Slow Food . Buono, Pulito e Giusto
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Slow Food . Buono, Pulito e Giusto
Liceo Scientifico Tecnologico G.Natta Anno Scolastico 2013/2014 Classe 5^ A LST Slow Food Buono, Pulito e Giusto Marco Santinelli Pagina 1 INDICE MAPPA CONCETTUALE ..................................................................................................... 3 PREMESSA ......................................................................................................................... 4 MANIFESTO DI SLOW FOOD ............................................................................................ 5 COSA E’ SLOW FOOD?...................................................................................................... 5 LA SUA VISIONE DEL CIBO ............................................................................................................... 6 LE SUE MISSIONI ................................................................................................................................ 6 COME SLOW FOOD VALORIZZA LE ECONOMIE LOCALI ........................................................ 7 FOOD IN THE VICTORIAN AGE ......................................................................................... 9 THE WORKHOUSES ........................................................................................................................... 9 OLIVER TWIST (1837-38) BY CHARLES DICKENS......................................................... 10 SYMBOLISM IN OLIVER TWIST .......................................................................................................10 LA GLOBALIZZAZIONE .................................................................................................... 11 LA DIMENSIONE MONDIALE DELLA PRODUZIONE ....................................................................11 UN MERCATO PLANETARIO ............................................................................................................12 I PAESI IN VIA DI SVILUPPO.............................................................................................................12 GLI EFFETTI DELLA GLOBALIZAZZIONE: PRO E CONTRO .......................................................13 POPOLAZIONI E LE LORO CARATTERISTICHE ...........................................................................14 INTERAZIONE TRA LE COMUNITA’ .................................................................................................14 CONSEGUENZE DEGLI INTERVENTI UMANI ................................................................................15 SLOW FOOD E LO SVILUPPO SOSTENIBILE................................................................................16 ........................................................................................................................................... 17 EXPO DI MILANO.............................................................................................................. 17 NUTRIRE IL PIANETA ENERGIA PER LA VITA ..............................................................................17 I SUOI RAPPORTI CON SLOW FOOD .............................................................................................18 BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................. 19 SITOGRAFIA ..................................................................................................................... 19 Pagina 2 MAPPA CONCETTUALE Pagina 3 PREMESSA Ormai si fa sempre più vicina l’Expo di Milano, evento mondiale che ha come tema cardine quello di una alimentazione più attenta alla salvaguardia della biodiversità e alla diminuzione degli sprechi al fine di combattere la fame nel mondo. Tali problematiche sono da sempre al centro della riflessione e della ricerca di Slow Food, la cui filosofia è di contribuire ad una cucina sana senza sprechi. Ho avuto modo di entrare in contatto con questa realtà partecipando ad una cena, organizzata appunto da Slow Food, intitolata “Quinto Quarto”, in cui veniva proposto un insolito menù a base di pezzi considerati solitamente meno pregiati (le frattaglie). Sono proprio questi gli spunti e le esperienze che mi hanno dato l’idea che cercavo per la mia tesina. In particolare ho deciso di concentrarmi sulla storia, le tematiche e gli obiettivi principali di Slow Food, associazione che è riuscita già dal 2002 a vedere più in là degli altri cogliendo le problematiche legate al cibo. L’intuizione è che se nessuno inizia a proporre nuovi modelli di alimentazione e produzione alimentare, il cibo rischia di tornare elitario e molte specie di coltivazioni e razze d’allevamento rischiano di scomparire perché meno convenienti di altre e quindi non coltivate e non allevate. Ma se questo problema, nonostante tutto, è diventato così presente e attuale da essere il tema di una delle più grandi manifestazioni al mondo come Expo, perché non parlarne e conoscerlo meglio? Pagina 4 MANIFESTO DI SLOW FOOD “ Questo secolo, nato e cresciuto sotto il segno della civiltà industriale, ha prima inventato la macchina e poi ne ha fatto il proprio modello di vita. La velocità è diventata la nostra catena, tutti siamo in preda allo stesso virus: la Fasi Life ( vita veloce), che sconvolge le nostre abitudini, ci assale fin nelle nostre case, e ci rinchiude a nutrirci nei Fast Food. Ma l’uomo sapiens deve recuperare la sua saggezza e liberarsi della velocità che può ridurlo ad una specie in via di estinzione. Perciò, contro la follia universale dei Fast Life, bisogna scegliere la difesa del tranquillo piacere materiale. Contro coloro, e sono i più, che confondo l’efficienza con la frenesia, proponiamo il vaccino di un’adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in un lento e prolungato godimento. Iniziamo proprio a tavola con lo Slow Food, contro l’appiattimento dei Fast Food riscopriamo la ricchezza e gli aromi delle cucine locali. Se le Fast Life in nome della produttività ha modificato la nostra vita e minaccia l’ambiente e il paesaggio, lo Slow Food è oggi la risposta d’avanguardia. E’ qui, nello sviluppo del gusto e non del suo immiserimento, la vera cultura, di qui può iniziare il progresso, con lo scambio internazionale di storie, conoscenze e progetti. Lo Slow Food assicura un avvenire migliore. Slow Food ha bisogno di sostenitori qualificati, per far divenire questo moto ( lento) un movimento internazionale, di cui la chiocciolina è simbolo.” COSA E’ SLOW FOOD? Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food è diventata nel 1989 un’associazione internazionale. Nata a Bra, in Piemonte, oggi conta 100.000 iscritti, con 7 Direzioni Nazionali riconosciute in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Giappone, Regno Unito (in ordine di costituzione) e aderenti in 130 Paesi organizzati in più di 1.000 Convivium (delegazioni di territorio,in Italia sono 410). Slow Food significa dare la giusta importanza al piacere legato al cibo, imparando a godere della diversità delle ricette e dei sapori, a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i ritmi delle stagioni e del convivio. Questo ente noprofit afferma che la necessità dell'educazione del gusto è la migliore difesa contro la cattiva qualità e le frodi e la strada maestra contro l'omologazione dei nostri pasti; opera per la salvaguardia delle cucine locali, delle produzioni tradizionali, delle specie vegetali e animali a rischio di estinzione; sostiene un nuovo modello di agricoltura, meno intensivo e più pulito. Slow Food, attraverso progetti (Presidi), pubblicazioni (Slow Food Editore), eventi (Terra Madre) e manifestazioni (Salone del Gusto, Cheese, Slow Fish) difende la biodiversità e i diritti dei popoli alla sovranità alimentare. Pagina 5 LA SUA VISIONE DEL CIBO Slow Food ha “coniato” per il cibo, la definizione: BUONO, PULITO e GIUSTO. Questi tre attributi, presenti contemporaneamente, presuppongono una profonda revisione del modello di sviluppo del sistema agroalimentare, il quale può concretizzarsi esclusivamente attraverso lo sviluppo delle economie locali. Buono, storicamente legato all’esordio del movimento che rivendicava la tutela e il diritto al piacere, riguarda la superiorità organolettica di un alimento e che si riconosce attraverso l’allenamento dei nostri sensi. Il mangiare non può essere ridotto a un semplice rifornimento di elementi nutritivi, spogliato della cultura, dell’identità e della socialità di cui è storicamente portatore. Ciò che è buono per me, può non esserlo per un’altra persona, per di più se proveniente da un’altra parte del mondo, dotata di un’altra cultura. Il rispetto delle diversità, la lungimiranza del nostro modo di agire sta anche in questo: capire il Buono inserito in un determinato contesto tradizionale, sociale ed economico. Il nostro Buono deve essere accessibile e applicato al quotidiano, altrimenti diventa eccellenza e inaccessibile. Pulito rappresenta la naturalità dei cibi. Tanto più un prodotto proviene da un’agricoltura naturale, rispettosa delle caratteristiche delle materie prime, che non utilizzi ingredienti innaturali, è fresco, è stagionale e locale, quanto più quel prodotto tende ad essere sicuramente Buono. Pulito, in agricoltura è sinonimo di ecologico: deve rispettare l’ambiente e la biodiversità attraverso tutti i passaggi della sua filiera, nonché difendere la salute di produttori e consumatori. Per questo Slow Food dice no ai trattamenti pesanti, no alle monocolture (anche biologiche), no ai prodotti che viaggiano troppo e inutilmente, no all’utilizzo di confezionamenti eccessivi e non biodegradabili, no all’eccessiva centralizzazione dei processi distributivi e di trasformazione. Il Pulito è legato alla sostenibilità. Il Pulito deve essere valutato con il buon senso e non farne un dogma. Giusto, si relaziona ai due concetti di sostenibilità sociale e sostenibilità economica. Il primo riguarda la valorizzazione degli operatori rurali in tutto il mondo e quindi tende a riequilibrare il divario dello status sociale tra l’agricoltura e altri settori industriali; il secondo si relaziona a sostenere maggiormente le micro-economie agricole e le filiere corte di prodotti artigianali. LE SUE MISSIONI • EDUCARE al gusto, all’alimentazione, alle scienze gastronomiche. Fin dal 1993 Slow Food collabora con le scuole con il progetto “ Orto in condotta” per educare gli studenti a comprendere l’importanza dei prodotti alimentari come parte integrante della cultura della società. Per gli adulti che vogliono avvicinarsi al tema dell’enogastronomia per soddisfare la loro curiosità e per diventare consumatori più consapevoli, è nato il Master of Food, un programma di studi riservati al vino e al cibo. Pagina 6 • • SALVAGUARDARE la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate: le culture del cibo che rispettano gli ecosistemi, il piacere del cibo e la qualità della vita per gli uomini. PROMUOVERE un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione, creando una rete virtuosa di relazioni internazionali e una maggior condivisione di saperi. COME SLOW FOOD VALORIZZA LE ECONOMIE LOCALI Oltre all’organizzazione stessa, l’associazione di Slow Food valorizza le economie locali attraverso: • Terra Madre, progetto nato per dare voce ai contadini e ai produttori di cibo di tutto il mondo e per metterli in rete con i cuochi, gli accademici, i giovani. Tutti coloro che operano per difendere un’agricoltura, una pesca e un allevamento sostenibili, per preservare il gusto e la biodiversità del cibo, possono confrontarsi nella rete di Terra Madre e collaborare per migliorare il sistema della produzione e della distribuzione de cibo. Gli incontri si tengono a livello locale, regionale e internazionale. Ogni due anni la città di Torino ospita l’incontro mondiale di tutte le comunità del cibo. Le comunità di Terra Madre lavorano per concretizzare il concetto di qualità di Slow Food: buono, pulito e giusto dove buono si riferisce alla qualità degli alimenti, pulito ai metodi di produzione rispettosi dell’ambiente e giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all’equo prezzo dovuto dai consumatori. • Il Salone del Gusto e Cheese. Eventi internazionali dove si valorizzano i produttori artigianali e locali dei 5 continenti e che hanno come obiettivo anche quello di far prendere coscienza sull’importanza delle attività agricole e rurali compatibili con il rispetto dell’ambiente. • L'Arca del Gusto è un’imbarcazione simbolica che naviga per il mondo per scovare le piccole produzioni di eccellenza gastronomica minacciate dall'agricoltura industriale, dal degrado ambientale, dall'omologazione, prodotti a rischio di estinzione ma ancora vivi, con reali potenzialità produttive e commerciali. I prodotti appartenenti all’Arca sono candidati ad ottenere incentivi e interventi di rilancio; quando questo accade, entrano a far parte dei Presidi di Slow Food. • I Presidi. Oltre 400 Presidi nel mondo coinvolgono più di 10.000 produttori. Sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzando il territorio, recuperando antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone (es. razza piemontese) e varietà di ortaggi Pagina 7 • • e frutta. Presìdi italiani sono oltre 200 e sono il risultato di un lavoro che ha affermato con forza valori fondamentali: la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all'impegno a stimolare nei produttori l'adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico (giusto) al mercato. I Mercati della Terra sono mercati contadini creati secondo linee guida che seguono la filosofia Slow Food. Mercati gestiti collettivamente, che sono luoghi di incontro dove i produttori locali presentano prodotti di qualità direttamente ai consumatori, a prezzi giusti e garantendo metodi di produzione sostenibili per l'ambiente. Inoltre, preservano la cultura alimentare delle comunità locali e contribuiscono a difendere la biodiversità. Orto in condotta. Slow Food contribuisce da anni all’educazione alimentare e del gusto rivolta ad adulti e bambini per cercare di fare avvicinare in modo piacevole e sereno il maggior numero di persone ai principi della corretta alimentazione. Mangiare bene, infatti, non significa solo prendersi cura dei propri bisogni e della propria salute, prestando non meno attenzione ai richiami della gola, ma anche soddisfare la propria mente, nutrendola di storie, emozioni, ricordi. I cittadini più piccoli sono i primi destinatari delle attenzioni di Slow Food perché se da un lato sono soprattutto loro che rischiano di perdere il contatto con la realtà del mondo agroalimentare, dall’altro sono sempre loro che possono fare avvicinare le loro famiglie agli ortaggi ed ai frutti coltivati localmente, con metodi naturali. Il progetto Orto in condotta è studiato proprio con questo intento: educare i bambini a mangiare sano e bene nel rispetto dell’ambiente che li circonda. Pagina 8 FOOD IN THE VICTORIAN AGE The style of a diet usually indicates the standard of social and economic lifestyle of people. In the past this was even more evident since there was no globalisation. In the Victorian Age the different food habits were strongly linked with the economic situation of each person or family, so employment was very important to get enough money to feed a family in the correct way. For almost the first time in history, massive urban poverty could be observed. Conditions in the industrial towns were shocking and factory labourers often died of starvation, worse food and disease resulting from poor sanitation. The staple diet was bread and potatoes; if people had enough money, then tea and bacon could be added. Even for better off people it was difficult to get fresh food in town. In the past supplies of foods and other goods were limited by several factors but with the development of transport and in particular of the railways influenced the quality and the quantity of food available in the cities; in fact meat could be butchered and transported from a long distance. This greatly improved the quality of life as well. By the end of the 1860s a kind of coal had been developed, as a consequence it could be cooled and transported from the country into town. Another influence on 19th-century food was the cookery book. One of the best England cookery was written by Eliza Acton (1845) a lady who wanted to be a poet, but her publisher invited her to write a sensible cookery book. Unfortunately, no cookery book was useful for working women who could not even afford to buy food. The local butcher's, baker's and the fish and chip shops did more for the industrial workers' diet than any cookery book! THE WORKHOUSES Before 1834 the poor and homeless had been looked after by the parishes. They would have been given food and help in their own homes or shelter if they need it. As more and more people migrated to the cities in search of work many parishes could not cope with the increase number of poor people. The poor Law Amendment Act of 1834 aimed at reducing the pressure on individual parishes by building workhouses which would be supported by more than one parish, often coming under the name workhouse unions. The poor Law Amendment Act did not intend to be cruel, but fair and efficient; helping the poor without encouraging a dependency on this help so that people would be eager to look for work. It could accommodate up to 158 people at one time. On arrival they would be divided into three categories: 1) those unable to work because they were old and sick, 2) those able to work but unemployed- these were given hard jobs to do such as stone breaking for roadsand 3) children. The three categories were separated in different parts of the workhouse and men and women were also split up. This meant that families were segregated on Pagina 9 arrival. Everyone had to wear a uniform and they could not leave unless they had found a job. Inmates would receive one substantial would receive one substantial meal a day plus two portions of gruel, a type of watery cereal drink. Despite their reputation, the food, medical care and education given to the children were often better than in many poor homes and few were as bad as the one depicted by Dickens in “Oliver Twist” . However, a military-like regime and the fact that families could not stay together meant that it was almost always the last resort, a sign of desperation. In 1929 the workhouse system was abandoned and many were converted into hospitals. OLIVER TWIST (1837-38) BY CHARLES DICKENS Oliver Twist is born in a workhouse, where his mother dies while giving birth to him. Until the age of nine he lives in the parish orphanage but is then taken back into the workhouse by Mr Bumble, a parish official, to work for his food. In the workhouse Oliver shocks everyone by asking for more food, something never done before by any child. As a consequence he is sold for £5 to work as an apprentice at an undertaker, but this situation in no better than the workhouse so he decides to run away to London. There he makes friend with the Artful Dodger, a talented pick-pocket, who takes him back to his “home”, Fagin’s den in the slums of London. Fagin keeps a gang of homeless boys and trains them to steal for him, helped by the brutal burglar Bill Sikes and his girlfriend Nancy, a prostitute. Oliver is forced to work for Fagin as a thief and one night is shot when trying to steal from a rich family. When the lady of the house, Mrs Maylie, realises he is only a child she is shocked and decides to take care of him. Nancy visits Mrs Maylie as she would like to help Oliver and eventually, with the help of a kind gentleman who befriended Oliver, Mr Brownlow, they discover Oliver’s true identity and he is adopted by Mr Brownlow. Nancy is murdered by Bill Sikes for helping Oliver but Sikes also dies and Fagin is finally captured by the police and hanged. The innocent young Oliver is saved and the villains are all punished. SYMBOLISM IN OLIVER TWIST Dickens makes a considerable use of symbolism. Lots of symbols Oliver faces are primarily good versus evil, with evil continually trying to corrupt and exploit good, but good winning out in the end. Among the several symbols food is one of the most important. Oliver’s odyssey begins with a simple request for more gruel, and Mr. Bumble’s shocked exclamation, represents he may be after more than just gruel. Chapter 8-which contains the last mention of food in the form of Fagin’s dinner-marks the first time Oliver eats his share and represents the transformation in his life that occurs after he joins Fagin’s gang. The novel is also shot through with a related motif, obesity, which calls attention to the stark injustice of Oliver’s world. When the half-starved child dares to ask for more, the men who punish him are fat. It is interesting to observe the large number of characters who are overweight. Pagina 10 INTRODUZIONE ALLA GLOBALIZZAZIOE Prima 900 erano solo le classi sociali alte ad avere un giusto nutrimento, mentre tutto il resto della popolazione assumeva cibo per sfamarsi più che per nutrirsi. Pertanto fu caratteristica di quel tempo la continua battaglia contro la fame quindi il desiderio della popolazione era quello di riuscire a sfamarsi almeno una volta al giorno. Ogni paese, persino ogni regione, conservò, tuttavia, le proprie particolarità culinarie, almeno sino alla Seconda Guerra Mondiale. Anche se da molto tempo si potevano mangiare cibi esotici in molte delle grandi città del pianeta, si trattava ancora di eccezioni. Attualmente, l’alimento si trova nella dualità tra recupero, valorizzazione e tutela dei prodotti locali e globalizzazione planetaria, tra filiera corta e filiera lunghissima. La globalizzazione minaccia la peculiarità alimentare che caratterizza le diverse civiltà e rischia di sovvertire equilibri delicati che determinano il rapporto tra l’ambiente, l’uomo e il consumo delle risorse naturali. Con la globalizzazione viene annientato il piacere della scoperta dell’alimento sconosciuto consumato fresco nel suo ambiente naturale. LA GLOBALIZZAZIONE Con il termine globalizzazione s’intende un complesso processo di trasformazione degli assetti economici, politici e culturali dell’intero pianeta che, soprattutto negli ultimi decenni del Novecento, ha favorito l’integrazione delle economie nazionali in un solo mercato mondiale. Già dal secondo dopoguerra, l’andamento delle singole economie nazionali ha cominciato a dipendere sempre più dalle regole e dalle relazioni economiche internazionali, nel contesto di un processo di progressiva integrazione della produzione industriale e degli scambi commerciali. A partire dagli anni ottanta del Novecento questo processo ha conosciuto una significativa accelerazione grazie ai progressi derivati dalla rivoluzione informatica e dai mutamenti del sistema delle comunicazioni e dei trasporti. L’economia mondiale è andata così strutturandosi come un unico sistema globale che ha coinvolto perfino le economie dei paesi meno sviluppati e periferici. LA DIMENSIONE MONDIALE DELLA PRODUZIONE Il processo d’integrazione mondiale delle economie è stato favorito da un fenomeno ormai planetario: il decentramento produttivo. Durante gli anni settanta del Novecento le grandi imprese dei paesi sviluppati hanno infatti manifestato una forte tendenza a decentrare parzialmente o interamente le proprie produzioni in paesi caratterizzati da un minore costo produttivo, reso possibile da alcuni fattori: basso costo della manodopera, minore tutela ambientale e basso livello di tassazione dei profitti. Inoltre, nuovi paesi si sono affacciati sulla scena mondiale dei grandi produttori industriali (soprattutto Cina e paesi del Sud-Est asiatico). Tale fenomeno non ha riguardato solo le produzioni industriali, ma ha interessato via via anche il settore dei servizi. Dal canto loro, le grandi imprese multinazionali, oltre a decentrare le produzioni per ridurre i costi, hanno potenziato le strategie di penetrazione nei mercati dei paesi in via di sviluppo a medio reddito (per esempio in alcuni paesi dell’America Latina e del Sud-Est asiatico), investendo nella realizzazione e Pagina 11 nell’acquisizione d’impianti le cui produzioni sono destinate direttamente alle popolazioni di quei mercati in forte espansione. UN MERCATO PLANETARIO In questi ultimi anni il sistema degli scambi internazionali è radicalmente mutato. In passato, infatti, i flussi commerciali seguivano grosso modo questo schema: i paesi in via di sviluppo vendevano prevalentemente materie prime e quelli industrializzati prodotti finiti. Oggi, invece, le merci scambiate sul mercato mondiale provengono dai luoghi più diversi. È inoltre aumentata complessivamente la massa dei consumatori mondiali, che sono sempre più in grado di orientare e determinare con le loro richieste rapidi mutamenti nei flussi commerciali e nelle modalità di produzione; in particolare con le modalità di produzione just in time, i beni sono messi in produzione solo quando il consumatore finale ne ha scelto esattamente le caratteristiche. I PAESI IN VIA DI SVILUPPO La partecipazione dei paesi in via di sviluppo (Pvs) all’economia mondiale, sia come nuovi produttori sia come nuovi consumatori, è un fenomeno che si è imposto anche in conseguenza dell’adozione di politiche liberistiche da parte dei loro governi. Molti Pvs, al termine della seconda guerra mondiale, avevano scelto un modello di sviluppo economico basato sulla limitazione delle importazioni dai paesi sviluppati attraverso l’imposizione di dazi doganali, con l’obiettivo di sostituirle con produzioni nazionali. Essendo però impossibile creare vere e proprie industrie nazionali senza forti investimenti, i governi dei principali Pvs ricorsero a ingenti prestiti presso le banche e i governi dei paesi sviluppati. Essi confidavano nell’alto prezzo delle materie prime (di cui erano esportatori) per rimborsare il debito. Questa politica non ha però portato a grandi risultati sul fronte dell’aumento delle produzioni locali e dell’innalzamento del livello di reddito delle popolazioni, e ha invece avuto come conseguenza un progressivo e sempre più massiccio indebitamento. Il crollo del prezzo delle materie prime sui mercati mondiali e il cattivo uso dei capitali ricevuti in prestito hanno fatto fallire la strategia dello sviluppo attraverso l’indebitamento. Poiché molti di questi paesi non potevano saldare i debiti accumulati, il Fmi ( fondo Monetario Internazionale) è intervenuto con nuovi prestiti, condizionandoli in modo rigido all’adozione di politiche liberistiche volte all’abolizione dei dazi doganali, alla privatizzazione delle imprese statali, all’apertura agli investitori stranieri e, soprattutto, al forte contenimento della spesa pubblica, in particolare per gli interventi di tutela sociale. L’adozione di queste misure nei paesi in via di sviluppo ha spesso avuto costi sociali elevatissimi. Pagina 12 GLI EFFETTI DELLA GLOBALIZAZZIONE: PRO E CONTRO Alcuni pensano che la globalizzazione abbia consentito una diminuzione della povertà complessiva del pianeta e un aumento del livello di benessere di molte aree dei paesi in via di sviluppo. Essi considerano la globalizzazione come una nuova opportunità per assicurare l’accesso ai beni vitali (e non solo) a fasce di popolazione sempre più estese. Secondo altri, invece, la globalizzazione e i processi di liberalizzazione dell’economia che ne stanno alla base hanno prodotto un aumento del divario tra le nazioni ricche e le nazioni povere, una redistribuzione della ricchezza a favore di pochi gruppi multinazionali mondiali (anche grazie a politiche fiscali favorevoli), una minor sicurezza sociale (come conseguenza dei tagli alla spesa pubblica), l’esclusione sociale di chi non è ritenuto più “utile” (persone con scarsa qualifica professionale o troppo anziane per essere riconvertite alle nuove modalità produttive), una forte estensione del degrado ambientale. Il cibo è un diritto umano fondamentale. Oggi oltre 850 milioni di persone al mondo non hanno ancora cibo sufficiente e il 20% della popolazione mondiale detiene l’80% delle risorse del pianeta, mentre il principio della sicurezza alimentare stabilisce che tutte le persone, in ogni momento, debbono avere accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente. Nel sistema agro alimentare industriale che domina il Pianeta, il cibo è diventato una merce come tutte le altre, il cui prezzo è stabilito dalle regole di mercato inique, senza badare alla qualità e senza rispettare chi lo produce. La moderna distribuzione vuole cibi sempre uguali, in quantità illimitata e a basso prezzo. Tuttavia il cibo omologato, seriale, globale e poco naturale inquina la Terra, dal campo al nostro stomaco, causa gravissimi danni all’ambiente e alla natura, dalle campagne alle moderne megalopoli, ha cancellato identità culturali di interi popoli e ha drasticamente ridotto la biodiversità. D'inverno la lattuga viaggia dalla California a Londra e le carote raggiungono la Svezia dal Sud Africa. Negli USA il percorso medio di ogni prodotto per raggiungere un supermercato è di 1288 km. Mangiare bene, attualmente, non vuol dire far parte di una classe sociale elitaria se per mangiar bene si intende ricercare la qualità fuori dal sistema consumistico e riscoprire le buone regole domestiche e gastronomiche come per esempio rispettando i tempi naturali di produzione e consumando tutte le parti del bovino macellato. La Granda, presidio Slow Food, ha deciso di vendere tutte le parti dell’animale, non solo il filetto o il roastbeef. Pagina 13 LA BIODIVERSITA’ La biodiversità è l’insieme degli esseri viventi animali e vegetali che popolano il nostro pianeta, implica la variabilità biologica di geni, specie habitat ed ecosistemi. La biodiversità ha un ruolo fondamentale sul nostro pianeta perché: È vitale per la sopravvivenza della razza umana e per il raggiungimento della sicurezza alimentare È uno dei fondamenti del esistenza del uomo fornendo le risorse essenziali come cibo, fibre , aria, acqua Consente lo sviluppo e l’evoluzione di agricoltura e tecnologie agricole, metodi di raccolta e trasformazione, tecniche di cucina, consumo degli elementi e riti conviviali È strettamente legata al identità della comunità Consente alla natura di sopravvivere adattandosi al cambiamento ambientale e climatico POPOLAZIONI E LE LORO CARATTERISTICHE Una popolazione è un gruppo di organismi appartenenti alla stessa specie che vivono contemporaneamente nella stessa regione geografica. Lo studio di una popolazione può avvenire mediante l’analisi del gran numero di dati forniti dai modelli di crescita e di mortalità, dalle piramidi delle età e dagli studi sulla densità e dispersione della popolazione in esame. INTERAZIONE TRA LE COMUNITA’ Come abbiamo visto, un insieme di organismi della stessa specie costituisce una popolazione e un insieme di popolazioni forma una comunità. Da un punto di vista ecologico, una comunità comprende tutte le popolazioni di organismi che abitano nello stesso ambiente e interagiscono tra loro. Queste interazioni sono le principali forze della selezione naturale e influiscono non solo sul numero di individui di ogni popolazione, ma anche sul numero e sui diversi tipi di specie della comunità. Un’interazione molto importante tra gli organismi di una comunità è la competizione; essa può avvenire tra i singoli organismi della stessa specie (competizione intraspecifica) o tra organismi di specie diverse che sfruttano le stesse risorse, spesso presenti in quantità limitate (competizione interspecifica). Tra le molte risorse per le quali gli organismi possono competere ci sono il cibo, l’acqua, la luce e gli spazi vitali, come i luoghi di nidificazione e le tane. Pagina 14 CONSEGUENZE DEGLI INTERVENTI UMANI Gli interventi umani sull’ambiente possono modificare le situazioni di equilibrio di un ecosistema che si sono stabilite nel corso del tempo, secondo le modalità dettate dalla selezione naturale. Una prima conseguenza della presenza umana sono le estinzioni di intere specie, un fenomeno che sta avvenendo sempre più di frequente; l’estinzione di una specie provoca un cambiamento all’interno della comunità in cui la specie viveva, tale da alterare profondamente diverse relazioni interspecifiche, tra cui quelle di competizione. Molte specie sono a rischio di estinzione a causa della caccia, pesca, degli incendi delle foreste (appiccati per lasciare spazio alle aree agricole) e del traffico illegale di cuccioli. Un esempio eclatante di caccia intensiva che minaccia l’estinzione di una specie animale è quella della caccia alle balene che, nonostante sia ormai ufficialmente vietata dalla IWC (Commissione Baleniera Internazionale), viene ancora oggi praticata dal Giappone spacciandola per ricerca scientifica. Solo l’anno scorso il Giappone ha catturato 700 balene per scopo di studio che una volta a bordo delle navi baleniere sono state macellate e trasformate in confezioni di carne per il mercato giapponese. Le più recenti statistiche parlano di una popolazione mondiale di balene che è meno del 1% di quella di un secolo fa. Le megattere da 150.000 sono passate a 35.000, le balenottere comuni nell'emisfero australe da 650.000 ad appena 12.000, le balenottere azzurre non superano i 5.000 esemplari in tutto il mondo, per non parlare delle balene franche che sono ormai scomparse da buona parte degli oceani. Un secondo effetto delle attività umane sugli equilibri ecologici è causato dall’inquinamento ambientale. Uccelli, pesci, delfini e tartarughe stanno ancora soffrendo nel Golfo del Messico, per via dalla peggiore fuoriuscita di greggio nella storia Usa. Nel 2010, la piattaforma della British Petroleum riversò 4,9 milioni di barili (715 milioni di litri) di petrolio nelle acque al largo di Mississippi, Alabama, Texas e Florida. "La fauna nel Golfo risente ancora degli effetti della marea nera", ha denunciato in un rapporto il responsabile scientifico della grande organizzazione ambientalista Usa National Wildlife Federation. "La scienza ci dice che l'impatto di questa catastrofe è lontano dall'essere concluso e che, sulla base di altre fuoriuscite di greggio, gli effetti si sentiranno probabilmente per anni, se non decenni". Pagina 15 SLOW FOOD E LO SVILUPPO SOSTENIBILE Nel marzo 2007, l’ong CEFA il seme della solidarietà, la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e Fairtrade Italia, grazie a un finanziamento dell’Unione Europea, hanno avviato un progetto europeo triennale con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dello sviluppo sostenibile e sulle possibili politiche di equità fra Paesi del Nord e del Sud del mondo. Il progetto intende promuovere modelli di agricoltura sostenibile, informare i cittadini europei sui rischi connessi alla riduzione della biodiversità, della agrobiodiversità in particolare, favorire modelli di sviluppo rurale rispettosi delle culture delle comunità locali e indigene e valorizzare un’efficace interazione tra Paesi europei e Sud del mondo basata sul commercio equo e solidale. La povertà e l’iniqua distribuzione delle risorse sono fra le principali cause del degrado ambientale: non può esistere sostenibilità senza una sostanziale riduzione della povertà. La biodiversità non è un concetto astratto. È la vita stessa: dei popoli, della natura, del nostro pianeta. È fatta di uomini, di piante selvatiche e coltivate, di animali selvaggi e addomesticati, di climi e ambienti naturali, di lingue e culture, di cibi. I suoi custodi sono i pastori, i contadini, i pescatori. Eppure rischiano di essere cancellati: dalle regole del mercato globale, dell’industria e dell’agricoltura massificata. La biodiversità agricola non può essere salvata senza salvare gli agricoltori. Viceversa, una comunità rurale non sopravvive senza biodiversità. In un secolo si sono estinte trecentomila varietà vegetali e continuano a estinguersi, al ritmo di una ogni sei ore. Un terzo delle razze autoctone bovine, ovine e suine è estinto o in via di estinzione. Il 75% delle riserve di pesce del pianeta, se non si interviene rapidamente, rischia di scomparire. Il pesce è una delle risorse cruciali per l’economia e la sussistenza delle comunità locali, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo. Un esempio concreto per promuovere uno sviluppo sostenibile è il progetto che Slow Food sta creando in Africa con una rete di giovani che lavorano per salvare la straordinaria biodiversità dell'Africa, per valorizzare i saperi e le gastronomie tradizionali, per promuovere l'agricoltura familiare e di piccola scala. I 10.000 orti sono lo strumento concreto per realizzare questo sogno. Realizzare 10.000 orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi africani significa garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura; protagonisti del cambiamento e del futuro di questo continente. Gli orti sono coltivati secondo tecniche sostenibili (compostaggio, preparati naturali per la difesa da infestanti e insetti, gestione razionale dell'acqua) con varietà locali e secondo i principi della consociazione fra alberi da frutta, verdure ed erbe medicinali. Il progetto, inoltre, promuove lo scambio di sementi tra le comunità per salvaguardare la biodiversità e migliorare l'autonomia dei contadini. Pagina 16 EXPO DI MILANO La prima esposizione universale ha avuto luogo nel 1851 a Londra in piena epoca vittoriana sul tema dell’industria. Ampiamente promossa dal governo e dalla monarchia, l’esposizione universale aveva allora permesso alla Gran Bretagna di mostrarsi come una grande potenza industriale all’avanguardia in ambito tecnologico. Gli anni successivi, le esposizioni universali hanno permesso alle nazioni partecipanti di illustrare al mondo le proprie conoscenze industriali e tecnologiche. E’ proprio in occasione dell’Esposizione Universale del 1889 che viene costruita la Tour Eiffel. Nel 1928, viene definito, dalla Convenzione di Parigi, un quadro regolamentare ufficiale per le esposizioni universali firmato, ad oggi, da 167 Paesi. L’articolo 1 della Convenzione definisce l’esposizione “una manifestazione che, indipendentemente dalla sua denominazione, persegue lo scopo principale di informare il pubblico, passando in rassegna i mezzi di cui dispone l’uomo per soddisfare i bisogni della civilizzazione ed evidenziando, in uno o più rami dell’attività umana, i progressi realizzati o le finalità da conseguire“. L’ Expo 2015 di Milano sarà uno straordinario evento universale che darà visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nel settore dell’alimentazione, raccogliendo tematiche e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c’è il tema del diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta. NUTRIRE IL PIANETA ENERGIA PER LA VITA Il tema fondamentale del Expo 2015 di Milano è quello di sostenere che l’alimentazione è l’energia vitale del pianeta necessaria per uno sviluppo sostenibile basato su un coretto e costante nutrimento del corpo sul rispetto delle pratiche fondamentali di vita di ogni essere umano, sulla salute. La genuinità e la diffusione dei prodotti agroalimentari è innanzi tutto una necessità sociale, oltre a rappresentare un importante valore economico. Centrale è il ruolo del territorio in quanto la qualità e la genuinità del cibo vanno di pari passo con la tradizione consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento dei popoli e delle comunità locali, frutto di esperienze millenarie sulle quali si innestano forti innovazioni scientifiche e tecnologiche. Le istituzioni pubbliche, le imprese private, le associazioni umanitarie, le organizzazioni non governative, le rappresentanze dei consumatori e dei produttori promuovono, lungo l’intera filiera agro-alimentare, lo sviluppo dei sistemi economici e sociali di tutto il pianeta. Pagina 17 I SUOI RAPPORTI CON SLOW FOOD La collaborazione tra Slow Food e Expo 2015 era inevitabile infatti alla associazione della chioccia assieme a Terra Madre sarà la protagonista del padiglione dedicato alla biodiversità. Slow Food intende portare al centro la biodiversità. «Insieme ai progetti educativi, la tutela della biodiversità è da sempre il nostro pilastro fondamentale», racconta Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. «È infatti dall’Arca del Gusto e dai Presìdi che nasce la rete di Terra Madre. Nel percorso ideato per Expo 2015 coinvolgeremo tutti, grandi e piccini, trasformando i visitatori in attori concreti, che agiscono tutti i giorni a difesa della biodiversità». Slow Food racconterà cos’è la biodiversità, perché è fondamentale per Nutrire il pianeta, perché è a rischio. E lo farà illustrando due filiere fondamentali: quelle di latte e pane, con degustazioni e Teatri del Gusto animati dagli stessi produttori. Pagina 18 BIBLIOGRAFIA Libro di testo “Invito alla biologia” volume A di Helena Curtis, N. Sue Barnes; ed. Zanichelli Libro di testo “Global” Libro di testo “Whit Rhymes and Reason” di Cinzia Medaglia, Beverley Anne Young; ed. Loescher Lettura non integrale del libro “Terra Madre: come non farci mangiare dal cibo” di Calro Petrini, Slow Food Editore SITOGRAFIA Motore di ricerca google: www.google.it Slow Food: www.slowfood.it Wikipedia: www.wikipedia.org Arctic travel: www.arctictravel.it Expo Milano: www.expo2015.org Pagina 19