Anno XVII Numero 12

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Anno XVII Numero 12
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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA
ANNO XVII - N. 12 dicembre 1969
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Spedizione in abbonamento postale
- Gruppo 111/70
O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE
I T A L I A N A PER I L C O N S I G L I O
DEI C O M U N I D ' E U R O P A
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COMUNI D'EUROPA
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Jean Bareth
Di un amico politico - cioè d i un uomo
col quale si sa che gioie e d'o'lori della
nostra giornata, pubblica e privata, acquistano il lo'ro senso definitivo nella prospettiva di un ideale umano comune - ci si
rende conto che è verzrmente morto con
~ n o ~ l tlentezza.
a
Soprattutto s'e è u n amico
che abitava in un altro Paese e vedevamo
di tanto iii tanto. Forse il subcosciente oppone una sua resistenza alla presa di coscienza - senza appello - della nuova
realtà: che l'amico non C'& più; che non
potremo più essere contraddetti alla luce
delle nostre stesse convinzioni; che i'l nomstro
dovrà rimanere, d'o'ra innanzi, un monologo. Che vuoto! no, non è vero. Bareth
potrà ancora dirmi che sono un cattivo
euro~peo;che cedo a certi impulsi ei a certe
emozio'ni, senza sapermi dare quella disciplina rigorosa e asceti'ca, richiesta dalla
situazione obiettiva. Potrà ancora confessarmi che se ne andrà dal CCE, se la sua
obiettività non sarà sostenuta dai miei scatti
d'ira, dalla mia intolleranza, dal mio richiamo petulante ai principi.
Certo, si rimaneva sconcertati se si colmparava Bareth ai po'litici nazionali, quelli
chc ragionano non per cambiare il m'ondo
ma per dividersi - finché ce n'è - il potere, al governo o dai banchi dell'opposizione, nei partiti, nei sindacati, insomma
dove si ha l'impressio'nc gra8devole - e le
ri'compensc gradite - del trovarsi sulla
cresta dell'onda. I federalisti so'no abituati
alla castità: ma fra di loro si rifanno insultando i politici ancieiz végime, teorizzandone l'inevitabile insimpienza e la servitù a
vecchi interessi costituiti. Inso'mma si prendono almeno la so,ddisfazione di sentirsi
uomini supcrio'ri alla meschina brama del
potere e del successo'. Bareth si limitava a
qualche fugace so'rriso o a qual'che aneddoto gustoso: m a in fo'ndo dava per sco'ntato, sema bisogno di polemiche, che lui.
uomo serio, faceva la politica secondo ragione ed altri - di cui bisogna pure servirci, se non vogliamo risultare velleitari f a n n o la politica secondo successo. I politici del cuvsus ilonovurn fanno politica, nel
migliore dei casi, per rimanere un giorno
nella storia; Bareth la faceva per vedere
nella storia i1 Erutto della sua opera, anonimo. Ma forse non pensava neanche alla
storia, almeno coine racconto nel futuro di
eventi passati: la storia, intesa come reale
progresso, c' at l idata continuamente, in un
eterno oggi, a una miriade di uomini sconosciuti di buona volontà. Ciò nonostante - è
vero - viene periodizzata, deformata c scritta via via url u s u m Delphini da quegli intellettuali, sensibili a tutti i vènti, che sono gli
storiografi. La storia che importa non è
tuttavia quella dei libri, ma quella che vive,
qui ed ora, nolla coscien~ae nel buon senso
degli uomini probi: i quali possono far giustizia degli eroi e dei miti, perché sanno
che i veri fabbri del mondo' sono gli umili
e che i libri hanno dcl passato la stessa visione unilaterale che le gazzette hanno del
presente: più o meno scopertamente, ma
in sostanza sia i libri scientifici che quelli
popolari oi a destinazione scolastica.
Una sera, anzi una notte - a casa di
Baretll a Boulogne-Billancourt -, passam- l'Organizzazione in una tribuna ideologica.
m o ore, dolpo cena, a sfogliare libri di testo
A quei tempi ero fissato con l'indiano Mandelle scuole elementari francesi. I n questi
vendra Natli Roy, ex capo del dipartimento
libri - diceva Jean - Carlo Magno è fran- orientale del Comintern, bandito dai sovietici,
cese, ma in quelli d'oltre Reno è tedesco:
imprigionato dagli inglesi, inviso ai nazionain realtà non era né francese nC tedesco.
listi indiani - di destra e di sinistra -, marIl fatto & che del passato si dà una inter- xista revisio'r-iista in senso libertario e, si può
pretazione in base a schcn-ii di comodo del
ben dire, federalista. Glielol inflissi tutto. Del
presente.
resto ero viziato d a Alida de Jager, testa
Quando l'zvevo conosciuto Bareth? dico
d'argento, vedova d'un sindacalista olandese,
conosciuto o cominciato a conoscere vera- radicata in Svizzera, comunalista, internamente? Mi 1: difficile dirlo, perché la nostra
ziunalista e Reggente del CCE, sempre pronamicizia è stata graduale e co~inplessacome
ta a parlar delllAsia - e quindi delllIndia
la nostra integrazione politica. Un'amicizia
e d'un indiano - per ore. Alla fine, in una
- non un'alleanza - po'litica nasce quando
mia pausa, BareLh riuscì a farmi sapere
si ha voglia ancora di discorrere insieme, che il suo autore e r a Proudhon: m a sopratdi scambiarsi le ide'c, dopo aver già rag- tutto - avendo intuito le mie perplessità giunto l'accordo su una linea politica, for- che egli non si sentiva legato a niente c a
mulato un compromesso, chiuso una ses- nessuno che non gli permettessero di atsione di lavoro o la parte decisiva di essa.
tuare il suo ideale di giustizia e di libertà
Quando si sente il bisogno di spiegare per- non nominali e le adeguate istituzioni a tutti
ché si è tenuto duro su un punto - che
i livelli.
ci è stato co'ncesso -, malgrado si sia stanLì per lì, ovviamente, la sua affermazione
chi o addirittura spossati: ma troppo ì: il
non mi significò molto e lo aspettai alla
bisogno di essere capiti e no'n soltanto peprova. La prova, è stata la sua lealtà al CCE
sati. Un ricordo remoto t: dei tempi di Villa
e alla sua logica: si t: separato da Voisin
Moynier, al~lorchéil CCE aveva per sede la
e da « La Fédération » appena il neo'nato
casetta nel bosco, a Ginevra: qui gli scoiatto- ha potuto camminare con le sue gambe, ha
li, i prati e le aiuole, sino ai bordi del lago;
sempre secondato l'entrata nel CCE di forze
di fronte il Salève e, lontano', il Montc Bianco. nuove e « popolari », rimanendo all'erta solo
Lo stato maggiore del CCE era in gestacontro i verbosi massimalisti - per i quali,
zione e questa non risultava facile. Bareth
debbo dire, era effettivamente pronto alla
aveva la carica, un po' vaga, di Delegato caccia alle streghe -.
internazionale: Segretario gei-ierale era, altra
Un giorno, poi (mi pare proprio in un
perso'na, che - con evidenza - non po- lungo crepuscolo, che passammo in una picteva durare. Di Bareth non. sapevo1 darc un
cola stazione austriaca: lui, così riservato,
giudizio sicuro. Rispetto al municipalismo
s'era lasciato andare ai racconti e ai riun po' fumo'so e massimalista di alcuni, si
c'ordi), un gio'rno mi raccontò la storia di
mostrava di idee assai più cliiarc sui diversi
Voisin. Erano stati compagni di scuola e
livelli di una costruzione federale; e poi mi
lui, Bareth, l'aveva interessato molto più
sembrava saper progettare modelli co'ncreti
di crescita del CCE C di espansione della
(cu1i1i)iiiazioiie a pag. 7)
sua azione. Ma ero
preoccupato per
l'ala delllUnion eui-opéenne des jédévulistes da cui
proveniva, quella
di Lu Fédévalion
e di André Voisin,
con le sue ambiguità e i suoi legami non tanto
conserva tori quanto - talvolta addirittura reazionari. Passeggiamm o a lungo sulla
via di Losanna e
parlai quasi sempre io, con l'intenzione di suscitare le sue repliche
m a senza, tutto
sommato, lasciargliene il tempo.
Ascoltava: pazient e e, probabilmente, anche spaventato che via via
travasassi nel CCE
questa mia logorrea e trasformassi
gennaio 1951: Bareth con Alida de Jager e Cottier alla Costituente del CCE
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mente ai quattro vènti che c'è necessità di
un'Europa politica, noi chicdiamo chc essi
mettano in cantiere c preparino coli berietà
una nuova confei-en~adel tipo di quella di
Messina, nella quale potranno csaminarc
- al cospetto dei popoli chc giudicl-ieranIl Risorgimento europeo non p ~ i òessere pino per l'azione f ~ i t u r ache ci è stato of- no - quali sono i concreti c insuperabili
~bordinatoal successo o all'insuccesso di ferto; così come se uno era della schiera
motivi di divergenza fra sei ( o più) Stati
iriodiche riunioni dei rappresentanti dei degli inguaribili ottimisti, sarà rimasto sde- occidentali, che non permettono di instalioverni nazionali, cioè dei rappresentanti
gnato dagli uomini di gokcrno che ancora
rare tale Comunità politica (NATO c sua
ill'nncien régirlze. Questi incontri sono pe- una volta >, hanno seguito i vecchi metodi. strategia, Mediterraneo, Medio Oriente, rapNoi non vogliamo impancarci a giudici
iltro importanti punti di riferimento per
porti con l'Europa delllEst, Cina, le due
prosecuzione immutata o la correzione
generici e inutili del vertice europeo e ci Germanie, valutazione del comunismo, ecc.).
limitiamo a trarne qualche suggerimento O si ammette, infatti, che non si Sa la
:]l'ordine di marcia dei combattenti della
che ne viene per la prossima e meno pros- Comunità politica perché rimangono fondalltaglia federalista.
Sull'incontro delllAja sono stati dati giu- sima attività del «fronte democratico cu- meritali divergcn~e su singole, importanti
ropeo D.
scelte politiclie (ma allora si dovrebbe la17.1 disparati: effettivamente i pessimisti
nero di seppia possono essere rimasti
Amitutto, dal momento che ai Capi di sciare codeste scelte agli europei, attraverso
ivorevolmente sorpresi da qualche ram- Stato c di Governa piace ripetere continua- l'arbitrato del loro Parlamento so~ranazionale), oppure - se tali divergenze vengono
a cadere o risultano componibili - non si
fa tale unità politica, perché si dice di
volerls ma in realtà non la si vuole; altrimenti espresso, l'unico ostacolo alla Co'munità politica - di cui, affcrmasi, non si
può fare a meno, pena la scomparsa dell'Europa come soggetto di storia - è che
non la si vuole.
Non si tratta di un giuoco di parole,
poiché questa è la sostanza dell'impnsse
assolutamente idiota, in cui. si. trova il
processo di integrazione politica dell1Eur+
pa. Idiota in apparenza, ma il fatto è che
dietro questa idiozia ci sono enormi intcressi, vecchi e nuovi, che non vogliono la
limitazione delle sovranità nazio~nali,sia per
mantenere velcchi privilegi sia per lasciarc
indisturbato ed esente dal controllo politico comunitario il potere di nuovi e tracotanti colossi economici trans-nazionali, a gestione privatistica, i reali padroni - cioè della scena occidentale europea.
P e ~ c h é mai, del resto, anche i Governi
volenterosi si arrestano di fronte a proposte
veramente coraggiose, che potrebbero fare
pubblicamente, se non altro allo scopo di
cominciare ad attirare intorno alla loro ini7iativa l'opinione pubblica europea? E' facile dirlo. Con che credibilità - per eseinpio - un Governo italiano, che chiede due
anni di rinvio per l'applicazioi-ie di una prima armonizzazione fiscale europea, mettendo così in crisi larga parte del processo di
integrazione economica, può poi mettersi
a fare l'avanguardista della Fcderazio~ne?
I n ogni modo dopo 1'Aja si può tranquillamente concludere, da parte di noi semplici militanti della base federalista, che è
impossibile aspettare una convergenza politica comunitaria fino a che siano lastricate le vie opportune dalla « fede x dei Governi; che è impossibile far proseguire la
stessa unione doganale, senza una politica
monetaria comune; che è impossibile condurre una politica monetaria comune senza
una politica co~mune del commercio internazionale, senza un coordinamento dei bilanci degli Stati consociati, senza una politica del credito e - appunto .- fiscale
armonizzate; che è impossibile continuai-c
a rimandare alle calende greche la parte
essenziale (riforma strutturale dell'agricoltura) del Piano Mansholt, la politica regionale comune, un abbozzo di politica industriale comune; che non è possibile conti,to (in alto): all'Aja, durante i1 vertice: studenti e giovani democratici europei cominciano
nuai-e a fare interessanti proposte di prounirsi nella lotta; (in basso): Proudhon: partecipazione e Stati Uniti d'Europa ai tempi di
getti comunitari in quanto fanno comodo
arx; un giovane federalista cattolico socialista, contestatore nei tempi difficili: IIans Scholl,
al proprio Paese, respingendo in pari temdecapitato da Hitler
il can per l'Ajjn
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],o qucllc altrettanto inlelligenti dei consociati perchc non rientrano, sul momento,
ncllc pi-ioiitk studiate secondo la propria
5trclla logica riatioi~alc (2 13 storia dell'oidinatoi-c curopco proposto, fra la sccond,i
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portata e le frutta, dal Signor Pompidou).
Soprattutto è impossibile aspettare i1 controllo demmratico conlunitario lino a chi
sa quando c continuare a parlare clell'Europa degli europci senm eleggere, ri s~iffra-
La partecipazione necessaria
Una diclziarazione del prof. Mario Albertini, Presidente del Bureau Exécutif
europeo del Movinzeiito Federalista Europeo, sui fatti d i Milano e Roma.
I1 piano terroristico attuato con i bestiali attentati di Milano e di Roma
ha il carattere della follia criminale, ma dipende dal clima politico che si sta
sviluppando in Italia con la crisi dello Stato, Questo clima minaccia ormai tutti
gli italiani, e comporta pertanto una responsabilità collettiva.
Bisogna ricordare, in questa ora grave, che la) follia nod è sempre incompatibile con l'ordine politico. La follia è l'ultimo sbocco della violenza generaliz7ata; della perdita, da parte dello Stato, del controllo dell'uso della forza.
Come è accaduto con Hitler, la follia criminale può impadronirsi degli Stati
e reggere i loro governi.
Di fatto, lo Stato italiano sta perdendo il controllo della forza. Riesce sempre
meno ad arginare la violeriza, a garantire l'ordine, ad assicurard la vita pacifica
dei cittadini. E' giunta dunque l'ora di provveder-e, per evitare che la degradazione dello Stato giunga sino al, punto in cui solo un, potere terroristico potrebbe
ristabilire l'ordine.
E' chiaro per tutti che bisogna far rispettare la legge e riconvogliare la
forza nell'ambito della legge. I1 primo compito, per i primi provvedimenti contro
il terrorismo, può essere affrontato dal Governo dello Stato italiano con decisioni italiane, il secondo solo con decisioni europee.
La verità semplice e dura è questa. I1 controllo della forza sta fuori dal
quadro italiano. Dominata nella politica internazionale dai veri Stati moderni,
gli Stati continentali; nella sfera economica dalle gigantesche imprese a dimensioni europee e mondiali, la nazione italiana - come le altre nazioni europee può assicurare la vita autonoma di uno Stato membro di una Federazione europea
ma non più la vita autonoma di uno Stato nazionale dotato di sovranità assoluta.
Non sono i partiti, come si dice sempra più frequentemente, che hanno messo
in crisi lo Stato italiano. E' lo Stato italiano che ha messo in crisi i partiti.
E' un fatto che i principii liberali, democratici, socialisti e cristiani conservano
intatta la loro validità; che solo con questi principi si possono realizzare le
condotte indispensabili per subordinare la politica internazionale alle esigenze
della politica interna, per imporre all'attività economica il rispetto assoluto dei
valori prioritari di carattere civile e sociale.
Ma in Italia questi principi possono essere soltanto proclamati, non realizzati, fino a perdere completamente, come sta avvenendo, il loro significato nel
cuore degli uomini, perché l'Italia, come Stato a sovranità assoluta, è subordinata alle grandi potenze politiche e alle grandi imprese economiche. Solo
l'Europa, come Stato federale, potrebbe controbilanciare le grandi potenze politiche e le grandi imprese economiche. Solo in Europa questi principi potrebbero
esseie rion solo proclamati, ma anche realizzati, restituendo la salute ai partiti
che li rappresentano.
Questa verità, semplice e dura, non deve più costituire u~ segreto di Stato
o una constatazione teorica amara coma quelle di Luigi Einaudi, ma deve essere
resa pubblica perché, grazie al grado di sviluppo dell'integrazione europea, è
possibile, con l'aiuto del popolo, battersi per la federazione europea.
E' con l'aiuto, anzi con la partecipazione diretta, del popolo, che i federalisti
hanno presentato una legge per l'elezione diretta dei delegati italiani al Parlamento Europeo. L'approvazione di questa legge può costituire, purché lo si
voglia, il punto di partenza per ottenere l'elezione generale del Parlamento
Europeo. A sua volta, l'elezione generale del Parlamento Europea può costituire,
purché lo si voglia, il punto di partenza per la vera costruzione delllEuropa,
quella del suo ordine costituzionale.
Nella storia dei popoli e degli Stati, il rischio delle catastrofi più tragiche
c la possibilità delle riprese più luminosd si presentano sempre insieme. Voglia
la Fortuna che coloro che hanno pubbliche responsabilità, che controllano i
centri del potere a quelli dell'informazione, e, al primo posto, coloro che hanno
pubbliche responsabilità in Italia, sappiano seguire la via che i federalisti non
solo hanno indicato, ma hanno anche offerto, ai partiti.
Lo spettro del passato, o u n avvenire luminoso, stanno di fronte a tutti gli
europei. Non capirlo è un delitto, è la sconfitta. A ciascuno di riflettere, a
ciascuno di fare il suo dovere.
gio universale e diretto, i membri del Pai
lamento Europeo. Lo stomaco umano li
un limite di sopportazione: oltre, si vomit,
Sul Parlamento E~iropeo I'attcggiaincnt
dei Sei governi :ì stato quello che ci si potc
va aspettare, ma non per questo è risultat
meno ributtante. 11 suffragio universal
viene ormai collocato, forse dandogli un
ancor minore importanza, in lista comun
con gli ortofrutticoli, i transistors, l'impost
sul valore aggiunto. Su questo terreno c
abiezione politica i federalisti non posson
non battersi giorno per giorno, svergogna1
do la classe dirigente dei Paesi europei, ch
contribuisce all'internazionalizzazione
dt
centri decisionali e, nello stesso tempo, cor
tinuando a difendere, formalmente o C
fatto, le sovranità nazionali, vanifica (del
beratamente o per insipienza) gli istitui
democratici e tutti gli istituti di contro11
politico. Insomma è una classe dirigent
obiettivamente prefascista, se non paraf;
scista.
Abbiamo detto che non vogliamo giud
care genericamente il vertice delllAja
quindi ci fermiamo. Vogliamo viceversa gii
dicare in concreto il Movimento Europec
cioè quel coacervo di forze vecchie e nu(
ve, pseudeeuropee e federaliste, che è r
sultato ancora una volta assente dalla scen
e che dovrà finalmente riformarsi o esser
abbandonato da ogni Organizzazione seri;
I1 'CCE aspetta pa~ientementedal 1964, ann
degli Stati generali di Roma, codesta rifo
ma. Ma il Movimento continua ad esser
quel cimitero degli elefanti, di cui si è altr
volta discorso (e non importa l'eccezioni
chd alla fine diviene patetica, del suo Coi
siglio italiano); continua ad emettere bo
lettini di guerra a battaglie perdute e ch
nessuno, del resto, ascolta o legge. Se
Movimento non vorrà riformarsi, darsi o
gani di presidenza capaci di lavorare pt
esso non strumentalmente, non a fini pa
ticolaristici o addirittura personali, ma pe
l'affermazione disinteressata e programmai
della Federazione sovranazionale e deml
cratica, oocorrerà che il CCE, i federalis
delle due sigle, l'Associazione europea deg
Insegnanti, i sindacati e tutte le forze vi\
(che dire dei partiti democratici?) ne escan
e fondino, per conto loro, lo strument
effettivo di un « fronte democratico mrt
peo D. I governanti continuano a restai
impotenti; ma anche il popolo europeo, ck
vuole senza dubbio l'unità, non ha l a stn
mentd di cui servirsi: questa volta sarebt
nostra vergogna i1 non saperglielo appro
tare.
Dopo l'Aja, quindi, non ci sono molte co!
nuove da dire. C'è da ripetere soltanto ur
vecchia canzone: che i Governi faranr
l'Europa, quando noi gliela sapremo ir
porre. Perfino uno stagionato ambasciatoi
italiano, convertitosi - dopo tanti anni 1
nazionalismo - alllEuropa nella tarda m
turità, novello Blanqui va scrivendo su i
viste europeiste che l'Europa si deve fai
per le strade. Ci lasceremo insegnare
nostro mestiere di uomini della strada C
un diplomatico di carriera (sia pure in pe
sione)?
COMUNI D'EUROPA
licembre 1969
tesimo aniziversario della liberazione di Strasburgo, ebbe due accoglienze ben diverse:
sfilate militari e opposizione federalista!
Una bandiera europea era stata issata fin
sulla guglia della Cattedrale e noiz mancavano le scritte anti-golliste. Ma questo non
verde su foiido bianco n o n erano che una era che u n assaggio, poiclié sulla stessa
ininoranza, ma che si ~ n o s t r òefficiente tra piazza della Cattedrale una vera pioggia di
l'altro al momento di issare la loro bandiera volantini verdi, considerati come ultra-consul pennone in cinta al Palazzo Universi- testatari, fece seguito all'arrivo clell'ospite
turio.
d'onore. Inutile dire che la polizia si afIl simbolo europeo, il cui colore dovrebbe frettò subito ad occuparsi dei provocatori
significare più della sola speranza, sventolò e li rinchiuse negli c~ppositi « pciniers-à-suquindi a luiigo fraternamente a lato della lade ».
bandiera rossa dei inaoisti e di quella nera
All'apertura clel Parlamei7to cz~ropeo In
degli anarchici, sotto gli sguardi perplessi
scorsa primavera, nella sede del Coizsiglio
della polizia corazzata e di tutta la popola- d'Europa, gli studenti fedei-alisti si fecero
zione gollista venuta a manifestarei nel graiz- ugualmente notare poiché dalla tribuna del
de piazzale contro gli studenti che si erano pubblico nella parte alta dell'emiciclo ove
barricati nelle aule, per indurli a sostituire si erano riuniti, fecero volare foglietti di
tutte qz~elleinsegne col tricolore.
protesta e di invito L,d una maggiore solerLa rituale azione alle frontiere con paci- zia europeista ai parlainentari presenti. A ~ I fica distribuzioiie di palloncini e volantini che allora non mancarono striscioni d'incialiti-dogane da parte dei gzovani europeisti tamento e il compagno Herilé Leiliut poté
di Strasburgo e di Università tedesche vicine spiegare pubblicamente la nostra presetzza
non bastava più l'inverno scorso agli « atti- alla rillnione. Ferruccio Parri, che presievisti », come ci eravatno ultiniamente bat- deva la seduta, reagì sostanzialmente nello
tezzati nel nuovo gruppo del FEU (Federa- stesso senso dei manifestanti, assieme ad
listno europeo universitario). Sono seguite altri parlainentari, lasciando interdetta l'ala
allora azioni concertate e di maggior rilievo. gollista dell'Assemblea cha se iie andò sbattendo la porta.
Il ministro francese della Difesa, Pierre
Non riuscì altrettarl!~bene verò il tentaMessnzer, venuto da Parigi per il cinquan-
i giovani contro l'Europa delle chiacchiere
Ca
7
sufit,
bla-bla-bla!
it rasburgo, dicenzbre.
L'integrazione europea sembra a molti già
In problenza risolto nelle linee principali.
I MEC, la CECA, l'EURATOM sembrano
.reati apposta per eludere le doniande pun:enti. «Cosa si vuole di più? n, vien fatto
li dire, e questo è molto coiitroproducente,
w c h é in realtà, qualunque sia il valore apmrente di tali istituzioni internazionali, poiticainente nulla ancora è stato ottenuto.
.'Europa Unita non c'è ancora, anche se
2pita che se ne parli i n alta sede. Sono i
:overnanti dei diversi paesi che, più dei
.ittadini, si mostrano restii a compiere u n
)ero sforzo di avvicinamento politico, un
ainbianzento 7,adicale della attuale situaione dei governi, ma che ormai dovrebbe
m e r e un passo naturale perché necessario.
Io n o n so720 che un'europea della nuova
~otzera7ione,studentessa a Strasburgo, purroppo alquanto iiiesperta dei problemi poliici e poco abile nello scrivere (specie in
tuliano), ma consapevole per Io meno di
ina necessità di cainbia~nento della scena
)olitica, coizscia di quest'anacronisrno stozco c l ~ esono gli Stati nazionali. Forse la
iiia esperienza di vita è abbastanza partiolare, poiché ha vissuto dieci anni in Itaia e sono orinai da altrettanto tempo nel
paese di Prourllzon.
Dopo esser stata a Parigi per qualche
iiiio, vivo ora iiz questa città di frontiera
ollc~ Gerinuniu, che è molto sensibile al
~roblenzc~del regionalismo e ormai legata
d una tradizione di apertura verso l'esterlo grazie al Coiisiglio d'Europa e al Parinzento europeo. Però è ancora la sua vicilaizza col Reno clze f a di Strasbz~rgo una
pecie di capitale del continente, dato che
i colléga con città tedesche, svizzere e
laizdesi ben più utilmei~teche non lo faczutzo spesso i raupresentanti e inviati preso l'organizzazione interiiazionale che ospita.
Il fatto che1 vivo i n questa regione, oltre
Il'eseinpio clze ricevo in famiglia e che ini
lerniette di avvicinare aizclze' se di sfuggita
'egli europeisti di valore e di avere in casa
;bri sul federalismo, ha contribuito proabilmente a farnzi sentire il dovere di parecipare in qualche moJo ai tentativi di
'ivtilgazione dell'idea unitaria europea. La
desione alI'MFE è stata u n primo passo,
oltre a ciò, dei compagni di qui, euroeisti ciiich'essi, izatzno creato qualche anno
,I uii gruppo di studio, I'AEEA (Associaione degli studenti europei d'Alsazia) sot7 l'égida dell'UAEE ("). Ciò permetteva a
iovani più o meno iiizpegnati politicameno di riunirsi per discutere su u n problema
un libro rigtiardanti l'Europa. I nzenzbri
,-ai70 soprattutto studenti di scienze poli;che, giornalisnzo e legge.
Il iizaggio '68, collo scatcnatnento studenc7sco che provocò in Francia, ha più o
leno indirettamente ti~odificato le strutYre di organizzazione dei giovani strasburhesi sensibili ai problemi europei. A fianco
elle file gonfissiinel degli iinprovvisuti anarIzici e dei setnplici purtigicci~i d i una riforla tfell'ii~segizamento,i seguuci della E
nolo acerbam
Dunque la Grecia dei colonnelli ha deciso di andarsene
dal Consiglio d'Europa per non essere sospesa o cacciata.
I Ministri dei Governi degli Stati democratici del Consiglio d'Europa non sono stati molto abili nella procedura (oppure non sono voluti essere molto abili) e si
sono lasciati anticipare dal Ministro dei colonnelli, in
maniera a nostro avviso abbastanza irregolare: comunque, nel grigiore del panorama europeo attuale, l'episodio
E in qualche modo positivo.
Nessuno più degli antifascisti italiani - esuli durante il
regime o oppositori in patria così come si poteva sotto
un regime totalitario - sa bene quanto abbia significato la carenza di spirito critico e la viltà verso il fascismo degli Stati democratici, europei e no, nel rafforzare
il regime e nel renderne accettabili le azioni ai cittadini
italiani incerti, politicamente poco avvertiti, sostanzialmente disponibili ad appoggiare o a contrastare un regime
ai loro occhi difficile da giudicare, difficile soprattutto
... q i ~ e i che a Sfacteria dornie
e
Alessandria 1 di2 a f'arrrce
in un mondo così ricco di controsensi. L'estromissione
primo
Santarosa ...
tricofor' Sa'Ltorre
di
della Grecia - quale che ne sia risultata la formula dal Consiglio d'Europa rappresenta pertanto un fatto da
non sottovalutare.
Ma parliamoci chiaramente, soprattutto noi che da antifascisti siamo vissuti in
Italia sotto il fascismo. Che significato avrà la N punizione » del regime dei colonnelli
da parte di regimi democratici rissosi, egoistici, guidati da partiti nazionali oligarchici
e affamati di potere più che di reali riforme, incapaci di costruire una esemplare
Europa sovranazionale? Con una Europa siffatta non sarà difficile, di fronte all'opinione pubblica dei Greci politicamente non scaltriti, trasformare la cacciata della Grecia
dei colonnelli da una Istituzione europea in una cacciata della Grecia cteima, quella
di Milziade, da un consesso egoistico demo-massonico-plutocratico e, per l'occasione, si
potrà aggiungere pseudo-cristiano.
L'atto compiuto a Strasburgo perderà, se isolato, ogni suo effetto pedagogico. I1
mercato delle vacche compiuto recentemente all'Aja non ha certo conferito un sottofondo morale alla estromissione della Grecia dal Consiglio d'Europa; né tale sottofondo
lo conferiscono gli atteggiamenti opportunistici, nei riguardi del federalismo europeo,
da parte del Governo del signor Wilson, sempre preoccupato di voti e raramente
preoccupato di ideali e di strategia democratica.
Cosa si fa, del resto, in Italia per rendere concretamente inoperanti gli agenii
provocatori del regime dei colonnelli, che vuole rendere difficile la vita agli studenti
greci intenti nei nostri Atenei a imparare un po' di storia della libertà (sempre che
baroni delle cattedre e giovani nazi-maoisti permettano veramente che si apprenda
codesta istoria)?
ARGO
'
P.S. - Se gli europei occidentali, cacciata la Grecia, continueranno tuttavia a dare
scandalo col loro comportamento giornaliero, i colonnelli, felicemente in sella, troveranno un vindice delll«indipendenza nazionale » greca nella borghesia stalinista e sciovinista
che governa a Mosca: i nazionalismi non stentano mai a trovarsi.
6
COMUNI D'EUROPA
tivo seguente, quut7do Couve de Moitrville,
vento, purtroppo! Al Vertice anche stavolta
allora presideizte del Consiglio, sl recò alla
tion niccizcarono le chiacchiere, che avevamo
« Maison de llEurope » per una riuizione
denunciato in un siiilpaticissimo slogan:
del Comitato dei miizistri. La numerosa po« Ca sttffit, blu-blu-blu! », come dinzostra il
lizia in borghese ci aveva ormai di mira e tatto chq si parlò ben poco di questa nostra
ci precluse ogni possibilità d'azione, alloiz- nzanifesta7ioile, almeno nella stampa e alla
tarzccndoci dal Ministro che passava a u n televisione francese, nia solo di u n presunnzetro da noi, proprio in quel nzomento e
io graizde successo dei politici. Dopo la maa cui volevamo ritardare il passaggio col nifestazione ci riitiiimino tluovamente tutti
lancio di nzanifestilzi. Una volta di più non per u n « teach-in », presieduto da L t ~ d oDic~nancc~ronoil cellulare e le formalitcì tli rickx ("") e Romiil Reich. Il ministro deleQuestura. Ci sfoganirrio solo u n po' verso gato olandese al Birzrzenhof, De Koster, vensera, dopo che la nzaggior parte! di izoi era
ne personalnzente alla riirliione. Si dichiarò
stata rinclzi~rsa e ititerrogatu a Itirzgo, e non favoreilole alld nostra azione e prolnise che
rispariilian7nzo ai pacifici passanti il claxon avrebbe fatto avanzare le nostre proposte,
continuo di uiza sfilata di auto ricoperte alrneno nei Paesi Bassi, in particolare qiceldi scritte e bandiere europee.
la dell'elezioize diretta dei nzeinbri del ParMolto più interessante però fu izutural- lal??eizto europeo. Venne però ripetutamente
mente la ~izanifestaziotie delllAja, il l o di- fischiato e interrotto da noi giovani, stanchi
di discorsi nel vuoto e di promesse non
cenzbre scorso. L'organizzazione era stata
nlarzteiztile.
nffidata in gran parte all'MFE di Bruxelles
Tornamino poi tutti nei nostri rispettivi
che si adoperò il più possibile ad ospitare
i giovani manifestcclzti proverzienti da taizti
paesi di origine e orinai, di nuovo nella
diversi paesi, prinza per il « week-end » di
studi che si teriize sinzultaneumente ad Anversa, a Ockenzburg in Olanda e a Nutterden Kleve (Gertizaliiu), poi per la giornata
Riportiamo dal iiotiziario del Gruppo studendella vera e propria iizalzifestuzione. Nei
tre luoghi di ririvioize si era preparata la testo europeo ( G S E ) , anlzo V I , n 9. dicembre 1969, quebto articolo pubblicato qualche
i~zoziolze per condannave la mancaizza di gior,70 dopo la colzc~usiolledel I
T ctlropeo
~
volontà poliiicrc in favore dell'Europa e per
dell'ilia.
otteizere l'elezione a suffragio diretto del
Purlamelzto europeo.
Per chi auspica uil'Europa stazionaria i l
A Nutterden, ove tizi trovavo ailch'io, po- Xrcrtice delllAja non C stato un fallimento.
iemmo scalnbiare le idee anche coi1 diversi Esso è stata piuttosto uno di quei riti inuZ O la loro
inglesi eziropeisti e I Z O ~ U I ~ Z I ~che
tili, ma necessari, perché occorre sempre
concezione dell'Ei4ropa si ricollegavcc con mostrare che ci si muove quando si voquella del Federalismo nei suoi punti piit
gliono mantenere le cose come stanno.
essenziali. Anche ulllAjcc, vile tutti i parteciPerchC inai i Capi di governo si sono
panti si erano ritrovati nei grandi locali
presi
la briga di andare in Olanda, non
Anzicitia n, ebbe luogo una discrtssione puhpotevano
immaginare un posto migliore per
blica, i7za il ir.iorizento culminante fu quanturisino
in questa stagione? Era
fare
il
do, lasciata la sala, i quasi 2.000 presenti
sfilaroizo sino al Bin~zelzlzof con ~zunierosis- proprio necessaria la farsa di un vertice
simi cartelli, bandiere, ingranditlzenti foto- per stabilire che il regolamento finanziario
gl'afici di precursori dell'idea europea. del MEC a;ricolo dovrà essere deciso entro
Londinesi, liicirsigliesi, berlinesi, fiorentini,
la fine dell'anno e l'inizio delle trattative
olandesi, trctti gridavano: « Nazionalismiis
con la Gran Bretagna entro il 1 0 luglio?
fiillrt ilz fascisliius », « Nous voulons le vote
Certamente vi è qualcosa di assurdo in tutto
européen » e persiilo: « L'Europa sarà il nociò, che non. si spiega se non con I'irraziostro Vietnanz ». La polizia a cavallo, impecnalità dei governi, tanto attaccati alle sovracabile e ben addestrata, sorprese u n po'
sulle priine ~zoi meridionali del continente, nità nazionali d a opporsi alla costruzione
poiché nei nzonzenti crarciali non si sapeva delllEuropa, abbandonando il nostro conti17zui C O I ~ Z Qgli equini avrebbero recgito, dato nente ad un declino che finirà inevitabilmente per travolgere le stesse nazioni.
il frastuono e la confitsioize che parevailo
inizervosirli l710lto. Le macchine dei capi di
Sul piano funzionalista la via è senza
governo sopravvenivano ed rtiz compagtzo uscita. Se l'opposizione alllEuropa fosse
francese che teiztò di rallentare il passag- Pompidou, eliminandolo si supererebbero le
gio ad una di esse bralidendo sul tergicri- difficoltà. Pren-iesso che l'omicidio politico
stallo una bandiera federalista è stato arrenon rientra nei nostri metodi di lotta apstuto da alti e robustissimi poliziotti hiotzdi.
pare evidente che anche in tal modo non si
Un «sit-itz» f r 4 teiztato ~izu presto dissolto. Non posso ancora dimenticare il tic- sarebbe risolto proprio nulla. Pompidou
chettio delle monetine lanciate in segno non è che l'iminagine più manifesta dell'attitudine antieuropea di tutti i governi naziodi scherno contro la i~ettrtra del Presidente
jrcitzcese, il gru~zde cctie.so ull'occasioile del nali, i quali, a loro volta, altro non sono
Vertice.
se non l'espressione del sistema che li soPoinpidou era il 1 7 2 ~ ~ 0prope~iso rcd U I Z stiene. All'interno di questo sistema non 1:
izttovo rilancio dell'Eitropa, ina neanche a neanche possibile armare una pressione
/urlo apposta, iiz questo solenne ma fittizio massi'ccia. L'Europa funzionalista è fatta di
tentativo di rinascita, era liti che doveva chiacchiere, che so'no tanto più astrusc
proporre alctine cose piìi colzcrete, riguarq ~ i a n t opiù son vuote. Il popolo ha troppo
danti l'agricoltiira, iizu sempre ~iell'itzlere.ssc
buon
senso per lasciarsi sedurre da simili
prinza di trttto del sito paese. Egli stesso
bidonatc.
Perciò i governi hanno sempre
aveva unizunciato per il a Sonzii~et>> delbuon
gioco
allorché si lamentano di essere
l'Aja il trittico: « Aclzèvenletzt - Approfotzdissoli
nella
loro
costruzione euro'pea; proprio
seiizerzt - Elargissel7zent ». Tutte parole al
dicembre 19f
ilzia città, ~ z riveniva
i
in mente la scritta
uiz cartello i11 tedesco brandito all'Aj
Marn era europeo n, e franzmenti di c
scorsi di vari partecipanti.
L'inziilenso gruppo che forniuvunzo e.
nzolto eterogeno, u n inondo a sé con U I
ganznla di idee politiche diversissime di oi
gine e contenuto, dalla destra qualunqrtis
fino all'estrel~ia sinistra con tutte le sfiim
ture intermedie. Ciò nzi fece pensare cl
aiiclie a Strasburgo, n ~ lgruppo locale
sepprtre iti proporzioni miiiori, si risco
trano le stesse differenze di opinione; 17
per. i giovani riunitisi all'Aja, come p'
quelli dellfAlsazia, ttrl'idea col7zune è al
base: quella dell'Europa, che ci fa aspira
alla stessa mèta e ci unisce al di là del
differenze di lingua, cultitra e concezio
politiche particolari.
Lucia Bolis
("*) Segretario
Europeo.
geiicrale
dcl
Movimento
Federali:
L' Europa è rivoluzione
~ e r c h kessa è soltanto « loro e molto mer
una costrurione europea, E' forse un ca:
che ~all'Aja~ tutte~ le ~sollecitazioni per l'e1
~
zione a suffragio diretto del Parlamen
Europeo siano rimaste inascoltate?
L'Europa funzionalista, nonostante il SL
carattere minimalista, rappresenta anco
una trasformazione eccessiva rispctto
conservatorismo dei governi c del sisten
che essi esprimono. Perché allora dovrcr
ino condannare la nostra azione alla ste
lità circoscrivendola in questo ambito? Nc
vi sono altre Forze oltre quelle che soste
cono l'attuale sistema? E' chiaro a ques
punto che o l'Europa sarà ri\7oluzionaria
non sarà affatto.
E' stato un vizio cronico di tutti i fcd
ralisti quello di ridurre i problemi concc
nenti la democratizzazione della nostra s
cietà al solo aspetta istituzionale, quasi cl
fosse sufficiente l'adesione dcgli Stati d
continente alla Confederazione Elvctica p
cambiare l'attuale sistema. Non è quin
una nuova considerazione strategica, n
una più profonda comprensione dei nost
Pini che ci impone di inserii-ci nelle lot
democratiche degli operai, dei contadini
in particolare nel 'nostro caso, degli st
denti.
Queste lotte sono condannate all'insucct
s o finché si manterranno nell'ambito nazi
nale, perché il sistema contro cui esse L
tano ha già assunto una dimensione eur
pea. Perciò l'Europa oggi è la dimensioi
della rivoluzione, la quale o si afferme
al livello del continente o fallirà nei s i n g
Stati. Un'Europa democratica e federalis
è non solo l'obiettivo necessario della ri\
luzione, m a anche quello capace di catal
zare l'immaginazione popolare assicurant
alle lotte in corso il vigore e la partecir
zione unitaria delle grandi masse. E' ques
i l nostro compito: dare alle lotte sociali
volto delllEuropa ed all'Eurapa il volto del
lotte sociali. Così il Pederalismo diventa cc
cretezza e l'Europa bandita dai governi
svela sposa feconda del popolo.
-
dicembre 1969
COMUNI D'EUROPA
7
Jean Bareth
i c o n l i f ~ u a i i o i ~rlu
e pag. 2 )
tardi alle cose europee: ma, ini disse, certi
suoi limiti psicologici erano invalicabili,
certo suo gusto dell'esteriorità, insomma la
sua fisionomia più che di girondino, di monarchico francese. Per Jean tutto era stato
diverso. Lui proveniva dai Vosgi, terra dove
il patriottismo e lo spirito di bandiera si
coltivano in tutte le case. Si era avviato a
fare l'institutetir, il maestro elementare:
poi la guerra, la sconfitta, lo sbandamento.
Me lo vedevo accanto il poilu Bareth, col
suo passo strascicato. I n un clima, che! mi
sembrava quello della K Grande illusione »
di Renoir (il film del '37, vietato in Italia
dai fascisti: poz~rcause!), ecco la scoperta
dcll'assurdità delle frontiere. Ma, per questo concreto lorenese di Raon llEtape, l'assurdità in primo luogo delle frontiere renane qui di faccia e attraversate nei duc
sensi da secoli; e poi delle « sacre » frontiere infraeuropee, per la cui rettifica sono
esplose e divampate guerre mondiali. Guerre
combinate nellc capitali e sopportate da
duri e pazienti uomini delle piccole comunità di periferia. Superati i pregiudizi, meglio il tedesco del villaggio renano che il
cortigiano di Parigi: altro che Voisin! I1
tcdesco del villaggio rcnano e poi - studiati c amati con la curiosità e la semplicità del maestro elementare - gli umili,
quotidiani fabbri di storia di ogni Comune
d'Europa. Dalle Nazioni d'Europa alllEuropa
dei Comuni e, ricomponendo territori so\ente spaccati da frontiere politiche disegnate d a uomini ambiziosi e lontani, all'Eui-upq dclle Regioni.
Bareth aveva partecipato al congresso di
Roma dell'linion europécntie des Fe'dérulisies, del novembre 1948: il primo grande
congresso delle avanguardie europec dopo
l'incontro di Montreux del '47, quando i
federalisti europei, sorti spontaneamente
nei diversi Paesi durante la Resistenza, si
crano ritrovati e uniti. Congresso, quello
romano, c h rapprcsentava
~
l'curopeismo militante e disinteressato, quasi a contrasto
di quello pomposo delllAja, dello stesso
anno, promosso d a un Churchill co'nfinato
all'opposizionc in patria e quindi disoccupato, e che sfociò nella creazione del Movimento Europeo: oreanizzazione
di estrema
retroguardia, finché non la preserq in mano
- sia pure per u n tempo limitato - Spaak
e i federalisti. Bareth ricordava spesso questo congresso delllLTEF, chc egli collegava
alla sua inclinazione per la città di Roma:
città di cui gustava i cantoni vecchi e non
retorici, la campagna circostante arida e
solenne, i colori e il clima; anche se - esclamava negli ultimi tempi - la s i sta completamente rovinando, con la speculazione e
uii'espansione a macchia d'olio, che n e travolgono la misura umana. Col che - concludeva scuotendo la testa - Roma rinuncia a una sua missione esemplare in Europa c nel mondo: anch'essa è divenuta
una città senza pace.
Interessato da un lato dai problemi del
dccentramento c delle autonomie locali e
datl'altro da quello dell'unità europea, Bareth u n giorno (si era ancora all'indumani
della 1,iberazione) - ì: lui stesso che racche si
conta - notò in libreria
intitolava
L'autonomie communale e t la
Stati generali di Versailles: il belga Ronse porge il saluto al Presidente Auriol (di lato Bareth)
(1953) - comitato di Presidenza del CCE a Venezia (1957) - assemblea dei Delegati del CCE a
Milano ( 1959)
8
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1969
reconstmction dc 1'Europe P, di cui autore
era il professor Gasser, dell'Università di
Basilca. ((Al lume degli avvenimenti ancora
recenti, il prolessor Gasser mostrava che
lo spirito di libertà aveva resistito all'influenza totalitaria nei Paesi dove l'autonomia comunalc era stata salvaguardata e che
dunque la difesa delle libertà umane era
inseparabile dalla difesa delle libertà comunali ». E' così che il primo ottobre 1950 egli
si incontrò a Seclisberg - cho è su u n promontorio del Lago dei Quattro Cantoni con Alida de Jager, i professori Gasser e
Milhaud (fondatore degli
Annali dell'economia c ~ l l e t t i v an), il borgomastro della
città tedesca d i Bieleield, Ladebeck, il sindaco del Comune svizzero di Burgdorf, Patzen; anche Adriano Olivetti, invitato, aveva
aderito e fu assente per motivi di forza
maggiore. La de Jager fu incaricata di organizzare un congresso costitutivo: per 1'Itaiia I'ini~iativa fu passata a m e d a Olivetti,
su preghiera della de Jiiger, ma anche da
Spinelli, a cui si era rivolto Voisin per
conto di Bareth; e una delle dirigenti
italiane della gioventù federalista, Magda
da Passano, con altri federalisti (voglio ricordare Alberto Cabella) me la resero possibile. I1 Congresso costitutivo ebbe luogo
i l 28 maggio 1951 a Ginevra.
Bareth frattanto si avvia a diventare amministratore di un grande Comune operaio,
ove sono le offiBoulogne-Billancourt -cine della Renault, alle porte di Parigi -:
consigliere comunalc e Maire-Adjoint nel
1953; battuta la sua lista nelle elezioni del
1959, sarà ridetto consigliere e nominato
Syndic della città nel '65 e di nuovo MaireAdjoint nel '66. E' a Boulogne-Billancourt
che Bareth sperimenta un grande gemellaggio - che poi ha trovato importanti sviluppi in altre città d'Europa - con un
Comune del Land berlinese, Neukolln. Molti
anni prima di d e Gaullo - che Bareth detestava - si ha così un incontro cordiale e
costruttivo, n livello realmente popolare,
tra i francesi ( a n ~ itra i francesi di una
città della banlierle parigina, ove la Sinistra ha largo favore), ancora freschi dell'o~cupazione, e i tedeschi, guidati d a u n
borgomastro reduce dai campi di concentramento nazista. Bareth ha spesso ricordato l'esperienza di questo gemellaggio, che ha portato i concreti problemi
umani, sociali, di costume dell'integraione curopea nelle case di BwlogneBillaiicourt c di Neukolln e poi di altre
città (in Italia, di Marino laziale). I1 suo
spirito d'osservazione, in materia, era in
parte una dote naturale, in parte acuito
dalla passione di mettere a punto uno strumento di lavoro educativo e politico, la
cui invenzione si dcvc largamente a lui;
uno strumento per cui, tra popoli sulla via
dell'unione, si può comunicare nella gioia,
nel lavoro e nella speranza ». Egli si rendeva conto dellc possibilità e degli ostacoli
che, in un gcmcllaggio, si incontrano a livello d'azienda, di scuola, di organizzazioni
del tempo libero; della emulazione tra le
famiglie per ospitare un « concittadino europeo D, m a anche delle difficoltà che nascono; delle reazioni psicologiche delle diverse generazioni c dei diversi strati sociali;
delljimportanza di tener conto di tutti i fattori, politici culturali sentimentali variamen-
comitato di Presidenza a Graz (1961): Lugger, Cravatte, Bareth - conferenza stampa a Roma
per il decennale del CCE (1961): Serafini, Bareth e il Ministro Tessitori - celebrazione in
Campidoglio per il decennale del CCE: il Ministro Segni, Peyron, Cavallaro, il Vicepresidente
della CEE Caron, Serafini, Bareth
dicembre 1969
Lc suggestivi - cioè razionali e irrazionali -:
non per nulla, in fondo, Bareth era un intelligente instifuferlr.
Di Bareth nella storia, ormai lunga - vent'anni -, del CCE clic dire? Salvo il ricori a t o periodo iniziale nc è stato sempre Segretario gcneralc, a Parigi - mentre la
presidenza si trasferiva da Gincvra a Lussemburgo -: come Segretario gcneralc Bareth e il CCE si sono quasi identilicati.
Almeno a prima vista. Egli si sforzava infatti di mantenere una linea unitaria e ,
per lasciare intatte le sue clzanccs di pacientc mcdiatorc, evitava di caratterizzare
una « linea Barcth »: lc sue relazioni, le
iuo proposte, le sue iniziative crano sempre
preparate, nel senso che aveva scmpre ascoltato in precedenza le diverse campanc. Non
per opportunismo, lo ribadisco, ma perché
Ic sorti complessive del ClCE le considerava
più importanti delle sue idee. Ma con un
limite preciso: che la strategia del CCE
rimanesse quella. Non era disposto ad aczettarc che il CCE si trasformasse da orgaiizzazione loderalista in organizzazione ambiguamente curopeista; e la difesa delle
lutonomic locali non poteva non essere
~ I i e sul terreno della democrazia, rcspinzendo con fastidio e implacabilmente ogni
a modcrnismo
tecnocratico. Insomma era
. ~ n mediatore che, con estrema dignità C
oulizia, si era fissato degli argini precisi.
Ve1 pcriodo più oscuro del regime gollista
,i parlava non di radtii con lui - per schcrlo, ma non tanto - di quando sarcbbè
brenuto in esilio in Italia. Ai tempi della
;uerra d'Algeria, durante la IV Repubblica,
.in giorno a Strasburgo arrivò ad esplorare
'ra i colleghi europei sc si riusciva a varare
.ma risoluzione di severa condanna del Godcrno francese: si sarebbe creato grane a
loil finire da parte dei suoi concittadini
indipendenti » ai socialisti -, ma
- dagli
:ra pronto anche ad andarsene; senonché
'urono alcuni belgi a bloocare l'iniziativa.
Naturalmente anche i suoi attacchi crano
le1 suo stile misurato - e per questo elfizaci su amici e avversari -. Esemplare il
iuo articolo in « Communes d'Europe » del
;iugna 1962: « S'il était allé à Vienne ... ». S e
:gli fosse andato a Vienna: intendeva dire,
2 diceva a tutto lettere, il Generale de' Gaule. Vicnna, cioè i Scsti Stati generali del
:CE, il più grande congresso (allora: poi
,.enilero i Settimi) del dopoguerra, ad av,%o di molti presenti. S e fosse andato a
Vicnna avrebbe vcduto questa marca di
quadri politici locali C che non hanno accctato di lasciarsi dividere dai loro governi
quando si tratta di definire i mczzi di ap~ r o c c i o allJEuropa e ciò chc dovrebbero
:sscrc le sue istituzioni comuni D. Era « rcsrcttablc che il Generale de Gaullc non
ivesse potuto prcnder posto - nella Stndf'?alle costruita per le folle, per le folle
;portive, ma riempita quel giorno da una
'olla inabituale, quclla dei rappresentanti
lelle popolazioni curo~pcc» - accanto al
;uo collega austriaco, il presidente dclla
Xepubblica Schacrf. « Egli avrebbe potuto
:alcolare la vcra misura dell'o~pinionc eu-opea... Egli avrebbe compreso che come
ui i capi delle città europee sono attaccati
illa loro patria, grande o piccola, che essi
ion intendono csscrc retti da leggi sli-alici-C o costretti a parlare qualche assurdo
'volapuk" e chc si tratta di una requisioria sbagliata. Egli forse avrcbbe capito
COMUNI D'EUROPA
9
C
comitato di Presidenza a Ivrea (1961): Cravatte fra Bareth e il Sindaco di Ivrea, Rossi - il Comitato organizzativo dei VI1 Stati generali - la presidenza degli Stati generali di Roma (1964):
Peyron, Cravatte, Hallstein Lugger, Bareth, Muntzke
COMUNI D'EUROPA
questa lezione di buon senso e compreso questa chiara concezione dell'ordine delle cose che è definita nel primo
articolo della " Carta federalista " adottata dagli Stati generali: "Dal Comune all'ordine internazionale, a ciascun livello e per ciascuna fondamentale funzione debbono corrispondere
istituzioni appropriate, dotate della libertà di decisione nell'àmbito che le
riguarda, e dei mezzi e poteri indispensabili all'csccuzione di queste decisioni " D.
La storia - quella dei libri - parlerà comunque del Generale, che del
resto, in tutta calma e con sovrano
disprezzo delle piccole vicende umane,
sta vergando le sue memorie. Bareth,
frattanto, è morto sul lavoro e di lavoro, per lottare contro tutte le monarchie e tutte le sovranità indivisibili.
L'ultima volta che ci incontrammo - a
Rouen, pcr il B u r e a u del CCE, in novembre - eravamo accanto in pullmann, dopo una seduta, c mi disse nel
suo italiano scherzoso: « Sono uno poco faticato ». Mi si strinse il cuore.
Jean lavorava sulle forze. fumava e
dicembre 196'
fumava per vincere la stanchezza - c i
fumo gli era letale -, e sapeva che le suc
ore erano contate: m a aveva sempre l'atteg
giamento sereno delle persone in pace co~r
la propria coscienza e convinte di non per
dere il tempo. Uo~mini di fede, cioè.
Eppure il suo autocontrollo era conqui
stato.
No~n gli fanno bene certe sediitc
del C'CE », mi disse una volta, con amarezzz
e apprensione, la moglie, « Jean ha poi insi
stenti crampi allo stomaco n.
Questa è la costriizione europea. Un la
voro senza prcini esteriori, fatto di crampi
di coraggia e di tenacia. Un lavoro rivolu
zionai-io portato avanti nella rinuncia a tuttc
le attrazioni esteriori, il potere il dcnarc
la vita scientilica c - in certo senso - 1;
famiglia. Ma permettete a un impulsivo d
affermare chc: mentre gli uomini di succes
so, specie di successo politico, sono spessc
dei vermi, Jcan Bareth è un esempio d
vita cui si deve un rispetto totale. Alticompariranno nei libri, Bareth rimane - nel
l'ora calda che viviamo - come bandicr:
del CCE.
Umberto Serafini
u n recente editoriale d i Bareth
L'infanterie politique européenne
città gemelle: Bareth per Boulogiie-Billancourt e il
Sindaco Santarelli per Marino laziale (1965) - convegno europeo in Ancona: Bareth accanto al Sindato Salmoni e alla Segretaria generale delllAEDE
italiana, Sonnino (1966) - Bareth e Sauer a Magonza
(Congresso della Sezione tedesca, 1966)
L'idée curopéeizne resle vivante. Les izoi:zbrerix ouvrages q u i e n ti-aiteni soil
accueillis invec einpresseinent. Personne d o s e la iizettre e n carlse. Les Conzinunauié
Européennes eiz restent le pilier. Leurs m e m b r e s n e sauraient envisager de s'en reiirei
Bcaucoup d e pays aspirent à y enlrer ozr i1 s'y associer. Le récent Coizgrès parlc
mentaire d u Mouvenzent E u r o p é e n à La Haye a rasseinhlé u n n o m h r e iinpressioiznan
d e représentanls qualifiés d e s gouverizements et de parlenzeiztaires.
O n constate par contre u n e confusioiz d e plusl e n plus proizoizcée qtiuizd il s'agi
d e concevoir Ies fornzes politiques d e cetle uizité et son étendtie giographique. 0,
ize s e m b l e plus croire que, dans u n e direction o u l'autre, des progrès réels puissen
;ti-e acconzplis à brève éclzéance. L'idée européenne perd e n dynanziswze, e n conlen.
concret e t par coizséqnent e n efficacité immédiate.
L'aspect le plus grave d e cette récession, c'est I'absence d e I'Europe daizs le
affaires nzondiales et dans ses crises inlerizes. O n adnzet désoswzais q u e chaqzi
nation joue pour elle-nzeme avec ses seules cartes, e t ati besoin contrc Ics atllre:
Il e n a é t é ainsi a u m o m e n t d u nouveuu c o u p d e Prague e t a u cours d e s évéizc
iizeizts qtii I'ont suivi, ainsi qu'à I'occasion des crises nzoizétuires hriiannique ei frar
caise. O n voit m i m e s'esquisser des affuontements entre nalioizs européennes, d
nouvelles triplices o u ententes ,cordiales. Une dangeretlse tension franco-allenzund
succède à u n e idylle q u i était déjà daizgereuse pour I'zinité européenne, cepeizdan
q u e I'emprise d e l'U.R.S.S. s u r ses satellites ezlropéeizs ize s'est pus relichée. &'Et
rope coiiznzunautaire est encore t r o p faible pour s'affiriner a u plaiz politiqtle e
i n e i ~ z ea u niveatl des nécessaires solidarilés économiques.
Le CCE lui-iizenze a dans cette situutioiz uize responsabilité tonte particuli2r(
dans la m e s u r e o u il e s t I'organisation européeiznl la plus puissanttl et la plus activ
et celle q u i touche le plus direclement I'infanterie » politique.
Il doit donc se dégager des rotltines éventuelles, fuire preuve d'inzagiizutior
renforcer et é t e n d ~ e s o n action.
Dès à présent, les E T A T S G E N E R A U X D E LONDRES d o i v e n t appurailre conzriz
u n acte essentiel d e la vie etiropéeizne, iie pus se présenter conline tine i?zanif(
station interne d u CCE m a i s comnze t i l i ACTE EUROPEEN uvec 1111 poids poli1
q u e e t u n e influence s u r I'opinion.
S i l'on adiizet q u e l a Comrnnnatité Européeizne est la voie nului'elle » d e 1'Enrc
pe, c o m m e vient d e I'affiriner le Coizgrès purlenzentaire d u Mouverizent btiropée
à :La Haye, l a première t i c h e d u C C E doit consister:
à réagil- contre les atteinles portées coiiire l'espril ci la Iettre des truite
(r6le d e la Coiniiii?;sion, v o / e tncljorituire, etc.);
- à muintenir u n e pression elz faveur
d ' u n vérituhle Parlenzenl Européelz;
- à intércsser Ies collectivités Iocales
u u x grunds problènzes acttiels cIe
Cornrntinautés (harrnonisation monétuire, plan Mulzsholt, politiqtie régic
nale, etc.);
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1969
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p
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11
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- a obteliir que les C o i ~ i n ~ u n a u l ése
s
défei7delzt et se fctsseiit défelzdre,
et par co~zséquentutilisent les forces etiropéennes, telles que le CCE;
- a renfovcer le dialogire direct du
CCE et des collectivités locales
avec les Coi?imzrnaiités;
- ù associer à l'action coiiii?litnclti-
taire les pays qui i,eulei?t entrer
d a ~ z s la Coi~ir?iunauté oli s'y associer.
Telles sont les coi?statatioi?s qti'a foites
le B~rreclu Intevncttional d u CCE lors d e sa
dernière session à Eindhotzn et les voies
vers lesqtielles il a déciclé d'ei~gager son
action, qii'il s'clgisse dcs prochains Etais
Géizérai~xcles Con1nzi~nesdfEtcrope, de notre
pai*ticipatio~z ctu Mouveinent Euvopéen ou
t i t ~plan d'activitis concr2te.s qui a i t é établi
pour 1969.
Jean Bareth
(a
Coiniiirri?es d'E111o p e
z,
u~-i.il 1969)
Bareth parla nell'emiciclo di Strasburgo al convegno sui gemellaggi del 1966 - Como, assemblea dei Delegati (1966) - incontro con Rey, Presidente
della CEE (Bareth, Cravatte e, a sinistra di Rey, Schroeder) (1967) - Hassmannshausen, Comitato di Presidenza (1968) - coiivegno di Taranto
sulle zone siderurgiche e minerarie dei Paesi della CEE (1968)
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1969
Lettere al direttore
Università di carripanile
e iiliiversità europee
Caro Direttore,
vorrei conzinciarc ancli'io coizze Luigi
Einaudi « Heri dicebainus ... » riferendomi a
ur1 articolo che « Comuni d'Europa » pubblicò oltre sei anni f a sulle molte e buone
ragioni che inilitavano a favore dell'istituzione di una Utziversità delle Dolonziti a
Bolzano. Da allora molta acqua è scorsa
sotto i poiiti del Talvera e la questione non
ha fatto un passo avanti, anzi ne ha fatto
uno indietro con la creazione a Trento di
un « Istituto superiore di scienze sociali D,
unicamente italiano, i n ~ ~ e n t a t dal
o
campanilis?no locale che oggi non sa più dove e
coine sistemare migliaia di studerzti attratti
dalla prospettiva di uno sludio facile e di
nioda, nza senza izesszina possibilità di impiego locale ( e anche nazionale) per i laureati, che oggi infatti si agitano per ottenere l'equipollenza del titolo alle ... supplenze
nelle scuole inedie, dove porteranno tutta
l'incompeter7za di urla preparazione assolutuiilente noi? specifica e tutta l'inquietudine dello spostaiizento intellettuale.
Ma la questione è statci rinfocolata dalla
approi~cczione rapidissinza e serlzcc discussione (11 Parlaiizento Italiarro, iiiolto discussa e cc risicatissima maggioranzu al Parlaiir~iito A~tstriaco, del famoso « pacchetto »
di ullarguniento dell'autonomia provinciale
in un nuovo statuio di autononzia regioiiule che dovrebbe essere pronto con legge
costittizionale fra qziattro anni circa, secondo un minuzioso
caleiidario operativo ».
La stainpa nazionale si è sbracciata a parlare di soluzione europea: tanto l'aggettivo
« europeo » noi1 costa nulla e copre tutto.
Conze europei, se veramente il llingo calerldario operati110 si concluderà col varo di
atto a favorire la convivenza
tino stritii~er~lo
dei gruppi lirlguislici in terra d'Adige (dico
bene: la convivenza » e non lo C sviluppo
separato t r a d o ~ t odalli« apartlieid n di sudafricana escogitazior7e) non potremo che essere colitenti, coiize di tutto ciò che medica
i bubboizi di questa vecchia Europa. Un po'
iileno contenti come federalisti, perché il
stiiizmeizzioizato pacchetto aiizitu/to distrugge praticaiizente l'eizte « regione » che cori.isponcle u L L ~ Z Uchiara unità geografica (idrogra-fica, cliinatica, floristica, faunistica, ecoizoitiicc~)corile qitclla dell'intero bacino dellfAdige, poi attribiiisce competenze primarie
e secoiidarie alle due province di Trento
e di Bolzano in misura abnorme rispetto a
tirtto l'ordinaiirento regioizale anche speciale
italiano ( e fin qui poco di iizale), ma senza
alcctna giilstificazioize per la proilirlcia di
Trento, clie non ha nessuna clelle iizotiva,-ioni (iiii.stilingtiisiiio, ecoi7oiiria del iilaso
cliiitso, zlsi tuvolari, ecc.) che le gius~ificcìizo
ycr lu pl.oi~incia di Rolzano, infine crea
nelle dile giunte o governi provinciali u~7
tale accentramento di poteri che quello nazionale al confroirto è cosa risibile.
Praticai~ieiitei govcrtii provinciali laranizo
il Oello e il brullo leilipo - ianio pii1 che
saranno iiiarnovibilrnente dominati rispettivafizente da utz grossissimo partito maggio-
ritario, la DC a Treizto e la SVP a Bolzano:
i comuni saranno alla mercè, perché nessuna delega è prevista per essi, nemmeno
per quelli maggiori, metiiaino oltre i dieci~ t ~ i labitatiti.
n
Aggiungi clze il « pacchetto
considerarldo - in diffornzità dal prevalente
indirizzo del diritto internazionale e dal
testo stesso dell'accordo De Gasperi-Gruber
che parla (art. 2 ) di aiitorzomia delle popolazioni: « The popzilatiotzs o f the above ineniioned zones (of Bolzano province and of
the neighbouring bilingual townships of the
Trento pi,ovince) tvill be grailted the exevcise of autonomous legislative and executive regional power » - come titolari dell'autoizomia i gruppi etnici, introduce il
principio dellu proporzionale razziale nei
pubblici impieglzi nonché - in difformità
dai trattati di Roma del 1957 che assicurano
.
la libertà di circolazione e stabilimento il principio della precedenza per i nativi
della prol~incia di Bolzano nelle assunzioni
di lavoro e infine il principio della segregazione scolastica coli tre ordinamenti separati per i tre gruppi linguistici (ladino, italiano, tedesco) e con amrninistraziorze separatissiina e personale direttamente dipendente per il gruppo tedesco.
E l'utziversità conle c'entra? C'eiitra anzitutto perché un articolo stabilisce che - iiz
difformità da tutto l'ordi~zamentoautonoii~o
degli istituti superiori in Italia - l'eventuale istituzione di uila università dovrà
essere preceduta dalla consultazione della
Regione e della proilirlcia interessata. E se
il parere sarà negativo? Mistero: comunque
sia tutte le buone ragioni citate sei anni fa
non solo sussistono, ma si sono rafforzate
perché l'esplosione scolastica è contirluatu,
le università storiche italiane si sono iilteriormente gonfiate, particolarnzente qiielle
(Padova, Milano, Bologna) di più prossiiiza
BANCO DISANTO SPIRITO
Fondato nel 1605
Sede Sociale: Roma
- Via
Milano, 53
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1969
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titenza per i giovani atesini dei tre gruppi
lingziistici. Nuove ragioni si sono aggil~izte,
c-oii~cla ~iccessitàpcr il grzrppo lirlgriislico
tc~clcsco rli preparare riiz iiirr11ero iiolevolissii170 di fzi~izionari clze, iiz base alla previrtu
proporzionale razziale, entreranno nella pubblica amnzinistrazione e come la recente
« scoperta » (nella scuola italiana non si
f i n i ~ c e mai di scoprire qualche cosa di irtipensato) che la Repubblica Italiana è linguisticcznieizte parlaticlo una colonia francese:
szi 12.577 insegnanti di ruolo e non di ruolo
di lingue estere nella scuola media statale
- in tutta Italia - 8.868 sono di francese
e solo 427 di lingua tedesca, metu dei quali
assorbiti appunto dall'Alto Adige per via
del bilinguisnzo! Né le cose stanno meglio
tiella scuola secondaria superiore, dove su
7.137 insegnanti di lingue estere a 3.067 di
francese ne corrispondono 527 d i tedesco!
Ciò quando l'Italia è contermine di tanta
parte dell'area linguistica tedesca, ha la
maggior concentrazione d i ditte commerciali
tedesche, gode del maggior indice d i turis m o tedesco ed è la maggiore esportatrice
di mano d'opera sul mercato tedesco. Dunque è urgente una perequazione nell'insegnamento delle lingue viventi a vantaggio
del tedesco: dove studiarlo meglio che i n
Alto Adige, dove insegne, giornali, spettacoli cineteleteatruli, la conversaziotie stessa
sono frequentemente i n tedesco? C'è così
una ragione di più per correggere la sperequazione geografica nella distribuzione territoriale delle università, per cui quattro regioni italiane risultano sprovviste di università, come aveva del resto suggerito la Conimissione Nazionale di indagine sz~llascuola
italiana » fin dal luglio 1963 consegtiando
la sua relazione al Ministro della P.I. nei
cui cassetti desolatamente giace. Una di queste regioni è il Trentino-Alto Adige, che va
confrontato per esempio con I'Umbria che
con superficie assai minore ( 2 / 3 ) , popolazione quasi identica raggruppata in soli
91 cotizuni (invece che i n 336) ha una sede
universitavia con otto facoltà. Allora l'« Università delle Dolomiti »? Sì, m a a patto che
sia una università d i tipo nuovo, non u n
doppione delle cattive università italiane:
anzitutto che sia istituzionalmente bilingue,
vale a dire n o n con corsi paralleli nelle due
lingue, il che equivarrebbe a perpetuare in
sede di istruzione superiore la segregazione
scolastica iiialauguratamente codificata a
livello - come si dice oggi - elementare
e secondario, m a con corsi istituzionali nell'una o nell'altra lingua, che debbono essere
di pari dominio per i licenziati e gli abilitati della provincia, se il bilinguismo non
è stato per tutta la scuola elemetitare, media e secondaria una bz~rletta ( a proposito,
u n articolo del pacchetto assai poco europeo prevede il ritardo dell'apprendiinento
della seconda lingua dalla seconda classe
elementare - come è attualmente - alla
terza classe: perché?). Università nuova
perché a coprire le cattedre dell'una o dell'altra lingua dovrebbero essere chiamati
docenti di chiara fama dell'area linguistica
italiana e dell'area linguistica tedesca superando la vieta disposizione nazionale, che
Leggete:
t1
/okrA&A@O
d ' Italia
.
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p
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chiede come reqiiisito di cattedra la cittadinanza italiana. Università nuova perclié
n!-ticolalu sulle fncoltù (li iiiiriiediniu prntica rispolzrlcrizc~ coi^ l o svilri)~poecorzorliico
e cziltiirale clella proviricici ~liistilii~gue:
per
esempio una facoltà di scienze della pz~bblica amministrazione, per esempio una facoltà d i lingue moderne con specializzazione
i n gerinanistica, per esenzpio una facoltà
di scienze ugricole e forestali, vista la proforida trasforiziazione che particolaritiente
la frutticoltura della regione dovrà sz~bire
per reggere la competizione col progredito
inercato europeo. Sono semplici accenni, che
mostrano quanto sia stata bislacca la scelta
sociologica » provinciale a Trento: i n ogni
caso 1'Università delle Doloiniti, se vuol essere viva e vitale, dissipare ogni sospetto
di nazionalismo snazionalizzatore ( n o n è u n
gioco di parole), inserirsi nello sviluppo
del grande asse Monaco-Venezia che si delinea felicemente con la prospettiva della
città lineare tra Bolzano e Trento, essere
insomma zin centro di cultura italo-gernzanica dove i1 stld si incontra col nord ( c o m e
aveva sentito Goethe scendetido dal Brennero) e roinpere la cultura provinciale e
spesso folklovistica della zona - ne verrà
aiuto anche alla morente ladinità delle vallate assurdamente divise fra tre province
diverse (Bolzano, Trento, Belluno) con diverso regime linguistico - deve nascere
bene, con larghezza di idee spese i n adeguate attrezzature di ospitalità, di istituti,
di sedi, insomma con tutta l'adeguatezza
tecnica che meritano le molte buone ragioni
esposte nell'articolo, che « Comuni d'Europa » ha felicemente ospitato nel lontano 1963.
Di quella e di questa pubblicazione, caro
Direttore, cordialinente t i ringrazio.
Giuseppe Tramarollo
L'cra astroiiautica
allc fioii ticre (iiazioii;ili)
con seria preoccupazione h o letto d a alcuni
giorni, d z ~ carticoli sull'« Offenbach-Post n e
dai titoli « Caitiionisti
sul « Main-Echo
adirati linnno bloccato il passo clel Breilnero >> e « Il Breiinero è lri pcggiorc lrolitiercl in Etiropu N.
Caitiioiiisti di rliversi Puesi si sono visti costretti a prendere dei provveditiienti per richiamare l'rcttetzzione - con questa manife)),
Muntzke con il sindaco di Corno, Gelpi, e
Dozio
stazione di protesta - siille catastrofiche
condizioni di disbrigo delle pratiche alla
frontiera italo-austriaca. Periodi di tcrnpo
dalle 20 alle 30 ore erano iiegli ultimi tempi
all'ordine del giorno, tanto che I'ADAC hn
CON LO SPORT
PER LO SPORT
dicembre 1969
COMUNI D'EUROPA
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Al posto di frontiera sull'autostracla a Kicqualificato 10 situazioiie alla froirtiera ital'criisfeldeii la polizia austriaca noii ha piu am1ir117rl c0117e « iliediev(i1e ed insosteriihile D.
messo i l passaggio di autocarri pci. iion iiiasprirc
Posso bei7 capire ltr i*etrzione dei ccilnioni- In sitliazionc sul Brennci-o. 1-c auto\,ctturc sono
sti, d a l o CIZC io I ~ C I ~ . S O I ~ «il1
~ Io~r.(i.sioi?(~
I I C ~ ~ ~ < ' statr
,
dirottate per il passo di Rcsia e pci- i l
Ol fcnh;icli-Po%ir .
d i zlii viciggio i11 Ilalirr, h o tloi>rilo i~c.si.\lc7rc traloro Felhern-'Tairvi-11 (<lall'<<
per purcccltic ore sotto il .so18ecoceiltc. Ai.r~,- otiobi-c 1969).
ste t l o v u ~ ovedcic coirie i i~iaggiatori ticgli
ciltri Ptresi, soprcittutto d i quelli sctindi17rcizi,
I1 Brennero è
ii~zpreccrvanoe si lainentavai~od i questrc siLa peggiore frontiera in Europa D
tuuzio17e così statica. C'è poi d a ineravigliarsi, se r ~ i o l f ag e n f e trae da ciò le tlovute conMonaco, Roma, ottobre. - «L'ingresso in Al.
seguenze e preferisce andare i n altri Paesi? bania non può essere peggiore n; x Le vcssazion
non sono più sopportabili r; « Le formalità allr
Capisco che Lei noti è in condizioni di
frontiera del Brcnnci-o, la peggiore in Europa
in7pedire ttrtto questo, inci m i chiedo se, portano via più tempo che alla frontiera coo
invece d i preparare risolic:,ioi7i d i alta poli- la R.D.T. D. I caniionisti che devono passarr
tica, n o n sia il caso d i volgere i rlostri sforzi regolarmente la dogana italiana al Brennerc
scoppiano ,, quando sentono la parola Bren
s u questo p r o b l e n ~ u , al fine d i aiutare i
nero. « Nell'epoca dei viaggi lunari » il clisbrigo
izostri cittadini a risolverlo iinmediatamente. doganale avviene come ai tempi delle diligenze.
L'ira dei camionisti si è di recente tradotta
S o n o convinto che coli ciò a v r e m m o porin un'azionc concreta di protesta. Gli autotreni
tato u termine u n grande c o m p i t o fra t u t t i messi eli traverso hanno bloccato per ore il
quelli per la costruzione d i una Europa Brcnnero. Gli italiani si sono spaventati e Ilanno
]>ronlesso di niodernizzare il regolamento per il
Unita.
disbrigo doganale alla fronticra, che risale al
Cordiali saluti.
secolo scorso. Le code di autotreni dovrebbero
Hans Muntzke
terminare, ma si controbatte che u gli italiani
Camionisti adirati
hanno bloccato il Passo del Brennero
Innsbruck (dpa). - Per protesta contro i l
disbrigo delle formalità di confine \ressatorio
caiiiionisti di molti paesi hanno praticamente
paralizzato mercoledì il traffico sul passo del
Brennero per ben cinque ore.
Nel corso della protesta i canlionisti hanno
posto dal lato italiano i loro autotreni in modo
tale chc anche le autovetturc potevano procedere solo con estrema lentezza. Verso le ore 17
la polizia italiana i, stata in grado di liberare
nuovamente la strada.
Secondo informazioni rivelate dal posto di
dogana austriaco, il tenipo di attesa per i camionisti durava nczli ultimi tcnipi tra le venti
e le trenta ore. La causa di ciò risiede nel lento
disbrigo delle fornlalità da parte dclla dogana
italiana, il quale è stato qualificato dall'ADAC
(automobile club tedesco) come « arcaico c intollerabile ),.
Durante il « blocco >, si sono formate a entrambi i lati dclla frontiera lunghe code di autoveicoli.
«
ci hanno già promesso il paradiso ma non hanno
fatto niente D, come ha criticato un portavoce
dell'ADAC il quale analogamente alla Associazione regionale dei trasportatori bavaresi ha
qualificato la situazione esistente al più importante posto di irontiera tra i l Nord e il Sud
corile
catastrofica » e C medievale D. Alla dogana italiana un camionista deve aspettarsi che
il suo veicolo «venga coiitrollato come l'asino
di un contrabbandiere ». Secondo I'ADAC, prima
gli italiani avevano un pretesto perché dicelano
di essere sulle tracce di attentatori diretti dall'Austria al Sud-Tirolo. Oggi essi K scioperaiio
perché non sono soddisfatti della loro situazione ».
I1 disbrigo delle formalità alle frontiere italiane tlura i l quadruplo del tempo necessario
alle altre Frontiere, senza contare il tempo di
attesa che può raggiungere fino a 20-30 ore.
Mancano posti di parcheggio. Un portavoce dell'Associazione regionale dei trasportatori bavaresi ha detto: « Le vessazioni costano un mucchio di soldi all'economia e, soprattutto, alle
imprese di trasporto ». I caniionisti clella Baviera stanno ora riempiendo un questionario
sulla loro esperienza al Brennero. « Poi vetlrenio
che cosa si potrà fare, ma così non può andare
avanti ».
BANCO DI NAPOLI
Istituto di credito di diritto pubblico. Fcndato nel 1539
Fondi patrimoniali e riserve: L. 57.641.679.043
Fondi di riserva speciale a copertura rischi: L. 34.845.754.018
Direzione Generale - Napoli
In Italia la burocrazia t. spinta fino alla perfezione. Se un camionista vuole dichiarare la
sua iilcrcc nel paese di origine, per passare
I-apitlanientc la l'rontici-a, (Icvc essere accoinpagnato rino alla froniiri-a da uii cc Tiiiaiizicrc~~
pci. motivi di controllo. a Noii c'è cla nicra\~iglial-si se nessuna i m p r ~ adi trasporto accetta
ciò - 1121 sottolineato i l portavoce dcll'ADAC.
Nel caso delle esportazioni dall'Italia si registra
un record nclla guerra della carta. Le noi-nic
doganali per i l disbrigo alla frontiera sono in\rccchiate senza speranza. I1 giornale in lingua tcdesca di Bolzano, « Dic Dolomiten D, 11a scritto
sarcasticamente con riferimento alla recente azione di protesta: « Nelle ore notturne, quando
gli addetti alle dogane italiane percepiscono un
supplemento per il lavoro notturno, si lavora
molto intensamente, mentre tli giorno nelle ore
normali di ufficio non si nota tanto zelo. Ne
cleriva che gli autocarri debbono attendere fino
a trenta ore prima che arrivi il loro turno, a
meno che non sia stato concluso con la dogana
un accordo generale, assicuraiidosi un trattamento di favore. I camionisti non possono di
solito né andare a mangiare nc andare a dormire, poiché sono costretti a intervalli di pochi
minuti di procedere per qualche metro, in modo
da non paralizzare le colonne di veicoli. Esistono
anche altri dettagli che non depongono certo
a favore del servizio al passo del Brenncro D.
Al Ministero clelle finanze a Roma si è dichiarato che gi5 alla fine di febbraio il Parlamento
ha approvato una legge-quadro, la quale prevede
le direttrici della riforina e autorizza il governo
all'emanazione di singole leggi. Il fatto che il
governo no11 abbia dato seguito al mandato del
Parlamento dipenderebbe dalle crisi di governo
che si sono succcdute in Italia clal gennaio
del 1968 e dal frequente caiiibic del ministro
per le finanze.
La riforma principale contenuta nel regolaniento rammodernato consiste nclla rinuncia al
controllo obbligatorio delle merci alla fronticra.
111 futuro dovrebbero essere sufficienti delle
prove a campione. Le dichiarazioni doganali
do\rrcbbero essere semplificatc. Si prevedono
i'acilitazioni all'ingrcsso e all'uscita. Si dovrebbe
anche rinunciare al pagamento di una cauzione
per i pullman che entrano in Italia.
Fintantocché il nuovo regolamento non entra
in vigore, ci si premurcrà - 1in assicurato un
portavoce del Ministero dcllc finanze italiano di conseguire delle facilitazioni al Brcnncro interpretando « in maniera più flessibile a le vccchic disposizioni (dal cc Main-Echo », ottobre,
1969).
COMUNI D'EUROPA
Organo deii'k1.C.C.E.
,'inno XVII - n. 12 - dicembre 1969
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
E AMMIDIREZIONE,
REDAZIONE
Tutte le operazioni ed i servizi di banca
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« Comuni
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d'Europa n.
Aut. del Trib. di Roma n. 4696 de11'11-6-1955
TIPOGRAFICA CASTALDI - R O M A .l970
Arredare un ufficio non è semplicemente scegliere unascrivania, un armadio, degli schedari,
qualche sedia. E' soprattutto armonizzare strutture e spazio, funzionalità e stile, decoro e praticità. E' saper creare una condizione conforte-
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vole e moderna, adatta a soddisfare le esigenze
delle persone che lavorano. Non un anonimo
luogo di lavoro, ma un ambiente: questo suggerisce Olivetti con i suoi arredamenti metallici
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