla prima media,
la possibilità di immergersi,
per una settimana, nei ritmi e nelle
attività di un alpeggio montano. “L’alpe
si fa bella” è il titolo della proposta
estiva che la cooperativa sociale
Tra verdi pascoli dominati da una pace incantevole riposano un gruppo di
caprette mentre i cavalli pascolano liberamente sulla collina.
peregrinatio.
Dal 13dialLemna
20 maggio
E’ tutto vero; all’Alpe
il tempo si è fermato in una
dimensione da sogno.
S. Guanella a Mandello
C
osa resta di una settimana di presenza dell’urna di san Luigi Guanella nel
vicariato di Mandello? Ci resta il ricordo, ma il ricordo non basta. Ci resta la
gratitudine alla Chiesa universale, che nell’ottobre scorso ha riconosciuto uno
dei nostri preti come un esempio ancora attuale da indicare a tutti. Un modello
di carità, di fede nella provvidenza, di tenacia e obbedienza al sogno che Dio gli aveva
messo in cuore, ma anche all’autorità dei suoi pastori. Questo resta, certamente. Ci
resta la gratitudine per la congregazione dei servi della carità che ci hanno proposto di
ospitare il corpo del santo in questi giorni, dandoci un prezioso aiuto nell’accoglienza:
è giusto ricordare i padri guanelliani di
pregare con assiduità, venire anche solo
Lecco e di Como, che sono venuti tutti
per un saluto, tanti bambini che sono
i giorni a predicare alle celebrazioni
passati davanti a quell’urna con una
eucaristiche e a diversi momenti di
preghiera semplice, persone che hanno
preghiera, come anche don Mariolino
ricevuto la grazia del perdono, che tutte
Mapelli e Guglielmo Gualandris che
le mattine hanno adorato l’eucaristia a
ci hanno dato una bella occasione di
cui il nostro santo era tanto affezionato.
approfondimento culturale, attraverso
Un movimento discreto e costante che
il loro lavoro che è stato esposto nel
hanno notato anche i diversi volontari
2008 al meeting di Rimini. Ci resta
della protezione civile, del CAI e degli
una maggiore conoscenza della vita
alpini che si sono alternati per sorvegliare
del santo: ci sono stati mostrati diversi
l’urna durante l’apertura della chiesa. Ma
aspetti della sua personalità. Don
si vive inseguendo un’emozione? Se il
Remigio ci ha accennato al caratteraccio;
corpo di don Guanella fosse stato portato
ci hanno parlato delle sue fatiche,
qui solo per alimentare un passeggero
della sua passione educativa a tutto
sentimento religioso, non sarebbe valsa
tondo, delle scarpe che ha consumato,
la pena. Resta, di concreto e tangibile,
dei santi che ha incontrato, della
l’impegno di solidarietà promosso
sua generosità scriteriata, delle sue
birichinate infantili… Sappiamo molto su dall’AVIS e dal gruppo missionario, che,
insieme con altre associazioni, hanno
di lui. Ma non ci serve una conoscenza
dedicato la tradizionale camminata
dotta, don Guanella per primo non la
missionaria a un’opera guanelliana;
apprezzerebbe. Ci resta la profonda
quella di fratel Mauro Cecchinato
emozione di aver visto tanta gente
La gratitudine per un
pellegrinaggio salutato
con fede, raccoglimento
e devozione dai fedeli
a Kinshasa, che riscatta i “bambini
stregoni”anche costruendo per loro delle
casette. Con il ricavato della camminata
del 19 maggio, dodici di questi ragazzi
potranno fare un passo importante per
riconquistare dignità. E questo è bene,
ma non è tutto. Speriamo, e possiamo
farlo, che questa settimana di grazia sia
servita per risvegliare in noi la fiamma
di carità vera e concreta che animò san
Luigi Guanella in ogni momento della
sua vita, nella gloria e nel buio; che sia
cresciuta in noi la certezza che la santità
è un traguardo possibile, e che restando
nella Chiesa e seguendo la scia dei santi
possiamo portare nel mondo la tenerezza
e la sollecitudine del Padre nei cieli per
ogni uomo sulla terra. Con un occhio e
una mano di riguardo per chi è escluso
dalla società. Questo fece san Luigi
Guanella, questo siamo chiamati a fare
anche noi, tenendo vivo così il carisma
che ha suscitato nel mondo.
impegnata in un’attività del genere e
perché proprio l’alpe di Lemna?
«L’alpe di Lemna – prosegue Francesca
- è gestita da Algo ed Elena che
insieme ai loro figli si occupano
dell’accoglienza dei viandanti. Algo ha
una lunga esperienza con i cavalli e
ama condurre una vita sana e naturale
immersa nella quiete del bosco
accanto a tante interessanti scoperte
paesaggistiche e culturali. La cucina
rustica ma raffinata con prodotti locali
caratterizzerà la nostra vacanza. Da
parte sua la cooperativa sociale “Questa
Generazione” sin dal 1984, anno della
sua nascita, si è sempre occupata di
minori e giovani proponendo attività
che rispondono alle esigenze del
territorio. A tale proposito sostiene nei
suoi interventi la cittadinanza attiva e
lo sviluppo della comunità locale. L’alpe
di Lemna è un luogo che si propone
come struttura ricettiva, ma che è anche
estremamente rispettosa del territorio
che la circonda. L’idea è pertanto quella
di far conoscere e rafforzare il pensiero
che ne accompagna la gestione. Algo
infatti produce anche molti prodotti a
km 0, fa confetture e le mette in vendita.
Come detto abbiamo conosciuto
questa realtà lavorando sul territorio
come facciamo da anni. Si tratta di una
primissima sperimentazione. In base
al numero di iscrizioni valuteremo se
riproporne un’altra nel corso di questa
stessa estate, magari allargandola a
fasce d’età differenti».
La proposta di campo è da domenica
17 giugno a sabato 23 giugno,
in forma residenziale. L’alpe di
Lemna, frazione di Faggeto Lario, è
raggiungibile attraverso un ampio
sentiero circondato da bellissimi faggi.
Si sale a piedi passeggiando attraverso
l’antica mulattiera per circa 40 minuti.
Per qualsiasi esigenza il paese è
raggiungibile utilizzandio la jeep di
Algo.
Il costo comprensivo di assicurazione
per l’intera settimana è 300 euro. Per i
fratelli previsto lo sconto del 50%.
Per informazioni: cooperativa Sociale
“Questa Generazione”, chiedere di
Francesca Ghilotti, tel. 031-3312728,
[email protected]. (m.ga.)
Notizie flash
■ Provincia
Basta code con il nuovo
portale internet
Si apre una pagina nuova nei rapporti
tra la Provincia di Como. Con il rinnovo
del portale provinciale www.provincia.
como.it, oltre ad una nuova veste
grafica, è stata migliorata l’accessibilità
e l’organizzazione dei contenuti al fine
di rendere raggiungibili le informazioni
in pochi click, informazioni che
verranno aggiornate in tempo reale.
Il nuovo sito, inoltre, risponde alle
innumerevoli indicazioni date a livello
nazionale ed è direttamente collegato
all’Albo Pretorio per la consultazione
di tutti gli atti amministrativi e
garantirne la relativa trasparenza. Tra
le innovazioni interattive previste
anche il collegamento con cliccaservizi.
it che permette di richiedere e
stampare i certificati da casa o
dall’ufficio eliminando attese e perdite
di tempo – Il sistema consentirà, in
prospettiva, anche notevoli risparmi
agli enti pubblici locali. Sono 80,
sinora, i comuni associati al progetto.
Progetto nato dalla collaborazione tra
Provincia di Como e DigitPA (l’ente
nazionale per l’informatica) www.
cliccaservizi.it , in pratica, permette
di accedere ai servizi online del proprio
Comune e della Provincia 24 ore su
24. Da rilevare, infine, che il sito è
stato realizzato con tecnologia open
source (cioè libera e gratuita per tutti
gli utenti), cosa che ha consentito
notevoli risparmi per l’amministrazione.
Valli Varesine
28 Sabato, 26 maggio 2012
La comunità di
Brenta accoglie
il Vescovo Diego
Lo scorso fine settimana il Vescovo ha fatto
ritorno a Brenta per la Visita pastorale.
Un’occasione unica per stare con la gente
F
inalmente a Brenta! Mons.
Coletti ha completato la
Visita pastorale al vicariato
di Cittiglio incontrando la
comunità cristiana di Brenta che non
aveva potuto visitare lo scorso 10
marzo, data in cui era inizialmente
programmata. Una luminosa
mattinata di sole che faceva risaltare
il verde dei boschi che circondano
il Santuario mariano di San Quirico
ha fatto da splendida cornice
all’incontro che il Vescovo ha avuto
col parroco don Paolo Bettonagli
e con i rappresentanti delle sedici
associazioni del paese. Dopo il bacio
del crocefisso, il Vescovo ha fatto
il suo ingresso nella chiesa e qui ha sostato per una breve preghiera personale
davanti all’immagine della Beata Vergine delle Grazie, così cara a tutti i brentesi.
Subito dopo ha preso la parola il sindaco Giampietro Ballardin che ha presentato
la comunità civile, ne ha sottolineato gli aspetti caratteristici e ne ha descritto il
tessuto sociale, evidenziando, infine, i problemi e le difficoltà che oggi emergono
tra la popolazione. Un discorso a tutto tondo che ha dato una visione completa
e reale della vita all’interno del paese. Un discorso che ha dato spunto a mons.
Coletti per collegare le realtà della comunità alla necessità di trovare in Gesù
il senso alle cose che facciamo affinché queste non siano solo riempitivi, ma
segni della solidarietà e della testimonianza cristiana. Subito dopo il Vescovo
ha fatto visita all’attiguo cimitero ove ha pregato per tutti i defunti del paese e ha
avuto modo di intrattenersi – seppur fugacemente, ma in maniera partecipata e
commossa - anche con i familiari della piccola Stefania, una bambina di 12 anni
morta di leucemia poche settimane fa. Nel pomeriggio, alle ore 17.30 nella chiesa
parrocchiale, mons. Coletti ha presieduto la S. Messa comunitaria durante la
quale il Vescovo ha esortato la popolazione a cercare Gesù, l’unica persona che
può dare un senso alla nostra vita, sostenerci nelle difficoltà e salvarci e … questo
Incendi boschivi: fine
del periodo di rischio
L
a Regione Lombardia ha comunicato a tutti gli
enti e alle associazioni operanti sul territorio
che dal 14 maggio scorso è da ritenersi chiuso
il periodo di massima allerta per gli incendi
boschivi iniziato il 19 gennaio scorso. A seguito
della comunicazione di cessato pericolo anche
il Coordinamento Antincendio Valli del Verbano
(COAV) chiude ufficialmente la stagione e
contemporaneamente tutti i turni “in emergenza”
ancora in calendario vengono annullati. Il
passaggio dallo stato di emergenza alla situazione
Una serie di iniziative
di preghiera e
riflessione dopo
l’annuncio della
chiusura della Materis
stesso pensiero è il messaggio che è stato
trasmesso al pubblico che ha assistito,
sabato sera, a “Rebus”, il bellissimo musical
ideato e prodotto dai giovani dell’oratorio di
Brenta e messo in scena da loro e dal coro
parrocchiale. Uno spettacolo moderno,
avvincente e ricco di contenuti che ha come
protagonisti un gruppo di cinque amici
che attraverso varie prove riescono, alla
fine, a dare una soluzione al Rebus della
vita. Un musical che – come ha sottolineato
mons. Coletti a fine spettacolo – traduce
perfettamente l’essenza del messaggio
cristiano, uno spettacolo che stupisce
per la sua complessità e rende veramente
merito agli ideatori e a chi vi ha lavorato per
portarlo in scena. Una rappresentazione
che merita davvero di essere vista! Prima
della celebrazione della S. Messa il vescovo
ha incontrato in oratorio tutti i bambini
che seguono il catechismo in parrocchia
e ha avuto modo di rispondere anche ad
alcune loro curiosità. Prima, invece, nel
pomeriggio, mons. Coletti ha fatto sosta alla
Scuola Materna Cerini ove ad attenderlo
- col presidente dell’ente sig. Bergomi c’erano i bambini con i loro genitori ed
il personale scolastico guidato da suor
Mariliana e da suor Cristina. Un incontro
festoso che si è concluso col regalo al
“standard” è occasione per il coordinatore COAV
Dario Bevilacqua di ringraziare tutti i volontari
che si sono prodigati nell’attività di prevenzione,
ma è anche occasione per richiamare tutte le
squadre antincendio verso altri obiettivi come
i corsi di formazione e visite mediche. Anche il
Presidente di Comunità Montana Marco Magrini
ha aggiunto il suo “grazie a tutti i volontari che
si sono adoperati per garantire che la stagione
di massima allerta venisse superata”. Al termine
dell’impegno 2012 il coordinamento del COAV
propone alle squadre operanti sul territorio
comunitario il corso specialistico di primo livello
per Operatori Volontari di Antincendio Boschivo
(AIB). Le date individuate per lo svolgimento di
tale corso sono: sabato 23, domenica 24 e sabato
30 giugno, a Cassano Valcuvia.
Canonica, la comunità cristiana
vicina a chi ha perso il lavoro
Appuntamenti
In programma nella
Comunità Pastorale
Per l’inizio di giugno sono stati,
invece, programmati altri tre
appuntamenti che riguardano la
vita della Comunità Pastorale:
Lunedì 4 giugno la riunione del
Consiglio Pastorale unitario.
Venerdì 8 giugno l’incontro delle
quattro commissioni: liturgia,
carità, formazione, famiglia.
Mercoledì 13 giugno l’assemblea
di tutta la Comunità Pastorale per
discutere insieme del progetto di
ristrutturazione dell’oratorio e della
casa parrocchiale di Canonica.
L
a profonda crisi economica ed
occupazionale che in questo periodo
storico interessa ampie zone dell’Italia
si fa sentire anche in Valcuvia dove stanno
emergendo situazioni di emergenza
lavorativa. Uno di questi esempi è dato
dalla Materis Paints Italia Spa di Cassano
Valcuvia, specializzata nella produzione di
rivestimenti murali, che alla fine di marzo
ha annunciato la chiusura della ditta per
agosto e il licenziamento dei 32 operai che vi
lavorano. Lavoratori e sindacati si sono subito
mobilitati per far sentire la loro voce e cercare
di trattare con la direzione francese della
ditta in difesa del posto di lavoro. Anche le
amministrazioni pubbliche della valle si sono
attivate a sostegno dell’occupazione e del
lavoro in Valcuvia. La preoccupazione legata
alla perdita del lavoro con le conseguenze
che questo comporta nei confronti dei singoli
lavoratori e delle loro famiglie non ha lasciato
indifferente nemmeno la Comunità pastorale
di Canonica, Duno, Rancio, Cassano e
Ferrera, la quale - proprio per sottolineare
la vicinanza della Chiesa ai dipendenti della
ditta e al mondo del lavoro in generale - ha
programmato per venerdì 25 maggio due
iniziative di solidarietà verso chi sta lottando
per difendere il posto di lavoro: la prima
prevede la celebrazione di una S. Messa alle
ore 20.30 all’interno della fabbrica in via
Provinciale, 309 a Cassano Valcuvia.
La seconda si terrà, invece, alle 21.30,
all’oratorio di Cassano dove interverrà per un
incontro don Giuseppe Corti, responsabile
diocesano per la pastorale del lavoro.
Già nei giorni scorsi, mercoledì 23 maggio,
si era tenuta una celebrazione alla Costa
Officine Meccaniche, nella zona industriale
di Cuveglio. Sabato 26 maggio, invece, la
Comunità Pastorale si ritrova nella chiesa di
San Lorenzo a Canonica alle ore 20.30, per
celebrare insieme la veglia di Pentecoste.
A.C.
Vescovo di un libro preparato dai bambini
sulla figura del buon pastore. Subito dopo
– sempre alla scuola materna - l’atteso
appuntamento coi catechisti del vicariato
durante il quale mons. Coletti ha ribadito la
necessità di presentare e far conoscere Gesù
al mondo, anche secondo le nuove direttive
pastorali sulla catechesi, sulle quali si è
confrontato con i catechisti presenti.
A.C.
Caravate
■ Passionisti
Don Alessandro
ordinato sacerdote
Sabato 26 maggio alle ore 17.00
nel Duomo di Bergamo il confratello
Alessandro Cancelli – attualmente
assegnato alla comunità passionista
di Caravate - sarà ordinato sacerdote
da mons. Francesco Beschi, vescovo
di Bergamo.
ALTRI APPUNTAMENTI
Domenica 3 giugno, dalle 9.30 (con
la S. Messa) alle 17.00, ci sarà il nono
incontro del Cammino di fede per
adulti, “Perché riscoprano la propria
fede a partire dall’ascolto della
vita e della parola”, proposto dalla
Comunità Passionista di Caravate e
guidato dal superiore, P. Marcello.
Per informazioni: Tel. 349/435.9771.
E-mail: [email protected] ; sito
Internet: www.passionisticaravate.it
Lunedì 21 maggio nella chiesa di
Bulgarograsso - suo paese di residenza si sono svolti i funerali della
sig.ra Maddalena Franzini,
nonna materna di don Francesco Franzini,
attuale vicario di Cittiglio.
A don Francesco e ai familiari la vicinanza
e le condoglianze dei cittigliesi e di tutti gli
amici delle Valli Varesine.
Sondrio Cronaca
Martedì 15 maggio alla discoteca Mega Show di Forcola
Vicini ai giovani per
liberarli dalle dipendenze
C
onsumatori, anzi, tipologie di consumatori. Così, adulti, giovani bambini,
tutti insomma costituiamo un appetitoso bacino di profitto per il mondo
della produzione e della distribuzione. Accade con tutti i prodotti e
accade anche con l’alcol. I ragazzi oggi più di prima dispongono di denaro
e di autonomia per consumare e, allo stesso tempo, le strategie comunicative
dei produttori sono diventate più aggressive, disegnano modelli di successo e
socializzazione legati a doppio filo con il bicchiere sempre pieno: l’alcol rende
più simpatici, scioglie la lingua, allontana le insicurezze. Apparentemente! E gli
adolescenti ci cascano. Accanto ad alcol,
c’è poi il mercato criminale delle droghe
che ugualmente usa strategie mirate per
difficile e articolato lavoro che è stato
adescare i giovani – i più fragili – che
svolto dal Dipartimento Dipendenze
possono rientrare nel loro target.
dell’Asl di Sondrio in collaborazione
A questo problema è stato dedicato
con le cooperative “Lotta contro
il convegno Nuovi stili di prossimità.
l’emarginazione”, “Insieme” e “Ippogrifo”.
Interventi di riduzione dei rischi nel
e l’associazione “Il Gabbiano”. «Anche
consumo di sostanze psicoattive e
nella nostra provincia, come nel resto
di contatto preventivo di giovani e
d’Europa, il fenomeno del consumo
adolescenti sul territorio della Provincia
di alcol e di droghe è ormai diventato
di Sondrio, che ha presentato i frutti del
un problema sociale che riguarda il
Affido: un prezioso
strumento sociale
V
Notizie in breve
■ Poggiridenti
egno
v
n
o
c
il
enerdì 18 Maggio scorso
presso il Centro servizi di
Chiesa in Valmalenco, l’equipe
del Servizio Affidi Minori e
Famiglie della Cooperativa Ippogrifo
di Sondrio, ha condotto una serata sul
tema dell’affido famigliare dal titolo: Così
come sono. L’incontro è stato introdotto
dalla dottoressa Fabrizia Gambetta,
responsabile dei Servizi sociali
dell’Unione Comuni Valmalenco. Subito
dopo, Marta Mancino, educatrice del
Servizio Affidi di Ippogrifo, ha illustrato
le caratteristiche dell’affido, mentre
Katiuscia Patalano, assistente sociale
del Servizio Tutela Minori di Sondrio, ha
spiegato che a loro compete occuparsi sia
Sabato, 26 maggio 2012 29
della famiglia d’origine sia del bambino
dato in affido.
Clou della serata è stata la testimonianza
di una giovane coppia valtellinese,
genitori di due bimbi di 5 e 7 anni,
che ha deciso di raccontare la propria
esperienza. «Desideravamo un terzo
figlio – hanno spiegato – e, dopo una
serie di valutazioni, abbiamo deciso di
scegliere l’affido». Così hanno accolto
un ragazzo di 13 anni, studente di terza
media, che ora vive con loro dallo
scorso settembre. L’inserimento, hanno
raccontato non è, ovviamente, stato
facile. Cambiare famiglia, casa, paese,
compagni, scuola… Il ragazzo ha reagito
con comprensibili timidezze e chiusure,
benessere delle nuove generazioni e
la salute collettiva», ha affermato il
dr. Massimo Tarantola, direttore del
Dipartimento Dipendenze dell’Asl
di Sondrio, che ha aperto i lavori del
convegno. Tarantola ha sottolineato la
progressiva precocizzazione dell’uso
di alcol e di droghe. Se l’età di primo
contatto è fra gli 11 e i 13 anni, i
fenomeni di abuso generalmente
compaiono intorno ai 15 anni. In
particolare, il problema principale è
il consumo di alcol tra i 14 e i 18 anni
in relazione al divertimento notturno
e le cronache nere dei quotidiani che
danno purtroppo spesso riscontro
degli incidenti, a volte tragici, che
ne conseguono. Proprio per questo,
come sede dell’incontro è stata scelta
la discoteca Mega-Show di Forcola,
allestita per l’occasione come sala
convegno. «Oggi, però, non è tempo di
inutili allarmismi, ma di una presa di
coscienza del fenomeno che coinvolge
tutti: gestori dei locali notturni e
diurni, genitori e famiglie, insegnanti,
amministratori locali, datori di lavoro,
operatori dei servizi sanitari, forze
dell’ordine, organi di informazione.
Occorre far crescere il principio della
responsabilità in rete, che chiama tutti
ad assumere responsabilità diverse, a
seconda dei loro diversi ruoli, compiti e
funzioni. Uniti verso la stessa meta», ha
detto ancora Tarantola. Costruire questa
“Prossimità di stili” tra tutti i membri
della comunità che possono contribuire
ad affrontare il fenomeno è, dunque,
la parola chiave e, al tempo stesso, la
difficile sfida con cui il Dipartimento
Dipendenze ha deciso di confrontarsi.
Da parte mia, approfitto di quest’articolo
per segnalare ai genitori che sul sito
Internet dell’Osservatorio su fumo,
alcol e droga dell’Istituto Superiore di
Sanità si trovano 10 utilissimi consigli da
prendere seriamente in considerazione,
apparentemente semplici, in realtà quasi
sempre ignorati. Un esempio? Informate
i bambini: parlate loro dell’alcol e dei
danni che provoca quando son piccoli,
non aspettate l’adolescenza, periodo di
ribellione e sfida verso il “buon senso”
degli adulti. (Milly Gualteroni)
ma via via la situazione è cambiata.
Cruciali il carattere e l’apertura mentale
dei genitori pro-tempore che, hanno
spiegato, non si sono per di più mai
sentiti soli, aiutati in particolare da una
psicologa, messa a loro disposizione,
in grado di spiegare e ridimensionare
comportamenti del ragazzo che a volte
loro non comprendevano. L’integrazione
nella scuola è avvenuta pienamente. Gli
insegnanti si sono rivelati partecipi e se,
all’inizio, quando suonava la campanella
di fine scuola, il ragazzo subito usciva
per correre a casa, ora si attarda insieme
ai compagni e alle compagne. Ogni
quindici giorni, incontra i suoi veri
genitori. Ha sempre molta voglia di
vederli, ma non ha problemi nel rientrare
nella sua temporanea casa, nella quale si
è a pieno titolo inserito.
L’affido è, dunque, un preziosissimo
strumento sociale grazie al quale
chiunque può aiutare un bambino,
bambina, ragazza, ragazzo, che sta
vivendo un periodo di difficoltà con
la famiglia di origine. Tutti possono
diventare genitori affidatari: coppie
sposate, conviventi, persone singole,
famiglie. L’affido può essere diurno o
part-time, quando è limitato ad alcune
ore della giornata o a brevi periodi (weekend, vacanze estive) oppure residenziale,
quando il ragazzo vive stabilmente con
la famiglia che l’ha accolto. Gli affidatari
hanno diritto a un contributo economico
e a specifiche coperture assicurative, per
contribuire alle spese di mantenimento
del minore. Per diventare genitore o
genitori affidatari occorre rivolgersi
al Servizio Affido Minori e famiglie di
Sondrio (via Torelli 10, tel. 0342.050608).
M. G.
Incontro con Lino Zani,
amico di Giovanni Paolo
Il gruppo “Cerco l’uomo”, universitari
e giovani lavoratori della Parrocchia di
Poggiridenti, venerdì 25 maggio, alle
ore 21, propone “L’ uomo che sciava
con il Papa. Incontro con Lino Zani,
da compagno di sciate ad amico e
confidente di Giovanni Paolo II”.
L’incontro si svolgerà presso il Centro
Educativo San Fedele a Poggiridenti
Piano e vedrà l’intervento di Lino Zani,
compagno di sciate, amico e confidente
di Giovanni Paolo II. La guida alpina
presenterà il suo recente libro “Era
santo, era uomo. Il volto privato di
papa Wojtyla”, scritto in collaborazione
con Marilù Simoneschi.
■ Sondrio
Veglia di Pentecoste del
Vicariato in Collegiata
Sabato 26 maggio, alle ore 21,
sarà celebra in Collegiata la Veglia di
Pentecoste. Alle ore 20.45 è prevista
una breve prova dei canti.
■ Morbegno
Navicella per “Fare
centro... insieme”
Navicella nel 2012 compie
quindici anni. Forse non molti per
un’associazione di volontariato, ma
le persone che l’hanno “frequentata
da vicino” sanno che ha già una
storia intensa alle sue spalle:
esperienze, incontri, gioie, passi falsi,
riconoscimenti, sfide...
Tanta parte di questa storia sta nel
cuore e nella mente dei suoi associati,
ma altrettanta nelle “carte”, nei
documenti che Navicella ha raccolto
nei suoi operosi quindici anni. Viene
dunque spontaneo il desiderio di
raccontare “Navicella e il suo pezzetto
di strada” per rendere tutti partecipi
delle sue convinzioni e della passione
per una “costruzione sociale” della
salute, dell’attivarsi di ciascuno di noi
in prima persona per “lo star bene”
delle nostre comunità, dove anche il
disagio trova posto.
Per rendere concreto questo intento,
Navicella ha preparato il progetto “Fare
centro...insieme” ed ha intrapreso un
lavoro di riordino, organizzazione e
rinnovamento della sede di Morbegno,
per metterla a disposizione di chiunque
sia interessato, o semplicemente
incuriosito, come “piccolo ma
ben fatto” spazio di incontro e
documentazione con una biblioteca e
videoteca.
In questi mesi il lavoro è già iniziato
e chiunque volesse saperne di più e
dare magari una mano a questo fare
insieme culturale-pratico può farsi
avanti e chiamare lo 0342.611109, o il
338.2442080, o il 333.6667918.
■ Sondrio
Le celebrazioni per la
Festa della Repubblica
Il Prefetto di Sondrio, Erminia Rosa
Cesari, secondo le disposizioni
impartite dal Ministero dell’Interno, ha
stabilito che, stante l’attuale situazione
economica, le celebrazioni della Festa
della Repubblica comporteranno
due distinti momenti. Alle ore 9.30
si svolgerà l’alzabandiera con lo
schieramento del picchetto in armi,
mentre alle ore 10.00, nella Sala
consiliare di Palazzo Muzio, si leggerà
il messaggio del presidente della
Repubblica. Quindi saranno consegnate
le Medaglie d’Onore ai deportati ed
internati nei lager nazisti e destinati al
lavoro coatto per l’economia di guerra.
Valchiavenna
30 Sabato, 26 maggio 2012
■ Famiglie
A Chiavenna ritiro
con il Centro Guanelliano
D
omenica 27 maggio, a partire dalle
9.30, presso “Il Deserto” (via al
Deserto 2) a Chiavenna, si terrà
l’ultimo appuntamento del “Punto Famiglia”,
l’interessante percorso di riflessione
e condivisione per le famiglie guidato
dall’equipe del Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile di Como. Il percorso del
“Punto Famiglia” di quest’anno ha avuto
come tema “La Sinfonia della Carità a ritmo
di famiglia”, in preparazione al VII Incontro
Mondiale delle Famiglie di Milano. Domenica
27 sarà una giornata di ritiro spirituale con
pellegrinaggio mariano che vedrà confluire
sia le famiglie di Como che quelle della Valle.
Il programma prevede alle 9.30 l’arrivo e
l’accoglienza; alle 9.45 la preghiera comune,
seguita dal lavoro a gruppi (genitori e
ragazzi) e da un momento di riflessione.
Alle 12.45 ci sarà il pranzo, con un primo
piatto caldo e poi si condividerà quanto
portato da ciascuno; alle 14.00 partenza per
Gallivaggio (con un cammino di circa tre
quarti d’ora a piedi, per cui si raccomanda
di portare scarpe comode), dove alle 16.00
sarà celebrata la Santa Messa tutti insieme
nel Santuario dell’Apparizione della Beata
Vergine. La merenda e i saluti concluderanno
la giornata.È necessaria la prenotazione,
segnalando il numero dei partecipanti per
organizzare il pranzo e la presenza degli
animatori per bambini e ragazzi, ai numeri
331.7492468, 328.4453441, 031.296783 o
inviare una mail a [email protected] o
[email protected].
■ Primavera
Grande successo per la
Chiavenna in Fiore 2012
B
ene “Chiavenna in Fiore 2012”,
manifestazione della Prochiavenna
dedicata ai 120 anni del sodalizio.
Tanta la gente intervenuta in piazza
Bertacchi per ammirare le composizioni
floreali che hanno abbellito l’area
attorno al palco. Grande interesse per il
concorso “Shaker in fiore”, gara di cocktail
organizzato con il professionale Caurga:
hanno vinto gli alunni Simone Guglielmana,
Riccardo Brambilla e Eleonora Martinalli.
Ritorno a casa per Bruno Gini.
Apprezzato
il concerto
P
iù che un concerto, un ritorno nella
sua Villa a suon di musica. Sabato
scorso la chiesa di San Sebastiano
ha accolto Bruno Gini, direttore del
coro “Claudio Monteverdi” di Crema.
Nel corso della serata, organizzata
da Piuro Cultura in collaborazione
con il comune di Villa di Chiavenna
e la Società cooperativa agricola e
di sviluppo di Villa di Chiavenna, si
sono alternati i due cori diretti dal
maestro Gini, quello femminile e quello
misto, oltre alle esibizioni all’organo
del maestro di cappella di Crema
Alberto Dossena. Non sono mancate le
esecuzioni del “Magnificat quarti toni”
e il “Sicut Cervus” di Palestrina, del
“Dulcis Christe” di Grancini, la “Stella
Coeli” e 1’“Hymnus” di Haydn, l’“Alma
Redemptoris Mater”, i “Salmi a otto voci
del Vespero della Beata Vergine” e il
“Magnificat” di Cavalli e quattro brani
originali del coro cremasco.
Ma la qualità artistica dell’iniziativa è
affiancata anche da un altro aspetto.
«Per me è stata un’esperienza
straordinaria, anche perché c’è stata
una splendida cornice di pubblico ha spiegato Gini -. Ho lasciato la Val
Nella serata a Villa di
Chiavenna il direttore
si è alternato alla
guida dei cori misto
e femminile, oltre alle
esecuzioni organistiche
Bregaglia quarant’anni fa. Ma non ho
dimenticato i luoghi dove sono cresciuto
e periodicamente sono sempre tornato.
A San Sebastiano ho rivissuto tanti
momenti della mia infanzia. Tornare
lì per una serata di questo tipo è stata
una fonte di ricordi e di sensazioni
indescrivibili. Cantare sotto il
Gallegione, il “Limet”, il Gruf e tutte
le altre cime mi ha dato una bella
soddisfazione. Quanti “flash” della
memoria, durante la serata, tutti relativi
a un mondo che per tanti aspetti, fuori,
non c’è più. Ma con questo concerto li ho
ritrovati tutti».
Gini dopo aver lasciato Villa è cresciuto
ininterrottamente a livello artistico.
Nel 1986 ha fondato il Coro “Claudio
Monteverdi” di Crema. Dal 1986 al 1989
ha diretto il coro “Voci Bianche” della
corale “Città di Parma”. Dal 1989 al 1993
Alpini a Chiavenna
T
re giorni con l’Associazione Nazionale Alpini
e il nucleo di Protezione Civile di Chiavenna
dall’1 al 3 giugno. Venerdì 1 giugno al cinema
Victoria di Chiavenna, alle ore 21.00, si terrà lo
spettacolo teatrale della compagnia “Felice Splinder”
con i cantori del “Negritella” che presenteranno “Il
cappello alpino racconta”. Ingresso a offerta libera.
Sabato 2 giugno in piazza Bertacchi esposizione
dei mezzi della Protezione civile di Chiavenna in
collaborazione con il C4. Alle ore 11.00 ritrovo in
ha ricoperto il ruolo di assistente del
coro “Voci Bianche” del Teatro alla Scala
di Milano ed è stato insegnante di canto
e canto corale alla Scuola del coro di Voci
Bianche dell’ente scaligero. Dal 1995
al 2000 è stato direttore della “Nuova
Scuola di Musica Claudio Monteverdi” e
dal 1997 al 2007 ha registrato con il coro
e con il gruppo madrigalistico “Nuova
Musica” composizioni inedite di Caletti,
Leonetti, Ballis e le composizioni sacre
di Cavalli “Missa pro defunti”, “Vespero
delli cinque laudate”, “Salmi concertati a
otto voci”. «Sicuramente ci risentiremo.
Sarebbe molto bello realizzare un
progetto insieme alle realtà corali del
posto. Mi farebbe piacere mettere la mia
esperienza, frutto di tanta “gavetta”, a
disposizione di Omar e degli altri amici
della Bregaglia».
S. BAR.
località Prato Bazzi per l’intestazione della
passeggiata sul Mera come “Lungomera degli
Alpini”. Alle ore 21.00 concerto bandistico e
canoro con la Musica Cittadina e il coro Cuore
Alpino. In caso di cattivo tempo la serata si
terrà al palaghiaccio di Chiavenna. Domenica
3 giugno, alle ore 9.30, ammassamento nel
piazzale antistante la chiesa di San Fedele.
Alle ore 10.30 Messa con la partecipazione
del coro Cuore Alpino. Al termine sfilata degli
alpini fino al monumento ai caduti. Seguirà
il pranzo: obbligatorio prenotare entro il 31
maggio al 348.8136458.
Sondrio Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 31
Don Guanella
nella “sua”
Nuova Olonio
Intervista a don Attilio Mazzola per ripercorrere
la sosta dell’urna con le reliquie del Santo, nel
paese da lui stesso fondato nel Pian di Spagna.
«Il giovanotto Luigi Guanella quando si staccava dai suoi
monti per venire a studio in Como e traversava le lande e
steppe del Pian di Spagna, non sapeva capacitarsi come
si lasciasse incolto si vasto terreno, mentre sui suoi monti
si coltivava anche una spanna sopra una roccia per
ricavarne poco più che una manciata di fieno.
Or venne il momento che il medesimo, fatto sacerdote,
accompagnasse da Como al Pian di Spagna un drappello
dei suoi deficienti per alloggiarli dentro una casa nel
mezzo di una vasta steppa sabbiosa che si era comperata.
A Colico si dovevano i nuovi arrivati aiutarli a reggersi
seduti sopra certe cartelle ivi disposte. Quei di Colico
ridevano di cuore: si gridò da molti alla pazzia di don
Luigi Guanella, il quale però durando la vinse». (Luigi
Guanella – Memorie autobiografiche)
A
poco più di cent’anni dalla sua fondazione la
parrocchia “SS. Salvatore” di Nuova Olonio
ha accolto con grande entusiasmo l’urna
contenente le spoglie del suo ideatore. Dal
29 aprile al 6 maggio il paese fondato dal santo di
Fraciscio (e che gli diede anche il nome) oltre a vivere
un significativo ed intenso momento di fede, ha avuto
anche la possibilità di ripensare alle proprie origini e
di approfondire le radici storiche, culturali e sociali che
lo hanno portato, nel corso di un secolo, a divenire un
importante punto di riferimento della Bassa Valle, grazie
specialmente alla presenza dell’Opera Don Guanella –
Casa Madonna del lavoro e un paese di circa duemila
abitanti, in continuo sviluppo.
Il Settimanale ha incontrato il sacerdote guanelliano,
monsignor Attilio Mazzola, per approfondire lo speciale
rapporto esistente tra San Luigi Guanella e questa realtà.
Don Attilio, sono ormai trascorse due settimane dal
saluto dell’urna da parte della comunità cristiana di
Nuova Olonio, come si esprime in merito a questa
esperienza?
«La presenza
dell’urna nella nostra
parrocchia è stata
un’esperienza molto
forte e significativa.
Abbiamo vissuto un
intenso momento di
grazia testimoniato
anche da una cospicua affluenza di fedeli. Tutti i giorni
vi è stato un continuo e vitale viavai di pellegrini, gruppi,
famiglie, coppie provenienti anche da molto lontano che
hanno testimoniato quanto la figura di questo nostro
santo abbia inciso e incida tutt’ora sul nostro territorio e
non solo».
San Luigi Guanella e Nuova Olonio, un legame molto
speciale per una realtà alquanto originale.
«Effettivamente il paese di Nuova Olonio è una
testimonianza concreta e significativa dell’operato
di San Luigi Guanella che, grazie alla sua spiccata
sensibilità e lungimiranza, ha saputo vedere in un
territorio arido e indisponente un potenziale centro di
aggregazione, ottimale per fondare una delle sue case.
Ma, nel pensare a come rivalutare la zona, il Santo non
si è soffermato solo sull’aspetto del risanamento e della
missione pastorale e caritativa, ha anche saputo mediare
la sua incisiva testimonianza evangelica con la realtà
sociale e politica del territorio: ha coinvolto le istituzioni,
gli esperti e la gente del posto per raggiungere in modo
completo il suo obiettivo: fondare un paese».
Un aspetto questo, molto interessante e precursore
dei tempi, che si ha avuto la possibilità di conoscere
ed approfondire proprio in occasione dell’arrivo
dell’urna.
«Data l’eccezionalità e importanza dell’evento si è
ritenuto fondamentale dedicare parte del percorso
di preparazione della Parrocchia alla conoscenza
san luigi guanella fa
tappa anche a tirano
è
giunta alle ore 18 della scorsa domenica, nella
Basilica della Madonna di Tirano, l’urna con il corpo
di San Luigi Guanella ed è stata accolta dal rettore,
monsignor Aldo Passerini, e dal clero del Santuario, dal
prevosto, don Remo Orsini, da una rappresentanza della
confraternita parrocchiale del SS. Sacramento e dall’Assessore
anziano Bruno Ciapponi Landi, in rappresentanza
dell’Amministrazione cittadina. La consegna ufficiale
dell’urna da parte del reverendo Provinciale dei Servi della
delle radici che l’hanno generata: per questo motivo,
anche in collaborazione con gli Enti Locali, si sono
proposte due serate di approfondimento, una Don Luigi
Guanella: un santo a Nuova Olonio nella storia del suo
tempo a cura dello storico locale Guido Scaramellini
e di monsignor Saverio Xeres, e l’altra Riflessione sulla
dimensione carismatica di Don Guanella e dono del
carisma guanelliano al territorio da me tenuta. Entrambi
gli incontri sono stati accolti con molto interesse
dalla popolazione e si sono rivelati strumenti utili di
approfondimento».
Un curato percorso di preparazione, una vitale
testimonianza di fede, una positiva collaborazione
con le Istituzioni, una concreta presenza della
dimensione caritativa guanelliana, un continuo
dialogo con la gente che ha risposto partecipando
numerosa a tutte le proposte della settimana sono
segni evidenti dell’attualizzazione di quanto seminato
da San Luigi Guanella cento anni fa.
«Si è pensato, nel proporre e vivere questo momento
eccezionale, di dare a tutte le iniziative un’impostazione
significativa che fosse una chiara esplicitazione
del carisma guanelliano, cercando di coinvolgere
la popolazione anche nel recupero culturale
dell’esperienza del passato per far sì che si possa
proseguire, più consapevoli, nel cammino di fede della
comunità parrocchiale».
a cura
di ELENA OREGGIONI
Carità, don Remigio Oprandi, e la firma
dei relativi registri, hanno avuto luogo
nella piazza. Con i fedeli, richiamati
dall’eccezionale avvenimento, una
nutrita rappresentanza degli alpini
della Sezione Ana di Tirano, guidata
dal presidente Mario Rumo, che ha
provveduto al trasporto della reliquia
all’interno del tempio in forma
processionale.
Un breve rito di accoglienza ha
introdotto la Messa celebrata da S.E.
monsignor Luciano Capelli, vescovo di
Gizo, originario di Cologna di Tirano,
in città per un breve periodo di riposo.
Per tutta la settimana sono previste
celebrazioni, momenti di preghiera e
di meditazione sulla vita del santo al
quale la provincia di Sondrio, di cui è
figlio, è debitrice anche per il tanto
bene operato dalle istituzioni benefiche
da lui fondate e ancora attive a Nuova
Olonio, Ardenno, Berbenno e nella sua
Valchiavenna. Il corpo del santo rimarrà
esposto in basilica fino a domenica
prossima.
On-line il nuovo sito web degli Amis, Amici Missioni Isole Solomon,
che collaborano con il vescovo valtellinese monsignor Luciano Capelli.
Gli «Amis» delle Isole Solomon
È
da pochi giorni on-line la nuova versione del sito web www.amiciisolesolomon.it, con la nuova grafica
realizzata da Carlo Camagni della
Computer Halley di Caiolo (Sondrio), che
ringraziamo per il lavoro fatto con passione
e competenza. Il sito è stato, naturalmente,
aggiornato con la descrizione delle varie Orme – i diversi gruppi che hanno lasciato la loro traccia nel passaggio nelle Isole Solomon
– che si sono susseguite negli ultimi 11 anni.
Quest’anno siamo all’Orma 12.
All’interno delle pagine sono elencati i progetti portati a termine e quelli in corso. Da
segnalare, nella home page, il link al sito
dell’oratorio di Pedrengo (BG), dove si trova
descritta la bellissima esperienza di otto giovani che, accompagnati dal vice-parroco don
Alessandro, la scorsa estate hanno trascorso
un mese a Gizo e in altre isole coinvolgendo i
giovani con la loro passione oratoriana.
Stupende le foto dell’album.
Sempre nella home page non si può
non vedere il filmato dell’ordinazione
episcopale di monsignor Luciano Capelli, con la celebrazione svoltasi sotto una tettoia in riva al mare poiché la
Cattedrale era inagibile per il terremoto, seguito da uno tsunami, del 2 aprile
2007. Ma non sarebbe riuscita meglio
neanche in San Pietro a Roma. A presiedere il rito era il cardinale cinese Joseph Zen; erano presenti 8 vescovi, diversi sacerdoti e una folla di indigeni
venuti dalle varie isole.
Nella pagina della storia, si possono
trovare le foto dei volontari che hanno
partecipato alle varie Orme, mentre nei
progetti conclusi, oltre alle foto della
costruzione dell’ospedale, vi è il reso-
conto dei quattro anni (2008-2012) della gestione del nostro Ospedale Buon
Samaritano di Tetere condotta dalle
nostre bravissime Suore Figlie della
Signora della Pietà.
Nel progetto salute, oltre alla descrizione dell’operazione baqwa fatta
quest’anno sono indicati i link di due
filmati che offrono un aggiornamento su quello che è stato fatto in questi
anni nel campo sanitario nelle Solomon. Quelli che ci seguono fin dall’inizio sono stati regolarmente aggiornati sull’andamento dei progetti portati
a termine dalle varie spedizioni; molti amici, invece, ci conoscono da poco
tempo ed hanno così la possibilità di
apprezzare il lavoro fatto in questi anni
da don Luciano e dai volontari italiani
con il sostegno di tanti benefattori.
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 26 maggio 2012
La ricetta di Tremonti:
«Eliminare la
speculazione, stabilire
regole sovranazionali
di mercato e pensare a
un grande piano per le
opere pubbliche».
Tremonti
a Sondrio
analizza
la crisi
L
o scorso venerdì 18 maggio, il
professore Giulio Tremonti,
giurista ed economista, più volte
Ministro degli Esteri e delle
Finanze, ha tenuto presso la Sala Besta
della Banca Popolare di Sondrio una
conferenza ispirata al suo ultimo volume
Uscita di sicurezza, edito da Rizzoli.
Ritornato appositamente nella sua città
natale, è stato accolto da una folta platea
per ascoltare un’analisi della crisi attuale
dal punto di vista di chi l’ha vissuta “ai
vertici”.
Il volume nasce da un percorso di
logica e di riflessione sul tema della
globalizzazione, che ha interessato
Tremonti da diversi anni. A questo,
infatti, sono preceduti altri scritti sul
medesimo argomento. L’intervento di
Tremonti ha voluto essere esplicativo di
una situazione che si vive, incontrandone
quotidianamente gli esiti negativi,
attraverso la descrizione del contesto in
cui è nata e suggerendo una traccia di
via d’uscita. Il processo che porta allo
sviluppo della crisi è stato dipinto
dal relatore come «una successiva
comparsa di mostri che ti arrivano
addosso in un videogame: ne
arriva uno, lo batti, ti riposi; ma
subito dopo ne arriva un secondo,
più grande del primo. E rimani fregato
perché non preparato».
Per comprendere cosa succede ora in
Italia si è invitati a cogliere l’andamento
del passato e del presente, dell’Europa
e del mondo, perché gli eventi arrivano
dall’esterno e si riversano sul Paese. Si
è chiamati ad osservare il fenomeno
della globalizzazione, unendo diversi
livelli di analisi: economici, giuridici,
politici, sociali. Con l’avvento della
globalizzazione, infatti, e con la diffusione
su scala pubblica di Internet, e relativi
strumenti di ricerca e comunicazione,
il sistema finanziario va a disgiungere
ciò che da sempre è stato congiunto:
la ricchezza e le nazioni. La prima si
libera dal vincolo territoriale, i mercati
escono dai confini degli Stati e diventano
globali. A tale processo, tuttavia, non
consegue un cambiamento giuridico
che guidi il mercato sovranazionale:
regna l’anomia. Per la prima volta la
ricchezza è creata dall’uomo, portando
con sé inevitabilmente follia e incertezza.
Governa l’ideologia del “mercatismo”,
del comprare-vendere per se stesso. Non
si è guidati da valori, da ideali di patria,
della lingua. L’idea di mercato domina su
tutto. Concorrenza e competizione sono
le categorie principali. Per questo, ha
aggiunto Tremonti, «non ha senso parlare
di sistema, ma di caos finanziario».
La differenza fra passato e presente è stata
dipinta con un gioco di metafore: «L’Arca
di Noè fu costruita da dilettanti. Il Titanic è
stato costruito da professionisti. La prima,
quella dell’Arca, è l’immagine millenaria
della salvezza. La seconda, quella del
Titanic, è l’immagine contemporanea
del disastro. Il primo disegno, il disegno
fantastico, ha funzionato e può ancora
funzionare perché riporta l’uomo a
un creator spiritus: «Fatti un’arca di
legno di cipresso». Il secondo disegno,
il disegno tecnico, può funzionare ma
può anche fallire. E spesso fallisce se
è fatto solo dall’uomo per l’uomo. E
soprattutto fallisce se è fatto dalla parte
peggiore dell’uomo: dal “gene egoista”,
matrice di un processo che prende la
forma ideologica del darwinismo sociale
applicato all’economia». Si è invitati
a guardare a nuovi assetti e sistemi
economici, politici, sociali.
Viene proposta come nuovo pilastro
Sondrio. L’assemblea dei soci lo scorso giovedì 17 maggio
Distretto Agroalimentare:
il territorio, valore aggiunto
I
nsieme sotto l’insegna del brand Valtellina: eccellenze
agroalimentari e territorio per promuovere sapori e
ambiente. Questa l’indicazione uscita dall’assemblea
dei soci del Distretto Agroalimentare di Qualità della
Valtellina che si è svolta lo scorso giovedì 27 maggio a Sondrio.
L’organismo che riunisce i consorzi di tutela e una sessantina di
aziende del settore investirà, nel corso del 2012, 200 mila euro
in promozione. Del resto, l’idea della promozione integrata del
comparto agroalimentare con il territorio provinciale, è alla
base della costituzione del Distretto Agroalimentare, avvenuta
all’inizio del 2011 per volontà di Enti pubblici e operatori
privati che hanno costruito sull’esperienza del Multiconsorzio,
che riuniva i soli Consorzi di tutela.
Il Distretto Agroalimentare è dunque un neonato che ha
appena compiuto un anno di vita, ma che guarda con
ottimismo al futuro perché, nonostante la crisi, il settore tiene
e il made in Italy continua ad essere apprezzato in tutto il
mondo. Lo ha sottolineato il presidente Emilio Rigamonti
nel suo intervento introduttivo: «La Valtellina è al passo
con i tempi: la costituzione del Distretto Agroalimentare
e l’apertura dei Consorzi di tutela alle aziende sono stati
segnali di coraggio e consapevolezza. L’unione di più soggetti
economici riduce la complessità dei problemi e migliora
l’efficienza e il contenimento dei costi. In tempo di crisi non
è una semplice opportunità aggiuntiva, ma una necessità». Il
sistema dell’agroalimentare provinciale, col suo fatturato di
quasi 500 milioni di euro, non può permettersi di procedere
disunito, anzi, il rafforzamento da perseguire non è soltanto
al suo interno ma anche con gli altri settori. «Il Distretto
Agroalimentare ha anche la funzione di meglio definire le
strategie di comunicazione e promozione – ha detto il direttore
Patrizio Del Nero annunciando l’impegno economico su
questo fronte – allo scopo di salvaguardare i nostri prodotti
anche per un miglior posizionamento sul mercato e una
migliore remunerazione. Una più incisiva campagna di
conoscenza e promozione del brand Valtellina ci aiuterebbe,
ma non dipende solo da noi».
Lo strumento che consentirà di perseguire gli obiettivi
della valorizzazione e della promozione delle eccellenze
agroalimentari è rappresentato dal Piano di sviluppo del
Distretto, approvato nel febbraio scorso dalla Regione
Lombardia. La logica che predomina è quella della rete che si
declina, nello specifico, attraverso tre progetti attualmente in
corso di definizione: quello relativo alla logistica tipica, che
consentirà alle piccole aziende di arrivare più facilmente, e
a costi contenuti, nei negozi e nei ristoranti della provincia
di Sondrio, quello dedicato alla ristorazione, allo scopo di
rafforzare la presenza dei nostri prodotti, e quello, appena
presentato, denominato delle 3C “Comunicare, Conoscere,
Comprare”, che rientra in una delle azioni del Distretto
Culturale della Valtellina, un piano triennale inserito nel più
ampio progetto dei Distretti culturali promosso e realizzato
da Fondazione Cariplo. Uno strumento innovativo, unico nel
suo genere per le connessioni tra comparto agroalimentare e
sistema culturale e paesaggistico, che consentirà alle aziende di
arrivare ai consumatori attraverso una piattaforma informatica
alla quale si potrà accedere attraverso smartphone e tablet.
Contatti che creano contatti e moltiplicano i collegamenti per
meglio conoscere i nostri prodotti e avere informazioni su
come e dove acquistarli.
sostitutivo dei precedenti la lettera
enciclica Caritas in Veritate di Benedetto
XVI. In tutto questo, è necessario pensare
i cambiamenti come processi storici,
guidati dal basso, non da relegare nelle
mani di pochi uomini e da eseguire in
pochi giorni. Ancora al passato viene
dato lo sguardo per cogliere i punti di
svolta. «La storia non si ripete per identità
perfette – ha spiegato Tremonti – ma
la crisi del ’29 ci insegna che bisogna
dividere l’attività bancaria produttiva da
quella speculativa. Così aveva affermato
Roosevelt nel 1933 nel suo primo
discorso. Vietò l’attività speculativa, cosa
che dovremmo fare anche noi: vietare i
derivati perchè i profitti, quando ci sono,
lo sono per pochi, mentre le perdite e le
difficoltà sono per tutti. Bisogna affiancare
l’idea del profitto individuale a quello
pubblico: Roosevelt incentivò opere
pubbliche».
Quindi l’uscita di sicurezza proposta
dall’ex-ministro mira ad eliminare
la speculazione, stabilire regole
sovranazionali di mercato e pensare a
un grande piano per le opere pubbliche,
tenendo a mente le parole di Shakespeare:
«La colpa non è nelle stelle, ma in noi se
restiamo schiavi».
LUCIA SCALCO
L’iniziativa
Attivo da lunedì il
numero verde anticrisi
La Provincia di Sondrio, in
collaborazione con l’Azienda
Ospedaliera di Valtellina e di
Valchiavenna e l’Associazione Psicologi
per i Popoli di Sondrio ha istituito un
numero verde attivo a livello regionale
24 ore su 24 per offrire ascolto e
sostegno a tutti quegli imprenditori
che si trovarno a vivere un momento
di difficoltà. Telefondando al numero
verde 800.434661 sarà possibile
parlare in modo del tutto riservato
con uno psicologo che sarà in grado di
valutare la situazione e offrire aiuto a
chi ne ha bisogno.
«La provincia, come tutto il territorio
nazionale sta affrontando una
situazione di emergenza: per questo
motivo l’Amministrazione Provinciale
ha pensato ad un’iniziativa dedicata
alle persone che vivono un momento
difficile» ha affermato il presidente
Massimo Sertori. «Come Aovv –
ha fatto eco il direttore generale
dell’azienda, Luigi Gianola –, abbiamo
aderito alla proposta mettendo a
disposizione dell’Amministrazione
Provinciale i nostri servizi adibiti
a questo: il centralino, infatti,
automaticamente smisterà la chiamata
direttamente agli psicologi che nella
più totale riservatezza saranno gli unici
a rispondere e parlare con la persona in
difficoltà. Per questo progetto abbiamo
coinvolto anche il Dipartimento di
Salute Mentale con il suo direttore,
Mario Ballantini»
Sondrio Cronaca
Sabato, 26 maggio 2012 33
Tirano. Presentata la quinta edizione della manifestazione che si è aperta martedì
Al via il Palio delle contrade. Sfide fino a luglio
S
abato 19 maggio, alle 18.30, si è aperto il quinto
Palio delle Contrade di Tirano, con la sua presentazione nella Sala Consiliare del Comune e l’estrazione degli incontri, ad opera dell’organizzatore,
Danilo Del Simone, del Sindaco, Pietro Del Simone, e
dell’Assessore allo Sport, Francesco Saligari.
La manifestazione è iniziata ufficialmente martedì 22
maggio con otto squadre concorrent, corrispondenti alle
storiche contrade della cittadina: Viale Italia, Cologna,
Porta Milanese, Porta Bormina, Baruffini, Risciun, Cartiera e Madonna. Le squadre si sfideranno fino a metà luglio
in varie discipline ed in diversi luoghi di Tirano: giochi alle
carte come “trunf”, poker texano, scopa, staffette, calcio,
basket, gara delle botti, gara della mangiata, nuoto, tennis,
pallavolo, corsa con i carretti, bocce, “rasegun”, toro meccanico, albero della cuccagna, tiro alla fune, palla guerra, quiz, caccia al tesoro, cronoscalata. Quest’ultima, in
particolare, comprende il Primo Trofeo Mario Fumagalli
grazie alla collaborazione con l’Unione sportiva bormiese.
Ogni incontro sarà alternato a momenti di aggregazione,
festa e svago. Ci saranno anche proposte non competitive come una biciclettata e una camminata. Sono stati
introdotti novità e cambiamenti rispetto agli anni precedenti. Tra questi da segnalare è la lotteria, il cui ricavato sarà dato in beneficienza. I biglietti di un euro ciascuno saranno venduti dai capi-contrade durante le diverse
manifestazioni.
Come ha evidenziato il sindaco, Pietro Del Simone, «Il
Palio delle Contrade è un momento di gioco, di competizione e di svago ma è anche ricco di altri significati collaterali: aggregazione, affermazione dell’identità locale
con la ricostituzione delle contrade e delle intrinseche
competizioni». Vuole, inoltre, essere un’occasione di ricordo di persone significative per Tirano e di celebrazione di avvenimenti a valore nazionale. Ogni Palio, infatti, è
dedicato ad un tema particolare. Il primo era in memoria
del missionario don Carlo Braga, salesiano tiranese che
ha vissuto la propria vocazione in Cina e nelle Filippine.
Le ultime edizioni erano dedicate all’anniversario del Trenino Rosso del Bernina e dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Quello appena iniziato è in onore di Roberto
Lersa, un compianto concittadino morto prematuramente.
Lu. S.
Bormio. Sabato arriva la carovana del Giro
✎ La storia
Lo Stelvio è la
Cima Coppi 2012
U
ltimi preparativi per
l’organizzazione locale
della penultima tappa
del Giro d’Italia 2012
con la fase finale del conto alla
rovescia. Si corre sabato 26
maggio la più attesa delle tappe
della corsa rosa che riporterà
i corridori sulla Cima Coppi,
come arrivo di tappa, dopo
quarant’anni.
La strada che porta al valico
più alto d’Europa è stata da
tempo liberata dalla neve e
lungo il percorso, in particolare
nelle gallerie di Spondalunga
che sono state illuminate con
un sistema a led (che resterà
posizionato anche dopo),
proseguono i lavori di messa
a punto di tutte le necessità
logistiche ed organizzative.
In questi giorni è stato
completato l’allestimento
al Passo dello Stelvio
della zona d’arrivo e delle
strutture di servizio con
qualche aggiustamento
Bormio e il Passo
dello Stelvio si
preparano ad
accogliere la
penultima tappa
del Giro d’Italia.
nel posizionamento delle
telecamere in quanto le
condizioni di fine maggio, con
la neve presente ai bordi della
strada, sono del tutto diverse
da quelle del sopralluogo dello
scorso autunno.
Lo scorso venerdì si è svolto
un vertice con le istituzioni e
le forze dell’ordine assieme
all’Anas, dal quale sono emerse
alcune indicazioni importanti.
La prima riguarda l’apertura
ufficiale della strada dello
Stelvio, da Bormio al Passo,
che è avvenuta nella giornata
di giovedì 24. Solo 24 ore per
il transito libero verso la Cima
Coppi e poi scatta la chiusura
per il Giro a partire dalle 19 di
venerdì 25 maggio del versante
lombardo/valtellinese. Nella
giornata di sabato 26 maggio
gli spettatori potranno salire
a piedi o in bicicletta fino a
2 ore prima dell’arrivo della
tappa (previsto da cronotabella
dell’organizzazione tra le
ore 16.50 e le 17.40). Vi è la
possibilità di usufruire di
un servizio navetta (limitato
però nei numeri) gestito dalle
Autolinee Perego (0342.905090)
e dal Consorzio Trasporti Alta
Valtellina (0342.903768).
A Bormio, in particolare nella
zona del centro sportivo e
in quella di Piazza V Alpini,
sono previste aree di servizio
e il punto di raccolta della
carovana del Giro. Carovana
che attraverserà Bormio dopo
aver percorso la prima parte
della tappa, ma non salirà allo
Verso il nuovo Forum
del Terzo Settore
Quattro incontri in preparazione all’assemblea
costitutiva per il Forum di Valtellina e Valchiavenna
L’
idea è già allo studio da tempo ed
ha alla base un problema molto
semplice nella sua formulazione.
In genere ogni associazione di
volontariato che si occupa di problemi
sociali ha la tendenza a procedere per conto
proprio, con le sue attività, gli iscritti, le
manifestazioni. Il lavoro svolto da ciascuna
risulta certamente prezioso, ma è privo
di forza quando si tratta di far sentire la
propria voce nelle sedi in cui vengono prese
le decisioni più importanti della vita politica
Stelvio con la sola eccezione
(ma stavolta sarà tra i mezzi di
supporto logistico) del minibus
griffato Stelvio e Valtellina che
sta accompagnando la corsa
rosa. L’organizzazione locale
sta definendo anche i dettagli
del programma della festa del
Giro, che si svolgerà la vigilia
della Tappa dello Stelvio e e
che vedrà la premiazione del
concorso Vetrine in Rosa che a
Bormio sono in gran parte già
state preparate.
e amministrativa. Per avere più influenza
è necessario quindi unire le forze e creare
una struttura che abbia un peso maggiore.
Sulla base dell’esperienza già consolidata
a livello nazionale e regionale, è stato
formulato anche in provincia di Sondrio
il progetto di costituire il Forum del Terzo
Settore: un progetto che si desidera nasca
dal basso, dalla partecipazione di tutte
le associazioni, come hanno sottolineato
Gabriella Bertazzini (Presidente Lavops),
Marco Doria (Arci), Vittorio Ciarrocchi
(Confcooperative), Luigi Leoncelli (Auser),
Vanni Seletti (Federazione Associazioni
Disabili) e Pietro Giordani (Acli).
In un momento di crisi come quello
che stiamo attraversando, soltanto con
l’unione di tutti sarà possibile costruire
una comunità coesa, sostenibile e solidale.
«Il progetto avrà maggiori probabilità di
successo se si trasformerà in esperienza
condivisa delle realtà del territorio:
associazioni, gruppi, cooperative sociali,
fondazioni…». Per questo, in preparazione
dell’assemblea costitutiva, si è ritenuto
Lo Stelvio è la vetta più alta mai
raggiunta dal Giro d’Italia in
94 edizioni e Cima Coppi per
antonomasia perché fu proprio
Fausto a domarla per primo nel 1953,
inserita da Torriani nel tracciato della
19a tappa, da Bolzano a Bormio.
Quel giorno il Campionissimo staccò
il leader della generale Hugo Koblet
e andò a prendersi la rosa e il suo
quinto (e ultimo) Giro d’Italia.
Secondo al traguardo il giovane
Pasquale Fornara, staccato di due
minuti, terzo Gino Bartali. Da allora
lo Stelvio è stato protagonista del
Giro in nove occasioni, tre volte come
arrivo di tappa, nel 1975 addirittura
come epilogo della corsa rosa: la
tappa partì da Alleghe e fu vinta dallo
spagnolo Galdos dopo un avvincente
duello con Bertoglio, vincitore finale
per soli 41’’.
lo Stelvio è meta prediletta dai
cicloamatori: il versante più difficile
è quello altoatesino (26 km con
pendenze crescenti fino all’11%);
quello Lombardo parte da Bormio,
è lungo circa 21 km (36 tornanti)
e ha una pendenza media del 7%
(massima 9,5%). Anche dalla Svizzera
si può salire, collegandosi poi al
versante di Bormio a tre km dalla
vetta. È la via più breve (13 km) ma
in alcuni punti raggiunge il 14% di
pendenza.
Quest’anno il Giro raggiunge per la
decima volta il passo. Nel 1965, 1972
e 1975 fu arrivo di tappa, mentre ci fu
il solo passaggio dei ciclisti nel 1953,
1956, 1961, 1980, 1994 e 2005.
indispensabile promuovere quattro incontri
che si terranno nelle sedi e secondo il
calendario seguente:
– a Sondrio il 24 maggio, alle ore 17.30
presso la sede LAVOPS (palazzo del BIM in
via Lungomallero Diaz 18);
– a Chiavenna il 30 maggio, alle ore 17.30
presso l’ex convento dei Cappuccini;
– a Morbegno il 6 giugno, alle ore 20.45,
presso la Casa delle Associazioni in via
Morelli 12;
– a Tirano il 7 giugno, alle ore 20.30, presso
la Cooperativa S. Michele, Piazza della
Basilica 15.
Gli incontri serviranno ad illustrare che
cosa è stato fatto finora e per raccogliere
le proposte che potranno venire dai
rappresentanti delle singole associazioni.
In occasione della seconda edizione
della manifestazione denominata C’è
una valle, che si terrà a Morbegno il 15 e
il 16 settembre, infine, verrà presentato
pubblicamente il Forum del Terzo Settore
della Valtellina e della Valchiavenna.
CIRILLO RUFFONI
Spettacoli
34 Sabato, 26 maggio 2012
✎ il telecomando |
Scelti per voi
Juno
Regia: Jason Reitman. Durata: 92’
Genere: Drammatico (Stati Uniti 2007)
I
n America Juno è una ragazzina di
sedici anni che decide di affrontare
la prima esperienza sessuale. Dopo il
rapporto con l’amico e coetaneo Paulie,
resta incinta, rifiuta l’aborto quando si
trova nella clinica specializzata, decide
che, appena nato, darà il figlio in adozione ad una coppia che ne
ha fatto richiesta. Nei mesi successivi la coppia, che sembrava
molto legata, va incontro a dissapori fino alla separazione. Juno
però continua ad avere molta stima per la donna, di nome Vanessa,
e le chiede se il suo desiderio è rimasto lo stesso. La risposta è
positiva e il neonato andrà a lei. Juno e Paulie però si avvicinano e si
scambiano un affetto autentico.
Valutazione: Va notato che la brillantezza dei dialoghi e dello
svolgimento narrativo fa velo sul senso profondo della nascita di una
vita in un’adolescente, e tutto il quadro circostante sa più di maniera
che di reale analisi etica e interiore del problema. Il film va dunque
accostato con prudenza e, dal punto di vista pastorale, è da valutare
come discutibile, certo problematico e adatto per dibattiti.
Martedì 29 maggio, alle 23.30, Canale 5
● Nell’ambito della
rassegna “Gesù nostro
contemporaneo”
Domenica 27. FdS, C5, 8.50.
La città dei ragazzi in Bolivia.
Virus letale,It1, 13,00. Buon film
drammatico su un’epidemia
con D. Hoffman. Amazing grace,
Rai movie, 17.10. Buon film
sull’abolizione della schiavitù.
Off the Report, Rai3, 21.00.
Ritorna M. Gabanelli per due
puntate con reportage di giovani
videogiornalisti. L’Olimpiade
nascosta, Rai1, 21,30. Fiction
in 2 puntate su un’olimpiade
organizzata dai prigionieri di
guerra in un campo tedesco.
Caterina e le sue figlie 3, C5, 21.30.
Con Virna Lisi. Salomone, Tv2000,
21,30. Film tv, 2° parte.
Lunedì 28. La forza del perdono,
C5, 14.45. Film tv sul difficile
cammino del perdono. L’Olimpiade
nascosta, Rai1, 21,10. Fiction
seconda parte. Lucarelli racconta:
uomini di stato, Rai3, 21.05. Le
storie di chi ha perso la vita nella
● La prima proiezione,
con dibattito,
mercoledì 30 maggio
di Tiziano Raffaini
lotta contro la criminalità. C’era
una volta il west, R4, 21.10. Ottimo
western con C. Cardinale e H.
Fonda.
Martedì 29. Buongiorno notte,
Tv2000, 21.20. Film sul rapimento
Moro. 2001: odissea nello spazio,
Iris, 21.05. Capolavoro di Kubrick.
Viaggio nel grande mistero
dell’uomo. SOS tata, La7, 21.10.
Attualità. La casa dei Fantasmi, It1,
21.10. Piacevole commedia con E.
Murphy. Juno, C5, 23.30. Originale
film sull’adolescenza.
Mercoledì 30. Titanic-nascita
di una leggenda, Rai1, 21.10.
Ultima p.. Apocalisse il grande
racconto della storia, R4, 21.10.
Doc. sull’ascesa al potere di Hitler.
The millionaire, Rai movie 21,00.
Jamal cresciuto in una baraccopoli
di Mumbai partecipa a “Chi vuol
essere milionario”…
Giovedì 31. I masnadieri, Rai5,
21.15. Opera lirica di G. Verdi.
Pink Floyd story, Rai storia 21,00.
Documentario. La grande musica
offerta a Benedetto XVI, Tv2000.
Concerto. Piazzapulita, LA7,
21.10. Attualità. Schegge di paura,
Iris, 21.10. Thriller originale e
coinvolgente. Per adulti.
Venerdì 1. Padre Pio la storia di
un santo, Rai3, 21.20. Doc. Se solo
fosse vero, C5, 21.10. Commedia
romantica con due bravi attori.
La tregua, Rai storia 21,00. Dal
romanzo di Primo Levi un bel film
di Rosi. Tv7, Rai1, 23,05. Attualità.
Sabato 2. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. One
world family love, Rai1, 20.35. Il
papa in festa con le famiglie del
mondo. Agente 007 Missione
operazione tuono, Rai3, 21,30.
Spionaggio. Davide, Tv2000, 21,20.
Film tv in 2 parti sul re di Israele.
Notting Hill, C5, 21.10. Gradevole
commedia con J. Roberts e Hugh
Grant.
● Felice coincidenza
quella con la mostra
in corso a Villa Olmo
I colori della Passione,
il film su Bruegel all’Astra
A
rriva sugli schermi di Como
nel corso della rassegna
Gesù nostro contemporaneo
e sarà in programmazione
per alcuni giorni uno dei film più
importanti dell’anno “I Colori della
Passione” del regista polacco Lech
Majewski che avvalendosi di ottimi
attori e di tecniche cinematografiche
all’avanguardia ci porta alla scoperta
di un capolavoro della pittura
andando oltre il quadro. Un film
particolarmente legato al nostro
contesto comasco. L’opera del regista
polacco prende, infatti, spunto da
un’opera di Peter Bruegel capostipite
di quella stessa dinastia Bruegel le cui
opere sono da circa un mese esposte
a Villa Olmo.
SCHEDA FILM
Vi proponiamo l’ottima scheda del
Centro nazionale valutazione film.
Soggetto: Nel dipinto “La strada per
il Calvario”, Peter Bruegel il Vecchio
riproduce la passione di Cristo
collocandola nelle Fiandre del XVI
secolo oppresse dall’occupazione
spagnola. Il pittore affronta le varie
fasi di realizzazione dell’opera,
commentandole con l’amico
e collezionista d’arte Nicholas
Jonghelinck. Le rispettive mogli
sono al loro fianco, mentre Maria
osserva la scena. Alcuni personaggi
subiscono il dispotico potere degli
spagnoli, finché arriva il momento in
cui Gesù viene incatenato e condotto
verso il Calvario, dove si compie il
destino. E anche il dipinto arriva a
compimento.
l’occhio di Majewski che plasma
l’immagine come l’artigiano lavora
sull’argilla. La centralità della figura
di Gesù non annulla le presenze
‘altre’: anzi, la sofferenza del Cristo
è quella della popolazione intorno,
il sacrificio del Calvario è quello
di un’umanità dolente e attonita.
L’operazione cinematografica crea un
sottile e crescente coinvolgimento:
da uno sguardo apparentemente
spersonalizzato, la macchina da
presa entra nel campo di una
poeticità accorata ed evocativa in
simboli che superano la contingenza,
distendendosi lungo uno spazio
infinito e profondo.
Così la creazione diventa una
preghiera, un grido di riscatto, un
gesto di ribellione in nome della Pace.
Esemplare la sequenza finale, quando
la macchina da presa si allontana
a poco a poco dal dipinto oggi
collocato in un museo. Quella cornice
sembra certificare un limite che non
corrisponde al vero: e forse stavolta
è il cinema, disegnando con un
Valutazione pastorale: Dopo
aver dedicato attenzione a diversi
pittori famosi, Lech Majewski si
concentra ora su “La strada per il
Calvario” dipinta da Bruegel nel 1564,
mettendo in scena l’artista che lavora
alla sua composizione. A poco a poco,
nel procedere del film si concretizza
uno stupefacente passaggio tra la
realtà e il suo superamento nelle
forme della trasfigurazione, con
il terzo
appuntamento
della rassegna
dopo “jesus of
montreal” e
“jesus christ
supertar”.
morbido carrello la giusta distanza,
che aiuta la pittura a rompere i
vincoli del tempo e a rendere attuale
la nostra percezione dell’arte, sacra
perché al servizio dell’uomo, della
sua vicenda terrena e ultraterrena.
Giudizio: raccomandabile/poetico/
dibattiti.
In programmazione
al cinema Astra di Como
dal 30 maggio al 3 giugno
SPETTACOLI
“Jesus Christ Superstar”
in scena a sostegno della
Fondazione Ambrosoli
L
commedia
Commedia
Il pescatore di sogni
Tutti i nostri desideri
Ewan McGregor è uno scienziato al
servizio del ministero della Pesca
britannico schiacciato da una vita
insoddisfacente. Tutto cambierà quando
si vedrà affidato l’insolito compito di
introdurre la pesca al salmone nelle
Highlands dello Yemen.
Claire è una giovane magistrato
con una vita serena fino a quando
scopre di avere un tumore, che tiene
nascosto al marito. Claire si trova
inoltre di fronte a un palese caso di
circonvenzione da parte di un istituto
di credito nei confronti di una giovane
madre... ma il tempo però stringe.
Al cinema Astra di Como dal 25 al
27 maggio.
Il film nella sala della Comunità di
Sondrio dal 25 al 30 maggio.
a compagnia teatrale amatoriale “Vivere
Insieme” presenta una versione non
professionistica del musical “Jesus Christ
Superstar”, giovedì 31 maggio, alle 20.45, al
teatro della Luna di Assago (Mi). Il ricavato
della serata – organizzata dalla Fondazione
Ambrosoli - verrà devoluto al sostegno dell’Ospedale di Kalongo, in nord Uganda, fondato dal
missionario nativo di Ronago.
La compagnia “Vive insieme”, nata negli anni 70 dall’idea di un gruppo di studenti di alcuni licei
milanesi, si esibisce con l’intento di promuovere la cultura del vivere in comunità condividendo
lo studio, i momenti di svago e la vicinanza ai valori cristiani. Oggi la compagnia, trentacinque
anni dopo il debutto originario, è formata da un gruppo eterogeneo di più di quaranta attori non
professionisti, che continuano a garantire spettacolo e divertimento incoraggiando la raccolta
fondi a favore di Associazioni e Onlus impegnate in progetti umanitari.
Biglietti: poltronissime (30 Euro), poltrone (10 Euro), ridotto (5 Euro - per gruppi minimo 10
persone e bambini al di sotto dei 10 anni).
Per info e prenotazioni: [email protected] - Tel. 02. 36 55 88 52
Giovedì 31 maggio al teatro della Luna di Assago (Mi), ore 20.45.
Lettere e Rubriche
Sabato, 26 maggio 2012 35
❚❚ Lettere al direttore
Lettere [email protected]
Matrimonio Civile e verità cristiana
R
everendo don Angelo Riva,
Ha intitolato il suo pezzo sulla scelta
del consultorio “La Famiglia” di un
corso in preparazione al matrimonio civile: “Perché sì”, giustificando in questo modo la scelta fatta. Mi permetta di chiarire
“perché no” ad una scelta del genere. Perché un consultorio, che si occupa di problematiche legate al matrimonio ed alla
famiglia in generale, debba fare una scelta
così specifica. Non si tratta di laicità o non
laicità, forse solo si tratta di opportunità.
Questa scelta non sottende forse una indicazione di metodo? Per cui ciò che è bene
e vero non è più oggettivamente bene e
vero, ma lo è solo in base ad una contingenza storica e temporale, un tempo ci si
sposava in chiesa oggi ci si sposa in comune, va bene comunque adeguiamoci!
Seconda questione, non è forse necessario
tornare a ragionare in base alla verità ed al
senso delle cose, non della pura convenienza e delle mode? Se è il matrimonio
e la famiglia ad essere in crisi, e lo è sia
il matrimonio civile che quello religioso,
perché allora non pensare ad un corso di
preparazione al matrimonio tout - court
senza specificazioni di altro genere che
potrebbero, in modo fuorviante, sembrare una scelta di campo. Di fronte ad una
crisi così radicale nei legami, soprattutto
per un consultorio che si dichiara cattolico, andare a ripescare quella antropologia
matrimoniale che soprattutto Giovanni
Paolo II con le sue catechesi sull’uomo e
sulla donna ha così umanamente ripercorso e riproposto, senza inventare nulla
di nuovo. Quello che attendono tanti giovani che si vogliono sposare è sentirsi rassicurati che il “per sempre” è possibile, ma
solo se questo “per sempre” è continuamente ripercorso e confrontato all’interno
di una esperienza di appartenenza. Due
giovani poi potranno anche scegliere il
matrimonio civile, nulla è possibile togliere alla libertà, ma sapendo che perderanno un pezzetto della bellezza dell’essere
marito e moglie.
Grazie della cortese attenzione
Maddalena Visigalli
G
entile signora Maddalena,
forse Lei non avrà posto sufficiente
attenzione, nella lettura del mio articolo di presentazione del corso di preparazione al matrimonio civile (ideato dal
Consultorio La Famiglia), al fatto che l’articolo si apriva richiamando che “per un
cattolico esiste un solo matrimonio: quello
sacramentale celebrato nella fede della
Chiesa”, e che quindi non solo la scelta di
convivere, ma anche quella del matrimonio civile “sono estranee al Vangelo e contrarie alla dottrina della Chiesa”. Per cui
ha perfettamente ragione quando afferma
che, se due giovani scelgono il matrimonio
soltanto umano, rinunciano a un bel pezzo
della bellezza di essere marito e moglie. Le
dirò di più: non solo nella disciplina, ma
anche nella teologia cristiana del rapporto
uomo-donna appare oggi chiaro che solo
sposarsi in Cristo realizza integralmente la
verità e la bellezza del rapporto di coppia.
E anche quando, nell’accompagnamen-
to delle coppie, si parte dalle dimensioni
umane dell’amore coniugale, è perfino facile mostrare come queste dinamiche abbiano già inscritte, dentro di sé, l’anelito a
quella verità integrale che Cristo ci ha rivelato, e che ci dona attraverso il sacramento
della Chiesa. Al punto che una relazione di
coppia, che non approdi al sacramento, è
semplicemente monca.
Detto questo, proprio l’insegnamento del
beato Giovanni Paolo II ci dice che, una
volta messa al sicuro la chiarezza della verità cristiana, si apre tutto lo spazio
dell’accompagnamento pastorale delle giovani coppie, cammino segnato dalla aurea
legge della gradualità (cfr. Familiaris consortio 32-34). Un cammino misurato e normato dalla pienezza della verità, ma che
domanda alle coppie di salire, oggi, il “gradino” per loro realisticamente possibile, in
vista, domani, del passo successivo verso la
mèta. Il progetto del Consultorio La Famiglia mi pare che si rispecchi pienamente in
questo respiro, che non è di opportunismo
o di svendita della verità cristiana, ma di
verità nella gradualità possibile. Tanto più
che non stiamo parlando di un servizio
diocesano o parrocchiale, ma di una struttura pubblica di ispirazione cattolica, che,
in quanto tale, penso possa legittimamente
posizionarsi con più largo respiro sul terreno dell’accompagnamento possibile delle
coppie (di ogni tipo) che afferiscono ai suoi
sportelli. Non vedrei proprio, in questo,
una forma di adattamento, o di convenienza, o di cedimento alla moda del tempo,
ma piuttosto l’opportunità di una prima
Lomazzo:
tanti
auguri per
gli ospiti
sabato 26
maggio
Una giovane
imprenditrice
e l’intuizione di
utilizzare prodotti
di seconda mano
S
abato 26 maggio, nella Casa
anziani di via Del Laghetto 9,
a Lomazzo, si terrà la festa
dei compleanni per gli ospiti che
hanno compiuto gli anni nel mese di
maggio.
La festa, organizzata dal servizio
di animazione della casa con la
collaborazione dei volontari, avrà
inizio alle ore 15.30.
Il pomeriggio sarà allietato dalla
musica e dalla compagnia del signor
Aldo Baldina di Ceriano Laghetto.
S
i ricorda ai gentili lettori che le lettere
al direttore non dovranno superare le 2200
battute circa. In caso contrario la redazione si
ritiene autorizzata a ridurne il contenuto.
evangelizzazione, oltre che di servizio alle
persone.
Quindi, Signora, stia tranquilla: l’oggettività del bene e del male, la verità e il senso
delle cose sono al sicuro. Certo, qualcuno,
come Lei suggerisce, potrebbe fraintendere, leggendo in tutto questo una fuorviante
“indicazione di metodo”, quasi che si stia
facendo una “scelta di campo” a favore
del matrimonio civile. Indubbiamente il
rischio c’è, anche perché c’è sempre qualche cieco che non vuol vedere. Ma sa, io
all’intelligenza della gente ho il difetto di
crederci ancora, specie se si è molto chiari
nello spiegarsi. Per cui penso sia legittimo
correrlo, quel rischio. Comunque non si
preoccupi: se a me – o a qualsiasi operatore del Consultorio La Famiglia – una di
quelle coppie dovesse domandare “ma noi
che ci sposiamo civilmente, in coscienza,
siamo a posto davanti a Dio?”, la risposta
sarebbe una sola: no.
Vi potranno partecipare parenti,
amici, volontari e chiunque altro
vorrà intervenire.
Gli ospiti festeggiati saranno:
Bernasconi Rosa Mistica (82 anni),
Consonni Pasquale (82 anni), Luraschi
Giulia (87 anni), Verga Angela (87
anni), De Vecchi Rita Adelaide
(88 anni), Acanfora Giovanna (91
anni), Pozzetti Ida (91 anni), Allievi
Severina (92 anni), Zalunardo Irma
(95 anni), Saibene Angela (97 anni),
Corti Angela (99 anni)
Scarpe d’Etiopia: un’opportunità
grazie al marchio SoleRebels
BuoneNuove
Solo il bello del mondo
Dopo le dieci buone notizie
pubblicate sul numero di Pasqua
(pag. 3) e l’apprezzamento dimostrato
da alcuni lettori, abbiamo deciso
di dedicare in forma stabile una
rubrica alle buone notizie che
riusciamo a scovare su giornali, tv
o nella rete. Fatti e avvenimenti che
troppo spesso vengono relegati in
un angolo per far posto a fatti di
cronaca che non sempre - seguendo
criteri di notiziabilità - possono
essere considerati prioritari, ma che
riescono a catturare la curiosità,
spesso morbosa, dei lettori.
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
Sede (direzione, redazione
e amministrazione):
V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como
Telefono 031-26.35.33
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E-mail Redazione [email protected]
Fax Segreteria 031-31.09.325
E-mail Segreteria
[email protected]
conto corrente postale
L
e scarpe sono più comode se riciclate,
tradizionali e soprattutto “sociali”: lo
sa bene Bethlehem Tilahun Alemu,
un’imprenditrice etiopica premiata per il
suo spirito innovativo al Forum economico
mondiale sull’Africa che si è svolto
all’inizio del mese di maggio ad Addis
Abeba. Il marchio che l’ha fatta vincere si
chiama SoleRebels, in omaggio ai ribelli
dell’altipiano che contrastarono l’avanzata
dei colonizzatori italiani. “L’idea – spiega
Bethlehem – era utilizzare le tradizioni
e le capacità artigiane di Zenabwork, il
villaggio alle porte di Addis Abeba dove
vivevo, per dare un po’ di lavoro e aiutare
le famiglie”. Il primo paio di scarpe è stato
prodotto nel 2004 e, da allora, la giovane
imprenditrice non si è più fermata.
Pneumatici di seconda mano, iuta
dell’Abissinia e altre fibre locali sono gli
ingredienti base di scarpe comode, aperte
o chiuse, essenziali o decorate, in vendita
a prezzi compresi tra i 20 e i 100 dollari. Il
n. 20059226 intestato a:
Il Settimanale della Diocesi di Como
Redazione di Sondrio:
Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio
Telefono e Fax 0342-21.00.43
E-mail [email protected]
Stampa:
A.G.Bellavite s.r.l. Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
risultato, come conferma
il premio di Addis Abeba,
è sotto gli occhi di tutti:
le Solerebels si vendono
in 30 paesi del mondo,
dall’Europa al Nord
America.
“Questa nostra crescita –
si legge nel sito internet
dell’azienda (www.
solerebelsfootwear.
co) – rappresenta un
esempio di quello che può
succedere quando giovani
e motivate imprese
africane si aprono
al mercato: possono
competere e vincere.
Perché l’Africa e l’Etiopia
in particolare, hanno disperatamente
bisogno di commerci e non di aiuti o
carità. Solo questo, con sufficienti risorse
e investimenti finanziari, può iniziare
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