L`AVVENIERE DI UN SOGNO. Commento al libro di Claudia Sonino

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L`AVVENIERE DI UN SOGNO. Commento al libro di Claudia Sonino
LUIGI CAMPAGNER, PSICOANALISTA, SOCIETÀ AMICI DEL PENSIERO –S. FREUD, CENTRI ARTEMISIA, CENTRI SNODI
COMITATO SCIENTIFICO LIBERTÀ DI EDUCAZIONE
STUDIO, VARESE VIA MEDAGLIE D’ORO 9, MILANO VIALE ABRUZZI 80
L’AVVENIERE DI UN SOGNO.
Commento al libro di Claudia Sonino Tra sogno e realtà. Ebrei tedeschi in Palestina (1920-1948), Guerrini
e Associati. Il sussidiario.net 15 giugno 2016
Al summit per la pace di Parigi (3 giugno 2016), promosso dalla Francia per favorire una ripresa del dialogo
tra Israele e Autorità Palestinese, sono convenuti 25 paesi e alcuni organismi internazionali, ma al tavolo
dei dialoganti i posti dei diretti interessati sono rimasti vuoti. La storia corre veloce: sono passati
centovent’anni dai primi vagiti del sionismo di Theodor Herzl, il Mosè viennese: intellettuale e giornalista
principale teorico, assieme Martin Buber, del sionismo moderno, che indicò nuovamente nella Palestina la
Terra Promessa. Oggi sono in molti ad aver perso il filo di questa storia e a chiedersi come mai si sia arrivati
all’attuale contrapposizione tra i due popoli.
Fresco di stampa il libro colto e raffinato di Claudia Sonino Tra Sogno e Realtà. Ebrei tedeschi in Palestina
(1920-1948), pubblicato da Guerrini e Associati, non nasce con l’ambizione di illuminare il complesso
scenario della questione palestinese, né di buttarsi nell’agone politico divenuto nei decenni sempre più
incandescente. La ricercatrice e docente di letteratura tedesca mantiene con polso fermo le pagine
dedicate ad alcune eminenti figure di ebrei tedeschi, immigrati in Palestina nel periodo preso in
considerazione, nel solco della ricerca scientifica senza mai deragliare in altri campi che non siano quelli
scelti dalla sua passione per la letteratura e per la complessità umana che essa permette di accostare.
Le pagine ricche di inediti, di testimonianze, di lettere personali e documenti scovati con amore e tenacia
dall’autrice, sono molto più che un semplice aiuto ad approcciare il tema del sionismo moderno e del
problema, ad esso intrinsecamente connesso, del rapporto tra arabi e ebrei in Palestina. La loro lettura
costituisce un’esperienza di meditazione: ondivaga, altalenante, difficile e appassionante ad un tempo,
come il rapporto dei protagonisti con il sogno sionista e con il suo tradursi in esperienza storica fino allo
scoccare della nascita dello stato di Israele nel 1948.
Abilissima, l’autrice trasforma sotto gli occhi del lettore un saggio storico-letterario in un avvincente
romanzo di sei brillanti documentatissimi e nel contempo stringati capitoli. Con la sua personale narrazione
di figure del calibro dello scrittore Arnold Zwieg, della poetessa Else Lasker-Schüller, del massimo esperto di
cabala e mistica ebraica Gershon Sholem; e ancora del filosofo Hugo Bergmann, amico personale di Kafka,
fondatore della Biblioteca dell’Università Ebraica e Rettore della stessa, della giornalista e scrittrice Gabriele
Tergit e del giurista e letterato Paul Müsham, la Sonino opera costantemente delle scelte in ordine alla
scientificità del suo lavoro, senza che l’universalità dell’interesse per il lettore comune ne risulti intaccata.
Alla scelta dei “personaggi” e a quella del periodo l’autrice procede sulla base di un precedente criterio
linguistico che indica per tutti il tedesco come lingua madre. Sono personaggi di confine, caratterizzati da
un’ “asimmetria del cuore” – titolo di un precedente lavoro della Sonino - combattuti “tra un non più e non
ancora”. Tra un mondo linguistico e culturale dal quale sono stati rigettati e la partecipazione alla
fondazione di un mondo nuovo che nella resurrezione dell’ebraico antico trova il suo atto fondativo. Sei
personaggi sul ciglio di un’apocalisse che non sanno se interpretare come la morte del vecchio o la nascita
del nuovo.
Assecondando il punto di vista delle singole personalità l’autrice illumina il complesso discorso del
sionismo, tanto poco univoco quanto lo sono e lo sono stati gli ebrei nella loro storia millenaria: idolatri e
monoteisti, orientali e occidentali, sefarditi e askenaziti, tradizionalisti e innovatori, conservatori e
rivoluzionari, osservanti e atei, scienziati, mistici, musicisti e pittori.
Rifugiati sull’arca costruita per i sionisti da Lord Balfur, a cui si deve la Dichiarazione britannica che nel 1917
pose il diritto al “focolare ebraico in Palestina”, stanno uno in fianco all’altro il sionismo religioso e
spirituale e il sionismo statuale che il primo considera come la propria negazione; il sionismo sociale dei
kibbutz che assieme alla proprietà abolisce anche famiglia e religione, e il sionismo revisionista: sciovinista
e armato, che si fonderà con quello politico con la nascita dello stato di Israele. Sono le figure multiformi
del sionismo che si rincorrono nei pensieri, nei fantasmi e nelle paure degli uomini e delle donne narrate
dal libro.
Di loro solo alcuni sono sionisti della prima ora. Gabrile Tergit, la giornalista progressista berlinese, ad
esempio non lo era. Paul Müsham lo divenne solo in seguito. Con il sionismo prevalentemente culturale che
affondava le sue radici nei Discorsi alla Nazione Tedesca di Fichte, Hugo Bergmann operò affinché la
nascente cultura ebraica in Palestina fosse aperta all’ebraismo mondiale e alla cultura europea. Scholem fu
profondamente deluso dalla parabola politica del sionismo che considerava una forma di prostituzione
degli ideali dell’ebraismo al nazionalismo. Solo la Shoà ridimensionò il suo pessimismo. Il sionismo “utopista
e romantico” di Zweig - corrispondente e amico di Freud, analizzando di Max Eitingon in Palestina - non
resse l’impatto con la nuova realtà. Dopo 15 anni di Oriente rientrò a Berlino Est portando con sé una
posizione politica e culturale più vicina al giovane Marx della Questione Ebraica (1843) che non allo Stato
Ebraico (1896) di Herzl. L’ebreo tedesco Karl Marx riteneva che la questione ebraica fosse un falso
problema perché l’emancipazione dell’ebreo non poteva che coincidere con l’emancipazione dell’umanità.
Mente per Herzl l’obbiettivo del sionismo è proprio la risoluzione della secolare questione ebraica.
Solo su due cose i sei personaggi studiati e raccontati da Claudia Sonino sarebbero stati fermamente
d’accordo: nella volontà di distinguere il sionismo dal nazionalismo e nell’ indicarne la sua diversità nella
volontà di rispetto della comunità araba. Che non si sia trattato solo di un sogno travolto dalla realtà spetta
agli epigoni offrirne la prova. Perché il destino di un sogno (sognato) è sempre affidato al risveglio del
sognatore.