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Progetto di ricerca
Dottorato di ricerca in Storia dell’Arte XXVII ciclo
Immacolata Laino
Il percorso artistico di Angelo Savelli (1911-1995): dalle opere giovanili al periodo del
bianco
Descrizione e stato dell’arte
Il tema presentato per questa ricerca si propone di indagare l’opera e la personalità artistica del
pittore Angelo Savelli (Pizzo Calabro 1911 – Castello di Boldeniga di Dello 1995), la cui attività si
svolse dai primi anni Trenta fino alla sua morte. Durante questo lungo arco di tempo l’artista porta
la sua pittura a decisivi e radicali cambiamenti attraverso un percorso creativo che si snoda in tre
ben distinti tempi di ricerca stilistica e di sperimentazione. Tuttavia, nell’ambito della storiografia
artistica del Novecento italiano, l’opera di Savelli rappresenta un capitolo non ancora
adeguatamente esplorato. Il primo dei tre periodi coincide con le esperienze giovanili maturate nel
corso degli anni Trenta e Quaranta nell’ambito della Scuola Romana prima e dell’Art Club in
seguito; una seconda fase produttiva ha inizio negli anni Cinquanta e vede Savelli protagonista di
un passaggio abbastanza repentino da una pittura figurativa a una di radicale non-figurazione che lo
porterà, al principio degli anni Sessanta (inizio del terzo periodo), all’abbandono di ogni cromia in
favore di un unico colore: il bianco. Questo terzo periodo della sperimentazione artistica di Savelli
si protrae sino alla prima metà degli anni Novanta, conducendolo a una serie di soluzioni pittoriche
assai diverse tra loro per configurazione e supporto materico.
Nonostante alcune mostre molto significative abbiano messo in risalto alcuni momenti dell’opera di
Savelli, tra cui, di notevole rilievo, è giusto ricordare l’antologica allestita nel 1995 al Museo Pecci
di Prato, a tutt’oggi manca una ricognizione puntuale della ricca produzione dell’artista nonché uno
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studio che prenda in esame non un singolo periodo (quello del bianco è forse il maggiormente
indagato), ma che abbracci in tutte le sue sfaccettature la complessità del suo lavoro. Nel corso
della sua lunga carriera l’artista di origini calabresi vive alcuni profondi e significativi cambiamenti
in atto dal 1930, quando dalla sua terra di origine si trasferisce a Roma per poi stabilirsi, a partire
dagli anni Cinquanta, a New York.
I cambiamenti e le evoluzioni dell’opera di Savelli saranno indubbiamente influenzati dalle
variazioni dell’ambiente artistico in cui il pittore svolse la sua attività, a partire dal confronto
scaturito dagli stimolanti incontri con numerosi artisti conosciuti nella Capitale: Pericle Fazzini,
Franco Gentilini, Mario Mafai, Renato Guttuso, Salvatore Scarpitta, Giulio Turcato, Piero Dorazio,
Orfeo Tamburi, Afro Basaldella, Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Alberto Burri, Gino
Severini, Achille Perilli. Con essi il giovane pittore manterrà rapporti di amicizia per tutta la vita,
come testimonia una raccolta di lettere recentemente pubblicata da Caterina Furlan (Furlan 2006).
Giunto a New York Savelli entra in contatto con alcuni esponenti della New York School che
influenzeranno la sua arte, come gli scultori Philip Pavia e Herbert Ferber, Conrad Marca-Relli,
Reobert Motherwell, Barnett Newman, Ad Reinhardt, Theodoros Stamos, Jack Tworkow, che
influenzeranno la sua arte.
Articolazione del progetto nei tre anni e risultati attesi
Il quadro d’insieme delineato finora è il punto di partenza della presente ricerca, la quale si propone
di ricostruire, in maniera dettagliata, l’attività giovanile di Savelli indagando e approfondendo, in
particolare, i rapporti che lo legarono, durante la formazione a Roma, al suo maestro Ferruccio
Ferrazzi (1891-1978) e le circostanze che, all’inizio degli anni Quaranta, lo portarono ad entrare nel
vivo del dibattito più maturo della Scuola Romana. A tal fine, soffermandosi sulla bibliografia
degli anni Trenta e Quaranta s’intende procedere all’analisi sistematica degli articoli pubblicati su
vari periodici (Il Messaggero, Primato, Emporium, L’indipendente, Corriere della sera, Brutium,
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per citarne solo alcuni), per poi scandagliare quanto conservato negli archivi delle gallerie che, tra
Roma e Milano, hanno ospitato personali e mostre collettive cui partecipò l’artista.
Dalla sua produzione giovanile - il cui inizio ‘ufficiale’ può essere individuato nella personale del
1941 alla Galleria Roma, alla quale fanno seguito la partecipazione alle ultime due edizioni del
Premio Bergamo (1941-1942) e la presenza dell’artista alla Quadriennale del 1943 - emerge una
particolare determinazione espressiva, componente artistica sottolineata e apprezzata nel suo saggio
La pittura del primo Novecento a Roma (1900-1945) da Enrico Crispolti (Milano 1991). Da non
sottovalutare è anche l’interesse di Renato Guttuso il quale in un breve testo monografico
riguardante l’attività del giovane artista e contenuto in Beltempo, Almanacco di lettere e arti (Roma
1942) oltre a istituire un parallelismo tra la pittura di Scipione e quella di Savelli definiva
quest’ultimo: “pittore eccezionalmente dotato, intuitivo, disposto ad abbandoni drammatici e a facili
entusiasmi, ma in realtà chiuso in sé stesso e legato in modo elementare e congenito a un mondo
espressivo che è apparso chiaro sin dai suoi più lontani disegni” (Guttuso 1942). Proprio tali
considerazioni gettano le basi per un’indagine volta a chiarire i termini entro cui si sviluppano le
influenze esercitate dai modi di Scipione sull’arte di Savelli. In particolare, una linea di ricerca che
potrà dare significative risposte per la ricostruzione della personalità artistica di Savelli è proprio
quella che tocca i rapporti tra l’artista calabrese e Guttuso. I due pittori si erano conosciuti in ambito
romano e avevano partecipato entrambi al III Premio Bergamo (settembre-ottobre 1941) – Savelli
con l’opera Nel mio studio e Guttuso con Ragazze di Palermo –ritrovandosi successivamente alla
Prima Mostra d’arte Continuità per la Fondazione dell’Art Club alla Galleria San Marco
nell’ottobre-novembre del 1945 e alla mostra Contemporary Roman Painters alla Whyte Gallery di
Washintgton nel 1947.
Nel tentativo di colmare nella maniera più esaustiva possibile le numerose lacune riguardanti
l’attività giovanile di Savelli, s’intende approfondire lo studio delle sue vicende non solo
professionali ma anche biografiche attraverso un’attenta riflessione su alcune date che si possono
considerare di particolare rilievo in quanto segnano significativi punti di svolta del lungo cammino
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artistico del pittore. Il punto di partenza in tal senso è senz’altro il 1948, anno in cui il Ministero
dell’Educazione Nazionale assegna all’artista una Borsa di Studio per un mese a Parigi, soggiorno
che si prolungherà per quasi un anno. Questa esperienza segna l’inizio di un cambiamento radicale
nell’arte di Savelli il quale, entrando in contatto con il milieu culturale della capitale francese, si
rende conto di doversi liberare dalla “divina tradizione italiana” e di dover trovare qualcosa di
nuovo per dare il suo contributo al continuum storico (Rifkin, 1984). Nel 1949, al suo ritorno da
Parigi, l’artista aveva ormai abbandonato la pittura espressionista degli anni romani, elaborando una
visone artistica più moderna che fu accettata con molte difficoltà dai suoi coetanei. La sua arte
astratta non fu compresa dalla maggior parte dei suoi amici fatta eccezione per Antonio Corpora,
Giulio Turcato e Giuseppe Santomaso. Il soggiorno parigino segna dunque un importante punto di
svolta nell’attività di Savelli che risente dell’influenza di quanto visto nella capitale francese. Non
dimentichiamo che nel 1948 a Parigi era stata inaugurata "HWPSMTB", mostra di arte astratta
organizzata da Georges Mathieu, il cui titolo si riferisce alle iniziali degli artisti partecipanti: Hans
Hartung, Wols, Francis Picabia, Henri Goetz, François Stahly, Georges Mathieu, Michel Tapié,
Camille Bryen. A seguito del soggiorno parigino, ha così inizio una serie di lavori in cui impiega
soltanto linee e strutture geometriche fondamentali che troveranno la loro piena espressione nelle
opere realizzate nella prima metà degli anni Cinquanta (Attualità vivente, 1950, Realtà dinamica
dello spazio, 1952, Flusso vitale, 1954) e verranno presentate alle Biennali di Venezia del 1950,
1952, 1954, esposizioni cruciali per il rinnovamento dell’arte italiana e utili per indagare le
polemiche che ne scaturirono.
Altra data emblematica è il 1956, quando, durante alcune sperimentazioni della tecnica serigrafica,
Savelli, che è ormai a New York da due anni, realizza White 5 in un unico esemplare una stampa
monocromatica bianca in un unico esemplare. Egli stesso afferma che con quest’opera “quel bianco
che era nel frattempo addormentato dentro di me, è venuto fuori all’improvviso; è esploso in tutta la
sua potenza espressiva. Da allora questo bianco che mi si è presentato, inatteso, l’ho accolto e non
l’ho più abbandonato” (Coltellaro, 1991). Il 1957 segna l’inizio del periodo bianco di Savelli che
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dipinge il suo primo quadro completamente bianco dal titolo Fire Dance. In quel periodo Savelli
viene infatti invitato ad insegnare alla scuola d’arte americana di Positano “Art Workshop” e a
partecipare ad un seminario sulle tecniche di stampa a Milano, dove inventa un processo litografico
per quelle che egli definisce “stampe a rilievo”, ossia un’elaborata variazione della tecnica a sbalzo.
Nell’estate del 1960, pur mantenendo il suo studio a New York, Savelli s’impegna a fondo
nell’insegnamento dopo aver ricevuto l’invito dall’Università della Pennsylvania di Philadelphia per
impostare il corso di laurea in arte in collaborazione con un altro artista italiano, Piero Dorazio.
Approfondendo l’analisi degli anni che vanno dal 1956 al 1964, si evince che il cosiddetto ‘periodo
del bianco’ attraversa diverse fasi, non prive di contraddizioni interne, durante le quali si registrano
momenti artistici in cui Savelli ritorna al colore per poi abbandonarlo nuovamente e, ancora,
sperimenta tecniche a lui nuove, personalizzandole e reinventandole. Partendo da queste
considerazioni, s’intende chiarire le dinamiche creative messe in atto dall’artista analizzandone le
sperimentazioni e approfondendo le motivazioni che lo porteranno alla scelta definitiva del colore
bianco. A tal fine, sarà fondamentale indagare la dimensione esistenziale dell’uomo Savelli
mettendola in stretta relazione con quella professionale. Infatti alla base della creazione artistica di
Savelli vi sono alcune pratiche spirituali quali lo yoga e la meditazione che, come egli stesso
afferma, sono qualcosa “che aiuta sia lo spirito che il fisico umano” (Coltellaro, 1991), e, allo stesso
tempo, una fonte di ispirazione per il suo lavoro. Savelli voleva giungere a una dimensione
spirituale e il bianco diventa il medium di una ricerca che investe non solo la pittura ma anche la
scultura, la grafica e le architetture ambiente, ricerca che lo accompagna per tutta la vita ma che allo
stesso tempo lo isola segnandone una fortuna critica che appare ancora da costruire. All’aspetto
spiritualista di Savelli si accompagna una dimensione letteraria, anch’essa ancora da indagare.
Parallelamente, infatti, alla smaterializzazione della pittura, egli conduce una serie di ricerche in
ambito poetico dalle quali scaturirà la composizione di varie poesie.
Un’occasione di approfondimento sulla personalità dell’artista ci è data non solo dalle interviste e
dalle testimonianze che egli stesso ha rilasciato in più occasioni, come gli appunti del 1974 per una
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conferenza sull’arte moderna dal titolo “Difficulties of understanding progressive art”, ma anche dai
contatti epistolari che l’artista ha sempre mantenuto con gli artisti italiani quali Alberto Burri,
Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora, Piero Dorazio, Pericle Fazzini, Lucio Fontana, Nino
Franchina, Franco Gentilini, Luigi Montanarini, Enrico Prampolini, Giuseppe Santomaso, Gino
Severini. L’analisi dei carteggi potrà chiarire i rapporti e svelare possibili influenze tra Savelli e
l’ambito artistico italiano di quegli anni e permetterà, altresì, di indagare in maniera più
approfondita alcuni passaggi fondamentali della sua sperimentazione stilistica e della ricerca
artistica in Italia. A questo proposito s’intende procedere attraverso lo spoglio di tutta al
documentazione raccolta nell’archivio di Angelo Savelli posseduto da Luigi Sansone che, oltre a
riunire importanti scambi epistolari con artisti italiani e stranieri, conserva importanti testimonianze
e introvabili cataloghi di esposizioni allestite dal pittore negli anni Trenta e Quaranta nelle più
rappresentative gallerie italiane. La reale possibilità di accedere a tali materiali consentirà di
sciogliere parecchi nodi della biografia dell’artista.
Un altro momento di svolta che si propone di analizzare è il 1978, quando Savelli accetta il posto di
artista ospite all’Università del Texas ad Arlington e nella primavera presenta tre personali a New
York: alla Galleria Parson-Dreyfuss, alla Galleria Max Hutchinsone e allo spazio artistico Sculpture
Now.
Sebbene la dedizione al bianco di Savelli fossero ormai conosciute, solo in pochi avevano visto,
fino a quel momento, una parte consistente della sua opera. L’esposizione allestita negli spazi dello
Sculpture Now rappresentò un’occasione di grande visibilità per l’artista il quale espose una delle
sue opere più sorprendenti: L’albero con 84 tronchi.
Allo stato attuale degli studi sull’artista rimangono, inoltre, da approfondire i contatti che Savelli
stabilisce con alcuni degli esponenti della New York School quali gli scultori Philip Pavia, Herbert
Ferber e l’italiano Costantino Nivola, i pittori Robert Motherwell, Barnett Newman, Ad Reinhardt,
Salvatore Scarpitta e, ancora, restano da chiarire le motivazioni che lo spingono ad allontanarsi
dalle altre correnti artistiche compresenti a New York. Infatti, pur essendo stato accettato nel giro
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degli artisti astratti, Savelli non si aggrega a nessun gruppo e a nessuna galleria (Soldaini 1995).
Benché l’artista frequenti l’Artist’s Club della città, dove incrocia le forze migliori dell’Action
Painting e già dal 1958 esponga alla Galleria di Leo Castelli alcune opere che avrebbero potuto
collocarlo tra gli esponenti del versante meno drammaticamente gestuale della pittura d’azione, egli
avverte che queste sono soltanto delle fasi del suo lavoro, necessarie ai fini della sua ricerca
stilistica. Inoltre, va sottolineato che nonostante gli anni Cinquanta rappresentino il periodo di
massima intensità di rapporti tra arte italiana e arte statunitense, con fitti scambi espositivi, nel
momento in cui si trasferisce negli Stati Uniti, Savelli ha ormai misurato i limiti oggettivi della
vicenda italiana e del suo spazialismo radicale; il suo intendere l’immagine come una sorta di
sospensione meditativa cerca quindi un’altra area di relazione e di riflessione. L’artista inizia a
considerare l’opera come un luogo interrogativo dell’infinito, le sue sperimentazioni tecniche - che
vanno dal collage alla serigrafia - e lo studio approfondito di un altro versante della generazione
americana che va da Ad Reinhardt a Barnett Newman - artisti più concettualmente vicini alla sua
formazione europea - indicano che la sua strada è un’altra: la sua pittura è una condizione prima
mentale e poi espressiva, entro cui si compie il lungo cammino verso la monocromia durante il
quale Savelli si avvicina sia alla pittura di Malevič che a quella di Reinhardt, in quanto entrambi
rifiutano la funzionalità del linguaggio e fanno del monocromo un assoluto senza relazioni (Verna,
1974). Nella loro opera la monocromia diventa l’icona tipica del modernismo poiché esprime
chiaramente il tentativo di unificare l’arte e la vita e, allo stesso tempo, incarna l’utopia di
rappresentare il ‘non rappresentabile’ riportando la pittura ad un grado di purezza totale, utopia che,
come ha evidenziato Giorgio Verzotti nel catalogo della mostra Dal colore al segno. Sulle tracce di
un’estetica relazionale (Milano 2002), è stato alla base dell’astrattismo da Malevič in poi. Non
bisogna dimenticare che nel 1962 Camilla Gray pubblica The Great Experiment: Russian Art
1863-1922 (New York 1962), testo di cruciale importanza per la conoscenza dell’avanguardia
russa negli Stati Uniti.
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Alla luce di quanto scritto, pur non tralasciando le problematiche esposte, preme sottolineare che
rimanendo in linea con quanto messo in risalto da Luigi Sansone nel saggio di apertura al catalogo
della mostra Angelo Savelli: percorso d’ascesa all’estasi del bianco (2009), il filo conduttore della
presente ricerca è la volontà di Savelli di raggiungere un personale linguaggio artistico, attraverso
l’impiego di materiali sempre nuovi come il sughero, il gesso, la sabbia, la corda fino
all’eliminazione del telaio e della forma quadrata al fine di elaborare forme geometriche irregolari
attraverso le quali continuare, idealmente, il percorso iniziato già nel 1918 da Malevič con la
realizzazione del primo quadro bianco. Secondo quanto sottolineato da Claudio Cerritelli in
“Continuità storiche, tra avanguardie e astrattismi” il riferimento e l’omaggio all’artista russo
costituiscono dei validi esempi di rottura tra pittura figurativa e pittura pura, laddove quest’ultima
diventa “analisi autonoma della luce liberata da vincoli naturalistici” e si proietta verso “la
dimensione assoluta del colore-spazio” (Cerritelli 2008). Rimangono da approfondire anche le
possibili convergenze con Piero Manzoni, il quale nel 1960 firma con Enrico Castellani, Heinz
Mack e Otto Piene, il “Manifesto contro il nulla” e partecipa all’importante mostra “Monochrome
Malerei”, organizzata da Udo Kultermann allo Städtisches Museum di Leverkusen. Il movimento
Monochrome (pittura monocroma appunto) si basava, proprio come l’arte di Savelli, sulla
valorizzazione della qualità lirica della superficie pittorica, poetica derivata dalla pittura cromatica
astratta o “Color Field Abstraction” (campo di colore) degli americani Barnett Newman e Ad
Reinhardt. Il tema del monocromo appare quindi di fondamentale importanza nelle ricerche
artistiche di quegli anni e si possono notare alcuni non trascurabili parallelismi tra gli artisti
americani e Savelli. Inoltre, proprio in quegli anni anche Yves Klein aveva realizzato i suoi primi
monocromi per fissare in uno spazio una sorta di “energia cosmica che agisce sui sensi” proprio
attraverso il colore che, in tal senso, conduce ad un sentiero spirituale. Barnett Newman interpreta
l’uniformità del fondo cromatico in chiave metafisica e Ad Reinhard giunge, negli anni Sessanta,
all’abolizione della luce attraverso il nero. La riduzione al bianco come sintesi di spiritualità
assoluta corrisponde, in Savelli, alla rappresentazione di quella stessa luce. Ricollocare la figura di
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questo artista all’interno di una generazione di nomi noti servirà a riempire il vuoto tuttora presente
nella storiografia italiana e internazionale.
Nel mese di dicembre 2012 il Museo MARCA di Catanzaro inaugurerà una mostra su Angelo
Savelli a cura di Alberto Fiz e Luigi Sansone che riporterà all’attenzione della critica le sue opere, è
inoltre estremamente significativo che sia proprio il suo paese d’origine a mostrare nuovamente
interesse nei confronti del pittore.
L’opportunità di sviluppare questo tema di ricerca nelle direzioni indicate potrebbe condurre a
notevoli acquisizioni, mettendo in dialogo reciproco realtà artistiche italiane e americane e
delineando precisazioni importanti per la vicenda storiografica e critica dell’artista; il reperimento e
l’analisi dei cataloghi delle mostre e delle esposizioni alle quali Savelli ha partecipato potrebbero
inoltre portare ad approfondimenti cronologici, passaggi di proprietà e testimonianze sull’esistenza
di opere dell’artista sin qui sostanzialmente sfuggite all’attenzione degli studi. In conclusione, il
lavoro che si vuole svolgere attraverso le fasi di ricerca esposte in queste pagine ha, come scopo
finale, quello di definire in maniera puntuale e precisa la personalità artistica di Savelli,
restituendola al panorama artistico italiano e internazionale in tutta la sua complessità e stabilendo
una volta per tutte che, seppur necessarie ai fini didattici, le schematizzazioni e le suddivisioni in
diversi periodi stilistici messe in atto sin ora e menzionate all’inizio di questo scritto, rischiano di
rivelarsi inadeguate per gettare nuova luce sulla vasta opera dell’artista che, pur presentando
decisivi e sostanziali mutamenti, si delinea all’interno di un percorso professionale che si evolve di
pari passo con la maturazione individuale di Savelli.
Ai fini di questa ricerca sarà indispensabile consultare l’Archivio di Angelo Savelli ereditato da
Luigi Sansone, oltre a alcune biblioteche di riferimento quali la Biblioteca d’Arte e la Biblioteca
Comunale Sormani di Milano, la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II e la Biblioteca
della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze. Si ritiene inoltre necessario approfondire i contatti con le gallerie e i musei che
hanno ospitato personali dell’artista, in particolare il Museo d'arte di Philadelphia e, al fine di
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ricostruire il periodo del soggiorno parigino, s’intende prendere in esame la documentazione
riguardante la borsa di studio vinta da Savelli nel 1948 conservato presso il Ministero della Pubblica
Istruzione (allora dell’Educazione Nazionale) nonché verificare e rintracciare testimonianze e
materiali conservati in Francia.
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Bibliografia
1936
Marnicola, G., “Savelli”, in Il Messaggero, Roma, 16 settembre 1936;
1941
Crespi, Angelo, “Savelli”, in Emporium, Bergamo, ottobre 1941;
s. a., “Savelli, Angelo, Mostra di disegni a Roma. Considerazioni sull’arte”, in Brutium, marzoaprile 1941, anno XX, XIX, E. F., nuova serie, n. 2, pp. 16-17;
Trombadori, Antonello, “Savelli”, in Primato, Roma, 1 aprile 1941;
s. a., “Notizie”, in Brutium, settembre-ottobre 1941, XX, E. F., p. 56;
1942
Cairola, Stefano, Guzzi, Virgilio, Angelo Savelli, catalogo della mostra (Galleria Genova 1942),
Genova 1942;
Guttuso, Renato, “Savelli”, in Beltempo. Almanacco di lettere e arti, a cura di Libero de Libero,
Edizioni della Comet, Roma 1942, pp. 184-85;
Podestà, A., “Savelli”, in Il Secolo XIX, Genova, 19 aprile 1942;
Hiero Prampolini e Angelo Savelli espongono dal 16 al 27 maggio 1942, catalogo della mostra
(Galleria della Spiga, 16-27 maggio 1942, Milano), Milano 1942;
1944
Gruppo romano: Giuseppe Capogrossi, Arnolfo Ciarrocchi, Franco Gentilini, Virgilio Guzzi, Josef
Jarema, Mario Mafai, Sante Monachesi, Luigi Montanarini, Fausto Pirandello, Angelo Savelli, Toti
Scialoia, Antonio Scordia, Orfeo Tamburi, catalogo della mostra (Galleria dl’arte moderna Il Fiore,
24 novembre 1944-6 dicembre 1945), a cura di Virgilio Guzzi, Galleria d’arte moderna Il Fiore,
Firenze 1944;
1946
Bellonzi, Fortunato, “Angelo Savelli”, in Cammini dell’arte, Danesi, Roma 1946, pp. 135-138;
Arte italiana del nostro tempo, a cura di Stefano Cairola, Istituto Italiano d’Arti Grasfiche, Bergamo
1946;
11
1947
Savelli, catalogo della mostra (Galleria d’Arte del Naviglio, Milano 1947), Tipografia Artistica
Artigiana, Roma 1947;
1950
Catalogo della XXV Biennale di Venezia, catalogo della mostra (Venezia 1950), Alfieri Editore,
Venezia 1950, p. 189;
1951
Savelli, Angelo, “Necessità evolutive dell’artista”, in Brutium, Reggio Calabria, novembredicembre 1951;
1952
Catalogo della XXVI Biennale di Venezia, catalogo della mostra (Venezia 1952), Alfieri Editore,
Venezia 1952, p. 106;
Angelo Savelli: peintures, pieghevole della mostra (Galerie du Centre d’Art Italien, 8 – 25 gennaio
1952, Parigi), a cura di Enrico Prampolini, Parigi 1952;
1954
Catalogo della XXVII Biennale di Venezia, catalogo della mostra (Venezia 1954), Lombroso
Editore, Venezia 1954, p. 131;
Bucarelli, Palma, “Angelo Savelli”, in L’Indipendente, Roma, 24 maggio 1954;
Morucchio, Berto, Savelli, catalogo della mostra (Palazzo della Prefettura, Catanzaro 1954), De
Luca Editore, Roma 1954;
1958
Sawyer, Kenneth, “Echi e riverberi. Giudizi americani su Angelo Savelli”, in Brutium, Reggio
Calabria, novembre-dicembre 1958;
1960
Monochrome Malerei, (catalogo della mostra, 18 marzo – 8 maggio 1960, Städtisches Museum
Leverkusen Leverkusen), a cura di Udo Kultermann, Leverkusen 1960;
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1961
Argan, Giulio Carlo, “Equilibrio tra materia e vuoto”, introduzione al Portaolio di 11 litografie a
rilievo, Il Torchio, Milano 1961;
1962
Gray, Camilla, The Great Experiment: Russian Art 1863-1922, Thames & Hudson, New York
1962;
Morucchio, Berto, “Una metafisica dell’immagine”, in Angelo Savelli, catalogo della mostra
(Quadrante Studio d'arte contemporanea, 4-19 ottobre 1962, Firenze), Tip. Giuntina, Firenze 1962 ;
1964
Ballo, Guido, La linea dell’arte italiana, volume II, Edizioni Mediterranee, Roma 1964, p. 249;
Morucchio, Berto, “Angelo Savelli”, in Catalogo XXXII Biennale Internazionale d’Arte, catalogo
della mostra (Venezia 1964), Stamperia di Venezia, Venezia 1964, pp. 80-81;
1965
Convergenze: Nobuy Abe, Remo Bianco, Carmelo Cappello, Ettore Colla, Michelangelo Conte,
Mario Deluigi, Mario Pucciarelli, Pierluigi Rampinelli, Angelo Savelli, Antonio Virduzzo, catalogo
della mostra (Galleria d’arte Ferrari, 15 aprile - ? 1965, Verona), a cura di Filiberto Menna, Roma
1965;
1969
Savelli: Inner space: Dante’s Paradise-Inferno, catalogo della mostra (The Corcoran Gallery of art,
13 marzo – 13 aprile 1969, Washington), a cura di James Harithas, H. K. Press, Washington 1969;
1973
Crispolti, Enrico, “Appunti su aspetti della pittura astratta oggi”, in Capitolium, nn. 4-5. 1973;
Fossati, Paolo; Quintavalle, Arturo Carlo, “Un ritorno alla pittura”, in Fuoricampo, 1973;
1974
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Verna, Claudio, “Il ritorno allo specifico”, in Arte come professione, di Gian Paolo Prandstraller,
Marsilio, Venezia 1974, p. 112;
1981
Angelo Savelli-Opera grafica 1932-1981, a cura di Giuseppe Appella, Edizioni Vanni Scheiwiller,
Milano 1981;
Savelli: dipinti bianchi, pieghevole della mostra (Galleria Editalia, 28 ottobre – 28 novembre 1981),
Edizioni Galleria Editalia, Roma 1981;
1984
Barletta, R., “E fra tanti artisti emerge quello sconosciuto”, in Corriere della Sera, Milano, 7
novembre 1984;
Rifkin, Ned, “Savelli: Cinque decenni”, in Angelo Savelli, catalogo della mostra (Padiglione d’Arte
Contemporanea, Milano, 26 ottobre-15 novembre 1984), Edizioni Nava, Milano 1984, pp. 8-43;
1986
Angelo Savelli-Dipinti e grafiche dal 1956 al 1986, catalogo della mostra (Pinacoteca Comunale,
Arona 1986), a cura di Luigi Sansone, presentazione di Guido Ballo, Arona 1986;
1988
Scuola Romana: Artisti tra le due guerre, catalogo della mostra (Palazzo Reale 13 aprile-19 giugno
1988, Milano), a cura di Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Mazzotta, Milano 1988;
Gualdoni, Flaminio, Arte a Roma 1945-1980, G. Politi, Milano 1988;
1989
“Questo Bianco mi solleva”, intervista a cura di Michele Caldarelli, in L’Arca, n. 32, Milano,
novembre 1989, pp. 102-103;
Angelo Savelli, catalogo della mostra (Vibo Valentia 6-31 agosto 1989), a cura di Antonio La
Gamba, prefazione di Anna Russano Cotrone , testo di Howard Dalee Spencer, Mapograf, Vibo
Valentia 1989;
1990
Russano, Cotrone, Anna, “Incontro con Angelo Savelli”, in Brutium, nn. 2-3, 1990, pp. 9-12;
14
“Angelo Savelli”, in L’Etereo, catalogo della mostra (Casa del Mantegna, Mantova 1990), a cura di
Luigi Sansone, Mantova 1990;
1991
Enrico Crispolti, “La pittura del primo Novecento a Roma (1900-1945)”, in La pittura in Italia. Il
Novecento/1, Electa, Milano 1991;
Nel più ampio cerchio: angolazioni e prospettive della visione nell'arte contemporanea, catalogo
della mostra (Museo Civici di Taverna, Taverna 1991), a cura di Teodolinda Coltellaro, Lucia
Editori, Catanzaro 1991;
Angelo Savelli, Catalogo della mostra (Galleria d’Arte Elleni, maggio-giugno 1991, Bergamo), a
cura di Piergiorgio Dragone, Edizioni Elleni, Bergamo 1991;
Savelli, catalogo della mostra (Galleria d’Arte Niccoli, 9 febbraio-21 marzo 1991, Parma), a cura di
Piergiorgio Dragone, Parma 1991;
1993
Dal colore al colore, catalogo della mostra (Nuova Galleria Carini, Milano 1993), a cura di
Giovanni Anzani, Vangelista, Milano 1993;
1994
Stati del bianco, catalogo della mostra (Bolsena, Roma, Taormina 1994), a cura di Vittoria Biasi,
Stampa Alternativa, Roma 1994;
1995
Biasi, Vittoria, Savelli prima del bianco, pieghevole della mostra (8 novembre-13 dicembre 1995,
Galleria Edieuropa Qui arte contemporanea, Roma), Roma 1995;
Angelo Savelli, catalogo della mostra (Museo Pecci, Prato 1995), a cura di Antonella Soldaini,
Edizioni Charta, Milano 1995;
1996
Sicoli, Tonino, Conversarte, La Calabria e il Novecento artistico, Abramo, Catanzaro 1996;
2000
Italia - Stati Uniti 1950-1964. Otto artisti tra due continenti, catalogo della mostra (Galleria Solaria
Arte, Piacenza 2000), a cura di Luigi Sansone, Piacenza 2000;
15
2001
Angelo Savelli. Un percorso 1939-1985, catalogo della mostra (Galleria Solaria Arte, Piacenza
2001), a cura di Luigi Sansone, Libri Scheiwiller, Milano 2001, pp. 8-30;
2002
Dal colore al segno. Sulle tracce di un’estetica relazionale, catalogo della mostra (3 ottobre-3
dicembre 2002, Milano), a cura di Giorgio Verzotti, A arte Studio Invernizzi, Milano 2002, pp.6-8;
2003
Caruso, Clara, “Una mostra nel segno di Angelo Savelli”, in Daidalos, n. 3, 2003, pp. 96-97;
Crispolti, Enrico, “Savelli uno e trino”, in Angelo e Angeli, catalogo della mostra (Catanzaro 2004),
a cura di Antonio Pugliese, Soveria Mannelli 2003, pp. 11-16;
s. a., “Le tappe fondamentali di Angelo Savelli”, in Cult City Magazine, anno III, dicembre 2003, n.
26, pp. 7-8;
Sansone, Luigi, “Scarpitta, Savelli e dintorni”, in Renato Guttuso. Dal Fronte Nuovo
all’Autobiografia 1946-1966, catalogo della mostra (Museo d’Arte Contemporanea Renato Guttuso,
Bagheria 2003), a cura di Fabio Caparezza Guttuso, Dora Favatella Lo Cascio, Falcone Editore,
Palermo 2003, pp. 180-187;
2004
Oltre il monocromo, catalogo della mostra (Fondazione Zappettini, 18 dicembre 2004-16 gennaio
2005, Chiavari), a cura di Giorgio Bonomi e Francesca Pola, Fondazione Zappettini, Chiavari 2004;
2005
Galeano, A., Mileto, S., Murmura, F., Primeano, C., Angelo Savelli nativo di Pizzo vissuto a New
York, Artemis, Reggio Calabria 2005;
Lucecontroluce: Giulio De Mitri, Francesco Guerrieri, Achille Pace, Angelo Savelli, catalogo della
mostra (Complesso monumentale di San Domenico, Sala Alfonso Frangipane, 14 maggio-14 agosto
2005, Taverna, CZ), a cura di Guglielmo Gigliotti, Quaderni del Museo, Taverna 2005;
2006
De Luca, Michele, “Angelo Savelli, artista indipendente”, in Terzoocchio, n. 32, 2006, pp. 18-19;
16
Fazzini, Pericle, Montanarini, Luigi, Savelli, Angelo, Dagli amici di Via Margutta: lettere a Ado
Furlan, 1940-1947, a cura di Caterina Furlan, Claudio Grigio, Fondazione Ado Furlan, Udine 2006;
Angelo Savelli e Roma. Opere dal 1939 al 1981, catalogo della mostra (Palazzo del Capitano del
Perdono, 20 ottobre-14 dicembre 2006, Assisi), a cura di Luigi Sansone, De Luca Editori, Roma
2006;
2008
Andrico, Gian Mario, “Savelli bresciano”, in Stile Arte, n. 120, 2008;
Cerritelli, Claudio, “Continuità storiche, tra avanguardie e astrattismi”, in Pittura aniconica, arte e
critica in Italia 1968-2007, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano 2008, pp. 14-19;
Schiavon, Gianni, “Rinascita di una pittura espressionista a Roma tra gli anni ’30 e ’40 del
Novecento, il caso di Ferruccio Ferrazzi e dei suoi allievi Angelo Savelli e Giovanni Stradone ”, in
Polittico, n. 5, 2008, pp. 149-163;
2009
Biasi, Vittoria, Architetture del bianco: viaggio teorico-creativo attorno alle lingue del bianco,
Gangemi, Roma 2009;
Angelo Savelli, percorso d’ascesa all’estasi del “bianco”, catalogo della mostra (Galleria Soleluna,
24 ottobre 2009-6 gennaio 2010, Piacenza), a cura di Luigi Sansone, Piacenza 2009;
Sicoli, Tonino, “Un angelo tra i demoni”, in Il Quotidiano, domenica 17 maggio 2009, pp. 18-19.
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