STORIE DI MARE

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STORIE DI MARE
STORIE DI MARE
La storia si ripete con
una delle sue pagine più
tristi ed incomprensibili,
dopo cento anni
riviviamo l’incubo di una
grande tragedia di una
nave passeggeri della
marineria italiana.
Era la notte tra il 14 e il
15 aprile 1912, quando
il Titanic una delle più
grandi navi passeggeri
Britannica entrava in
collisione con un iceberg
e di conseguenza
affondava nelle prime
ore del giorno
successivo. Il Titanic era
gemella dell’ Olympic e
del Britannic erano state
progettate per offrire un
collegamento
settimanale con
l’America, la compagnia
armatrice la White Star
line aveva il dominio
delle rotte oceaniche.
Era considerata
inaffondabile dai
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costruttori Harland and
Wolff per le sue
caratteristiche
all’avanguardia, un
gioiello della tecnologia,
ma quella notte qualcosa
andò storto, la sciagura fu
definita per anni la più
grande tragedia di tutti i
tempi.
Al comando del Titanic
era il capitano Edward J.
Smith, un vecchio lupo
di mare che aveva
attraversato l’Oceano in
dozzine di occasioni con
l’Olympic, per il
comandante il viaggio
sul nuovo transatlantico
costituiva l’ultimo
comando prima del
pensionamento e
rappresentava il
coronamento di una
lunga e brillante
carriera durata 40
anni. Le cronache
dell’epoca, riportano
che lo sfortunato
comandante si sarebbe
diretto tranquillamente
nella plancia di comando
in attesa del proprio
destino, altri riferiscono
di averlo visto in mare
per aiutare un bimbo a
salire su una scialuppa
di salvataggio, poco, oggi
credo, possa importare
quale fu la sua fine.
Quante invece le
domande senza risposta
dei sopravvissuti, era
veramente avvenuta
quella sciagura per una
banale scommessa di
raggiungere la meta in
minor tempo? dopo
cento anni ancora ce lo
chiediamo.
Oggi una nostra nave,
orgoglio della nostra
marina, affonda nelle
calme acque del
Mediterraneo errore
umano? alla
Magistratura il
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compito delle indagini a
chi scrive solo il dolore
per l’evento il ricordo per
chi quella notte ci ha
lasciato, alle loro
famiglie, ai sopravvissuti
con negli occhi lo
smarrimento e la forza di
andare avanti, forse
dimenticare col tempo.
Una tragedia che ancora
una volta ci fa vedere il
volto buono del nostro
Paese, mi riferisco ai
tanti volontari ai
residenti dell’Isola del
Giglio e alle forze armate,
ognuno nei propri ruoli
ed incarichi che con
abnegazione e sprezzo
del pericolo ogni giorno
hanno affrontato un
compito non facile, a loro
va un grazie di cuore,
siete un bel esempio.
Gloria Bolognesi
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