il punto - Centro Studi Calamandrei
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IL PUNTO Le notizie di LiberaUscita Febbraio 2011 - n° 80 SOMMARIO LE LETTERE DI AUGIAS 1968 - La morale e i precetti della chiesa 1969 - Fine vita, il dibattito non è un campo di battaglia 1970 - Se la stanza da letto diventa una patologia 1971 - Lo smarrimento dei cattolici di base 1972 - Il confine dei precetti morali ARTICOLI, INTERVISTE, COMUNICATI STAMPA 1973 – Il tribunale di Milano rinvia la legge 40 alla Corte Costituzionale 1974 – Eurispes: 66,2% italiani favorevoli all’eutanasia 1975 - Il testamento biologico va in aula - di Ignazio Marino 1976 - Ascolta, si fa sera - di Valerio Gigante 1977 - Appello CGIL medici: io non costringo, curo - di Massimo Franchi 1978 – Così la solidarietà ci può salvare - di Randeep Ramesh 1979 – Illegalità e biopolitica nel nome di Eluana - di Stefano Rodotà 1980 - La bandiera della dignità - di Stefano Rodotà 1981 - La bomba demografica è pronta a riesplodere - di Giordano Stabile 1982 - Campo de’ Fiori, 17 febbraio 1600 - di Claudio Tanari 1983 - Pamphlet biotech – di Marco Comandé 1984 - Bioetica, chi ha paura del dialogo - di Maurizio Mori 1985 - Una pillola sconosciuta - di Umberto Veronesi 1986 - L’incontro segreto tra Bertone e il cav. - di Ettore Colombo 1987 - L’ultima battaglia sul testamento biologico - di Stefano Rodotà 1988 – La ragione del cuore - di Claudia Fanti 1989 - Testamento biologico, si torna al nazismo? di Federico Orlando 1990 - PD a rischio: spaccatura tra laici e cattolici - di Luca Simoni 1991 - Italia cattolica e corrotta - di Marcello Vigli 1992 - La consulta di bioetica contro l’obiezione di coscienza NASCE IL CLN – COORDINAMENTO LAICO NAZIONALE 1993 - Costituito il CLN: le prime iniziative 1994 - Nasce il CLN: una buona notizia per l’Italia - di Alessandra Maiorino 1995 - Appello del CLN alle associazioni italiane 1996 – CLN: il primo comunicato stampa 1997 – CLN : nuova lobby «di liberazione» - di Andrea Galli 1998 - Sfottò di Avvenire al neonato CLN - di Gaëlle Courtens 1999 - Chiese evangeliche: ddl Calabrò calpesta diritti e libertà NUOVI SERVIZI SOCIALI PER NUOVI DIRITTI CIVILI 2000 – Modena: convocato il primo convegno nazionale sui registri 2001 - Modena: i lavori del convegno nazionale sui registri 2002 – Senigallia: operativo il registro dei biotestamenti NOTIZIE DALL’ESTERO 2003 – GB: Ian McEwan a favore dell’eutanasia - di Alessandra Baldini DALLA ASSOCIAZIONE 2004 - Crimini contro l’umanità PER SORRIDERE… 2005 - Le vignette di Staino – l’Egitto e l’Italia 2006 - Le vignette di cronache laiche – basta col relativismo etico! 1968 - LA MORALE E I PRECETTI DELLA CHIESA - DI CORRADO AUGIAS Caro Augias, ho letto su un quotidiano un lettore difendere il discorso del Papa che ravvisava «una minaccia alla libertà religiosa» nei «corsi di educazione sessuale o civile» imposti in alcuni Paesi europei. Scriveva: "L'educazione sessuale ha per oggetto dati tecnici e informazione, nulla ha a che vedere ... con la morale sessuale. La scuola deve limitarsi a questo. La morale sessuale è composta da convinzioni personali che vanno lasciate alle famiglie. La scuola non deve insegnare una morale». Le cose però non stanno così, giacché la morale, compresa quella sessuale, inevitabilmente non viene trasmessa soltanto dalle famiglie, ma dall'intera società (costumi, mezzi di comunicazione di massa, ecc.), scuola compresa. Gli insegnanti non sono macchine, ma persone che hanno le loro convinzioni etiche; è difficile che un docente non comunichi agli alunni il proprio punto di vista. Spesso gli insegnanti affrontano temi che toccano la sfera della sessualità, ed è difficile (lo affermo con cognizione di causa) che restino neutrali davanti a problemi quali l'aborto, la contraccezione, l'omosessualità, le coppie di fatto, ecc. In realtà, Benedetto XVI ha il timore, sacrosanto essendo il Papa, che nelle scuole d'Europa venga trasmessa una morale sessuale diversa da quella cattolica. Ma siamo certi che questa sia rispettosa delle libertà individuali? Renato Pierri - [email protected] Risponde Corrado Augias Il prof Pierri è un ex insegnante di religione cattolica, dunque sa bene di che cosa parla. Condivido il suo punto di vista. E chiaro che l'educazione sessuale a scuola non può limitarsi a dare semplici informazioni sulla fisiologia della riproduzione, descrizione e funzioni degli organi preposti, punto. La sfera sessuale è ampia, complicata, investe azioni, sentimenti, malattie, dunque precauzioni, cautele. Investe i comportamenti: i metodi contraccettivi per esempio, un tema ovvio in una visione semplicemente fisiologica, umana, dell'atto amoroso ma delicatissimo se visto alla luce della moralità cattolica prevalente che non tollera amplessi non finalizzati alla riproduzione. Dico 'prevalente' perché esiste una corrente cattolica di minoranza che guarda l'argomento con una visione meno rigida, più benevola. Don Andrea Gallo per esempio, coraggioso sacerdote genovese, che ne parla anche nel suo ultimo libro (scritto con Loris Mazzetti Aliberti ed.) «Sono venuto per servire». Nel finale della lettera Renato Pierri si chiede se quanto affermato dal Papa sia rispettoso delle libertà individuali. Certo che non lo è. Ma non spetta certo ad un sommo pontefice porsi questo tipo di problemi. il Papa deve dare una linea, vorrei dire che è lì per questo. L'importante è che la linea la dia ai suoi fedeli e non pretenda d'imporla a tutti. 1969 - FINE VITA, IL DIBATTITO NON È’ UN CAMPO DI BATTAGLIA – DI C. AUGIAS Da: la repubblica di venerdì 4 gennaio 2011 Caro Augias, si avvicina il 9 febbraio "Giornata nazionale degli stati vegetativi" decretata dalla presidenza del Consiglio dei ministri su proposta del ministero della Salute. Sarebbe auspicabile che Governo e Regioni ci dessero un sistema di cura con linee guida omogenee sulle lesioni cerebrali gravi di cui gli stati vegetativi fanno parte, le inserissero nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), aprissero una discussione costruttiva senza contrapposizioni tra diritto di cura e libertà di scelta. Non so se la terminologia usata per la “Giornata nazionale degli stati vegetativi” sia quella giusta, non sono convinto che la data, il giorno della morte di Eluana Englaro, sia da tutti considerata rispettosa. Però è un'iniziativa importante ed ho chiesto aiuto al signor Englaro invitandolo nella parte di programma che con Alessandro Bergonzoni faremo a Bologna. Mi pare che sarebbe un'occasione giusta per pacificare gli 2 animi, per trovare un ragionevole punto di comprensione. Non ho avuto risposta, ma posso capire le difficoltà. Il punto è: possiamo evitare inutili contrapposizioni (per i pazienti e le loro famiglie, per chi li rappresenta) tra quelli “per la vita” e quelli “per la morte”? Noi vorremmo soltanto che quella dignità di vita che devono avere ie persone in stato vegetativo trovasse attenzione, risorse e adeguata comunicazione. È possibile guardare alla disabilità oltre le ideologie? Fulvio De Nigris - direttore Centro studi e ricerca sul coma Risponde Corrado Augias A una domanda finale di questa lettera, di cui ho apprezzato la pacatezza, risponderei: non lo so. Non so se oggi sia possibile discutere di un tema del genere superando le ideologie. Lo impediscono numerose ragioni, nobili e meno nobili. Il tema è delicato, presenta numerosi aspetti opinabili sui quali forse sarebbe addirittura appropriato discutere meno. Intendo che si potrebbe benissimo, come si fa altrove, lasciare ogni decisione ai familiari e ai medici responsabili. o intervenire a priori legittimando una forma equilibrata e garantita di “dichiarazione anticipata di volontà". In qualche Comune, in alcuni Municipi si sta provando a farlo ma sarebbero necessarie una forte volontà collettiva, un’adeguata opera di sensibilizzazione che invece mancano. Cosi come sono a lungo mancate, per esempio, un'adeguata informazione contraccettiva per I più giovani, una rete di consultori fornita di mezzi sufficienti. Poi ci sono le ragioni della politica, aggiungo bassa politica. Per motivi che, vinto dal tedio, non sto a a ripetere per l’ennesima volta, anche un argomento come questo, meritevole se non altro di misericordia, potrebbe essere usato come merce di scambio per compensare eccessi, violazioni, vergogne. 1970 - SE LA STANZA DA LETTO DIVENTA UNA PATOLOGIA - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di giovedì 10 febbraio 2011 Caro Augias, quando ero molto più giovane, il più famoso endocrinologo americano era Robert Greenblatt al quale si devono molte interessanti intuizioni e alcuni bei libri. Alcuni di questi, pensi un po', parlano di Antico Testamento e delle malattie endocrine dei suoi eccellenti protagonisti. In un altro dei suoi libri, "Sex and Circumstance", edito nel 1986, Greenblatt affronta con ironia ma anche con un po'di stupore, il rapporto tra il potere esercitato da molti uomini famosi della storia e la loro quasi inevitabile discesa agli inferi della patologia sessuale. In allegato le invio la prefazione sicuro che susciterà il suo interesse e quello dei lettori, se lo pubblicherà. Il libro non è mai stato pubblicato in italiano. Come vedrà si tratta di una specie di controstoria che, come tutte le intuizioni, può essere discussa ma sicuramente presenta aspetti di notevole interesse. Carlo Flamigni - Bologna Risponde Corrado Augias Ringrazio il professor Flamigni, ho preso qualche informazione e saputo che una grande casa editrice sta preparando l'edizione italiana del libro. A giudicare dalla prefazione, pare un libro di grande interesse ma anche di notevole divertimento. Ne traduco qualche riga relativa a un famoso episodio per dare meglio l'idea. Si parla del famigerato attentato avvenuto a Sarajevo il 28 grugno 1914. Lo studente nazionalista Gavrilo Prinzip assassinò l'arciduca d'Austria facendosi causa scatenante del primo conflitto europeo (1914-1918). Ecco il testo di Greenblatt: "L'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria-Ungheria, erede al trono, s'innamorò e sposò Sophia Chotex, una donna che la famiglia imperiale degli Asburgo considerava di rango inadeguato alla corte. La moglie dell'Arciduca pertanto non poteva sedere accanto a suo marito in alcuna situazione 3 ufficiale. Dato il suo incarico di ispettore generale dell'Esercito, l'Arciduca colse l'occasione di doversi recare in Bosnia ad ispezionare le truppe 1ì dislocate per aggirare l'imbarazzo che Sophia suscitava a Vienna. Fece organizzare pertanto un'auto scoperta a bordo della quale lui avrebbe percorso alcune strade di Sarajevo avendo finalmente la sposa al suo fianco. Ad un certo punto del percorso uno studente fece fuoco assassinandoli entrambi. Anche se le premesse della Grande Guerra erano già sul terreno, quell'attentato fece precipitare la pace mondiale. Secondo lo storico A. J. P. Taylor se non fosse scoppiata la Grande Guerra non ci sarebbe stata la rivoluzione d'Ottobre e nemmeno il trattato di Versailles né Adolf Hitler, tanto meno la seconda guerra mondiale". Tutto molto opinabile come si vede come del resto è sempre la controstoria, però con una catena di deduzioni che danno da pensare e soprattutto portano a concludere che i letti dei personaggi potenti vanno sempre tenuti d'occhio. 1971 - LO SMARRIMENTO DEI CATTOLICI DI BASE – DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di sabato 26 febbraio 2011 Gentile Augias, ho avuto modo di leggere alcuni libri critici sull'operato della Chiesa e ho constatato che nei secoli è sempre stato così. Mi chiedo: ma la Chiesa è questa? Sono cattolico, sia pure non assiduamente praticante, però queste letture mi allontanano sempre più dalla Chiesa. Una volta un prete, al quale avevo esposto le mie perplessità, mi ha detto dí condividerle anche se poi ha aggiunto che come cristiano e come prete lui era chiamato a credere nella Chiesa fatta di uomini ma più ancora nel messaggio di Gesù Cristo e del Vangelo. È questo messaggio che a me interessa, diceva. È un messaggio in cui io credo, ha aggiunto, perché è quello che mi offre speranza, nonostante gli scandali ecclesiastici, che, tra l'altro, ci sono sempre stati da duemila anni a questa parte. Tra i 12 apostoli ci furono Giuda e Pietro che lo tradirono e poi, nei secoli successivi, una molteplicità di altre cose losche. E, allo stesso tempo, anche una molteplicità di cose splendide in preti e cristiani che hanno testimoniato con la vita il Vangelo di Gesù. Così parlò quel sacerdote e furono belle parole. Io però continuo a chiedermi: qual è la verità? Vito Lorusso - [email protected] Risponde Corrado Augias Se interpreto bene I'attuale momento in base alle notizie di cronaca, nella Chiesa cattolica si sarebbe verificata una certa frattura tra cristiani di base e le gerarchie vaticane, i "grandi sacerdoti" come si diceva ai tempi di Gesù. Alla base, come testimoniato da numerose pubblicazioni delle diocesi (cfr. Repubblica 23 febbraio, Orazio La Rocca), serpeggia una specie di rivolta contro la sostanziale copertura vaticana al comportamento, moralmente ripugnante, di Silvio Berlusconi. In alto invece sembrano prevalere criteri diversi: la diplomazia di Stato e alcuni concreti interessi che vogliono dire finanziamenti pubblici, esenzioni fiscali, ma anche garanzia che, per farsi perdonare, il capo del governo dia alla Chiesa quello che come premier di una repubblica laica non potrebbe concedere. Per esempio, un progetto di testamento biologico che viola gravemente i diritti dei cittadini. Ricevo molte lettere di cattolici inquieti per lo stato di fatto. Due esempi: Massimo De Micheli ([email protected]): «Faccio appello al mio vescovo affinché mi aiuti assieme a tanti altri cattolici romani che stanno vivendo un momento di profondo smarrimento con là coscienza divisa tra la condanna di un comportamento ripugnante ed il silenzio-assenso di 4 chi ci dovrebbe indicare il confine tra dignità e abiezione». Silvano Fassetta ([email protected]): «Almeno per quel che riguarda la sua "classe politica", la Chiesa non si distingue dal resto della cosiddetta "casta", fino ad assumerne i peggiori comportamenti». 1972 - IL CONFINE DEI PRECETTI MORALI - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di domenica 27 febbraio 2011 Gentile dottor Augias, non sempre riesco a capire quali azioni umane siano secondo natura e quali contro natura... Gentile dottor Augias, non sempre riesco a capire quali azioni umane siano secondo natura e quali contro natura. Però trovo assurda la norma: naturale = morale; innaturale = immorale. Mangiare un piatto di spaghetti aglio e olio a mezzanotte, quando il fisico non ne ha bisogno, è secondo o contro natura? Dovrebbe essere contro natura. Nessuno però sostiene che è immorale. Desiderare di unirsi alla persona amata, ma astenersene per non procreare, dovrebbe essere contro natura. Dovrebbe esserlo anche decidere di restare vergini. Però la Chiesa consiglia di astenersi dall'amplesso nei periodi fecondi al fine di una maternità e paternità responsabili (Catechismo, n. 2370). E considera una virtù la verginità (Catechismo, n.1618). Ma il n.2357 del Catechismo dice che l'omosessualità è immorale perché «contraria alla legge naturale». Un bel pasticcio! Alle volte gli atti contro la legge naturale sono morali, altre volte immorali. E la masturbazione? Secondo natura o contro natura? Insomma, credo di capire che non possiamo giudicare la moralità di un atto in base al fatto che vada contro la legge naturale, oppure l'assecondi. Attilio Doni – Genova – [email protected] Risponde Corrado Augias Una barzelletta americana affrontava il grave argomento da un punto di vista scherzoso. Un fedele chiede al sacerdote: «Padre, posso fumare mentre prego?». No, risponde il ministro, sarebbe offensivo. Al che il fedele replica «Ma posso pregare mentre fumo?». In questo caso sì, è la risposta. Si tratta di una storiella ma sotto lo scherzo si nasconde l'intrinseca volubilità di molti precetti. Una faccenda seria è per esempio l'attuale difesa della vita «dal concepimento alla morte naturale», donde la terribile legge sul testamento biologico in discussione al parlamento. Fino a Ottocento inoltrato la Chiesa non considerava il feto una creatura dotata di una sua individualità come fa oggi. Tanto è vero che quando si doveva battezzare una famiglia di ebrei convertiti, la moglie incinta contava solo per sé e non anche per il bambino che aveva nel grembo. Oggi non è più così. Ancora più confusa la situazione per la 'fine naturale della vita' che nessuno sa bene che cosa voglia dire. Infatti ho posto più volte la domanda mai ricevendo una risposta comprensibile. La morte di Giovanni Paolo II è stata naturale? Quel povero papa tormentato dal male è stato tenuto in vita artificialmente fino a quando lui stesso ha implorato la fine. Mezzo secolo fa sarebbe stata una morte diversa, tra un altro mezzo secolo sarà ancora diversa. Dobbiamo rassegnarci all'evidenza che naturalezza e moralità variano con il mutare dei tempi (e delle tecnologie), quindi sarebbe auspicabile una maggiore umiltà e una più grande misericordia quando si è tentati di imporre a tutti una 'morale'. 1973 – IL TRIBUNALE MILANO RINVIA LA LEGGE 40 ALLA CORTE COSTITUZIONALE da Aduc salute n° 5/2011 5 Il tribunale civile di Milano è il terzo a sollevare la questione di incostituzionalità relativa alla parte della legge 40 del 2004 sulla procreazione della medicalmente assistita che vieta la fecondazione eterologa. Nei mesi scorsi anche i giudici di Catania e di Firenze, infatti, hanno eccepito l'incostituzionalità della norma, su ricorso di coppie sterili desiderose di avere un bambino utilizzando materiale genetico di un donatore anonimo. A breve, inoltre, anche il tribunale di Bologna dovrebbe rimandare la questione agli ermellini: ai giudici emiliani si sono infatti rivolte altre due coppie sterili. "La coppia che si è rivolta al tribunale di Catania - ricorda all'Adnkronos Salute l'avvocato Maria Paola Costantini, curatrice del ricorso - è siciliana. Il marito ha 40 anni e la moglie 37. Quest'ultima non può avere figli a causa di una menopausa precoce. Hanno tentato per molto tempo di avere figli con la fecondazione assistita in Italia e si sono anche rivolti all'estero, senza successo. La coppia che ha invece presentato ricorso a Firenze presentava un problema di sterilità maschile, legata a un disturbo chiamato azoospermia totale". Esattamente quello che affligge la coppia che si è rivolta al tribunale di Milano, lo stesso che oggi ha sollevato il dubbio di incostituzionalità. Nel caso delle coppie che hanno fatto ricorso al tribunale di Bologna, che deve ancora "emettere la sua ordinanza, si tratta di una coppia siciliana e di una bolognese, entrambe composte da persone molto giovani e in cui il marito è sterile". "Abbiamo intenzione di riunire le procedure davanti alla Consulta - fa sapere il legale - come accadde nel 2009 nel caso della diagnosi preimpianto". Oggi, intanto, in Gazzetta ufficiale è stata pubblicata l'ordinanza del tribunale di Firenze, cosa che "implica la calendarizzazione da parte della Corte costituzionale, che normalmente avviene due, tre mesi dopo la pubblicazione in Gazzetta ma che, in questo caso, potrebbe ritardare proprio a causa della nostra intenzione di unificare le ordinanze. Sappiamo che anche l'ordinanza del tribunale di Catania è arrivata alla Consulta - assicura l'avvocato - che dovrebbe pubblicarla in Gazzetta a breve". Costantini rende noto infine che "la Corte europea dei diritti dell'uomo si pronuncerà il prossimo 23 febbraio sulla conformità alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo della disciplina austriaca che pone un divieto analogo a quello italiano alla procreazione assistita di tipo eterologo. Come altre associazioni di pazienti di tutta Europa - annuncia - anche le associazioni Hera e Sos infertilità sono state autorizzate a intervenire come rappresentanti italiane". "Oltre alle giurisdizioni nazionali siamo pronti ad attivare tutte quelle internazionali perché giustizia sia fatta". Così Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni, e Filomena Gallo, presidente di Amica Cicogna e vice segretario della Coscioni, dopo che il tribunale di Milano, terzo dopo quelli di Firenze e Catania, ha inviato la legge sulla procreazione medicalmente assistita alla Corte Costituzionale sul divieto di eterologa. "La strada aperta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo lo scorso aprile - sottolinea Cappato - ha consentito che i giudici italiani, quali giudici 'comunitari', sollevassero il dubbio di legittimità costituzionale sul divieto di eterologa della legge 40. L'Italia, che si distingue per avere la legge in materia più antiscientifica e lesiva dei diritti delle persone, oggi dovrebbe finalmente porre in agenda politica il rispetto del diritto alla salute, del principio di uguaglianza, del rispetto della libertà di ricerca scientifica e intervenire sulla legge 40 come vorrebbe la maggioranza dei cittadini". "Dal 2004 a oggi - incalza Gallo - le coppie hanno fatto un passaggio obbligato nei tribunali per poter accedere alla fecondazione assistita nel rispetto del diritto alla salute e del principio di uguaglianza. Ricordiamo che per ben 8 volte i tribunali italiani hanno inviato la legge 40 dinanzi ai giudici costituzionali. Attualmente la legislazione italiana - conclude - è un caso 6 unico al mondo poiché dispone divieti tassativi su tecniche mediche, a danno di tante persone che per curarsi devono recarsi all'estero. Purtroppo il Governo nazionale si ostina a difendere tale legge che puntualmente i tribunali condannano cancellandone parti sostanziali". 1974 – EURISPES: 66,2% ITALIANI FAVOREVOLI ALL’EUTANASIA Il 66,2% degli italiani si dice favorevole alla pratica dell'eutanasia. Una percentuale in leggero calo (-1,2%), rispetto al 2010. E' quanto emerge dal Rapporto Eurispes Italia 2011. Secondo i dati, poi, il 67,9% degli uomini e il 64,6% delle donne ha risposto di essere favorevole alla possibilità di concludere la vita di un'altra persona, dietro sua richiesta, ricorrendo alla pratica dell'eutanasia. A questa possibilità si e' detto contrario il 22,3% degli uomini e il 26% delle donne. I favorevoli all'eutanasia appartengono, per la maggior parte, alle fasce giovani della popolazione: il 75,3% ha tra i 18 i 24 anni, il 70,9% tra i 25 e i 34 anni, il 67,5% agli adulti tra i 35 ai 44 anni, il 67,7% ai 45-64enni e il 53,7% a chi ha 65 anni e oltre. L'appartenenza politica fa registrare un picco dell'82% dei simpatizzanti di sinistra favorevoli alla pratica. Chi non si riconosce in alcuna posizione politica afferma di essere d'accordo per il 69,6%. I votanti di destra fanno registrare un 66% a favore e un 27,7% contro l'eutanasia. Nelle fila del centro c'è un 57,9% di favorevoli e un 31,6% di contrari e infine tra coloro che si riconoscono nel centrodestra, il 54,5% si dichiara a favore e il 37,2% è contrario. Dal rapporto Eurispes emerge inoltre che il 45,2% degli italiani crede che negli ospedali pubblici venga praticata di nascosto l'eutanasia per i casi irrisolvibili, anche se la legge non lo consente. 1975 - IL TESTAMENTO BIOLOGICO VA IN AULA - DI IGNAZIO MARINO da: www.italianieuropei.it di giovedì 3 febbraio 2011 La persona che non è più in grado di decidere dovrebbe avere gli stessi diritti di cura di una persona in grado di far rispettare le proprie volontà. Si tratta di un principio fondamentale, che attiene ai diritti di ogni individuo e proprio per questo, diversi anni fa, ho deciso di impegnarmi perché anche in Italia fosse approvata una legge sul testamento biologico. Si tratta di scrivere delle regole generali, che tutelino la volontà del cittadino, di chi vuole essere curato e assistito con tutte le tecnologie che la scienza mette a disposizione – quali che siano le sue condizioni – ma anche di chi invece, in frangenti drammatici dell’esistenza e della malattia, non vuole essere sottoposto a talune terapie, ancorché vitali. Così avviene già oggi, con il consenso informato, per le persone in grado di poter far ottemperare le proprie volontà. Una legge servirebbe ad offrire le stesse opportunità a tutti coloro che vogliono vedere le proprie disposizioni rispettate, anche in caso non si sia più in grado di difenderle. Si tratta solo di estendere un diritto già esistente. Lo spirito della legge dovrebbe essere, dunque, sempre il rispetto all’autodeterminazione della persona. Di conseguenza tutte le norme dovrebbero essere scritte per proteggere le decisioni assunte quando si è e quando non si è più coscienti. Credo che, rispetto al disegno di legge del centrodestra che tra poche settimane approderà in Aula a Montecitorio, il Parlamento debba lavorare sul valore attualmente non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento DAT, o più comunemente testamento biologico e sulla condizione del rapporto tra il medico e il suo paziente. L’obiettivo dovrebbe essere di restituire le scelte di cura al rapporto libero e responsabile tra medici, familiari e pazienti. Auspico che il PD farà, compatto, una netta opposizione contro l’attuale proposta di legge che toglie alle persone la possibilità di scegliere a quali cure sottoporsi o non sottoporsi nel caso in cui non vi sia più ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva. Con la legge scritta dalla destra, infatti, alimentazione e idratazione artificiali vengono imposte sempre e comunque, 7 ignorando così la volontà del paziente e quella dei familiari. E il medico? Il testo della legge su questo punto non è chiaro ma il dovere di ogni medico, al contrario, lo è: i medici ritengono che idratazione e nutrizione siano terapie e che ogni operatore sanitario deve rispettare il testamento biologico del paziente, come rispetterebbe le scelte di quel paziente se fosse cosciente, perché nessuna laurea in medicina e nessuna confessione religiosa può permettersi di eludere o tradire la volontà espressa liberamente e consapevolmente da una persona. Tanto più, non possono essere i deputati di una sola parte politica temporaneamente in maggioranza in Parlamento a decidere su come gli italiani, tutti gli italiani, potranno affrontare le fasi finali della loro vita. Il voto in Aula a Montecitorio non si annuncia semplice né pacifico ed è facile immaginare che non vi sarà ampio spazio per il dialogo e il confronto. Ma una cosa deve essere chiara a tutti e cioè che se la legge sarà approvata senza modifiche sostanziali, tutti noi dovremo rispettare quelle norme al contempo ideologiche ed emotive, votate due anni fa al Senato, sull’onda della drammatica vicenda di Eluana Englaro. Norme scritte ignorando la voce della scienza e quella di milioni di italiani che credono nel principio dell’autodeterminazione dell’individuo. Il disegno di legge in procinto di essere approvato non è “per” ma “contro” il testamento biologico, contro la libertà di scelta sulla sospensione di idratazione e nutrizione artificiali, contro la vincolatività delle dichiarazioni anticipate di trattamento, contro il diritto fondamentale di proseguire oppure sospendere alcune terapie, nel rispetto delle proprie convinzioni, della propria cultura e – per chi ce l’ha – della propria fede. Sono sempre stato convinto che la strada giusta sia quella di un dialogo aperto, franco, libero da condizionamenti ideologici. Solo così vi può essere un percorso condiviso e solo così si può sperare in una legge, grazie alla quale ciascuno di noi sia effettivamente libero di scegliere. L’auspicio è che il Governo della destra non voglia utilizzare la logica degli schieramenti contrapposti per imporre sul testamento biologico, ancora una volta, regole contrarie alle evidenze scientifiche e alle libertà individuali. La richiesta resta quella di una legge per il diritto alla salute, ma contro l’obbligo alle terapie, una legge laica, tracciata nel solco dell’art. 32 della nostra Costituzione, utile e fruibile per tutti i cittadini italiani. 1976 - ASCOLTA, SI FA SERA - DI VALERIO GIGANTE da: Adista notizie n° 10 del 7 febbraio 2011 Il card. Angelo Bagnasco all’ultimo Consiglio Permanente della Cei non ha voluto che la sua prolusione – un discorso cauto sia nella scelta dei termini che nella attribuzione delle responsabilità dell’attuale crisi politica – potesse essere interpretata come il de profundis della gerarchia ecclesiastica all’attuale governo. Allo stesso modo, il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, pur parlando di “disastro antropologico” in atto nel Paese, ha però ricordato che “la questione morale riguarda tutti” e che la ricerca del bene comune non deve essere “piegata, strumentalizzata”, altrimenti “rimane tacciabile di essere una difesa di parte”. Serve invece “uno sforzo a superare il clima di rissa e faziosità per affrontare i problemi che riguardano tutti”. Tutti colpevoli, insomma, e quindi tutti innocenti. Così, dai vertici della Chiesa la presa di distanza da Berlusconi (che peraltro non viene mai nemmeno nominato nei discorsi ufficiali) è talmente flebile da non aver ottenuto altro risultato che quello di suscitare reazioni sgomente ed indignate da parte di una base, quella cattolica, che ormai da tempo ha assunto nelle sue componenti maggioritarie un atteggiamento fortemente critico rispetto al sistema di potere berlusconiano, che però non trova voce e rappresentanza nelle istituzioni e nei media ufficiali della Chiesa, se non nella voce isolata di qualche vescovo o negli editoriali di Famiglia Cristiana. 8 Ma che la misura sia ormai colma, lo dimostrano le dure dichiarazioni, del tutto dissonanti da quelle pronunciate con labbra imburrate dei vertici ecclesiastici, di associazioni, movimenti, gruppi del laicato cattolico, sia a livello diocesano che nazionale; le parole scandalizzate di intellettuali ed esponenti del mondo ecclesiale; gli editoriali della stampa diocesana (v. Adista n. 08/11); le lettere di protesta pubblicate da tante testate cattoliche. Anche alla redazione di Adista, dopo la nuova esplosione del “Ruby-gate”, sono arrivate molte lettere ed interventi di credenti, critici in particolare rispetto alla posizione “terzista” assunta dalla loro Chiesa nei confronti di fatti gravissimi. Tra le tante, vi proponiamo quelle inviate da parroci e preti da tutta Italia; tutte esprimono profonda preoccupazione e chiedono con urgenza alla Cei un deciso cambio di rotta. Don Ferdinando Sudati - vicario parrocchiale a Paullo (Mi): Le gerarchie ecclesiastiche (vaticane e italiane), di fronte a un presidente del Consiglio che va mandato a casa con ignominia, hanno preso posizione dandogli un buffetto accompagnato dalla raccomandazione: “Biricchino, non farlo più!”. I rappresentanti della Cei, per una tragica par condicio, hanno dato lo stesso buffetto anche alla magistratura. Che, date le circostanze, è risultato piuttosto uno scapaccione, con effetti disastrosi. Potevano tacere del tutto, se ritenevano di non dover entrare in politica, ma siccome non tacciono e in politica ci entrano abitualmente, tanto valeva che facessero sentire qualcosa che avesse minimamente il sapore evangelico della parresìa, della chiarezza e dell’integrità. Don Romeo Vio – parroco a Titignano (Pi): La cosa che più mi è dispiaciuta in questi anni è stato l’atteggiamento di coloro che di Berlusconi sono stati i sostenitori. Ad esempio l’on. Casini, che ha consentito al presidente del Consiglio di arrivare al potere anche se poi per i suoi interessi l’ha mollato. Ma soprattutto è l’atteggiamento tenuto da gran parte della Chiesa “ufficiale” che mi ha messo in “crisi di amore” per la Chiesa. Se facciamo una analisi, sono state veramente poche le voci critiche: tolta la vostra e quella di Famiglia Cristiana e di qualche altra rivista della sinistra cattolica la maggioranza dei vescovi e della stampa cattolica o ha taciuto o addirittura ha in certo senso giustificato e coperto le malefatte del premier “contestualizzando” perfino le sue bestemmie. Ora che sta per affondare, speriamolo veramente, finalmente la Cei, dopo aver rischiato di perdere la sua credibilità, sembra uscire dal compromesso; ma viene da pensare che è tardiva la testimonianza di chi pugnala un politico ormai – speriamo – al tramonto. Don Giorgio Rigoni - parroco a Patronà (Cz): Troppo facile oggi infierire su un uomo finito, un politico fallito che con tanta impudenza ma "intelligenza" ha trattato un popolo sovrano da servi cretini! Un uomo ormai solo, perché circondato da ruffiani che come cani si contendono l'osso, avrebbe avuto il diritto ad una voce diversa da quella dei suoi cortigiani, un pastore che lo ammonisse... come sarebbe dovuto avvenire, all'aeroporto di Ciampino, il 26 settembre 2009, quando il papa volle incontrare Berlusconi. E invece venne fuori un colloquio solo patetico! La Chiesa "alta" anche in questo caso si è dimostrata piccina, calcolatrice e accattona, pronta a virare rotta ad ogni spirar di vento che le possa portare un pur minimo vantaggio (economico). “Vedete quanto è pericoloso tacere? Muore quell'empio e giustamente subisce la morte. Muore per la sua iniquità e per il suo peccato. È ucciso infatti dalla sua negligenza. Egli avrebbe potuto ben trovare il Pastore vivente che dice: ‘Io vivo, dice il Signore’. Ma non lo ha fatto, anche perché non ammonito da chi era stato costituito capo e sentinella proprio a questo fine. Perciò giustamente morirà, ma anche chi ha trascurato di ammonirlo sarà giustamente condannato”. (dal Discorso sui pastori di sant'Agostino, vescovo - Disc. 46, 2021; CCL 41, 564-548). Don Silvano Nistri - Sesto Fiorentino: 9 È un momento di grande sofferenza per chi ama la Chiesa. Io prego: - perché i Vescovi abbandonino il sogno di una nuova cristianità. Il beato Ozanam, impegnato a liberare la Chiesa di Francia dalle nostalgie della restaurazione, diceva: «Si sogna un Costantino che tutto d’un colpo riconduca i popoli all’ovile. No, no… le conversioni non si fanno con le leggi, ma con le coscienze…»; - perché sia ridotta al minimo la Roma curiale, oltretutto oggi di così scarso valore. Un Casaroli o un Cicognani non sarebbero andati a cena da Vespa, né ci sarebbe stato un Fisichella a discettare da leguleio di terza categoria sulla bestemmia o sulla comunione ai divorziati… - perché i nostri vescovi, impegnati nella pastorale, in genere migliori di quelli che stanno a Roma, parlino alle riunioni della Cei e magari esigano, nel caso lo facessero, che le loro voci arrivino anche a noi… Ci farebbe piacere. Don Mario Piantelli – parroco di San Michele Arcangelo e Castelnuovo, Crema: Mi associo volentieri alle richieste che da molte parti d’Italia (e non solo) vengono indirizzate ai vertici ecclesiastici di alzare forte la voce e di compiere azioni profetiche nei confronti dell’attuale governo Berlusconi. È necessario un supplemento di libertà evangelica per sganciarsi decisamente da un sistema di governo che, attraverso benefici e privilegi, sembra avvantaggiare il “mondo ecclesiastico”, in realtà aliena e impoverisce sia a livello culturale sia a livello socio-economico i credenti che ripongono fiducia non nell’amore al potere ma nel potere dell’amore. Don Giovanni Barbareschi - Milano: Sono un sacerdote milanese di 89 anni, medaglia d'argento della Resistenza. Ho partecipato alla redazione e diffusione del giornale clandestino Il Ribelle e per questo ho sofferto il carcere. Non è certo questa l'Italia che noi, "ribelli per amore", sognavamo e per la quale abbiamo lottato. In questi giorni ho aderito all'Associazione Libertà e Giustizia (uno dei promotori è l'amico Gustavo Zagrebelsky) firmando l'appello "per esigere le dimissioni e liberarci dal potere corrotto e corruttore di Silvio Berlusconi". Don Michele Ruggieri - parroco a Bucaletto (Pz): «Siamo al colmo di ogni misura! Sono parroco in una realtà periferica di Potenza, dove non si riesce ad eliminare, ancora dopo 30 anni, una vera e propria ’baraccopoli’ fatta di prefabbricati leggeri insediati per dare alloggio provvisorio ai terremotati del 1980 e che avrebbero dovuto avere la durata di 10 anni, al massimo. Invece, pur essendo per buona parte fatiscenti, continuano ad essere alloggi provvisori per famiglie in difficoltà, per anziani soli, per immigrati, per persone con gravi disagi sociali e psicologi. Avere a che fare ogni giorno con problemi del genere ed assistere impotenti a questo scenario di uomini politici che, con l’ostentazione del potere, della “iniqua ricchezza”, come la definisce il Vangelo, quotidianamente umiliano e schiaffeggiano la povertà, la debolezza, la fragilità sempre crescente di tanta gente che non ha il necessario per sopravvivere - non può che suscitare indignazione. Nessun motivo di opportunità politica potrebbe ancora giustificare il silenzio della Chiesa nelle sue diverse espressioni e nei suoi diversi livelli, e neanche l’atteggiamento diplomaticistico della gerarchia, formalmente equidistante, di fatto poco chiaro per i tanti cittadini non abituati al linguaggio specialistico della politica. Don Luciano Locatelli, parroco di Stabello di Zogno (Bg): Non voglio dire: «Ma io ve l'avevo detto che tutto sarebbe andato a puttane!» (con tutto il mio rispetto per chi è costretto a fare questa attività), però questo è quello che succede quando anche noi, Chiesa (tutti, dai "pezzi da novanta" ai piccoli parroci di montagna come me), ci 10 mostriamo più preoccupati per la salvezza dell'economia che per l'economia della salvezza. Ricordo anche che a chi ha ricevuto tanto, sarà richiesto molto di più. P. Candido Poli, missionario a a Piaui - Brasile: Sono venuto nel Nord del Brasile nel 1952, prete da tre anni. In Italia ho fatto solo ferie, ogni tre, 4, 5 e anche 8 anni, ma da alcuni anni (ne ho 87!) mi tengo in contatto attraverso i siti internet dei giornali. L´Italia va male. Ma ci sono ancora tante famiglie sane. In politica troppi vogliono solo essere galli. La Chiesa per essere missionaria deve essere carismatica. Dove é il carisma della Chiesa oggi? Interviene per tutto e per niente, e all´ora necessaria si salva con frasi ambigue, allusive, che non incidono. 1977 - APPELLO CGIL MEDICI: IO NON COSTRINGO, CURO - DI MASSIMO FRANCHI da: l’Unità di lunedì 7 febbraio 2011 A due giorni dalla vergognosa "Giornata nazionale degli Stati vegetativi" nel secondo anniversario della morte di Eluana Englaro, a due settimane dall'arrivo in aula della Camera del Ddl Calabrò sulla obbligatorietà dell'idratazione e dell'alimentazione nelle persone in stato vegetativo, la Cgil chiama a raccolta medici e operatori sanitari con un appello "per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l'accanimento terapeutico". Una legge che, dopo un lungo iter si è sbloccata il 12 gennaio con il via libera della Commissione Bilancio dietro l'accordo ad essere totalmente definanziata e dunque "senza nuovi oneri per lo Stato", e che fino alla penultima stesura paragonava il sondino gastrico e l'idratazione forzata a "pane e acqua" per il paziente. Un appello promosso dalla Funzione Pubblica della Cgil, sospinto da due video forti ed essenziali qui linkati e già firmato da Umberto Veronesi, Ignazio Marino e da tanti neurologi e chirurghi. Lo scopo è di raccogliere il maggior numero di firme da consegnare al presidente della Camera Gianfranco Fini e a tutti i parlamentari per bloccare una legge che, come hanno spiegato all'unisono gli intervenuti alla presentazione, "viola l'articolo 32 della Costituzione ("Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario"), il Codice di Deontologia medica (Articolo 38: "Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato") e della Convenzione internazionale di Oviedo. In 2-3 mila in stato vegetativo Una legge che riguarda tutti e in special modo "2-3 mila persone in stato vegetativo e 250 mila malati terminali", ricorda Massimo Cozza della Fp Cgil. "E' la stessa battaglia che abbiamo fatto contro la legge 40, contro la richiesta che i medici denunciassero gli immigrati regolari, contro la proibizione della pillola RU486 - rincara la dose Rossana Dettori, segretario generale della Fp Cgil - un orrore perché strumentalizza temi etici per biechi fini politici". Tra i primi firmatari dell'appello c'è Ignazio Marino, nella doppia veste di chirurgo e senatore. "Mi occupo di questo tema dal giungo 2006, da quando sono diventato parlamentare e mi sono reso conto che i miei colleghi italiani non potevano fare quello che è normale nel mondo anglosassone: riunire i familiari del paziente e informare sull'utilizzo delle tecnologie e decidere insieme a loro dove arrivare con le cure. Il punto della questione - continua Marino è che fra due settimane in aula si deciderà come gli italiani si dovranno curare nelle ultime settimane della loro vita. Non è un problema di essere credente o meno, il problema è che i diritti delle persone che perdono coscienza stanno pensando nelle mani di chi vince le elezioni. E' possibile che quel diritto passi nelle mani del capogruppo del Pdl o dell'Udc? Noi diciamo no e per questo abbiamo presentato 1.500 emendamenti come opposizione e lotteremo fino alla fine. Chiediamo alla maggioranza di fermarsi perché anche i più recenti 11 sondaggi Eurispes ci dicono che il 72% degli italiani è contrario e che lo sono il 77 per cento dei medici. Sappiamo - ha concluso - che la legge è a forte rischio di incostituzionalità e che la tanto vituperata magistratura interverrà. L'obiezione di coscienza in questo caso è poco praticabile dal punto di vista legislativo. Per questo la battaglia che parte dall'appello è ancora più importante". 1978 – COSI’ LA SOLIDARIETÀ’ CI PUÒ SALVARE - DI RANDEEP RAMESH da: Guardian News & Media Ltd 2010 - traduzione di Emilia Benghi Benché abbia lasciato il suo incarico di docente di sociologia alla Leeds University nel 1990 per andare ufficialmente in pensione, l'ottantaquattrenne Bauman continua ad essere un autore prolifico, sfornando un libro l'anno dalla sua dimora nel verde dello Yorkshire. L'ultimo saggio, intitolato 44 Letters from the Liquid Modern World, raccoglie una serie di articoli scritti su vari fenomeni, da Twitter all'influenza suina alle élite culturale. Bauman ha il pubblico di una vera star: quando è stato inaugurato l'istituto di sociologia che l'università di Leeds ha intitolato a suo nome, a settembre, più di 200 delegati stranieri sono venuti a sentirlo. Nonostante il plauso che riscuote, pare proprio che Bauman sia profeta ovunque meno che in Inghilterra. Forse dipende dal fatto che finora non si è prodigato a fornire ai politici teorie superiori per giustificare il loro operato e le loro motivazioni - a differenza di Lord (Anthony) Giddens, il sociologo autore della teoria politica della "terza via", sposata dal New Labour di Tony Blair. Ma tutto è cambiato da quando alla guida del Labour c'è Ed Miliband che ha mutuato da Bauman la tesi secondo cui il partito aveva perso di umanità convertendosi al mercato. Così per il sociologo il nuovo leader offre una possibilità di "risurrezione" alla sinistra a livello morale. «Mi sembra molto interessante la visione della collettività di Ed. La sua sensibilità ai problemi dei poveri, la consapevolezza che la qualità della società e la coesione della comunità non si misurano in termini statistici ma in base al benessere delle fasce più deboli», racconta Bauman. Il rapporto tra Bauman e i Miliband è di lunga data. Il padre di Ed, Ralph, e Bauman strinsero una profonda amicizia negli anni ' 50 alla London School of Economics. Entrambi erano sociologi di sinistra e ebrei polacchi d'origine. Entrambi fuggiti da regimi tirannici: Ralph Miliband scappò dal Belgio ai tempi dell'avanzata tedesca nel 1940 e Bauman fu espulso dalla Polonia quando i comunisti locali attuarono una purga antisemita nel 1968. Decisiva fu la scelta di Ralph Miliband di entrare a far parte, nel 1972, del dipartimento di scienze politiche dell'università di Leeds, dove Bauman insegnava sociologia. La casa di Bauman a Leeds divenne una tappa fissa per i figli di Milliband. Ed e David crebbero guardando i due accademici discutere del futuro della sinistra. Bauman afferma che i fratelli Miliband già da piccoli erano «validi interlocutori... affascinanti e di straordinaria intelligenza per la loro giovane età». (...) Neal Lawson, direttore del think tank della sinistra laburista Compass, afferma che l'appello di Ed Miliband a mobilitarsi «per chi crede che nella vita non contano solo i guadagni» e la sua energica difesa della «collettività, dell'appartenenza e della solidarietà» era in puro stile Bauman. Anche perché a differenza di quanto accade per altri sociologi l'opera di Bauman è accessibile, intellettuale e spesso polemica. La sua biografia dalla fede comunista allo status di minoranza perseguitata all’analisi scientifica della quotidianità - rende difficile inquadrarlo. La sua teoria si fonda sul concetto che sono i sistemi a fare gli individui, non viceversa. Bauman sostiene che non è questione di comunismo o di consumismo, comunque gli stati vogliono controllare l'opinione pubblica e riprodurre le loro élite (...). La sua opera si incentra sulla transizione ad una nazione di consumatori inconsapevolmente disciplinati a lavorare ad oltranza. Chi non si conforma, dice Bauman, 12 viene etichettato come "rifiuto umano" e depennato come membro imperfetto della società. Questa trasformazione «dall'etica del lavoro all'etica del consumo» preoccupa Bauman. Egli ammonisce che la società è passata dagli «ideali di una comunità di cittadini responsabili a quelli di un'accolita di consumatori soddisfatti e quindi portatori di interessi personali». Non c'è da stupirsi che i critici dipingano Bauman come un "pessimista". Ma davanti ad una tazza di tè e a un assortimento infinito di pasticcini il canuto professore è il fascino in persona - per quanto pessimista sia. A suo giudizio è emerso tutto un vocabolario politico come "paravento" per intenti occulti. Così il termine mobilità sociale, ad esempio, è «menzognero, perché gli individui non sono in grado di scegliere la propria collocazione nella società». L'equità non è che una copertura per «lo spettro dell'assistenza concessa solo negli ospizi». Talvolta le scelte di Bauman risultano inquietanti. Dichiara di aver mutuato l'idea fondamentale del suo importantissimo saggio sull'Olocausto da Carl Schmitt, un politologo considerato vicinissimo a Hitler. Bauman sostiene che l' "esclusione sociale" di cui oggi si discute non è che un'estensione del postulato di Schmitt secondo cui l'azione più importante di un governo è "identificare un nemico". Questo portò Bauman nel 1969 a sostenere che l'omicidio di milioni di ebrei non era il risultato del nazismo né l'azione di un gruppo di persone malvagie, ma frutto di una moderna burocrazia che premiava soprattutto la sottomissione e in cui complessi meccanismi nascondevano l'esito delle azioni della gente. L'Olocausto, afferma, non è che un esempio criminale del tentativo dello stato moderno di perseguire l'ordine sfruttando il timore degli "stranieri e degli emarginati". «Una volta escluse dai governi le persone non sono più protette. Le società iniziano a manipolare il timore nei confronti di determinati gruppi. Nelle fasi di crisi del welfare state dobbiamo preoccuparci di questa caratteristica della società». Oggi Bauman è comunque ottimista sulla capacità della sua disciplina di trovare soluzioni per questi problemi. Con il calo degli iscritti al corso di laurea e la mentalità insulare la sociologia britannica si dibatte tra statistica e filosofia, ma, ammonisce Bauman: «Il compito della sociologia è venire in aiuto dell'individuo. Dobbiamo porci a servizio della libertà. È’ qualcosa che abbiamo perso di vista», dice. Nonostante abbia la reputazione di criticare senza offrire soluzioni, Bauman è stato una voce importante nei dibattiti sulla povertà. La sua proposta di garantire un "reddito del cittadino", fondamentalmente il denaro sufficiente a condurre una vita libera, è stata una delle poche voci non conformiste nel dibattito sulle politiche di reimpiego (welfare-to-work). L'erogazione di denaro ai poveri, scriveva Bauman nel 1999, eliminerebbe «la mosca morta dell'insicurezza dall'unguento odoroso della libertà». Dieci anni dopo il reddito minimo garantito è entrato nel comune dibattito politico ed è una causa sostenuta da Ed Miliband. Bauman si è sempre interessato di politica: il suo primo scontro con l'autorità pubblica ebbe luogo quando criticò il partito comunista polacco negli anni ' 50 per la sua burocrazia fossilizzante e la spietata repressione degli oppositori. «La mia tesi era che il comunismo era animato solo dalla necessità di restare al potere». Un decennio di simili eresie gli guadagnò l'espulsione dal suo paese a danno della Polonia e a beneficio dello Yorkshire. Oggi Bauman non mostra amarezza. È arrivato al punto di ignorare l’articolo di una rivista polacca di destra che nel 2007 lo accusò di essere stato per un periodo al soldo dei servizi segreti polacchi e di aver avuto parte nella purga degli oppositori politici del regime. «L'accusa si basa su un ragionamento deduttivo. Poiché da adolescente ero membro di un'unità interna dell'esercito polacco devo necessariamente essere colpevole di qualcosa. Non c'è traccia di prove. Semplicemente non è vero», dice Bauman. Nonostante l'esperienza maturata in decenni di attività intellettuale Bauman non si pone volentieri nel ruolo di vate, dice di non aver intenzione di "calcare i corridoi del potere" 13 dispensando gemme di saggezza. Augura successo al Labour e resta profondamente pessimista circa il tentativo del governo di coalizione di dare un volto umano ai tagli alla spesa pubblica. «Ci siamo già passati con Reagan e la Thatcher», ammonisce. 1979 – ILLEGALITA’ E BIOPOLITICA NEL NOME DI ELUANA - DI STEFANO RODOTA’ da: il Manifesto di giovedì 10 febbraio 2011 – Intervista di Eleonora Martini Stefano Rodotà è stato fin dalle prime ore uno dei più lucidi testimoni della dolorosa vicenda di Eluana Englaro, e di come il governo Berlusconi due anni fa, all'epilogo della terribile storia; si «infognò sempre più nell'illegalità» — per usare le sue stesse parole — cercando di non rispettare nessuna delle sentenze emesse dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione, dal Tar. E da quel corpo di donna, manipolato a piacimento del raìs, perfetto esempio della deriva bio-politica del centrodestra, ripercorriamo con lui il filo nero che ci porta fino ai giorni nostri. Professor Rodotà, cosa pensa di questa prima "Giornata degli stati vegetativi" celebrata ieri, inventata dal governo per tornare a flagellare la memoria della povera Eluana? È’ l'ennesima prova del pessimo gusto e della pessima cultura di questa maggioranza e della mancanza di rispetto delle persone. Basti ricordare quando il Presidente del consiglio arrivò a dire che Eluana poteva avere dei figlio quando nel primo anniversario della morte mandò una lettera all'istituto di suore dove la donna era stata ricoverata per anni dicendosi dispiaciuto per non aver potuto salvare la vita di Eluana. Qui c'è un'espressione proprietaria della vita delle persone: non è il re taumaturgo che si è visto negare il diritto di imporre le mani, ma l'autocrate che vuole avere il potere sulla vita. Questa è la vicenda. E questo è lo stile e la politica che ancora ci vengono riproposti: con una "Giornata" indetta quasi contro coloro che hanno voluto percorrere fino in fondo una strada di legalità per ottenere il rispetto massimo della dignità e della volontà di Eluana. E con un ddl sul testamento biologico che va su una via esattamente opposta, di totale mancanza di rispetto delle persone. Non le sembra che la storia di Eluana sia emblematica almeno per due motivi: lo sdoganamento Istituzionale dell'illegalità diffusa e la biopolitica del centrodestra? Certo, Beppino Englaro dovrebbe essere preso ad esempio di cittadino modello: si rifiutò di pubblicare una foto recente della figlia, cosa che avrebbe convinto l'opinione pubblica, e non ha mai voluto seguire i consigli dei tanti che, anche dalle colonne dei maggiori quotidiani, gli suggerivano di evitare la prova di forza e risolvere invece il problema come fanno tutti: senza clamore, di nascosto. E invece proprio di fronte allo scempio quotidiano di legalità lui ha voluto correre tutti i rischi della legalità, presentando anche ricorsi che potevano trasformarsi in un boomerang. Ha detto semplicemente: ci sono i giudici. Beppino Englaro non voleva a tutti i costi avere ragione, ma consacrare Il diritto. Dall'altra parte Invece c'era un governo che avrebbe fatto qualunque cosa pur di vincere. È esattamente così. Governo e maggioranza si sono sempre più infognati nell'illegalità Faccio tre esempi quando sollevarono davanti alla Corte costituzionale il conflitto tra poteri dello Stato sostenendo che la Cassazione aveva invaso il potere del legislatore, e naturalmente ricevendo una fortissima bacchettata. E poi quando si cercò di forzare la mano con un decreto legge che non venne firmato da Napolitano, o quando Sacconi tentò di intimidire le cliniche con una direttiva. Per quanto riguarda la deriva biopolitica -che per fare un esempio sta nella lettera citata prima o nel ddl attualmente all'analisi della Camera- diciamo la verità, è però a un livello infimo. In breve, cosa pensa del testo di legge sulle "Dichiarazioni anticipate di trattamento" nella versione in cui approderà In Aula alla Camera li 21 febbraio? Lo definirei con cinque aggettivi: è un ddl ideologico, autoritario, menzognero, sgrammaticato e soprattutto incostituzionale. A questo punto si apre di nuovo un fronte di illegalità perché si 14 entra di nuovo in rotta di collisione con sentenze recenti della Corte costituzionale, e si manifesta appunto la pura volontà di un governo che vuole espropriare i cittadini dal diritto di decidere liberamente della loro vita. Entriamo nel merito. La legge è ideologica perché nell'articolo 1 si dice che la vita è indisponibile, cosa che dal punto di vista giuridico è del tutto falsa, come dimostrano un'infinità di casi: da quello dei Testimoni di Geova a chi rifiuta le cure e si lascia morire. La vita dunque è disponibile e, partendo da questa falsa premessa, si vuole impone un puro punto di vista: la legge è perciò autoritaria. Poi è menzognera perché sbugiarda perfino il titolo: malgrado un delirio burocratico, queste "direttive anticipate" non valgono nulla. E scaricando le responsabilità sul medico, anziché evitare aprirà molti contenziosi giuridici. Avremo non uno, ma 100, 1000 casi Englaro. È sgrammaticata perché si contraddice in più punti, come quando dice che le direttive possono essere revocate in ogni momento e poi afferma che bisogna farlo in forma scritta e davanti a un medico generalista (che non si sa cosa sia). Ciò vuoi dire che se in televisione dichiaro di aver cambiato idea rispetto a quanto scritto nel testamento biologico, e subito dopo ho un incidente che mi riduce in stato vegetativo, quella mia dichiarazione davanti a milioni di persone non vale. Infine, è anticostituzionale perché, tra i tanti motivi, limita la libertà di cura e il diritto fondamentale all'autodeterminazione. Ed è perciò destinata a subire numerose sentenze di bocciatura da parte della Corte costituzionale. Succederà come con la legge 40 sulla fecondazione artificiale, per la quale si evocava il rischio di eugenetica come ora si evoca l'eutanasia: sarà inapplicabile, verrà smontata pezzo per pezzo dalle sentenze, e farà vittime proprio nelle famiglie. Non crede? Il parallelo è assolutamente azzeccato, e mostra appunto l'ideologia che c'è dietro questa maggioranza. E non parliamo solo di proibizionismo, ma del governo autoritario dei corpi delle persone. C'è una linea costante che accompagna la biopolitica in tutto l'arco dell'esistenza: non solo sul nascere e sul morire, ma anche sul vivere. Infatti si è riaperta in questi giorni, anche all'interno del Pd, la questione delle unioni di fatto. Anche in questo caso si cerca di impedire il libero governo della vita. E anche qui c'è una sentenza della Corte costituzionale che l'anno scorso ha riconosciuto il «diritto fondamentale» delle persone anche dello stesso sesso a scegliere le forme di convivenza, e ha intimato al legislatore di dare attuazione a questo diritto. Al momento, quindi, di nuovo, il rifiuto di dare seguito a una sentenza costituzionale mostra che il potere politico vuole mantenere il controllo sul. la vita delle persone, disconoscendo i loro diritti fondamentali. Da Eluana al giorni nostri: non vede un filo che unisce quel corpo esanime di donna che nella realtà manipolata da Berlusconi »aveva le mestruazioni e poteva ancora procreare», con l'uso strumentale delle donne restituito dalle ultime cronache? C'è una linea, è vero, non è una forzatura. Il fatto è che Berlusconi non è proprio capace di concepire le donne e il loro corpo se non come un oggetto di possesso. Sul corpo di Eluana c'era un'idea di possesso totale. «È tutto mio», diceva Benigni nella trasmissione di Saviano e Fato. È così: lui non è capace di concepire gli altri, e specificamente le donne e il loro corpo, come qualcosa che possa essere sottratto al suo dominio personale. La "Giornata degli stati vegetativi", il testamento biologico, le imposte municipali cancellate per gli immobili della Chiesa: cosa cerca di ottenere Berlusconi? In questo momento di forte difficoltà la maggioranza cerca di apparire di nuovo come la parte politica di riferimento per il Vaticano. Ma è un gioco strumentale così evidente che è stato svelato e contrastato anche da Famiglia Cristiano. E perfino Casini ha detto no, non si possono coinvolgere questioni così importanti nella miserabile faccenda della sopravvivenza del governo. 15 Commento. In verità, nell’incontro tenuto il 9 febbraio a Roma, presso l’Aula Magna della Facoltà Valdese, ove è stato uno dei relatori sul tema “Chi decide sul fine-vita?”, ai cinque aggettivi con i quali ha definito il ddl Calabrò nella suddetta intervista (ideologico, autoritario, menzognero, sgrammaticato e soprattutto incostituzionale) Stefano Rodotà ne aveva aggiunti altri due: truffaldino e contraddittorio, anch’essi adeguatamente motivati. Gli altri relatori al convegno, coordinato da Paolo Flores d’Arcais, sono stati dom Giovanni Franzoni (altro socio onorario di LiberaUscita), il sen. Ignazio Marino, lo scienziato Giorgio Parisi ed il teologo valdese Daniele Garrone, il quale ha annunciato che tutti i mercoledì, dal 26 gennaio al 30 marzo, dalle ore 18:00 alle 19:30, presso i locali della Chiesa evangelica valdese di via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour) sarà possibile avere informazioni e sottoscrivere il proprio testamento biologico. Il modello proposto dalla Chiesa valdese può essere scaricato da: www.chiesavaldese.org/romapiazzacavour/ (gps) 1980 - LA BANDIERA DELLA DIGNITA’ - DI STEFANO RODOTA’ da: la Repubblica di martedì 15 febbraio 2011 È tempo di liberarsi dello spirito minoritario che, malgrado tutto, continua a lambire anche qualche parte della stessa opposizione. È questa l´indicazione (la lezione?) che viene dai molti luoghi che da molti mesi vedono la presenza costante di centinaia di migliaia di persone che, con continuità e passione, rivendicano libertà e diritti: un fenomeno che non può essere capito con gli schemi, invecchiati, del "risveglio della società civile" o di qualche partito "a vocazione maggioritaria". Non sono fiammate destinate a spegnersi, esasperazioni d´un giorno, generiche contrapposizioni tra Piazza e Palazzo. Non sono frammenti di società, grumi di interesse. È un movimento costante che accompagna ormai la politica italiana, e a questa indica le vie per ritrovare un senso. È l´opposto delle maggioranze "silenziose" che si consegnano, passive, in mani altrui. Donne, lavoratori, studenti, mondo della cultura si sono mossi guidati da un sentimento comune, che unifica iniziative solo nelle apparenze diverse. Questo sentimento si chiama dignità. Dignità nel lavoro, che non può essere riconsegnato al potere autocratico di nessun padrone. Dignità nel costruire liberamente la propria personalità, che ha il suo fondamento nell´accesso alla conoscenza, nella produzione del sapere critico. Dignità d´ogni persona, che dal pensiero delle donne ha ricevuto un respiro che permette di guardare al mondo con una profondità prima assente. Proprio da questo sguardo più largo sono nate le condizioni per una manifestazione che non si è chiusa in nessuno schema. Le donne che l´hanno promossa, le donne che con il loro sapere ne hanno accompagnato la preparazione senza rimanere prigioniere di alcuni stereotipi della stessa cultura femminista, hanno colto lo spirito del tempo, dimostrando quanta fecondità vi sia ancora in quella cultura, dove l´intreccio tra libertà, dignità, relazione è capace di generare opportunità non alla portata della tradizionale cultura politica. È qui la radice dello straordinario successo di domenica, della consapevolezza d´essere di fronte ad una opportunità che non poteva essere perduta e che ha spinto tanti uomini ad essere presenti e tante donne a non cedere alla tentazione di rifiutarli, perché non s´era di fronte ad una generica "solidarietà" o alla pretesa di impadronirsi della parola altrui. Chi è rimasto prigioniero di se stesso, delle proprie ossessioni, è il Presidente dal consiglio, al quale era offerta una straordinaria opportunità per rimanere silenzioso, una volta tanto rispettoso degli altri. E invece altro non ha saputo trovare che le parole logore della polemica aggressiva, testimonianza eloquente della sua incapacità di comprendere i fenomeni sociali fuori di una rozza logica del potere. La vera faziosità è quella sua e di chi lo circonda, privi 16 come sono di qualsiasi strumento culturale e quindi sempre più votati al rifiuto d´ogni dimensione argomentativa. Dignità, per loro, è parola senza senso, parte d´una lingua che sono incapaci di parlare. Nelle diverse manifestazioni, invece, si coglie la sintonia con le dinamiche che segnano questi anni. Le grandi ricerche di Luis Dumont ci hanno aiutato nel cogliere il passaggio dall´homo hierarchicus all´homo aequalis. Ma nei tempi recenti quel cammino si è allungato, ha visto comparire i tratti l´homo dignus, e proprio la dignità segna sempre più esplicitamente l´inizio del millennio, costituisce il punto d´avvio, il fondamento di costituzioni e carte dei diritti. Sul terreno dei principi questo è il vero lascito del costituzionalismo dell´ultima fase. Se la "rivoluzione dell´eguaglianza" era stato il connotato della modernità, la "rivoluzione della dignità" segna un tempo nuovo, è figlia del Novecento tragico, apre l´era della "costituzionalizzazione" della persona e dei nuovi rapporti che la legano all´innovazione scientifica e tecnologica. "Per vivere – ci ha ricordato Primo Levi – occorre un´identità, ossia una dignità". Solo da qui, dalla radice dell´umanità, può riprendere il cammino dei diritti. E proprio la forza unificante della dignità ci allontana da una costruzione dell´identità oppositiva, escludente, violenta, che ha giustamente spinto Francesco Remotti a scrivere contro quell´"ossessione identitaria" che non solo nel nostro paese sta avvelenando la convivenza civile. La dignità sociale, quella di cui ci parla l´articolo 3 della Costituzione, è invece costruzione di legami sociali, è anche la dignità dell´altro, dunque qualcosa che unifica e non divide, e che così produce rispetto e eguaglianza. Le manifestazioni di questi tempi, e quella di domenica con evidenza particolare, rivendicano il diritto a "un´esistenza libera e dignitosa". Sono le parole che leggiamo nell´articolo 36 della Costituzione che descrivono una condizione umana e sottolineano il nesso che lega inscindibilmente libertà e dignità. Più avanti, quando l´articolo 41 esclude che l´iniziativa economica privata possa svolgersi in contrasto con sicurezza, libertà e dignità umana, di nuovo questi due principi appaiono inscindibili, e si può comprendere, allora, quale lacerazione provocherebbe nel tessuto costituzionale la minacciata riforma di quell´articolo, un vero "sbrego", come amava definire le sue idee di riforma costituzionale la franchezza cinica di Gianfranco Miglio. Intorno alla dignità, dunque, si delinea un nuovo rapporto tra principi, che vede la dignità dialogare con inedita efficacia con libertà e eguaglianza. Questa, peraltro, è la via segnata dalla Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea. Qui, dopo aver sottolineato nel Preambolo che l´Unione "pone la persona al centro della sua azione", la Carta si apre con una affermazione inequivocabile: "La dignità umana è inviolabile". Proprio questo quadro di principi costituisce il contesto all´interno del quale i diversi movimenti si sono concretamente mossi, individuando così quella che deve essere considerata la vera agenda politica, la piattaforma comune delle forze di opposizione. Diritti delle persone, lavoro, conoscenza non si presentano come astrazioni. Ciascuna di quelle parole rinvia non solo a bisogni concreti, ma individua ormai pure forze davvero " politiche", che si presentano con evidenza sempre maggiore come soggetti attivi perché quei bisogni possano essere soddisfatti. Viene così rovesciato le schema dell´antipolitica, e si pone il problema della capacità dei diversi gruppi di opposizione di trovare legami veri con questa realtà. I segnali venuti finora sono deboli, troppo spesso sopraffatti dalle eterne logiche oligarchiche, dagli egoismi identitari di ciascun partito o gruppo politico. Si lamenta che ai problemi reali non si dia il giusto risalto. Ma chi è responsabile di tutto questo? Non quelli che con quei problemi si sono identificati, sì che oggi la responsabilità di farli entrare nel modo corretto nell´agenda politica 17 ufficiale dipende dalla capacità dei partiti di trovare il giusto rapporto con i movimenti presenti nella società, di essere per loro interlocutori credibili. Torna così la questione iniziale, perché proprio questo è il cammino da seguire per abbandonare ogni spirito minoritario e ridare vigore ad una vera politica di opposizione. Le manifestazioni di questi mesi, infatti, dovrebbero essere valutate partendo anche da un dato che tutte le analisi serie sottolineano continuamente, e cioè che Berlusconi non ha il consenso della maggioranza degli italiani, non avendo mai superato il 37%. Il bagno di realtà di domenica, che ne accompagna tanti altri, dovrebbe indurre a volgere lo sguardo verso la vera maggioranza, perché solo così un vero cambiamento è possibile. 1981 - LA BOMBA DEMOGRAFICA È’ PRONTA A RIESPLODERE - DI G. STABILE da: la Stampa di martedì 15 febbraio 2011 La Bomba, demografica, è ancora sospesa sopra le nostre teste. Meno visibile, offuscata dai progressi dei Paesi in via di sviluppo, come il Brasile, la Turchia o persino l’Iran, dove la discesa del tasso di crescita della popolazione ha sorpreso tutti, compresi gli studiosi. Tanto che sui mezzi di comunicazione si è imposto quello «scenario medio», elaborato dall’Onu alla metà dello scorso decennio, che prevedeva un aumento degli abitanti sulla Terra fino a nove miliardi entro il 2050 e poi una stabilizzazione attorno a quella cifra. Enorme, se consideriamo che un secolo fa gli umani era poco più di un miliardo e mezzo, ma comunque gestibile. Rassicurante. Ora la stessa Onu mette in guardia da questo facile ottimismo. Lo «scenario sostenibile» non è affatto acquisito, non è un trend automatico. Ha bisogno di politiche di controllo demografico attive. E pure costose, soprattutto nei Paesi più arretrati, Africa in testa. L’ultimo rapporto del Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite (Ecosoc) delinea un futuro sul filo del rasoio, dove un minimo discostamento dalle previsioni più favorevoli porta all’esplosione della Bomba, a un Pianeta con 14, a18 miliardi di uomini, più poveri, affamati e assetati di ora. Un futuro da incubo, con l’Africa che ne ospiterebbe quasi la metà, su un territorio desertificato, disossato. «La riduzione della fecondità - spiega Thomas Buettner, demografo dell’Onu - è data per scontata. Troppi leader politici si sono convinti che le cose andranno per il meglio anche senza nessun intervento. Ma la transizione demografica è in un momento delicato. E alla fine gli abitanti sul Pianeta potrebbero rivelarsi molti di più del previsto». Con lo sviluppo, la modernità, e gli antibiotici, il tasso di mortalità è calato, o sta calando, con estrema rapidità. Ma la riduzione delle nascite, legata a dinamiche culturali, allo status delle donne, non tiene lo stesso passo. È la «transizione demografica». La natalità si deve adattare alla mortalità per ripristinare l’equilibrio. In Europa, nel Nordamerica e anche nella Cina del figlio unico, si è già conclusa. In alcuni Paesi, come Giappone, Russia, si è andati oltre, e la popolazione diminuisce. Poi ci sono una serie di Paesi «sorprendenti», dove lo sviluppo economico non è ai livelli occidentali ma la transizione è andato in porto. Su tutti il Brasile, che ha già raggiunto la fatidica soglia dei due figli per donna. Merito delle telenovelas che hanno proposto un modello familiare moderno anche nelle favelas. E alla rapida urbanizzazione. Avere cinque o sei figli può far comodo in campagna: puoi metterli a badare ai polli o a raccogliere legna. Ma se ti sei trasferito in un monolocale di San Paolo, è poco pratico. In Africa e nell’Asia meridionale la transizione è pieno corso, o appena cominciata. Lì si gioca il futuro del Pianeta. Se si mettono a confronto i dati globali con quelli di un Paese come il Mali, si capisce il problema. Nel mondo siamo oggi a 6,9 miliardi, alla fine quest’anno si arriverà a 7 o quasi. Ci sono 19,68 nati e 8,37 morti per ogni mille abitanti. Vale a dire una 18 crescita dell’1,1% circa, 75-80 milioni in più ogni anno. Il tasso di fecondità, cioè quanti figli mette al mondo in media ogni donna, è 2,56. In Mali, il tasso di natalità è del 46,09 per mille, quello di mortalità del 14,64. I figli per donna 6,54. La crescita è del 3,1% all’anno, vale a dire raddoppio in meno di trent’anni. Tutta l'Africa, di questo passo, crescerebbe e si moltiplicherebbe da 1 a 8 miliardi. Il numero magico per la stabilizzazione è 2,1 figli per donna, abbastanza vicino a livello mondiale. Ma potrebbe non bastare «La crescita demografica ha una forte inerzia - spiega ancora Buettner -. È come una petroliera lanciata a piena velocità. Anche se spegne i motori va avanti per chilometri». In Europa, per esempio, la popolazione diminuisce in Germania (1,43 figli per donna) ma continua ad aumentare in Francia (1,98). In Italia siamo a 1,41. Per questo, per ottenere risultati, «bisognerebbe portare il numero di figli per donna a 1,85». Traguardo alla portata della maggior parte dei Paesi del mondo, ma non di quelli africani. O di Paesi asiatici come il Pakistan. La crisi finanziaria globale rischia di tagliare le gambe anche alla pianificazione familiare, che si regge soprattutto sugli aiuti delle nazioni più ricche. In caduta libera. I finanziamenti di sono dimezzati negli ultimi dieci anni e «l’offerta di anticoncenzionali - rincara Gilles Pillon, dell’Istituto demografico nazionale di Parigi - non solo è insufficiente e mal organizzata, ma anche in mano a funzionari locali poco convinti, che non credono nella loro missione». In Africa solo il 12 per cento delle famiglia applica qualche forma di pianificazione. Eppure, calcola l’Onu, ogni dollaro investito in metodi anticoncezionali ne fa risparmiare 6 in spese mediche o sociali dovute alla crescita troppo rapida. Bisogna investire per garantirci un futuro. Sostenibile. 1982 - CAMPO DE’ FIORI, 17 FEBBRAIO 1600 - DI CLAUDIO TANARI da: www.cronachelaiche di giovedì 17 febbraio 2011 E’ l’alba del 17 febbraio 1600. Un corteo lascia il carcere di Tor di Nona, a Roma: condotto in processione tra una folla vociante fino a Campo de’ Fiori, un saio penitenziale indosso, Giordano Bruno, 52 anni, filosofo, scrittore e frate domenicano, è accompagnato dalle litanie dei frati. E’ affidato al braccio secolare che esegue materialmente la fatwah del Sant’Uffizio: Ecclesia abhorret a sanguine… Gli è stata imposta la lingua “in giova”: una morsa che gli serra la bocca e gli impedisce di parlare (come proclama un avviso fatto affiggere dalle autorità ecclesiastiche: “Per le bruttissime parole che diceva”). Del resto, ciò che aveva da dire ai cardinali inquisitori, lo aveva detto al momento della sentenza un mese prima: “Forse voi pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanta io ne abbia nel riceverla”. Sale sulla pira del rogo con grande coraggio e dignità, affermano i testimoni. Denudato, legato ad un palo, rifiuta i conforti religiosi. Viene arso vivo. Muore distogliendo ostentatamente lo sguardo da un crocefisso che gli viene mostrato tra le fiamme. Giordano Bruno. Lo studioso che aveva mandato in frantumi la sfera immobile delle stelle fisse che lo stesso Copernico non aveva osato toccare. E con essa il sistema tolemaico, così perfetto per gli antichi, fino agli uomini del Medioevo: un Universo limitato, chiuso, comodamente riconducibile a Dio. Per il filosofo di Nola le stelle, non più immobili, sono dei soli in numero infinito, distribuiti in un Universo infinito: sembra il trionfo dell’incompiuto, dell’imperfetto, del caos. Tutto è movimento nell’universo di Bruno poiché tutto è animato, cioè – letteralmente – dotato di un’anima, o per meglio dire di un pezzo d’anima dell’universo che basta a se stesso e racchiude Dio stesso. Troppo per l’Inquisizione. Che da anni ne segue il percorso: in Francia, dove le sue tesi polemicamente antiaristoteliche lo mettono in conflitto con l’establishment accademico; in Germania, scomunicato dai luterani 19 e critico verso l’intolleranza calvinista. Un pensatore scomodo, incredibilmente moderno: per noi internauti, si potrebbe azzardare, profeta di un universo reticolare, in cui ogni punto è al tempo stesso centro e periferia, nozioni puramente relative all’interno di una struttura aperta. “Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi”. Un filo rosso che lo collega ad Epicuro, al suo contemporaneo Metrodoro (“Considerare che la Terra sia il solo mondo abitato in uno spazio infinito è cosa tanto assurda quanto il ritenere che in un intero campo seminato a miglio germini un solo granello”) e a Tito Lucrezio Caro, anch’egli convinto della pluralità dei mondi. Prospettive cosmologiche ancora oggi affascinanti e scientificamente fondate. Teorie pericolose, meritevoli di “mordacchia” per il Sant’Uffizio e il cardinale Bellarmino. Un Avviso così recitava, dai muri di Roma, due giorni dopo il rogo: “Giovedì mattina in Campo di Fiore fu abbruggiato vivo quello scelerato frate domenichino di Nola, heretico ostinatissimo, ed avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro nostra fede, volse ostinatamente morire in quelli lo scelerato”. Nel 2000 il cardinale Angelo Sodano, anche a nome di Papa Giovanni Paolo II, scrive che la condanna di Giordano Bruno: “costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico“. Sono trascorsi “appena” quattrocento anni dal 17 Febbraio del 1600. Commento. Il 17 febbraio l'associazione nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" ha ricordato a Campo de' Fiori l'omicidio di Giordano Bruno ad opera della Chiesa cattolica. Per evidenziare l'assurdità e l'infondatezza delle accuse che allora gli furono mosse per aver messo in discussione il sistema "tolemaico" basato su un universo incentrato sul pianeta Terra, basta consultare un qualsiasi libro di astronomia, che ci mostra e ci dimostra che la Terra non solo non è il centro dell'Universo, ma neppure un granello di sabbia in un deserto. Ed i miliardi di microbi che abitano e divorano questo granello (ossia NOI) continuano spensieratamente a moltiplicarsi - incitati dalle religioni - ed a consumare - incitati dai Governi - fino a quando lo renderanno inabitabile per sempre e per tutti. (Giampietro Sestini) 1983 - PAMPHLET BIOTECH – DI MARCO COMANDE’ da: [email protected] di mercoledì 16 febbraio 2011 Viva le polemiche! Sono trascorsi due anni senza che le polemiche si siano placate. Sappiamo quale sia la nota dolente: la definizione di morte naturale, che presuppone il decesso spontaneo della persona, al di là della sua facoltà di intendere e di volere. Ovvero: non dovremmo riuscire a distinguere tra un suicidio e un accanimento terapeutico? Come non cadere nella trappola che pone la definizione cui sopra? Più in generale, che cosa determina l’inizio e la fine della vita? Fattori tecnici o culturali? Inizio subito dalla risposta delle gerarchie vaticane, così sistemo la tematica nel modo preferito dai fondamentalisti laici: confutando le idee di questi nostalgici medioevali. Per chi contesta questa impostazione, ricordo che un inizio vale l’altro, ma almeno ho lanciato l’operazione Trasparenza, non nascondendo le mie opinioni dietro la vuota retorica pro-life vs. pro-death. Vado all’attacco del Vaticano, e tanto basta. Inizio e fine vita. Una vita, nel senso comune del termine, è intesa come capacità di auto-produzione, che inizia con la cellula che “consuma” l’ambiente e si duplica, mentre termina quando viene a meno questa funzione. Tuttavia questa descrizione non è utile perché non è in grado di distinguere tra organismi unicellulari e pluricellulari. 20 Negli organismi pluricellulari, la morte di una cellula comporta la sua sostituzione con un’altra cellula, quindi può capitare che dopo la morte del corpo alcune cellule continuino a vivere di vita propria, almeno per un periodo di tempo più lungo prima di diventare cibo per batteri. Perfino la nascita non è altro che la trascrizione di DNA a partire da cellule pre-esistenti, tanto da far dichiarare alla scienza che la vita è un continuum, non esiste un inizio o una fine: “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. In termini geologici, la cellula più piccola (il virus) è anch’essa originata da amminoacidi prodotti nello spazio cosmico, i quali potrebbero essere vita non auto-prodotta che deriva dalla chimica dell’energia (è un’ipotesi fondata su prove concrete). E dunque, quale inizio e quale fine? Fattori biologici e culturali. Nella società contemporanea, siamo abituati a sentirci dire che la vita di qualunque essere pluricellulare inizia col concepimento, cioè quando i cromosomi sessuali si uniscono per dare corpo a un nuovo individuo. La fine di questa vita è intesa come morte naturale, la quale può tuttavia essere prolungata in modo artificiale fornendo dall’esterno quei nutrimenti che l’organismo non riesce a procurarsi da solo. Pensiamo all’ossigeno che viene intubato ai malati d’ospedale. Ma siamo sicuri che queste descrizioni siano corrette? Non ci rendiamo conto che è l’ambiente culturale in cui siamo impregnati a inculcarci questi concetti. Viviamo in una società individualistica, che fonda la sua identità nel riconoscimento dell’individuo come singolo. Quando accade che la vita diventi individuo? Risposta: quando i cromosomi sessuali si uniscono, dando vita a un nuovo DNA. Il DNA è unico e irripetibile, quindi è un individuo. Quando accade che la morte dissolva l’individuo? Risposta: quando le cellule non comunicano più tra di loro, perdendo l’individualità totale. È la stessa differenza tra amputazione e decomposizione del corpo. Non sono convincente? Vediamo di descrivere allora le società dove non c’è il concetto di individuo, bensì quello di collettività o di comunità. La nostra era è dominata dalla mentalità borghese, in cui ogni persona nasce con propri diritti e doveri che eserciterà nella piena libertà, “entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi previsti dalla legge”. Ma il fascismo, il comunismo, le dittature religiose, gli imperi antichi non hanno questo concetto. Inizio vita. La società cristiana è arrivata alle soglie della modernità con un compromesso tra il proprio ideale di comunità e i principi costituzionali laici. Si sa che le associazioni cattoliche hanno assimilato la descrizione scientifica della vita che inizia col concepimento. Poco noto, in quanto pensiero originato dal medioevo, è invece il distacco tra la materia “impura” del corpo e la bellezza dell’anima, che ha fatto sostenere a Sant’Agostino che la vita inizia dopo la nascita dell’embrione, quando il feto è “formato”. Il dotto si ispirò alla storia della Genesi: Dio “plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita”. Il fango, cioè il corpo, non è un’essenza spirituale fintantoché non è infuso del soffio di Dio, cioè l’anima. E dunque? Come mai una teologia è partita dal rifiuto della materia animata all’accettazione della concezione scientifica? Ma c’è un errore nel modo di formulare questa domanda: l’inizio della vita, per una concezione religiosa che non riconosce l’individualismo, deve porsi in un momento diverso da quello del concepimento. La vera domanda è: quale momento?Affermare che sia valida l’indicazione di Sant’Agostino, cioè dopo la formazione dell’embrione, significa dimenticare che il comandamento divino è “crescete e moltiplicatevi”, come accadeva con l’alta natalità e alta mortalità del medioevo. L’imperativo di fare un figlio anticipa l’inizio della vita al matrimonio celebrato in parrocchia, a partire dal quale il “dovere” dei coniugi è garantire la prosperità demografica: più figli significa più cristiani, più soldati, più 21 contadini, più operai. Di qui il rifiuto degli anticoncezionali: se l’esistenza inizia prima del concepimento, un condom equivale all’omicidio di una vita nascente. Non suoni esagerato: vi sono altri illustrissimi esempi di nascita separata dalla trascrizione di nuovo DNA. La Repubblica di Platone, con l’idea di Socrate della “sana e robusta costituzione”, ha ipotizzato i giochi dell’amore, i cui vincitori maschi e femmine (cioè i più forti) si accoppiano a fini riproduttivi, anticipando il concepimento all’unione temporanea dei due sessi. E la filosofia platonica è notoriamente collettivistica. Mettiamo da parte il vulcano di Sparta e poniamo un esempio più significativo del mondo pagano. L’antica Roma interpretava il concetto di pater familias in termini di proprietà: delle donne, dei figli, degli schiavi, dei beni, degli strumenti di produzione. L’adozione di minori a fini ereditari o di potere rende meglio l’idea di famiglia svincolata dai vincoli di sangue. In questo contesto, dove l’omicidio di un cittadino era un reato mentre la morte di uno schiavo comportava una mera sanzione amministrativa, l’inizio della vita era posticipato. Narravano le cronache storiche che dopo il parto, si attendeva il segnale del pater familias. Se costui prendeva il neonato in braccio e lo sollevava, allora c’era un nuovo membro della comunità, altrimenti il servo depositava il nascituro fuori dalla porta d’ingresso, lasciandolo a morte sicura a meno che un passante non lo raccoglieva (adottava) per pietà o interesse (es. un artigiano aveva bisogno di un apprendista). Fine vita. E che dire del fine-vita? Se il concetto di individuo non è corretto per illustrare le posizioni ecclesiastiche, c’è bisogno di un altro punto di riferimento: la volontà divina. La cultura medioevale sottometteva la libertà individuale ai misteriosi fili tessuti dalla Provvidenza, quindi la vita era concepita come un dono divino irrinunciabile, mentre la morte era rimessa nelle mani del Signore. Ciò non impediva ai medici e agli scienziati di impegnarsi, affinché il benessere generale e individuale non risentissero delle privazioni tipiche dell’epoca. Con alcune limitazioni. Non c’è bisogno di tirare in ballo le ipocrisie del clero, la pena di morte, le crociate, le persecuzioni delle minoranze religiose, l’interpretazione elastica dei peccati. Il medioevo è medioevo per tutti, indios, cinesi, musulmani, ecc. I limiti di cui parlo sono questioni di principio e sono sopravvissuti al giorno d’oggi. Il non possumus per eccellenza è la gerarchia dei valori. Commettere un peccato è più grave del rispettare una regola laica. Tempo addietro Benedetto XVI ha lanciato un appello contro l’eccesso di libertà, in quanto induce a commettere errori e a violare i dieci comandamenti (cioè la volontà divina). È ovvio che parlasse della libertà dei diritti. Il sofisma: la persona che non è libera non può trasgredire sull’etica, in contrasto con l’insegnamento di Gesù su “chi è senza peccato…”. Certo che ogni cittadino è libero! Va responsabilizzato, educato alle leggi, ma questi “doveri” sono il minimo indispensabile affinché la comunità sia civile e tollerante. L’eccesso di libertà di cui parla il Papa esula da questo contesto: divorzio? educazione sessuale? Per tornare al fine vita: la scienza moderna ha posticipato artificialmente la sopravvivenza. Il contrario della vita prolungata è la morte procurata e non quella naturale. Come conciliamo la gerarchia dei valori con l’artificialità dell’esistenza? Giudico ipocrita insistere sulla naturalità, quando non la si descrive correttamente. La volontà divina non è né naturale, né artificiale. Chi vuole, si rimette nelle Sue mani. Ma chi non vuole è libero o no? Si arriva al paradosso con il rifiuto dell’immortalità. Se Dio decide quando far morire una persona, quest’ultima come fa ad auspicare che la scienza scopra l’elisir di lunga vita? Lo scopo del cristiano non dovrebbe essere quello di prolungare la vita, bensì quello di 22 ricongiungersi a Dio attraverso l’esperienza catartica della morte. Benissimo, ma perché questo vale solo per l’immortalità e non per l’accanimento terapeutico, alias sondino per coma farmacologico? Nella società individualistica, la morte definitiva è associata a quella cerebrale, antecedente a quella fisica. Perché questo criterio, accettato anche dalla Chiesa? Perché è la mente a garantire l’unicità delle pulsazioni cellulari, le quali avrebbero un senso. Di recente c’è stata un’ampia discussione sulla possibilità di retrodatare la morte cerebrale, di poche ore soltanto, in modo da garantire l’espianto degli organi e il successivo trapianto per chi ne avesse la necessità. Poche ore non sarebbero nulla, nell’accezione individualistica della morte, e permetterebbero di salvare parecchie vite. Ma c’è un ma: si teme che in questo modo ci sarebbero sempre meno donatori per trapianto, perché questi ultimi si aggrappano alla speranza di guarire (miracolosamente) anche negli ultimi istanti di pre-morte. Così, tra la volontà di guarire malati tramite trapianto e il diritto di godere le ultime ore di vita, il legislatore ha privilegiato quest’ultimo diritto. Come? Attraverso una mediazione. È crudele, ma non vi si può sottrarre. Lo stesso criterio vale per il testamento biologico, ma stranamente i “principi non negoziabili” di qualche benpensante valgono solo per il sondino (nutrimento artificiale). Una mediazione. La cultura è sempre mediata, mai imposta. Quindi l’inizio e la fine della vita sono sempre frutto di un confronto, più o meno pacato. La posizione del Vaticano è una semplice opinione lobbista, pari a quella femminile che vuole difendere l’autonomia del corpo della donna. In questi giorni si sono celebrate alcune giornate per la memoria, la Shoah e le foibe. E gli eventi passati e recenti nelle dittature religiose, come il medioevo cristiano o il fondamentalismo islamico? C’è un filo comune tra tutti questi percorsi storici: la dittatura dell’etica, che può essere la sacralità della famiglia o la lotta al peccato, l’emancipazione proletaria o l’eroismo nazionalista. Ciò pone in risalto il pericolo insito nelle discussioni filosofiche sulla bio-etica e sull’eccesso di bene. Le giornate della memoria ricordano il Male Assoluto, persecuzioni e stermini, ma pochi sottolineano che la giustificazione data dai tiranni è il Bene Assoluto, un bene così grande che non può non essere imposto a scapito della libertà. Come non evidenziare il parallelismo con gli attuali appelli ai principi non negoziabili, tutela della vita nascente e accanimento terapeutico? Questi valori, quando sono negoziati, non perdono validità, ma nessun fondamentalista cristiano lo ammetterebbe. 1984 - BIOETICA, CHI HA PAURA DEL DIALOGO - DI MAURIZIO MORI da: l’Unità di sabato 19 febbraio 2011 La lunga lettera di De Nigris a l’Unità è importante perché riconosce che la «Giornata degli stati vegetativi» indetta dal governo è stata un fallimento. Usare il 9 febbraio, giorno della scomparsa di Eluana, come traino per sensibilizzare l’opinione pubblica non ha pagato. De Nigris riconosce anche che la scelta della data «può essere stata infelice». Qui il discorso si fa ancora più interessante, perché – come già rilevato da Luca Landò nella sua risposta – De Nigris è stato tra i suggeritori della Giornata in quella data, almeno a dire del sottosegretario Roccella. Non importa sapere se sul tema abbia cambiato idea o ci sia stato un fraintendimento. De Nigris ha ora una ottima occasione per raggiungere l’obiettivo che gli sta a cuore di «pacificare gli animi»: chieda pubblicamente al governo di cambiare la data, unendosi così al coro delle tante associazioni laiche come la Consulta di Bioetica, di autorevoli esponenti del mondo cattolico come Adriano Pessina e del volontariato, come Pietro Barbieri, presidente 23 della Fish (Federazione italiana sostegno handicap, la maggiore associazione di volontariato del settore). De Nigris accusa anche la stampa di aver calato la saracinesca del silenzio sulla Giornata: «Nessun giornale (a parte Avvenire) ha pubblicato un resoconto su quel dibattito», lasciando credere che la «materia sia soltanto una questione di parte». Fa bene a riconoscere che Avvenire è «di parte», ma non perché è della Cei, bensì perché, come la vecchia Pravda, presenta solo la «linea ufficiale» e non le svariate voci presenti nel mondo cattolico: sul tema ha silenziato le voci «dissidenti» dei già citati Pessina e Barbieri, per dare grande rilievo solo a quella di De Nigris. La fonte dell’elogio di quel tipo d’informazione «di parte» sembra poco congrua. Ma poco sostenibile è anche l’accusa al «sistema mediatico» che avrebbe «bucato» la notizia costituita dalla presenza in Italia di famosi scienziati. Dove sta la «notizia»? Nell’ultimo anno quegli scienziati sono già venuti altre volte e non c’è nulla di nuovo: per il resto le solite cose a senso unico. La «notizia» ci sarebbe stata se la Giornata avesse previsto un reale dibattito tra posizioni diverse. Cancellato il pluralismo etico, la stampa libera non aveva nulla da segnalare. Una proposta: De Nigris chieda al governo anche di aprire un tavolo paritario con le diverse posizioni per un confronto. Forse si riuscirebbe davvero a sensibilizzare sul tema come da tutti sperato, a pacificare gli animi e anche a trovare soluzioni condivise. Altrimenti si fa solo del trito vittimismo che ha un solo pregio: certificare il fallimento della prima Giornata degli stati vegetativi, che è stata la «Giornata del silenzio» come voleva Beppino Englaro. 1985 - UNA PILLOLA SCONOSCIUTA - DI UMBERTO VERONESI da: la Repubblica di sabato 19 febbraio 2011 La pillola è il male. Tutta la contraccezione è il male. O, nel migliore dei casi, è tabù. E così le donne sono state tradite. Le ragazze che si affacciano alla sessualità e le adulte che hanno vissuto la cosiddetta rivoluzione sessuale non sanno che la pillola non ha nessuna controindicazione per la loro salute, che non aumenta il rischio di tumore del seno, e ignorano che le protegge dall´altro temibile tumore femminile, quello dell´ovaio. Nessuno ha detto loro che la pillola anticoncezionale è lo strumento in assoluto più efficace che hanno a disposizione per evitare questa malattia, che colpisce quasi cinquemila donne ogni anno in Italia, con una mortalità ancora elevata. Eppure è dimostrato che il rischio si riduce del 60% non solo durante l´assunzione, ma anche anni dopo la sospensione. So per esperienza che se le donne sono informate e consapevoli di un progresso scientifico - e non solo medico che protegge la loro vita e quella della loro figlie, lotteranno per averlo, e lo otterranno. Se dunque dopo cinquant´anni dall´arrivo della pillola solo una minoranza ne fa uso, significa che le donne sono state mal informate o non informate. La pillola in Italia è stata ostracizzata. L´hanno fatto i misogeni, perché la pillola è uno strumento offerto dalla scienza alla donna per sottrarsi ad un asservimento millenario al maschio. Permettendo di scindere il rapporto sessuale dalla procreazione, ne ha valorizzato i ruoli, al di là di quello materno. La contraccezione permette ad ogni donna di scegliere liberamente di amare un uomo, e fino a che punto amarlo, e di decidere insieme a lui - dunque come sua pari - se avere un figlio oppure no. Ma, oltre all´aspetto di pensiero, la pillola ha una funzione di tutela della salute, che è passato sotto silenzio, o quasi, e per questo dico che le donne sono state tradite. La stessa legge 194, nata per "garantire il diritto alla procreazione cosciente e responsabile", è stata in parte tradita. Il suo obiettivo era ridurre gli aborti clandestini (che sono un grave pericolo per la salute, oltre che un dramma per la psiche ), spostando l´obiettivo da una cultura punitiva ad 24 una cultura preventiva. I fatti ci hanno dato ragione perché il numero di aborti, dalla sua introduzione nel 1978, è drasticamente diminuito. Ma in realtà quella legge non è stata applicata nella sua totalità. Il punto chiave che impegna Stato, Regioni e enti locali a sviluppare servizi, informazione ed educazione per la prevenzione dell´aborto, di fatto è pressoché inapplicato. La 194 va allora ripresa in mano. Occorre potenziare subito la diffusione dell´educazione sessuale e della conoscenza dei metodi anticoncezionali nelle scuole, nel rispetto della multiconfessionalità e multietnicità della comunità attuale. La pillola va favorita, le sue proprietà anticancro vanno ben spiegate, e il preservativo, che difende da molte malattie veneree e infettive, deve essere considerato un elemento integrante del rituale del rapporto sessuale e un segno di rispetto e di amore nelle coppia, soprattutto se occasionale. Ci vuole conoscenza, coscienza e responsabilità , soprattutto da parte di noi uomini. Siamo ancora in tempo. 1986 - L’INCONTRO SEGRETO TRA BERTONE E IL CAV. - DI ETTORE COLOMBO Da: il Riformista di sabato 19 febbraio 2011 La cerimonia per i Patti Lateranensi di venerdì è stata preceduta da un incontro riservato tra Silvio Berlusconi e Tarcisio Bertone che ha chiesto garanzie su “fine vita” e soldi alle scuole cattoliche. Rapida approvazione della legge sul testamento biologico, il ddl Calabrò già approvato al Senato in prima lettura ora alla Camera. Soldi, e non pochi, messi a disposizione delle scuole cattoliche o “scuole paritarie”. Rapida risoluzione di uno spiacevole contenzioso tra l’Università Cattolica di Roma, il famoso Policlinico Gemelli, e la Regione Lazio, con il suo pieno coinvolgimento. Rassicurazioni sul fatto che la nuova giurisprudenza, avallata dalla Corte di Cassazione, sulle adozioni ai single non diventerà mai legge dello Stato e chiarimenti su quella legge sul crocefisso che la Ue vorrebbe approvare e cui l’Italia è contraria. Il retroscena del retroscena dell’incontro – in teoria formale, normalissimo – che si è tenuto l’altro giorno, venerdì 18 febbraio, a Villa Borromeo per la celebrazione dei Patti Lateranensi tra Italia e Santa Sede, sta tutto in un colloquio, breve ma succoso, avvenuto tra le delegazioni di due Stati, quello italiano e quello del Vaticano. Prima delle foto opportunity e prima, soprattutto, dell’arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - a sua volta ben soddisfatto dal pieno coinvolgimento che la Chiesa ha assicurato ai festeggiamenti del 17 marzo, con tanto di presenza del Papa - la delegazione italiana, che era guidata da Silvio Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta e dai ministri Giulio Tremonti (che gode del massimo dei favori, dentro le mura vaticane) e Angelino Alfano, si è molto cordialmente intrattenuta con quella papalina, formata dal segretario di Stato, Tarciso Bertone, e dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, più alcuni cardinali di peso, in Vaticano. E se è vero che il cardinale Bagnasco – il quale, fanno notare ambienti vicini alla Cei, «deve tener conto della consistente ala progressista che ha chiesto prese di posizioni molto esplicite, sul caso Ruby, in direzione antiberlusconiana» - era visibilmente imbarazzato, a dover sedere accanto al premier, al punto da aver voluto precisare, ieri, che quello con Berlusconi «è stato un incontro istituzionale, di prassi, nella norma dell’incontro e del rapporto tra le istituzioni», non foss’altro perché il premier aveva subito esultato («l’incontro è andato benissimo») e perché il punctum dolens della vicenda Ruby continua a pesare, eccome, nella Chiesa («la fedeltà è un valore a tutti i livelli, anche in politica», ha sottolineato Bagnasco), resta in piedi la notizia di un fatto non da poco, quello dell’incontro “segreto”, sottaciuto anche 25 dal quotidiano dei vescovi, Avvenire, che ha dedicato all’evento un freddo resoconto, a pagina 10. «Il Vaticano, inteso come Segreteria di Stato – ragiona, al contrario, un interlocutore costante sia di Bertone che di Bagnasco, nelle cene con i leader del mondo cattolico – bada al sodo e, al momento, alternative a questo governo non ce ne sono. Di certo non lo è Fini, che ha nominato un radicale ateo e anticlericale come Benedetto Della Vedova a capogruppo alla Camera, e non lo è Casini, troppo debole, il quale ci ha comunque fatto sapere di essere stato molto contrariato dalla nomina di Della Vedova. Tantomeno lo è il Pd, che subisce Vendola, un gay, o lancia la Bindi, che è cattolica come lo era Prodi: quei cattolici che la domenica vanno a messa, certo, ma che poi sponsorizzano leggi come i Pacs o i Dico! Per ora, al governo c’è Berlusconi». Morale. Bertone ha preso il coraggio a due mani e ha chiesto (lui, Bertone) al premier rassicurazioni precise sui temi in agenda che più stanno a cuore al Vaticano (e alla Cei): legge sul fine-vita, adozioni dei single, scuole cattoliche, crocefisso. Berlusconi le ha fornite, e subito. Del resto, Gianni Letta aveva preparato con cura l’incontro riservato che ha preceduto quello ufficiale e la presenza di Tremonti, oltre a quella del pupillo del premier, Alfano, e del ministro degli Esteri, Franco Frattini, era lì a testimoniare il massimo impegno e volontà di dialogo, da parte del governo. Sul “fine vita”, dove il dossier e l’iter parlamentare viene e verrà seguito passo passo dalla cattolicissima sottosegretaria Eugenia Roccella, su preciso mandato di Letta, la quale assicurerà che la legge verrà approvata, con piccole modifiche, da parte della Camera, entro il mese di marzo («quella legge s’ha da fare, e rapidamente», dicono in Cei), ma anche sul fronte più scivoloso, quello economico, nei confronti delle scuole cattoliche e del doppio regime fiscale in favore dei dipendenti della Città del Vaticano. In tema di legge sul biotestamento, oltre al voto, già sicuro, del Pdl come dell’Udc, gli esponenti del mondo cattolico sperano si facciano sentire pure i cattolici del Pd: «Mi auguro – dice il presidente del Mcl Carlo Costalli – che anche popolari come Fioroni e altri votino una legge per noi cruciale su cui serve un’ampia maggioranza». 1987 - L’ULTIMA BATTAGLIA SUL TESTAMENTO BIOLOGICO - DI STEFANO RODOTA’ da: www.repubblica.it di lunedì 21 febbraio 2011 Il rischio del "dispotismo etico", evocato a sproposito per inveire contro chi opera perché sia ricostruito quel minimo di moralità pubblica inscindibile dalla democrazia, si è già materializzato alla Camera dei deputati, dove è in corso la discussione sul progetto di legge che disciplina le modalità da seguire se si vogliono dare "indicazioni" per il tempo della fine della vita, ispirato non al principio di libertà, ma a quello di autorità. Se questa legge venisse approvata, ciascuno di noi perderebbe il diritto fondamentale ad autodeterminarsi, verrebbe espropriato del potere di governare liberamente la propria vita. Una politica incapace di guardare ai problemi veri della società si fa di colpo prepotente, si dichiara padrona dei corpi delle persone, pretende di impadronirsi davvero delle "vite degli altri". Questo è il pezzo forte dell´ "agenda etica" del governo, rilanciata con evidenti finalità strumentali. Il presidente del Consiglio dichiara che «su temi etici e scuole cattoliche terrà conto delle indicazioni della gerarchia ecclesiastica», trasformando in offerta sacrificale i diritti dei cittadini, incurante di quel che dice la Costituzione. Dichiarazione ancor più inquietante perché seguita dall´intenzione di riformare la Corte costituzionale, che di quei diritti è custode. «La biopolitica è oggettivamente all´ordine del giorno» aveva detto un ministro tra i più impegnati su questo fronte, usando un termine, biopolitica, che descrive proprio il modo in cui il potere si fa governo dell´esistenza delle persone, sottomettendole, espropriandole della loro libertà. Un progetto autoritario, destinato a creare scontri su un terreno dove il rispetto delle 26 scelte della persona dovrebbe essere massimo, dove la regola giuridica dovrebbe essere libera da ipoteche ideologiche. Già l´aver usato una espressione come "agenda etica" è inquietante, perché rivela la volontà di imporre un´etica di Stato. Alla quale, però, sarebbe sbagliato contrapporre un´altra e opposta agenda etica. Deve essere invece ricordato quale sia il corretto "percorso costituzionale" da seguire, che è esattamente l´opposto di quel che prevede il progetto di legge attualmente in discussione, che riesce ad essere, al tempo stesso, ingannevole e autoritario. È ingannevole perché il suo titolo – che si richiama al consenso informato, all´alleanza terapeutica tra medico e paziente, alla rilevanza delle dichiarazioni fatte dalla persona per decidere sul come morire – è clamorosamente contraddetto dal contenuto delle singole norme. Il consenso della persona è sostanzialmente vanificato, perché le sue dichiarazioni non hanno valore vincolante e non possono riguardare questioni essenziali come quelle dell´alimentazione e dell´idratazione forzata, alle quali nessuno e in nessuna situazione potrebbe rinunciare. L´alleanza terapeutica si risolve nello spostamento del potere della decisione tutto nella direzione del medico. Le "dichiarazioni anticipate di trattamento" sono vere macchine inutili, frutto di un delirio burocratico che impone faticose procedure alla fine delle quali vi è il nulla, visto che sono prive di ogni forza vincolante. Non siamo soltanto di fronte ad una "legge truffa", ma all´abbandono del lungo cammino che, partito dalle esperienze tragiche delle tirannie del Novecento che si erano violentemente impadronite dei corpi delle persone, era approdato all´affermazione netta della essenzialità del consenso dell´interessato. La persona, considerata prima come oggetto del potere politico e sottomessa alla volontà del medico, trovava così la sua libertà, la sua pienezza di "soggetto morale". Non è un caso che la prima dichiarazione dei diritti del nuovo millennio, la Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, abbia voluto affermare, insieme, l´inviolabilità della dignità della persona e il rispetto del suo consenso libero e informato. La riconsegna della persona e del suo corpo al potere politico e al potere medico, che sarebbe l´esito vero dell´approvazione del progetto di legge, è fondata su due affermazioni ideologiche. La prima: l´essere la vita "indisponibile", mentre è vero l´opposto, come dimostra l´ormai consolidato diritto al rifiuto e alla sospensione delle cure, che da tempo le persone già esercitano anche quando sono ben consapevoli che ciò può determinare la loro morte. La seconda: il divieto di rinunciare all´alimentazione e all´idratazione forzata, che le società scientifiche di tutto il mondo considerano trattamenti sanitari, ai quali dunque devono essere applicate le stesse regole generali. Proprio il voler trasformare queste affermazioni ideologiche e antiscientifiche in norme vincolanti tradisce l´intento autoritario della legge, l´inammissibile imposizione di un "obbligo di vivere". Il "percorso costituzionale", allora. Che è netto, lineare. Nella sentenza n. 438 del 2008 la Corte costituzionale ha detto esplicitamente che esiste un diritto fondamentale all´autodeterminazione, congiunto all´altrettanto fondamentale diritto alla salute. Inoltre, nel 2002 e nel 2009 la Corte, come essa stessa scrive, «ha ripetutamente posto l´accento sui limiti che alla discrezionalità legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l´arte medica; sicché, in materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve essere l´autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». Le pretese del legislatore-scienziato, che vuol definire che cosa sia un trattamento terapeutico, e del legislatore-medico, che vuol stabilire se e come curare, vengono esplicitamente dichiarate illegittime. Più in generale, la Corte con la sentenza n. 471 del 1990 ha ribadito «il valore costituzionale dell´inviolabilità della persona costruito come libertà», che comprende «il potere della persona di disporre del proprio corpo». 27 E ricordiamo soprattutto le parole che chiudono l´art. 32 sul diritto alla salute: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». È una delle dichiarazioni più forti della nostra Costituzione, una sorta di nuovo habeas corpus, con il quale il moderno sovrano, l´Assemblea costituente, promette ai cittadini che non "metterà la mano" su di loro, sulla loro vita. Nessuna volontà esterna, fosse pure quella coralmente espressa da tutti i cittadini o da un Parlamento unanime, può prendere il posto di quella dell´interessato. Il testo in discussione, dunque, è destinato ad essere dichiarato incostituzionale nei suoi punti essenziali, com´è già è accaduto all´altrettanto ideologica legge sulla procreazione assistita. Tre domande finali. Perché la Chiesa italiana non ha assunto un atteggiamento analogo a quello delle Conferenze episcopali tedesca e spagnola che hanno dato il loro contributo all´approvazione di ragionevoli leggi sul testamento biologico? Perché al di qua delle Alpi questioni che altrove alimentano una grande discussione civile, diventano indiscutibili questioni di fede? Perché una maggioranza malata di "sondaggite" non tiene conto delle rilevazioni di Eurispes, che ancora di recente hanno confermato che il 77% degli italiani è favorevole al diritto di decidere liberamente sulla fine della vita? 1988 - LA RAGIONE DEL CUORE - DI CLAUDIA FANTI da: www.adistaonline.it di martedì 22 febbraio 2011 Che sia un tempo di emergenza planetaria non esiste più alcun dubbio: «Le principali strutture fisico-chimiche che danno forma al pianeta consentendo la vita in tutte le sue manifestazioni – scrive nel suo intervento Juan Antonio Mejía Guerra – stanno subendo drastici cambiamenti, dovuti fondamentalmente, e per la prima volta, alle azioni umane». Così, analizzando punto per punto le questioni dello squilibrio dei sistemi geomorfologici, dell’alterazione delle rotte dei venti, dell’acidificazione degli oceani, del riscaldamento delle acque e dello scioglimento dei ghiacciai, dell’esaurimento delle risorse marine, della deforestazione, dell’avanzata dei deserti e della povertà di un crescente numero di persone nel mondo, Mejía Guerra traccia un quadro spaventoso della malattia del pianeta. E, come se non bastasse, gli esseri umani, non contenti di aver inquinato la Terra, hanno trasformato in una discarica anche lo spazio cosmico circostante: malgrado il pericolo che i rifiuti spaziali (compresi 1.300 chilogrammi di materiale radioattivo) rappresentano per l’umanità, la contaminazione cresce a un ritmo del 5% l’anno. Non a caso, secondo uno studio condotto da un’équipe di scienziati di diversi centri di ricerca e università dell’Europa sui nove limiti del «campo di gioco planetario» entro cui l’umanità deve circoscrivere la propria azione per evitare la catastrofe (cambiamento climatico, alterazioni del ciclo globale dell’azoto, perdita della biodiversità, acidificazione degli oceani, assottigliamento della fascia di ozono, consumo d’acqua dolce, cambiamenti nel sistema d’uso della terra, concentrazione di aerosoli nell’atmosfera e contaminazione chimica), l’umanità ha già oltrepassato i primi tre, avviandosi a violarne altri (essendo tali limiti fortemente interconnessi, la trasgressione di uno può compromettere la stabilità di tutti gli altri). Ma se tutto ciò è frutto di una determinata concezione della realtà, del modello di comprensione proprio del mondo moderno, la salvezza, per l’umanità, potrà venire solo da un nuovo paradigma, il paradigma ecologico, tale da scardinare l’antica visione - sottolinea Afonso Tadeu Murad - attraverso tre vie: il superamento dell’antropocentrismo, con cui l’essere umano non si troverà più al centro, ma «insieme agli altri esseri, in cerca di comunione», figlio della stessa Terra «nella sua espressione di coscienza, di libertà e di amore»; una revisione della categoria di soggettività propria della modernità, a partire dai principi della diversità e dell’interdipendenza (i processi evolutivi del nostro pianeta indicano 28 come non siano stati i più forti a sopravvivere, ma quelli che maggiormente hanno stabilito relazioni di cooperazione e di interdipendenza); la messa in discussione della forma dominante di elaborazione della conoscenza, attraverso la valorizzazione, accanto all’utilizzo della ragione strumentale della scienza moderna, della ragione simbolica e cordiale (del cuore). Ed è proprio alla ragione del cuore che si richiama la proposta, da parte di Leonardo Boff, di «un’etica della cura», come via che l’umanità è chiamata a percorrere in quella nuova tappa della storia che alcuni hanno chiamato era ecozoica o planetaria. Un’era, come spiega lo stesso Boff in un altro suo articolo (“Una speranza: l’era dell’ecozoico”), in cui l’universo viene compreso come «un insieme delle reti di relazione di tutti con tutti», all’interno del quale le attività umane si armonizzino «con le altre forze operanti in tutto il pianeta e nell’universo, in modo da raggiungere un equilibrio creativo e garantire un futuro comune». 1989 - TESTAMENTO BIOLOGICO, SI TORNA AL NAZISMO? DI FEDERICO ORLANDO da: Europa di mercoledì 23 febbraio 2011 Cara Europa, lunedì sera, informati casualmente, abbiamo avuto la fortuna di assistere al Teatro Umberto di via della Mercede alla rappresentazione di “Le regioni del cuore”, dramma di Beppino Englaro costretto dalle bande politiche che ci governano a veder vivere morta la figlia Eluana; e poi, il 9 febbraio scorso, dover assistere alla “Giornata degli stati vegetativi”, istituita dal governo su consiglio viperino della sottosegretaria Roccella, proprio nella ricorrenza dell’intervento dei magistrati che posero fine alla tortura di Eluana. Oltre a Beppe, che ha protestato restando in silenzio sul palco, ha recitato il senatore prof. Ignazio Marino, da due legislature difensore dei diritti della persona nella medicina, e invano autore di leggi liberali e intese fra culture diverse. Egli ha interpretato un malato terminale che parla d’amore. Voi credete che il messaggio arriverà ai nostri bacchettoni ideologici, che vogliono tornare, come i Gheddafi e gli Ahmadinejad, ad essere padroni anche dei nostri corpi? Mario e Anna Di Rita, Roma Risponde Federico Orlando Non credo proprio, cari amici. Come ha scritto Stefano Rodotà, uno dei più rigorosi giuristi italiani, con la legge sul testamento biologico voluta da Giovanardi e osannata da Sacconi, Roccella, Quagliariello, Mantovano e altro sacrestanume clerico-radicalsocialista, navighiamo fra insidie naziste. Vi consiglio di procurarvi l’articolo che Rodotà ha pubblicato su Repubblica lunedì, di vedere l’appello di oltre cento intellettuali per fermare questa legge truffa. Soffermatevi su questo punto chiave: «La riconsegna della persona e del suo corpo al potere politico e al potere medico, che sarebbe l’esito vero dell’approvazione del progetto di legge, è fondata su due affermazioni ideologiche. La prima è che la vita è “indisponibile”, mentre è vero l’opposto, come dimostra il consolidato rifiuto alle cure. La seconda: il divieto di rinunciare all’alimentazione e all’idratazione forzata, che le società scientifiche di tutte il mondo considerano trattamenti sanitari e ai quali devono dunque essere applicate le stesse regole generali» (cioè quelle della Costituzione: «Nessun può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà». Capite perché i lanzichenecchi al governo vogliono distruggere questa Costituzione?). «Proprio questo voler trasformare affermazioni ideologiche e antiscientifiche in norme vincolanti, tradisce l’intento autoritario della legge, l’inammissibile imposizione di un “obbligo di vivere”». È questa l’“agenda etica” del nuovo stato etico, padre della medicina nazista, che si impadronisce del corpo delle persone. Non crediate che il rinvio della legge, previsto per oggi e slittato a marzo, sia dovuto a ripensamenti democratici. Questi fondamentalisti islamici non hanno altra etica fuori del loro 29 protervo dogmatismo, altra missione che imporre agli altri le loro credenze. Ci sono state complicazioni sui tempi di approvazione del decreto “milleproroghe”, sicché è stato necessario spostare la calendarizzazione del testamento biologico, che, come ha detto Marino, «è solo una legge strumentale, che non guarda all’interesse del paese, ma serve a rafforzare una maggioranza traballante, con un premier sommerso da scandali internazionali». Non è mancato qualche tentativo di parlamentari ragionevoli del Pdl di emendare il testo dei satanassi, già riscritto due anni fa in commissione sanità e disconosciuto, ma sono stati nuovamente respinti con furia, accusati di collaborazionismo col nemico. Nelle steppe cimbroteutoniche si ragiona così. In ogni caso, anche se con sacrificio (come sempre) di chi pagherà di persona, la provocazione del governo e della sua maggioranza è tutta legna da ardere per il fuoco della rivolta, che da Tunisi al Cairo a Bengasi a Tripoli sta girando attorno a Roma. 1990 - PD A RISCHIO: SPACCATURA TRA LAICI E CATTOLICI - DI LUCA SIMONI da: www.ilvelino.it di giovedì 24 febbraio 2011 Dopo l'immunità, ecco il testamento biologico. Per il PD di Pierluigi Bersani è in arrivo una nuova gatta da pelare, che rischia di spaccare in due il partito. Da una parte gli ex cattolici del PPI, schierati in difesa della vita come predica la Chiesa, dall'altra gli ex comunisti e i laici anticlericali. Ed è su questa ennesima divisione interna al PD che Pierferdinando Casini sta puntando per guadagnare nuove adesioni al suo progetto politico di Terzo polo non tanto nell'immediato, ma in prospettiva, quando arriveranno le elezioni politiche. Per ora, infatti, Casini avrebbe garantito a Bersani che l'UDC non aprirà le porte ad altri transfughi del PD. Ma tra un anno o due, se le incomprensioni tra i cattolici e i laici del PD non troveranno una soluzione, nessuno può escludere un profondo rimescolamento delle carte. Dall'inizio della legislatura ad oggi, i transfughi del PD verso altri gruppi sono già stati 23. Un'emorragia che potrebbe riprendere, perché sul testamento biologico il partito di Bersani sta rischiando l'esplosione. Se ne è avuta la conferma ieri, quando Rosy Bindi ha riunito i cattolici ex PPI del partito per affrontare l'argomento, che sarà sottoposto alla discussione in aula a partire dal 7 marzo. Il responsabile PD del Welfare, Giuseppe Fioroni, ha detto chiaro e tondo che lui ed altri cattolici del partito non sono affatto d'accordo con la Bindi, né con quegli intellettuali d'area, come Stefano Rodotà, che sono schierati in difesa del "diritto all'autodeterminazione" sul fine vita. Una posizione che i cattolici (di tutti gli schieramenti) considerano l'anticamera della legalizzazione dell'eutanasia. Nella riunione di ieri la bellicosa Rosy ha sostenuto che "non è tempo per dubbi e titubanze, neppure per i cattolici. In questa fase politica l'obiettivo prioritario deve essere la cacciata di Berlusconi e la libertà di coscienza è un lusso che il PD non si può permettere". In soldoni: se la maggioranza di governo e l'UDC sostengono una legge sul testamento biologico che difende la vita dalla nascita alla morte e vieta in ogni forma l'eutanasia, fino a vietare che il singolo individuo possa rifiutare le cure mediche necessarie per la vita artificiale, il PD deve votare contro. Il che è già accaduto ieri in commissione Giustizia alla Camera, dove il partito di Bersani è stato l'unico a non ratificare il parere di compromesso proposto dalla relatrice Giulia Bongiorno, e accettato praticamente da tutti, salvo appunto il PD. Per Fioroni la scelta del PD e di Rosy Bindi è inaccettabile: "Per i cattolici ci sono alcuni valori non negoziabili, e la libertà di coscienza non può essere un punto d'arrivo, ma di partenza", ha detto. È il preannuncio di una spaccatura, poiché è ormai certo che i cattolici del PD non voteranno come il resto del partito su questo tema, ma proporranno dei testi autonomi, sui quali chiederanno addirittura la convergenza dei cattolici presenti negli altri schieramenti, non 30 solo nell'UDC e nell'API di Francesco Rutelli, ma anche nel centrodestra. Quanto al FLI, l'on. Bongiorno ha fatto sapere che Fini lascerà libertà di coscienza ai suoi. Salvo compromessi dell'ultima ora, i pronostici sono tutti per una spaccatura inevitabile del PD sul testamento biologico. Un cambiamento di scenario radicale rispetto a pochi giorni fa, quando ad essere in discussione era la tenuta della maggioranza di centrodestra, che proprio per ricompattarsi dopo le traversie del caso Ruby e la defezione del FLI, rivelatasi un fiasco, ha deciso di portare in Parlamento questa legge su un tema etico, di forte presa sui cattolici. Se ne avvantaggerà di certo Berlusconi (soprattutto nei rapporti con la Chiesa), ma anche Casini avrà modo di trarne un sostanziale profitto politico. Non per l'immediato, ma per consolidare la tela che sta tessendo con calma per il dopo Berlusconi, chiamando a raccolta cattolici e moderati di tutti gli schieramenti. 1991 - ITALIA CATTOLICA E CORROTTA - DI MARCELLO VIGLI da: www.italialaica.it di giovedì 24 febbraio 2011 Il tradizionale ricevimento per ricordare il 18 febbraio – data infausta della firma degli Accordi di Palazzo Madama, aggiornamento craxiano dei mussoliniani Patti lateranensi – si è svolto regolarmente nella sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, nonostante lo scandalo del Rubygate. Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il presidente della Cei Angelo Bagnasco e il cardinale Attilio Nicora, amministratore del patrimonio della Santa Sede, hanno incontrato senza freddezza e imbarazzo Berlusconi, reduce dall’ennesima avventura a luci rosse che riempie le pagine dei giornali italiani ed esteri. Il vertice è filato liscio, senza imprevisti, ma il giorno dopo, il cardinale Bagnasco ha sentito la necessità di dichiarare che si è trattato di “un incontro istituzionale, di prassi, che ha il suo valore simbolico e anche un valore contenutistico sostanziale, quindi nella norma dei rapporti tra le istituzioni”, per aver ignorato l’appello a disertarlo lanciato da più parti dalla Comunità ecclesiale. Il settimanale diocesano di Brescia, La Voce del Popolo, pubblicando una letteraappello “Cardinale, non incontri il premier” lo aveva motivato ricordando che la situazione morale e politica, i dubbi (poco dubbi per la verità) sulla moralità e il rispetto della legge della nostra classe politica impongono scelte coraggiose da parte di chi dovrebbe guidare i fedeli. Un analogo giudizio avevano espresso molti degli altri giornali diocesani, col placet dei vescovi, nei commenti alla grande mobilitazione delle donne del 13 febbraio. Il Nostro Tempo di Torino ha elogiato l’intervento di suor Eugenia Bonetti al palco di piazza del Popolo: Nelle parole di una suora il senso di un grande basta!Questo “basta” le gerarchie, vaticana e italiana, non intendono dirlo. Mentre, infatti, Bertone ha parlato con il presidente della Repubblica delle celebrazioni dei 150 anni dell’italia unita e della beatificazione di Giovanni Paolo II, Bagnasco e Nicora hanno ricordato alla delegazione governativa – con Berlusconi c’erano i ministri Frattini, Alfano, Tremonti e il sottosegretario Letta – gli interessi in campo. Hanno chiesto conferme sulla presenza di cappellani negli ospedali e nelle carceri, sul sostegno alle famiglie, sui finanziamenti alle scuole confessionali diventate paritarie e sulla doppia imposizione fiscale dei dipendenti vaticani ricevendo ampie assicurazioni. Più attesa era, però, la rassicurazione sulla discussione alla Camera dei deputati, calendarizzata per marzo, dal Ddl Calabrò, Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento, già approvato dal Senato da oltre un anno. A due anni dalla morte di Eluana Englaro in assenza di una normativa a riguardo rimane, infatti, valida la sentenza della Cassazione che ha consentito al padre Peppino di mettere fine alle sofferenze della figlia, interrompendo alimentazione e idratazione forzate. Nel frattempo aumentano 31 Coloro che rivendicano la libertà di decidere di “staccare la spina” quando la vita non è più vita. Forte, quindi, è nella gerarchia ecclesiastica il timore che prevalgano i tradizionali oppositori alla legge in nome dell’articolo 32 della Costituzione: Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Lo stesso Giuliano Ferrara, che organizzò una simbolica raccolta di bottiglie d’acqua sul sagrato del Duomo di Milano per contestare la “morte per sentenza” di Eluana, scrive in un editoriale di prima pagina intitolato “Una legge che non si fa amare”, che la legge in discussione è “lastricata di buone intenzioni”, ma “sbagliata irrimediabilmente”. È in sé pasticciata e contraddittoria una legge in cui si dice al cittadino: fa’ pure testamento, ma sappi che non sarà vincolante, e che su due punti cruciali come l’idratazione e la nutrizione artificiale di persone in stato vegetativo, la tua volontà non può essere ascoltata. Giunge ad invitare i vescovi italiani di non farsi intrappolare in un meccanismo che domani potrebbe travolgere anche le loro buone intenzioni, ma non rinuncia ad attaccare duramente i “neopuritani del Palasharp”, che combattono la legge per motivi da lui non condivisi. Non è certo se i vescovi ascolteranno questo consiglio di Giuliano Ferrara, che avevano lasciato solo a portare avanti la lista degli antiabortisti nell’ultima campagna elettorale, è certo, invece, che continueranno a battersi per difendere i privilegi e per affermare i “valori non negoziabili”. Se lo ascoltassero e decidessero di rinunciare ad opporsi alla libertà di decidere sul fine vita, avrebbero, però, un altro campo in cui il loro intervento, pur sempre discutibile, sarebbe almeno utile al Paese. Potrebbero cogliere l’occasione offerta dall’impressionante denuncia della dilagante corruzione nella Pubblica amministrazione, pronunciata dalla Corte dei Conti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, per iniziare una campagna, in nome della morale cattolica, contro chi infrange norme e criteri di buona amministrazione. Forse la loro condanna suonerebbe ipocrita, perché inficiata dal ricordo dei tanti intrallazzi in cui sono implicati anche ecclesiastici, magari responsabili di un Dicastero vaticano come il cardinale Sepe, ma indicherebbe un’inversione di tendenza: finalmente un “reato” diventerebbe anche “peccato” e non viceversa. 1992 - LA CONSULTA DI BIOETICA CONTRO L’OBIEZIONE DI COSCIENZA Comunicato stampa – Milano, 26 febbraio 2011 È desolante l’inconsistenza di argomentazioni con cui alcuni membri del Comitato Nazionale di Bioetica si ostinano a difendere un presunto diritto astruso e inconsistente quale quello all’obiezione di coscienza dei farmacisti per la vendita della pillola del giorno dopo. Come se non bastassero tutti i disagi e le violazioni dei diritti delle donne già causati dal massiccio ricorso all’obiezione da parte dei medici! Per non parlare dell’ipocrisia con cui si cerca di equiparare la funzione e l’autorevolezza dei farmacisti a quella dei medici con il solo scopo di difendere ideologie tanto care agli ambienti conservatori! L’unico “argomento” per questa presa di posizione che ritroviamo nella nota del CNB in merito all’obiezione di coscienza dei farmacisti emessa ieri è l’appello ai riferimenti giuridici già esistenti. Ma non abbiamo certo bisogno di un Comitato che ci racconti quello che già la legge prevede! Ci si appella alla legge come se fosse la Sacra Scrittura, non riuscendo o non volendo capire che il problema è appunto dare (se mai ci sono) buoni argomenti a sostegno di una legge che difende a oltranza la pretesa di alcune persone di far prevalere la propria visione del mondo sulla libertà altrui. 32 E il fatto che simili argomenti non si trovino nel documento del CNB è ulteriore conferma di quanto questa difesa cocciuta e bigotta dell’obiezione di coscienza sia inaccettabile da un punto di vista di etica pubblica! La Consulta di Bioetica condanna questa totale mancanza di laicità e di ragionevolezza da parte di quei membri del Comitato che si ostinano a volere imporre alla società tutta visioni del mondo personali che, in uno Stato laico, non possono essere legittime quando limitano le libere scelte altrui! Il fatto che questa elementare idea di laicità non sia condivisa da alcuni membri del CNB dimostra una volta di più come il nostro Paese sia ben lontano dall’essere uno Stato laico. Per la Consulta di Bioetica: Alberto Giubilini NB. Sull’argomento la Consulta di bioetica di Pisa, sottolineato che la posizione del CNB ha lo scopo di sottomettere la libera scelta delle donne ai pregiudizi antiscientifici e al fondamentalismo religioso spacciati per nobili motivi di coscienza, ha espresso l’auspicio che il CNB cominci a regolamentare il 'regime' della obiezione di coscienza là dove esso viene esercitato, cioè nei reparti di ostetricia e ginecologia dove una percentuale altissima di obiettori (con punte al Sud dell'85%!) rende quasi impraticabile alle donne l'esercizio del diritto alla interruzione di gravidanza e alla salute riproduttiva. 1993 - COSTITUITO IL CLN: LE PRIME INIZIATIVE A cura di Erica Bacca, del Direttivo di LiberaUscita, sezione di Modena Lo scorso 29 gennaio si è tenuto a Modena quello che potremmo definire l’inizio di una nuova forma di “resistenza laica”. L’occasione è stata la riunione di molteplici associazioni promossa da sigle che da lungo tempo si battono con tenacia per la difesa dei valori della laicità e della libertà di autodeterminazione: la Consulta di Bioetica (rappresentata da Maurizio Mori), l’associazione LiberaUscita (Maria Laura Cattinari) e l’associazione Per Eluana (Cinzia Gori). L’invito è stato raccolto da vari esponenti dei movimenti laici italiani, diversi per storia ed estrazione ma accomunati da solidi valori condivisi: associazione Luca Coscioni (rappresentata da Mina Welby, Roma), associazione Liberi di Decidere (Mariella Orsi, Firenze), Rete Laica (Maurizio Cecconi, Bologna), UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Roberto Grendene, Roma), rivista online LucidaMente (Rino Tripodi, Bologna), Iniziativa Laica (Giorgio Salsi, Reggio Emilia), Comitato Laici Trentini per i Diritti Civili (Domenico Di Mattia, Trento), associazione Democrazia Laica (Nino Bemporad, Roma), Consulta torinese per la Laicità delle Istituzioni (Tullio Monti, Torino, in rappresentanza anche del Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni), Comitato AltaVoce (Marina Arrivabeni, Reggio Emilia), Federazione Italiana per la Cremazione (Fabio Fuolega, Torino), ALdES, Associazione Laica di Etica Sanitaria (Roberto Lala, Torino), associazione Amici di Eleonora (Isa Ferraguti, Napoli), Forum Donne Giuriste (Maria Grazia Scacchetti). Le diciotto associazioni presenti alla riunione hanno posto le basi per la creazione di un Coordinamento Laico Nazionale, con portavoce Maurizio Cecconi e Cinzia Gori. Scopi precipui del neonato CLN sono l’avvio di un censimento delle varie realtà laiche italiane, l’instaurazione di costanti scambi informativi, la promozione di tematiche inerenti alla laicità delle istituzioni e l’armonizzazione delle singole iniziative, al fine di garantire a ciascuna di esse una maggiore visibilità ed efficacia. Il CLN, per ora composto dalle associazioni riunitesi il 29 gennaio e il cui Manifesto sarà a breve reso pubblico, è istituzionalmente aperto alla partecipazione di ogni altra associazione o movimento, nazionale o locale, che condivida i 33 valori fondanti della laicità e della libertà di autodeterminazione e che si contrapponga alle forme di assolutismo morale. Prima iniziativa concreta della quale si occuperà il Coordinamento sarà il patrocinio della prima Giornata nazionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento, evento previsto per la primavera prossima, che rappresenta l’occasione per sensibilizzare la popolazione in merito al tema del fine-vita, in modo pubblico e coeso contro il messaggio mistificatorio veicolato dall’attuale maggioranza politica (in effetti, la prima iniziativa è stata poi il sit-in del 21 febbraio davanti a Montecitorio per manifestare contro il ddl Calabrò sul testamento biologico. ndr) . La circolare interministeriale a firma dei Ministri Maroni, Sacconi e Fazio del 19 novembre 2010, che tenta, senza possibilità di successo alcuno, di destituire di validità le dichiarazioni anticipate di trattamento raccolte nei registri dei testamenti biologici, e l’irrispettosa proclamazione della Giornata nazionale degli stati vegetativi per il 9 febbraio scorso, secondo anniversario della morte di Eluana Englaro, sono solo alcune delle frequenti operazioni di disinformazione che fanno da corollario al disegno di legge Calabrò, recante “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento”. Alla luce dei recenti sviluppi pubblici e politici, obiettivi primari della Manifestazione nazionale saranno l’energica riaffermazione del diritto costituzionale alla libera autodeterminazione terapeutica e la difesa dello strumento del testamento biologico, quale migliore tramite, allo stato dell’arte, per esprimere la propria volontà in merito ai trattamenti sanitari. In previsione di tale Giornata, l’insieme delle associazioni ha dato vita ad un Comitato Promotore, che si auspica possa ampliarsi il più possibile al fine di costruire un ampio fronte di appoggio, ed ha designato un Comitato Organizzatore. Il collegio ristretto, composto da Associazione LiberaUscita, Consulta di Bioetica, Associazione Per Eluana, Associazione Luca Coscioni, UAAR, Forum Donne Giuriste e Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni, si occuperà della predisposizione e del coordinamento complessivo delle attività della Manifestazione nazionale, dalla scelta del luogo e data alla determinazione della forma di partecipazione, pubblica o riservata alle associazioni. In un Paese che ha dimostrato una sincera sensibilità al tema del fine-vita, la libertà di autodeterminazione terapeutica è, oggi, il minimo comun denominatore dell’associazionismo laico italiano e la Giornata nazionale sulle dichiarazioni anticipate di trattamento rappresenta solo la prima di una serie di iniziative di mobilitazione culturale, entro il quadro di un comune impegno per la laicità. In attesa di tale evento, le altre iniziative non si arresteranno: le proposte operative avanzate in seno alla riunione modenese sono state numerose. 1994 -NASCE IL CLN UNA BUONA NOTIZIA PER L’ITALIA- DI ALESSANDRA MAIORINO da: www.cronachelaiche.it di giovedì 17 febbraio 2011 Nello smarrimento politico, sociale e culturale che attanaglia l’Italia in questo particolare momento storico, siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori una buona notizia: nei giorni scorsi si è costituito a Modena il Coordinamento Laico Nazionale. Oltre trenta realtà, fra associazioni, fondazioni, consulte e organi di informazione hanno deciso di unirsi e dar vita ad un’organizzazione che faccia da collettore delle istanze laiche del paese. Cronache Laiche è orgoglioso di far parte di questa nuova forza sinergica, che si prefigge l’alto e necessario obiettivo di condurre con più forte slancio – più forte perché sorretto da una comune volontà – le tante, urgenti battaglie a favore dell’affermazione del principio della laicità nel nostro paese, nelle diverse e molteplici declinazioni che esso prevede. 34 Le adesioni finora confermate riguardano associazioni come LiberaUscita, Certi Diritti, la Consulta di Bioetica, FIC – Federazione Italiana per la Cremazione, Italialaica.it, Liberacittadinanza, LucidaMente, NoGod.it, Per l’Umana Stagione, UAAR e molte altre. Certi di far cosa gradita ai lettori, in fondo riportiamo l’elenco completo degli aderenti con relativi link al siti web, ove possibile. Mentre ne diamo notizia, altri soggetti ancora si aggiungono; i portavoce del CLN, Maurizio Cecconi e Cinzia Gori, hanno infatti lanciato un «sentito appello a tutte le associazioni italiane che si riconoscono nel principio della laicità ad aderire». Numerosi e sotto gli occhi di tutti sono gli attacchi che, oggi più che mai, esso subisce; altrettante e ancora più numerose sono le sfide che, insieme, il neonato Coordinamento intende affrontare: «dal principio di autoderminazione al biotestamento, dalla legge 194 alla fecondazione assistita, dall’uso dei contraccettivi alla pillola RU486, dalla necessaria riforma del diritto di famiglia alla difesa delle scuole della Repubblica». La realtà associativa italiana ha spesso sofferto di un frazionamento lesivo dell’efficacia della azioni intraprese; protagonismo, capziosità o eccessiva suscettibilità sono i malesseri che finora hanno impedito lo svilupparsi di un movimento esteso e inclusivo. Il CLN nasce per superare tali divisioni e «passare dalla difesa alla proposta». Si tratta di un passo importante, che rappresenta di per sé una notevole sfida. La società italiana è ampiamente secolarizzata; le istituzioni, di fronte a un certo gridato popular-clericalismo, hanno difficoltà nel rispecchiare da un punto di vista normativo la realtà autentica del paese. Ogni cittadino, che sia parte o meno di una data associazione, è dunque chiamato a difendere la laicità, assottigliando questo artificioso divario che ancora ostacola una sana crescita civile e sociale. 1995 - APPELLO DEL CLN ALLE ASSOCIAZIONI ITALIANE Il 29 gennaio scorso, a Modena, s'è riunito un gruppo di associazioni italiane, decise a compiere un passo in avanti verso l'unità delle forze laiche, spesso disperse. La volontà di unirsi nasce dalla constatazione che, volenti o nolenti, abbiamo davanti grandi sfide. Sfide mosse contro la laicità delle Istituzioni, attaccate su ogni fronte e su ogni tema: dal principio di autodeterminazione al biotestamento, dalla legge 194 alla fecondazione assistita, dall'uso dei contraccettivi alla pillola RU486, dalla necessaria riforma del diritto di famiglia alla difesa delle scuole della Repubblica. E molti altri se ne potrebbero aggiungere. Anche se l'associazionismo laico italiano vive un momento di storica debolezza - e non serve a nessuno nasconderlo -, senza dubbio l'Italia è, per molti versi, una società ampiamente secolarizzata, come dimostrano numerose statistiche. Su ogni tema laico, infatti, le italiane e gli italiani mostrano un'indipendenza di giudizio dai dogmi religiosi e dalle indicazioni dei partiti che fa ben sperare per il presente e per il futuro. Questa larga maggioranza di genti laiche sono la nostra forza e a loro e a tutto il Paese vogliamo e dobbiamo parlare. Certo per difendere i diritti conquistati, ma soprattutto per estenderli. Passare dalla difesa alla proposta, questo è il nostro intento, perché solo avanzando si difende ciò che è già acquisito. Abbiamo deciso dunque di metterci alla prova, in modo pratico e sincero. Crediamo che l'urgenza più attuale sia, oggi e in questo 2011, contrastare l'approvazione di una legge liberticida contro il biotestamento, che lede il diritto costituzionale all'autodeterminazione terapeutica, sancito all'articolo 32 e confermato dalle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia. Su questo tema misureremo concretamente il nostro desiderio di unità delle forze 35 laiche. Se, come speriamo, l'esito sarà positivo, allora avremo un nuovo strumento in grado d'intervenire su tutti i temi concernenti i diritti, individuali e civili. Per queste ragioni invitiamo tutte le associazioni italiane che si riconoscono nel principio della laicità ad aderire al Coordinamento Laico Nazionale. Invia una email a [email protected] I portavoce Maurizio Cecconi - Cinzia Gori 1996 – CLN: IL PRIMO COMUNICATO STAMPA In data 15 febbraio il neonato Coordinamento Laico Nazionale ha diramato il suo primo comunicato, dedicato al sit-in indetto per il 21 febbraio davanti a Montecitorio per protesta contro il ddl “Calabrò” sul testamento biologico.. Se ne riporta il testo. COMUNICATO STAMPA Oltre 30 associazioni si sono riunite nel Coordinamento Laico Nazionale, spinte da una forte volontà di unirsi, nata dalla comune constatazione che, volenti o nolenti, abbiamo davanti grandi sfide. Sfide mosse contro la laicità delle Istituzioni, attaccate su ogni fronte e su ogni tema: dal principio di autoderminazione al biotestamento, dalla legge 194 alla fecondazione assistita, dall'uso dei contraccettivi alla pillola RU486, dalla necessaria riforma del diritto di famiglia alla difesa delle scuole della Repubblica. E molti altri se ne potrebbero aggiungere. Senza dubbio l'Italia è, per molti versi, una società ampiamente secolarizzata, come dimostrano numerose statistiche. Su ogni tema laico, infatti, le italiane e gli italiani mostrano un'indipendenza di giudizio dai dogmi religiosi e dalle indicazioni dei partiti che fa ben sperare per il presente e per il futuro. Questa larga maggioranza di genti laiche sono la nostra forza e a loro e a tutto il Paese vogliamo e dobbiamo parlare. Certo per difendere i diritti conquistati, ma soprattutto per estenderli. Passare dalla difesa alla proposta, questo è il nostro intento, perché solo avanzando si difende ciò che è già acquisito. Per queste ragioni lanciamo un sentito appello a tutte le associazioni italiane che si riconoscono nel principio della laicità ad aderire al Coordinamento Laico Nazionale. La prima occasione per metterci concretamente in gioco sarà contrastare l'approvazione di una legge liberticida contro il biotestamento, disegno di legge che lede il diritto costituzionale all'autodeterminazione terapeutica, sancito all'articolo 32 e confermato dalle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia. Lunedì 21 febbraio, dalle ore 10 alle ore 17, saremo davanti a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, dove sta per riprendere la discussione sul ddl Calabrò. Il Coordinamento Laico Nazionale e le associazioni aderenti porteranno in piazza la loro contrarietà verso un testo che calpesta la dignità della persone e che viola il diritto alla libertà di scelta. Insieme a noi ci saranno numerosi parlamentari e personaggi della società civile che sostengono la nostra battaglia. Hanno già confermato la loro presenza Mina Welby e il senatore Ignazio Marino. Sarà altresì allestito un banchetto con la presenza di un notaio, per dare la possibilità a quanti parteciperanno alla manifestazione di sottoscrivere il proprio testamento biologico. Quello vero e non quello finto che vorrebbe approvare la maggioranza di centrodestra:, quello dove si può scegliere se accettare o se rifiutare alimentazione e idratazione forzata. I portavoce: Maurizio Cecconi (Tel. 3498084899), Cinzia Gori (Tel. 3492678265) Associazioni aderenti al Coordinamento Laico Nazionale AldES - Associazione Laica di Etica Sanitaria Associazione Diritti e Torti 36 Associazione Forum Donne Giuriste Associazione Gli amici di Eleonora Associazione Libera Uscita Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica Associazione Per Eluana Associazione radicale Certi Diritti Comitato Altavoce Comitato Laici Trentini Consulta di Bioetica Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni Consulta della Provincia di Pesaro Urbino per la Laicità delle Istituzioni Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni CRIDES - Centro romano d'iniziativa per la difesa dei diritti nella Scuola Cronache Laiche Democrazia Laica FIC - Federazione Italiana per la Cremazione Fondazione Religionsfree Iniziativa Laica Italialaica.it Liberacittadinanza Liberi di Decidere LucidaMente – Rivista di cultura ed etica civile Nessundio.net Nogod.it Non Credo Per l'Umana Stagione Rete Laica Bologna UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti *** E-Mail: [email protected] Sito: http://bit.ly/laicita Facebook: http://on.fb.me/hOmnve Twitter: http://twitter.com//cln_italia 1997 – CLN : NUOVA LOBBY «DI LIBERAZIONE» - DI ANDREA GALLI da: Avvenire (quotidiano della Chiesa cattolica) di giovedì 17 febbraio 2011 Chissà se è anche il 150esimo dell’unità d’Italia e il riaffiorare di memorie anticattoliche ad aver ispirato l’iniziativa. Magari il desiderio di arrivare compiutamente a quella «breccia di Porta Pia bioetica» richiamata alla fine del caso Englaro, così come le forze 'liberali' arrivarono nove anni dopo l’unificazione, nel 1870, alla presa di Roma. Fatto sta che è stato varato a Modena nei giorni scorsi il Cln, il Coordinamento laico nazionale (che suona anche come Comitato di liberazione nazionale). Liberazione dalle forze che operano «contro la laicità delle Istituzioni, attaccate su ogni fronte e su ogni tema: dal principio di autodeterminazione al biotestamento, dalla legge 194 alla fecondazione assistita, dall’uso dei contraccettivi alla pillola Ru486, dalla necessaria riforma del diritto di famiglia alla difesa delle scuole della Repubblica». Anche se l’urgenza del momento resta una, quella di «contrastare l’approvazione di una 37 legge liberticida contro il biotestamento... Su questo tema misureremo concretamente il nostro desiderio di unità delle forze laiche». Il piglio è combattivo: «Passare dalla difesa alla proposta, questo è il nostro intento, perché solo avanzando si difende ciò che è già acquisito». Il motore è acceso: «Lunedì 21 febbraio, dalle ore 10 alle ore 17, saremo davanti a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, dove sta per riprendere la discussione sul ddl Calabrò... Insieme a noi ci saranno numerosi parlamentari e personaggi della società civile che sostengono la nostra battaglia. Hanno già confermato la loro presenza Mina Welby e il senatore Ignazio Marino». Già, l’immancabile Marino, che continua a professarsi contrario all’eutanasia e ad accompagnare con inesausta disponibilità chi dell’eutanasia si fa vessillifero. Al Coordinamento hanno finora aderito alcuni big dell’associazionismo radicale, libertario e anticlericale – dall’Uaar-Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, alla Consulta di bioetica, protagonista del caso Englaro – e sigle minori ma già note (come MRS, oggetto di un furioso attacco dello stesso Avvenire in occasione della conferenza pesarese di Beppino Englaro, ndr). A oggi risultano nell’elenco 30 nomi, con un sito apposito a far da vetrina e raccordo su Internet e due portavoci, Maurizio Cecconi di Rete Laica e Cinzia Gori, responsabile del Gruppo infermieristico volontario di Udine. Il verbale della riunione fondativa del Cln che si è tenuta a Modena il 29 gennaio, alla presenza di 17 associazioni, offre una panoramica di proposte e strategie in questa fase iniziale. Tra Mina Welby che suggerisce di intervenire in scuole e università, anche se è «meglio non parlare più di testamento biologico, ma di Direttive anticipate di trattamenti sanitari»; al reggiano Giorgio Salsi, che da 'partigiano' del neonato Cln propone di coinvolgere «anche grandi associazioni come Anpi o Anci»; all’anestesista Amato De Monte – alla guida dell’équipe che interruppe alimentazione e idratazione di Eluana – che va sul pragmatico: «Sì a email a Napolitano firmata dal Comitato. Se passa la legge, referendum abrogativo o Corte costituzionale». Sullo sfondo, la consapevolezza che la mobilitazione in fieri è un’azione politica e per essere efficace dev’essere trasversale: «Dobbiamo supplire come associazioni all’abbandono dei partiti» (Maurizio Mori); «Sostenere i politici che sono favorevoli alla nostra battaglia, di qualsiasi area politica siano, senza temere di essere strumentalizzati» (Maurizio Cecconi). Mentre una prova delle potenzialità della novella lobby potrebbe essere una grande manifestazione da organizzare a Roma, a maggio, sul biotestamento. Commenti da: [email protected] Inviato: giovedì 17 febbraio 2011 5:46 Bellissimo l'articolo sull'Avvenire, un atto di palese paura per le novità che si palesano in Italia: una risposta finalmente unita dei movimenti laici che rompe la nuvola di incenso che riempie l'aria di questa penisola ed isole comprese. L'articolo sembra scritto da un Emilio Fede con tanta sicumera ed improvvida acidità. In tutto questo si legge il sentire lo smottamento in atto, un cambio di pagina che già il mondo Vaticano attaccava, stringendosi sempre più all'attuale sgoverno, e bollando 'la crisi dei valori cristiani' la nascita di associazioni atee o laiche come le Consulte. Avanti così, sempre uniti per tante battaglie, riusciremo a trasformare l'Italianistan in una Nazione Europea. da: [email protected] Inviato: giovedì 17 febbraio 2011 16.50.41 38 Bene! Dopo il furibondo attacco che l'Avvenire ci riservò - come Movimento RadicalSocialista - quando organizzammo insieme alla Consulta per la Laicità di Pesaro e Urbino il confronto tra Beppino Englaro e i due giornalisti dello stesso quotidiano autori dello sconcertante libro su Eluana (incontro in cui Englaro, di fronte agli attacchi beceri e incivili della claque integralista che aveva invaso la sala) fornì uno straordinario esempio di tolleranza e statura morale in difesa delle libertà individuali, siamo orgogliosi di continuare ad essere attaccati dall'organo della Cei, quasta volta indirettamente come componenti del CLN. Contenti di vedere che l'idea di una "liberazione" laica abbia fatto presa anche sui suoi più incalliti avversari... MRS da: [email protected] Inviato: giovedì 17 febbraio 2011 16.56.14 Tentano di delegittimare, mettere in scena una caricatura dell'interlocutore. Sanno che c'e' chi li riprenderà. E devo dire che questo può solo giocare a nostro favore. Lo hanno fatto di recente anche con l'iniziativa del "Cortile dei Gentili", a cui ho assistito sabato scorso. Il nostro segretario, tra i pochi che leggono l'Avvenire (che stampa meno copie del numero dei preti, segno che anche loro non lo leggono), ha già lanciato la notizia dell'attacco al CLN: http://www.uaar.it/news/2011/02/17/neonato-cln-gia-attaccato-avvenire/ Bene avere già avuto con noi parlamentari, e parlamentari credenti/cattolici (Avvenire non manca di criticare Marino e di citare Mina Welby). Ancora meglio sarebbe avere con noi i Metodisti Valdesi, oppure la Comunità Ebraica (anche solo sul tema del Testamento Biologico, se non nel CLN). Qui a Bologna, Maurizio lo sa bene, li abbiamo avuti entrambi al nostro fianco sul Testamento Biologico. Ciao. Roberto Grendene UAAR - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti 1998 - SFOTTO’ DI AVVENIRE AL NEONATO CLN - DI GAËLLE COURTENS da: www.cronachelaiche.it di venerdì 18 febbraio 2011 «Coordinamento laico, nuova lobby “di liberazione”». Con questo titolo ieri l’Avvenire, nel suo inserto «è vita», commentava il neonato Coordinamento laico nazionale, chiedendosi se fosse «il 150esimo dell’Unità d’Italia e il riaffiorare di memorie anticattoliche ad aver ispirato l’iniziativa» o «magari il desiderio di arrivare compiutamente a quella “breccia di Porta Pia bioetica” richiamata alla fine del caso Englaro, così come le forze liberali arrivarono nove anni dopo l’unificazione, nel 1870, alla presa di Roma». L’articolo, a firma di Andrea Galli – a dir poco tracotante – propone l’accostamento tra i due acronimi Cln: Coordinamento laico nazionale e Comitato di liberazione nazionale. L’iniziativa sarebbe dunque un «tentativo di portare sotto lo stesso ombrello le associazioni che compongono la galassia radicale, libertaria e anticlericale». Ma l’autore dello sfottò dimentica che delle diverse Consulte laiche cittadine, che con convinzione hanno aderito al nuovo Coordinamento (tacciato di «novella lobby»), fanno anche parte le chiese evangeliche. Ma il problema è un altro: ancora una volta si è voluto trattare le questioni attinenti alla sfera della laicità in contrapposizione a quelle della fede. Eppure credevamo che oggi fosse ampiamente accettato il fatto che la laicità non obbligatoriamente equivale ad un’assenza della dimensione di fede dalla propria vita: la laicità non è di per sé areligiosa in quanto si può essere profondamente credenti ed altrettanto profondamente convinti che lo Stato e le sue leggi siano altro rispetto alla propria fede ed ai valori che le sono connessi. Sembrerà inconcepibile all’autore dell’articolo di Avvenire, ma è possibile essere credenti e laici, con la consapevolezza che le verità di fede sono ottime per alcuni e pessime per altri. 39 Laicità allora vuol dire che le verità di fede devono arrestarsi sulla soglia dei luoghi istituzionali dove si formano le decisioni collettive, destinate a valere obbligatoriamente per tutti. Non ci stancheremo mai di dire che solo superando la contrapposizione tra religiosità e laicità, che le configura in termini conflittuali, sarà possibile mettere da parte una versione caricaturale della laicità, sempre soggetta a scrutinio da parte di chi decide quale sia la laicità «sana» o «aggressiva». La laicità, quale «principio supremo» del nostro ordinamento, non è un’ideologia, ma implica un regime di pluralismo confessionale e culturale presupponendo una pluralità di sistemi di valori, di scelte personali riferibili allo spirito o al pensiero, che sono dotati di pari dignità. Appunto. Di pari dignità, ma senza privilegi per alcuno. Il compito dello Stato allora è quello di svolgere interventi per rimuovere ostacoli o impedimenti in modo da rispettare la distinzione tra ordine delle questioni civili e ordine delle questioni religiose. Per dirla con Gustavo Zagrebelsky in Scambiarsi la veste. Stato e Chiesa al governo dell’uomo: «La laicità significa spazio pubblico a disposizione di tutti per esercitare, in condizioni di libertà ed eguaglianza, i diritti di libertà morale (di coscienza, di pensiero, di religione e di culto, ecc.) e per costruire a partire da questi la propria esistenza: uno spazio voluto dagli uomini indipendentemente da Dio, etsi Deus non daretur; una “città degli uomini” in cui ci sia spazio per tutti, credenti e non credenti». Se non piace Zagrebelsky, intanto al collega Galli possiamo però suggerire la lettura o la ri-lettura dell’«Epistola sulla tolleranza» di John Locke. 1999 - CHIESE EVANGELICHE: DDL CALABRÒ CALPESTA DIRITTI E LIBERTÀ da: http://bit.ly/hcgCNr di lunedì 21 febbraio 2011 Il presidente della FCEI, il pastore Massimo Aquilante, ha definito il testo attualmente in discussione alla Camera "un testo che calpesta la dignità della persona e che viola il diritto alla libertà di scelta. Dovesse passare il ddl Calabrò vedremmo seriamente messo a rischio l'art. 32 della Costituzione che tutela la salute del cittadino autorizzandolo a rifiutare trattamenti sanitari che violano i limiti imposti dal rispetto della persona”. “Come evangelici - prosegue il pastore metodista in una nota - riteniamo di dover difendere la possibilità degli individui di poter esprimere scelte consapevoli e responsabili in materia di direttive di fine vita. Inoltre crediamo sia importante rispettare il contesto pluralistico entro cui viviamo, senza pretendere che determinate posizioni sui temi etici, legate a scelte di fede, debbano essere imposte a tutti. Aderiamo quindi con convinzione all'iniziativa indetta oggi dal Coordinamento laico nazionale, in linea con quanto portato avanti anche da diverse nostre chiese membro che da tempo - conclude il presidente della FCEI - hanno istituito degli sportelli dove poter registrare nel pieno rispetto della legge vigente il proprio testamento biologico". 2000 – MODENA: CONVOCATO IL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE SUI REGISTRI da: Agenzia DIRE, 3 febbraio 2011 A due anni dalla morte di Eluana Englaro e a quasi un anno dall'adozione della delibera del Consiglio comunale sul testamento biologico, il Comune di Modena organizza il primo convegno nazionale per fare il punto sulle esperienze istituzionali dei registri che accolgono le dichiarazioni anticipate di volontà. L'appuntamento è in programma lunedì 7 febbraio dalle 9.30 nella sala del Consiglio del Palazzo comunale di Modena, in piazza Grande. Parteciperanno, tra gli altri, i sindaci di Modena, Genova, Giffoni Valle Piana (Salerno), Massa e Torino, località nelle quali è già stato attivato il registro comunale. Da una rilevazione condotta alla fine del 2010 il registro è stato istituito in tre Province, quattro Comuni capoluogo di regione, 13 Comuni capoluogo di Provincia e 62 Comuni più 40 piccoli, oltre ai Municipi X e XI di Roma. In molti altri luoghi sono in atto le procedure per attivarli, per esempio raccolte di firme di iniziativa popolare e mozioni consiliari. La regione di maggiore diffusione dei registri è l'Emilia-Romagna, mentre in Val d'Aosta, Molise e Sicilia non si registrano, al momento, iniziative analoghe. Dopo i saluti dei rappresentanti dell'Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), il sindaco di Modena Giorgio Pighi interverrà con una relazione sul tema "L'istituzione del Registro in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione". Seguiranno interventi di docenti universitari, poi alle 11 e' in programma una tavola rotonda, moderata da Simona Arletti, assessore agli Affari generali del Comune di Modena, con i sindaci di alcune città in cui sono attivi i registri. Porteranno inoltre la loro esperienza i rappresentanti delle associazioni attive sul territorio nazionale: A buon diritto, associazione Luca Coscioni, Comitato Articolo 32 per la libertà di cura (Arci, Cgil, Libera Uscita, Uaar, Udi) e Gli amici di Eleonora. "I registri delle dichiarazioni anticipate di volontà sono strumenti amministrativi con i quali gli enti locali, non entrando nel merito delle scelte individuali e garantendo l'assoluto rispetto della privacy, si fanno carico in nome della collettività di raccogliere le volontà e depositarle in un apposito archivio dal quale potranno essere ritirate nel caso di bisogno dai fiduciari designati dal dichiarante", spiega l'assessore Arletti. Il dibattito sulla validità legale dei registri è ancora in corso dopo l'istituzione del primo, alla fine del 2008, nel X Municipio di Roma, apripista della procedura amministrativa. L'ultima tappa in ordine di tempo del dibattito politico è la circolare ministeriale del 20 novembre 2010 che dichiara illegittime tali procedure perchè di competenza del legislatore nazionale. "Di fatto, però, non esiste nessuna altra risposta alla domanda dei cittadini di poter manifestare la propria volontà in merito ai trattamenti da ricevere in caso di malattie o incidenti fortemente invalidanti", prosegue Arletti. Il Comune di Modena ha istituito il registro nel giugno del 2010 accogliendo una delibera di iniziativa popolare. "Come molte altre Amministrazioni abbiamo voluto dare una risposta alle richieste dei cittadini", aggiunge l'assessore. "Non si tratta di un'ingerenza nei confronti del legislatore nazionale, ma della competenza degli enti locali di predisporre funzioni amministrative riguardanti la popolazione". 2001 - MODENA: I LAVORI DEL CONVEGNO NAZIONALE SUI REGISTRI Sintesi dei lavori a cura di Elena Adorno, del direttivo di LiberaUscita di Modena. Il 7 febbraio si è svolto nella sala del Consiglio Comunale di Modena, con il patrocinio dell'ANCI, un Convegno nazionale dei rappresentanti delle Istituzioni per affrontare gli aspetti giuridici, amministrativi ed etici dei registri comunali dei testamenti biologici. A promuovere l'iniziativa alcune associazioni: il Comitato Articolo 32 per la libertà di cura di Modena, animato da LiberaUscita e comprendente altre importanti Associazioni (ARCI, CGIL, UDI, ANPI, UAAR ecc), e le associazioni Luca Coscioni, a Buon Diritto, gli amici di Eleonora. Presenti molti sindaci venuti da tutt'Italia, i rappresentanti delle Associazioni promotrici, un folto pubblico tra cui non pochi iscritti alla locale sezione di LiberaUscita, giornalisti delle testate locali e regionali nonché delle televisioni. Ha aperto il Convegno il Sindaco di Modena prof. avv. Giorgio Pighi, con una relazione dal titolo: "L'istituzione del registro in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione". Con competenza e partecipazione Pighi ha difeso la legittimità dei registri comunali dichiarati illegittimi dalla circolare ministeriale del 19 novembre 2010 e ha ricordato che Modena è il primo Comune per quantità di dichiarazioni anticipate di volontà (DAV) depositate (125 al momento del convegno, ma con numerose altre prenotazioni). 41 All'intervento del Sindaco è seguito quello di Gladio Gemma, professore di diritto all'Università di Modena e Reggio Emilia, che parlando del valore giuridico delle dichiarazioni anticipate di volontà e di tutela della privacy ha tra l'altro affermato che ci sono due due posizioni: una liberale e una autocratica. Nella seconda, i soggetti si sentono autorizzati a decidere per gli altri, c'è chi "sa qual'è il bene degli altri" e quindi sceglie per loro, imponendo scelte di vita "per il loro bene". Nella concezione liberale le persone sono invece libere di scegliere per sé stesse. Non si tratta di una libertà illimitata, perché ha come limite il non far male agli altri. I liberali sostengono l'autodeterminazione dell'individuo, l'osservanza della Costituzione, anche se a volte esiste uno scarto tra l'osservanza e la realtà (come, ad esempio, per i diritti di parità delle donne). L'art.32 è sintetico e chiaro e nel suo secondo comma dice che si può limitare la libertà personale ma solo in caso di pericolo per gli altri (un malato contagioso non può andarsene in giro contagiando gli altri!). La Corte di Cassazione ha emesso alcune sentenze ragionevoli, sviluppando i principi dell'auto-determinazione. Quando un individuo non ha nessuna speranza di ripresa si deve tener conto delle volontà dichiarate in precedenza. Il prof. Gemma ha poi ricordato il pensiero del prof. Mantovani, cattolico conservatore, giurista, il quale ha dichiarato che per la nostra Costituzione noi abbiamo il diritto di lasciarci morire e che c'è in atto una reazione volta a negare questo diritto. C'è una riluttanza a rispettare la Costituzione come accadeva negli anni 50, quando contavano le leggi ordinarie: anche dare un bicchiere d'acqua ad una persona che non lo vuole è una limitazione della libertà della persona. Ultima la relazione della prof.ssa Donata Gottardi dell'Università di Verona e parlamentare europea che ha parlato sul tema: "Le prospettive europee". Ha ricordato come dal dicembre 2009 è in atto il trattato di Lisbona, per cui in Europa si riconoscono per certi i diritti fondamentali della persona (vedi Costituzione Europea).Il trattato non può non essere un punto di riferimento anche per noi. L'art. 3 è uno dei più illuminanti e sostanziali, mediando tra i vari ordinamenti dei Paesi membri, visto che ce ne sono alcuni dove è permessa l'eutanasia ed altri dove le volontà del cittadino non sono ancora riconosciute. L'art.1 della Costituzione Europea parla della dignità umana inviolabile e nell'ambito della medicina afferma che devono essere rispettati il consenso libero e informato delle volontà della persona secondo le modalità stabilite dalla legge, prevedendo il divieto delle pratiche eugenetiche (clonazione ecc) e il traffico di organi. L'art.32 della Costituzione Italiana e gli art. 1,2,3 di quella Europea sono una accoppiata vincente. Si dovrebbero tenere dei referendum a livello europeo, perché se fatti nei singoli Paesi, vengono inquinati dalla situazione politica degli stessi. Ci dovrà essere, un giorno, una direttiva europea per i diritti sul lavoro, la salute ecc. Il Parlamento europeo sul testamento biologico ha chiesto agli Stati membri che non l’abbiano fatto di darsi una specifica normativa per garantire il rispetto della convenzione di Oviedo. In alcuni Paesi si permette l'eutanasia, ma non si deve fare confusione: una cosa è dichiarare le proprie volontà di fine vita, altro è la "dolce morte", non si possono mescolare le cose. E' importante che ci sia un diffuso consenso informato, che si costruisca la figura del fiduciario. Dovremmo avere un quadro della situazione nei vari Paesi, essere chiari sugli oggetti da analizzare: eutanasia, testamento biologico, consenso informato ecc. Alle tre relazioni è seguita una tavola rotonda moderata dalla assessore Simona Arletti alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei Comuni intervenuti e delle associazioni promotrici. Nella sua breve introduzione l'assessore Arletti ha ricordato che il registro di Modena è stato il frutto di una delibera di iniziativa popolare sostenuta da centinaia di firme di cittadine e cittadini, che almeno altri 80 Comuni italiani hanno istituito il registro e che l'ANCI ha ritenuto che esso sia un mero servizio ai cittadini e alla comunità. Ha proseguito ricordando la scelta 42 del Ministero della salute di proclamare il 9 febbraio, anniversario della morte-liberazione di Eluana Englaro, giornata nazionale degli stati vegetativi, una pura provocazione oltre che una mancanza di umanità. Ha concluso dicendo che il disegno di legge Calabrò è molto invasivo e non tiene conto delle volontà dei cittadini. Prima a prendere la parola a nome delle associazioni è stata Mina Welby, la quale ha detto: "Una circolare dei ministri Sacconi-Maroni ha dichiarato illegittime le dichiarazioni anticipate di volontà dei cittadini, qualche Comune s'è fermato, altri, invece, hanno istituito ugualmente i registri. I registri raccolgono le volontà del soggetto e quindi non possono non essere validi! L'associazione Luca Coscioni e A Buon Diritto hanno raccolto online migliaia di dichiarazioni in poco tempo. Il 21 febbraio si tornerà a discutere il disegno di legge Calabrò. La volontà dei cittadini trova ascolto nei Tribunali: ci sono state diverse sentenze favorevoli. Ci deve essere assolutamente libertà di scelta anche se fosse per un solo cittadino. Non imponiamo ai cattolici di farlo ma rivendichiamo il diritto di scelta. Non ci dovrà mai più verificarsi un caso terribile come quello di Mario Monicelli!” La parola è passata quindi all'assessore Gabrielli in qualità di rappresentante del Comune di Massa. Dopo aver ricordato che il suo Comune fa parte della rete che lavora per istituire le DAV, ha ricordato brevemente il non facile percorso seguito. Ma l'approdo a cui sono giunti non prevede ancora il deposito delle DAV nel registro istituito presso l'URP, che raccoglie semplicemente le dichiarazioni di avvenuta stesura delle DAV il cui testo va depositato presso un notaio. Gabrielli ha chiesto informazioni a Modena ed ha auspicato un collegamento con le ASL in quanto i cittadini devono essere sorretti dai servizi sanitari. Claudio Lunghini, in rappresentanza dell'associazione gli amici di Eleonora, ha ricordato la terribile esperienza di una figlia in coma per sei mesi e il drammatico dilemma se autorizzare o meno tutti i trattamenti sanitari. Alla fine ha deciso per il no ma i medici che avevano in cura la piccola hanno proseguito i trattamenti contro la volontà dei genitori che hanno allora ingaggiato una dura battaglia. Dopo sei mesi sono riusciti a trasferire la figlia in un altro ospedale, dove hanno smesso di accanirsi permettendole di morire, in modo naturale, dopo poco. Da qui la volontà di fare qualunque cosa per affermare i diritti dei cittadini. L'associazione gli amici di Eleonora è nata per questo e si è subito impegnata per i registri: oggi la Campania è la terza regione dopo Emilia e Toscana per il numero di registri attivati. Il Governo ha paura perché tante sentenze fanno una legge. E' molto importante incontrarsi e lavorare con le altre associazioni sparse in tutta Italia perché le dichiarazioni anticipate diventino una realtà legale ovunque, è una battaglia di libertà, bisogna aiutare le Amministrazioni comunali, la raccolta delle firme è l'unico modo per arrivarci. Il 9 febbraio è una provocazione e non capisco come Fulvio De Nigris si sia prestato a ciò; si dovrebbe invece chiedere scusa a Beppino Englaro per ciò che gli è stato detto! Piuttosto ci si deve battere perché le persone in stato vegetativo, una volta a casa, abbiano tutti gli aiuti e l'assistenza domiciliare che invece, con questo Governo, sono stati tagliati. Ida Curci, assessore a Torino: "C'è stata un'iniziativa popolare grazie alle associazioni Coscioni e Aglietta. Il Comune ha deliberato di andare avanti malgrado le elezioni amministrative prossime. E' stata approvata a novembre l'istituzione del registro. Le amministrazioni locali sono le più vicine ai cittadini e ai loro bisogni. Nella delibera si dice che non dev'essere un fatto privato ma pubblico, e che non si deve andare per forza da un notaio. Abbiamo istituito un registro delle coppie di fatto che però non viene molto usato, in quanto non ha nessun riscontro legale”. Maria Laura Cattinari ha parlato a nome del Comitato articolo 32 e come presidente dell'associazione LiberaUscita. Come cittadina di Modena ha ringraziato vivamente il Sindaco Pighi per la collaborazione e la grande sensibilità dimostrata nell'affrontare e nel difendere il 43 diritto all'autodeterminazione nel fine vita. "Su questo tema possiamo dire che Modena vanta un primato di civiltà in Italia, a partire dal primo decreto di nomina di amministratore di sostegno alle cure del giudice Guido Stanzani (ne sono seguiti almeno altri 25), ai tanti registri comunali per i testamenti biologici istituiti nella nostra Provincia, ben 11, di cui 6 effettivamente funzionanti". Cattinari ha ricordato poi che non esiste un vuoto normativo nel nostro ordinamento a partire dalla Costituzione per giungere alla sentenza della Corte Costituzionale 438 del dic. 2008 in cui si afferma che il diritto all'autodeterminazione è un diritto fondamentale della persona. "Non possiamo non ricordare che il 76% degli italiani vuole che le DAV siano vincolanti per i medici mentre il ddl approvato il 26 Marzo del 2009 dal Senato fa del medico il decisore ultimo e trasforma le DAV in desiderata". Ha denunciato quindi il tentativo di manipolazione dell'opinione pubblica, l'opera costante di disinformazione che porta, tra l'altro, a confondere il coma con lo stato vegetativo. "Quest'ultimo non esiste in natura, è frutto di terapie e pratiche mediche". Il decreto dice che l'alimentazione e l'idratazione non sono terapie e quindi non possono costituire oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento. Il testamento biologico rappresenta un traguardo di civiltà che nasce dal profondo senso di responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. Qualcuno anche in quest'aula consiliare ha detto che i registri andrebbero chiusi perché sono pochi i cittadini che ne fruiscono. E' una bestemmia giuridica. Parliamo di un diritto costituzionale il cui esercizio va garantito anche se ad esigerne il rispetto fosse un solo cittadino". Il rappresentante del Comune di Firenze ha riferito che anche nel loro registro, così come a Massa, non si raccolgono le DAV ma solo le dichiarazioni di avere steso un testamento biologico e si indica dove è stato depositato. Ha ricordato il lavoro svolto dall'associazione Liberi di decidere e da LiberaUscita e i tanti testamenti biologici raccolti, gratuitamente, dal Notaio Aricò (del Direttivo di LiberaUscita). A conclusione l’arch. Castelli, dirigente del Comune di Modena, che con molta competenza ha lavorato per istituire il registro presso l'Ufficio di stato civile con il compito di raccogliere in busta chiusa le DAV, rilasciarne ricevuta e conservarle, ha affermato di esser pronto a far fronte personalmente ad ogni pregiudizio economico che dovesse derivare alla pubblica amministrazione dall'istituzione del registro. Eventualità questa ventilata dalla citata circolare ministeriale del 19 novembre 2010 e per la quale un Consigliere comunale di Modena ha annunciato ricorso alla Corte dei Conti. 2002 – SENIGALLIA: OPERATIVO IL REGISTRO DEI BIOTESTAMENTI da: www.viveresenigallia.it del 10 febbraio 2011 Il 10 febbraio il Consiglio Comunale di Senigallia ha approvato il regolamento riguardante l'istituzione del “Registro comunale delle dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari”, elaborato dalla maggioranza su indicazione di un'apposita delibera del Consiglio Comunale. Una novità assoluta per la città, tra le prime ad aprire la strada alla possibilità di mettere per iscritto alcune volontà in fatto di trattamenti terapeutici nei casi di morte cerebrale dichiarata. Per redigere le dichiarazioni anticipate di volontà occorre compilare un apposito modulo approvato dal Consiglio Comunale. Possono farlo i maggiorenni residenti nel comune di Senigallia che siano capaci di intendere e di volere. Ovviamente le dichiarazioni possono essere modificate o revocate in qualunque momento dal soggetto che le ha presentate. Il soggetto dichiarante può esprimere la volontà di essere sottoposto o meno a cure per il “prolungamento del morire” o per “il mantenimento di uno stato di incoscienza permanente”, ivi compreso l’idratazione e l’alimentazione artificiale. 44 La delibera, dopo un lungo dibattito tra favorevoli e contrari, è stata approvata con 24 voti a favore, un contrario ed alcuni astenuti 2003 – GB: IAN MCEWAN A FAVORE DELL’EUTANASIA - DI ALESSANDRA BALDINI da: agenzia Ansa del 12 febbraio 2011 Ian McEwan si schiera a favore delle campagne per l'eutanasia e lo fa in nome di due donne: la madre e il suo primo amore. Lo scrittore britannico, premio Booker per Amsterdam, ha lanciato un appello al primo ministro David Cameron perché ignori 'le credenze soprannaturali' dei fedeli cristiani che si oppongono alla 'morte assistita' per motivi religiosi e introduca nuove leggi per por fine a 'sofferenze non necessarie' dei malati terminali. Intervistato oggi dal Daily Telegraph, McEwan ha annunciato che la prossima settimana aderirà pubblicamente all'organizzazione Dignity in Dying: lo scrittore, che ha 62 anni, ha parlato del desiderio di poter controllare 'l'ultimo capitolo' della sua vita dopo aver visto morire la madre devastata dalla demenza senile e ha rivelato che la morte del suo primo amore è stata la perdita che in assoluto lo ha colpito di più: Polly Bide, a cui l'anno scorso lo scrittore ha dedicato il suo ultimo romanzo Solar, è rimasta vittima nel 2003 di un mieloma: 'Eravamo compagni di università. Ci siamo innamorati. Vivevamo assieme. Per tutta la vita siamo rimasti amici. Le ultime settimane della sua vita le ha passate ad aprire cassetti e scrivere sotto ogni fotografia di casa chi c'era rappresentato perché non si perdesse la memoria'. Un'altra donna - ha spiegato McEwan - lo ha spinto a superare le resistenze e a unirsi alla campagna: il suo medico di famiglia, Ann McPherson, ha cominciato a dare battaglia per rivedere il Suicide Act, una legge del 1961 dopo essersi ammalata di cancro al pancreas: la prognosi è rapida e infausta. 'Ann sta morendo e lo fa con straordinaria grazia e dignità. Questo non significa che non è terrorizzata come chiunque altro o che non soffra e che voglia farla finita con tutto, ma è stata per me di grande ispirazione', ha detto l'autore di Primo Amore, Ultimi Riti. Nei suoi libri McEwan affronta spesso la tematica della morte e della perdita delle proprie facoltà mentali per malattie neurodegerative: accade in Espiazione, alla voce narrante Briony Tallis, accade in Sabato, al paziente-aggressore del protagonista, il neurochirurgo Henry Perowne. Amsterdam, del 1998, si apre con il funerale di Molly, una donna morta proprio per una di queste malattie, e si chiude con l'epilogo della sua vita in una clinica per l'eutanasia della capitale olandese. Secondo McEwan da allora, e soprattutto dagli anni Sessanta, l'opinione pubblica ha cambiato posizione sulla morte con dignità anche se lo scrittore è stato categorico: il parlamento britannico non deve legalizzare l'eutanasia in tutti i casi e senza condizioni ma solo 'per malati che comunque stanno per morire, che probabilmente moriranno in mezzo a forti dolori e preferirebbero una buona fine, circondati dalle persone che amano'. 2004 - CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ Da: [email protected] Inviato: giovedì 24 febbraio 2011 1.41.03 Il prof. Fausto Pocar, già presidente del Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia e membro del Tribunale internazionale per il Ruanda, ha affermato che “La giurisdizione della Corte internazionale di giustizia dell’Aja su crimini contro l’umanità si esercita per i crimini commessi in uno Stato che abbia ratificato lo Statuto di Roma” (v. l’Unità del 23 febbraio). Poiché papa Ratzinger continua a scagliarsi contro l’uso del profilattico, della pillola del “giorno dopo”, dei contraccettivi in genere e del diritto a morire con dignità, col risultato di agevolare la diffusione dell’AIDS, di incrementare la “bomba demografica” che porterà alla 45 desertificazione del pianeta Terra, di limitare il diritto universale alla autodeterminazione sul proprio corpo, e poiché papa Ratzinger risiede appunto a Roma, mi chiedo: è possibile denunciarlo alla Corte di giustizia dell’Aja per istigazione a crimini contro l’umanità? Giampietro Sestini Da Sergio Rovasio - [email protected] Inviato: giovedì 24 febbraio 2011 9.07.25 Penso di no perché come Capo di Stato estero che non ha ratificato il Tribunale Penale Internazionale la denuncia sarebbe archiviata.... Condividerei però l'idea di una denuncia come già feci insieme a Maurizio Turco nel 2007 alla Procura della Repubblica di Roma perché occorre denunciare pubblicamente dei crimini di cui si rende responsabile... La denuncia fu poi archiviata... Comunque questa è una notizia su una denuncia presentata recentemente: «Papa Ratzinger denunciato alla Corte penale internazionale. Berlino, 23.02.2011 - Due avvocati tedeschi hanno presentato una denuncia a carico di papa Ratzinger, per crimini contro l'umanità, presso la Corte penale internazionale dell'Aia. Si tratta di Christian Sailer e Gert-Joachim Hetzel, avvocati di Marktheidenfeld, una cittadina della Baviera, la stessa regione della Germania dove è nato il Papa. La denuncia, di 51 pagine, datata 14 febbraio e indirizzata al procuratore della Corte - Luis Moreno-Ocampo - elenca tre accuse. Si tratta, secondo i legali, di "tre crimini mondiali che finora non sono stati denunciati solo perché... la tradizionale riverenza nei confronti della 'autorità ecclesiastica' ha coperto il senso di giusto e sbagliato". La prima accusa, si legge nel documento, riguarda il "mantenimento e la leadership di un regime mondiale totalitario di coercizione, che sottomette i propri membri attraverso minacce terrificanti e pericolose per la salute". La seconda è "l'adesione a un divieto mortale dell'uso di preservativi, anche quando esiste il pericolo di infezione dell'Hiv-Aids". Infine, la terza accusa riguarda "la costituzione e il mantenimento di un sistema mondiale di copertura di crimini sessuali commessi da preti cattolici e il loro trattamento preferenziale, che aiuta sempre a nuovi crimini». Sergio Rovasio Da: Marco Accorti - [email protected] Inviato: giovedì 24 febbraio 2011 10.25.48 L'idea è stimolante, ma la valutazione della praticabilità della denuncia va demandata a giuristi competenti. ciao Marco Da: Vera Pegna - [email protected] Inviato: giovedì 24 febbraio 2011 11.19.34 L’idea è buona ma va preparata una documentazione abbondante e rigorosa. Io sto raccogliendo le dichiarazioni denigratorie e insultanti verso i non credenti fatte dagli ultimi papi (quelle storiche si trovano già sul sito dell’uaar in “Dicono di noi”) per denunciare papa & co per incitamento all’odio. Ogni segnalazione è benvenuta. Con amicizia, Vera Pegna Da: Maria Laura Cattinari - [email protected] Inviato: giovedì 24 febbraio 2011 19.31.04 Ben detto inoltro all'UAAR. Maria Laura 46 2005 - LE VIGNETTE DI STAINO – L’EGITTO E L’ITALIA 2006 - LE VIGNETTE DI CRONACHE LAICHE – BASTA COL RELATIVISMO ETICO! LiberaUscita – associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità Tel: 366.4539907 – Fax: 06.5127174 – email: [email protected] – web: www.liberauscita. 47