VEGAN GODERECCIO.CoM - Autistici/Inventati

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VEGAN GODERECCIO.CoM - Autistici/Inventati
VEGAN GODERECCIO.CoM
Punto di comunicazione anarchica animalesca
settimanale distribuito ogni giovedì sera a Torre Maura Occupata
Il numero che ti trovi tra le mani è per gran parte dedicato al corteo del 15
novembre a San Polo d’Enza indetto dal Coordinamento Chiudere Morini per
la chiusura dell’allevamento degli animali da laboratorio. Nei giorni precedenti
il tentativo di criminalizzazione da parte delle istituzione locali, partiti,
giornalisti e associazioni animaliste ufficiali è stato più che evidente. Si era
urlato all’invasione dei barbari, nel tentativo di allontanare se non mettere
contro gli abitanti del posto, ormai esausti delle continue iniziative contro
Morini. Arrivando nel paese abbiamo potuto constatare la totale
militarizzazione del luogo con centinaia di poliziotti e carabinieri nelle strade
a proteggere le attività commerciali, e durante il corteo si sono riconosciuti ed
allontanati diversi poliziotti, che tentavano di mimetizzarsi, infiltrati tra di noi.
Tutti era pronto in un clima di tensione che voleva giustificare l’ingente
spiegamento di forze con cio’ che ipoteticamente sarebbe potuto accadere.
Ma il corteo nella sua determinata consapevolezza è andato avanti, cercando
di comunicare con la popolazione, fino davanti all’allevamento, dove ha
trovato a protezione del lager un ingente schieramento di polizia e carabinieri.
Anche se la realizzazione del corteo è riuscita, questo non vuole dire che la
lotta sia finita, anzi, e apprendiamo con piacere che un’altra società collegata
alla Morini l’abbandona sotto le pressioni del coordinamento. All’interno
troverete anche altre notizie. Ci interessa sottolineare la situazione repressiva
che ha colpito i compagni di Rovereto e l’allargamento dell’azione repressiva
nella città di Roma, con altri compagni colpiti da provvedimenti giudiziari.
Inoltre a Torre Maura Occupata il 29 novembre ci sarà una iniziativa benefit
per Massimo con gruppi musicali che si sono riformati apposta per
supportare la campagna di liberazione.
FUOCO ALLE CARCERI
MASSIMO LIBERO !!!! LIBERI TUTTI!!!
Roma 20/11/03 Num. 14
fa che "la sperimentazione sugli animali si fa per motivi legali, non scientifici".
Se la vivisezione è ancora una pratica diffusa è solo grazie agli ingenti volumi
di affari che crea e soprattutto all'alibi che fornisce alle industrie
farmaceutiche nei casi di danni prodotti dai loro farmaci. Insomma, è solo per
spudorati interessi economici.
.
.
Quale posizione per il Comune?
Se queste sono le parti in causa, ci chiediamo quale dei due motivi spinga le
istituzioni Sanpolesi a difendere l'allevamento Morini a spada tratta, entrando
nel merito anche con quelli che non si può che definire abusi di potere. Come
definire altrimenti la mossa di Ghielmi di non revocare la licenza per
vendere i cani ai laboratori all' allevamento, come avrebbe imposto invece la
legge regionale un anno fa? Come lo stracciare una multa di 35.000 euro
per aver venduto cani irregolarmente, e il dissequestro degli stessi cani resi
alla Morini? Come la spesa di soldi pubblici per modificare i cartelli stradali e
le disposizioni comunali a beneficio della Soprani o per dargli protezione
notturna? Come la stampa di manifesti e l'acquisto dispendioso di spazi sui
quotidiani per denigrare le proteste di Chiudere Morini? La gestione del
Comune di San Polo a favore di una azienda privata come la Morini è
spudorata, e sta prosciugando le sue casse per un favoritismo. Anche la loro
dichiarazione che le nostre proteste stanno impegnando su un unico fronte le
forze di polizia vede come unica soluzione accettabile non vietare le nostre
iniziative, ma piuttosto spingere la Soprani ad assoldare della vigilanza
privata. Che si paghi lei le sue difese! San Polo D'Enza non ha niente da
guadagnare dalla presenza di un lager come Morini e da una gestione
comunale a beneficio di un'azienda privata! Fintanto che l'allevamento Morini
sarà in piedi continueranno le nostre proteste! Coordinamento Chiudere
Morini (da chiuderemorini.net 16/11/03)
Comunicato del Coordinamento Chiudere Morini sul corteo del 15/11/03
15 novembre - Tanto rumore per liberare gli animali
CHIUDERE MORINI
Volantino
distribuito
dal
Coordinamento Chiudere Morini agli
abitanti di San Polo il giorno
precedente al corteo
A TUTTI I CITTADINI
Le persone che difendono la
vivisezione lo fanno soltanto
per due motivi: interessi
personali o ignoranza.
Quale è il motivo del Comune
di San Polo?
Che la pratica della vivisezione sia
crudele, ed eticamente inaccettabile
come posizione di sfruttamento
dell'uomo sull'animale, è indiscutibile.
Purtroppo questo non interessa a
molti. Che però la pratica della
sperimentazione sugli animali non è
di alcun beneficio per gli esseri
umani, questo sì che dovrebbe
interessare ai più. Perlomeno a quelli
disinteressati, che difendono l'uso
degli animali nei laboratori solo per
ignoranza, ripetendo luoghi comuni
come "meglio un cane che un
bambino" o "bisogna pur trovare le
cure a certe malattie". A queste persone vogliamo spiegare che la ricerca
sugli animali non ha aiutato affatto l'evoluzione della medicina, ma ha anzi
rallentato spesso il suo corso e creato enormi danni. Le differenze di specie
sono troppo grandi per essere superate. Alcuni organi sono completamente
differenti, alcune sostanze ottengono reazioni opposte, fino ad arrivare al
paradosso che la prima vera sperimentazione di un farmaco avviene sempre
sul malato, perchè fino a quel momento nonostante tutti gli animali torturati
non si ha alcuna certezza di quale effetto possa avere sugli umani. E i
risultati possono essere disastrosi, come nel caso del Talidomide (10.000
bambini nati malformati), del Cliochinolo (3000 paralizzati in Giappone) o del
più recente Lipobay (più di 100 morti e migliaia di danneggiati gravi). La
stessa casa farmaceutica Lederle, cliente di Morini, ha dichiarato alcuni anni
Più di 1500 persone al corteo contro Morini. Tanto rumore per nulla hanno
detto alcuni telegiornali locali, riferendosi all'assenza di scontri e problemi
al corteo di sabato 15 novembre.
Ma noi crediamo di aver fatto tanto
rumore per la liberazione degli
animali rinchiusi dentro Morini e
destinati ai laboratori di tortura!
Possiamo dire senza retorica che la
manifestazione di sabato è stata un
grande successo. Più di 1500
persone hanno preso parte al
corteo senza farsi intimidire dalla
vergognosa
campagna
di
diffamazione condotta dai media e
dalle istituzioni locali. Un fiume di
persone in cui si respirava una forte
energia, una determinazione a
chiudere una volta per tutte
l'allevamento Morini e mettere una
pietra sopra a quello che è un
simbolo della vivisezione in Italia.
Una
delle
più
belle
manifestazioni a cui si è
partecipato, a detta di molti. I
manifestanti sono arrivati da tutta
Italia, da un estremo all'altro,
disposti a centinaia di chilometri di
viaggio per poter esprimere la
proprie idee. Molte persone hanno
partecipato al corteo provenienti
anche da Svizzera, Spagna e
Inghilterra. La campagna che stiamo portando avanti trova sempre più
sostenitori e sempre maggiore consenso tra chi vuole veramente la fine della
vivisezione. Agli altri, a quegli animalisti ufficiali che si dissociano e trovano
tanto tempo per darci contro (anche in dirette televisive di sabato
pomeriggio), noi non dedichiamo nemmeno un attimo del nostro tempo. Le
loro chiacchiere non ci interessano, solo l'azione può cambiare questo
.
mondo.
UN PAESE IN ALLARME
.
Possiamo dire che la manifestazione è stata un grande successo per vari
motivi. Primo fra tutti aver confutato nei fatti la campagna mediatica che
aveva annunciato il corteo come una vera e propria calata di barbari nel
paese. Il clima di tensione sull'argomento lo si è respirato per giorni prima di
sabato, e alcuni telegiornali locali hanno raggiunto il culmine accomunando il
corteo a quello che è successo a Genova conro il G8. La campagna della
stampa è stata rivolta in maniera allarmistica, come già abbiamo detto,
spostando tutta la questione dal piano etico, le ragioni della lotta, ad un piano
di ordine pubblico. In questo clima terroristico a San Polo molti negozianti
hanno scelto di barricare i loro negozi, e alcuni cittadini perfino di ereggere
cancellate di fronte alle loro case vicino all'allevamento. Gli uffici comunali
sono stati chiusi, le scuole hanno chiuso in anticipo, tutti i cassonetti tolti dal
paese e un divieto di parcheggio esteso a tutto il percorso del corteo. Un
pazzesco stato di guerra creato ad arte per mettere in cattiva luce gli
organizzatori del corteo. Il paese è stato assediato e chiuso, non da noi ma
dalle forze dell'ordine. Queste sono scese su San Polo con 600 uomini armati
e un elicottero. Ma quante centinaia di migliaia di euro è costato pagare
quello spropositato numero di poliziotti e tutte le inutili misure di sicurezza per
un corteo che è stato sì molto rumoroso ma assolutamente tranquillo? E
quanto ha speso il Comune di San Polo nei giorni precedenti per pagare le
affissioni dei manifesti e le pagine a pagamento sui quotidiani per denigrare i
manifestanti e creare questo stato di allarme generale? Da dove vengono
tutti questi soldi che vengono spesi per difendere una azienda privata?
LA REAZIONE AL CORTEO
.
Possiamo dire che nonostante questo allarme generale creato dai media e
dai politici le strade di San Polo erano piene di persone, e in nessuna di
queste abbiamo visto la paura. Era chiaro per tutti che il corteo sarebbe stato
tranquillo, che niente di quanto i giornalisti prospettavano sarebbe successo,
perché assolutamente non era in nessun modo nei progetti dei manifestanti
fin dall'inizio. La cosa più importante che abbiamo notato sono state le facce
attente di tutti quelli che ascoltavano i discorsi fatti al microfono nel centro del
paese. Quando è stato spiegato chiaramente che la vivisezione è un
inganno, e che la Soprani lavora esclusivamente per profitto, molte facce
sembravano annuire. Quando è stata denunciata la campagna politica locale
di aiuto tramite abusi di potere alla ditta Morini, molti sono stati i sorrisetti.
Evidentemente gli abitanti di San Polo sono stanchi di vedere i soldi della
cassa comunale spesi solo a beneficio di Giovanna Soprani e della sua
azienda. E come se non bastasse al corteo si sono aggiunti alcuni giovani di
San Polo, costretti a farlo nella seconda metà per timore di essere visti e
riconosciuti nel centro del paese, dove probabilmente la mafia locale esige
omertà.
CHI VOLEVA GLI SCONTRI?
.
Forse i giornalisti, che avrebbero viste realizzate le loro menzogne. Forse i
politici e le forze dell'ordine, che avrebbero trovato un motivo per fermare la
campagna. Forse la Soprani, che sperava ci bruciassimo il terreno finora
raggiunto. O forse anche quel gruppetto di poliziotti infiltrati nel corteo
.
col volto coperto, visti e rispediti al mittente....
E ADESSO?
.
La manifestazione non era nessun punto di arrivo. Solo uno dei tanti momenti
di questa campagna, che deve andare avanti come sempre, e che non finirà
fino alla totale chiusura di Morini. Quindi adesso è solo il momento di
rimboccarsi le maniche ancora e dare ognuno il proprio contributo.
Ricordatevi che gli animali dentro Morini hanno soltanto voi come possibilità
di essere salvati. (da chiuderemorini.net 18/11/03)
protezioni di legno davanti alle vetrine, viabilità stravolta, agenti in tutte le
strade. Gli abitanti hanno osservato la scena dai balconi e ai lati delle strade.
(di A. Violi da La Gazzetta di Parma del 16/11/03)
Ha violato un obbligo di dimora
Un manifestante bloccato al casello
REGGIO. Se San Polo ieri era un paese blindato, anche il casello
autostradale è stato presidiato tutto il giorno dai poliziotti. Come in occasione
delle partite di calcio, quando vengono fermate le auto dei tifosi ospiti, ieri
sono state bloccate le auto e i pullman con a bordo possibili manifestanti.
Durante l’ininterrotto posto di blocco che i poliziotti hanno fermato un 35enne
della provincia di Cagliari che, in auto con altri amici, era diretto allo
stabilimento della Morini per la manifestazione. Da un controllo al terminale
della questura è emerso che A.M. era colpito da un obbligo di dimora nel
comune di residenza, che era stato emesso dal tribunale di Udine. L’uomo è
stato denunciato per aver violato l’obbligo di dimora e nei suoi confronti è
stato anche emesso un foglio di via obbligatorio firmato dal questore, che gli
ha impedito di partecipare alla manifestazione. (di g.g. dalla Gazzetta di
Reggio del 16/11/03)
Un corteo pieno di tensione, un paese blindato
San Polo: in mille contro l’allevamento Morini, gli abitanti
seguono in silenzio
SAN POLO. Da una parte slogan e striscioni dai toni pesanti, duri. Dall’altra il
silenzio di un paese. In mezzo un fossato difficilmente colmabile. Forse si
può riassumere così il sabato blindato di San Polo in occasione del corteo
animalista organizzato dal coordinamento Chiudere Morini, che ormai da un
anno promuove periodiche manifestazioni contro l’allevamento per cavie di
via Don Bosco. All’appuntamento hanno partecipato un migliaio di persone,
fronteggiate e controllate da un imponente servizio d’ordine composto da
oltre trecento uomini fra polizia e carabinieri. Mobilitati anche i vigili urbani.
Non sono mancati i momenti di tensione con il lancio di petardi e sassi. E per
oggi è previsto un presidio all’ingresso dell’allevamento. Mezzogiorno,
leggera foschia su San Polo, sembra un assonnato sabato autunnale. Ma i
vigili urbani all’ingresso del paese e gruppetti di carabinieri preannunciano
altro. Di manifestanti nemmeno l’ombra. Ma dove sono? AUTOCOLONNA. E’
l’una quando via Gramsci si riempe di motori accesi e gas di scarico: una
lunga colonna di furgoni e camionette sta arrivando da Reggio. Sono i reparti
mobili di polizia e carabinieri. I gipponi rallentano, si fermano, ripartono.
Dentro uomini in divisa, elmetti, scudi, lanciafumogeni. «Come in guerra»,
dice un anziano mentre gioca a carte nella saletta di un bar. IN POSIZIONE.
Carabinieri e poliziotti prendono posizione, intorno al municipio, agli incroci,
nei punti «sensibili». Schierati per dire con la loro sola presenza che ogni
tentativo di violenza, ogni vandalismo non verrà tollerato. Negozi chiusi,
qualcuno addirittura barricato, cordoni di uomini in divisa nelle strade e nelle
piazze. Sì, è proprio un sabato blindato. RASTA, PUNK E ALTRO. Poi
arrivano loro, alla spicciolata camminando lungo i marciapiedi appena scesi
da pullman arrivati da Milano, Arezzo, Firenze, Padova, Livorno, Torino:
ragazzi, ragazze con i capelli rasta, colorati, pantaloni di quattro misure
sopra; altri con il colore nero come divisa, cappucci in testa, sciarpe a coprire
Rassegna stampa della manifestazione del 15/11/03
il viso, anfibi, borchie e catene che
ciondolano lungo i fianchi; ma con loro
Dal 17 al 22 Novembre convinciamo un
SAN POLO D'ENZA–Slogan contro
ci sono anche gli adulti, più
l'allevamento di beagle. Petardi sui poliziotti
«anonimi», coppie mano nella mano,
altro cliente a mollare la Soprani!
qualcuno col cane al guinzaglio. Sono
Corteo animalista, paese blindato
loro, i manifestanti (alla fine saranno
Ci sono negozi di animali ed altri
un
migliaio)
l’arcipelago
degli
SAN POLO D'ENZA - Si è chiusa senza incidenti la
allevamenti che acquistano o hanno
animalisti che fra poco grideranno
manifestazione di ieri pomeriggio contro la ditta
Morini boia. SOTTO LA TORRE. Si
acquistato più cani da Morini per poi
«Stefano Morini sas» di San Polo d'Enza, che alleva
concentrano in piazza IV Novembre,
cani beagle destinati alla sperimentazione nei
rivenderli.
sotto la bella torre civica e il municipio
laboratori. Alcune centinaia di animalisti - più di mille
Chi compra cani da Morini, per
presidiato. Su un banchetto volantini,
secondo gli organizzatori - hanno sfilato per le vie del
compassione o per altri motivi non 'salva'
pubblicazioni, magliette, video del
paese dal municipio fino alla sede dell'allevamento.
coordinamento Chiudere Morini. Dal
gli animali, ma al contrario aiuta l'enorme
Sotto lo sguardo di decine di poliziotti e carabinieri in
megafono si ricordano i motivi della
tenuta antisommossa, hanno urlato slogan contro
industria della vivisezione.
manifestazione: no alla vivisezione,
l'azienda, lanciando petardi agli agenti e lasciando sui
Dal 17 al 22 Novembre contattiamo:
lotta dura all’allevamento-lager. Ma
muri scritte contro la vivisezione e i titolari
Gazzaniga Mariangela
non solo. Al microfono si collega
dell'allevamento. La manifestazione ha cominciato a
l’impegno animalista ai temi dell’
Accessori, Mangimi, Animali.
sciogliersi attorno alle 18,30. Il «Coordinamento
anticapitalismo,
della
lotta
allo
Chiudere Morini» ha chiamato a raccolta a San Polo
Via Macchi 55 - 21100 Varese
struttamento dell’uomo sull’uomo e
d'Enza simpatizzanti da tutta Italia. C'erano anche
Telefono: 0332/312235
dell’uomo sull’ambiente. IL RAP ANTI
delegazioni di movimenti animalisti da Svizzera e Gran
MORINI. Poi parte una canzone, un
Bretagna. La manifestazione ha messo sul banco degli
rap costruito con frasi mixate di Giovanna Soprani, la titolare dell’
imputati Giovanna Soprani, titolare dell'allevamento Morini. Dalle 15,30 dai
allevamento. L’effetto c’è, anche perché la canzone si conclude con il numero
megafoni sono stati urlati slogan contro presunti maltrattamenti agli animali, i
di telefono della Morini. E tutti capiscono come dovranno usarlo. PARTE IL
giornalisti - bersagliati dai petardi - e il Comune, ritenuto reo di
CORTEO. Dietro il nero striscione del coordinamento, si muove il lento
«collaborazionismo» con l'attività della ditta Morini. Numerosi gli striscioni, le
serpentone: via Sartori, via Allende Matteotti, via Risorgimento, piazza
offese alla ditta Morini e alla titolare. A protezione dell'allevamento è stato
Matteotti. Si urla la rabbia, scoppiano petardi, si accendono colorati e
schierato un cordone di agenti in tenuta antisommossa, mentre i manifestanti
puzzolenti fumogeni. La gente, i sampolesi, guardano da lontano, da dietro le
si sono fermati a poca distanza. Gli agenti sono stati bersagliati da numerosi
finestre spostando le tendine. Da un microfono una voce roca urla loro
petardi e candelotti fumogeni. Non si sono verificati incidenti né gravi
«collaborazionisti». Abitare nel paese della Morini è già una colpa. Poi
violenze, come temuto, dopo che in passano sono stati rubati beagle e
accuse per i giornalisti, tutti infami e venduti. ULTIMI SLOGAN. Si va avanti
incendiata l'auto della Soprani. Episodi ricordati ieri con toni trionfali dai
così, a testa bassa. Slogan truci, vernice rossa sulla strada, il cartello della
manifestanti, i quali si sono pure detti felici dell'attentato in Iraq ai danni dei
Morini demolito quando il corteo arriva in via Don Bosco, ribattezzata con un
carabinieri. Il corteo si è svolto in un paese blindato: negozi chiusi, con
pennarello Via dei Morti Innocenti. In fondo alla strada c’è il cancello
dell’allevamento, ma nel mezzo ci sono decine di poliziotti e carabinieri
schierati e pronti a caricare se necessario. Tra scoppi di petardi cala la sera, i
gipponi illuminano i manifestanti sempre più vicini. Ma lo scontro alla fine non
c’è. E San Polo tira un sospiro. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
LE TAPPE
Più volte sfiorato lo scontro
Ore 14: I manifestanti hanno cominciato a riunirsi in piazza IV Novembre
dove, in attesa del corteo, si ascolta musica tra un intervento all’altro al
microfono. Ore 16: Con notevole ritardo parte il corteo, aperto dallo striscione
del cordinamento Chiudere Morini, a seguire striscioni, bandiere. In molti
portano sul petto il cartello «Soprani assassina, ora denunciaci tutti». Ore
16.10: Prima sosta in piazza Matteotti, un manifestante si rivolge con il
megafono ai sampolesi che guardano da lontano: «Ma sapete cosa si fa alla
Morini?» Ore 16.20: Il corteo si sblocca all’inizio di via Allende, si accendono i
fumogeni e si grida contro un reparto di polizia che procede il corteo di una
trentina di metri. Ore 16.30: Altra sosta, questa volta davanti alla farmacia
Margini protetta da una barricata di legno. Ore 16.35: Si sfiora lo scontro con
la polizia all’inizio di piazza Matteotti, per due agenti in borghese minacciati
da alcuni manifestanti. Ore 17: Arrivo in via Don Bosco (sede della Morini),
un manifestante spacca a pedate l’insegna dell’azienda, lancio di sassi contro
il cordone, ferito alla gola un carabiniere. (dalla Gazzetta di Reggio del
16/11/03)
Vandalo fermato da un’animalista mentre cerca di imbrattare un
muro
accesi. Verso gli uomini in divisa sono cominciati a volare diversi petardi che
sono esplosi con fragore, accompagnati da grida e slogan. Da un gruppetto
di manifestanti sono partiti anche dei sassi, insieme a una grossa trave di
legno. Nonostante gli scudi di protezione, un sasso ha colpito alla gola un
carabiniere ventenne che attualmente è in servizio di leva alla compagnia di
Reggio. Il giovane militare è barcollato per il dolore ed è stato soccorso dai
suoi commilitoni. Trasportato all’ospedale di Montecchio è stato quindi
medicato, le sue condizioni non destano comunque preoccupazioni. FRASI
OFFENSIVE. Con crudele cinismo e senza il minimo senso di pietà, uno
sparuto gruppetto di giovani in coda al corteo animalista ha rivolto diverse
frasi e slogan pesantissimi nei confronti dei carabinieri, inneggiando al
recente sanguinoso attentato in Iraq contro i militari italiani. CONTRO LA
POLIZIA. In via Gramsci, poco prima di entrare in piazza Matteotti, 5 o 6
manifestanti, quasi tutti a volto coperto, si sono diretti con fare minaccioso
verso due agenti in borghese che seguivano il corteo. I due poliziotti, per
evitare lo scontro, si sono allontanati protetti da un cordone di colleghi
schierato a difesa della banca, ma i manifestanti hanno continuato a
tallonarli. Uno di loro, salito su una panchina, in gesto di sfida ha iniziato a
fotografare gli agenti. Poco dopo, in piazza Matteotti, altro momento di
tensione per una donna poliziotto anch’essa in borghese «scoperta» dai
manifestanti. «Via gli sbirri dal corteo» è stato lo slogan più volte scandito. E’
intervenuto un funzionario per riportare la calma, poi il corteo ha ripreso a
muoversi. I VIGILI URBANI. Giornata di duro lavoro anche per i vigili urbani
del comando unificato Terre Matildiche, chiamati a presidiare l strade
d’accesso a San Polo e a deviare il traffico su altri percorsi. (dalla Gazzetta di
Reggio del 16/11/03)
DOMENICA 23/11/2003
Giovanna Soprani è tranquilla: ha
seguito la manifestazione dalla
finestra della sua casa, con lei
c’erano le due figlie
«Mi dispiace, ma solo per i
sampolesi»
La titolare dell’allevamento nel
mirino: non sono colpevole di
nulla
«Non chiuderò la ditta per volontà
di altri. La scelta spetta a me»
SAN POLO. Un giovane manifestante
con il viso coperto da una sciarpa si
stacca dal corteo per imbrattare i muri
TORRE MAURA OCCUPATA
del condominio Belvedere con una
VIA
DELLE AVERLE 10 (ROMA)
bomboletta spray e di fronte alla
stazione ferroviaria è subito tensione.
BUS 312/105/556
ESASPERATI. Anche perché i residenti
del palazzo di via Risorgimento sono
esasperati per quanto accaduto nella
CONCERTO
manifestazione di un anno fa, in cui i
FRANK DREBIN (ROMA)
danni al palazzo erano stati ingenti. I
condomìni urlano dalle finestre, ma
SAN POLO. Un coro assordante si alza
INFERNO (ROMA)
prima ancora che intervengano il
davanti alla sua azienda. L’urlo di
BOOM BOOM KID (ARGENTINA)
vandalo viene fermato da una ragazza
centinaia di contestatori si leva forte:
sbucata all’improvviso dal corteo.
«Assassina». Lei, Giovanna Soprani,
«Come al solito si voleva insultare la
titolare dell’allevamento Morini, è serena.
IL CONCERTO INIZIA ALLE 22.00 VISTO
titolare della Morini con frasi ingiuriose
E’ chiusa in casa, in compagnia delle
sui muri - dice uno dei residenti mentre
figlie, che per tutta la giornata le sono
CHE E' DOMENICA
pulisce con l’alcol la scritta - ma stavolta
rimaste accanto. La donna, 67 anni, si
i
danni
sono
più
limitati».
sporge dalla finestra e intravede i
STAZIONE BLINDATA. Pochi gli
carabinieri, diventati da tempo i suoi
CUCINA VEGAN
animalisti arrivati a San Polo con il treno
«angeli custodi». Dai loro cenni trae
BIRRERIA
- una cinquantina - e come conferma
conforto. Ormai ha fatto il callo ai sit-in e
l’incaricato dell’Act non si sono lasciati
alla manifestazioni di protesta davanti a
DISTRIBUZIONE MATERIALE ANARCHICO
andare a vandalismi. Una decina di
casa sua. La giornata di Giovanna
giovani manifestanti di Firenze sono
Soprani inizia presto. Fin dalle prime ore
stati bloccati sul treno Reggio-Ciano
del mattino, le forze dell’ordine
MASSIMO LIBERO !!!
mentre viaggiavano senza biglietto.
«picchettano» il cancello d’entrata della
TUTTI
LIBERI
!!!
Sono stati fatti scendere dai controllori
sua azienda. Ma lei, incurante di quello
alla stazione di Santo Stefano. Di
che i manifestanti stanno organizzando
pagare il biglietto proprio non ne
giù in paese, va avanti. Si dedica alla sua
volevano sapere, poi hanno cambiato idea, ma quando sono arrivati a San
attività e cura la sua dimora, come una vera casalinga. Poi, a pranzo, si
Polo la manifestazione è ormai agli sgoccioli. Ad attenderli in stazione - alle
riunisce con la propria famiglia in attesa che il corteo cominci a prendere
17.30 - c’è un bel gruppo di carabinieri. Chiedono ai militari dove si trova la
corpo. «Sono arrivata su questa terra - dice coraggiosa - all’età di 19 anni e
ditta Morini: ci arriveranno, a piedi, quando ormai tutto è ampiamente finito.
con orgoglio ho lavorato per anni, per cercare di condurre al meglio la nostra
Durante la giornata la paura ha «alloggiato» anche alla stazione ferroviaria di
azienda. Deciderò io quando smettere e non lo farò certo per la volontà di
San Polo, sempre sotto controllo da parte delle forze dell’ordine. STUDENTI
altri». I manifestanti si avvicinano, le loro grida, i cori e i fischietti si iniziano a
PENDOLARI. Di studenti che quotidianamente raggiungono gli istituti
sentire chiaramente. Passa l’elicottero della polizia. La Soprani sobbalza
scolastici di Reggio e Montecchio nemmeno l’ombra. I genitori hanno
dalla sedia, si affaccia alla finestra curiosa. «Addirittura l’elicottero», sussurra
preferito tenerli a casa, per evitare incontri pericolosi al loro rientro da scuola,
alle figlie. La titolare dell’allevamento tiene tra le mani un fazzoletto. Di tanto
verso le 14. «E nessuno dei nostri compagni di scuola a Montecchio in tanto lo stringe forte, ma non per asciugarsi le lacrime, anzi. «Amo gli
spiegano in piazza Simone Curti, Gabriele Monti ed Emmarico D’Ecclesiis animali - ammette - e li ho sempre curati. Non è un caso che abbia ricevuto
sono venuti a manifestare a San Polo. Perché di protestare proprio non c’è
spesso telefonate dal Wwf per dare loro i topi. Sono necessari per nutrire i
motivo. Perché l’azienda Morini fa quello che prevede la legge - concludono i
rapaci feriti o i rettili. Ma ormai succedono episodi ai quali non riesco a dare
tre studenti sampolesi - e poi non se ne può più di manifestazioni contro il
risposte precise. Mi contestano per la vivisezione, quando in Italia ci sono
nostro paese». (di t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
tanti altri allevamenti. E’ in vigore una legge ben chiara: le aziende
farmaceutiche, prima di immettere sul mercato un medicinale, devono
Lancio di sassi, colpito un carabiniere
testarlo su un mammifero. E’ obbligatorio, non è colpa mia». Giovanna
Soprani ha grinta da vendere. Perseguitata dai manifestanti non ha alcuna
Frasi offensive e pesantissime nei confronti dei militari morti in
intenzione di abbandonare la sua vita. E mentre centinaia di ragazzi la
Iraq
insultano, lei accusa le autorità. «Non siamo protetti e lo si può capire quando
Il calare della sera ha provocato anche momenti di tensione
vengono autorizzate cose come questa». La donna regola il tiro: «I
carabinieri, in questi due anni, sono stati veramente bravi e ho potuto sempre
SAN POLO. E’ stato un corteo segnato da forti momenti di tensione e almeno
contare sul loro aiuto». Alla vigilia della manifestazione, San Polo si è
in un paio di occasioni si è sfiorato lo scontro. L’episodio più grave è
preparata per reggere l’urto dei contestatori. L’arrivo dei militanti del
avvenuto quasi alla fine, quando l’oscurità era ormai calata nella zona di via
movimento antivivisezionista ha bloccato la piccola comunità matildica.
Don Bosco, sede dell’allevamento Morini. I manifestanti, oltre che la strada,
«Sono amareggiata per quello che hanno dovuto subire i commercianti
hanno invaso un vicino terreno incolto, fronteggiati da almeno una quarantina
sampolesi - aggiunge la Soprani - ma non posso essere colpevole anche di
fra poliziotti e carabinieri schierati davanti ai gipponi con i fari e i motori
questo». La titolare dell’allevamento Morini è ormai abituata ai cortei contro la
sua attività. Conosce bene anche i movimenti e i segnali delle forze
dell’ordine prima dell’arrivo degli animalisti. Lei non perde mai la calma. «Ho
alle spalle una vita di sacrifici - spiega - e voglio continuare la mia vita. Non
rimarrò certo barricata in casa, anche perché la gente di San Polo mi
accoglie sempre a braccia aperte». (di M. Martignoni dalla Gazzetta di
Reggio del 16/11/03)
L’AZIENDA
L’allevamento Stefano Morini è in attività dal 1953. Prende il nome dal titolare
che 17 anni fa è deceduto a causa di una malattia che non gli ha dato
scampo. Da allora è Giovanna Soprani, la moglie di Morini, a prendere in
mano l’allevamento, con l’aiuto delle figlie Rita e Marta che si occupano in
particolare dell’ amministrazione e della parte commerciale. L’azienda di San
Polo è stata per anni uno dei più importanti produttori nazionali di cani
beagle. Ma non solo. Nell’ allevamento si producono anche ratti e topi,
rivenduti per l’attività di ricerca. In passato la Morini si è dedicata anche
all’allevamento di piccioni e Stefano, il fondatore dell’azienda, spesso negli
anni Ottanta è stato ospite di programmi televisivi nazionali come
«Portobello» condotto da Enzo Tortora. (dalla Gazzetta di Reggio del
16/11/03)
Duro diverbio con un contestatore alla vigilia del corteo
Venerdì l’allevatrice ha affrontato un animalista che suonava il
suo campanello
SAN POLO. Giovanna Soprani è una donna coraggiosa. Venerdì, alla vigilia
della manifestazione, l’anziana allevatrice, incurante dei consigli delle forze
dell’ordine, ha deciso di affrontare di persona il pericolo. Attorno alle 13.15,
un manifestante, con tanto di megafono, ha suonato a lungo il campanello
della sua azienda per poi passare direttamente a insultare la Soprani davanti
al cancello dell’allevamento Morini. La titolare, per errore, ha aperto le porte
dell’enorme inferriata. A quel punto, allora, è uscita di casa e ha «sfidato» il
contestatore. «Avevo talmente tanta rabbia in corpo - racconta ancora scossa
- che sono scesa in cortile e ho affrontato quel ragazzo. Non avevo paura di
nulla, ero pronta a difendere la mia casa». Prima che la donna riuscisse ad
arrivare vicino al militante del movimento antivivisezionista, l’intervento
tempestivo di due carabinieri ha allontanato il giovane. Uno dei tanti episodi
che negli ultimi due anni si sono verificati davanti allo stabilimento della
Soprani. Il più grave la notte tra il 10 e 11
agosto scorso. Un vandalo ha infatti
incendiato l’auto della Soprani, una vecchia
Citroen «Pallas», parcheggiata sotto la
tettoria in legno dietro l’abitazione della
donna. «Mi sono svegliata attorno alle due di
notte - racconta l’allevatrice - e ho sentito dei
botti. Mi sono affacciata alla finestra e ho
visto che la macchina era in fiamme. Dentro
di me, dopo un attimo di sconforto, ho
pensato “ce l’hanno fatta”. In quel momento
mi sono sentita privata della mia libertà». Chi
ha incendiato l’auto è entrato tagliando una
rete, per poi dileguarsi nei campi vicini. Da
quell’episodio, le figlie della Soprani, che
lavorano assieme alla madre per mandare
avanti nel migliore dei modi la propria attività
commerciale, non l’abbandonano mai,
nemmeno durante la notte. A turno Rita e
Marta dormono vicino alla madre. Spesso,
durante la settimana, i contestatori organizzano piccoli presidi nelle vie
d’accesso all’azienda. Due gli obiettivi principali: disturbare gli operai della
Morini e riempire di volantini i passanti. La zona che delimita la proprietà della
Soprani pare ormai essere diventata il punto di incontro dei manifestanti,
decisi a far chiudere l’attività. (di m.m. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
Dopo il coprifuoco del mattino, i cittadini si sono riversati in
strada per proteggere case e negozi
Gli abitanti schierati a difesa del paese
Un «muro» di sampolesi silenziosi ha controllato il corteo
SAN POLO. Una comunità schierata a mo’ di scudo contro gli animalisti. Quel
«muro» di sampolesi silenziosi che guarda fissi negli occhi i manifestanti non
è solo la difesa spontanea di chi si sente in pericolo, ma una vera e propria
contromanifestazione. Perché dal coprifuoco della mattina - piazza Matteotti
deserta come tutto il centro, in un clima di paura - la gente è poi sbucata dalle
case a «sfidare» il corteo. Si sentono protetti dall’imponente servizio d’ordine
e in corpo hanno il disprezzo di chi «parteggia» per la ditta Morini e vuole che
la vivisezione vada avanti. Per prudenza di bambini non se ne vedono in giro,
ma genitori, fratelli più grandi e nonni certamente sì. Fra loro non mancano i
commercianti che fanno la ronda attorno ai negozi temendo vandalismi, ma
quello che colpisce nei discorsi raccolti attorno a quel «muro» di sampolesi è
la compattezza di un paese che difende a spada tratta l’azienda di Giovanna
Soprani, mischiando valutazioni politiche («E’ una ditta che ha sempre fatto
molto per San Polo») con un’attività legata alla vivisezione che qualche
dubbio l’ha creato se è stata scomodata una legge regionale ad hoc. E
nemmeno tanto velatamente questa gente ce l’ha pure con gli amministratori
comunali e il prefetto, che dovevano opporsi alla manifestazione animalista. I
più anziani tirano in ballo persino la Liberazione. «Nel 1945 noi partigiani
riuscimmo a liberare il paese da un’odiosa occupazione tedesca - tuona
Mario Sulpizio, pensionato di 82 anni che raccoglie tanti consensi attorno a
sè - e adesso ci ritroviamo in una San Polo sotto assedio, da parte di gente
che si copre il viso per fare danni. I nostri commercianti umiliati, una protesta
senza senso contro la vivisezione che invece serve tantissimo alla scienza e
poi l’assurdità di queste manifestazioni continue. Ma chi finanzia questi
animalisti che vengono qua per destabilizzare?». Ma non sono idee condivise
solo dalle «memorie storiche» del paese, perché anche i giovani vedono tutto
quanto sta accadendo come il fumo negli occhi. «Siamo contrari a questa
manifestazione che non doveva essere autorizzata - dicono Tiziano Mitraglia
(operaio di 27 anni), Lorenzo Picchi (autista di 30 anni) e Fabiano Mitraglia
(impiegato 33enne) - perché va bene essere liberi di protestare, ma non con
questi toni. E poi l’attività della ditta Morini è per fini di ricerca. Amiamo anche
noi gli animali, ma per questi esperimenti non si possono sacrificare le vite
umane». Per esorcizzare eventuali incidenti e vandalismi c’è chi ha
volutamente esposto la bandiera arcobaleno della pace. Se ne vedono in
tante case, il fotografo Giacomo Barazzoni l’ha appesa davanti al suo studio
di via Crispi, nel pieno del tragitto seguito dal corteo. «La vicenda Morini è
sempre più mal gestita - commenta il fotografo, che ha chiuso il negozio nel
pomeriggio per non correre rischi - e anche sulla vivisezione si è legiferato
con troppa fretta. Si potevano trovare accordi e risolvere la questione senza
tutte queste tensioni. Non ho condiviso le scelte del Comune - sottolinea
Barazzoni - che doveva rimanere neutrale, invece ha preso le difese della
ditta Morini». Fra i commercianti c’è anche chi ha deciso di difendere il
negozio con la propria presenza, continuando a lavorare e facendo ogni tanto
una capatina in piazza per capire come si evolve la situazione. «Non è giusto
manifestare e contemporaneamente mettere sotto assedio San Polo rimarca Ettore Ferraroni, titolare del salone Air Fashion - e io non ci sto
davanti a queste pressioni. Ho preso qualche contromisura, ma tengo aperto
il negozio perché non voglio cedere». Anche i politici locali «aleggiano» fra i
concittadini in protesta silenziosa. Per l’assessore alla cultura Fabio Cavalli
«il paese ha rispetto per l’azienda Morini, che è da sempre molto presente
nella vita della nostra comunità». Una precisazione che non vuole togliere
nulla «ai diritti dei manifestanti - aggiunge l’assessore - senza però che San
Polo ne venga stravolto». La mette, invece, giù dura il leghista Jean Francois
Boccacci, arrrivato da Quattro Castella. «Esprimo soldarietà a tutta San Polo
- scandisce - perché questa manifestazione è insensata nelle motivazioni e
penalizza le attività commerciali del paese». Un «muro» silenzioso che è
sfilato via solo a manifestazione conclusa. Con le sue convinzioni. (dalla
Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
La scelta dei gestori
I bar del paese hanno fatto affari d’oro
SAN POLO. Al termine di una lunga giornata
di tensione c’è anche chi si frega le mani:
sono i baristi del centro che hanno «sfidato» la
temutissima manifestazione decidendo di
tenere aperto i loro locali. E hanno fatto affari
d’oro. Però guai chiedere ai baristi di prendere
posizione sulle idee portate avanti dagli
animalisti e sull’attività della ditta Morini.
Bocche cucite, per non inimicarsi nessuno.
Meglio parlare della paura ormai passata e di
un sabato mai così ricco di vendite. «Sono
stato indeciso fin in ultimo - spiega raggiante
Ivano Chiapponi, titolare del bar-gelateria New
Star - poi ho visto un grande servizio d’ordine
e mi sono messo tranquillo. In effetti tutto è
filato liscio e l’incasso è stato buono. Tanti altri commercianti hanno tenuto
chiuso, ma non mi sento di biasimarli visto che la tensione, in paese, era
palpabile in questi giorni. Forse è stata tutta una montatura - conclude - e
comunque le forze dell’ordine ci hanno tutelato». Invece la titolare del bar
Butterfly non è mai stata indecisa, anche perché non ha avuto guai durante la
manifestazione dell’anno scorso e si è fidata di quell’esperienza. «Forse sono
stata incosciente - dice - ma non ho mai avuto paura. Siamo in un Paese
libero e civile, quindi è giusto che tutti abbiano la possibilità d’esporre le
proprie convinzioni. Di mattina non c’era gente in giro per la paura, poi le
cose sono decisamente migliorate». L’afflusso straodinario di clienti ha
soddisfatto anche Federica Albertini, titolare del bar Turismo. «Abbiamo
lavorato molto - ammette - senza avere guai. Nessun episodio spiacevole. Ho
visto manifestanti di ogni età, ma nel mio locale si sono comportati
educatamente». (di t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
In farmacia spesi mille euro per le barricate
Quasi tutti i negozi sono rimasti sigillati
SAN POLO. Il terrore l’ha fatta da padrone fra i commercianti: negozi quasi
tutti chiusi e per l’intera giornata, con diversi esercizi pubblici a dir poco
barricati. La più vistosa espressione di questo coprifuoco è rappresentata
dalla farmacia Margini, completamente protetta da muri di legno. Il farmacista
non ha badato a spese, pur di non avere problemi. «Ho speso più di mille
euro per quei tavoloni di legno - spiega il dottor Alfredo Margini, che è anche
presidente provinciale dell’Ordine dei farmacisti - ma l’anno scorso avevo
subito danni equivalenti, quindi non me la sono sentita di rischiare. Farmacia
chiusa e blindatura: ho chiesto i permessi per tempo e sono più che contento
di questa scelta. E poi smettiamola con questa storia della vivisezione termina infervorandosi - perché gli esperimenti sugli animali sono giusti e
servono a far progredire la medicina». Anche altre attività sono barricate. La
macelleria equina di Oliviero Simonazzi è irriconoscibile, ma anche il negozio
«La bottega delle buone cose» è un autentico bunker. E’ seccato per questo
clima pesante che grava sul paese Fausto Morini, titolare di un negozio di
alimentari in via Crispi, proprio sul tragitto scelto dai manifestanti. Ha tenuto
aperto solo la mattina, facendo magri affari perché il centro è deserto. «E’
troppo tempo che si va avanti con questa storia - dice amareggiato - e per noi
commercianti questo è un sabato mortificante, perché i danni legati alle
mancate vendite sono notevoli. Non ho niente contro i manifestanti se si
esprimono in maniera democratica, ma a San Polo c’è troppa tensione». (di
t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
«Sì, siamo servi ma dei cittadini»
DAL COMUNE Repliche di Ghielmi e Panciroli
stati scanditi. Un sasso ha colpito un carabiniere di leva ventenne. (da Il
Corriere della Sera del 16/11/03)
da Emilianet de 16/11/03
SAN POLO - "Iraq caramba 19 a zero". "Autobomba a Nassiriya e lo spirito
vola via". "Una, cento, mille volte Nassiriya". Slogan vergognosi contro i
militari italiani morti in Iraq, lancio di pietre, un carabiniere ferito all'ospedale,
questo il bilancio di una giornata di vergogna animalista. Ieri, circa 400
dimostranti, hanno marciato per le strade di San Polo, comune reggiano della
Val d'Enza, contro la ditta "Morini". La manifestazione che doveva essere
contro la vivisezione e le cavie ha preso sin da subito una cattiva piega. I
sampolesi, temendo l'ondata animalista, hanno barricato i loro negozi per
difenderli da probabili scorribande. Pure la farmacia e il Comune erano
chiuse. Una città fantasma che solo dopo il corteo è scesa in piazza spossata
dagli animalisti e dalle loro angherie. Ma ciò che ha più impressionato è la
cronaca della manifestazione. Senza alcun motivo gli animalisti, che si erano
già "distinti" per atti vandalici e aggressioni (ricordiamo quella ai danni del
fornaio di San Polo), hanno cominciato a lanciare pietre e imbrattare muri.
Poi gli slogan vergognosi, bestiali, nei confronti dei carabinieri morti in Iraq.
Un'offesa all'Arma, alle vittime, ai familiari e a tutta l'Italia. Una giornata di
vergogna. (da notare che hanno messo una foto di qualche altra
manifestazione, di certo non animalista,
con gravi scontri)
SAN POLO. «Ghielmi e Panciroli servi di Morini» la pesante frase è stata
scritta su uno degli striscioni più grandi all’inizio del corteo animalista.
Ma il «giudizio» non sembra toccare più di tanto il sindaco, Ettore Ghielmi:
«Sono, anzi siamo - attacca - abituati ad atteggiamenti e frasi del genere, non
mi sembra per la verità che ci sia molto da replicare. Anzi no, diciamo che
allora il sindaco ha “aperto” il corteo. Più di così». Sindaco, è probabile che ci
saranno altre manifestazioni. Che
farete? «Vedremo al momento, certo
SABATO 29 NOVEMBRE 2003
queste manifestazioni ormai periodiche
Quei volgari insulti
stanno creando grossi problemi alla
normale vita economica e sociale di San
TORRE MAURA OCCUPATA
SAN POLO D' ENZA Sconcertante
Polo». Ma non ci sono luoghi alternativi
VIA DELLE AVERLE 10
epilogo di una manifestazione di
per conciliare le esigenze degli abitanti
animalisti «estremi» a San Polo d'Enza.
e dei manifestanti? «Da tempo stiamo
BUS 105-312.556
In serata, quando i manifestanti stavano
studiando qualcosa del genere. Il parco
concludendo la loro giornata di assedio
Lido, ad esempio, ma anche altri luoghi.
all'allevamento, alcuni di loro hanno
C’è comunque un problema di controlli e
MASSIMO LIBERO!!! LIBERI TUTTI!!!
urlato inqualificabili slogan con pesanti
di sicurezza che va risolto, non è solo
riferimenti all'attentato in Iraq contro i
una questione di alternative. Ma certo
carabinieri, verso i quali sono stati
qualcosa bisogna fare». Ma con gli
SERATA IN SOLIDARIETA’ CON MASSIMO
lanciate pietre e petardi. «Viva viva
organizzatori avete contatti o no?
SEQUESTRATO NELLE CARCERI
Nassiriya», «10, 100, 1000 Nassiriya» ed
«Mi creda, abbiamo tentato più volte,
altri di uguale tenore i cori che sono stati
ma sembra tutto inutile. Non vogliono
STATALI
scanditi. Un sasso ha colpito un
confronti di nessun genere salvo lo
carabiniere ventenne di leva: il giovane
stretto necessario. Noi comunque anche
militare è stato medicato nell'ospedale di
oggi torniamo a dare la nostra
CONCERTO BENEFIT CON
Montecchio per una contusione allo
disponibilità
in
questo
senso».
sterno. (da La Gazzetta del Mezzogiorno
Vicesindaco Panciroli, anche lei è stato
16/11/03)
nel mirino dei manifestanti con il grande
COLONNA INFAME
striscione nel quale è stato definito
DUAP
servo della Morini. «La definizione servo
Nuovi sviluppi dopo il corteo
non mi offende, al contrario, perchè io
LOS FUCKING IN VATICANOS BLOOD
mi sento servo dei cittadini di San Polo.
TEAR ME DOWN
Il resto sono solo stupidaggini». Come
Legge Regionale, rimandata la
giudica lo spiegamento notevole delle
discussione quali timori da parte
forze dell’ordine in occasione del corteo
CUCINA VEGAN – BIRRERIA
di Roma?
animalista? «E’ stato assolutamente
indispensabile per garantire l’incolumità
DISTRIBUZIONE ANARCHICA
di tutti i cittadini di San polo e per
La discussione in Corte Costituzionale
proteggere i beni del nostro paese. A
della Legge Regionale 20/02 dell'Emilia
tutte le forze dell’ordine, carabinieri, polizia, vigili urbani, voglio rivolgere un
Romagna sulla vivisezione, prevista per l'11 di novembre, è stata rimandata,
caloroso e sincero ringraziamento. Sono sicuro non solo di esprimere il
probabilmente in vista dell'imminente corteo contro Morini. All'inizio il ritardo è
pensiero dell’amministrazione comunale ma di tutta la comunità locale. Ai
stato di pochissimi giorni, poi in sede di dibattito di altre due settimane circa,
manifestanti voglio soltanto dire che noi siamo sempre aperti al dialogo». (di
e sarà quindi ridiscussa il 26 di novembre. Ricordiamo che tale legge vieta la
t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03)
sperimentazione didattica in qualunque forma e anche l'utilizzo di cani e gatti
Duria: l’irriducibile animalista
SAN POLO. Undici anni fa, nel 1992, insieme a tre ragazze, tentò di entrare
di notte nell’allevamento Morini per filmare gli animali destinati alla
vivisezione. Ma fu scoperto e arrestato dai carabinieri. Ieri, Roberto Duria,
friulano, è tornato di nuovo a San Polo con lo stesso obiettivo: la Stefano
Morini. Undici anni dopo l’impegno animalista di Duria è lo stesso e non
risparmia duri giudizi nemmeno sull’atteggiamento degli stessi sampolesi, in
qualche modo complici di quello che viene fatto alla Morini, anticamera di
torture per tanti animali. «Continuando così - afferma - quando la coscienza
animalista sarà più diffusa, San Polo rischia di essere ricordata come una
nuova Auschwitz». (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/2003)
GLI ESTREMISTI ANIMALISTI
«Dieci, cento, mille Nassiriya»
SAN POLO D' ENZA (Reggio Emilia) - Gli animalisti «estremi» stavano
concludendo la loro giornata di assedio all’allevamento, quando dai
manifestanti sono partiti slogan con pesanti riferimenti all'attentato in Iraq
contro i carabinieri, verso i quali sono stati lanciati pietre e petardi . «Viva viva
Nassiriya», «10, 100, 1000 Nassiriya» e altri di uguale tenore i cori che sono
per la vivisezione, nonchè l'allevamento di essi a questi fini. Pertanto
dall'agosto dell'anno scorso la ditta Morini non ha potuto vendere i propri
beagle ai vivisettori, se non sottobanco, come ha fatto con almeno tre
laboratori. Essendo la loro attività principalmente incentrata sulla vendita di
questi animali i loro introiti hanno subito un brusco calo, e se dovesse
rimanere in vigore sarebbe come una dichiarazione di morte per loro. In caso
contrario i camion carichi di begale comincerebbero ad uscire di nuovo
dall'allevamento. La pressione da parte di Lobby universitarie e
farmaceutiche ha sicuramente una influenza nella decisione, e soprattuto nel
continuo balletto che stanno facendo a Roma con strane fughe di notizie
discordanti possiamo vederne gli effetti. Ciò che ci aspettiamo è poco di
buono, purtroppo, ma non per questo ci scoraggiamo. Anzi, saremo pronti ad
intensificare le proteste e a dimostrare che è proprio da noi comuni individui,
e non dalle istituzioni, che può venire un cambiamento. Per questo invitiamo
tutti a rimboccarsi le maniche più che mai in questo momento! (da
chiuderemorini.net 18/11/03)
Nuovo carburante per la campagna
Bertolini Carburanti riceve una protesta
La nota ditta reggiana Bertolini Carburanti fornisce combustibili a Morini.
Questi combustibili sono gli stessi che per anni hanno reso possibile l'utilizzo
dell'inceneritore dove venivano bruciati gli animali, morti o perfino vivi. Nel
periodo in cui l'inceneritore è stato sotto sequestro per la mancanza di
autorizzazioni l'allevamento Morini dice di utilizzare il suddetto carburante
solo per il riscaldamento degli animali. Ma allora non sappiamo spiegarci i
motivi di acquisti anche in mesi caldi! Loro stessi durante un dialogo hanno
ammesso di non sapere in effetti con sicurezza per cosa venga utilizzato il
loro carburante. Bertolini Carburanti sa benissimo cosa avviene dentro
Morini, è stata informata della situazione di maltrattamento in cui vengono
stipati gli animali e di quale destino li attende nei laboratori. Una lettera in cui
tutto questo veniva chiaramente spiegato gli è stata recapitata. Nonostante
tutto non vedono la necessità di distanziarsene. Buon per loro che hanno la
coscienza in pace! Venerdì pomeriggio una decina di manifestanti ha deciso
di andare a ribadire presso la loro sede ed i loro uffici che la volontà di
chiudere il lager Morini è forte e non sarà mai fermata. Un paio di megafoni,
cartelli, volantini e poco altro sono quanto necessario per far sapere che
comunque non ci siamo scordati di loro. E mai lo faremo, probabilmente. (da
chiuderemorini.net 18/11/03)
Studio Delta prende le distanze
I commercialisti di Morini decidono di stracciare il contratto
Di fronte ad una nostra lettera lo Studio Delta di Montecchio Emilia (Re), che
attualmente agisce come commercialista di Morini, ha dichiarato che
smetterà di fornire loro questo servizio al termine del corrente contratto
annuale. Dal 31 dicembre Morini dovrà trovare un nuovo commercialista, con
tutti i problemi che questo può comportare, specialmente nel caso ci fossero
per sbaglio dei conti non proprio trasparenti. Questa la lettera ricevuta da
Studio Delta srl:"Vi informiamo la nostra decisione di cessare ogni rapporto
con la ditta Morini entro il 31.12.2003. Distinti saluti, Studio Delta".(da
chiuderemorini.net 18/11/03)
REPRESSIONE
Rovereto
Nello scorso numero avevamo salutato la nuova occupazione a Rovereto. Il
giorno seguente è arrivata la notizia dello sgombero e il conseguente arresto
dei compagni presenti all’interno. Lunedì scorso c’è stato il processo in
direttissima che ha condannato i compagni a diverse pene e uno di loro in
custodia cautelare per furto di un rullino ad un fotografo che in una intervista
(qui riportata) si dichiara un anarchico di un vecchio gruppo anarchico. Tutta
la nostra vicinanza ai compagni colpiti dalla repressione.
Comunicato da Rovereto
Ieri, 14 novembre, verso le 17 le forze della repressione hanno sgomberato il
Bocciodromo rioccupato da una settimana, aperto all'autogestione e liberato
dalla logica del profitto. Ancora una volta, le calunnie dei mass-media hanno
preparato il lavoro sporco di polizia e carabinieri. L'allontanamento, giovedì,
di un fotografo che lavora per un giornale si è trasformato sulla stampa di ieri
in un "pestaggio" e in una "rapina" (al fotografo è stato tolto il rullino). Ancora
una volta, le autorità e i padroni preferiscono devastare un luogo inutilizzato
da anni piuttosto che gli spazi vivano di idee, passioni, lotte. Sbaglia i suoi
conti chi vorrebbe ridurre la questione ad uno scontro tra anarchici e polizia: il
problema delle case sfitte e degli spazi sociali è un problema di tutti. Sbaglia i
suoi conti chi pensa di sgomberare le idee e la rabbia sgomberando dei muri.
I 9 compagni presenti sono stati arrestati con l'accusa di occupazione e furto
aggravato di energia elettrica, e in serata trasferiti nel carcere di Verona. Il
motivo principale del loro arresto sono state le iniziative in corso al
Bocciodromo sui reali terroristi, vale a dire gli Stati, i padroni, i loro servi e i
loro laboratori di morte. Una proiezione ed un dibattito partecipati si sono
svolti su questo tema proprio giovedì sera. Un grande striscione appeso da
martedì sullo stabile occupato diceva: "Si raccoglie ciò che si semina. Fuori le
truppe dall'Iraq, fuori gli eserciti dal mondo". Troppo, di questi tempi. La
"guerra al terrorismo" è per gli Stati un'arma propagandistica decisiva, sia sul
piano internazionale che su quello nazionale. Nessuna voce fuori dal coro è
consentita. Se lì il dissenso brucia, è lì che bisogna alimentare le fiamme.
Il PM ha 48 ore per decidere rispetto ai compagni. Vi faremo sapere.
Negli ultimi numeri una parte cospicua del V. G. Com è stato interessato dagli
ultimi avvenimenti repressivi che hanno colpito diverse città italiane. Da
settembre molti compagni sono stati toccati dalle attenzioni dei tutori
dell’ordine. Qui ci sono le ultime su Roma e Rovereto.
Per la liberazione immediata dei compagni, presidio sabato 15 novembre ore
16, Piazza del grano, Rovereto.
anarchici roveretani
Roma
Fiorini: «E sarebbero anarchici? Che tristezza»
Storico attivista del gruppo Serantini, il fotografo picchiato non
ha sporto denuncia
TENSIONE IN CITTA'
Non si ferma le repressione rispetto agli avvenimenti del 4 ottobre, che ha
portato l’arresto di Massimo Leonardi e del 25 ottobre con le cariche subite
dal presidio nelle vicinanze del carcere di Rebibbia, indetto in sua solidarietà.
In questa ultima settimana due
compagni sono stati “visitati”
dai tutori dell’ordine. Qui è
riportato una articolo di giornale
che tratta degli avvenimenti.
Massimo si trova sempre in
carcere. Facciamogli sentire la
nostra vicinanza.
Scontri all’Eur:
denunciato un anarchico
Accusato di aver distrutto
un distributore di benzina
durante la manifestazione
anti-Cig
La polizia ha denunciato ieri
mattina un anarchico, in
relazione agli scontri avvenuti il
4 ottobre nella zona dell'Eur, in
occasione della conferenza
intergovernativa (Cig). Si tratta
di E.M., 20 anni, ed è residente
nella capitale. Il giovane è stato denunciato per devastazione e saccheggio
(aveva preso di mira, insieme ad altri anarchici, alcuni distributori di benzina
nella zona dell'Eur), porto di armi improprie e travisamento. Il 25 ottobre,
inoltre, era stato arrestato per aver preso parte agli scontri nella zona del
carcere di Rebibbia, dove gli anarchici si erano dati appuntamento per
protestare contro l'arresto di Massimo Leonardi. In quella circostanza fu
ammanettato insieme ad altri dimostranti che però, pochi giorni dopo, furono
scarcerati. Tra i manifestanti ragazzi di Roma, Velletri e altri venuti da Reggio
Calabria, Napoli, Latina, molti dei quali aderenti a un sedicente "gruppo
anarchico antirepressivo carcerario". Per qualche minuto la situazione rimase
tranquilla, poi degenerò tanto che le forze dell’ordine usarono anche i
lacrimogeni. Il giovane denunciato ieri dalla polizia è invece riconducibile
all'area dei punk-anarchici. Sempre venerdì mattina, la Digos aveva
denunciato un altro anarchico: anche lui aveva preso parte agli scontri del 4 e
del 25 ottobre. (da Il Messaggero del 18/11/03)
ROVERETO. «Una risata vi seppellirà», si sarebbe detto negli anni '70. Che
strano scherzo del destino, davvero: il
gruppuscolo di anarchici insediati all'ex
Collodo che malmena il Fulvio Fiorini. Sì,
proprio lui, una delle figure storiche
dell'anarchismo roveretano, ma di quello
luminoso, solare, creativo. Ieri era più avvilito
che arrabbiato, il Fulvio: passata l'adrenalina
della prima ora, è rimasto un senso di
straniamento, di nausea quasi. Picchiato nella
sua Rovereto, da giovani che parlano di
anarchia. «Negli anni caldi - ci racconta, lui
che non ama certo la ribalta - ho rischiato di
prenderle dai fascisti. E c'è mancato poco che
mi menassero i poliziotti, nei tanti cortei cui
presi parte. Beh, di essere picchiato alla fine
da questi, non me l'aspettavo e non lo posso
accettare. Sì, io sono stato anarchico e oggi
coltivo le stesse idee di trent'anni fa, di
quand'eravamo giovani. Ma anarchia per me è
sempre stata sinonimo di libertà. E quindi
anche di rispetto per le scelte altrui, per
lontane che siano dalle mie. Noi del gruppo
Serantini, che si ritrovava in Valbusa e si
richiamava a un compagno ucciso a Pisa dalle
forze dell'ordine, facevamo le nostre battaglie
a muso duro, attaccavamo i nostri tazebao che mezz'ora dopo i poliziotti
strappavano. Ma quando giravamo per Rovereto la gente non aveva certo
paura di noi, noi sapevamo ridere, eravamo parte viva della città, ci
battevamo accanto agli amici di Lotta Continua e delle altre formazioni di
sinistra allora straordinariamente attive. Dentro la fabbrica - io ero alla Elv facevamo attività sindacale, sono stato anche nel direttivo provinciale dei
metalmeccanici prima di restituire polemicamente la tessera. E nel consiglio
di fabbrica c'era Fulvio Fiorini, riconosciuto come anarchico. I giovani del
Collodo non sono figli di quell'anarchismo, nel loro settarismo e nella
intolleranza non vedo nulla di buono. Quel ragazzo l'altra sera non mi ha
detto "adesso se non te ne vai ti picchio", mi ha picchiato e basta: questi
sono squadristi, sono come i fascisti. Io Passamani lo conosco, gli ho anche
prestato dei testi e mi stanno bene certe sue battaglie e lo spirito di ribellione
verso un sistema. Ma ripeto, la strada intrapresa dal suo gruppo non porta da
nessuna parte, questi sono politicamente dei cadaveri, il loro movimento è
già morto. Possono ancora fare del male, questo sì, possono esprimere la
cattiveria che hanno dentro, potranno coinvolgere la frangia dei ragazzi più
rabbiosi, poi tra qualche anno magari li ritroveremo direttori delle Poste o in
qualche ufficio, perchè poi la coerenza finisce con l'essere questa».
Severa, l'analisi. Ma non aspettatevi a questo punto, dal Fiorini, un
prevedibile appello alla reazione forte delle istituzioni. Fiorini rimane Fiorini
anche con lo zigomo dolente e il mitico basco - rinnovato di ricente nella
cappelleria Bacca - sgualcito e strappato. «No, non sporgerò nemmeno
denuncia - spiega - perchè io sono superiore a questa gentaglia. E anche per
una convinzione ideologica: ritengo che nel nostro Paese il disagio sociale, i
malumori politici stiano crescendo proporzionalmente a un modello di società
profondamente sbagliato e ingiusto. E allora non è con i manganelli e con i
mandati di cattura che si toglieranno di mezzo i violenti e gli stupidi: purtroppo
ci sono delle ragioni strutturali che creano questi fenomeni. Ci sono e adesso
tocca tenerceli». E' possibile, Fulvio, almeno mantenere la rotta di una
propria coerenza personale? Salvare se stessi dall'ammasso dei cervelli,
senza perdere però il lume del buon senso? «Credo si possa fare. Gli
anarchici mi hanno picchiato perchè sono il fotografo di un giornale, ma io
stavo facendo solamente il mio mestiere, che ho scelto perchè mi piaceva
scattare fotografie e poi perchè dovevo portare a casa uno stipendio. Non
capire che un ruolo può essere interpretato in modi molto diversi, che si può
essere parte di un sistema mantenendo la propria testa e dignità, credo sia il
segno di una grande, grandissima confusione mentale. E' quello che mi pare
stia accadendo ai cosiddetti anarchici del Collodo. E mi dispiace». (di L.
Zanin dal Trentino del 15/11/03)
Repressione a Rovereto, repressione ovunque
Breve resoconto dei fatti successi in seguito allo sgombero del
"Bocciodromo" occupato a Rovereto, secondo alcuni partecipanti alle
iniziative di solidarietà con gli arrestati.
.
VENERDÌ 14 NOVEMBRE verso le ore 17.00 viene sgomberato
forzatamente il “Bocciodromo”, uno spazio occupato che gli organi di stampa
collegano fin da subito esclusivamente all’aria dei cosiddetti “anarchici
roveretani”. Un’esperienza, al contrario, percepita, da chi l’ha vissuta, aperta
a chiunque, in un ottica autogestionaria. All’interno vengono fermate 9
persone e trasferite subito in questura
e
caserma
inizialmente
per
accertamenti. Per ore non si sa nulla
sulla loro sorte. Solo in nottata si
apprende da un avvocato di fiducia
che si era proceduto all’arresto (e le
persone si trovavano già trasferite
nelle carceri di Verona e Bolzano)
con l’accusa di furto di energia
elettrica. Non sorprende ma suscita
odio lo stile delle “sparizioni”, comune
a tutte le logiche poliziesche e che,
anche
nei
governi
cosiddetti
democratici,
riguardano
sistematicamente
chi
si
trova
immigrato senza documenti in regola,
o recluso in quel sistema di privazioni
e annientamento che è il carcere.
Non sorprende ma suscita rabbia
un’accusa che suona evidentemente
come un pretesto, ridicola se
paragonata allo sperpero sistematico
di
energia
cui
assistiamo
quotidianamente in quelle che sono
sempre più città-vetrina.
.
TRA VENERDÌ E SABATO vigili del fuoco e polizia procedono allo
smantellamento e alla distruzione della struttura appena sgomberata. Le
autorità preferiscono devastare un luogo inutilizzato da anni piuttosto che
questo viva di idee, passioni, lotte.
.
DOMENICA 16 NOVEMBRE. Dopo alcune iniziative di solidarietà svolte nel
centro di Rovereto, alcune persone decidono di manifestare in modo più
vicino e diretto portandosi sotto le mura del carcere di Bolzano, dove si
trovano rinchiusi alcuni degli arrestati. Striscioni, slogan, qualche petardo e la
risposta dall’interno non tarda a farsi sentire, in uno di quei rari momenti di
comunicazione diretta, seppur breve, tra “dentro” e “fuori”. In seguito a questa
iniziativa si scatena una vera e propria “caccia all’uomo” per le vie del centro
cittadino (provocando il panico anche tra gli stessi passanti) che si conclude
con il fermo di 17 persone, a cui viene successivamente consegnato il foglio
di via per due anni dal comune di Bolzano.
.
LUNEDÌ 17 NOVEMBRE Il processo per direttissima, fissato per le ore 10:00
presso il Tribunale di Rovereto, si svolge in un clima di intimidazione che
durerà per tutta la giornata. Ancora slogan e striscioni nonostante la
massiccia presenza di polizia e carabinieri in assetto anti-sommossa che
rende praticamente militarizzata e inaccessibile la zona intorno al Tribunale.
La sentenza viene pronunciata in serata: una condanna a 8 mesi con la
condizionale, mentre per gli altri 6 mesi, sempre con la condizionale.
Resta invece in custodia cautelare in carcere uno degli imputati, accusato di
rapina (di un rullino di macchina fotografica) ai danni di un giornalista del
quotidiano Il Trentino, avvenuta nei giorni precedenti (episodio, come al
solito, ingigantito dalle cronache giornalistiche). Dopo la lettura della
sentenza i pochi compagni rimasti decidono di improvvisare un piccolo corteo
per manifestare il proprio sdegno e la propria rabbia, ma vengono quasi
immediatamente circondati da polizia e carabinieri. Minacce esplicite da parte
di polizia e carabinieri che non si traducono in una vera “carica” ma che fanno
assaporare ancora una volta ai presenti, e ai pochi passanti a quell’ora, il
clima repressivo che si sta vivendo.
.
- Arresti e condanne a mesi di carcere per “furto di energia elettrica”
- Fogli di via, intimidazioni repressive, “cacce all’uomo” per manifestazioni
non autorizzate.
.
Questo è il clima che chi scrive, insieme ad altri, ha vissuto in questi giorni.
Non dobbiamo ridurre la questione a uno “scontro tra anarchici e polizia”. Qui
è in gioco la possibilità per tutti di esprimere un dissenso che non si lasci
immediatamente recuperare dagli organi di potere. Non si tratta, dunque, di
condividere o meno certe pratiche, come l’azione diretta o l’occupazione, ma
di rapportarsi alla generale involuzione autoritaria che si va imponendo. Una
repressione che si riproduce anche attraverso l’isolamento di gruppi e
individui e che si può al contrario scardinare solo attraverso una solidarietà
attiva e generalizzata
Solidarietà con gli arrestati di Rovereto e con tutti i
Presto libero il compagno ancora in carcere, presto liberi tutti
alcuni solidali con gli arrestati (da italy.indymedia.org 19/11/03)
prigionieri
MARCO CAMENISCH
Il sito Freecamensich.net ha ricevuto e pubblicato i comunicati di due
iniziative in solidarietà con Marco
"Nella notte tra il 5 e il 6 novembre 2003, l'agenzia interinale Adia situata al
numero 5 di Piazza "Opéra Louis Jouvet" (75009 Paris) ha ricevuto dei
cocktails di molotov. Sul posto è stato lasciato il seguente testo: "Contro gli
sfruttatori e i carcerieri di tutti i generi: Fuoco! Solidarietà con Marco
Camenisch e tutti i prigionieri in lotta". (da freecamensich.net 16/11/03)
Questa domenica 16 novembre, abbiamo bloccato e barricato la porta della
Camera di commercio svizzera in Belgio, via delle Nazioni n.24, al 1050 di
Bruxelles, in solidarietà con Marco Camenisch. Marco è un militante
rivoluzionario
anarco-ecologista
detenuto in Svizzera, per le sue
condizioni di detenzione sono state
organizzate
molte
campagne
internazionali di sostegno, radunando
iniziative in Francia, Italia, Svizzera,
Argentina, Spagna e Belgio. Un primo
presidio di solidarietà con Marco
Camenisch si è tenuto davanti alla
cancelleria svizzera di Bruxelles: per
un'ora,
il
18
gennaio,
una
ventina di membri e simpatizzanti del
Soccorso Rosso Belga e della Croce
Nera Anarchica/Gent hanno dispiegato
su via "la Loi" degli striscioni in
solidarietà con Marco. Un presidio
simile era stato previsto anche per il 3
novembre, ma la polizia di Bruxelles è
intervenuta:
i
primi
dieci
manifestanti sono stati accerchiati e
interrogati dalla polizia in assetto
anti sommossa, gli striscioni sono stati
sequestrati,
le
persone
identificate,
ecc.
La
repentina
repressione di una manifestazione
pacifica così ridotta (per i tempi, per il numero dei partecipanti, per il disturbo
che avrebbe potuto provocare) mostra come le nostre libertà siano solo
formali. (da freecamensich.net 16/11
ELP Information Bulletin (9 novembre 2003 – estratto)
Nel luglio 2001 era stata messa in atto un azione anti-GM in Galles per
rendere il Galles libero dai GM. Come l'ELP ha riportato l'anno scorso,
nell'aprile 2002, due attivisti anti-GM, Rowan Tilly e Yvonne Davies erano
stato accusati di aver danneggiato i raccolti e condannati a pagare una multa.
L'ultimo aggiornamento è quello del 28 ottobre 2003 che riguarda la chiamata
alla Brighton Magistrates Court per la Rowan, colpevole di non aver pagato la
sua multa di 750£. In tribunale Rowan è stata informata dai Magistrati che il
mancato pagamento della multa consiste in un fatto serio che può essere
condannato con 28 giorni di carcere. In tribunale, Rowan ha rifiutato
ripetutamente di fornire qualsiasi tipo di informazione sulla sua situazione
finanziaria che possono provare la sua posizione di "non cooperazione",
lasciando intendere che non intende pagare la multa per principio. Avendo
constatato che non sarebbero riusciti a ottenere denaro da Rowan, uno dei
tre magistrati ha osservato che l'unica soluzione è quella di un periodo di
incarcerazione. Quindi le è stato chiesto di accomodarsi nella parte
posteriore del tribunale per assistere all'intera sessione mattutina. Dopo due
ore è stata rilasciata, e la Corte ha sentenziato che si era arrivati alla
conclusione della questione!
Il 4 novembre 2003 la Corte d'Appello ha stabilito che quattro attivisti antiGM, precedentemente dichiarati all'oscuro di qualsiasi attività criminale, sono
stati condannati per un'accusa criminale. Agli inizi di quest'anno (marzo
2003) Elizabeth Snook, Olaf Bayer, Richard Whistance e William Hart
sono comparsi davanti alla corte di Sherborne con l'accusa di aver provocato
gravi danni alle coltivazioni GM di Dorset. I quattro sono stati accusati di aver
costruito una grande barricata di legno all'entrata e di essersi rinchiusi
all'interno dei trattori che stavano per essere usati per spargere i semi
contaminati. Durante la prima udienza, nel marzo 2003, il Giudice Distrettuale
aveva commentato l'azione dei quattro come "ragionevole" e aveva affermato
che "li vedeva come persone molto informate sulle sementi GM che stavano
tentando di proteggere la terra e gli animali". Tuttavia, in conseguenza
all'appello presentato dal Direttore della Pubblica Accusa, Lord Justice
Brooke e Mr Justice Silber hanno capovolto la decisione del giudice
distrettuale sostenendo che "nella nostra giurisdizione, il giudice distrettuale
si è mosso come una forza protettiva che non doveva essere disponibile".
Quindi, come l'ELP aveva ben capito, i quattro dovevano obbligatoriamente
essere accusati di qualcosa. Tuttavia, a questo punto, non sappiamo in cosa
consisterà l'accusa e quale sarà la sentenza che gli verrà accollata. Se
qualcuno ne è conoscenza, come ELP vi preghiamo di farcelo sapere il più
presto possibile.
NOTIZIE DA GIORNALI DEL POTERE
Dopo quindici anni paga per la «fuga» dei visoni
San Vito al Tagliamento - I giudici del Tribunale civile di Trieste hanno
condannato L. I., 42 anni, di Trieste, presunta esponente del "Fronte
animalista", a risarcire la fattoria "Bottos" di San Vito al Tagliamento, con oltre
61mila euro. Nel novembre 1988 vennero liberati 2.050 visoni causando il
rilevante danno. (da Il Gazzettino del 16/11/03)
Ecuador, un delitto multinazionale
compagnie petrolifere e i movimenti che si sono opposti, ad esempio, al
nuovo oleodotto Ocp - proprio un mese fa a Lago Agrio si erano riunite
diverse organizzazioni ecuadoriane e internazionali per elaborare strategie
comuni. Angel Shingre aveva 47 anni, dieci figli, l'undicesimo in arrivo. Dice
Giuseppe de Marzo: «Parlavano di lui come di un sasso nella scarpa, uno
che dava fastidio. Tolto lui però restano altri trentamila sassolini». (di M. Forti
da Il Manifesto del 15/11/03)
Usa: Exxon mobil condannata a pagare 12 miliardi per truffa
NEW YORK - Exxon Mobil, una delle prime società petrolifere statunitensi, è
stata condannata al pagamento di 12 miliardi di dollari per avere commesso
frode finanziaria ai danni dello Stato dell'Alabama. A condannare l'azienda
alla ingente penale è stata la Corte statale dell'Alabama la quale ha ritenuto
Exxon Mobil responsabile per avere truffato la Regione in merito al
pagamento delle concessioni per 13 pozzi di gas naturale trivellati lungo le
sue coste. Secondo le accuse che erano state portate innanzi alla Corte dallo
Stato dall'Alabama Exxon aveva ottenuto circa un miliardo di dollari
deducendo la cifra dalle spese operative e pagando così concessioni inferiori
rispetto a quelle previste. L'ingente cifra imposta dalla Corte a Exxon Mobil che ha sempre sostenuto di essere innocente - supera i 9,3 miliardi di dollari
chiesti dall'accusa. Dei 12 miliardi di dollari comminati dai giudici 11,8 sono
stati considerati a titolo risarcitorio e 63 milioni di dollari a titolo punitivo. (da
SDA-ATS 14/11/03)
MCDONALD'S
Paris kebab
Occupato da otto mesi per il licenziamento di un sindacalista
Una sera nel centro di Parigi. Un semaforo. Osservando con attenzione il lato
opposto della strada in attesa del verde, un McDonald's che non appare
come tutti gli altri. Uno striscione che chiede di boicottarlo, fogli A4 con scritte
di vario genere che tappezzano i vetri, adesivi militanti. Rue de Saint Denis
ore 19, temperatura tra zero e cinque gradi centigradi, un centro sociale in
una dependance delle multinazionale della polpetta? Da non credere.
Proviamo a entrare. Piccoli tazebao scritti a mano o al computer, volantini sul
bancone che di solito ospita hot dog a ritmi vertiginosi, una tabella «avenue
de la precaritè» («via della precarietà») che sovrasta il corridoio. Vicino
all'ingresso Linda e Tino Fortuna. La prima è un'attivista, il secondo,
immigrato come buona parte dei lavoratori di quel Mc Donald's, è la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. Il locale è infatti occupato da otto mesi dai
suoi 28 dipendenti, giorno e notte, per via del licenziamento di un loro
rappresentante sindacale, Tino Fortuna appunto. «Il primo sciopero risale
ormai a circa due anni fa», cominciano a raccontare la loro storia. Anche
allora c'era stato un licenziamento, seguito da quello di altri quattro che
avevano osato scioperare in solidarietà. Così, accadde che «ogni sabato
100-150 persone partivano da qui per bloccare altri McDonald's». La lotta
pagò, come talvolta accade, e i licenziati furono reintegrati. Nel frattempo
cambia la gestione ma non la mc-linea politica, i dipendenti si riducono da 50
a 28. Nessun allontanamento coatto, stavolta, né contratti a termine non
rinnovati. «No, qui si fanno solo contratti a tempo determinato». Peccato che
«per via delle condizioni di lavoro» molti preferiscono andar via appena
possono. Il nuovo gestore preferisce non rimpiazzarli, semmai aumentare i
carichi di lavoro per chi rimane. Con il ricorso allo straordinario, regolarmente
non pagato, soprattutto per i dipendenti part time. Fino alle accuse di furti e,
per quanto riguarda Tino, nella sua qualità di responsabile del personale di
aver fatto «abusivamente» assumere alcune persone. Sfugge il senso del
pastrocchio per cui un sindacalista si debba occupare anche del personale,
ma sta di fatto che il suo licenziamento provoca quello che è sotto i nostri
occhi. Otto mesi rinchiusi a turno in un McDonald's. Molti sono musulmani,
come Nabil che consuma un kebab perché affamato dal digiuno del
Ramadan. Vive nella banlieue di Saint Denis, dura periferia che in questi
giorni ospita il forum, e quando entra un altro immigrato a chiedere aiuto
perché accecato dal gas urticante spruzzatogli addosso da qualcuno che
presumibilmente aveva aggredito, racconta con estrema naturalezza di come
ormai su di lui, cresciuto alla dura legge della strada, i gas non facciano più
effetto. Della loro storia hanno fatto anche un video che è stato proiettato ieri
al social forum. Domani manifesteranno anche loro per un'«altra Europa
possibile». (di A. Mas. da Il Manifesto del 14/11/03)
E' successo il 4 novembre a Coca, cittadina della provincia di Orellana, nella
regione orientale dell'Ecuador. Due persone si presentano da Angel Shingre,
lo portano fuori città con la scusa di vedere un terreno in vendita, gli sparano
quattro colpi e scappano. Un abitante della zona accorre e fa in tempo a
sentire le ultime parole di Angel: «Sono state le multinazionali petrolifere,
avvida Medardo ed Ernesto di stare attenti». per aver versato oltre 700
miliardi di litri di rifiuti oleosi e greggio in fosse aperte, inquinando al di là dell'
immaginabile i terreni e i corsi d'acqua. Un vero e proprio disastro
ambientale. Dopo dieci anni di battaglie: il processo a texaco è cominciato
proprio un paio di settimane fa a Lago Agrio, cittadina di frontiera dell'
amazzonia ecuadoriana. Angel Shingre si era battuto per questo esito.
Agricoltore e dirigente contadino, Angel Shingre era l'animatore di
innumerevoli iniziative, dalla «rete di monitoraggio ambientale dell'
Amazzonia» a comitati di persone danneggiate dalle attività Angel Shingre
infatti era un sindacalista ed ecologista, da vent'anni lavorava per la
difesa di quella regione amazzonica e dei diritti delle popolazioni
indigene che la abitano: Coca in particolare, e la vicina Sucumbios,
sono nella zona abitata dai trentamila nativi Huaorani che dieci anni fa
avevano fatto causa alla Texaco (ora ChevronTexaco)petrolifere collaborava in questo con Accion Ecologica. Per tutto questo era un uomo
noto - ovviamente anche alle imprese petrolifere, per cui era una spina nel
fianco. Aveva ricevuto minacce. Negli ultimi giorni Angel era stato seguito,
durante le ultime riunioni tenute con le comunità Huaorani. Commentavano
che aveva pochi giorni di vita, ha riferito il fratello Medardo Shingre a
Giuseppe De Marzo (dell'associazione A Sud, ecologia e cooperazione): è lui
a riferirci come sono andate le cose. Le ultime riunioni Angel le aveva tenute
nella zona di Pindo, dove operano le compagnie Petrocol e Petrobell.
L'ultimissima, il giorno prima di essere ucciso, riguardava ancora la causa
contro Texaco. Certo la sua dedizione alla causa dava fastidio, e parecchio.
Le numerose organizzazioni ambientaliste e per la difesa dei diritti umani con
cui aveva collaborato chiedono ora di far luce su questa morte, trovare i
responsabili e chi li ha mandati: non ci vuol molto a capire che si tratta di un
modo di intimidire tutto il movimento di difesa dei diritti delle popolazioni
amazzoniche. Dice De Marzo: «Angel non era uno disposto a
mercanteggiare». Nel 1998 fu detenuto per alcuni giorni nel carcere di Coca
con l'assurda accusa di aver provocato uno sversamento di petrolio nella sua
stessa casa. In quell'occasione «Francisco
APPUNTAMENTI DAL 20 AL 27 NOVEMBRE
Revelo, funzionario di Petroecuador, andò a
casa di Angel a nome della sua impresa e delle
DATA
LUOGO
EVENTO
CONTATTI
multinazionali» in affari nella zona: «gli offrì un
milione di sucre, la vecchia moneta ecuadoriana 24/11/2003
Colleretto Giacosa
Coordinamento NO-RBM
sostituita nel gennaio del 2000 dal dollaro - la
07:30
Presidio settimanale
[email protected]
RBM - Maxer
dollarizzazione imposta dal Fondo monetario
Via Ribes 1
internazionale - e gli disse di scegliere tra i soldi
e il carcere: Angel scelse il carcere. Due anni 25/11/2003
Nerviano (MI)
Picchettaggio
Coordinamento Anti-Pharmacia
dopo fu scagionato». Molte volte era stato
16:30
Stabilimento
di
Nerviano
AntiPharmacia
[email protected]
minacciato, questo ecologista incorruttibile. La
sua morte colpisce tanto più perché l'omicidio
Via Pasteur, ss 33 sempione
politico non è molto diffuso in Ecuador - a
27/11/2003
Roma
Vegan Godereccio
differenza di altri paesi latinoamericani. Un
precedente terribile. Un segno di quanto duro sia
21:00
Torre Maura Occupata
Gran Bazar der Raccatto
[email protected]
lo scontro in corso in quella regione amazzonica:
Via delle Averle
Hostaria de Porta e Pja
tra la compagnia Texaco e gli indigeni, tra tutte le