L`ALLEVAMENTO DELLE VACCHE DA LATTE PER LA

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L`ALLEVAMENTO DELLE VACCHE DA LATTE PER LA
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “VINCENZO
DANDOLO”
SEDE COORDINATA DI LONATO DEL GARDA –
BRESCIA
L'ALLEVAMENTO DELLE VACCHE
DA LATTE PER LA PRODUZIONE DI
GRANA PADANO
CANDIDATO: Martinelli Diego
CLASSE: 5l
ANNO SCOLASTICO: 2014/2015
INDICE
1) INTRODUZIONE
pag (3)
2) PRINCIPALI RAZZE IMPIEGATE PER LA PRODUZIONE
DEL GRANA PADANO E LORO MORFOLOGIA
pag (4,5)
3) STABULAZIONE FISSA
pag (6)
4) STABULAZIONE LIBERA E LE DIVERSE ZONE DELLA
STALLA
pag (7,8,9,10)
5) I ROBOT DI MUNGITURA
pag (11)
6) L'ALIMENTAZIONE
pag (12)
7) CONCLUSIONI
pag (13)
8) ALLEGATO DI ECONOMIA AGRARIA
pag(14,15)
9) ALLEGATO DI VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ
PRODUTTIVE
pag(16,17,18)
INTRODUZIONE
L'allevamento di bovini da latte è un'attività molto diffusa nella nostra zona situata tra
la pianura padana e il lago di Garda, infatti il bresciano è la prima provincia agricola
d'Italia.
Purtroppo negli ultimi anni questo settore sta passando un brutto periodo di crisi che
ha portato e sta portando alla chiusura di moltissimi allevamenti, secondo uno studio
della coldiretti, lo scorso anno ha chiuso in media una stalla alla settimana. Tra il
2003 e il 2013 il numero degli allevamenti è sceso di oltre il 30%, passando da 8761
a 6042.
La causa principale della chiusura di tutte queste aziende è il prezzo del latte troppo
basso, oggi, un litro di latte viene pagato 36 centesimi al litro, contro 40/42 centesimi
che servono per coprire le spese.
Il prodotto che fa oscillare notevolmente il prezzo del latte è il grana padano, esso
venendo esportato in tutto il mondo, se una nazione come è successo recentemente
con la Russia, decide di non voler più importare questo prodotto, ne comporta una
sovrapproduzione che porta al conseguente abbassamento del prezzo del latte.
Da anni anche l'Europa cerca di aiutare il nostro paese dal punto di vista agricolo, con
la PAC e anche con le quote latte.
Fino ad oggi l'allevamento di bovini da latte era regolato da un regime di quote
stabilite per ogni paese secondo la richiesta interna di latte per evitare che il mercato
di ogni stato non venisse invaso da un'eccessiva offerta di latte che avrebbe portato
all'abbassamento del prezzo del latte verso i produttori, erano una sorta di limite di
produzione che gli allevatori dovevano rispettare per non incorrere in eventuali
multe. Queste quote in Italia ebbero un grave insuccesso perché ne furono assegnate
troppo poche, tanto da non soddisfare la crescente richiesta interna, molti allevatori
non le rispettarono e producevano di più di quanto avrebbero dovuto produrre.
Questo comportò all'Italia un'ingente quantità di multe per aver sforato il limite di
produzione nazionale previsto dalla nostre quote.
Recentemente, in aprile, queste quote sono state tolte e quindi ora la produzione di
latte non è più vincolata.
MORFOLOGIA DEI BOVINI DA LATTE PRINCIPALMENTE
UTILIZZATI PER LA PRODUZIONE DI GRANA PADANO
LA FRISONA ITALIANA
La razza da latte principalmente utilizzata per la produzione di latte destinato alla
produzione del grana padano è la frisona italiana.
La Frisona Italiana rappresenta il ceppo italiano della razza Pezzata Nera Olandese.
Deriva dall'incrocio dei diversi ceppi di Pezzata Nera creatisi in vari Paesi
(soprattutto USA e Canada). In virtù dell'eccellente attitudine lattifera la Frisona è
divenuta, nell'arco di poco più di un secolo, la razza bovina più diffusa al mondo.
Caratteristiche morfologiche. È un animale alto e slanciato, le vacche hanno un peso
da 650 a 700 kg, e un'altezza di 127-145 cm al garrese Il mantello è pezzato nero,
che può variare da quasi totalmente nero a quasi totalmente bianco, o pezzato rosso.
La testa è proporzionata, il collo è sottile, il tronco triangolare e lo scheletro è
leggero. La linea dorsale è rettilinea, con i lombi larghi e forti. La mammella è ben
conformata, con capezzoli perpendicolari, di giuste dimensioni e inseriti al centro di
ciascun quarto. È molto adatta alla mungitura meccanica.
Sono animali precoci (raggiungono la maturità sessuale verso gli 8-10 mesi), con uno
spiccato habitus respiratorio e attitudine ad elevate produzioni di latte, in media 7500
kg l'anno, con punte di oltre 19000 kg, a buon titolo di grassi e proteine.
LA BRUNA ITALIANA
Un'altra razza che viene usata ma in quantità minore è la bruna italiana.
La razza Bruna allevata in Italia rappresenta il ceppo italiano della razza Bruna
Alpina, derivato dall'introduzione di soggetti svizzeri, austriaci ed in parte bavaresi,
adattatisi ai nostri ambienti e, specialmente negli ultimi anni, rinsanguato con il
ceppo americano Brown Swiss. Prima del 1981 era denominata Bruna Alpina.
Inizialmente a triplice attitudine, poi a duplice ed infine si specializza per il latte (con
gli incroci con Brown Swiss dagli Stati Uniti).
Il mantello è uniformemente bruno o variabile dal sorcino al castano.
Il musello è di color ardesia circondato da un alone bianco.
Le corna sono fini e bianche alla base, nere in punta.
Il peso di una vacca adulta va da 550 - 700 Kg
La produzione di latte media è di 5.400 kg.
Ha una buona attitudine casearia del latte perché nel patrimonio genetico della razza
c'è una ridotta presenza di allele A della k-caseina (che influenza negativamente la
coagulazione del latte).
In passato, era utilizzata come razza a duplice attitudine. Con l'impiego della Brown
Swiss però sono aumentate notevolmente le caratteristiche lattifere e quindi è
aumentato l'uso di questa razza.
I DIVERSI TIPI DI STABULAZIONE
La stabulazione dei bovini può essere fissa o libera.
LA STABULAZIONE FISSA
L’allevamento a stabulazione fissa, fino a qualche decennio fa, era considerato il
tipico sistema di stabulazione dei bovini, gli allevamenti con questa stabulazione
hanno un numero di capi abbastanza ridotto dai 10 ai 50/60. Ormai gli allevamenti
con questa stabulazione son molto pochi, perché sono stati rimodernati e adeguati per
la stabulazione libera.
Esso prevede che l’animale sia vincolato alla sua posta, con una catena che gli
permette esclusivamente i movimenti necessari per mangiare, bere e sdraiarsi. La
mungitura si effettua collegando il gruppo di mungitura posteriormente agli animali,
quindi vi è il rischio che l'animale scalci, il latte viene trasportato alla cisterna
attraverso una serie di tubazioni. In questa situazione, è facilmente comprensibile
come l'animale non possa muoversi in uno spazio sufficiente in compagnia degli altri
bovini ed esprimere i propri comportamenti naturali.
Per questi motivi questo tipo di allevamento è stato quasi del tutto abbandonato.
Negli ultimi decenni, inoltre, il rispetto e la protezione di questi animali, hanno
assunto un interesse sempre maggiore da parte dell’opinione pubblica e queste
attenzioni sono ritenute necessarie in una società moderna e avanzata come quella
attuale.
I consumatori, infatti, tendono ad associare allo stato di benessere dell’animale la
salubrità e la qualità dei prodotti derivanti, identificando in uno scadente livello delle
condizioni di vita con un rischio per la salute dello stesso e sulla sicurezza alimentare.
Quindi, i consumatori preferiscono mangiare della carne o bere del latte che sia
prodotto senza che l'animale abbia sofferto perciò questi allevamenti sono stati
sostituiti da quelli a stabulazione libera.
LA STABULAZIONE LIBERA
L'allevamento a stabulazione libera è il più diffuso, in genere è usato in allevamenti
con più di 30/40 capi e consiste nel tenere gli animali liberi all'interno di box di varia
capacita (10-50 capi). Ha preso il sopravvento rispetto alla stabulazione fissa per i
notevoli vantaggi di natura economica ed igienico-sanitaria degli animali: le strutture
sono più semplici, meno costose e consentono una notevole riduzione di manodopera;
gli animali, grazie ai benefici effetti della ginnastica funzionale e della vita all'aperto,
hanno una maggiore fertilità ed una più bassa incidenza delle malattie respiratorie,
causate dall’aria che non circola nella stabulazione fissa.
La stalla con questo tipo di stabulazione è suddivisa in zone:
• la corsia di alimentazione
• la zona di riposo
• la zona di esercizio
• la sala di mungitura
LA CORSIA DI ALIMENTAZIONE
La corsia di alimentazione è composta da un passaggio per i mezzi che distribuiscono
il mangiare, e dalla mangiatoia che è la zona dove i bovini mangiano.
Per accedere alla mangiatoia i bovini devono passare col capo attraverso una
rastrelliera.
LA ZONA DI RIPOSO
La zona di riposo può essere formata da un grande spazio con lettiera permanente di
paglia o segatura che deve essere rinnovata giornalmente per evitare che le deiezioni
provochino mastiti o altre infezioni, oppure, può essere composta dalle cuccette, che
sono delle strutture individuali per far riposare le vacche, queste, possono essere in
solo cemento oppure in cemento con sopra dei materassini per una maggiore
comodità degli animali, oppure possono essere ricoperti con della paglia o della
segatura o della fibra di cocco per evitare che gli animali si sporchino soprattutto la
mammella, la parte più a rischio d'infezione di questi animali.
LA ZONA DI ESERCIZIO
La zona di esercizio, è situata tra le cuccette e la rastrelliera oppure tra due file di
cuccette, a volte è collegata alla sala di mungitura
LA SALA DI MUNGITURA
La mungitura è l'operazione più importante, oltre che la più delicata, fra tutte quelle
che si svolgono in un allevamento bovino da latte. Ciò deriva principalmente dal fatto
che la mammella viene sottoposta ad un trattamento comunque stressante qual è
l'estrazione del latte tramite un gruppo di mungitura meccanico. Gli errori commessi
durante il suo svolgimento come ad esempio la scarsa igiene, la mungitura a vuoto, la
mungitura incompleta o l'eccessivo stress a carico delle vacche, possono avere gravi
conseguenze sia a livello di qualità e quantità delle produzioni, sia a livello dello stato
sanitario degli animali allevati.
È fondamentale, quindi, il ruolo della zona di mungitura nell'ambito di una stalla a
stabulazione libera.
La sala di mungitura può essere di diverso tipo a seconda del numero di capi e dalla
disponibilità di spazio nella stalla.
Vi sono principalmente 4 tipi di sale di mungitura: a spina di pesce, a giostra, a
tandem e parallela.
SALA DI MUNGITURA A SPINA DI PESCE
Questa è la sala di mungitura più utilizzata nelle nostre aziende agricole, in quanto si
adatta ad allevamenti di qualsiasi dimensione e richiede spazi contenuti. Le vacche
sono munte in modo collettivo in diverso numero secondo la grandezza della
mungitrice, il numero di capi che vengono munti collettivamente varia dai 6 ai 30/40
capi, può essere composta da una fila sola di mungitura oppure da due file una a
destra e l'altra sinistra con un corridoio al centro dove avviene la mungitura.
Le vacche sono disposte una dietro l'altra con un inclinazione di 30/40 gradi e
delimitate da delle barriere anteriori che non fanno scappare l'animale e posteriori che
non gli permettono di scalciare, questo consente all'operatore di mungerle a lato con
maggior sicurezza. La mungitura viene effettuata tramite un gruppo di mungitura che
deve essere collegato manualmente da un operatore ma se è automatico si stacca
autonomamente.
SALA DI MUNGITURA A GIOSTRA
Questo tipo di mungitrice si trova in stalle con un numero di capi superiore alle
150/200 vacche, gli animali vengono fatti salire su una piattaforma rotonda rotante
con un numero di postazioni che varia dai 20 agli 80 capi, questa mungitrice è a ciclo
continuo cioè, l'animale entra nella piattaforma e viene munto nel tempo necessario e
corrispondente al giro completo che la giostra compie, appena la vacca finisce la
mungitura un altro animale occupa la sua postazione.
Con questa mungitrice si possono pungere molti capi in pochissimo tempo.
LA SALA DI MUNGITURA PARALLELA
Questo tipo di mungitrice non è non è molto utilizzata anche se velocizza la
mungitura della mandria essendo compatta, quindi l'operatore si sposta di meno e più
velocemente, inoltre è l'ideale per le stalle che non hanno molto spazio per la sala di
mungitura. Le vacche sono poste verticalmente rispetto all'operatore e quindi
vengono munte da dietro.
LA SALA DI MUNGITURA A TANDEM
È utilizzata negli allevamenti di piccole dimensioni, gli animali sono in fila uno
dietro l'altro, e vengono munti singolarmente a lato, quando una della vacche ha
terminato la mungitura automaticamente oppure manualmente si apre un cancello a
lato dell'animale che lo fa uscire lasciando il posto alle altre vacche.
I ROBOT DI MUNGITURA
Negli ultimi anni con lo sviluppo della tecnologia si vedono sempre maggiormente
stalle dove queste sale di mungitura vengono sostituite dall'introduzione dei robot di
mungitura.
I robot di mungitura consentono di mungere gli animali in completa autonomia, le
vacche vengono attirate in questo macchinario attraverso una piccola dose di miscela,
un sensore riconosce la vacca e verifica se è già stata munta, poi si procede con la
mungitura ed un altro sensore attraverso il microchip della vacca controlla che il latte
sia conforme e che l'animale non abbia infezioni, infine si disinfetta la mammella.
Questi robot consentono di risparmiare molti soldi perché non si devono più pagare
gli operai per mungere, però hanno un costo molto elevato e quindi si ammortizzano
dopo molti anni, solo poche aziende possono permetterseli.
Inoltre un robot può mungere solo una vacca per volta, è adatto per mungere fino a 50
capi, quindi se i capi in lattazione sono di più si devono acquistare più robot.
L'ALIMENTAZIONE
L'alimentazione è la fase più importante di un allevamento di vacche da latte, un
piccolo errore mentre si prepara la miscelata e la produzione può di colpo diminuire
oppure le vacche possono avere dei problemi a livello fisico.
L'alimentazione negli allevamenti da latte destinato per la produzione di grana
padano, devono seguire il disciplinare del grana padano.
L’alimentazione base delle bovine da latte è costituita da foraggi verdi o conservati, e
viene applicata alle vacche in lattazione, agli animali in asciutta ed alle manze oltre i
7 mesi di età.
L’alimentazione delle vacche da latte si basa sull'utilizzazione di alimenti ottenuti
dalle coltivazioni aziendali o nell’ambito del territorio di produzione del latte del
grana padano dop.
Nella razione giornaliera non meno del 50% della sostanza secca deve essere
apportata da foraggi con un rapporto foraggi/mangimi, riferito alla sostanza secca,
non inferiore a 1.
Almeno il 75% della sostanza secca dei foraggi della razione giornaliera deve
provenire da alimenti prodotti nel territorio di produzione del latte.
La giusta alimentazione delle bovine deve soddisfare il loro fabbisogno per il
mantenimento e per la produzione di latte.
Esempio di razione alimentare per bovine da latte per la produzione di grana padano,
con produzione di 30L/capo, con grasso al 3,7% e con il 3,2% di proteine:
Alimento
Kg
Costo al Kg Costo totale
Mais insilato 33% ss
24
€ 0,15
€ 3,60
Fieno di prato polifita
4
€ 0,12
€ 0,48
Fieno di erba medica
2
€ 0,14
€ 0,28
Mais farina
4,5
€ 0,16
€ 0,72
Soia f.e.
2,7
€ 0,40
€ 1,08
Cotone
2
€ 0,35
€ 0,70
Fiocchi di orzo
1
€ 0,20
€ 0,20
Lino pannello
0,5
€ 0,38
€ 0,19
Calcio carbonato
0,2
€ 0,15
€ 0,03
Sodio bicarbonato
0,1
€ 0,17
€ 0,02
Totale
€ 7,30
CONCLUSIONI
Ho deciso di trattare questo argomento perché l'allevamento di bovini da latte per fare
il grana padano è il tipo di allevamento più diffuso nella nostra zona, inoltre è
un'attività molto importante e fondamentale per la nostra agricoltura lombarda, grazie
a questi allevamenti, viene prodotto il formaggio DOP a pasta dura più consumato e
più esportato in tutto il Mondo!
Si dovrebbe però salvaguardare maggiormente questi allevamenti dal punto di vista
del reddito, ultimamente tanti, troppi, allevamenti hanno chiuso, questo è un serio
problema perché se si continua così, si rischia pure che la produzione di questo
formaggio si riduca drasticamente.
Ho anche scelto questo tipo di allevamento perché quando avrò finito la scuola andrò
a lavorare proprio in un'azienda di questo tipo.
ALLEGATO DI ECONOMIA AGRARIA
Convenienza dei mangimi
Un bravo allevatore per evitare sprechi di denaro deve verificare quale sia
l'alimentazione corretta per le sue bovine da latte; la razione che abbia il costo minore
ma che allo stesso tempo dia una buona produzione di latte.
L'allevatore in questione deve decidere se gli conviene di più utilizzare per alimentare
il suo bestiame una razione composta da singole materie prime elencate nella tabella
sottostante, che gli permettono di avere una produzione media di latte a 30L/vacca,
oppure utilizzare solo l'insilato di mais, la farina di mais e il fieno di prato stabile e di
erba medica con l'aggiunta di un nucleo concentrato che permette di elevare la
produzione media di latte a 32L/vacca.
Il primo tipo di alimentazione costa 7,30€ a vacca ogni giorno, mentre la seconda
opzione costa 9,08€.
Esempio di razione alimentare per bovine da latte per la produzione di grana padano,
con produzione di 30L/capo, con grasso al 3,7% utilizzando solo materie prime
Alimento
Kg
Costo al Kg Costo totale
Mais insilato 33% ss
24
€ 0,15
€ 3,60
Fieno di prato polifita
4
€ 0,12
€ 0,48
Fieno di erba medica
2
€ 0,14
€ 0,28
Mais farina
4,5
€ 0,16
€ 0,72
Soia f.e.
2,7
€ 0,40
€ 1,08
Cotone
2
€ 0,35
€ 0,70
Fiocchi di orzo
1
€ 0,20
€ 0,20
Lino pannello
0,5
€ 0,38
€ 0,19
Calcio carbonato
0,2
€ 0,15
€ 0,03
Sodio bicarbonato
0,1
€ 0,17
€ 0,02
Totale
€ 7,30
Esempio di razione alimentare per bovine da latte per la produzione di grana padano,
con produzione di 32L/capo, con grasso al 3,7% utilizzando materie prime e nucleo
Alimento
Kg
Costo al Kg Costo totale
Mais insilato 33% ss
24
€ 0,15
€ 3,60
Fieno di prato polifita
4
€ 0,12
€ 0,48
Fieno di erba medica
2
€ 0,14
€ 0,28
Mais farina
4,5
€ 0,16
€ 0,72
Nucleo contenete:
5
€ 0,80
€ 4,00
Soia f.e.,
Fiocchi di soia integrali,
Cotone,
Girasole f.e.,
Tritello di frumento,
Fiocchi di orzo,
Lino pannello,
Calcio carbonato,
Sodio bicarbonato
Totale
€ 9,08
Essendo il prezzo del latte al litro 36 centesimi, utilizzando il primo tipo di razione si
ricaverebbero 10,08€/vacca, guadagnando quindi 2.78€/vacca.
Invece utilizzando il secondo tipo di razione si ricaverebbero 11,52€/vacca, ma il
guadagno è di 2,44€.
Quindi conviene utilizzare la prima razione con le materie prime perché la seconda
razione anche se ci aumenta la produzione di latte, ci fa diminuire il guadagno per
ogni capo.
Utilizzare una razione con singole materie prime però necessita di un vasto spazio di
stoccaggio e un rapido utilizzo di esse perché altrimenti invecchiano e possono
alterarsi o diminuire il loro valore nutritivo, si adatta meglio ad allevamenti di grosse
dimensioni, perciò non è sempre possibile utilizzare questo tipo di razione.
ALLEGATO DI VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
La gestione dei reflui in un allevamento di bovini da latte
La gestione dei reflui zootecnici e uno dei problemi degli allevamenti di bovini, in
quanto in questi allevamenti si producono un'ingente quantità di letame o liquami
ricchi di azoto.
La gestione dei reflui zootecnici è regolata dalla normativa sui nitrati.
La normativa europea (direttiva 91/676/CEE) che definisce le linee guida per
proteggere l'acqua dall'inquinamento.
La normativa nazionale (decreto ministeriale 19/04/1999) o codice di buona pratica
agricola, che indica tutte le pratiche agronomiche volte all'utilizzo razionale e
sostenibile dei reflui, concimi e fanghi, al fine di diminuire quanto più possibile
l'inquinamento.
La normativa regionale (decreto della giunta regionale della Lombardia 3297/2006)
che designa le zone vulnerabili e le zone non vulnerabili da nitrati.
Lo stoccaggio per il liquame bovino deve essere di almeno 120 giorni mentre lo
stoccaggio per il letame bovino deve essere almeno di 90 giorni.
Per gli allevamenti che producono meno di 1000 kg di azoto/anno ovvero meno di 12
vacche, non è previsto nessun piano di smaltimento, mentre dai 1000 ai 3000 kg di
azoto/anno l'azienda deve fare il POAS che è una dichiarazione dati e struttura
aziendale che si effettua ogni 5 anni, dai 3000 ai 6000 kg l'azienda deve fare il PUAS
che è una pratica agronomica semplificata redatta da un tecnico che determina la
quantità di azoto da somministrare al terreno, inoltre si deve anche effettuare il POA.
Per le aziende oltre i 6000 kg di azoto/anno ovvero oltre le 74 vacche, si deve fare il
PUA e il POA. Il PUA è un documento che viene presentato ogni anno entro il 15
febbraio e fotografa la situazione aziendale relativa al carico zootecnico, agli
stoccaggi, alle strutture di stabulazione, alle colture presenti sui terreni, e definisce il
carico di azoto che si può distribuire sulle diverse colture in base ai fabbisogni delle
colture stesse.
La normativa sui nitrati prevede anche alcuni divieti di spandimento per il letame
come:
• a meno di 5 metri dai corsi d'acqua
• sulle superfici non interessate all'attività agricola (boschi)
• nei giorni di pioggia e il giorno successivo
• su terreni gelati o innevati
• con falda acquifera affiorante
• con pendenze superiori al 10%
• quando l'autorità competente emette specifici provvedimenti
Invece per lo spandimento dei liquami vigono gli stessi divieti del letame, oltre ai
divieti di spandimento:
• in prossimità di strade e centri abitati
• in terreni con coltivazioni destinate all'alimentazione quali le colture orticole e
frutticole
• su colture foraggere nelle 3 settimane precedenti allo sfalcio o al pascolo
Oltre a questi divieti vi sono anche quelli temporanei, infatti dal primo novembre a
fine febbraio l'autorità competente, in base all'andamento meteorologico, stabilisce un
blocco di spandimento per non inquinare le falde acquifere a causa dell'alta piovosità
di questa stagione.
LE STRUTTURE DI STOCCAGGIO DEGLI EFFLUENTI DEGLI
ALLEVAMENTI ZOOTECNICI
Le modalità di stoccaggio degli effluenti zootecnici e le strutture impiegate a tale
scopo, variano dal letame al liquame.
Per il letame, definito “palabile”, in quanto contenendo la lettiera è in grado di
mantenere una forma propria, il suo stoccaggio può avvenire all'interno o all'esterno
dei ricoveri. Nel caso di stalle a lettiera permanente, le deiezioni possono essere
accumulate all'interno del ricovero unitamente al materiale da lettiera, sulla superficie
impermeabilizzata della zona di riposo. La lettiera esausta viene asportata
periodicamente mediante trattrice dotata di apposito caricatore a benna o pala
meccanica. La lettiera asportata deve trascorrere almeno 90 giorni di stoccaggio in
una concimaia apposita, la più utilizzata è la platea che è costituita da una
pavimentazione in cemento che non consente al letame di fuoriuscire e inquinare il
terreno, e da due o tre pareti in base alla quantità di letame che si deve
immagazzinare.
Lo stoccaggio del liquame, invece, deve essere realizzato in contenitori esterni alle
stalle; soltanto per gli allevamenti esistenti è ammesso lo stoccaggio in vasche interne
al ricovero, poste sotto ai pavimenti fessurati, benché tale tecnica presenti numerose
controindicazioni (fosse profonde, con conseguenti problemi strutturali, condizioni
favorevoli allo sviluppo di mosche negli ambienti d'allevamento). Le vasche si
distinguono in fuori terra e interrate. Le vasche interrate presentano il vantaggio di
consentire un riempimento a gravità, ma pongono maggiori problemi di realizzazione
e hanno un costo di costruzione più elevato: dal 30 al 40% in più per una vasca
interrata rispetto alla stessa vasca posta fuori terra. A protezione delle vasche interrate
si deve sempre predisporre una recinzione anticaduta dotata dei necessari cancelli per
l'introduzione di miscelatori e tubazioni. Le vasche fuori terra consentono una
realizzazione più economica, specialmente quando si adottano elementi prefabbricati.
Questo tipo di contenitori richiede, però, la realizzazione di un pozzetto interrato di
raccolta (prevasca), posto al termine della rete fognaria dell'allevamento, e la
predisposizione della relativa attrezzatura per il carico del liquame nella vasca
(pompa di sollevamento, tubazioni, valvole, eventuale miscelatore, ecc.).