La Villa Belvedere – Radicati e il suo parco

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La Villa Belvedere – Radicati e il suo parco
La Villa Belvedere – Radicati e il suo parco
di Paolo Bovo
Lionello Puppi in uno saggio sul tema del giardino nell’Italia rinascimentale, dal
titolo “natura, artificio, inganno, il giardino nell’Italia del cinquecento: temi e
problemi (1 ) traduce dal modello di prima maniera l’ispirazione al sogno
ideologico della “vita solitaria e dimora tranquilla“, utilizzando per la sua
definizione teorica e pratica il concetto di “hortus beato”, di un luogo di riparo,
nel quale “l’agricoltura digna et homini libero”.
Accanto a questo pensiero propone la descrizione ideale della struttura fisica del
giardino umanistico: “ ci è consentito di restituire come essenziale un giardino
collegato con il semplice impianto architettonico della residenza – la Villa – con
un sistema esterno di conta ordinata, una pergola di viti foltissime, attorniato da
spessi gelsomini, siepi e un boschetto; nel giardino molti pomi, peri e melograni,
pruni e viti generose; molti platani vicino alla casa e bussetti tosati, un bellissimo
lauro e una fonte più limpida forse dello stesso vetro”.
A poca distanza dall’abitato di Saluzzo in direzione di levante, discosta da quella
parte della città storica contrassegnata dagli emblemi dell’antico marchesato (XIIXVI sec.), domina la pianura circostante la “Villa del Belvedere”, dimora rurale,
“Castello di Belvedere” attribuito dagli storici (2 ) in origine alla famiglia
marchionale di Saluzzo (XV sec.).
Costruita su di un poggio naturale nei pressi del convento dei padri minori
osservanti di San Francesco, San Bernardino 1471 (3 ), la Villa Radicati così com’è
conosciuta dai saluzzesi, nel fare parte all’edilizia storica, di eccellenza, della
città testimonia con la sua presenza la cronaca della corte di Ludovico II Marchese
di Saluzzo.
Segna l’ingresso al podere annesso alla Villa, lungo la strada che dal convento sale
verso la collina, un alto cancello in ferro, poco evidente nell’aspetto.
Manifesta e immediata al contrario si prospetta, sin dalla cancellata, la natura
dell’ambiente interno, in primo piano con una lunga prospettiva si svela,
intrecciato dagli alti rami degli alberi di acacia, un viale antico. Un percorso tacito
e composto, che congiunge la strada alla Villa, racchiuso nel suo movimento.
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Superato l’ingresso dalla strada, per chi si addentra, il panorama si accresce con
rinnovate suggestioni, sul paesaggio tutto attorno, provocate dal sistema virtuoso
dello spazio naturale del parco.
Sullo sfondo e ai lati del viale, si sovrappongono linee regolari di vitigni,
geometrie e vedute composte, “storie” d’altri tempi ormai antiche, alberi e
piantamenti sistemati al bordo del viale e lungo la china di ponente, più in alto sul
“colletto” dove la proprietà chiude verso levante.
Verdi e bellissimi sono i “pratelli” che crescono d’intorno, qua e la gli alberi da
frutto completano la vista e il percorso. Albicocchi, ciliegi, meli e pruni segnano
lo spazio che si estende ai lati del viale, distinguendo per aree la vegetazione sia
dove essa si fa più compatta, in prossimità dell’ingresso, lungo il margine del
“pascolo” rivolto a ponente ma evidenziando, ancora più, l’area posta sul confine
con la proprietà del convento, recintata da un alto muro. Sul “colletto” di levante
riordinando lo spazio, che li distacca dal percorso del viale, i filari degli alberi da
frutto, piante di albicocco e ciliegio poste in doppio ordine risalgono il fondo
verso la “vigna”.
Con alle spalle ancora l’incanto della passeggiata in prossimità dell’arrivo alla
Villa, una discreta radura ed uno spiazzo raccolto anticipano l’ingresso principale
che conduce ai vani del fabbricato. Fuori di questo sono ancora gli alti fusti degli
alberi (ippocastani e roveri) a fare da contorno, verso levante, fitti e ravvicinati
per formare come una barriera una protezione, discreta. Un pozzo, coperto con il
tetto formato da “scandole”, ceramiche policrome di provenienza locale e di
costume provenzale, scorta lo spazio di ingresso al fabbricato, che si prolunga al
centro con il porticato annesso alla Villa.
Nell’aspetto esteriore l’edificio si presenta regolare, con margini contenuti ed
austeri.
La
architettonica
Villa
del
del
Belvedere
“rustico”
si
costruito
completa
a
all’esterno
ponente,
un
con
fabbricato
la
struttura
annesso
e
dipendente, di poco distanziato che riduce, con l’altezza contenuta, il salto visivo
provocato dal pendio naturale del terreno circostante.
A levante dove la pianura diventa sfondo naturale del paesaggio la costruzione
della villa guarda sulla grande terrazza panoramica, chiusa ai lati dal parapetto e
dal prospetto del rustico, ricavata su di un piano rialzato rispetto la campagna che
l’attornia.
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L’ambito
orientale
della
terrazza,
se
pur
spoglio
in
parte
dell’originaria
sistemazione a verde, ancora oggi si connota con le sue essenze: secolare, governa
il grande Cedro del Libano, esili palmette binate consacrano “la tradizione” locale
assimilata in periodo romantico, arboscelli di bosso, un ciliegio. All’esterno dei
margini della terrazza rigogliosa si accresce rampicante la pianta del cappero e al
suo opposto, verso ponente incrociati sul prospetto del rustico, continui e
ravvicinati crescono gli arbusti ramificati e verdissimi delle siepi di Hibiscus
syriacus. (4 )
La Villa, proporzionata sulla base di un disegno in pianta quadrilatero, con le
“torrette” ottenute ai lati e in sommità, completata al centro dal loggiato superiore
di sottotetto che inquadra a nord il profilo della città storica, propone nei caratteri
i lineamenti essenziali dello stile del Quattrocento italiano, espressione dell’ideale
di villa umanistico che dall’evoluzione delle forme della casa di campagna tardo
mediovale trae spunto per instaurare un nuovo rapporto tra “costruito” e natura del
luogo (natura loci). ( 5 )
Nel rapporto con il suo podere e con la collina, stretta nell’interdipendenza
ricercata tra la casa, la terrazza e il giardino, con la “nuova” capacità di
compenetrare il profilo paesistico e naturale, rurale del luogo, si rivelano nella
Villa del Belvedere i motivi alla base del genere architettonico inaugurato con la
seconda metà del sec XV in Italia. Una condizione oggettiva in cui si afferma
soprattutto un centro di “libertà” per l’uomo, artefice dello spazio fisico e
regolatore della natura, dello spazio e dell’ambiente (homo artifex).
Così
a
Saluzzo,
come
nelle
esperienze
territoriali
dell’Italia
centrale
nell’inseguire questo sogno di libertà, personificato dalla struttura d’origine della
Villa, la casa di campagna serve a creare un distacco e diletto per gli uomini
(ingenui) dalla realtà urbana, conducendoli alle porte della città in un microcosmo
autonomo e del tutto originale.
Rispetto a questa tradizione nella concezione del fabbricato si evidenzia un
ribaltamento dello spazio abitabile aperto verso l’esterno e la Villa del Belvedere
personifica al suo interno uno spazio simbolico centrale che disimpegna tutti gli
altri spazi, assumendo il carattere del sinus (o cava aedium o atrium) codificato in
De re edificatoria da Leon Battista Alberti nel XV secolo.
Questa gerarchia degli ambienti interni, che mette in comunicazione lo spazio del
disimpegno con tutti gli altri ambienti, le sale da pranzo secondo la stagione, poi
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le camere e le stanze di soggiorno ed, infine, gli ambienti vari di servizio (cucine,
dispense, guardaroba, cantine ecc.)
codifica anche il rapporto tra il sinus
il
vestibolo e il porticato ( 6 ) e interpreta l’esterno tutt’intorno con la grande pergola
preesistente, oggi scomparsa. All’esterno dell’edificio si evidenziata ancora oggi
questa presenza, in particolare modo segnata, sul margine di divisione con il
rustico, da una serie di grandi pilastri in muratura con funzione di appoggio della
costruzione .
La struttura spaziale portante della villa, assieme alle sue ragioni funzionali e
rappresentative propone una configurazione che mutua dalla cultura prospettica
rinascimentale la necessaria proiezione verso l’esterno.
Questo schema tipologico e compositivo si arricchirà ancora ulteriormente al suo
interno, con i simboli della nuova “restaurazione”, rappresentato dal ciclo degli
affreschi rinvenuti nei saloni del piano primo, nel corso dei recenti lavori di
restauro del fabbricato, attribuiti in questa fase di ricerca al periodo di possesso
della Villa da parte della Famiglia Birago di Bor garo, nel corso del cinquecento . (7 )
“Restaurazione” non soltanto del fabbricato ma bensì della storia marchionale che
con il corso del secondo Cinquecento diverrà francese e poi sabauda con il Trattato
di Lione del 1601. ( 8 )
1
Mo n iq ue
Mo s s er
–
Geo ge s
T e ys so t,
L’ a rch ite ttu ra
dei
g ia rd i n i
d ’ o cc id en te
dal
Rin a sci men to a l No vec e n to , E lec ta Mi la no 1 9 9 0
2
G. M a nzo ni , Ep o p ea d ei S a vo ia , Ci clo ra p so d ico d i 5 0 0 so n et ti co n n o te sto r ich e
let te ra rie d i ico n o g ra f i a sa b a u d a d a lle o rig in i a i g io rn i n o s tr i, Lib r er ia d e l Lit to r io
Mil a no 1 9 2 9
3
Del f i no M u le tt i – S to ri a d i S a lu z zo – M emo r i e s to r ico d ip lo ma t ich e a p p a rt en en t i a l la
Ci ttà e a i ma rch es i d i S a lu z zo , To mo V, Sa l uzzo P ier Do me ni co Lo b e tt i B o d o ni 1 8 3 1
4
I p p o li to P iz zet ti – H e nr y Co c k er , I l l ib ro d e i f i o ri, Vo lu me p r imo , Gar z an ti Mi la no 1 9 6 8
5
Gi u lio Car lo Ar ga n e Ma ur i zio Fa g io lo , S to r i a , sto r ia d el la C it tà , st o ria d e ll ’ a r te, in
S p a zio n a tu ra le , sp a zi o a rt if icia le- La st ru t t u ra zio n e d el la n a tu ra , sch e mi a s tra tt i i
g ia rd in i e l e V il le, Gi u li o Ei na ud i Ed ito r e
6
T o r i no 1 9 7 2 .
P ier F a u sto B a g at ti Va l s ecc hi e Sa n ti no La n ge, La V il la , S to r ia d e ll’ A r t e I ta lia n a , Fo r me
e Mo d el li, Gi u lio Ei n a u d i Ed i to r e T o r i no 1 9 8 2
7
Gio va n n i E a nd i, S ta t i st i ca d el la P ro v in c ia d i S a lu z zo , Sa v i gl ia no co p ia an as ta ti ca 1 9 7 9
La V il la d e l B elv ed e re r ich ia ma ta d a l l’ a u to r e co n il n o me d i Vi ll a Ra d ica ti,
g ià
p o s sed u ta d a lla fa m ig l i a Bira g o , ve r rà u t il i zza ta co m e p u n to tr ig o n o m et rico (a d a lt e zz a
d i c ir ca 4 6 3 m su l ma re ) d a l ce leb re Be cca ria n el 1 7 6 2 p e r fi s sa r e la mi su ra d e l g ra d o
to r in e se, o p e ra z io n e ef f ettu a ta so t to g l i a u sp i ci d i r e Ca rlo Ema n u e le I I I d i S a vo ia .
8
Del f i no M ule tt i, o p . ci t. Vo lu m e VI
4