Mulazzo e il divino poeta

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Mulazzo e il divino poeta
MEMORIE di LUNIGIANA
di
ADRIANA G. HOLLETT
Mulazzo
e il divino poeta
Fotografie di A. G. Hollett©
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a mio marito Reginald
che condivide l’amore per la mia terra.
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...Se novella vera
di Lunigiana o di parte vicina sai,
dillo a me che gia' grande la' era.
Dante Purgatorio canto VIII
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Cenni sulla storia della Lunigiana
Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio
Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.”
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
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Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro
castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito
dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare
nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso
modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a
Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal
Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei
che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).
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Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.
Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e
Comunita’ che a loro furono soggetti.
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An outline of the history of the Lunigiana
Region
In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana
Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of
Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana
Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of
Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the
Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and
tenuous light of a distant dawn”.
In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni,
probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of
the marquis of Tuscany.
Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of
Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to
Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the
Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian
march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops
opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I,
sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see.
Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in
Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count
of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and
Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient
Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as
well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern
Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his
possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II.
The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the
marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo`
of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s
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history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave
rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina.
Oberto Obizzo I established himself on the passes of the
Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and
Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his
residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later
considered the cradle of the Malaspina family.
Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to
become formidable points of defence and particularly of control of trade routes
that constituted, in terms of tolls, a large source of riches.
The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as
to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands.
Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the
diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to
plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that
passed by in the Cisa pass.
Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson
Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by
the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124
between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as
Malaspina, on the other hand.
In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico
(1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while
Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare
thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the
territories to the left of the river.
The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also
heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco”
presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of
which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino
fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal,
two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a
cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black
thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a
remedy”).
The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon
was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant
crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed
thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto
l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina
in the crusade in Egypt in 1248.
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Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the
ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia
Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who
“composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other
territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco
Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)).
It is important to note that even before the division of the Malaspina
territories of 1221, there were already in existence in their territories, the
MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a
Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court
Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a
Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each
territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General
Council.
In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil
rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior
to these, available in written form or in inveterate use.
Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not
allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave
anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant
relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to
real estate after twenty years, etc..
In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by
corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for
life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of
possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty
five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling,
felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was
punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging.
The crime of treason led to decapitation.
These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico
Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men,
Universities and Communities under their rule.
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Mulazzo
Fin dai tempi di Carlo Magno sembra che la Lunigiana, Provincia
Maritima Italorum, poi ager lunaniensis,o gran parte di essa, fosse posseduta
come feudo o come allodio dagli antenati della famiglia Malaspina conosciuti
sotto il nome di Adalberti e anche dei Bonifazi.
Scrive il Porcacchi, storiografo del XVI secolo, che nell' 802 Adalberto
ottenne da Carlo Magno i possedimenti della Lunigiana. Attraverso i secoli,
mentre nelle citta' libere il feudalesimo si andava spegnendo, con la famiglia
Malaspina in Lunigiana si era invece rafforzato.
Mulazzo nel 1221 era stata scelta da Corrado come centro del suo governo.
Non possiamo dire se le fortificazioni della rocca, sede dell'abitazione di
Corrado - che per primo della sua dinastia vi si era trasferito stabilmente - fossero
gia' esistite almeno in parte, comunque Corrado rafforzo' e fece costruire alte
mura, torri e fortificazioni di cui ben poco e' rimasto.
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La memoria piu' antica di Mulazzo risale al 1202 in un lodo in cui si stabili'
che il territorio spettava ai Malaspina. Successivamente nel 1220 l'imperatore
Federico II concedeva a Corrado ed Opizzo Mulatium cum tota Curia.
Corrado divenne signore di Lunigiana a quarantadue anni, ebbe dalla
moglie Costanza Franceschino, Moroello, Federigo, Manfredi e Alberto. Ai primi
due venne affidato il governo del feudo essendo Corrado molto spesso impegnato
a condurre la proprieta' dei suoi beni nel piacentino.
Il suo valor militare lo rese famoso in Italia e venne considerato il primo per
reputazione e grado nella sua famiglia. Dante nel canto VIII del Purgatorio ci parla
di lui quando incontrando un altro Corrado Malaspina gli fa dire :" Chiamato fui
Corrado Malaspina: non son l'antico, ma di lui discesi."
Franceschino, suo figlio primogenito, venne mandato in Sardegna a
riconquistare i territori malaspiniani e li' venne a mancare nell'anno 1258.
Moroello, Federigo e Manfredi furono condottieri valorosi come il padre;
Alberto, diversamente dai fratelli, fu uomo di pace.
I quattro fratelli condussero assieme il governo del feudo, i primi tre sempre
in armi.
Nel 1266 i fratelli divisero tra loro il feudo: Moroello divenne signore
esclusivo di Mulazzo, Monteregio, Groppoli,e un quarto di Villafranca; Federico
la meta' di Villafranca e Lusuolo, Tresana e Castevoli; Manfredi ebbe Giovagallo,
Lusuolo , Madrignano, Verrucola, Corbellari e meta' di Arcola; Alberto un quarto
di Villafranca, meta' di Arcola, alcuni diritti su Mulazzo e i beni della Val Trebbia
nonche' la Sardegna.
Moroello fece lega con i conti di Lavagna, strinse con essi e la sua famiglia
legami matrimoniali,combatte' a fianco del comune di Genova, occupo' Arcola
che poi dovette lasciare in mano ai genovesi. Sposato a Berlenda ( Argentina
Grimaldi) lascio' Franceschino, Bernabo', Manfredi, Elena e Beatrice.
Manfredi divenne unico signore di Giovagallo.
Federico sposato ad Agnese del Bosco, obbligato a star lontano dalla
famiglia, sempre in guerra tra i parenti della moglie, guardiano di Carrara e
Vallecchia contro i pisani e i lucchesi,mori' nel 1266 lasciando i figli: Opizzone
Tommaso,Guglielmo, Corrado, Brasamonte e Isotta.
Alberto, ultimo dei fratelli, poco incline alle armi passo' buona parte della
sua vita in Val Trebbia; mori' intorno al 1296 lasciando due figli, Corrado e
Moruello, che dal padre erano stati mandati a studiare a Firenze.
Alberto Malaspina inviando i propri figli a Firenze, citta' in cui la famiglia
possedeva case e poderi,aveva voluto, come richiedevano ormai i tempi, iniziarli
alle leggi della cavalleria, alle scienze e ai modi civili.
Moroello, grande e potente signore, "vapor di Valdimagra..." nel 1310 fu
tra quelli che accompagnarono la discesa di Arigo VII quando discese in Milano a
cingere la "corona ferrea".
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Moruello, figlio di Alberto,e' colui che maggiormente divenne amico di
Dante, avendo passato la propria giovinezza a Firenze ed essendo quasi coetaneo
del Poeta; infatti Moroello era nato nel 1266 e Dante nel 1265; le due famiglie
essendo di eguale condizione civile e forse dello stesso partito aveva accomunato i
due uomini in una amicizia che resse fino alla morte. E della morte dell'amico
Moroello Dante sciolse elogi nella sua Divina Commedia e parlando della
famiglia Malaspina scrisse ....
La fama che la vostra casa onora
Grida i signori e grida la contrada,
si che ne sa chi non vi fu ancara.
Fu in conseguenza di questa amicizia e molte ragioni che interessavano a
Dante per non allontanarsi da Firenze, che nel 1306, venne in Lunigiana a
Mulazzo e dimoro' ospite in una casa e nella Torre di cui oggi porta il nome.
E' in questo anno, 1306, nel mese di ottobre che il poeta a nome di
Franceschino, Moroello e Corrado divenne ambasciatore di pace presso il
vescovo di Luni Antonio da Camilla. Pace che che perduro' nel tempo.
I Malaspina ressero le sorti el feudo fra alterne vicende per almeno sei
secoli, ma la sua unitarieta' aveva subito una frattura quando nel 1266 i figli di
Corrado Malaspina, Moroello, Manfredi e Federico si divisero il territorio di
Mulazzo creando i nuovi feudi di Giovagallo, Villafranca e Mulazzo. La dinastia
dei Malaspina si chiudera' con Azzo Giacinto III all'arrivo delle truppe
napoleoniche.
In seguito i territori passarono sotto l'influenza dei francesi che portarono
un un periodo di grande tranquillita' ma non di grande viluppo.
In questo periodo il marchese Alessandro si distinse come
circumnavigatore per il re di Spagna Carlo III.
Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo il 5 novembre 1754 dal marchese
Carlo Moroello Malaspina e da Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna. Nel
1572 si trasferi' con la famiglia a Palermo presso lo zio di Caterina il marchese
Fogliani Sforza d'Aragona vicere' di Sicilia. Dopo il breve soggiorno palermitano
compi' i propri studi, dal 1765 al 1773, al Collegio Clementino. Entro' poi
nell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme, soggiorno' a Malta un anno e fece la
sua prima esperienza di navigatore nel Mediterraneo.
Nel 1774 fu ammesso alla Real Armada e col grado di guardiamarina
entro' nell'Accademia di Cadice. Imbarcato sulla fregata santa Teresa nel 1775
partecipo' a spedizioni e all'assedio di Algeri.
Dal 1777 al '79 Alessandro compi' il suo primo viaggio alle Filippine e nel
1780 prese parte alla battaglia di Capo Santa Maria contro l'Inghilterra. Dopo
ripetuti viaggi nelle Filippine e partecipando a numerosi scontri a Gibilterra inizio'
ad occuparsi di cartografia delle coste spagnole.
Nel settembre del 1788 propose al governo spagnolo l'organizzazione di
una spedizione scientifica per visitare i possedimenti spagnoli in America e Asia.
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La spedizione composta da due corvette salpo' da Cadice nel 1789.
Nel 1791 ricevette l'ordine dalla Spagna di cercare un "passaggio a
nord-ovest" per cui dopo aver esplorato le coste dell'Alaska il Malaspina trascorse
un mese nell'avamposto spagnolo di Nootka sull'isola di Vancouver e poi torno' in
Messico. Dopo aver fatto esplorare gli stretti di Juan de Fuca e di Georgia nel 1794
la spedizione rientro' a Cadice.
Nel 1795 fu nominato brigadiere d'Armata ma tentando di influenzare il
governo con proposte che non ne avevano incontrato il favore, Malaspina venne
arrestato con l'accusa di complotto verso lo stato e imprigionato. Durante gli anni
della segregazione , 1796-1802, Alessandro scrisse saggi economici e filosofici.
Verso la fine del 1802, per l'interessamento di Francesco Melzi d'Eril,
vicepresidente della Repubblica Italiana, venne rilasciato ma dovette
immediatamente lasciare la Spagna.
Alessandro Malaspina " il navigatore" rientro' in Lunigiana, si stabili' a
Pontremoli dove mori' nel 1810.
Per concludere,Mulazzo, piccolo stato autonomo dal 1550 e sovrano fino al
1797, fu governato congiuntamente da due linee familiari Malaspina fino
all'abolizione dei feudi imperiali in Italia.
Dopo il congresso di Vienna la situazione divenne incerta e i diversi centri
locali si schierarono con potenze locali ma dopo alcuni decenni Mulazzo entro' nel
regno sabaudo.
L'unico stemma dello spino secco sopravvissuto a Mulazzo.
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La prima immagine di Mulazzo e' quella dei due arditi archi un tempo a
sostegno dell'acquedotto per il castello.
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La famiglia Malaspina di Mulazzo.
La linea primogenita di Mulazzo, principale castello dello
spino secco, tenne sempre il marchesato di Mulazzo fino
all'abolizione dei feudi e si estinse con il marchese Alessandro
Malaspina (1810) conosciuto come " il navigatore ", celebre politico
e cartologo.
Il machesato sovrano dal 1266 al 1797, si estese con varie
acquisizioni anche su Pozzo, Monteregio, Montarese e
Castagnetoli (dal 1746), Godano, Calice, Veppo e Madrignano
(questi tre ultimi dal 1710 fino al 1772 quando per difficolta'
finanziarie furono venduti al Granducato di Toscana).
Nel XVI secolo si distaccarono temporaneamente le linee di
Madrignano e Monteregio e il feudo di Mulazzo fu governato fin
dalla seconda meta' del XVIII secolo da due linee familiari
conosciute come i" Malaspina del castello" e "Malaspina del
palazzo".
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Linea dei Marchesi di Mulazzo
Moroello III 1355
Antonio 1365-1406
Azzone 1473
Cristororo 1511
Azzone II
Gian Paolo 1517 e Gian Cristoforo 1574
Leonardo 1605 e Anton Maria 1600
Gian Vincenzo 1623
Ottavio 1646 e Anton Maria 1600
Moroello III 1657
Azzo Giacinto 1674 e Corrado 1676
Carlo Maria 1705 e Obizzo 1691
Azzo Giacinto II 1746e Gian Cristoforo III 1763
Carlo Moroello 1774 e Cesare 1776
Azzo Giacinto III 1797
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Il borgo di Mulazzo era munito di notevoli fortificazioni.
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Tra il verde si nota una torre e i ruderi delle antiche mura.
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Il primo Malaspina residente in Lunigiana.
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Parte delle fortificazioni di Mulazzo.
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Corrado detto l'antico" fu il primo marchese che venne a stabilirsi in
Lunigiana. Ricordiamo che i Malaspina erano originari della pianura padana.
Provenivano dall'oltrepo' pavese. I loro territori erano del feudo di Oramala.
Passato l'Appennino, giunto a Mulazzo, dove sicuramente esisteva un
agglomerato di abitazioni risalenti ad un avamposto romano, vi si insedia,
comincia a fortificarlo cingendo il borgo di poderose mura e torri e vi costruisce
all'interno il proprio castello. Nelle mura del borgo, formato da una fila
ininterrotta di case che costituiscono esse stesse una prima barriera, apre due
poderose porte alle due estremita'ed anche una secondaria che si intravvede a
meta' borgo per favorire l'uscita dei contadini verso campi e gli orti sotto le mura.
Sopra vediamo il primo portale d'ingresso.
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Porta Alessandro Malaspina detto " il navigatore".
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Sul portale d'ingresso una lapide ricorda il marchese Alessandro
Malaspina, nato a Mulazzo nel 1754 e morto a Pontremoli nel 1810.
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Il borgo di Mulazzo arroccato entro la cerchia delle case che fanno naturale
barriera e fortificazione.
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La seconda porta del borgo.
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Una cerchia di alte case racchiudono il borgo.
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Una porta laterale che apriva verso gli orti.
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Nella barriera esterna degli edifici si apre un' elegante trifora.
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L'interno della porta " Alessandro Malaspina"
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Particolare degli spalti.
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Il primo Malaspina che venne a risiedere in Lunigiana, come gia' detto, fu
Corrado Malaspina detto " l'antico".
Antecedentemente era il territorio di un possidente romano inviato dal
Senato per controllare i liguri-apuani.
Dell'antico borgo non si hanno notizie e tantomeno quelle su primitive
fortificazioni.
Notizie certe di Mulazzo risalgono al 1221 quando questo divenne la
capitale dei feudi dei Malaspina dello Spino Secco; il territorio venne diviso e
costellato di castelli, rocche e torri che ancora vediamo.
Corrado " l'antico" fortifico' il borgo, costrui' il castello e le sue torri, e
raggruppo' i territori alla destra del fiume Magra sotto il suo stemma.
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Poderose mura e arcate sostenevano quelle che dovevano essere le
fondamenta del castello.
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Un poderoso ingresso fortificato.
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Un oscuro vòlto introduce nel borgo.
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Un piccolo portale molto ben conservato con la sua maesta'.
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R.D.D.ISIDORUS PALLAI A PRO SUA SO ' MOE GENITORUM DEVOTIONE
ANO - 1577
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L'ingresso del giardino pensile ora ridotto a prato.
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Proseguendo si raggiunge
quello che doveva essere il giardino
pensile del castello.
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Sull'architrave il simbolo Jesus Hominum Salvator.
I Malaspina di Mulazzo furono tristemente famosi per la loro crudelta'.
Nel 1300 le punizioni per chi complottava contro il Marchese o cercava di
assassinarlo erano terribili.
Il malcapitato era condotto sul luogo della condanna legato ad una coda
d'asino; a questo punto il boia gli tagliava gli arti superiori, poi quelli inferiori,
la lingua, il naso e lo impiccava ad un gancio alla presenza degli abitanti del
borgo. Costoro erano obbligati ad assistere alle esecuzioni affinche' fosse loro
di monito.
Un 'altra punizione era interrare il reo a testa in giu' fino alle ginocchia.
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Uno dei tanti portali del borgo sbarrati.
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GIO 1612 GHILONI.
Piu' ci si addentra nel borgo e maggiormente ci assale un senso di tristezza e
malinconia. Gli edifici che lo costeggiano ci appaiono disabitati, finestre
spalancate come orbite vuote, portoni sbarrati a difendere solo le memorie del
passato. Architravi dai nomi e date che non ricordano piu' nessuno, festoni di erbe
rampicanti discese dai muri degli orti soprastanti e timide violaciocche tra lepietre
sconnesse.
Vicoli discendenti in strette e buie gallerie dai portali sgangerati.
Una cappella sconsacrata mostra all'interno una antica e dolce Madonna
scampata allo scempio soltanto perche' posta troppo in altro per esser deturpata.
45
Portale del Borgo Caldo.
46
Una delle tre maesta' del borgo.
47
Edifici di Borgo caldo.
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Edifici festonati da piante verdi.
50
Oscure gallerie che ci riportano al passato.
51
Dal buio del vicolo uno scorcio di alberi in fiore.
52
Percorso nel borgo abbandonato e deserto.
53
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Un piccolo portale aperto su oscure gallerie.
55
56
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61
Solide muraglie difensive.
62
Vicoli che sfiorano vuoti portali e terminano nel nulla.
63
Cappella dell' Immacolata Concezione Di proprieta'dei marchesi "Malaspina del castello".
64
In anni passati,la cappella fu sede della Compagnia della Beata Vergine del
Rosario, successivamente fu adibita ad asilo infantile e teatrino.
65
TOTA PULCHRA ES MARIA ET MACULA NON EST IN TE
dicitura appena decifrabile scampata alla distruzione.
Risalente al XV secolo l'oratorio dell'Immacolata Concezione fu la
cappella gentilizia del ramo " dei Malaspina del castello".
Il marchese Azzo Giacinto nel 1650 lo restauro' in occasione delle sue
nozze con Pannina Fogliani Sforza..
In seguito fu sede della campagnia della Beata Vergine del Rosario.
66
L'oratorio viene attribuito al secolo XV ma l'affresco pare appartenga ad
un epoca piu' antica. Si intravvede ancora la Vergine in trono col Figlio in grembo
( alla nostra sinistra).
67
Il borgo si snoda sotto grandi arcate e portoni sbarrati.
68
69
Qualche segno di vita in una antica veranda.
70
71
Ferree finestre ricordano un passato di armigeri e paura.
72
73
Una biforcazione ci porta oltre il vòlto...
74
L'altra sale tra le mura di pietra.
75
76
Ancora oscure vòlte e porte sbarrate.
77
Piccola finestra quasi uno spioncino...
78
79
Un bellissimo salone con arcate a vela e colonne in pietra.
Il pavimento sconnesso coperto da detriti.
80
Desolazione e pianto dalle orbite vuote delle finestre.
81
Un vecchio portale ci introduce per una scala sconnessa alla grande stanza
dai capitelli scolpiti.
82
Su questa scala non e' difficile veder scendere dame, cavalieri e menestrelli.
Chi mai avra' abitato questa casa?
83
All'esterno delle mura possiamo ammirare una plendida trifora sorretta
da sottili ed eleganti colonne.
84
DANTE ALIGHIERI - RITRATTO RICONOSCIUTO AUTENTICO
Pubblicazione del 1928
85
Sull'angolo della torre campanaria vi e' una epigrafe trecentesca. Questa
testimonia che la chiesa anticamente era intitolata solo a San Niccolo'. Il titolo di San
Martino fu aggiunto quando la chiesa assunse tutte le funzioni parrocchiali a seguito della
rovina della chiesa di San Martino ( tutt'ora esistente presso il cimitero).
86
Chiesa dei S.S. Niccolo' e Martino.
L'attuale edifdicio in buona parte ricostruito dopo il terremoto del 1820, sorge
sulle rovine di una ben piu' vetusta chiesa, gia' modificata nel sec. XIV.
87
Questa chiesa fungeva anche da cappella gentilizia dei "Malaspina
Palazzo" (incorporava la cappella di San Vittore).
88
del
89
90
Sull'altare maggiore questo Crocifisso ligneo risale al XVI secolo.
91
Su questa antica acquasantiera e' stato abraso lo stemma malaspiniano.
92
L'antico Fonte Battesimale.
93
Piccolo paleotto d'altare
Il fonte col neonato e il dragone
94
UNA MESSA QUOTIDIANA PER L'ANIMA DI GIOBATTA
GRAGNOLINI RETTORE DI MULAZZO ALLA CAPELLA DEL SANTISI
CRUCIFISSO ERRETTA NELLA CHIESA DI SAN NICOLO COME---LEGATO
DEL SIG POMPONI CAPELLA PUBLICO NOTAIO DI GROPPOLI TUTTO AL DI
DI MARZO 1663
95
Un marmo con una curiosa incisione
a destra: un piccolo architrave con tre croci greche inscritte in cerchi
raggiati. Sotto lo sportello una greca o un'iscrizione?.
96
97
Incisione troppo sciupata per potersi decifrare.
su questa pietra a sinistra si
notano lettere maiuscole incise.
pagina a destra in basso
Epitaffio del XIV secolo. Questa pietra proveniente da un edificio religioso
e reimpiegata, ricorda la morte del pistoiese Rossellino di Ghino, avvenuta a
Mulazzo nel 1338. Probabilmente si trattava di un guelfo di parte bianca esiliato
dalla patria ed ospitato dai Malaspina.
98
sopra: la rappresentazione di una
bifora.
MD
XIII
...
99
100
Palazzo Malaspina.
Sul portale epigrafe del marchese Francesco Malaspina.
101
Ingresso del palazzo Malaspina.
102
Sormontata dal rilievo di una picola statua stele:
D O M
PATRIAE AMICIS
SIBI SUIS - - SCIT
FR M M MARCH MULAT
103
Palazzo Malaspina.
Palazzo Malaspina: edificio cinquecentesco oggi centro culturale e sede di
un museo.
Collocato sulla piazza, , contornato da palazzotti e dalle "case torri" abitate
un tempo dai famigliari del marchese,si raggiunge tra passaggi in gallerie di case
di pietra.
Nel castello e nel palazzo Malaspina di Mulazzo una leggenda ricorda la
storia di Francesco Malaspina ( vedi nella pagina precedente la lapide sull'ingresso
del palazzo), un don Rodrigo locale, il quale abuso' ripetutamente di una fanciulla
figlia di un notaio.
104
Palazzo Malaspina.
Invano la ragazza tento' di sfuggire al tiranno per cui ancor'oggi,a ricordo di
quella terribile violenza, narra sempre la leggenda, possiamo vedere il suo bianco
fantasma vagare attorno alla torre di Dante e nelle stanze del palazzo.
Si possono vedere luci accese nella notte nelle vuote stanze o trovare animali
morti chiusi negli armadi inutilizzati, oppure oggetti fuori posto...
Il palazzo ospita il centro Studi Alessandro Malaspina.
105
Il palazo Malaspina Zini si trova nel centro di Mulazzo sulla piazza della
chiesa di San Nicolo'.
Il palazzo appartenne ai Malaspina del" ramo del castello", una delle due
linee marchionali presenti nel feudo dalla meta' del XVI secolo.
Dopo l'estinzione di questo ramo ( l'altro, quello "del palazzo" si era gia'
estinto con la morte del Marchese Cesare Malaspina) il palazzo passo' alla
famiglia Zini. Il dott. Beniamino Zini l'abito', lo curo' e ne fece affrescare alcune
stanze al pittore spezzino Luigi Agretti.
All'interno era conservato l'archivio domestico dei Malaspina di Mulazzo
L'archivio nei secoli passo' di mano in mano; alcuni lo trascurarono altri lo
dispersero. Oggi, quanto rimane e' conservato nel palazzo Malaspina di Mulazzo.
106
Sulla facciata del palazzo
Malaspina - Zini sono state
collocate
le
due
lapidi
marmoree qui riprodotte a
ricordo di due grandi poeti
italiani, cantori di Lunigiana.
107
Scala d'accesso per il Centro Studi.
108
109
110
L'ingresso del Centro Studi.
111
Sulla chiave di volta del portale lo stemma dei Malaspina dello Spino
Secco. (Uno dei due stemmi rimasti a Mulazzo) A destra in alto un ritratto di
Alesandro Malaspina.
112
Alessandro Malaspina detto " il navigatore"nacque a Mulazzo nel 1754.
Entrato nella marina spagnola e salito rapidamente ad alti gradi ebbe il comando
di una spedizione scientifica intorno al mondo. Partito da Cadice nel 1789
raggiunse le coste dell'America Meridionale e le segui' da Montevideo,
doppiando Capo Horn, fino al Cile, Peru' e Panama. Compi' importanti
rilevamenti e misurazioni altimetriche durante varie escursioni in terra ferma,
fece osservazioni botaniche e geologiche; costeggio' il Messico, raggiunse
l'Alaska, dove un ghiacciaio porta ancora il suo nome, attraverso' il Pacifico,
raggiunse le Filippine, la Nuova Zelanda e l'Australia. Il viaggio duro' cinque
anni dal 1789 al 1794; accusato di tradimento rientro' in italia dove a Pontremoli
mori' nell'anno 1810.
113
LAZZARINO BERTA --M D X X X X --
Piazza Malaspina
SACRA FAMIGLIA
114
Piazza Malaspina
115
Arturo Dazzi, valente scultore carrarese, ha reso nella figura di Dante,
l'immagine della " colonna " che il poeta e' della la poesia italiana.
116
Purgatorio Canto VIII " ...se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai,
dillo a me che gia' grande ella era..."
117
118
Lettera di Dante al:
Ab egregio viro dno morello marchione...
119
quem ego cum viderem interogavi quid peteret et cum
tanc ille circospectus mecum fratribus dixit:pacem
120
ipse verbum non rederet iterum interogavi quid peteret
lex epistola fr. Ylari de Corvo in faucibus Macre
121
122
Copia dell'originale prima pagina dell' Atto di Procura di
Franceschino Malaspina di Mulazzo a Dante per la trattativa di pace col
vescovo Antonio da Camilla di Luni. Chiamata " Pace di Castelnuovo" del
1306.
123
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128
129
130
131
La Torre cosiddetta di " Dante".
Innumerevoli lapidi marmoree collocate in diversi tempi
132
Per Azzo Giacinto Malaspina dal
Centro Aullese di Studi Lunigianensi 1796-1996
133
Per Alejandro Malaspina
Real Academia Hispano Americana di Cadiz Espagna. 1995
134
Poso' su questi ermi sassi orma di Dante...
Da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi MCMLXIII
135
LIBERAL L'ACCOLSE L'AMISTA'
SULLE SOGLIE E IL VENERANDO
GHIBELLINO PAREA GIOVE NASCOSO
NELLA CASA DEL PELOPE VENUTE LE
FANCIULLE DI PINDO ERAN CON ESSO.
L'ITALA POESIA BAMBINA ANCORA
SECO TRAENDO CHE GIGANTE E DIVA
SI FE DI TANTO ----------- AL FIANCO
POICHE' UN MUME GLI AVEA TRA LE
TEMPESTE FATTO QUEST'OZIO RISONO'
IL CASTELLO DEI CANTICI DIVINI E IL
NOME ANCORA DEL SUBLIME CANTOR
SERBA LA TORRE -------MELODIOSO
ERRAR S'ODA UNO SPIRTO ED EMPIA
TUTTO DI RIVERENZA E D'ORROR
SACRO IL LOCO. DEL VATE E' QUELLA
MAGNAMIN OMBRA CHE TRATTA DAL
DESIO, DEL NIDO ANTICO VIENE I
SILENZI A VISITARNE.......
V. MONTI
136
L'Accademia Dante Alighieri della Spezia - Mulazzo, 10 maggio 1931
137
Tal parlava Sennuccio, un de gli usciti cittadin bianchi di Firenze, in rima dicitore
leggiadro e fosco. Intanto battea la rocca di Mulazzo il nembo. E la tristezza del morente
autunno umida e grigia empiea le vaste sale di Franceschino Malaspina...
Giosue' Carducci
138
Canzon tu te n' andrai ritta in Toscana a quel piacer che mai non fu piu'
fino. E fornito il cammino pietosa conta il mio tormento fiero, ma prima che tu
passi Lunigiana ritroverai il marchese Franceschino e con dolce latino li di'
ch'ancora in lui alquanto spero e come lontananza mi confonde pregal ch'io
sappia cio' che ti risponde.
Sennuccio del Bene
139
Per Alessandro Malaspina dal Rotary Club di Carrara e Massa
140
Torre e lapidi sfidano altri secoli
141
Corrono i lustri come i merli del bastione che circonda la Torre...
142
143
144
...secoli di storia con avvicendamenti di potenti, vicende di guerra e di pace,
ma l'ombra di Dante non e' mai stata cancellata.
145
I bastioni che circondano Mulazzo si ergono a perpendicolo sul dirupo.
146
Torri e bastioni si allacciano l'un l'altro a difesa.
147
Tra gli ulivi, ancora forti e possenti le torri .
148
Scale che portano alle torri che nei secoli del medioevo furono formidabili
capisaldi da difesa.
149
Torri di transito negli spalti.
150
Torri con porte di sbarramento e fori di avvistamento.
151
Torri derute...
152
e feritoie fortificate.
153
154
Avvistamenti dietro l'angolo.
155
Profondamente disastrate queste bellissime architetture di pietra.
156
QULSTA CIESIA DI STO ROCHO SIA---IO DARE LA
PAROCHA DE MULATIO LECHINO DE ZOANA SO
BARTOLOMEO DE ANTONINO MASSARI 1300
157
Ortorio di San Rocco.
158
UNICO E BELLISSIMO STEMMA DELLO SPINO SECCO a Mulazzo
159
Picole maesta' sotto archetti pensili
160
Inferriate a difesa della proprieta' e della vita.
161
Maestosa porta a sud del borgo.
162
Da notare il doppio portale e la guardiola per il soldato.
163
Ampio e maestoso il portale sud.
164
L'ingresso era anche protetto da una piattaforma che consentiva un primo
baluardo esterno.
165
166
Cosi' rialzato il portale era sicuro dai colpi d'ariete.
167
Chiesa di San Martino del secolo XII
168
Fu chiesa parrocchiale finche' nel 1300, come dimostra un' iscrizione alla base
del campanile della chiesa del borgo,questa alquanto distrutta e senza tetto venne
abbandonata.
169
170
La prima menzione di questa chiesa, che apparteneva alla pieve di Sorano,
Filattiera, risale al 1296 ma alcuni elementi architettonici inducono a credere che sia
stata edificata in epoca piu' remota. La facciata e' frutto di rimaneggiamenti
cinquecenteschi mentre la zona absidale appare meglio conservata. Ebbe funzioni
parrocchiali dall'inizio del secolo XVII.
Curioso il campanile a vela a due campane della facciata; questo e' un
particolare poco comune per le chiese di Lunigiana. La chiesa e' rimasta scoperta del
tetto per un gran numero di anni ma ha sempre retto perche' sorretta da robusti
contrafforti esterni.
Questa e' stata per secoli la chiesa di Mulazzo che , come per ogni altra chiesa
o pieve della Lunigiana era collocata fuori del borgo, nelle campagne per essere
frequentate da diverse comunita'. Dopo un periodo in cui subi' molti danni, nel XIV
secolo venne abbandonata e si ricostrui' in paese, su una preesistente, la nuova
parrocchiale intitolta anche a San Nicolo'.
171
172
La grande chiesa a tre navate divise da pilastri e capitelli in pietra.
L'abside a pianta quadrata rispecchia l'architettura cistercense.
173
I pilastri in pietra costuiti da rocchi sovrapposti sostengono archi a tutto
sesto che dividono le navate.
174
Il tetto a capriata, ricostruito da qualche anno e' a travi in legno a vista.
175
La chiesa si prolunga all'interno del cimitero.
176
177
Questa cappella in puro stile liberty con stelle d'oro in un soffitto azzurro,
circondata da una balconata in ferro finemente lavorato, e' aperta sui quattro lati da
grandi vetrate policrome, ricche di gialli e azzurri. Sottili colonne scarenate alla base
decorano i lati delle vetrate.
178
Una luce filtrata dai colori aleggia intorno ad un grandissimo e delicato
angelo marmoreo che,prigioniero in una gabbia, quale bianca colomba, sorveglia e
protegge i giacenti ai suoi piedi.
179
Il castello di Giovagallo
Foto del castello di Giovagallo eseguita nel 1902 dall'ing. Paolo Raffaelli di
Bagnone.Questi ha lasciato una ricca collezione di vetrini ottenuti fotografando
molti monumenti e luoghi della Lunigiana storica. La collezione viene conservata
presso l'archivio di Bagnone.
180
Feudo di Giovagallo
Fu feudo malaspiniano indipendente e sede di castello.
Ricordato fin dal 1033, nel 1202 e' ricordato in uno degli accordi tra i
Malaspina e il vescovo di Luni.
Il feudo di Giovagallo si formo' nel 1266 con Manfredi Malaspina figlio
di Corrado "l'antico" marchese dello Spino Secco di Mulazzo.
Nel 1282 a Corrado successe il figlio Moroello, ricordato da Dante nella
Divina Commedia come " vapor di valdimagra".
Moroello sposo' Alagia dei Fieschi nipote di papa Adriano Ve da lei ebbe
Manfredi, il primogenito, il quale successe al padre e fu seguito dal figlio
Moroello III nel 1344.
La linea dei marchesi scomparve con la morte di Giovanni, discendente di
Moroello.
Il feudo allora torno' in posesso dei marchesi di Mulazzo e
successivamente ai Corsini.
Il castello e' quasi completamente scomparso e i suoi ruderi sono ricoperti
dalla vegetazione.
Anche la sua antica chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo e' quasi del
tutto diruta. Viene ricordata col nome di Cappella de Zovagallo et Sadulo nelle
decime bonifaciane del 1296 e 1299.
181
Antica chiesa di San Michele Arcangelo ricordata nelle decime bonifaciane del
1296-1299 come Cappella de Zovagallo et Sadulo.
182
Si dice che l'edificio venne sventrato per favorire la costruzione di una
strada. Guardare questi scempi verrebbe voglia di piangere o gridare per
questo volontaria distruzione o abbandono di un patrimonio inestimabile che
va lentamente scomparendo.
183
Queste immagini non sono attuali. Si dice che vi siano stati nel
frattempo altri crolli di pietre.
184
Basta osservare la bellezza del portale per immaginare il resto della chiesa.
185
Il castello di Madrignano
Il castello di Madrignano dipendeva dal feudo di Mulazzo.
186
Nel disfacimento manifesta ancora la sua aggressiva potenza.
187
Il castello di Castevoli
Feudo di Castevoli
188
Feudo di Castevoli
il Borgo di Castevoli deve il suo nome al toponimo "Casteolo" ovvero
terra murata.
Le prime notizie risalgono al 1077 con la concessione di Arrigo III dei
marchesi d'Este, consorti dei Malaspina, ai quali Castevoli pervenne nel 1221
con la divisione tra lo spino secco e quello fiorito.
Attraverso i successori di Corrado l'Antico il feudo arrivo' a Cristoforo
di Azzone nel 1476. Si estinse nel 1754 e passo' ai marchesi di Villafranca fino
alla ribellione contro Tommaso Malaspina nel 1794.
Nel XVI secolo Tommaso I Malaspina unifico' il mastio alla torre
costituendo un unico edificio. Quando il feudo di Castevoli passo' dai
Malaspina di Mulazzo a quelli di Villafranca il castello comincio' a decadere.
Eretto a difesa della strada romana per Piacenza conobbe varie
ristrutturazioni, la piu' importante fu quella di Tommaso II Malaspina, come si
e' gia' detto, e in seguito il figlio Francesco succedutogli nel 1603, fu l'artefice
del borgo murato come lo vediamo oggi.
. Con l' invasione francese comincio' altra decadenza. Oggi e' proprieta'
privata e restaurato.
Il borgo e' protetto da due porte; la seconda, all'interno della prima, e'
caratterizzata da un bel portale con una grande maesta' marmorea riproducente
una Madonna affiancata da due angeli.
Poseguendo nel borgo tra le case vuote e derute arriviamo in fondo al
borgo dove vediamo i restidi una bellisima chiesa a cielo aperto.
Questa bellissima chiesa non ebbe danni col terremoto del 1920 ma a
seguito dell'incuria dell'uomo, giorno dopo giorno, anche a causa delle
intemperie e dell'indifferenza, l'antica chiesa di Santa Maria Assunta ci
accoglie oggi con le sue mura scoperchiate sotto il cielo.
189
La torre del castello
190
La chiesa di Santa Maria Assunta e' l'unica chiesa del borgo di Castevoli. A
differenza delle altre chiese del circondario non subi' danni col sisma del 1920,
ciononostante, per l'indifferenza di coloro che avrebbero dovuto custodirla, poco a
poco divenne inagibile e venne abbandonata.
191
La pioggia e le intemperie collaborarono con l'indifferenza di chi l'aveva
avuta in custodia. Le mura aperte sotto il cielo, l'altare distrutto... ma ancora si
spera in un miracolo.
192
Un portale snello in una facciata ancora maestosa malgrado lo scempio.
193
Gli abitanti del borgo di Castevoli sono costretti e recarsi nel lontano cimitero
per assistere alle funzioni sacre...
194
...in un piccolo orartorio che ancora li puo' ancora accogliere.
195
Il castello di Pozzo
196
Il feudo di Pozzo
Pozzo, paese ricco di storia, si trova lungo la strada che porta al
santuario della Madonna del Monte.
Nel medioevo fu sede di un piccolo feudo. Si formo' dopo che
Morello Malaspina di Mulazzo nel 1573 lascio' ai suoi tre figli, Giovan
Paolo, Francesco Antonio e Galeazzo (allora minorenne) i propri
territori.
Giovan Paolo fu il primo marchese di Pozzo ( 1573-1584) mentre
Francesco Antonio si impossessava di Mulazzo e Parana.
Galeazzo rimase nel palazzo di Pozzo fino alla maggiore eta' ed in
seguito divento' cavaliere gerosolimitano.
Con la morte di Giovan Paolo il feudo passo' ai figli Leonardo e
Giulio Cesare, tutori e reggenti anche per il cugino Giovan Vincenzo che
divenne infine il feudatario di Pozzo. Il figlio Ottavio fu l'ultimo
marchese, morto suicida nel 1646.
La chiesa dedicata a San Giorgio e' al centro del borgo; una lapide
murata all'interno ( illeggibile) riporta scolpite nel marmo due ali, segno
che nel tempo vi fu un legame tra i Malaspina di Pozzo e i marchesi
Ariberti di Malgrate Filetto. Lo stemma degli Ariberti e' costituito da due
ali aperte.
Il borgo di Pozzo, con i suoi portali e le vòlte oscure, ci riporta ad
immagini medioevali mentre quello che un tempo era il palazzo
marchionale, stravolto da ampliamenti di finestre e intonaci attuali, e'
ridotto ad un edificio senza tempo e deturpato per sempre.
Anche la grande stanza collocata sotto l'attuale piazzale, di cui non
era noto l'uso e i contenuti, e' stata riempita di detriti. ( nella foto della
pagina accanto con l'aiuto del computer e' stata ottenuta un' immagine
che potrebbe ricordare l'antico palazzo.)
197
L'antico portale del castello.
198
Nel borgo le finestre del piano terra sono state risparmiate.
199
Il castello di Monteregio
La parte frontale del castello
200
Il feudo di Monteregio
Il feudo di Monteregio faceva parte anticamante di quello di Mulazzo dal
quale dopo una lunga autonomia si stacco' per mettersi sotto la protezione del
Granducato di Toscana.
L'antico ingresso e' da considerarsi quello della parte meridionale del
borgo ( quello di cui si discute perche' posizionato al rovescio e non si dice che
venne anche allargato quel tanto da far passare i trattori )
Sulla piazza principale un palazzo dal bel portale, sovrastato dal leone
marchionale, e' stato reimpiantato sopra l'antico castello del quale, se ci si inoltra
nell'atrio e si raggiunge il retro e' possibile vedere le due torri rotonde che
dovevano far parte del castello.
Proseguendo lungo il borgo riconosciamo una casa torre che, collegata con
l'edificio di fronte, poteva essere chiusa da una porta di sbarramento. Infatti e'
posta accanto ad una seconda uscita, un tempo chiusa da un bellissimo portale a
punte di diamante ( rubato nottetempo per l'incuria degli abitanti che dopo averlo
abbattuto l'avevano lasciato abbandonato).
Sempre lungo il borgo troviamo numerose maesta' marmoree collocate in
alto sui muri delle case. Queste ed altre, disseminate lungo il percorso che porta al
santuario della mMadonna del Monte, furono commissionate dal marchese
Ottavio, che risiedeva a Pozzo.
201
La parte retrostante del palazzo mostra torri e mura del castello.
202
203
Chiesa di Sant'Apollinare. Nell'antica chiesa ,sotto il pavimento rifatto, sono
state rinvenute e poi coperte le tombe di Leonardo 1605 e Anton Maria 1600.
204
La chiesa venne ricostruita in paese perche' questa durante forti temporali si
allagava.
205
Il castello di Lusuolo
206
Castello di Lusuolo
Il castello di Lusuolo e' una fortezza di epoca altomedioevale.
Posto in posizione strategica in quanto si erge su una collina
prospiciente un guado sulla Magra, in passato consentiva il controllo del
fondo valle e della via Francigena.
Il castello nel XII secolo appartenne a Corrado l''antico" Malaspina
e verso la meta' del trecento passo' ad un suo pronipote Azzone Malaspina
insieme ad altri possedimenti territoriali.
La mancanza di figli maschi nella famiglia causo' il frazionamento
del feudo e la perdta d'importanza della poderosa rocca.
Il quattrocento fu un secolo difficile per Lusuolo: scampato
all'inizio del secolo alle bramosie di Genova subi' l'assedio di Galeotto da
Campofregoso che lo distrusse nel 1449.
Nel 1467, con l'aiuto del marchese di Fosdinovo e i Visconti di
Milano, i Malaspina ripresero il loro impoverito castello ( le pietre migliori
furono reimpiegate per costruire il castello di Tresana)
Nella seconda meta' del XVI secolo Ercole Malaspina chiese la
protezione del Granduca Francesco I dei Medici e subito dopo si mise
anche sotto la sua signoria.
Lusuolo alla fine del XVI secolo inizio' un graduale smantellamento
e la perdita d'importana.
La mancanza di dati e l'assenza di documentazioni scritte rendono
difficile in seguito la destinazione d'uso del castello.
L'interno e' caratterizzato da un cortile trapezoidale con pozzo; la
zona nord pare fosse destinata all'abitazione del marchese mentre il lato
sud pare fosse usato dalla guarnigione dei soldati.
207
Lato ovest del castello; questo castello fu uno dei piu' grandi della
Lunigiana.
208
Cortile della guarnigione con stalle per cavalli.
209
Castello di Gavedo
210
Il castello di Gavedo
Il feudo nacque dallo smembramento di quello di Mulazzo alla fine
del XV secolo.
Proprieta' di Azzone Malaspina morto senza eredi maschi, il
marchesato passo' al genero conte Landi di Piacenza, marito della figlia
Briseide, che nel 1549 lo vendette al Granduca di Toscana Cosimo dei
Medici.
Dopo una disputa legale il feudo torno' ai Malaspina, al nipote di
Azzone, Cristofano Malaspina, figlio del fratello Giovan Gasparo.
Nel 1577 il feudo torna ai Medici ma nel 1592 il Granduca
Fernando vendette la proprieta' al banchiere genovese Giulio Sale.
Da allora, attraverso diversi proprietari, rimase sempre un posssso
dei Brignole Sale fino alla soppressione dei feudi.
Il castello di Gavedo, di origine medioevale, faceva parte di un
ampio sistema di difesa che comprendeva diverse torri. Dalla fortezza
centrale si staccava una linea fortificata che scendeva a fondo valle lungo
il torrente Geriola.
La linea fortificata si individua ancora nella torre del castello, nella
comtemporanea torre inglobata nel palazzo settecentesco dei Brignole
-Sale, nella cosiddetta "torre del sole" e infine nella torretta sull'argine
del Geriola.
Il castello si presenta con un imponente struttura regolare a pianta
quadrangolare, con una torre medioevale circondata da un primo recinto
murario e da un involucro residenziale posteriore relativo al al secoli
XVII-XVIII.
211
Il castello di Gavedo in ristrutturazione.
212
213
Il castello di Veppo
A Veppo troviamo ormai solamente pochi resti del castello recuperati ad uso
abitativo da alcuni privati.
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Le dimensioni delle mura descrivono l'anica potenza del castello.
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Il castello di Calice
Ristrutturato e sede di Museo.
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Il castello di Godano
Alessandro Malaspina fu l'ultimo padrone di Godano.
Il castello situato sulla collina sopra al paese nel 1525 venne distrutto dagli
abitanti che piu' non sopportavano i soprusi e le ingiustizie del marchese. Costui
petendeva lo jus primae noctis e le fanciulle che non si presentavano all'appuntamento
venivano trucidate in un pozzo irto di lame.( lo strabuchettu)
Gli abitanti di Godano decisero di sopprimere il tiranno e l'attesero mentre si
recava nel paese di Cornice da un cugino.Il marchese, giunto nella foresta del
Malconsiglio, venne raggiunto e percosso violentemente con dei sacchetti di sabbia che
lo ridussero in fin di vita. Gli aggressori lo percossero a morte perche' sapevano a quali
pene sarebbero incorsi se il marchese fosse sipravvissuto.
Il tiranno riusci' a raggiungere Cornice dove pero' mori'. Correva l'anno 1524.
La sua morte pose fine al dominio dei Malaspina su Godano che si dette alla
Repubblica di Genova.
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