notiziario 2 - ARI Bologna

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notiziario 2 - ARI Bologna
Notiziario ARI sezione Bologna
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Un altro passo del NOTIZIARIO…
Bene, ragazzi!! Il primo numero del nuovo Notiziario è andato, e pare
abbia riscosso consenso da molta parte di voi, amici OM della Sezione di
Bologna, che avete manifestato compiacimento soprattutto per la dimostrazione di vitalità della Sezione.
Il Notiziario è stato inviato anche ad altri OM non bolognesi che in qualche
modo sono in contatto con noi, e anche da questo lato non sono mancati
i riconoscimenti. Quindi, andiamo avanti così, un po’ per farci conoscere e
tenere viva una rete di collegamento tra noi, ma anche per celebrare il nostro grande “OM progenitore” Guglielmo Marconi, di cui la nostra Sezione
si vanta di essere l’erede sul territorio.
Devo riconoscere che ho ricevuto materiale da diversi amici, e quindi con soddisfazione posso affermare che l’invito caldeggiato nel numero 1 del Notiziario non è caduto nel vuoto. La cosa non è
banale, perché sarebbe proprio l’eventuale disinteresse dei Soci a decretare l’ennesimo stop all’iniziativa.
Quindi, Amici, ancora un invito a collaborare: rimando al Notiziario precedente – n.1 – per quanto
riguarda le regole per la corretta compilazione degli articoli che vorrete inviare al Notiziario.
Anche in questo numero cercheremo di applicare non solo i suggerimenti forniti dai lettori, ma anche
gli orientamenti indicati nel primo numero:
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per la rubrica “News”: beh, la prima notizia che vi passo con grande orgoglio è che la nostra
Sezione ARI di Bologna annovera 5 nuovi OM, di cui 3 – dico tre – sono YL. I nostri nuovi cinque
amici hanno seguito con impegno e interesse il Corso per i nuovi OM, e sono stati tutti promossi alla
prima sessione degli esami ministeriali 2009, tenuti il 18 Giugno u.s.,. Congratulazioni!
-
sempre per la rubrica “News” troverete un interessante articolo di Goliardo I4BER sulla figura prestigiosa ma forse poco nota di I1BBE, il personaggio al quale è intitolata la nostra Sezione di
Bologna;
-
per la rubrica “Marconi”, abbiamo ricevuto dagli amici OM della Sezione di Sestri Levante una
presentazione del loro “fiore all’occhiello”, la Torre Tigullio Marconi, densa di storia marconiana e
sede dell’attività della Stazione IY1TTM. Ricordo a tutti che stiamo preparando, per l’anno del Centenario del Nobel a Marconi, un evento congiunto in Ottobre proprio a Sestri;
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per la rubrica “Tecnica” presentiamo invece due articoli offerti da nostri Soci bolognesi, Dante
I4MDK e Nicola IZ4FTB, che raccontano le loro esperienze di attività in portatile e svelano i “segreti
“ delle loro attrezzature.
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sempre per la rubrica “Tecnica” abbiamo infine un interessante articolo di Juri IZ4OSG che
ci introduce ai “misteri” del DRM, questo nuovo modo digitale di fare broadcast nelle bande storicamente utilizzate per l’AM, con risultati di grande qualità ed efficienza.
Un ringraziamento anticipato, con gli auguri a tutti di Buone Vacanze: forse nei riposi estivi sarà più
facile pensare al Notiziario e scrivere un articolo…. O no?
I migliori 73 de Alberto IZ4EFR
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La figura di Gianfranco Sinigalia I4BBE
Goliardo Tomassetti I4BER
Probabilmente la maggior parte dei nostri colleghi radioamatori di Bologna ha una
conoscenza solo molto vaga di questo personaggio al cui nome e’ dedicata la nostra
Sezione ARI. Un grazie di cuore a Goliardo I4BER che con questo articolo ci illustra la
figura di Gianfranco Sinigaglia, un uomo che ci ha onorato come italiani sia in ambito
amatoriale che tecnico-scientifico. L’occasione di questo approfondimento nasce da un
recente evento: il Minor Planet Center dello IAU ha intitolato alla figura del Prof. Ing.
Gianfranco Sinigaglia l’asteroide 200052 (2008 OO13) come riporta il seguente TESTO
UFFICIALE:
“Sinigaglia 200052 Italian Ham Radio (I4BBE) and Pioneer of Radioastronomy
(200052) Sinigaglia = 2008 OO13 Discovered 2008 Jul. 31 by F. Tozzi and G. Sostero at Skylive
Observatory in Catania (Italy).
Gianfranco Sinigaglia (19XY-19AB) was a teacher of Radioastronomy and Applied Electronics at the
Physics Institute of the Bologna University (Italy).
As a electronic engineer designed and often invented acquisition devices like the FET correlator and
most of the instrumentation needed by the then developing new science of Radioastronomy. He
was the leader and the brain of the high tec staff designing and building the world known “Northern
Cross” Radiotelescope of Medicina, near Bologna. He was also a pioneer in observational radioastronomy: well known his studies and first detection in Italy of scintillation of bright sources due to
solar wind at 408 MHz. He has also been a well known and experienced amateur radio with callsign
I4BBE.”
Chi scrive queste note non e’ informato a sufficienza da poter redigere una dettagliata biografia di
Gianfranco Sinigaglia I4BBE, ma essendo stato per alcuni decenni suo collaboratore-allievo, prima,
e “assistente” poi, mi permetto di raccontarvi alcuni aspetti della sua vita che lo resero popolare tra
noi OM ma di piu’ nel mondo tecnico-scientifico.
Ve lo dico subito: Gianfranco non era lo scienziato pazzo dei fumetti. Gli ingegneri bravi conoscono
bene le basi teoriche del loro lavoro ma hanno sempre un occhio di riguardo per le sue applicazioni
pratiche.
La sua vastissima cultura in tutte le discipline scientifiche, e non solo, gli consentiva di farti capire le
cose difficili perche’ lui le aveva capite profondamente prima di te e quindi poteva usare un linguaggio accessibile, senza essere approssimativo.
La sua comprensione dei fenomeni radioelettrici, della radiotecnica, delle radio comunicazioni, della
informatica, poi della radioastronomia applicata ed infine della biologia applicata (radiazioni non
ionizzanti), erano formidabili.
Lasciatemelo dire anche se senza enfasi.
Per noi OM aveva una evidente predilezione confortata da un suo forte convincimento: i migliori tecnici e progettisti spesso hanno precedenti in campo amatoriale ove, a proprie spese, hanno acquisito
una preziosa e spendibile esperienza che nessuna scuola potra’ mai insegnare.
.
Gianfranco era un vero radioamatore dalle eccezionali capacita’ di comprensione dei fenomeni radio
elettrici e dalla facilita’ di divulgarli.
Gia’da studente di ingegneria si rese ben noto con innovativi progetti, realizzati spesso con “meccanica di fortuna”, di tale efficacia divulgativa da venire regolarmente pubblicati su Radio Rivista. Bologna negli anni 50’ poteva fornire a prezzi stracciati componentistica militare surplus di primo ordine
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e Gianfranco si lascio’ripetutamente tentare.
Conseguita la brillante laurea in ingegneria, i
casi della vita lo trasferirono inizialmente a Milano ove una grande azienda, la Radio Marelli,
non perse l’occasione di assumerlo per dirigere
il laboratorie ricerche.
Nei frequenti contatti che mantenne col mondo
universitario bolognese incontro’ il prof. Marcello Ceccarelli che stava dandosi da fare per
dotare l’Italia di un primo impianto radioastronomico “scuola” da installare nei pressi di Medicina. Il prof non ebbe naturalmente dubbi e
Gianfranco fu assunto con l’incarico di riprogettare e ottimizzare il sistema ricevente che stava
faticosamente nascendo nell’Istituto di Fisica
dell’Universita’di Bologna.
Fatte le prime osservazioni a 327 MHz usando
un’antenna cilindro-parabolica lunga circa 100
metri, ci si rese conto, anche per l’assunzione
di altro personale tecnico, che il “Laboratorio
Nazionale di Radio Astronomia” come allora si
chiamava, aveva le autonomie, le capacita’ ed i
fondi per realizzare quello che poi venne chiamata la “Croce del Nord”.
Con quasi 3 ettari di esposizione alla radiazione
celeste da parte della sua antenna operante a
408 MHz, coi suoi 14 ricevitori, 96 correlatori,
3 fasci principali e 14 possibili basi per uso interferometrico e tanto altro, per un certo periodo fu
considerata una struttura di avanguardia nel mondo della radio astronomia.
Sinigaglia era responsabile e attivo in ogni settore e disponibile per ogni evenienza ma la sua specializzazione riguardava la messa in fase di tutto il sistema antenne-ricevitori: i suoi sfasatori ad anello
ibrido, la misura della lunghezza delle linee con lo “swaruppometro” (il prof. Swarup era un collega
indiano), la sua collaborazione col prof. Ceccarelli per sviluppare lo sfasatore a dielettrico liquido
ancora operativo a Medicina e una miriade di altre intelligenti soluzioni che hanno permesso di fare
una cosa grande ad un piccolissimo gruppo di ricercatori e tecnici dedicati. Un grande impianto ad
uso radioastronomico multifascio non potra’non necessitare del correlatore.
Il dispositivo essenzialmente risulta essere un “moltiplicatore” analogico.
I segnali correlati dei due canali presenti ai suoi due ingressi danno luogo ad una uscita “prodotto”
a differenza del rumore di fondo non correlato che viene attenuato di una trentina di dB.
Quando uscirono i primi FET di cui Gianfranco fu subito divulgatore su Radio Rivista, gli si accese la
classica lampadina: perche’non impiegarli come correlatore allo stato solido? Fu una delle sue idee
di maggior risonanza e non solo nel mondo radio astronomico.
Una ulteriore applicazione suggerita da Sinigaglia fu quella del diodo GUNN usato come oscillatore
allo stato solido a microonde che permise di abbandonare finalmente il Klystron. Ricordate la nostra
attivita’a microonde?
L’ing.Sinigaglia che suggeriva e realizzava progetti per radioastronomia, curava anche i suoi rapporti col mondo accademico. Fu subito libero docente del corso di RADIOASTRONOMIA e insegnante
della materia presso l’Istituto di Fisica di Bologna. Fu poi professore associato con incarichi di insegnamento di ELETTRONICA APPLICATA sempre a Fisica. Era un insegnante amato dai suoi studenti:
sono probabilmente oltre 100 le tesi di laurea di cui fu relatore (anche la mia!) . Ebbe anche incarichi importanti nella gestione della Facolta’ di Scienze di cui ho solo vaghi ricordi.
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Quando all’IRA (Istituto di Radio Astronomia) fu concesso di realizzare i due paraboloidi di 32 m. di
diametro (a Medicina e Noto), Gianfranco era impegnato in studi sull’irraggiamento con microonde
di materiale organico-biologico.
I semi di certe piante sembravano reagire alla radiazione in modi che avrebbero meritato una indagine piu’ approfondita con strumentazione che non fu possibile acquisire per mancanza di fondi.
I suoi piccoli trasmettitori a diodo GUNN usati inizialmente erano progettati e realizzati nel laboratorio microonde dell’IRA.
Parallelamente non manco’ il suo interesse per le nuove tecnologie a bassissimo rumore a microonde
che prevedevano l’uso di amplificatori criogenici per i moderni parabolidi VLBI. Per chi aveva fatto
miracoli per ottenere 1500 K di temperatura di rumore a 10 GHz, poter misurare 50 K solo pochi anni
dopo, era cosa che comprensibilmente lo commuoveva!
E’ di Sinigaglia l’invenzione nel neologismo “astroradioamatori” che si riferisce a quel gruppo di
astrofili/radioamatori a cui ha dedicato un apprezzato libro divulgativo assieme a quell’altro dedicato
a coloro che temono per la loro salute quando si accostano al loro trasmettitore o al telefonino. I
suoi libri che non evitano di menzionare qualche ostica base teorica si leggono tutto d’un fiato a
riprova della sua gia’ menzionata abilita’ quale divulgatore.
Il suo successo “politico” nell’ambito radio-amatoriale lo condusse a ricoprire la carica di Presidente
nazionale dell’ARI, carica a cui rinuncio’ dopo alcuni anni per manifesta incompatibilita’ tra scienza e
problematiche economico/amministative. Ci sarebbe tanto da aggiungere ma le cose troppo lunghe di solito non vengono lette! Spero che
qualcuno piu’informato si decida a raccontare piu’ compiutamente la vita di una persona eccezionale: il nostro Gianfranco, I4BBE.
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La Torre Marconi (IY1TTM)
La Torre
Guardando la Torre arroccata sul promontorio di Sestri Levante,
tradizionalmente chiamato “Penisola” o “Isola”, da cui pare vigilare
sul mare aperto dall’alto dei suoi 90 metri di quota, si può facilmente
intuire
come
in
origine
(parliamo
del 1200 d.c.) fosse
stata edificata con
la funzione di punto
di avvistamento e
come non potesse
non attirare l’interesse di chi, come Guglielmo
Marconi nel periodo fra il 1931 e il 1934, avesse
in progetto effettuare studi sulla propagazione
delle onde ultracorte e sulla navigazione cieca,
coinvolgendo un laboratorio mobile galleggiante (il
panfilo Elettra).
Dal 1971
Il sodalizio tra i Radioamatori del Tigullio, che più tardi si sarebbero riuniti nella
Sezione A.R.I. di Sestri Levante, e la Torre fa data dall’anno
1971, quando grazie a I1TKB Giorgio Dasso (Silent Key
2003) essi poterono ufficialmente godere del privilegio
di trasmettere dallo storico immobile (proprietà privata
ubicata nel Parco del Grand Hotel dei Castelli).
Il passato
Dopo un periodo di trascuratezza, in cui la Torre era diventata una
sorta di deposito di rottami, i Soci hanno provveduto a svuotare e pulire
i locali, impermeabilizzare il tetto e ad installare nuove apparecchiature
(ricetrasmettitori e antenne), grazie anche al contributo dello Sponsor
Elettronica G.M. Grazie alla generosità dei Soci, ora la Sala Radio è anche
dotata di collegamento WiFi ad Internet, di nuove scrivanie e PC; insomma
l’ambiente ideale da cui trasmettere in occasione di Contest e celebrazioni
marconiane.
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IMD
La Torre è, ovviamente, Stazione
Marconiana col nominativo IY1TTM nonché
Award Station per l’International Marconi
Day che ogni anno, per commemorare la
nascita di Guglielmo Marconi (Bologna 25apr-1874), il Cornish Amateur Radio Club
organizza con la collaborazione delle stazioni
marconiane del mondo. I Radioamatori di
Sestri Levante e i graditi volontari ospiti da
altre Sezioni si danno il cambio al microfono
(o al tasto) per effettuare collegamenti
multibanda HF. Quest’anno il carniere si è
riempito di ben 1.391 QSO con numerosi
country in tutti i continenti.
La Torre e le Scuole
Grazie all’interessamento di alcuni Insegnanti della scuola
primaria e secondaria, capita spesso di ospitare in Sala Radio
qualche scolaresca in gita d’istruzione. L’interesse e la curiosità
dei ragazzi sono sempre elevati e la soddisfazione di rispondere
alle loro domande è l’ambita ricompensa per gli OM “ciceroni” di
turno!
Collegamenti ATV
Con cadenza annuale, la Sezione viene a trovarsi coinvolta in questa o
quella mostra o esposizione locale, con uno stand dedicato (caso recente
la Mostra del Tigullio 2008 a Lavagna). In questi casi, oltre a distribuire
opuscoli informativi sulla nostra attività, organizziamo collegamenti ATV in
diretta dalla Torre, che risultano molto apprezzati dai visitatori.
La Torre e la Principessa
Due anni fa, in occasione delle celebrazioni a Borghetto di Vara
(ove Marconi incorse in un grave incidente
automobilistico), abbiamo avuto l’opportunità
di consegnare alla Principessa Elettra una
targa col simbolo della Torre e la promessa di
ritrovarci tutti nella storica Sede, non appena
saranno terminati gli ultimi lavori di restauro.
La foto a destra risale invece al 1934 e mostra
Guglielmo Marconi mentre percorre il breve
sentiero che porta alla Torre.
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Il futuro
Grosse novità sono dietro l’angolo: la Torre avrà un sito web interamente dedicato agli esperimenti
che il grande Inventore effettuò nel Golfo del Tigullio; giornate marconiane dalla IY1TTM sono
previste in occasione degli anniversari degli esperimenti locali più significativi, in primis quello della
navigazione cieca; una webcam mostrerà in diretta la Sala Radio con gli operatori in azione; e tanto
altro ancora.
Invito
Se una giornata al mare sulla Riviera Ligure è già di per sé un allettante obiettivo, sappiate che il
panorama che si gode dalla Torre è impagabile. Il bianco della ghiaia del viale, il verde delle foglie, l’azzurro del mare e del cielo e (in autunno) il rosso dei corbezzoli sono un balsamo per l’animo e la
giusta ricompensa per chi affronta la (poca) fatica di salire fino alla Torre.
Parafrasando un noto showman televisivo, non possiamo che dirVi: “Visitate, gente, visitate ….”.
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L’arte del QRP
DANTE MENNI I4MDK
Non c’è bisogno di sottolineare la passione di Dante I4MDK per il QRP….
Il suo desiderio è condividere questa entusiasmante e “sana” esperienza con altri amici OM, tant’è che organizza le sue “giornate QRP” con
l’invito per tutti a partecipare. In questo articolo, oltre al resoconto un
po’ scanzonato della “prima giornata QRP”, Dante ci illustra con molta competenza come allestire l’indispensabile “setup” per compendiare
i concetti di portatilità. con la necessaria efficienza, altrettanto indispensabile per ottenere i più soddisfacenti risultati.
Prima giornata QRP: 17 Maggio 2009
QRP - secondo il codice Q - significa “operare in bassa potenza”; per me significa “operare all’aria
aperta”. Per operare in QRP ed ottenere risultati interessanti è opportuno abbinare alla radio la
volontà di camminare per raggiungere luoghi aperti e possibilmente in alto, questo consente di
ottenere risultati in grado di dare grosse soddisfazioni.
Con questo spirito un modesto (in ogni caso non si potrà dire che non c’era un cane,
perché in realtà ci ha fatto compagnia Penny) , ma fortemente motivato, gruppo
di OM ed aspiranti OM si è ritrovato al sorgere del sole, forse era un po’ più tardi,
davanti a Villa Tamba, e dopo aver organizzato le auto è partito con destinazione
Lago Scaffaiolo o probabilmente Corno alle Scale.
Arrivati al Rifugio Cavone iniziamo la nostra salita.
Il tempo, nonostante le previsioni, sembra essere
abbastanza buono: è ancora presente una discreta
quantità di neve lungo il percorso ma nonostante questo
raggiungiamo abbastanza rapidamente la prima meta.
Come è possibile vedere lo spettacolo è notevole
e meritava sicuramente alzarsi presto, anche se è
domenica. La sensazione è di essere su di una cima
delle Alpi o in qualche Paese del nord Europa: in realtà
siamo sugli Appennini, dietro casa. Dopo esserci goduti
questa visione e valutate le condizioni del tempo non
propriamente stabili, decidiamo di fermarci ed installiamo la nostra stazione
radio.
Rapidamente innalziamo l’ antenna, effettuiamo le varie connessioni ed in breve
tempo siamo operativi.
Giusto il tempo di accendere l’ apparato, sintonizzare, premere il PTT ed ecco
fatto il primo QSO, al quale ne sono seguiti altri tutti più o meno interessanti.
Ovviamente non si può pensare di fare tutto con questa attrezzatura, ma quasi,
e con molta soddisfazione! Quando passi un RS 59 al tuo corrispondente e lui
ti passa 58 poi scopri che sta operando con un FT2000 più lineare da 500 Watt
la soddisfazione è ancora maggiore…..
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Nel primo pomeriggio dopo un interessante
numero di QSO, soddisfatti della giornata
trascorsa in compagnia, preoccupati per
lo… sciogliersi dei ghiacci e l’eventuale
innalzamento del livello dell’acqua del
lago, o forse più per l’ arrivo di nuvole
decisamente poco rassicuranti, decidiamo
di chiudere le operazioni e rientrare.
Ecco il gruppo al completo, o quasi, in
quanto manca l’ esecutore della foto che
in realtà è una YL ma per vedere la foto
completa occorre partecipare alla prossima
giornata QRP.
L’ ATTREZZATURA
I componenti dell’ attrezzatura per operare in QRP sono molto simili a quelli che sono normalmente
nella nostra stazione radio; considerando però che l’ attività viene svolta in portatile diventa
importante valutare attentamente dimensioni e pesi dei vari componenti della nostra stazione
portatile; è portatile nel senso che ce la portiamo nello zaino, risparmiare peso vuol dire risparmiare
fatica e questo ci rende tutti più contenti.
L’ APPARATO
Io utilizzo un FT817, apparato semplicemente favoloso per un fare
radio QRP; le caratteristiche sono eccezionali e concentrate in un peso
estremamente ridotto. La potenza RF, 2,5 watt con la batteria interna
e 5,0 watt con la batteria esterna, sono ampiamente sufficienti per
fare interessanti QSO e soprattutto divertirsi. Il range piuttosto ampio
di alimentazione da 8,0 Volt a 16,0 Volt offre un altro vantaggio non
trascurabile considerato l’ uso a cui è destinato.
L’ ALIMENTAZIONE
Punto dolente come sempre, anche se oggi è molto più facile rispetto al
passato, è l’alimentazione del nostro apparato: parliamo delle batterie, per le
quali le dimensioni ma soprattutto il peso sono sempre un problema.
Da scartare batterie al piombo: costano poco ma pesano molto. Da quando
ho iniziato l’ attività utilizzo un pacco di 12 batterie AA NI-MH da 2.300 mAh
(oggi si trovano anche di capacità superiore) che forniscono 15 Volt; non sono
molto economiche ma sono abbastanza leggere.
La capacità disponibile di questo pacco batterie, considerando il tempo di andata e ritorno per
raggiungere il luogo da cui operare, il rapporto tra tempo di ascolto e tempo di trasmissione, e la
possibilità di utilizzare anche la batteria interna dell’ apparato, garantisce l’operatività per l’escursione
di una intera giornata.
Recentemente ho iniziato ad utilizzare un pacco batterie Li-Ion con una capacità di 4.400 mAh con
una tensione a piena carica di 16,5 Volt. Questo pacco batterie è tutt’altro che economico, ma con
questa capacità a disposizione non ci sono limiti o rischi di rimanere all’asciutto.
Qualcuno avrà notato che ho parlato di 15 Volt nel primo caso ed addirittura di 16,5 Volt nel
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secondo; ovviamente sono valori a piena carica destinati a scendere abbastanza rapidamente per
le batteri NI-MH (meno rapidamente per le Li-Ion) per poi stabilizzarsi su valori di poco superiori
ai 13,8 Volt normalmente necessari per i nostri apparati. Comunque, almeno inizialmente, questa
tensione è troppo alta anche per l’ eccezionale FT817. La semplice soluzione pratica che ho adottato
è stata quella di mettere tre diodi in serie - inseribili singolarmente - che consentono di introdurre
una caduta di tensione da 2,1 Volt a 0,7 Volt e quindi di risolvere il problema iniziale della tensione
troppo elevata ma anche di allungare la disponibilità dell’ alimentazione disinserendoli quando la
tensione delle batterie scende.
L’ ANTENNA
Come sempre è l’elemento più importante di un sistema ricetrasmittente.
Ovviamente qui si scontrano i soliti due aspetti: le dimensioni necessarie per
ottenere un buon rendimento dell’antenna sono difficilmente compatibili con
la sua trasportabilità, quindi dimensioni ridotte ma senza esagerare per non
compromettere il risultato della nostra fatica.
Vi presento la mia realizzazione che non inventa nulla di nuovo, ma applica nel
modo migliore possibile le soluzioni inventate o comunque riportate da altri.
L’ antenna è una verticale accordata su tutte le nostre bande HF, visibile nella foto
in occasione della giornata QRP (il cavallo non da nessun contributo a migliorarne le caratteristiche
di radiazione o a ridurre il ROS e quindi non è strettamente necessario), realizzata utilizzando
esclusivamente parti recuperate da vecchie antenne.
Ho preferito la scelta di un’ antenna verticale che è
“autosufficiente” in quanto offre la garanzia di poter essere
montata in qualunque condizione, al contrario di un dipolo che
necessita di un supporto, supporto che oltre i 1200 metri di
altezza non è facile trovare.
La base è costituita da un supporto di una vecchia ground
plane per i due metri al quale sono stati opportunamente
fissati (ovviamente smontabili per il trasporto) quattro piedini
che costituiscono – oltre l’appoggio dello stilo verticale - il
collegamento del cavo di alimentazione ed il fissaggio dei radiali.
Ho utilizzato quattro radiali lunghi 5,00 metri realizzati con del comune filo per impianti elettrici, fili
che vengono poi stesi sul terreno in modo ortogonale tra di loro.
Lo stilo è realizzato con tubi di alluminio, come dicevo prima recuperati da varie antenne, di diametri
a scalare ed opportunamente adattati per consentirne un rapido montaggio l’ uno sull’ altro.
Il primo ed il secondo elemento hanno un fissaggio a vite per l’ inserimento della bobina per i 40 e
80 come descritto di seguito.
Considerando la lunghezza totale dello stilo di circa 5,00 metri
è necessario prevedere un sistema di controventi. Come è
possibile vedere la soluzione è molto semplice, un triangolo
di materiale plastico con tre spezzoni di cima (corda per uso
nautico, lo evidenzio in quanto sono stato ripreso dal venditore)
che ha il vantaggio di essere leggera e di non bagnarsi. Per il
fissaggio a terra non occorre portarsi picchetti: in montagna i
sassi non mancano mai.
I vari elementi che costituiscono lo stilo consentono di operare su
tutte le bande dai 20 ai 10 metri; per operare nelle bande inferiori
è necessario inserire una bobina (per il calcolo ho utilizzato il programma su RADIOUTILITARIO di
I4JHG).
La bobina completa di tutte le sue spire è utilizzata per gli 80 metri mentre per i 40 metri è
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essenziale effettuare il ponticello
per cortocircuitare parte delle
spire.
TABELLA RIASSUNTIVA
BANDA LUNG BANDA LUNGHEZZA
10 m
240 cm
12 m
285 cm
15 m
330 cm
17 m
385 cm
20 m
495 cm
40 m
525 cm + Bobina 1
80 m
525 cm + Bobina 2
SWR
1:1
1:1,2
1:1
1:1,3
1:1
1:1,5
1:1,5
L’ ACCORDATORE
Come dicevo prima ho realizzato un’ antenna accordata su tutte le bande
quindi non necessita di accordatore; comunque per chi utilizzasse antenne non
accordate consiglio il K1 ELECRAFT, funziona egregiamente con ingombro e
peso veramente ridotto. In particolare è disponibile il cavetto per l’ FT817 che
invia all’ accordatore l’ informazione sulla banda selezionata riducendo i tempi di
accordo in quanto i precedenti parametri sono memorizzati dal K1.
IL CONTENITORE
Sembra banale ma non lo è. La funzione a cui deve assolvere è sicuramente quella di proteggere l’
apparato durante il trasporto ed ovviamente anche per questo la regola è la stessa, cioè peso ridotto.
La soluzione comunque non è difficile: si possono trovare contenitori che risolvono egregiamente
il problema.
Vi è però da evidenziare un’ altra funzione, non meno importante.
Provate ad immaginare durante il tragitto l’ avvicinarsi delle famose
nuvole nere che in montagna spesso vediamo girare intorno a
noi, provate ad immaginare le prime gocce: non è per portarvi
jella, ma a questo punto il pensiero va al vostro amato apparato
nello zaino che ha delle eccezionali caratteristiche e vi da tante
soddisfazioni per effettuare i vostri QSO ma non ha quella dell’
impermeabilità, e se le gocce aumentano pure la preoccupazione
aumenta. La soluzione che vi da la necessaria tranquillità, almeno
per l’ apparato, è molto semplice e cioè l’ utilizzo di un contenitore per uso alimentare di quelli
con guarnizione a tenuta perfetta che non consentono la fuoriuscita dei liquidi quindi non ne
consentono neanche l’ entrata.
Come si vede nella foto questo tipo di contenitore assolve completamente a questa funzione
unitamente a quella di protezione dell’ apparato con un peso estremamente contenuto.
IL LOG
Una fotocopia di una pagina di un LOG di stazione od un semplice foglio di carta sono sufficienti per
prendere appunti sui QSO effettuati, i dati verranno poi riportati sul LOG di stazione al rientro. C’è
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una cosa importante però che non va assolutamente trascurata, e cioè che su questo foglio occorre
scrivere i dati relativi al QSO, la cosa migliore per farlo è una matita scrive sempre a differenza delle
penne a sfera che col freddo fanno brutti scherzi o ad inchiostro che rischiate di trovarlo sparso nello
zaino.
PESI
APPARATO COMPLETO DI CONTENITORE E CAVETTERIA
Kg. 1,750
BATTERIA
Kg. 0,380
ANTENNA COMPLETA DI BASE E CONTENITORE
Kg. 1,760
CAVO RG58
Kg. 0,425
BOBINA 40 - 80
Kg. 0,150
ACCORDATORE
Kg. 0,165
TOTALE
Kg. 4,630
La descrizione dell’ attrezzatura non vuole essere rigorosamente perfetta ed esaustiva sotto il profilo
tecnico ma più semplicemente intende fornire alcune semplici idee e soluzioni pratiche e di come sia
possibile con poco realizzare qualcosa che consente di ottenere risultati interessanti.
Spero che a questo punto vi sia venuta voglia di riempire lo zaino ed incamminarvi o di univi a noi
per la prossima giornata QRP.
Sono a disposizione di chiunque desideri maggiori dettagli. ( [email protected])
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Dieci anni di esperienze in Contest in Portatile
IZ4FTB Nicola Greco
Questo articolo di Nicola ci introduce ai contest VHF/UHF vissuti nell’esperienza di
“portatilità”. Come noteranno gli amici che non hanno pratica di questa esperienza,
non è così banale prendere i propri apparati e spostarsi sulla cima di qualche collina per
partecipare ad un Contest. Un Contest in portatile richiede non solo capacità operativa,
ma anche un’attrezzatura ineccepibile e completamente autonoma. Il concetto di
autonomia fa parte integrante della portabilità, e riguarda sia l’alimentazione della
stazione ed il supporto delle antenne, ma anche una visione “logistica” che non lasci
niente al caso.
Le mie prime esperienze di contest in portatile risalgono a poco meno di dieci anni fa, quando
avevo ancora il vecchio callsign IW4EBV, conseguito senza esami grazie alla Laurea in Ingegneria
Elettronica. La mia attrezzatura allora era molto ridotta e constava di:
Piccolo alimentatore da 5 Ampère (nel caso fosse disponibile una sorgente a 220 Volt)
Batteria da auto da 45 Ampère/ora (in caso contrario)
Icom IC-706MKIIG
Palo con base rudimentale senza rotore
Antenne HB9 50, 144, 432
C’è da dire che io mi attenevo rigorosamente ai limiti di potenza
concessi per le Autorizzazioni di classe B cioè 10 Watt, per cui
mi bastava il piccolo alimentatore di cui sopra. Le operazioni
si svolgevano in /4 nei dintorni della mia casa in montagna
sull’Appennino Bolognese, oppure in /IN3 dai dintorni della casa
di amici sulle Alpi Trentine. Allora il carniere dei QSO totalizzati
era molto scarso, operavo perloppiù per il gusto di partecipare
e tenevo il log su supporto cartaceo, cosa che faccio ancora,
trasferendolo su PC solo in un secondo momento per spedirlo
ai manager. Nelle immagini si può vedere il sottoscritto operante
dal giardino di casa di amici.
Sono passato ad un’attrezzatura più completa dopo il
conseguimento del nuovo callsign IZ4FTB con l’esame di
telegrafia, che mi ha rivelato un nuovo mondo nel campo delle
trasmissioni radio. Comunque i contest in 50, 144, 432 ho
continuato a farli prevalentemente in fonia, ed allora insieme
con IZ4FCB Federico uscivamo facendo uso del nominativo di
sezione IQ4BQ. Le due esperienze più significative si riferiscono a contest della durata di 24 ore
svolti in /4 all’Alpe di San Pellegrino presso il Passo delle Radici, a 1700 metri slm. ed in /IN3 in
Trentino presso Folgaria, a 2000 metri slm. L’attrezzatura radio era allora parte della Sezione di
Bologna e parte nostra:
- Gruppo elettrogeno da 1000 Watt
- Alimentatori da 25 Ampère
- Icom IC-275H
- Icom IC-475H
- Kenwood TS-790
- Pali più sofisticati ma ancora senza rotore
Notiziario ARI sezione Bologna
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- Antenna Tonnà 17 Elementi per i 144
- Antenna Tonnà 21 Elementi per i 432
- Antenna Tonnà 23 Elementi per i 1200
- PC per il log
- Tenda per il pernottamento
- Fornelli per cuocere la pasta
Anche in questi contest non abbiamo conseguito importanti risultati in termini di classifica, ma il
divertimento è stato grande. Le foto che seguono sono relative rispettivamente all’Alpe di San
Pellegrino, dove siamo stati costantemente aggrediti da zanzare tigre cattivissime (incredibile a
quella quota!) ed a Monte Venere, mentre non dispongo purtroppo di quelle di Folgaria dove il forte
vento ci portava quasi via la tenda:
Notiziario ARI sezione Bologna
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In seguito ho cominciato ad uscire con vari amici, usando spesso il loro callsign piuttosto che il mio.
L’attrezzatura radio sotto descritta, ora completamente di mia proprietà, è passata ad un ulteriore
livello di qualità:
- Gruppo elettrogeno da 2000 Watt
- Alimentatore da 50 Ampère
- Icom IC-7000
- Lineare RM VLA-200
- Lineare Microset RU432-95
- Palo con rotore
- Tonnà 5 Elementi per i 50
- Tonnà 17 Elementi per i 144
- Tonnà 21 Elementi per i 432
- PC per il log
- Tavolino con sgabelli
- Tenda per il pernottamento
- Fornelli per cuocere la pasta
- Frigorifero per un buon bicchiere di Lambrusco fresco…Lo spirito è sempre quello di partecipare
e non di vincere, anche se qualche mio amico è riuscito a posizionarsi al primo o al secondo
posto in classifica. Io recentemente preferisco occuparmi degli aspetti logistico-enogastronomici
(montaggio e smontaggio dell’attrezzatura, cottura della pasta…) partecipando però anche a parte
delle trasmissioni. Ecco le foto con IZ4FCB in una calda e serena giornata estiva:
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con IW4BET dove ho riportato gravi ustioni in quanto ho sottovalutato la potenza del sole in
montagna:
con IN3TKF che è riuscito a vincere il primo premio (io non ci sono mai riuscito!):
Siccome recentemente ci hanno chiesto di partecipare ad un contest in 144 con il nominativo
IY4FGM ed è ben noto che la postazione di Pontecchio Marconi è molto carente per tale banda, la
prossima frontiera sarà un contest in portatile col nominativo IY4FGM/4 in cui metterò a disposizione
tutta la mia attrezzatura e la mia esperienza: speriamo di divertirci e che il tempo sia clemente!
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DRM istruzione per l’uso
Juri Gherardi IZ4OSG
Tutti conosciamo bene la tradizionale modulazione di
ampiezza (AM), la prima storicamente utilizzata per il
broadcast sotto i 30 MHz, e ci rendiamo conto dei suoi grandi
limiti. In una parola, l’AM oggi è sempre meno utilizzata e
pare vicina alla fine. L’unica ovvia soluzione, la stessa già
applicata nelle varie modalità di radio e telediffusione, poteva
consistere nel passare a tecniche digitali.Sulla base di queste
considerazioni, si è costituito un nuovo organismo, DRM
(Digital Radio Mondiale), che offre ad oggi l’unico sistema
(mondiale, appunto) di trasmissione digitale non proprietario
per le onde lunghe, medie e corte, ed in grado di utilizzare
le stesse frequenze attualmente assegnate al servizio di
radiodiffusione in AM. Questa tecnologia, che ha ricevuto l’approvazione della ITU,
promette una qualità di fonia e musica pari a quella MP3, oltre ad integrare dati e testo
sul display del ricevitore. In questo pregevole articolo Juri illustra le caratteristiche di questo
nuovo modo di emissione, corredate da prove pratiche da lui stesso effettuate.
DRM: la storia
Sempre più spesso si sente parlare di DRM, così come è possibile acquistare ricevitori che
prevedono anche questo modo di ascolto. Ma di che si tratta? Molto è già stato scritto e non
voglio certo ripetere le parole altrui, ma credo valga la pena vedere con occhio nuovo e toccare
con mano questo mondo che, forse, sarà il futuro delle radioaudizioni in onda media e corta.
Il DRM ha visto i suoi natali nel settembre 1996, da un consorzio internazionale di broadcasting e
produttori di elettronica. In quella sede si valutò l’opportunità, dopo 70 anni di dominio della AM
nei servizi di radiodiffusione, di dare una svolta epocale al mercato ed ai servizi offerti. E così fu...
DRM: come
IL DRM affida il trasporto dell’informazione ad una moderna modulazione digitale. Questo metodo
prevede l’utilizzo di varie portanti uniformemente distribuite su un range di frequenza (canale).
DRM: Perchè?
Quali vantaggi si propone dunque di offrire il DRM rispetto alla storica AM?
Dal punto di vista dell’ascoltatore direi sostanzialmente questi:
•
banda passante audio più larga (mediamente 10 ÷ 15 kHz al posto dei 3 ÷ 3.5 dell’AM)
•
possibilità di ricezione stereo (non prevista con l’AM odierna)
•
buona riproduzione anche in caso di scariche atmosferiche (i famosi crepitii dell’AM
spariscono)
•
ricezione di dati quali: identificativo stazione, brevi messaggi, notiziari e così via.
Volendo fare un paragone fra AM e DRM è un po’ come passare dalla vecchia radio del nonno ad
un moderno ricevitore FM con RDS o meglio, DAB.
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E’ dunque tutto oro quel che luccica? Ancora presto per dirlo... andiamo avanti e poi cercheremo
di trarre delle conclusioni...
DRM: Le radio
Come per tutti i servizi di radiotrasmissione, anche per ricevere il DRM occorre un adeguato
sintonizzatore e un idoneo demodulatore.
Il mercato offre ora sostanzialmente la possibilità di scelta fra tre diverse architetture:
•
ricevitori integrati: sono del tutto simili alle radio “tradizionali” e di esse è già stato molto
scritto in tempi recenti su varie riviste. Un esempio è la Mayah.
•
soluzioni “ibride”: usano un ricevitore convenzionale (anche solo AM, la radio del nonno
pure!), aggiungendo un piccolo convertitore per trasformare la IF in un segnale trattabile
dalla sound blaster di un qualunque PC e la demodulazione è affidata a Sw, sia commerciali
sia Open Source quali ad esempio il Dream.
•
Ricevitori PC based sia di tipo SDR (Software defined radio) ovvero controllati da PC: sono
l’ultima generazione di ricevitori. Hanno un front end a RF “convenzionale” e poi elaborano
in digitale dalla ultima IF fino all’altoparlante. Fra i tanti ricordo a titolo d’esempio WinRadio,
CIAOradio, alcuni modelli TenTec.
Per le mie esperienze ho utilizzato:
ICOM 737- 455-12 kHz (I5XWW) e Software Dream 1.2.4 sia su piattaforma Win-Xp che Linux
(SuSE).
Come sintonizzare un segnale DRM
La prima volta che si cerca di sintonizzare un segnale DRM si può provare un certo imbarazzo e
senso di smarrimento. Certo, se si usa un ricevitore integrato e si conosce a priori la frequenza
da sintonizzare, tutto diventa più semplice. Ma rimaniamo nel caso forse più diffuso: la ricezione
con un ricevitore convenzionale seguito da convertitore e Sw ovvero tramite una SDR. Anche
in questo caso, se conosciamo la frequenza della stazione, basterà impostarla sul ricevitore ed
attendere l’audio conseguente. Ma se non si conosce la frequenza o magari, come nel caso di
vecchie radio riconvertite, la scala parlante è approssimativa e non ci dà la certezza della reale
sintonia?
In questo caso abbiamo una alternativa o meglio due metodi che possiamo pure integrare per un
migliore risultato.
Metodo 1: Sintonia “ad orecchio”.
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Si procede come da sempre.. si gira la manopola (o comando equivalente) e si ascolta l’audio
del ricevitore. Ma come “suona” un segnale DRM demodulato in maniera convenzionale, cioè
AM? Presto detto. Di fatto non suona affatto, ma si manifesta come un aumento di rumore di
fondo, localizzato attorno alla frequenza centrale. Volendo fare un paragone forse un po’ forzato,
assomiglia al “suono” del packet a 9600 bps: niente toni, solo una specie di soffio. Una volta
fatta sintonia, se il segnale sarà sufficientemente forte, nel giro di pochi secondi cominceremo ad
ascoltare anche l’audio decodificato.
Metodo 2: analisi dello spettro
Tutti i Sw di decodifica offrono oggi la funzione di analisi dello spettro. Il DRM ha uno spettro
molto particolare e facilmente riconoscibile rispetto agli altri modi di trasmissione ricevibili.
Vediamone un esempio:
ecco uno spettro tipico di modulazione AM, tipo broadcasting
ed ecco invece qui lo spettro di una trasmissione DRM
La figura soprastante mostra lo spettro di una broadcasting così come ricevuta dal mio
Hammarlund + Dream. Assomiglia ad un “panettone” largo circa 10 kHz. Con un poco di
allenamento visivo, non sarà difficile riconoscerlo rapidamente durante l’azione di sintonia. Come
sopra detto, una volta centrato il segnale, nel breve volgere di istanti, cominceremo a ricevere il
DRM.
DRM: il limite all’ascolto
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Così come tutti i segnali, anche quelli del DRM necessitano di un sufficiente rapporto segnale/
rumore per essere decodificabili. Nel caso dell’AM si considera un S/N di 10dB adeguato a
garantire una piena intellegibilità del messaggio trasmesso, anche se, magari, non proprio un
ascolto confortevole. Ascoltatori “allenati” possono far scendere detta soglia di qualche dB, ma
questo rientra nelle abilità personali e non è, ovviamente, protocollato.
Ed il DRM? Qui “il manico” dell’ascoltatore può fare poco e le prestazioni sono vincolate alla
quantità e qualità del segnale disponibile. La demodulazione digitale dell’informazione toglie ogni
responsabilità all’utente e il suo comportamento è predittibile a tavolino tramite opportune analisi
matematiche.
Prima di entrare nello specifico, richiamiamo alcune nozioni di base relative alla valutazione della
bontà di un link digitale.
Anzitutto ecco una schematizzazione di un link radio, con un parallelo delle grandezze in gioco nel
mondo analogico Vs quello digitale.
Ed ora una schematizzazione del nostro ricevitore tipico per DRM:
Qui troviamo la consueta antenna, un front-end radio, un circuito di conversione analogico/
digitale, un modulo di calcolo con implementato un opportuno algoritmo di decodifica del segnale
Notiziario ARI sezione Bologna
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e per finire un convertitore digitale/analogico seguito dall’amplificatore audio.
Il rapporto segnale/rumore
Nel mondo analogico, la qualità del segnale ricevuto è ben rappresentata dal rapporto fra la
potenza del segnale e la potenza di rumore. Detto rapporto è abbreviato SNR e si esprime in dB
secondo la nota definizione:
SNR=10*Log10 (Psegnale / Prumore )
•
E’ generalmente possibile aumentare il SNR aumentando la potenza trasmessa ma se e solo
se questo non comporta anche un pari innalzamento del rumore ricevuto.
•
Nel nostro caso, il rumore è generato sia da cause naturali quali perturbazioni della
ionosfera, rumore termico, shoot noise, scariche elettriche naturali, sia da cause umane
quali ad esempio linee di trasmissione di potenza, scaricatori, apparati elettonici.
Il BER
Il BER è l’acronimo di Bit Error Rate ed indica la bontà di un sistema di comunicazioni digitale
E’ un indicatore sintetico, funzione di altri parametri, quali il bit-rate e la potenza ricevuta; indica
quindi cosa ci si deve aspettare in termini di qualità da un sistema di comunicazione ma non
fornisce indicazioni sulle sorgenti dei problemi.
Il BER è definito come segue:
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BER = P(1) * P(0/1) + P(0) * P (1/0)
Dove:
P (1)= probabilità di ricevere 1
P (0/1) = probabilità di ricevere 0 quando è trasmesso 1
P(0) = probabilità di ricevere 0
P(1/0) = probabilità di ricevere 0 quando è trasmesso 1
Ad esempio, un BER di 10-3 indica che mediamente 1 bit su 1000 verrà ricevuto in maniera errata.
La stima del BER ha quindi senso nelle condizioni in cui esista una reale ambiguità di
riconoscimento del simbolo ricevuto, sia esso 1 o 0, cioè quando il segnale ricevuto sia affetto da
un rumore significativo.
La misura del BER è quindi:
•
Dipendente dal SNR all’ingresso del ricevitore
•
Dipendente dal sincronismo con cui il segnale si presenta all’ingresso del ricevitore rispetto
ad un atteso clock
•
Dipendente dal valore di soglia 0/1 assegnato
•
Dipendente dal tipo di codifica utilizzato per la trasmissione
Si definisce comunemente “error-free” un sistema di trasmissione che garantisca un BER inferiore
a 10-9 ÷ 10-12 a secondo dei contesti e delle tecnologie impiegate.
E’ importante sottolineare come nei sistemi digitali il SNR all’ingresso di per sè non permetta una
stima della bontà del segnale ricevuto alla fine del canale di comunicazione. Infatti fra SNR in
ingresso e BER (da cui il segnale ascoltabile) esiste una “entità”, che è l’algoritmo di decodifica.
Un algoritmo potente e ben adattato alle caratteristiche del canale trasmissivo riuscirà a garantire
buoni SNR/BER all’uscita con SNR all’ingresso mediocri. Personalmente, non credo esista un
algoritmo migliore in assoluto... come tutte le cose della vita anche questa ha un prezzo, anzi
molti.
Ad esempio la complessità computazionale, la larghezza del canale, la velocità massima.... tutti
parametri importanti. E’ compito del progettista scegliere l’algoritmo che meglio soddisfa molte
condizioni tipiche dell’applicazione in esame, insomma trovare il miglior compromesso, come poi
sempre o almeno spesso capita nella quotidianità.
Vediamo ora cosa prevede la teoria del DRM e qualche riscontro pratico:
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Questo grafico, preso dal sito http://drm.sourceforge.net mostra il risultato di una simulazione con
differenti parametri di decodifica.
Le quattro curve indicano quale livello di SNR minimo occorre per garantire il BER desiderato,
il tutto al variare di un paramentro dell’algoritmo di decodifica. Dimentichiamoci per ora delle
varianti di calcolo e concentriamoci sul fatto che per SNR inferiori a 14 dB ben difficilmente si
potrà ascoltare qualcosa. Se il SNR sale oltre i 15 dB invece, con tutta probabilità la decodifica
avverrà correttamente restituendo suoni e testi in maniera piacevole e corretta.
In sostanza si evince già dai calcoli come occorrano almeno 15 dB di SNR per ascoltare il DRM. Da
un punto di vista visivo sullo spettro, questo equivale ad un “panettone” ben stagliato sul rumore
di fondo.
Usando una funzione di logging del software Dream, ho cercato di ricostruire sperimentalmente
sul mio sistema una curva SNR/bontà di decodifica.
Per far questo ho acquisito in continuo, per 14 ore, alcuni paramenti mentre ero sintonizzato sulla
stazione Deutche Welle a 3995 kHz. Questa metodologia mi ha permesso di raccogliere dati su
tutto il campo di SNR, partendo da una situazione di stazione appena rilevabile (propagazione
chiusa) fino ad una ottima ricezione (propagazione buona).
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Cerchiamo ora di commentare il risultato:
SNR: anche qui esprime il rapporto segnale / rumore, ma si tratta qui di un dato mediato ogni
minuto. All’interno di ogni minuto di acquisizione molto probabilmente è variato, anche di molto e
questo è bene tenerlo a mente per successive considerazioni.
Audio
[%]:
esprime
la
percentuale di successo di decodifica dei dati audio.
A colpo d’occhio la “nuvola” di punti raccolta può essere divisa in due zone: una con SNR inferiore
a 12-13 dB e l’altra con SNR maggiori.
Cerchiamo di vedere meglio, elaborando (mediando), un poco i dati:
A SNR inferiori
di ascoltare
molto bassa.
solo qualche
tanto...
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a 10 dB la probabilità
qualcosa è veramente
Praticamente, si sente
“singhiozzo” ogni
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Dai 10-12 dB a salire la ricezione si fa più consistente, con possibilità di decodificare anche periodi
interi di parlato e brevi sequenze musicali...
Per avere un ascolto degno però, occorre salire ad almeno 20-22 dB medi, regione dove il tasso di
errore diventa molto ridotto ed al massimo produce qualche breve vuoto nella riproduzione.
Come conciliamo questi risultati con l’analisi teorica?
Presto detto....
Il modello è un modello e come tale presuppone alcuni “sconti e semplificazioni” rispetto al mondo
reale. Nella fattispecie, i parametri più discrepanti fra simulazione e realtà sono:
•
l’ SNR acquisito è una media di un valore continuamente variabile causa il fading, mentre
nel modello si considera SNR costante per ogni punto esaminato
•
il fatto che SNR bassi siano nella realtà prodotti anche da fading selettivo che colpisce
quindi solo parte del segnale e non tutto il canale ricevuto, così come invece ipotizzato in
simulazione. Di seguito un esempio di fading selettivo che colpisce alcune zone della banda
passante. Questo fenomeno è molto comune in HF e generalemente dovuto a fenomeni
di percorsi multipli e/o instabilità dello strato riflettente. Ascoltato in AM, un segnale DRM
affetto da fading selettivo suona un po’ come il vecchio effetto per chitarra noto come
“phaser”.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Il
fenomeno è mostrato nella figura soprastante, dove nelle zone rosse, il SNR cala di parecchi dB
a fronte di una livello medio buono. Questo complica ovviamente il compito della decodifica e
può portare ad interruzioni dell’ascolto nonostante apparentemente il segnale sull’S-meter sembri
buono.
Conclusioni:
Notiziario ARI sezione Bologna
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L’ascolto del DRM è molto gratificante e piacevole, direi paragonabile a quello di una stazione FM
o DAB. Le leggi della fisica però non cambiano ed anche in questo caso per un ascolto piacevole
occorre un buon segnale, forte e stabile.
Nella pratica quotidiana ho rilevato che per un ascolto “piacevole e rilassante”, l’ SNR deve stare
al di sopra dei 20 dB. Da 15 a 20 singhiozza, più o meno frequentemente... al di sotto è uno
strazio... e l’ascolto da rilassante diventa “innervosente”.. :-)
Dove trovare informazioni
Molte informazioni sul DRM, sulla matematica alla base della modulazione COFDM, sulle modifiche
ai ricevitori, possono essere trovate al solito sulla madre di tutte le reti. Personalmente, mi
permetto di segnalare i seguenti siti come buona base di partenza:
www.mediasuk.org/iw0hk :ottimo sito italiano sul DRM, di Andrea Borgnino
www.drm.org : sito del consorzio DRM
sourceforge.net/projects/drm/ : home page del Software DREAM
Miei contatti :
Posta : [email protected]
Skype : jgultra
SI RINGRAZIA PER QUESTO ARTICOLO : IW4BLG “Pierluigi”
SITO INTERNET : HTTP://WWW.QSL.NET/IW4BLG
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