VEGAN GODERECCIO.CoM - Autistici/Inventati
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VEGAN GODERECCIO.CoM - Autistici/Inventati
VEGAN GODERECCIO.CoM Punto di comunicazione anarchica animalesca settimanale distribuito ogni giovedì sera a Torre Maura Occupata Il numero che ti trovi tra le mani è per gran parte dedicato al corteo del 15 novembre a San Polo d’Enza indetto dal Coordinamento Chiudere Morini per la chiusura dell’allevamento degli animali da laboratorio. Nei giorni precedenti il tentativo di criminalizzazione da parte delle istituzione locali, partiti, giornalisti e associazioni animaliste ufficiali è stato più che evidente. Si era urlato all’invasione dei barbari, nel tentativo di allontanare se non mettere contro gli abitanti del posto, ormai esausti delle continue iniziative contro Morini. Arrivando nel paese abbiamo potuto constatare la totale militarizzazione del luogo con centinaia di poliziotti e carabinieri nelle strade a proteggere le attività commerciali, e durante il corteo si sono riconosciuti ed allontanati diversi poliziotti, che tentavano di mimetizzarsi, infiltrati tra di noi. Tutti era pronto in un clima di tensione che voleva giustificare l’ingente spiegamento di forze con cio’ che ipoteticamente sarebbe potuto accadere. Ma il corteo nella sua determinata consapevolezza è andato avanti, cercando di comunicare con la popolazione, fino davanti all’allevamento, dove ha trovato a protezione del lager un ingente schieramento di polizia e carabinieri. Anche se la realizzazione del corteo è riuscita, questo non vuole dire che la lotta sia finita, anzi, e apprendiamo con piacere che un’altra società collegata alla Morini l’abbandona sotto le pressioni del coordinamento. All’interno troverete anche altre notizie. Ci interessa sottolineare la situazione repressiva che ha colpito i compagni di Rovereto e l’allargamento dell’azione repressiva nella città di Roma, con altri compagni colpiti da provvedimenti giudiziari. Inoltre a Torre Maura Occupata il 29 novembre ci sarà una iniziativa benefit per Massimo con gruppi musicali che si sono riformati apposta per supportare la campagna di liberazione. FUOCO ALLE CARCERI MASSIMO LIBERO !!!! LIBERI TUTTI!!! Roma 20/11/03 Num. 14 fa che "la sperimentazione sugli animali si fa per motivi legali, non scientifici". Se la vivisezione è ancora una pratica diffusa è solo grazie agli ingenti volumi di affari che crea e soprattutto all'alibi che fornisce alle industrie farmaceutiche nei casi di danni prodotti dai loro farmaci. Insomma, è solo per spudorati interessi economici. . . Quale posizione per il Comune? Se queste sono le parti in causa, ci chiediamo quale dei due motivi spinga le istituzioni Sanpolesi a difendere l'allevamento Morini a spada tratta, entrando nel merito anche con quelli che non si può che definire abusi di potere. Come definire altrimenti la mossa di Ghielmi di non revocare la licenza per vendere i cani ai laboratori all' allevamento, come avrebbe imposto invece la legge regionale un anno fa? Come lo stracciare una multa di 35.000 euro per aver venduto cani irregolarmente, e il dissequestro degli stessi cani resi alla Morini? Come la spesa di soldi pubblici per modificare i cartelli stradali e le disposizioni comunali a beneficio della Soprani o per dargli protezione notturna? Come la stampa di manifesti e l'acquisto dispendioso di spazi sui quotidiani per denigrare le proteste di Chiudere Morini? La gestione del Comune di San Polo a favore di una azienda privata come la Morini è spudorata, e sta prosciugando le sue casse per un favoritismo. Anche la loro dichiarazione che le nostre proteste stanno impegnando su un unico fronte le forze di polizia vede come unica soluzione accettabile non vietare le nostre iniziative, ma piuttosto spingere la Soprani ad assoldare della vigilanza privata. Che si paghi lei le sue difese! San Polo D'Enza non ha niente da guadagnare dalla presenza di un lager come Morini e da una gestione comunale a beneficio di un'azienda privata! Fintanto che l'allevamento Morini sarà in piedi continueranno le nostre proteste! Coordinamento Chiudere Morini (da chiuderemorini.net 16/11/03) Comunicato del Coordinamento Chiudere Morini sul corteo del 15/11/03 15 novembre - Tanto rumore per liberare gli animali CHIUDERE MORINI Volantino distribuito dal Coordinamento Chiudere Morini agli abitanti di San Polo il giorno precedente al corteo A TUTTI I CITTADINI Le persone che difendono la vivisezione lo fanno soltanto per due motivi: interessi personali o ignoranza. Quale è il motivo del Comune di San Polo? Che la pratica della vivisezione sia crudele, ed eticamente inaccettabile come posizione di sfruttamento dell'uomo sull'animale, è indiscutibile. Purtroppo questo non interessa a molti. Che però la pratica della sperimentazione sugli animali non è di alcun beneficio per gli esseri umani, questo sì che dovrebbe interessare ai più. Perlomeno a quelli disinteressati, che difendono l'uso degli animali nei laboratori solo per ignoranza, ripetendo luoghi comuni come "meglio un cane che un bambino" o "bisogna pur trovare le cure a certe malattie". A queste persone vogliamo spiegare che la ricerca sugli animali non ha aiutato affatto l'evoluzione della medicina, ma ha anzi rallentato spesso il suo corso e creato enormi danni. Le differenze di specie sono troppo grandi per essere superate. Alcuni organi sono completamente differenti, alcune sostanze ottengono reazioni opposte, fino ad arrivare al paradosso che la prima vera sperimentazione di un farmaco avviene sempre sul malato, perchè fino a quel momento nonostante tutti gli animali torturati non si ha alcuna certezza di quale effetto possa avere sugli umani. E i risultati possono essere disastrosi, come nel caso del Talidomide (10.000 bambini nati malformati), del Cliochinolo (3000 paralizzati in Giappone) o del più recente Lipobay (più di 100 morti e migliaia di danneggiati gravi). La stessa casa farmaceutica Lederle, cliente di Morini, ha dichiarato alcuni anni Più di 1500 persone al corteo contro Morini. Tanto rumore per nulla hanno detto alcuni telegiornali locali, riferendosi all'assenza di scontri e problemi al corteo di sabato 15 novembre. Ma noi crediamo di aver fatto tanto rumore per la liberazione degli animali rinchiusi dentro Morini e destinati ai laboratori di tortura! Possiamo dire senza retorica che la manifestazione di sabato è stata un grande successo. Più di 1500 persone hanno preso parte al corteo senza farsi intimidire dalla vergognosa campagna di diffamazione condotta dai media e dalle istituzioni locali. Un fiume di persone in cui si respirava una forte energia, una determinazione a chiudere una volta per tutte l'allevamento Morini e mettere una pietra sopra a quello che è un simbolo della vivisezione in Italia. Una delle più belle manifestazioni a cui si è partecipato, a detta di molti. I manifestanti sono arrivati da tutta Italia, da un estremo all'altro, disposti a centinaia di chilometri di viaggio per poter esprimere la proprie idee. Molte persone hanno partecipato al corteo provenienti anche da Svizzera, Spagna e Inghilterra. La campagna che stiamo portando avanti trova sempre più sostenitori e sempre maggiore consenso tra chi vuole veramente la fine della vivisezione. Agli altri, a quegli animalisti ufficiali che si dissociano e trovano tanto tempo per darci contro (anche in dirette televisive di sabato pomeriggio), noi non dedichiamo nemmeno un attimo del nostro tempo. Le loro chiacchiere non ci interessano, solo l'azione può cambiare questo . mondo. UN PAESE IN ALLARME . Possiamo dire che la manifestazione è stata un grande successo per vari motivi. Primo fra tutti aver confutato nei fatti la campagna mediatica che aveva annunciato il corteo come una vera e propria calata di barbari nel paese. Il clima di tensione sull'argomento lo si è respirato per giorni prima di sabato, e alcuni telegiornali locali hanno raggiunto il culmine accomunando il corteo a quello che è successo a Genova conro il G8. La campagna della stampa è stata rivolta in maniera allarmistica, come già abbiamo detto, spostando tutta la questione dal piano etico, le ragioni della lotta, ad un piano di ordine pubblico. In questo clima terroristico a San Polo molti negozianti hanno scelto di barricare i loro negozi, e alcuni cittadini perfino di ereggere cancellate di fronte alle loro case vicino all'allevamento. Gli uffici comunali sono stati chiusi, le scuole hanno chiuso in anticipo, tutti i cassonetti tolti dal paese e un divieto di parcheggio esteso a tutto il percorso del corteo. Un pazzesco stato di guerra creato ad arte per mettere in cattiva luce gli organizzatori del corteo. Il paese è stato assediato e chiuso, non da noi ma dalle forze dell'ordine. Queste sono scese su San Polo con 600 uomini armati e un elicottero. Ma quante centinaia di migliaia di euro è costato pagare quello spropositato numero di poliziotti e tutte le inutili misure di sicurezza per un corteo che è stato sì molto rumoroso ma assolutamente tranquillo? E quanto ha speso il Comune di San Polo nei giorni precedenti per pagare le affissioni dei manifesti e le pagine a pagamento sui quotidiani per denigrare i manifestanti e creare questo stato di allarme generale? Da dove vengono tutti questi soldi che vengono spesi per difendere una azienda privata? LA REAZIONE AL CORTEO . Possiamo dire che nonostante questo allarme generale creato dai media e dai politici le strade di San Polo erano piene di persone, e in nessuna di queste abbiamo visto la paura. Era chiaro per tutti che il corteo sarebbe stato tranquillo, che niente di quanto i giornalisti prospettavano sarebbe successo, perché assolutamente non era in nessun modo nei progetti dei manifestanti fin dall'inizio. La cosa più importante che abbiamo notato sono state le facce attente di tutti quelli che ascoltavano i discorsi fatti al microfono nel centro del paese. Quando è stato spiegato chiaramente che la vivisezione è un inganno, e che la Soprani lavora esclusivamente per profitto, molte facce sembravano annuire. Quando è stata denunciata la campagna politica locale di aiuto tramite abusi di potere alla ditta Morini, molti sono stati i sorrisetti. Evidentemente gli abitanti di San Polo sono stanchi di vedere i soldi della cassa comunale spesi solo a beneficio di Giovanna Soprani e della sua azienda. E come se non bastasse al corteo si sono aggiunti alcuni giovani di San Polo, costretti a farlo nella seconda metà per timore di essere visti e riconosciuti nel centro del paese, dove probabilmente la mafia locale esige omertà. CHI VOLEVA GLI SCONTRI? . Forse i giornalisti, che avrebbero viste realizzate le loro menzogne. Forse i politici e le forze dell'ordine, che avrebbero trovato un motivo per fermare la campagna. Forse la Soprani, che sperava ci bruciassimo il terreno finora raggiunto. O forse anche quel gruppetto di poliziotti infiltrati nel corteo . col volto coperto, visti e rispediti al mittente.... E ADESSO? . La manifestazione non era nessun punto di arrivo. Solo uno dei tanti momenti di questa campagna, che deve andare avanti come sempre, e che non finirà fino alla totale chiusura di Morini. Quindi adesso è solo il momento di rimboccarsi le maniche ancora e dare ognuno il proprio contributo. Ricordatevi che gli animali dentro Morini hanno soltanto voi come possibilità di essere salvati. (da chiuderemorini.net 18/11/03) protezioni di legno davanti alle vetrine, viabilità stravolta, agenti in tutte le strade. Gli abitanti hanno osservato la scena dai balconi e ai lati delle strade. (di A. Violi da La Gazzetta di Parma del 16/11/03) Ha violato un obbligo di dimora Un manifestante bloccato al casello REGGIO. Se San Polo ieri era un paese blindato, anche il casello autostradale è stato presidiato tutto il giorno dai poliziotti. Come in occasione delle partite di calcio, quando vengono fermate le auto dei tifosi ospiti, ieri sono state bloccate le auto e i pullman con a bordo possibili manifestanti. Durante l’ininterrotto posto di blocco che i poliziotti hanno fermato un 35enne della provincia di Cagliari che, in auto con altri amici, era diretto allo stabilimento della Morini per la manifestazione. Da un controllo al terminale della questura è emerso che A.M. era colpito da un obbligo di dimora nel comune di residenza, che era stato emesso dal tribunale di Udine. L’uomo è stato denunciato per aver violato l’obbligo di dimora e nei suoi confronti è stato anche emesso un foglio di via obbligatorio firmato dal questore, che gli ha impedito di partecipare alla manifestazione. (di g.g. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) Un corteo pieno di tensione, un paese blindato San Polo: in mille contro l’allevamento Morini, gli abitanti seguono in silenzio SAN POLO. Da una parte slogan e striscioni dai toni pesanti, duri. Dall’altra il silenzio di un paese. In mezzo un fossato difficilmente colmabile. Forse si può riassumere così il sabato blindato di San Polo in occasione del corteo animalista organizzato dal coordinamento Chiudere Morini, che ormai da un anno promuove periodiche manifestazioni contro l’allevamento per cavie di via Don Bosco. All’appuntamento hanno partecipato un migliaio di persone, fronteggiate e controllate da un imponente servizio d’ordine composto da oltre trecento uomini fra polizia e carabinieri. Mobilitati anche i vigili urbani. Non sono mancati i momenti di tensione con il lancio di petardi e sassi. E per oggi è previsto un presidio all’ingresso dell’allevamento. Mezzogiorno, leggera foschia su San Polo, sembra un assonnato sabato autunnale. Ma i vigili urbani all’ingresso del paese e gruppetti di carabinieri preannunciano altro. Di manifestanti nemmeno l’ombra. Ma dove sono? AUTOCOLONNA. E’ l’una quando via Gramsci si riempe di motori accesi e gas di scarico: una lunga colonna di furgoni e camionette sta arrivando da Reggio. Sono i reparti mobili di polizia e carabinieri. I gipponi rallentano, si fermano, ripartono. Dentro uomini in divisa, elmetti, scudi, lanciafumogeni. «Come in guerra», dice un anziano mentre gioca a carte nella saletta di un bar. IN POSIZIONE. Carabinieri e poliziotti prendono posizione, intorno al municipio, agli incroci, nei punti «sensibili». Schierati per dire con la loro sola presenza che ogni tentativo di violenza, ogni vandalismo non verrà tollerato. Negozi chiusi, qualcuno addirittura barricato, cordoni di uomini in divisa nelle strade e nelle piazze. Sì, è proprio un sabato blindato. RASTA, PUNK E ALTRO. Poi arrivano loro, alla spicciolata camminando lungo i marciapiedi appena scesi da pullman arrivati da Milano, Arezzo, Firenze, Padova, Livorno, Torino: ragazzi, ragazze con i capelli rasta, colorati, pantaloni di quattro misure sopra; altri con il colore nero come divisa, cappucci in testa, sciarpe a coprire Rassegna stampa della manifestazione del 15/11/03 il viso, anfibi, borchie e catene che ciondolano lungo i fianchi; ma con loro Dal 17 al 22 Novembre convinciamo un SAN POLO D'ENZA–Slogan contro ci sono anche gli adulti, più l'allevamento di beagle. Petardi sui poliziotti «anonimi», coppie mano nella mano, altro cliente a mollare la Soprani! qualcuno col cane al guinzaglio. Sono Corteo animalista, paese blindato loro, i manifestanti (alla fine saranno Ci sono negozi di animali ed altri un migliaio) l’arcipelago degli SAN POLO D'ENZA - Si è chiusa senza incidenti la allevamenti che acquistano o hanno animalisti che fra poco grideranno manifestazione di ieri pomeriggio contro la ditta Morini boia. SOTTO LA TORRE. Si acquistato più cani da Morini per poi «Stefano Morini sas» di San Polo d'Enza, che alleva concentrano in piazza IV Novembre, cani beagle destinati alla sperimentazione nei rivenderli. sotto la bella torre civica e il municipio laboratori. Alcune centinaia di animalisti - più di mille Chi compra cani da Morini, per presidiato. Su un banchetto volantini, secondo gli organizzatori - hanno sfilato per le vie del compassione o per altri motivi non 'salva' pubblicazioni, magliette, video del paese dal municipio fino alla sede dell'allevamento. coordinamento Chiudere Morini. Dal gli animali, ma al contrario aiuta l'enorme Sotto lo sguardo di decine di poliziotti e carabinieri in megafono si ricordano i motivi della tenuta antisommossa, hanno urlato slogan contro industria della vivisezione. manifestazione: no alla vivisezione, l'azienda, lanciando petardi agli agenti e lasciando sui Dal 17 al 22 Novembre contattiamo: lotta dura all’allevamento-lager. Ma muri scritte contro la vivisezione e i titolari Gazzaniga Mariangela non solo. Al microfono si collega dell'allevamento. La manifestazione ha cominciato a l’impegno animalista ai temi dell’ Accessori, Mangimi, Animali. sciogliersi attorno alle 18,30. Il «Coordinamento anticapitalismo, della lotta allo Chiudere Morini» ha chiamato a raccolta a San Polo Via Macchi 55 - 21100 Varese struttamento dell’uomo sull’uomo e d'Enza simpatizzanti da tutta Italia. C'erano anche Telefono: 0332/312235 dell’uomo sull’ambiente. IL RAP ANTI delegazioni di movimenti animalisti da Svizzera e Gran MORINI. Poi parte una canzone, un Bretagna. La manifestazione ha messo sul banco degli rap costruito con frasi mixate di Giovanna Soprani, la titolare dell’ imputati Giovanna Soprani, titolare dell'allevamento Morini. Dalle 15,30 dai allevamento. L’effetto c’è, anche perché la canzone si conclude con il numero megafoni sono stati urlati slogan contro presunti maltrattamenti agli animali, i di telefono della Morini. E tutti capiscono come dovranno usarlo. PARTE IL giornalisti - bersagliati dai petardi - e il Comune, ritenuto reo di CORTEO. Dietro il nero striscione del coordinamento, si muove il lento «collaborazionismo» con l'attività della ditta Morini. Numerosi gli striscioni, le serpentone: via Sartori, via Allende Matteotti, via Risorgimento, piazza offese alla ditta Morini e alla titolare. A protezione dell'allevamento è stato Matteotti. Si urla la rabbia, scoppiano petardi, si accendono colorati e schierato un cordone di agenti in tenuta antisommossa, mentre i manifestanti puzzolenti fumogeni. La gente, i sampolesi, guardano da lontano, da dietro le si sono fermati a poca distanza. Gli agenti sono stati bersagliati da numerosi finestre spostando le tendine. Da un microfono una voce roca urla loro petardi e candelotti fumogeni. Non si sono verificati incidenti né gravi «collaborazionisti». Abitare nel paese della Morini è già una colpa. Poi violenze, come temuto, dopo che in passano sono stati rubati beagle e accuse per i giornalisti, tutti infami e venduti. ULTIMI SLOGAN. Si va avanti incendiata l'auto della Soprani. Episodi ricordati ieri con toni trionfali dai così, a testa bassa. Slogan truci, vernice rossa sulla strada, il cartello della manifestanti, i quali si sono pure detti felici dell'attentato in Iraq ai danni dei Morini demolito quando il corteo arriva in via Don Bosco, ribattezzata con un carabinieri. Il corteo si è svolto in un paese blindato: negozi chiusi, con pennarello Via dei Morti Innocenti. In fondo alla strada c’è il cancello dell’allevamento, ma nel mezzo ci sono decine di poliziotti e carabinieri schierati e pronti a caricare se necessario. Tra scoppi di petardi cala la sera, i gipponi illuminano i manifestanti sempre più vicini. Ma lo scontro alla fine non c’è. E San Polo tira un sospiro. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) LE TAPPE Più volte sfiorato lo scontro Ore 14: I manifestanti hanno cominciato a riunirsi in piazza IV Novembre dove, in attesa del corteo, si ascolta musica tra un intervento all’altro al microfono. Ore 16: Con notevole ritardo parte il corteo, aperto dallo striscione del cordinamento Chiudere Morini, a seguire striscioni, bandiere. In molti portano sul petto il cartello «Soprani assassina, ora denunciaci tutti». Ore 16.10: Prima sosta in piazza Matteotti, un manifestante si rivolge con il megafono ai sampolesi che guardano da lontano: «Ma sapete cosa si fa alla Morini?» Ore 16.20: Il corteo si sblocca all’inizio di via Allende, si accendono i fumogeni e si grida contro un reparto di polizia che procede il corteo di una trentina di metri. Ore 16.30: Altra sosta, questa volta davanti alla farmacia Margini protetta da una barricata di legno. Ore 16.35: Si sfiora lo scontro con la polizia all’inizio di piazza Matteotti, per due agenti in borghese minacciati da alcuni manifestanti. Ore 17: Arrivo in via Don Bosco (sede della Morini), un manifestante spacca a pedate l’insegna dell’azienda, lancio di sassi contro il cordone, ferito alla gola un carabiniere. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) Vandalo fermato da un’animalista mentre cerca di imbrattare un muro accesi. Verso gli uomini in divisa sono cominciati a volare diversi petardi che sono esplosi con fragore, accompagnati da grida e slogan. Da un gruppetto di manifestanti sono partiti anche dei sassi, insieme a una grossa trave di legno. Nonostante gli scudi di protezione, un sasso ha colpito alla gola un carabiniere ventenne che attualmente è in servizio di leva alla compagnia di Reggio. Il giovane militare è barcollato per il dolore ed è stato soccorso dai suoi commilitoni. Trasportato all’ospedale di Montecchio è stato quindi medicato, le sue condizioni non destano comunque preoccupazioni. FRASI OFFENSIVE. Con crudele cinismo e senza il minimo senso di pietà, uno sparuto gruppetto di giovani in coda al corteo animalista ha rivolto diverse frasi e slogan pesantissimi nei confronti dei carabinieri, inneggiando al recente sanguinoso attentato in Iraq contro i militari italiani. CONTRO LA POLIZIA. In via Gramsci, poco prima di entrare in piazza Matteotti, 5 o 6 manifestanti, quasi tutti a volto coperto, si sono diretti con fare minaccioso verso due agenti in borghese che seguivano il corteo. I due poliziotti, per evitare lo scontro, si sono allontanati protetti da un cordone di colleghi schierato a difesa della banca, ma i manifestanti hanno continuato a tallonarli. Uno di loro, salito su una panchina, in gesto di sfida ha iniziato a fotografare gli agenti. Poco dopo, in piazza Matteotti, altro momento di tensione per una donna poliziotto anch’essa in borghese «scoperta» dai manifestanti. «Via gli sbirri dal corteo» è stato lo slogan più volte scandito. E’ intervenuto un funzionario per riportare la calma, poi il corteo ha ripreso a muoversi. I VIGILI URBANI. Giornata di duro lavoro anche per i vigili urbani del comando unificato Terre Matildiche, chiamati a presidiare l strade d’accesso a San Polo e a deviare il traffico su altri percorsi. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) DOMENICA 23/11/2003 Giovanna Soprani è tranquilla: ha seguito la manifestazione dalla finestra della sua casa, con lei c’erano le due figlie «Mi dispiace, ma solo per i sampolesi» La titolare dell’allevamento nel mirino: non sono colpevole di nulla «Non chiuderò la ditta per volontà di altri. La scelta spetta a me» SAN POLO. Un giovane manifestante con il viso coperto da una sciarpa si stacca dal corteo per imbrattare i muri TORRE MAURA OCCUPATA del condominio Belvedere con una VIA DELLE AVERLE 10 (ROMA) bomboletta spray e di fronte alla stazione ferroviaria è subito tensione. BUS 312/105/556 ESASPERATI. Anche perché i residenti del palazzo di via Risorgimento sono esasperati per quanto accaduto nella CONCERTO manifestazione di un anno fa, in cui i FRANK DREBIN (ROMA) danni al palazzo erano stati ingenti. I condomìni urlano dalle finestre, ma SAN POLO. Un coro assordante si alza INFERNO (ROMA) prima ancora che intervengano il davanti alla sua azienda. L’urlo di BOOM BOOM KID (ARGENTINA) vandalo viene fermato da una ragazza centinaia di contestatori si leva forte: sbucata all’improvviso dal corteo. «Assassina». Lei, Giovanna Soprani, «Come al solito si voleva insultare la titolare dell’allevamento Morini, è serena. IL CONCERTO INIZIA ALLE 22.00 VISTO titolare della Morini con frasi ingiuriose E’ chiusa in casa, in compagnia delle sui muri - dice uno dei residenti mentre figlie, che per tutta la giornata le sono CHE E' DOMENICA pulisce con l’alcol la scritta - ma stavolta rimaste accanto. La donna, 67 anni, si i danni sono più limitati». sporge dalla finestra e intravede i STAZIONE BLINDATA. Pochi gli carabinieri, diventati da tempo i suoi CUCINA VEGAN animalisti arrivati a San Polo con il treno «angeli custodi». Dai loro cenni trae BIRRERIA - una cinquantina - e come conferma conforto. Ormai ha fatto il callo ai sit-in e l’incaricato dell’Act non si sono lasciati alla manifestazioni di protesta davanti a DISTRIBUZIONE MATERIALE ANARCHICO andare a vandalismi. Una decina di casa sua. La giornata di Giovanna giovani manifestanti di Firenze sono Soprani inizia presto. Fin dalle prime ore stati bloccati sul treno Reggio-Ciano del mattino, le forze dell’ordine MASSIMO LIBERO !!! mentre viaggiavano senza biglietto. «picchettano» il cancello d’entrata della TUTTI LIBERI !!! Sono stati fatti scendere dai controllori sua azienda. Ma lei, incurante di quello alla stazione di Santo Stefano. Di che i manifestanti stanno organizzando pagare il biglietto proprio non ne giù in paese, va avanti. Si dedica alla sua volevano sapere, poi hanno cambiato idea, ma quando sono arrivati a San attività e cura la sua dimora, come una vera casalinga. Poi, a pranzo, si Polo la manifestazione è ormai agli sgoccioli. Ad attenderli in stazione - alle riunisce con la propria famiglia in attesa che il corteo cominci a prendere 17.30 - c’è un bel gruppo di carabinieri. Chiedono ai militari dove si trova la corpo. «Sono arrivata su questa terra - dice coraggiosa - all’età di 19 anni e ditta Morini: ci arriveranno, a piedi, quando ormai tutto è ampiamente finito. con orgoglio ho lavorato per anni, per cercare di condurre al meglio la nostra Durante la giornata la paura ha «alloggiato» anche alla stazione ferroviaria di azienda. Deciderò io quando smettere e non lo farò certo per la volontà di San Polo, sempre sotto controllo da parte delle forze dell’ordine. STUDENTI altri». I manifestanti si avvicinano, le loro grida, i cori e i fischietti si iniziano a PENDOLARI. Di studenti che quotidianamente raggiungono gli istituti sentire chiaramente. Passa l’elicottero della polizia. La Soprani sobbalza scolastici di Reggio e Montecchio nemmeno l’ombra. I genitori hanno dalla sedia, si affaccia alla finestra curiosa. «Addirittura l’elicottero», sussurra preferito tenerli a casa, per evitare incontri pericolosi al loro rientro da scuola, alle figlie. La titolare dell’allevamento tiene tra le mani un fazzoletto. Di tanto verso le 14. «E nessuno dei nostri compagni di scuola a Montecchio in tanto lo stringe forte, ma non per asciugarsi le lacrime, anzi. «Amo gli spiegano in piazza Simone Curti, Gabriele Monti ed Emmarico D’Ecclesiis animali - ammette - e li ho sempre curati. Non è un caso che abbia ricevuto sono venuti a manifestare a San Polo. Perché di protestare proprio non c’è spesso telefonate dal Wwf per dare loro i topi. Sono necessari per nutrire i motivo. Perché l’azienda Morini fa quello che prevede la legge - concludono i rapaci feriti o i rettili. Ma ormai succedono episodi ai quali non riesco a dare tre studenti sampolesi - e poi non se ne può più di manifestazioni contro il risposte precise. Mi contestano per la vivisezione, quando in Italia ci sono nostro paese». (di t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) tanti altri allevamenti. E’ in vigore una legge ben chiara: le aziende farmaceutiche, prima di immettere sul mercato un medicinale, devono Lancio di sassi, colpito un carabiniere testarlo su un mammifero. E’ obbligatorio, non è colpa mia». Giovanna Soprani ha grinta da vendere. Perseguitata dai manifestanti non ha alcuna Frasi offensive e pesantissime nei confronti dei militari morti in intenzione di abbandonare la sua vita. E mentre centinaia di ragazzi la Iraq insultano, lei accusa le autorità. «Non siamo protetti e lo si può capire quando Il calare della sera ha provocato anche momenti di tensione vengono autorizzate cose come questa». La donna regola il tiro: «I carabinieri, in questi due anni, sono stati veramente bravi e ho potuto sempre SAN POLO. E’ stato un corteo segnato da forti momenti di tensione e almeno contare sul loro aiuto». Alla vigilia della manifestazione, San Polo si è in un paio di occasioni si è sfiorato lo scontro. L’episodio più grave è preparata per reggere l’urto dei contestatori. L’arrivo dei militanti del avvenuto quasi alla fine, quando l’oscurità era ormai calata nella zona di via movimento antivivisezionista ha bloccato la piccola comunità matildica. Don Bosco, sede dell’allevamento Morini. I manifestanti, oltre che la strada, «Sono amareggiata per quello che hanno dovuto subire i commercianti hanno invaso un vicino terreno incolto, fronteggiati da almeno una quarantina sampolesi - aggiunge la Soprani - ma non posso essere colpevole anche di fra poliziotti e carabinieri schierati davanti ai gipponi con i fari e i motori questo». La titolare dell’allevamento Morini è ormai abituata ai cortei contro la sua attività. Conosce bene anche i movimenti e i segnali delle forze dell’ordine prima dell’arrivo degli animalisti. Lei non perde mai la calma. «Ho alle spalle una vita di sacrifici - spiega - e voglio continuare la mia vita. Non rimarrò certo barricata in casa, anche perché la gente di San Polo mi accoglie sempre a braccia aperte». (di M. Martignoni dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) L’AZIENDA L’allevamento Stefano Morini è in attività dal 1953. Prende il nome dal titolare che 17 anni fa è deceduto a causa di una malattia che non gli ha dato scampo. Da allora è Giovanna Soprani, la moglie di Morini, a prendere in mano l’allevamento, con l’aiuto delle figlie Rita e Marta che si occupano in particolare dell’ amministrazione e della parte commerciale. L’azienda di San Polo è stata per anni uno dei più importanti produttori nazionali di cani beagle. Ma non solo. Nell’ allevamento si producono anche ratti e topi, rivenduti per l’attività di ricerca. In passato la Morini si è dedicata anche all’allevamento di piccioni e Stefano, il fondatore dell’azienda, spesso negli anni Ottanta è stato ospite di programmi televisivi nazionali come «Portobello» condotto da Enzo Tortora. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) Duro diverbio con un contestatore alla vigilia del corteo Venerdì l’allevatrice ha affrontato un animalista che suonava il suo campanello SAN POLO. Giovanna Soprani è una donna coraggiosa. Venerdì, alla vigilia della manifestazione, l’anziana allevatrice, incurante dei consigli delle forze dell’ordine, ha deciso di affrontare di persona il pericolo. Attorno alle 13.15, un manifestante, con tanto di megafono, ha suonato a lungo il campanello della sua azienda per poi passare direttamente a insultare la Soprani davanti al cancello dell’allevamento Morini. La titolare, per errore, ha aperto le porte dell’enorme inferriata. A quel punto, allora, è uscita di casa e ha «sfidato» il contestatore. «Avevo talmente tanta rabbia in corpo - racconta ancora scossa - che sono scesa in cortile e ho affrontato quel ragazzo. Non avevo paura di nulla, ero pronta a difendere la mia casa». Prima che la donna riuscisse ad arrivare vicino al militante del movimento antivivisezionista, l’intervento tempestivo di due carabinieri ha allontanato il giovane. Uno dei tanti episodi che negli ultimi due anni si sono verificati davanti allo stabilimento della Soprani. Il più grave la notte tra il 10 e 11 agosto scorso. Un vandalo ha infatti incendiato l’auto della Soprani, una vecchia Citroen «Pallas», parcheggiata sotto la tettoria in legno dietro l’abitazione della donna. «Mi sono svegliata attorno alle due di notte - racconta l’allevatrice - e ho sentito dei botti. Mi sono affacciata alla finestra e ho visto che la macchina era in fiamme. Dentro di me, dopo un attimo di sconforto, ho pensato “ce l’hanno fatta”. In quel momento mi sono sentita privata della mia libertà». Chi ha incendiato l’auto è entrato tagliando una rete, per poi dileguarsi nei campi vicini. Da quell’episodio, le figlie della Soprani, che lavorano assieme alla madre per mandare avanti nel migliore dei modi la propria attività commerciale, non l’abbandonano mai, nemmeno durante la notte. A turno Rita e Marta dormono vicino alla madre. Spesso, durante la settimana, i contestatori organizzano piccoli presidi nelle vie d’accesso all’azienda. Due gli obiettivi principali: disturbare gli operai della Morini e riempire di volantini i passanti. La zona che delimita la proprietà della Soprani pare ormai essere diventata il punto di incontro dei manifestanti, decisi a far chiudere l’attività. (di m.m. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) Dopo il coprifuoco del mattino, i cittadini si sono riversati in strada per proteggere case e negozi Gli abitanti schierati a difesa del paese Un «muro» di sampolesi silenziosi ha controllato il corteo SAN POLO. Una comunità schierata a mo’ di scudo contro gli animalisti. Quel «muro» di sampolesi silenziosi che guarda fissi negli occhi i manifestanti non è solo la difesa spontanea di chi si sente in pericolo, ma una vera e propria contromanifestazione. Perché dal coprifuoco della mattina - piazza Matteotti deserta come tutto il centro, in un clima di paura - la gente è poi sbucata dalle case a «sfidare» il corteo. Si sentono protetti dall’imponente servizio d’ordine e in corpo hanno il disprezzo di chi «parteggia» per la ditta Morini e vuole che la vivisezione vada avanti. Per prudenza di bambini non se ne vedono in giro, ma genitori, fratelli più grandi e nonni certamente sì. Fra loro non mancano i commercianti che fanno la ronda attorno ai negozi temendo vandalismi, ma quello che colpisce nei discorsi raccolti attorno a quel «muro» di sampolesi è la compattezza di un paese che difende a spada tratta l’azienda di Giovanna Soprani, mischiando valutazioni politiche («E’ una ditta che ha sempre fatto molto per San Polo») con un’attività legata alla vivisezione che qualche dubbio l’ha creato se è stata scomodata una legge regionale ad hoc. E nemmeno tanto velatamente questa gente ce l’ha pure con gli amministratori comunali e il prefetto, che dovevano opporsi alla manifestazione animalista. I più anziani tirano in ballo persino la Liberazione. «Nel 1945 noi partigiani riuscimmo a liberare il paese da un’odiosa occupazione tedesca - tuona Mario Sulpizio, pensionato di 82 anni che raccoglie tanti consensi attorno a sè - e adesso ci ritroviamo in una San Polo sotto assedio, da parte di gente che si copre il viso per fare danni. I nostri commercianti umiliati, una protesta senza senso contro la vivisezione che invece serve tantissimo alla scienza e poi l’assurdità di queste manifestazioni continue. Ma chi finanzia questi animalisti che vengono qua per destabilizzare?». Ma non sono idee condivise solo dalle «memorie storiche» del paese, perché anche i giovani vedono tutto quanto sta accadendo come il fumo negli occhi. «Siamo contrari a questa manifestazione che non doveva essere autorizzata - dicono Tiziano Mitraglia (operaio di 27 anni), Lorenzo Picchi (autista di 30 anni) e Fabiano Mitraglia (impiegato 33enne) - perché va bene essere liberi di protestare, ma non con questi toni. E poi l’attività della ditta Morini è per fini di ricerca. Amiamo anche noi gli animali, ma per questi esperimenti non si possono sacrificare le vite umane». Per esorcizzare eventuali incidenti e vandalismi c’è chi ha volutamente esposto la bandiera arcobaleno della pace. Se ne vedono in tante case, il fotografo Giacomo Barazzoni l’ha appesa davanti al suo studio di via Crispi, nel pieno del tragitto seguito dal corteo. «La vicenda Morini è sempre più mal gestita - commenta il fotografo, che ha chiuso il negozio nel pomeriggio per non correre rischi - e anche sulla vivisezione si è legiferato con troppa fretta. Si potevano trovare accordi e risolvere la questione senza tutte queste tensioni. Non ho condiviso le scelte del Comune - sottolinea Barazzoni - che doveva rimanere neutrale, invece ha preso le difese della ditta Morini». Fra i commercianti c’è anche chi ha deciso di difendere il negozio con la propria presenza, continuando a lavorare e facendo ogni tanto una capatina in piazza per capire come si evolve la situazione. «Non è giusto manifestare e contemporaneamente mettere sotto assedio San Polo rimarca Ettore Ferraroni, titolare del salone Air Fashion - e io non ci sto davanti a queste pressioni. Ho preso qualche contromisura, ma tengo aperto il negozio perché non voglio cedere». Anche i politici locali «aleggiano» fra i concittadini in protesta silenziosa. Per l’assessore alla cultura Fabio Cavalli «il paese ha rispetto per l’azienda Morini, che è da sempre molto presente nella vita della nostra comunità». Una precisazione che non vuole togliere nulla «ai diritti dei manifestanti - aggiunge l’assessore - senza però che San Polo ne venga stravolto». La mette, invece, giù dura il leghista Jean Francois Boccacci, arrrivato da Quattro Castella. «Esprimo soldarietà a tutta San Polo - scandisce - perché questa manifestazione è insensata nelle motivazioni e penalizza le attività commerciali del paese». Un «muro» silenzioso che è sfilato via solo a manifestazione conclusa. Con le sue convinzioni. (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) La scelta dei gestori I bar del paese hanno fatto affari d’oro SAN POLO. Al termine di una lunga giornata di tensione c’è anche chi si frega le mani: sono i baristi del centro che hanno «sfidato» la temutissima manifestazione decidendo di tenere aperto i loro locali. E hanno fatto affari d’oro. Però guai chiedere ai baristi di prendere posizione sulle idee portate avanti dagli animalisti e sull’attività della ditta Morini. Bocche cucite, per non inimicarsi nessuno. Meglio parlare della paura ormai passata e di un sabato mai così ricco di vendite. «Sono stato indeciso fin in ultimo - spiega raggiante Ivano Chiapponi, titolare del bar-gelateria New Star - poi ho visto un grande servizio d’ordine e mi sono messo tranquillo. In effetti tutto è filato liscio e l’incasso è stato buono. Tanti altri commercianti hanno tenuto chiuso, ma non mi sento di biasimarli visto che la tensione, in paese, era palpabile in questi giorni. Forse è stata tutta una montatura - conclude - e comunque le forze dell’ordine ci hanno tutelato». Invece la titolare del bar Butterfly non è mai stata indecisa, anche perché non ha avuto guai durante la manifestazione dell’anno scorso e si è fidata di quell’esperienza. «Forse sono stata incosciente - dice - ma non ho mai avuto paura. Siamo in un Paese libero e civile, quindi è giusto che tutti abbiano la possibilità d’esporre le proprie convinzioni. Di mattina non c’era gente in giro per la paura, poi le cose sono decisamente migliorate». L’afflusso straodinario di clienti ha soddisfatto anche Federica Albertini, titolare del bar Turismo. «Abbiamo lavorato molto - ammette - senza avere guai. Nessun episodio spiacevole. Ho visto manifestanti di ogni età, ma nel mio locale si sono comportati educatamente». (di t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) In farmacia spesi mille euro per le barricate Quasi tutti i negozi sono rimasti sigillati SAN POLO. Il terrore l’ha fatta da padrone fra i commercianti: negozi quasi tutti chiusi e per l’intera giornata, con diversi esercizi pubblici a dir poco barricati. La più vistosa espressione di questo coprifuoco è rappresentata dalla farmacia Margini, completamente protetta da muri di legno. Il farmacista non ha badato a spese, pur di non avere problemi. «Ho speso più di mille euro per quei tavoloni di legno - spiega il dottor Alfredo Margini, che è anche presidente provinciale dell’Ordine dei farmacisti - ma l’anno scorso avevo subito danni equivalenti, quindi non me la sono sentita di rischiare. Farmacia chiusa e blindatura: ho chiesto i permessi per tempo e sono più che contento di questa scelta. E poi smettiamola con questa storia della vivisezione termina infervorandosi - perché gli esperimenti sugli animali sono giusti e servono a far progredire la medicina». Anche altre attività sono barricate. La macelleria equina di Oliviero Simonazzi è irriconoscibile, ma anche il negozio «La bottega delle buone cose» è un autentico bunker. E’ seccato per questo clima pesante che grava sul paese Fausto Morini, titolare di un negozio di alimentari in via Crispi, proprio sul tragitto scelto dai manifestanti. Ha tenuto aperto solo la mattina, facendo magri affari perché il centro è deserto. «E’ troppo tempo che si va avanti con questa storia - dice amareggiato - e per noi commercianti questo è un sabato mortificante, perché i danni legati alle mancate vendite sono notevoli. Non ho niente contro i manifestanti se si esprimono in maniera democratica, ma a San Polo c’è troppa tensione». (di t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) «Sì, siamo servi ma dei cittadini» DAL COMUNE Repliche di Ghielmi e Panciroli stati scanditi. Un sasso ha colpito un carabiniere di leva ventenne. (da Il Corriere della Sera del 16/11/03) da Emilianet de 16/11/03 SAN POLO - "Iraq caramba 19 a zero". "Autobomba a Nassiriya e lo spirito vola via". "Una, cento, mille volte Nassiriya". Slogan vergognosi contro i militari italiani morti in Iraq, lancio di pietre, un carabiniere ferito all'ospedale, questo il bilancio di una giornata di vergogna animalista. Ieri, circa 400 dimostranti, hanno marciato per le strade di San Polo, comune reggiano della Val d'Enza, contro la ditta "Morini". La manifestazione che doveva essere contro la vivisezione e le cavie ha preso sin da subito una cattiva piega. I sampolesi, temendo l'ondata animalista, hanno barricato i loro negozi per difenderli da probabili scorribande. Pure la farmacia e il Comune erano chiuse. Una città fantasma che solo dopo il corteo è scesa in piazza spossata dagli animalisti e dalle loro angherie. Ma ciò che ha più impressionato è la cronaca della manifestazione. Senza alcun motivo gli animalisti, che si erano già "distinti" per atti vandalici e aggressioni (ricordiamo quella ai danni del fornaio di San Polo), hanno cominciato a lanciare pietre e imbrattare muri. Poi gli slogan vergognosi, bestiali, nei confronti dei carabinieri morti in Iraq. Un'offesa all'Arma, alle vittime, ai familiari e a tutta l'Italia. Una giornata di vergogna. (da notare che hanno messo una foto di qualche altra manifestazione, di certo non animalista, con gravi scontri) SAN POLO. «Ghielmi e Panciroli servi di Morini» la pesante frase è stata scritta su uno degli striscioni più grandi all’inizio del corteo animalista. Ma il «giudizio» non sembra toccare più di tanto il sindaco, Ettore Ghielmi: «Sono, anzi siamo - attacca - abituati ad atteggiamenti e frasi del genere, non mi sembra per la verità che ci sia molto da replicare. Anzi no, diciamo che allora il sindaco ha “aperto” il corteo. Più di così». Sindaco, è probabile che ci saranno altre manifestazioni. Che farete? «Vedremo al momento, certo SABATO 29 NOVEMBRE 2003 queste manifestazioni ormai periodiche Quei volgari insulti stanno creando grossi problemi alla normale vita economica e sociale di San TORRE MAURA OCCUPATA SAN POLO D' ENZA Sconcertante Polo». Ma non ci sono luoghi alternativi VIA DELLE AVERLE 10 epilogo di una manifestazione di per conciliare le esigenze degli abitanti animalisti «estremi» a San Polo d'Enza. e dei manifestanti? «Da tempo stiamo BUS 105-312.556 In serata, quando i manifestanti stavano studiando qualcosa del genere. Il parco concludendo la loro giornata di assedio Lido, ad esempio, ma anche altri luoghi. all'allevamento, alcuni di loro hanno C’è comunque un problema di controlli e MASSIMO LIBERO!!! LIBERI TUTTI!!! urlato inqualificabili slogan con pesanti di sicurezza che va risolto, non è solo riferimenti all'attentato in Iraq contro i una questione di alternative. Ma certo carabinieri, verso i quali sono stati qualcosa bisogna fare». Ma con gli SERATA IN SOLIDARIETA’ CON MASSIMO lanciate pietre e petardi. «Viva viva organizzatori avete contatti o no? SEQUESTRATO NELLE CARCERI Nassiriya», «10, 100, 1000 Nassiriya» ed «Mi creda, abbiamo tentato più volte, altri di uguale tenore i cori che sono stati ma sembra tutto inutile. Non vogliono STATALI scanditi. Un sasso ha colpito un confronti di nessun genere salvo lo carabiniere ventenne di leva: il giovane stretto necessario. Noi comunque anche militare è stato medicato nell'ospedale di oggi torniamo a dare la nostra CONCERTO BENEFIT CON Montecchio per una contusione allo disponibilità in questo senso». sterno. (da La Gazzetta del Mezzogiorno Vicesindaco Panciroli, anche lei è stato 16/11/03) nel mirino dei manifestanti con il grande COLONNA INFAME striscione nel quale è stato definito DUAP servo della Morini. «La definizione servo Nuovi sviluppi dopo il corteo non mi offende, al contrario, perchè io LOS FUCKING IN VATICANOS BLOOD mi sento servo dei cittadini di San Polo. TEAR ME DOWN Il resto sono solo stupidaggini». Come Legge Regionale, rimandata la giudica lo spiegamento notevole delle discussione quali timori da parte forze dell’ordine in occasione del corteo CUCINA VEGAN – BIRRERIA di Roma? animalista? «E’ stato assolutamente indispensabile per garantire l’incolumità DISTRIBUZIONE ANARCHICA di tutti i cittadini di San polo e per La discussione in Corte Costituzionale proteggere i beni del nostro paese. A della Legge Regionale 20/02 dell'Emilia tutte le forze dell’ordine, carabinieri, polizia, vigili urbani, voglio rivolgere un Romagna sulla vivisezione, prevista per l'11 di novembre, è stata rimandata, caloroso e sincero ringraziamento. Sono sicuro non solo di esprimere il probabilmente in vista dell'imminente corteo contro Morini. All'inizio il ritardo è pensiero dell’amministrazione comunale ma di tutta la comunità locale. Ai stato di pochissimi giorni, poi in sede di dibattito di altre due settimane circa, manifestanti voglio soltanto dire che noi siamo sempre aperti al dialogo». (di e sarà quindi ridiscussa il 26 di novembre. Ricordiamo che tale legge vieta la t.s. dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/03) sperimentazione didattica in qualunque forma e anche l'utilizzo di cani e gatti Duria: l’irriducibile animalista SAN POLO. Undici anni fa, nel 1992, insieme a tre ragazze, tentò di entrare di notte nell’allevamento Morini per filmare gli animali destinati alla vivisezione. Ma fu scoperto e arrestato dai carabinieri. Ieri, Roberto Duria, friulano, è tornato di nuovo a San Polo con lo stesso obiettivo: la Stefano Morini. Undici anni dopo l’impegno animalista di Duria è lo stesso e non risparmia duri giudizi nemmeno sull’atteggiamento degli stessi sampolesi, in qualche modo complici di quello che viene fatto alla Morini, anticamera di torture per tanti animali. «Continuando così - afferma - quando la coscienza animalista sarà più diffusa, San Polo rischia di essere ricordata come una nuova Auschwitz». (dalla Gazzetta di Reggio del 16/11/2003) GLI ESTREMISTI ANIMALISTI «Dieci, cento, mille Nassiriya» SAN POLO D' ENZA (Reggio Emilia) - Gli animalisti «estremi» stavano concludendo la loro giornata di assedio all’allevamento, quando dai manifestanti sono partiti slogan con pesanti riferimenti all'attentato in Iraq contro i carabinieri, verso i quali sono stati lanciati pietre e petardi . «Viva viva Nassiriya», «10, 100, 1000 Nassiriya» e altri di uguale tenore i cori che sono per la vivisezione, nonchè l'allevamento di essi a questi fini. Pertanto dall'agosto dell'anno scorso la ditta Morini non ha potuto vendere i propri beagle ai vivisettori, se non sottobanco, come ha fatto con almeno tre laboratori. Essendo la loro attività principalmente incentrata sulla vendita di questi animali i loro introiti hanno subito un brusco calo, e se dovesse rimanere in vigore sarebbe come una dichiarazione di morte per loro. In caso contrario i camion carichi di begale comincerebbero ad uscire di nuovo dall'allevamento. La pressione da parte di Lobby universitarie e farmaceutiche ha sicuramente una influenza nella decisione, e soprattuto nel continuo balletto che stanno facendo a Roma con strane fughe di notizie discordanti possiamo vederne gli effetti. Ciò che ci aspettiamo è poco di buono, purtroppo, ma non per questo ci scoraggiamo. Anzi, saremo pronti ad intensificare le proteste e a dimostrare che è proprio da noi comuni individui, e non dalle istituzioni, che può venire un cambiamento. Per questo invitiamo tutti a rimboccarsi le maniche più che mai in questo momento! (da chiuderemorini.net 18/11/03) Nuovo carburante per la campagna Bertolini Carburanti riceve una protesta La nota ditta reggiana Bertolini Carburanti fornisce combustibili a Morini. Questi combustibili sono gli stessi che per anni hanno reso possibile l'utilizzo dell'inceneritore dove venivano bruciati gli animali, morti o perfino vivi. Nel periodo in cui l'inceneritore è stato sotto sequestro per la mancanza di autorizzazioni l'allevamento Morini dice di utilizzare il suddetto carburante solo per il riscaldamento degli animali. Ma allora non sappiamo spiegarci i motivi di acquisti anche in mesi caldi! Loro stessi durante un dialogo hanno ammesso di non sapere in effetti con sicurezza per cosa venga utilizzato il loro carburante. Bertolini Carburanti sa benissimo cosa avviene dentro Morini, è stata informata della situazione di maltrattamento in cui vengono stipati gli animali e di quale destino li attende nei laboratori. Una lettera in cui tutto questo veniva chiaramente spiegato gli è stata recapitata. Nonostante tutto non vedono la necessità di distanziarsene. Buon per loro che hanno la coscienza in pace! Venerdì pomeriggio una decina di manifestanti ha deciso di andare a ribadire presso la loro sede ed i loro uffici che la volontà di chiudere il lager Morini è forte e non sarà mai fermata. Un paio di megafoni, cartelli, volantini e poco altro sono quanto necessario per far sapere che comunque non ci siamo scordati di loro. E mai lo faremo, probabilmente. (da chiuderemorini.net 18/11/03) Studio Delta prende le distanze I commercialisti di Morini decidono di stracciare il contratto Di fronte ad una nostra lettera lo Studio Delta di Montecchio Emilia (Re), che attualmente agisce come commercialista di Morini, ha dichiarato che smetterà di fornire loro questo servizio al termine del corrente contratto annuale. Dal 31 dicembre Morini dovrà trovare un nuovo commercialista, con tutti i problemi che questo può comportare, specialmente nel caso ci fossero per sbaglio dei conti non proprio trasparenti. Questa la lettera ricevuta da Studio Delta srl:"Vi informiamo la nostra decisione di cessare ogni rapporto con la ditta Morini entro il 31.12.2003. Distinti saluti, Studio Delta".(da chiuderemorini.net 18/11/03) REPRESSIONE Rovereto Nello scorso numero avevamo salutato la nuova occupazione a Rovereto. Il giorno seguente è arrivata la notizia dello sgombero e il conseguente arresto dei compagni presenti all’interno. Lunedì scorso c’è stato il processo in direttissima che ha condannato i compagni a diverse pene e uno di loro in custodia cautelare per furto di un rullino ad un fotografo che in una intervista (qui riportata) si dichiara un anarchico di un vecchio gruppo anarchico. Tutta la nostra vicinanza ai compagni colpiti dalla repressione. Comunicato da Rovereto Ieri, 14 novembre, verso le 17 le forze della repressione hanno sgomberato il Bocciodromo rioccupato da una settimana, aperto all'autogestione e liberato dalla logica del profitto. Ancora una volta, le calunnie dei mass-media hanno preparato il lavoro sporco di polizia e carabinieri. L'allontanamento, giovedì, di un fotografo che lavora per un giornale si è trasformato sulla stampa di ieri in un "pestaggio" e in una "rapina" (al fotografo è stato tolto il rullino). Ancora una volta, le autorità e i padroni preferiscono devastare un luogo inutilizzato da anni piuttosto che gli spazi vivano di idee, passioni, lotte. Sbaglia i suoi conti chi vorrebbe ridurre la questione ad uno scontro tra anarchici e polizia: il problema delle case sfitte e degli spazi sociali è un problema di tutti. Sbaglia i suoi conti chi pensa di sgomberare le idee e la rabbia sgomberando dei muri. I 9 compagni presenti sono stati arrestati con l'accusa di occupazione e furto aggravato di energia elettrica, e in serata trasferiti nel carcere di Verona. Il motivo principale del loro arresto sono state le iniziative in corso al Bocciodromo sui reali terroristi, vale a dire gli Stati, i padroni, i loro servi e i loro laboratori di morte. Una proiezione ed un dibattito partecipati si sono svolti su questo tema proprio giovedì sera. Un grande striscione appeso da martedì sullo stabile occupato diceva: "Si raccoglie ciò che si semina. Fuori le truppe dall'Iraq, fuori gli eserciti dal mondo". Troppo, di questi tempi. La "guerra al terrorismo" è per gli Stati un'arma propagandistica decisiva, sia sul piano internazionale che su quello nazionale. Nessuna voce fuori dal coro è consentita. Se lì il dissenso brucia, è lì che bisogna alimentare le fiamme. Il PM ha 48 ore per decidere rispetto ai compagni. Vi faremo sapere. Negli ultimi numeri una parte cospicua del V. G. Com è stato interessato dagli ultimi avvenimenti repressivi che hanno colpito diverse città italiane. Da settembre molti compagni sono stati toccati dalle attenzioni dei tutori dell’ordine. Qui ci sono le ultime su Roma e Rovereto. Per la liberazione immediata dei compagni, presidio sabato 15 novembre ore 16, Piazza del grano, Rovereto. anarchici roveretani Roma Fiorini: «E sarebbero anarchici? Che tristezza» Storico attivista del gruppo Serantini, il fotografo picchiato non ha sporto denuncia TENSIONE IN CITTA' Non si ferma le repressione rispetto agli avvenimenti del 4 ottobre, che ha portato l’arresto di Massimo Leonardi e del 25 ottobre con le cariche subite dal presidio nelle vicinanze del carcere di Rebibbia, indetto in sua solidarietà. In questa ultima settimana due compagni sono stati “visitati” dai tutori dell’ordine. Qui è riportato una articolo di giornale che tratta degli avvenimenti. Massimo si trova sempre in carcere. Facciamogli sentire la nostra vicinanza. Scontri all’Eur: denunciato un anarchico Accusato di aver distrutto un distributore di benzina durante la manifestazione anti-Cig La polizia ha denunciato ieri mattina un anarchico, in relazione agli scontri avvenuti il 4 ottobre nella zona dell'Eur, in occasione della conferenza intergovernativa (Cig). Si tratta di E.M., 20 anni, ed è residente nella capitale. Il giovane è stato denunciato per devastazione e saccheggio (aveva preso di mira, insieme ad altri anarchici, alcuni distributori di benzina nella zona dell'Eur), porto di armi improprie e travisamento. Il 25 ottobre, inoltre, era stato arrestato per aver preso parte agli scontri nella zona del carcere di Rebibbia, dove gli anarchici si erano dati appuntamento per protestare contro l'arresto di Massimo Leonardi. In quella circostanza fu ammanettato insieme ad altri dimostranti che però, pochi giorni dopo, furono scarcerati. Tra i manifestanti ragazzi di Roma, Velletri e altri venuti da Reggio Calabria, Napoli, Latina, molti dei quali aderenti a un sedicente "gruppo anarchico antirepressivo carcerario". Per qualche minuto la situazione rimase tranquilla, poi degenerò tanto che le forze dell’ordine usarono anche i lacrimogeni. Il giovane denunciato ieri dalla polizia è invece riconducibile all'area dei punk-anarchici. Sempre venerdì mattina, la Digos aveva denunciato un altro anarchico: anche lui aveva preso parte agli scontri del 4 e del 25 ottobre. (da Il Messaggero del 18/11/03) ROVERETO. «Una risata vi seppellirà», si sarebbe detto negli anni '70. Che strano scherzo del destino, davvero: il gruppuscolo di anarchici insediati all'ex Collodo che malmena il Fulvio Fiorini. Sì, proprio lui, una delle figure storiche dell'anarchismo roveretano, ma di quello luminoso, solare, creativo. Ieri era più avvilito che arrabbiato, il Fulvio: passata l'adrenalina della prima ora, è rimasto un senso di straniamento, di nausea quasi. Picchiato nella sua Rovereto, da giovani che parlano di anarchia. «Negli anni caldi - ci racconta, lui che non ama certo la ribalta - ho rischiato di prenderle dai fascisti. E c'è mancato poco che mi menassero i poliziotti, nei tanti cortei cui presi parte. Beh, di essere picchiato alla fine da questi, non me l'aspettavo e non lo posso accettare. Sì, io sono stato anarchico e oggi coltivo le stesse idee di trent'anni fa, di quand'eravamo giovani. Ma anarchia per me è sempre stata sinonimo di libertà. E quindi anche di rispetto per le scelte altrui, per lontane che siano dalle mie. Noi del gruppo Serantini, che si ritrovava in Valbusa e si richiamava a un compagno ucciso a Pisa dalle forze dell'ordine, facevamo le nostre battaglie a muso duro, attaccavamo i nostri tazebao che mezz'ora dopo i poliziotti strappavano. Ma quando giravamo per Rovereto la gente non aveva certo paura di noi, noi sapevamo ridere, eravamo parte viva della città, ci battevamo accanto agli amici di Lotta Continua e delle altre formazioni di sinistra allora straordinariamente attive. Dentro la fabbrica - io ero alla Elv facevamo attività sindacale, sono stato anche nel direttivo provinciale dei metalmeccanici prima di restituire polemicamente la tessera. E nel consiglio di fabbrica c'era Fulvio Fiorini, riconosciuto come anarchico. I giovani del Collodo non sono figli di quell'anarchismo, nel loro settarismo e nella intolleranza non vedo nulla di buono. Quel ragazzo l'altra sera non mi ha detto "adesso se non te ne vai ti picchio", mi ha picchiato e basta: questi sono squadristi, sono come i fascisti. Io Passamani lo conosco, gli ho anche prestato dei testi e mi stanno bene certe sue battaglie e lo spirito di ribellione verso un sistema. Ma ripeto, la strada intrapresa dal suo gruppo non porta da nessuna parte, questi sono politicamente dei cadaveri, il loro movimento è già morto. Possono ancora fare del male, questo sì, possono esprimere la cattiveria che hanno dentro, potranno coinvolgere la frangia dei ragazzi più rabbiosi, poi tra qualche anno magari li ritroveremo direttori delle Poste o in qualche ufficio, perchè poi la coerenza finisce con l'essere questa». Severa, l'analisi. Ma non aspettatevi a questo punto, dal Fiorini, un prevedibile appello alla reazione forte delle istituzioni. Fiorini rimane Fiorini anche con lo zigomo dolente e il mitico basco - rinnovato di ricente nella cappelleria Bacca - sgualcito e strappato. «No, non sporgerò nemmeno denuncia - spiega - perchè io sono superiore a questa gentaglia. E anche per una convinzione ideologica: ritengo che nel nostro Paese il disagio sociale, i malumori politici stiano crescendo proporzionalmente a un modello di società profondamente sbagliato e ingiusto. E allora non è con i manganelli e con i mandati di cattura che si toglieranno di mezzo i violenti e gli stupidi: purtroppo ci sono delle ragioni strutturali che creano questi fenomeni. Ci sono e adesso tocca tenerceli». E' possibile, Fulvio, almeno mantenere la rotta di una propria coerenza personale? Salvare se stessi dall'ammasso dei cervelli, senza perdere però il lume del buon senso? «Credo si possa fare. Gli anarchici mi hanno picchiato perchè sono il fotografo di un giornale, ma io stavo facendo solamente il mio mestiere, che ho scelto perchè mi piaceva scattare fotografie e poi perchè dovevo portare a casa uno stipendio. Non capire che un ruolo può essere interpretato in modi molto diversi, che si può essere parte di un sistema mantenendo la propria testa e dignità, credo sia il segno di una grande, grandissima confusione mentale. E' quello che mi pare stia accadendo ai cosiddetti anarchici del Collodo. E mi dispiace». (di L. Zanin dal Trentino del 15/11/03) Repressione a Rovereto, repressione ovunque Breve resoconto dei fatti successi in seguito allo sgombero del "Bocciodromo" occupato a Rovereto, secondo alcuni partecipanti alle iniziative di solidarietà con gli arrestati. . VENERDÌ 14 NOVEMBRE verso le ore 17.00 viene sgomberato forzatamente il “Bocciodromo”, uno spazio occupato che gli organi di stampa collegano fin da subito esclusivamente all’aria dei cosiddetti “anarchici roveretani”. Un’esperienza, al contrario, percepita, da chi l’ha vissuta, aperta a chiunque, in un ottica autogestionaria. All’interno vengono fermate 9 persone e trasferite subito in questura e caserma inizialmente per accertamenti. Per ore non si sa nulla sulla loro sorte. Solo in nottata si apprende da un avvocato di fiducia che si era proceduto all’arresto (e le persone si trovavano già trasferite nelle carceri di Verona e Bolzano) con l’accusa di furto di energia elettrica. Non sorprende ma suscita odio lo stile delle “sparizioni”, comune a tutte le logiche poliziesche e che, anche nei governi cosiddetti democratici, riguardano sistematicamente chi si trova immigrato senza documenti in regola, o recluso in quel sistema di privazioni e annientamento che è il carcere. Non sorprende ma suscita rabbia un’accusa che suona evidentemente come un pretesto, ridicola se paragonata allo sperpero sistematico di energia cui assistiamo quotidianamente in quelle che sono sempre più città-vetrina. . TRA VENERDÌ E SABATO vigili del fuoco e polizia procedono allo smantellamento e alla distruzione della struttura appena sgomberata. Le autorità preferiscono devastare un luogo inutilizzato da anni piuttosto che questo viva di idee, passioni, lotte. . DOMENICA 16 NOVEMBRE. Dopo alcune iniziative di solidarietà svolte nel centro di Rovereto, alcune persone decidono di manifestare in modo più vicino e diretto portandosi sotto le mura del carcere di Bolzano, dove si trovano rinchiusi alcuni degli arrestati. Striscioni, slogan, qualche petardo e la risposta dall’interno non tarda a farsi sentire, in uno di quei rari momenti di comunicazione diretta, seppur breve, tra “dentro” e “fuori”. In seguito a questa iniziativa si scatena una vera e propria “caccia all’uomo” per le vie del centro cittadino (provocando il panico anche tra gli stessi passanti) che si conclude con il fermo di 17 persone, a cui viene successivamente consegnato il foglio di via per due anni dal comune di Bolzano. . LUNEDÌ 17 NOVEMBRE Il processo per direttissima, fissato per le ore 10:00 presso il Tribunale di Rovereto, si svolge in un clima di intimidazione che durerà per tutta la giornata. Ancora slogan e striscioni nonostante la massiccia presenza di polizia e carabinieri in assetto anti-sommossa che rende praticamente militarizzata e inaccessibile la zona intorno al Tribunale. La sentenza viene pronunciata in serata: una condanna a 8 mesi con la condizionale, mentre per gli altri 6 mesi, sempre con la condizionale. Resta invece in custodia cautelare in carcere uno degli imputati, accusato di rapina (di un rullino di macchina fotografica) ai danni di un giornalista del quotidiano Il Trentino, avvenuta nei giorni precedenti (episodio, come al solito, ingigantito dalle cronache giornalistiche). Dopo la lettura della sentenza i pochi compagni rimasti decidono di improvvisare un piccolo corteo per manifestare il proprio sdegno e la propria rabbia, ma vengono quasi immediatamente circondati da polizia e carabinieri. Minacce esplicite da parte di polizia e carabinieri che non si traducono in una vera “carica” ma che fanno assaporare ancora una volta ai presenti, e ai pochi passanti a quell’ora, il clima repressivo che si sta vivendo. . - Arresti e condanne a mesi di carcere per “furto di energia elettrica” - Fogli di via, intimidazioni repressive, “cacce all’uomo” per manifestazioni non autorizzate. . Questo è il clima che chi scrive, insieme ad altri, ha vissuto in questi giorni. Non dobbiamo ridurre la questione a uno “scontro tra anarchici e polizia”. Qui è in gioco la possibilità per tutti di esprimere un dissenso che non si lasci immediatamente recuperare dagli organi di potere. Non si tratta, dunque, di condividere o meno certe pratiche, come l’azione diretta o l’occupazione, ma di rapportarsi alla generale involuzione autoritaria che si va imponendo. Una repressione che si riproduce anche attraverso l’isolamento di gruppi e individui e che si può al contrario scardinare solo attraverso una solidarietà attiva e generalizzata Solidarietà con gli arrestati di Rovereto e con tutti i Presto libero il compagno ancora in carcere, presto liberi tutti alcuni solidali con gli arrestati (da italy.indymedia.org 19/11/03) prigionieri MARCO CAMENISCH Il sito Freecamensich.net ha ricevuto e pubblicato i comunicati di due iniziative in solidarietà con Marco "Nella notte tra il 5 e il 6 novembre 2003, l'agenzia interinale Adia situata al numero 5 di Piazza "Opéra Louis Jouvet" (75009 Paris) ha ricevuto dei cocktails di molotov. Sul posto è stato lasciato il seguente testo: "Contro gli sfruttatori e i carcerieri di tutti i generi: Fuoco! Solidarietà con Marco Camenisch e tutti i prigionieri in lotta". (da freecamensich.net 16/11/03) Questa domenica 16 novembre, abbiamo bloccato e barricato la porta della Camera di commercio svizzera in Belgio, via delle Nazioni n.24, al 1050 di Bruxelles, in solidarietà con Marco Camenisch. Marco è un militante rivoluzionario anarco-ecologista detenuto in Svizzera, per le sue condizioni di detenzione sono state organizzate molte campagne internazionali di sostegno, radunando iniziative in Francia, Italia, Svizzera, Argentina, Spagna e Belgio. Un primo presidio di solidarietà con Marco Camenisch si è tenuto davanti alla cancelleria svizzera di Bruxelles: per un'ora, il 18 gennaio, una ventina di membri e simpatizzanti del Soccorso Rosso Belga e della Croce Nera Anarchica/Gent hanno dispiegato su via "la Loi" degli striscioni in solidarietà con Marco. Un presidio simile era stato previsto anche per il 3 novembre, ma la polizia di Bruxelles è intervenuta: i primi dieci manifestanti sono stati accerchiati e interrogati dalla polizia in assetto anti sommossa, gli striscioni sono stati sequestrati, le persone identificate, ecc. La repentina repressione di una manifestazione pacifica così ridotta (per i tempi, per il numero dei partecipanti, per il disturbo che avrebbe potuto provocare) mostra come le nostre libertà siano solo formali. (da freecamensich.net 16/11 ELP Information Bulletin (9 novembre 2003 – estratto) Nel luglio 2001 era stata messa in atto un azione anti-GM in Galles per rendere il Galles libero dai GM. Come l'ELP ha riportato l'anno scorso, nell'aprile 2002, due attivisti anti-GM, Rowan Tilly e Yvonne Davies erano stato accusati di aver danneggiato i raccolti e condannati a pagare una multa. L'ultimo aggiornamento è quello del 28 ottobre 2003 che riguarda la chiamata alla Brighton Magistrates Court per la Rowan, colpevole di non aver pagato la sua multa di 750£. In tribunale Rowan è stata informata dai Magistrati che il mancato pagamento della multa consiste in un fatto serio che può essere condannato con 28 giorni di carcere. In tribunale, Rowan ha rifiutato ripetutamente di fornire qualsiasi tipo di informazione sulla sua situazione finanziaria che possono provare la sua posizione di "non cooperazione", lasciando intendere che non intende pagare la multa per principio. Avendo constatato che non sarebbero riusciti a ottenere denaro da Rowan, uno dei tre magistrati ha osservato che l'unica soluzione è quella di un periodo di incarcerazione. Quindi le è stato chiesto di accomodarsi nella parte posteriore del tribunale per assistere all'intera sessione mattutina. Dopo due ore è stata rilasciata, e la Corte ha sentenziato che si era arrivati alla conclusione della questione! Il 4 novembre 2003 la Corte d'Appello ha stabilito che quattro attivisti antiGM, precedentemente dichiarati all'oscuro di qualsiasi attività criminale, sono stati condannati per un'accusa criminale. Agli inizi di quest'anno (marzo 2003) Elizabeth Snook, Olaf Bayer, Richard Whistance e William Hart sono comparsi davanti alla corte di Sherborne con l'accusa di aver provocato gravi danni alle coltivazioni GM di Dorset. I quattro sono stati accusati di aver costruito una grande barricata di legno all'entrata e di essersi rinchiusi all'interno dei trattori che stavano per essere usati per spargere i semi contaminati. Durante la prima udienza, nel marzo 2003, il Giudice Distrettuale aveva commentato l'azione dei quattro come "ragionevole" e aveva affermato che "li vedeva come persone molto informate sulle sementi GM che stavano tentando di proteggere la terra e gli animali". Tuttavia, in conseguenza all'appello presentato dal Direttore della Pubblica Accusa, Lord Justice Brooke e Mr Justice Silber hanno capovolto la decisione del giudice distrettuale sostenendo che "nella nostra giurisdizione, il giudice distrettuale si è mosso come una forza protettiva che non doveva essere disponibile". Quindi, come l'ELP aveva ben capito, i quattro dovevano obbligatoriamente essere accusati di qualcosa. Tuttavia, a questo punto, non sappiamo in cosa consisterà l'accusa e quale sarà la sentenza che gli verrà accollata. Se qualcuno ne è conoscenza, come ELP vi preghiamo di farcelo sapere il più presto possibile. NOTIZIE DA GIORNALI DEL POTERE Dopo quindici anni paga per la «fuga» dei visoni San Vito al Tagliamento - I giudici del Tribunale civile di Trieste hanno condannato L. I., 42 anni, di Trieste, presunta esponente del "Fronte animalista", a risarcire la fattoria "Bottos" di San Vito al Tagliamento, con oltre 61mila euro. Nel novembre 1988 vennero liberati 2.050 visoni causando il rilevante danno. (da Il Gazzettino del 16/11/03) Ecuador, un delitto multinazionale compagnie petrolifere e i movimenti che si sono opposti, ad esempio, al nuovo oleodotto Ocp - proprio un mese fa a Lago Agrio si erano riunite diverse organizzazioni ecuadoriane e internazionali per elaborare strategie comuni. Angel Shingre aveva 47 anni, dieci figli, l'undicesimo in arrivo. Dice Giuseppe de Marzo: «Parlavano di lui come di un sasso nella scarpa, uno che dava fastidio. Tolto lui però restano altri trentamila sassolini». (di M. Forti da Il Manifesto del 15/11/03) Usa: Exxon mobil condannata a pagare 12 miliardi per truffa NEW YORK - Exxon Mobil, una delle prime società petrolifere statunitensi, è stata condannata al pagamento di 12 miliardi di dollari per avere commesso frode finanziaria ai danni dello Stato dell'Alabama. A condannare l'azienda alla ingente penale è stata la Corte statale dell'Alabama la quale ha ritenuto Exxon Mobil responsabile per avere truffato la Regione in merito al pagamento delle concessioni per 13 pozzi di gas naturale trivellati lungo le sue coste. Secondo le accuse che erano state portate innanzi alla Corte dallo Stato dall'Alabama Exxon aveva ottenuto circa un miliardo di dollari deducendo la cifra dalle spese operative e pagando così concessioni inferiori rispetto a quelle previste. L'ingente cifra imposta dalla Corte a Exxon Mobil che ha sempre sostenuto di essere innocente - supera i 9,3 miliardi di dollari chiesti dall'accusa. Dei 12 miliardi di dollari comminati dai giudici 11,8 sono stati considerati a titolo risarcitorio e 63 milioni di dollari a titolo punitivo. (da SDA-ATS 14/11/03) MCDONALD'S Paris kebab Occupato da otto mesi per il licenziamento di un sindacalista Una sera nel centro di Parigi. Un semaforo. Osservando con attenzione il lato opposto della strada in attesa del verde, un McDonald's che non appare come tutti gli altri. Uno striscione che chiede di boicottarlo, fogli A4 con scritte di vario genere che tappezzano i vetri, adesivi militanti. Rue de Saint Denis ore 19, temperatura tra zero e cinque gradi centigradi, un centro sociale in una dependance delle multinazionale della polpetta? Da non credere. Proviamo a entrare. Piccoli tazebao scritti a mano o al computer, volantini sul bancone che di solito ospita hot dog a ritmi vertiginosi, una tabella «avenue de la precaritè» («via della precarietà») che sovrasta il corridoio. Vicino all'ingresso Linda e Tino Fortuna. La prima è un'attivista, il secondo, immigrato come buona parte dei lavoratori di quel Mc Donald's, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il locale è infatti occupato da otto mesi dai suoi 28 dipendenti, giorno e notte, per via del licenziamento di un loro rappresentante sindacale, Tino Fortuna appunto. «Il primo sciopero risale ormai a circa due anni fa», cominciano a raccontare la loro storia. Anche allora c'era stato un licenziamento, seguito da quello di altri quattro che avevano osato scioperare in solidarietà. Così, accadde che «ogni sabato 100-150 persone partivano da qui per bloccare altri McDonald's». La lotta pagò, come talvolta accade, e i licenziati furono reintegrati. Nel frattempo cambia la gestione ma non la mc-linea politica, i dipendenti si riducono da 50 a 28. Nessun allontanamento coatto, stavolta, né contratti a termine non rinnovati. «No, qui si fanno solo contratti a tempo determinato». Peccato che «per via delle condizioni di lavoro» molti preferiscono andar via appena possono. Il nuovo gestore preferisce non rimpiazzarli, semmai aumentare i carichi di lavoro per chi rimane. Con il ricorso allo straordinario, regolarmente non pagato, soprattutto per i dipendenti part time. Fino alle accuse di furti e, per quanto riguarda Tino, nella sua qualità di responsabile del personale di aver fatto «abusivamente» assumere alcune persone. Sfugge il senso del pastrocchio per cui un sindacalista si debba occupare anche del personale, ma sta di fatto che il suo licenziamento provoca quello che è sotto i nostri occhi. Otto mesi rinchiusi a turno in un McDonald's. Molti sono musulmani, come Nabil che consuma un kebab perché affamato dal digiuno del Ramadan. Vive nella banlieue di Saint Denis, dura periferia che in questi giorni ospita il forum, e quando entra un altro immigrato a chiedere aiuto perché accecato dal gas urticante spruzzatogli addosso da qualcuno che presumibilmente aveva aggredito, racconta con estrema naturalezza di come ormai su di lui, cresciuto alla dura legge della strada, i gas non facciano più effetto. Della loro storia hanno fatto anche un video che è stato proiettato ieri al social forum. Domani manifesteranno anche loro per un'«altra Europa possibile». (di A. Mas. da Il Manifesto del 14/11/03) E' successo il 4 novembre a Coca, cittadina della provincia di Orellana, nella regione orientale dell'Ecuador. Due persone si presentano da Angel Shingre, lo portano fuori città con la scusa di vedere un terreno in vendita, gli sparano quattro colpi e scappano. Un abitante della zona accorre e fa in tempo a sentire le ultime parole di Angel: «Sono state le multinazionali petrolifere, avvida Medardo ed Ernesto di stare attenti». per aver versato oltre 700 miliardi di litri di rifiuti oleosi e greggio in fosse aperte, inquinando al di là dell' immaginabile i terreni e i corsi d'acqua. Un vero e proprio disastro ambientale. Dopo dieci anni di battaglie: il processo a texaco è cominciato proprio un paio di settimane fa a Lago Agrio, cittadina di frontiera dell' amazzonia ecuadoriana. Angel Shingre si era battuto per questo esito. Agricoltore e dirigente contadino, Angel Shingre era l'animatore di innumerevoli iniziative, dalla «rete di monitoraggio ambientale dell' Amazzonia» a comitati di persone danneggiate dalle attività Angel Shingre infatti era un sindacalista ed ecologista, da vent'anni lavorava per la difesa di quella regione amazzonica e dei diritti delle popolazioni indigene che la abitano: Coca in particolare, e la vicina Sucumbios, sono nella zona abitata dai trentamila nativi Huaorani che dieci anni fa avevano fatto causa alla Texaco (ora ChevronTexaco)petrolifere collaborava in questo con Accion Ecologica. Per tutto questo era un uomo noto - ovviamente anche alle imprese petrolifere, per cui era una spina nel fianco. Aveva ricevuto minacce. Negli ultimi giorni Angel era stato seguito, durante le ultime riunioni tenute con le comunità Huaorani. Commentavano che aveva pochi giorni di vita, ha riferito il fratello Medardo Shingre a Giuseppe De Marzo (dell'associazione A Sud, ecologia e cooperazione): è lui a riferirci come sono andate le cose. Le ultime riunioni Angel le aveva tenute nella zona di Pindo, dove operano le compagnie Petrocol e Petrobell. L'ultimissima, il giorno prima di essere ucciso, riguardava ancora la causa contro Texaco. Certo la sua dedizione alla causa dava fastidio, e parecchio. Le numerose organizzazioni ambientaliste e per la difesa dei diritti umani con cui aveva collaborato chiedono ora di far luce su questa morte, trovare i responsabili e chi li ha mandati: non ci vuol molto a capire che si tratta di un modo di intimidire tutto il movimento di difesa dei diritti delle popolazioni amazzoniche. Dice De Marzo: «Angel non era uno disposto a mercanteggiare». Nel 1998 fu detenuto per alcuni giorni nel carcere di Coca con l'assurda accusa di aver provocato uno sversamento di petrolio nella sua stessa casa. In quell'occasione «Francisco APPUNTAMENTI DAL 20 AL 27 NOVEMBRE Revelo, funzionario di Petroecuador, andò a casa di Angel a nome della sua impresa e delle DATA LUOGO EVENTO CONTATTI multinazionali» in affari nella zona: «gli offrì un milione di sucre, la vecchia moneta ecuadoriana 24/11/2003 Colleretto Giacosa Coordinamento NO-RBM sostituita nel gennaio del 2000 dal dollaro - la 07:30 Presidio settimanale [email protected] RBM - Maxer dollarizzazione imposta dal Fondo monetario Via Ribes 1 internazionale - e gli disse di scegliere tra i soldi e il carcere: Angel scelse il carcere. Due anni 25/11/2003 Nerviano (MI) Picchettaggio Coordinamento Anti-Pharmacia dopo fu scagionato». Molte volte era stato 16:30 Stabilimento di Nerviano AntiPharmacia [email protected] minacciato, questo ecologista incorruttibile. La sua morte colpisce tanto più perché l'omicidio Via Pasteur, ss 33 sempione politico non è molto diffuso in Ecuador - a 27/11/2003 Roma Vegan Godereccio differenza di altri paesi latinoamericani. Un precedente terribile. Un segno di quanto duro sia 21:00 Torre Maura Occupata Gran Bazar der Raccatto [email protected] lo scontro in corso in quella regione amazzonica: Via delle Averle Hostaria de Porta e Pja tra la compagnia Texaco e gli indigeni, tra tutte le