Importanza e prevenzione delle malattie trasmesse da zecche

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Importanza e prevenzione delle malattie trasmesse da zecche
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International Congress of
the Italian Association of Companion
Animal Veterinarians
May 19 – 21 2006
Rimini, Italy
Next Congress :
62nd SCIVAC International Congress
&
25th Anniversary of the SCIVAC Foundation
May 29-31, 2009 - Rimini, Italy
Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers
46
53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
Importanza e prevenzione delle malattie
trasmesse da zecche in Europa
Frédéric Beugnet
Med Vet, PhD, Dipl EVPC, Lion, Francia
Le tre principali zecche che interessano gli animali domestici sono Ixodes ricinus, Dermacentor reticulatus e Rhipicephalus sanguineus e tutte trasmettono diverse malattie: le
babesiosi canine, le ehrlichiosi-rickettsiosi-anaplasmosi, la
borreliosi di Lyme e le micoplasmosi feline (ex-haemobartonellosi).
Le tecniche di biologia molecolare (PCR) permettono di
effettuare delle ricerche epidemiologiche approfondite e
consentono anche di rilevare i diversi agenti eziologici presenti nelle zecche vettrici.
Dopo l’eliminazione della quarantena per i cani introdotti
nel Regno-Unito, uno studio realizzato a Bristol (Acarus
Laboratory) ha evidenziato che il 29% (12/42) dei cani era
portatore di Babesia e il 2% (1/43) di Ehrlichia canis. Nei
cani sottoposti a quarantena classica, il 20% (3/15) era infetto da Babesia, il 36% (5/14) da Ehrlichia canis, e il 27%
(3/11) era portatore di Leishmania. La maggior parte di questi cani aveva soggiornato in Italia, Francia o Spagna.
Nel 2001-2002, un’indagine con PCR su: 184 zecche, 632
cani, 243 gatti condotta in 55 cliniche veterinarie nel Sud
della Francia, ha evidenziato che 62 gatti (26,4%) erano
infetti da diverse forme di mycoplasmi (precedentemente
Hemobartonella): 79% da Mycoplasma haemominutum,
13%, da Mycoplasma haemofelis e 8% da entrambi.
I 2/3 dei gatti risultavano anche positivi da FeLV o FIV e
25 cani (4%) erano portatori di Babesia. Il 14% dei cani era
infestato da zecche contro il 21% dei gatti. Sui cani sono stati riconosciuti tutti i tipi di zecche (Ixodes, Rhipicephalus e
Dermacentor) mentre il 75% di quelle osservate sui gatti
erano Ixodes. Il 43% del totale delle zecche apparteneva al
genere Rhipicephalus (79/184), il 31,5% al genere Ixodes
(58/184) e il 24,5% al genere Dermacentor (45/184). 15 zecche del genere Rhipicephalus e Dermacentor su 184 (8%)
erano infettate da Babesia canis. 30 zecche (16,3%) erano
portatrici d’Ehrlichia. La metà di queste erano Ixodes (Anaplasma phagocytophila) e l’altra metà Rhipicephalus (Ehrlichia canis).
Il 2,5% delle zecche del genere Rhipicephalus erano portatrici d’Hepatozoon canis.
Questa indagine indica che in media 1 zecca su 10 è vettore di almeno un agente patogeno capace d’infettare il cane.
Nel 2004-2005, un’indagine condotta nel Sud della Francia (Centro, Rhône-Alpes e Auvergne), ad esclusione dell’estremo Sud già studiato nel 2001-2002, ha permesso di evidenziare delle infestazioni di zecche su cani e gatti. Sono
state raccolte 2118 zecche con 690 prelievi da 665 cani, 10
gatti, 9 cavalli, 3 ricci, 1 uomo, 1 bovino e 1 non identificato. Le forme adulte di Ixodes ricinus rappresentavano il
28,3% delle zecche, di Dermacentor reticulatus il 25,8% e
di Rhipicephalus sanguineus il 3,7%. Il resto era rappresentato dagli stadi immaturi e/o altre specie.
In quest’indagine i gatti erano infestati solo da Ixodes ricinus mentre sui cavalli, il 94% erano Dermacentor, il resto
Ixodes. La ricerca di agenti patogeni con tecnica PCR, realizzata con 337 prelievi di zecche della stessa specie, ha dato
i seguenti risultati:
- Ixodes ricinus (180 prelievi): solo il 36,6% non era infetto. Il 40% era portatore di DNA di un agente potenzialmente patogeno, il 21,7% era infetto da 2 agenti patogeni.
L’8% è portatore di DNA di Babesia, il 37% d’Anaplasma
e il 3% di Borrelia. Circa il 20% dei batteri identificati
erano di rickettsie simbiotiche.
- Dermacentor reticulatus (87 prelievi): il 30% era monoinfetto e il 2,3% bi-infetto; il 6% era portatore di DNA di
Babesia. Gli altri agenti sono stati considerati come rickettsie simbiotiche.
- Rhipicephalus sanguineus (15 prelievi): il 4% era portatore di DNA di Babesia canis, il 17% di DNA di Rickettsie
e il 7% di Ehrlichia canis.
È evidente che le zecche sono un importante veicolo di
agenti patogeni per i carnivori e per l’uomo. Risultati simili
si sono ritrovati in diversi paesi europei, con variazioni legate alla prevalenza di una specie sulle altre.
Ad oggi la miglior prevenzione di queste malattie resta la
lotta contro i vettori. Recenti studi di campo hanno dimostrato che l’utilizzo regolare di acaricidi ad attività residuale
permette di proteggere in modo efficace dalla trasmissione
di queste malattie (studi pubblicati per la borreliosi di Lyme,
l’ehrlichiosi e la babesiosi canina).
Nel 2002 è stato condotto uno studio presso i canili dell’esercito militare francese relativo alla prevenzione della
trasmissione dell’ehrlichiosi monocitaria canina. L’obiettivo
era quello di valutare la protezione conferita da un’applicazione mensile di fipronil spot on per un periodo di 12 mesi.
Sono stati trattati 55 cani dell’esercito, a Dakar (Sénégal) o
a Djibouti, e confrontati con 133 cani controllo e con 60 cani
di civili francesi che vivevano nel medesimo ambiente. Il
100% dei cani autoctoni non trattati ha sviluppato un’ehrlichiosi, contro il 22% dei cani dei civili (trattati irregolarmente). 2 cani (3,6%) dell’esercito hanno subito una sieroconversione senza dimostrare una sintomatologia clinica. Il
trattamento regolare dei cani con un acaricida ad elevata attività residuale ha quindi permesso di ottenere un tasso di protezione durante tutto lo studio del 96,4%.
Nel 2005 in Ungheria è stato condotto dall’Univeristà
degli studi di Budapest uno studio relativo alla prevenzio-
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ne della babesiosi canina. Lo scopo dello studio era quello
di verificare l’efficacia del fipronil in formulazione spot on
nel prevenire la trasmissione di Babesia canis da parte delle zecche del genere Dermacentor reticulatus. Nella prova
sono state arruolate 10 cliniche veterinarie distribuite sul
territorio ungherese ritenuto endemico di babesiosi canina.
Ciascuna clinica ha inserito 16-20 cani successivamente
assegnati in modo random ad 1 dei 2 gruppi. I cani del
gruppo 1 sono stati trattati con Frontline® spot-on mensilmente per 6 mesi direttamente presso le cliniche veterinarie per verificare la corretta applicazione del prodotto. I
cani del gruppo 2 non sono stati trattati oppure sono stati
trattati con antiparassitari diversi dal Frontline®. Tutti i
cani venivano portati nelle strutture veterinarie ogni 2 settimane per una visita clinica. Tutte le zecche presenti sugli
animali venivano raccolte e successivamente identificate in
Università. Se gli animali presentavano segni clinici di
babesiosi canina venivano immediatamente eseguiti dei
prelievi ematici e successivamente trattati con Imidocarb.
Una ricerca con PCR per rilevare il DNA di Babesia è stata eseguita sui campioni ematici e sulle zecche femmine di
D. reticulatus. Sono state raccolte 546 zecche dai 99 e 92
cani, rispettivamente del gruppo 1 e 2, di queste 524 erano
adulti e 22 erano ninfe. La maggior parte di queste (95,5%)
appartenevano a 2 tipi di zecche: Ixodes ricinus (336 zec-
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che) e D. reticulatus (169 zecche). Nessun cane del gruppo
Frontline® è risultato positivo al DNA di Babesia mentre il
50% dei cani che ha presentato una sintomatologia clinica
è risultato positivo alla ricerca di B. canis canis. 1 campione su 19 (5,2%) e 5 su 45 (11,1%) di D. reticulatus sono
risultati positivi alla PCR per B. canis, rispettivamente nel
gruppo 1 e 2. I risultati di questo studio dimostrano, sebbene non ci sia una prevenzione dell’aggressione da parte
delle zecche sui cani, che l’uso mensile e regolare di Frontline® spot-on sembra prevenire la trasmissione di B. canis
da parte delle zecche del genere D. reticulatus in diverse
aree endemiche dell’Ungheria.
Per la maggior parte delle malattie trasmesse da zecche,
tranne la babesiosi e la malattia di Lyme dove è possibile la
vaccinazione per i cani che vivono in zone endemiche anche
per brevi periodi, la miglior prevenzione è legata all’ispezione regolare degli animali associata all’applicazione regolare
di soluzione acaricida ad elevata attività residuale.
Indirizzo per la corrispondenza:
Frédéric Beugnet
Clinique Vétérinaire Clémenceau
70 Av. Clémenceau
69230 St Genis Laval - France
This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee