Web 2.0 - Corso di elementi di informatica e web
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Web 2.0 - Corso di elementi di informatica e web
Università Degli Studi Di Napoli – Federico II Facoltà di Sociologia - Corso di Laurea in Culture Digitali e Della Comunicazione Nuova visione del Web Dal web 1.0 al web 2.0 Elementi di informatica e web – a.a. 2014/2015 di Guido Fusco Nascita del web < 1989 Prima dello sviluppo del web le informazioni erano recuperate conducendo una serie di passaggi complicati e comandi per localizzare i dati, preparare la connessione remota e scaricare i dati in un computer locale, richiedendo una profonda conoscenza di comandi 1989 Tim Berners-Lee, all’epoca un ricercatore del CERN di Ginevra, presentò una bozza preliminare del protocollo di rete per il web dove proponeva l’adozione dei documenti ipertestuali. http://www.w3.org/Administration/HTandCERN.txt 1991 E’ stato l’anno più importante per la nascita del web: il 6 agosto venne pubblicato il primo sito web funzionante e accessibile da HTTP con un indirizzo WWW. WorldWideWeb è stato soltanto un browser dimostrativo e non fu mai disponibile per il pubblico. Primo sito web della storia Primo sito web Mosaic: primo browser pubblico 1993 Si deve agli studenti del NCSA (National Center for Supercomputing Applications) guidati da Marc Anderson, la creazione di Mosaic: un browser simile a quelli che conosciamo Web 1.0 Il Web è stato originariamente utilizzato per visualizzare documenti statici; in particolare, i primi siti Web erano formati da un insieme di pagine statiche con testo e immagini, concatenate da semplici link incrociati, esclusivamente realizzate in linguaggio HTML. Tali siti erano creati sulla base di un progetto iniziale, modificabile e aggiornabile soltanto operando direttamente su sorgenti HTML; le pagine erano realizzate una ad una ed allo stesso modo modificate, in caso di necessità, dagli sviluppatori. Questo, in estrema sintesi, il Web 1.0. intendendo definire la prima fase di diffusione del web, sfruttando una notazione puramente informatica che distingue le versioni di un software durate il suo ciclo di vita. Comportamento delle aziende: comunicazione unidirezionale, contenuti non adeguati per il web q In questa prima fase, mailing list, forum e newsgroup, ottennero attrattività solo da parte di una piccola comunità. L’interattività era quindi limitata, la comunicazione unidirezionale, e la Web designer produzione di contenuti dedicati ancora non era Internet Surfers prioritaria. q L’imprese preferivano riversare sul web i contenuti predisposti per altri media, più che per carenze tecniche anche per mancata lungimiranza e comprensione del nuovo panorama mediatico Autoreferenzialità dei siti web 1.0 «Berners-Lee immaginava un web di lettura/scrittura. Ma ciò che è emerso nel 1990 è stato essenzialmente un web di sola lettura in cui si aveva bisogno di un account con un ISP per ospitare il proprio sito web, tools speciali, e / o competenze HTML per creare un sito decente » (1) Dan Gillmor parla di siti web “decenti”, e questa oltre alla poca interattività, è un secondo fattore peculiare del web 1.0 , ed il più evidente come differenza con il 2.0. I siti internet che appartenevano a questa prima fase del web non erano altro che mere visualizzazioni di documenti ipertestuali statici, che quindi limitavano l’utente ad una semplice consultazione in grado di generare un rapporto unidirezionale. «Uno dei grandi problemi del web 1.0 era l’organizzazione delle informazioni all’interno dei siti. Con una metafora semplicistica, si parlava di ”alberi” : un tronco (l’home page) che si divide in rami (i canali), e così via fino alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irresolubile, finché non si `è deciso - e sono stati Delicious e Flickr, due ”campioni” del 2.0, a farlo - di rigirare il problema agli utenti. Ciascuno poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva con dei ”tag”…» (2) (1) D.Gillmor, We the Media, Grasroots journalism by the people for the people, O’Reilly, -‐ 2004 , cit., p.23 [1] (2) Alberto OIavi, noto blogger e giornalista italiano, insegnante presso la Scuola di Media Design e ArM MulMmediali di NABA e autore del blog Infoservi (hIp://www.infoservi.it/) Ma cosa accadeva nel 2000? Le dot com 1999 è stato dichiarato l’anno dell’esplosione delle Dot-com Il termine Dot-com viene anche utilizzato per identificare quelle aziende che impostarono un business improntato principalmente all'erogazione di servizi via web. Iniziarono a spuntare i primi siti web di commercio elettronico (e.commerce) Queste aziende, eccessivamente fiduciose nelle potenzialità della rete, si illusero di poter facilmente espandersi, ma si trovarono, in molti casi, a dover fare i conti con: Ø mancanza di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali. Ø Un approccio al web non ancora orientato all’utente Ø Un ossessione ad ottenere profitti e soprattutto il più velocemente possibile Bolla speculativa della new economy Proprio per questo le Dot-com furono le protagoniste, in negativo, della bolla speculativa della new-economy all'inizio degli anni 2000, quando, numerose di esse, fallirono generando una vera e propria recessione della New Economy. Oltre a queste vi sono ovviamente Dot-com che riuscirono, grazie ad una buona iniziativa imprenditoriale ed alla capacità di offrire servizi più interessanti ed innovativi Il principio centrale che sta dietro il successo dei giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo: essi hanno abbracciato la potenza del web per sfruttare l’intelligenza collettiva Es: Amazon ha fatto della partecipazione degli utenti una scienza. Conta su un numero sempre maggiore di recensioni da parte degli utenti, e ancora più importante, usa l’attività degli utenti per produrre risultati di ricerca migliori Nascita del web 2.0 Se la paternità del web è da attribuire a Tim Berners-Lee, quella riguardante la sua nuova visione (web 2.0) spetta invece a Tim O’Reilly, fondatore e amministratore delegato della casa editrice Media O’Reilly. Durante una sessione di brainstorming, tenutasi nel 2004 nel corso di una conferenza con il vice presidente della stessa casa editrice Dale Dougherty, O’Reilly ebbe modo di dare vita a questo termine per definire l’importanza che stava acquisendo la rete dopo la dot-com bubble L’impatto pervasivo di questo termine sulle dinamiche sociali, è stato talmente forte a tal punto da rendere l’etichetta “2.0”, non solo relegata al mondo dell’informatica ed in particolare del software Conference web 2.0 “Lo scoppio della bolla dot-com nell’autunno del 2001 ha segnato un punto di svolta per la rete. Molte persone sono giunte alla conclusione che la rete fosse assolutamente sopravvalutata, quando, invece, le bolle e le conseguenti crisi sembrano essere una caratteristica comune di tutte le rivoluzioni tecnologiche. Le crisi normalmente segnano il punto in cui una tecnologia in crescita è pronta a prendere il posto che le spetta, al centro del palcoscenico. I simulatori vengono eliminati, le storie di effettivo successo mostrano la loro forza e qui si inizia a comprendere cosa separa le une dalle altre. […] Dale Dougherty, pioniere del web e VicePresidente di O'Reilly, fece notare che, tutt’altro che “crollata”, la rete era più importante che mai, con nuove interessanti applicazioni e siti nascenti con una sorprendente regolarità. Inoltre, le società che erano sopravvissute al collasso, sembravano avere alcune caratteristiche in comune. Poteva essere che il collasso delle dot-com avesse segnato per la rete un punto di svolta tale che un richiamo all'azione definito come "Web 2.0" potesse avere senso? Concordammo con questa analisi e così nacque la Conferenza Web 2.0.” Tim O’Reilly What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software White paper di Tim O’Reilly O’Reilly nella pubblicazione di un articolo (2007) ha cercato di chiarire gli aspetti e i principi fondanti - «design pattern» - della rinnovata configurazione del Web: O’Reilly impostò l’articolo su due assi 1 Attraverso il confronto strutturato tra una 2 Individuando una mappa concettuale serie di applicazioni e servizi on line (Meme Map) attraverso la quale si che più rappresentano ed enfatizzano descrive il nucleo fondamentale del la nuova concezione della Rete, web 2.0 ed attorno ad esso una serie di rispetto a quelle più intrinsecamente applicazioni, concetti principi che legate al Web in versione 1.0 possono essere in una certa misura ricollegati a tale nucleo Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 Web 1.0 Web 2.0 DoubleClick Google Adsense Ofoto Flickr Akamai BitTorrent Mp3.com napster Britannica on line Wikipedia Siti personali Blogging evite upcoming.org e EVDB Ricerca nomi domini Ottimizzazione motori ricerca Pagine viste Cost per click (CPC) Screen scraping Web service Pubblicazione Partecipazione Sistema gestione contenuti wikies Directory (Tassonomia) Tagging (“folksonomia”) Stickiness Syndication Centralizzazione VS Decentramento Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 DoubleClick Google Adsense N e l c o n t e s t o d e l We b 1 . 0 DoubleClick è una delle società leader tra quelle che si occupano di fornire soluzioni pubblicitarie sulla rete per le compagnie multinazionali; il suo modello di business è dunque “centralizzato”, ovvero focalizzato sulle grandi aziende e i s i t i We b d i m a g g i o r e successo. Google AdSense offre la possibilità a chiunque - non più soltanto alle aziende e alle compagnie, ma anche agli utenti che realizzano, pubblicano e condividono contenuti e informazioni on line di fare pubblicità sul proprio spazio Web, attraverso l’inserimento di pubblicità gestita direttamente da Google. Il suo modello di business è quindi “decentrato”, vale a dire focalizzato sulla coda lunga. Flickr Ofoto Ofoto è uno dei siti Internet di maggior successo tra le applicazioni configurate in stile Web 1.0 che offrono agli utenti on line servizi di tipo fotografico a pagamento - Flickr, invece, è una delle applicazioni di social networking apprezzate dagli utenti del Web 2.0, che consente di pubblicare e condividere, in questo caso gratuitamente, immagini e fotografie, attraverso reti di contatto tra gli iscritti. Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 Akamai BitTorrent Anche in questo caso la differenza è tra “centralizzazione” e “decentramento”. Akamai fornisce piattaforme per la distribuzione di contenuti on line per aziende e colossi dell’ICT. In pratica copia i contenuti dai siti Web dei clienti direttamente sul proprio server (quando l’utente si collega al sito Web aziendale, accede al server Akamai senza accorgersene). BitTorrent, invece, è uno dei software peer to peer (P2P) di maggior successo on line; per peer to peer s’intende una rete che non prevede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer) che fungono sia da client che da server verso altri nodi. Questo modello è l’antitesi dell’architettura client- server. Mp3.com Napster Mp3.com è uno dei siti che consentono agli utenti di acquistare e ascoltare brani musicali in formato mp3, tra quelli presenti sul database dell’applicazione. Nel caso di Mp3.com è il sito che mette a disposizione degli utenti una base dati di brani musicali da ascoltare, in un’ottica di “centralizzazione” Con Napster il modello cambia: si tratta di un’applicazione di file sharing tra gli utenti del Web, che consente agli stessi utenti di condividere brani musicali in formato mp3. Sono gli stessi utenti a decidere quali file in formato mp3 scambiarsi, condividere con altri utenti e ascoltare, in una prospettiva di “decentramento”. Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 Britannica Online Wikipedia Britannica Online è la versione digitale dell’autorevole enciclopedia Britannica, fruibile direttamente in rete e a pagamento dagli utenti del Web 1.0. Wikipedia cambia la modalità di accesso e fruizione ad un’enciclopedia on line: totalmente gratuita e dai contenuti completamente sviluppati dal contributo congiunto dei suoi utenti, che possono pubblicare, integrare e condividere definizioni e spiegazioni in qualsiasi settore del sapere e della conoscenza. Personal web site BLog L’evoluzione dal Web 1.0 a quello in versione 2.0 è rappresentata dal passaggio dal sito Internet tipicamente “statico”, privo di logiche di interattività, progettato e sviluppato esclusivamente da esperti di informatica e di HTML al Blog, spazio Web potenzialmente accessibile a tutti gli utenti - grazie ad applicazioni di CMS che non richiedono più la conoscenza del linguaggio HTML in cui è possibile tenere traccia delle proprie idee e riflessioni, pubblicare notizie e informazioni di ogni genere, avviare forme di interazione più dinamiche e bidirezionali con il popolo della rete. Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 Ricerca nomi dominio Ottimizzazione motori di ricerca Nel Web 1.0 aziende e business acquistavano nomi di dominio generici di attività commerciali e beni di consumo al fine di rivenderli a prezzi gonfiati al miglior of ferente, potendo contare su un’espansione fortissima del mercato dei siti Web e su una legislazione al tempo lacunosa N e l We b 2 . 0 , i n v e c e , d a l l a speculazione si è arrivati all’ottimizzazione per i motori di ricerca, grazie alla presa di coscienza che il modo più efficace e vantaggioso per promuovere spazi in rete e fare affari sul Web sia di “farsi trovare”, ottimizzando - appunto - il proprio spazio in rete sui motori di ricerca di maggior successo. Page Views Costo per click Il numero di pagine visitate è sempre stato uno degli indici più utilizzati per calcolare il livello di penetrazione e attrattività di un determinato sito Web, come canale di promozione pubblicitaria. Negli ultimi anni, tuttavia, si sono affermate tecniche e modalità ritenute più efficaci e vantaggiose, come il Costo per click (pay per click - PPC), una tecnica pubblicitaria ormai molto diffusa: gli utenti che intendono promuovere il proprio sito o Blog in rete possono pagare per l’inserzione una quota proporzionale al numero di click degli utenti su quel dato spazio on line. Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0 Directories o Tassonomia Tagging o Folksonomy Il modello di strutturazione dei contenuti on line denominato Directories organizza i siti Web in base ad una struttura ad albero gerarchico di categorie di contenuti pubblicati. Un vantaggio di tale modello è l’univocità della categorizzazione, poiché ogni sito Internet è associato a categoria ben definita Il Tagging consiste nell’associare a interi siti o spazi on line, così come a singole sezioni o contenuti specifici, uno o più tag che descrive la risorsa pubblicata. Si tratta di un modello di strutturazione dei contenuti sicuramente più flessibile rispetto a quello basato su categorie, che ha stimolato la diffusione del concetto di folksonomia, ovvero una classificazione dei contenuti Web libera e personalizzata, gestita dagli utenti stessi. Pubblicazione Partecipazione Il concetto di Pubblicazione rimanda alla concezione di uno spazio Web come ambiente chiuso e statico, scarsamente interattivo, in cui gli utenti possono soltanto visitare, dunque gestito dal punto di vista editoriale e tecnico in maniera centralizzata e top down Partecipazione, tipico del Web 2.0, con spazi on line aperti, dinamici e soprattutto interattivi, in cui ciascun utente può contribuire attivamente con idee, progetti e contenuti propri.. Meme map Con l’obiettivo di rendere sempre più chiaro cosa si intenda per Web 2.0, dal punto di vista dei design pattern e dei rinnovati modelli di business, Tim O’Really ha integrato e completato la sua definizione della nuova versione del Web, affermando che «non ha dei confini chiari, ma, piuttosto, un centro di gravità. E’ possibile rappresentare il Web 2.0 come un insieme di principi e di pratiche che accomunano una sorta di sistema solare di siti, i quali applicano alcuni di tali principi, ad una distanza variabile dal centro». A riguardo, Tim O’Really ha individuato una vera e propria mappa concettuale definita Meme Map - attraverso la quale descrivere appunto il nucleo fondamentale del Web 2.0 e, attorno ad esso, una serie di applicazioni, concetti e principi che possono essere ricollegati, in maggiore o minor misura, a tale nucleo. Meme map, Tim O’Reilly I mezzi che ne permettono la realizzazione Flickr, del.icio.us Tagging Non tassonomia BitTorrent: decentralizzazione radicale Gmail, Google Maps,Ajax. Arricchimento dalle esperienze degli utenti PageRank, eBay, Gli utenti come collaboratori Google AdSense: Customer self service che rende possibile la long tail Posizionamento strategico: Web come piattaforma Blogs: Partecipazione non pubblicazione Wikipedia: Fiducai radicale Posizionamento utente: Voi controllate i vostri dati Servizi non pacchetti di software Architettura di partecipazione Competenze centrali: Scalabilità efficace dal punto di vista dei costi Fonti remixabili e trasformazione dei dati Il software a un livello superiore rispetto al singolo dispositivo Un attitudine, no un tecnologia I dati come un nuovo “Intel Inside” Sfruttamento dell’intelligenza collettiva Il diritto a remixare The long tail Hackability Beta perpetuo Gioco Fiducia negli utenti Il comportamento dell’utente non è predeterminato” Il web come insieme di componenti Arricchimento dell’esperienza dell’utente Il software che migliora con l’aumentare degli utenti Possibilità di abbinare un indirizzo a porzioni di contenuto I principi scaturiti dal nucleo Il web 2.0 è una piattaforma Web 2.0 è una PIATTAFORMA 25 Piattaforma di elaborazione e piattaforma di sviluppo Prima di scendere nel dettaglio, vediamo qual è il significato di piattaforma in informatica: In genere si usa distinguere il concetto in piattaforma di elaborazione, e piattaforma di sviluppo. • Piattaforma di elaborazione sta a indicare un insieme di tecnologie (hardware e software) che permette di eseguire un programma software; • Piattaforma di sviluppo sta a intendere un insieme di tecnologie (hardware e software) che permette di creare nuovi software. Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (SERVIZI E NON PACCHETTI DI SOFTWARE) Nella prima fase, che abbiamo denominato web 1.0, il web era paragonabile a una grande bacheca, sulla quale, persone specializzate, pubblicavano le pagine web. Secondo il paradigma del web come piattaforma di elaborazione, il web può ora offrire le stesse funzionalità, rispetto ad applicazioni desktop; servizi non pacchetti di software. Con il Web 2.0 si arriva ad applicazioni e a software-servizi, accessibili e utilizzabili direttamente on line ; il processo si sposta dal proprio computer alla piattaforma web – la “nuvola” secondo il paradigma del cloud computing, che mette a disposizione degli utenti le applicazioni in modalità di servizio (software as service). Il proprio computer diventa un terminale di accesso, in cui le sole cose richieste sono un collegamento ad internet e un browser (thin client). Cloud Computing Nuova piattaforma di elaborazione Vecchia piattaforma di elaborazione Internet …si sposta dalla rete come insieme di dati… dai “fat client”… dal software come prodotto… dal software come release… …alla rete come insieme di applicazioni …al “thin client” …al software come servizio …al miglioramento continuo dal lavoro individuale… …al lavoro cooperativo dalla centralità delle funzioni… …alla centralità dei dati dall’era di Microsoft… …all’era di Google Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (FINE DEL CICLO DI RILASCIO DEL SOFTWARE) Questo nuovo modo di definire un programma, non più come prodotto, ma come servizio, determinerebbe la fine del ciclo di rilascio di un software. Infatti, il nuovo paradigma del web come piattaforma di elaborazione, sostituisce la pratica da parte dei colossi dell’informatica di implementare costantemente - spesso quotidianamente - modifiche, integrazioni e miglioramenti in progress nell’architettura strutturale e soprattutto funzionale delle applicazioni. Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (IL SOFTWARE SUPERA IL LIVELLO DEL SINGOLO DISPOSITIVO) Procedendo in questa direzione, si andranno eliminando i problemi di portabilità e compatibilità, nonché del costo delle licenze e dell’aggiornamento della propria versione del software: il Web 2.0 non è più limitato alla piattaforma PC, applicazioni e servizi del nuovo Web sono sempre più basati su un’architettura software scritta senza vincoli dettati dal singolo dispositivo, con funzionalità che possono essere eseguite direttamente su molti dei device a disposizione, in modo integrato e trasparente. Si tratta, dunque, di una rinnovata concezione del nuovo Web, in stretta correlazione con la convergenza dei device che caratterizza l’attuale società digitale. Il web 2.0 fa si che il software supera il livello del singolo dispositivo (Software Above the Level of a Singole Device ). Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (RICH USER EXPERIENCE) L'utilizzo di applicazioni Web-based, ha reso possibile una maggiore consapevolezza nell’utilizzo di tecnologie già esistenti, permettendo la costruzione d’interfacce dinamiche e fortemente interattive tali da fornire una rich user experience (Arricchimento dell’esperienza dell’utente) simile a quella fornita dalle applicazioni desktop, con interfacce utente molto più sofisticate senza, tuttavia, infastidire eccessivamente l’utente e tenendo conto delle esigenze di usabilità e di accessibilità. Le applicazioni del Web 1.0, si basavano sul paradigma “click, wait and refresh“, che sta a significare che se volevamo cambiare lo stato di una applicazione bisognava cliccare un link ed aspettare che veniva caricata la pagina seguente. Occorreva ricaricare l’intera pagina sia se si trattava di una lunga lista di dati sia se le informazioni da cambiare nella pagina corrente erano poche. Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (LUNGA CODA) Inoltre, Tim O’Really lega il principio di Web as Platform a un nuovo design pattern del Web 2.0: Se oltre a far leva sul principio software come servizio e non come prodotto si considera il customer-self service, intenso come la capacità di dare più potere ed autonomia all'utente. Basandosi dunque su questa capacità del “nuovo web” è possibile raggiungere l’intero web, le periferie, non solo il centro, la "lunga coda", non solo la testa. DoubleClick pur trattando il software come servizio, il suo modello di business era incentrato sulla pubblicazione e non la partecipazione, per cui gli inserzionisti e non i consumatori dovessero comandare. L’offerta di DoubleClick richiedeva un formale contratto di vendita, limitando il proprio mercato a poche migliaia di siti tra i più grandi. Il successo di Google deriva dalla comprensione di quello che Chris Anderson definisce long tail, il potere collettivo dei piccoli siti che costituiscono il grosso del contenuto del web. Web 2.0 - Piattaforma di sviluppo (NUOVE APPLICAZIONI A PARTIRE DA QUELLE ELEMENTARI GIA’ ESISTENTI) Nella visione del web come piattaforma, oltre al processo di elaborazione di applicazioni, vi è il processo di costruzione di nuove applicazioni In questa situazione il web si configura come un ambiente che mette a disposizione tutti gli elementi necessari per creare nuove applicazioni (Applicazioni MASHUP) Per spiegare meglio questo concetto, ci rifacciamo a un tipico esempio che si usa per mettere a confronto il web 1.0 e il web 2.0: i mattoncini lego. Nel nostro caso, i singoli pezzi della lego sono i componenti software elementari, dove ognuno di essi svolge una propria funzione. Componendo i singoli “mattoncini”, nella maggior parte senza nessuna competenza particolare, otteniamo nuove applicazioni o nuovi contenuti che possono essere utilizzati dagli utenti. Continuando nel parallelo, il funzionamento del web come piattaforma di sviluppo è possibile solo se i singoli “mattoncini”, siano configurati in modo uniforme (standard uniforme), in modo tale che possono essere “incastrati” tra di loro Il web 2.0 è una partecipativo Web 2.0 è PARTECIPATIVO Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA) Altro principio centrale individuato da Tim O’Really per completare e integrare la sua definizione di Web 2.0 fa riferimento all’idea di sfruttare l’intelligenza collettiva (Harnessing Collective Intelligence) degli utenti del Web. «Che cos'è l'intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva.» Pierre Lévy Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA) - esempi …dal contributo dell’enorme massa critica di piccoli venditori e acquirenti [ebay e Amazon]…al contributo per migliorarne o integrare definizioni, istruzioni o descrizioni, in un’ottica di collaborazione e partecipazione attiva [Wikipedia]…per passare all’infrastruttura dei link e sul Page Rank per definire il livello di pertinenza delle ricerche on line [Google]. Web 2.0 – Partecipativo (BETA PERPETUO) In questa prospettiva di partecipazione collettiva, nel Web 2.0 è possibile individuare una vera e propria “architettura della partecipazione” attraverso la quale gli utenti aggiungono valore all’infrastruttura di comunicazione e interazione del Web, nonché agli strumenti e alle applicazioni on line. Il Web 2.0 è fondato, dunque, sulla progettazione continua di software e applicazioni basata sull’utilizzo effettivo degli utenti. È il caso del cosiddetto “beta perpetuo”, in altre parole della continua evoluzione progettuale degli strumenti e delle applicazioni di rete. Il servizio Gmail, infatti, è stato rilasciato il 31 marzo 2004. Solo il 7 luglio 2009, dopo oltre 5 anni di permanenza nello status di beta pubblica, è stato promosso alla condizione di definitiva. Nel Web 2.0 i dati sono il nuovo INTEL INSIDE Web 2.0 – i dati sono il nuovo Intel inside. Altro elemento centrale del Web 2.0, è rappresentato dal fatto che i dati prodotti dagli utenti rappresentano il vero valore del web. La definizione fa riferimento a una nota strategia di marketing della intel degli anni ’80: i dati rappresentano il valore del web come il processore rappresenta il vero valore del Personal Computer. Infatti, ogni significativa applicazione o servizio sinora è stata supportato da un database specializzato: § Il web crawl di Google; § La directory di Yahoo!; § Il database prodotto di Amazon; § Il database di prodotti e venditori di eBay; § Il database di cartine di MapQuest; § Il database delle canzoni distribuite di Napster. Secondo O’Reilly, “la gestione dei database è una competenza centrale delle società Web 2.0, al punto che spesso abbiamo definito queste applicazioni come "infoware" piuttosto che semplicemente software”. Web 2.0 Definizioni Il Web 2.0 e la metafora dei ciechi e dell’elefante Riuscire a dare una definizione condivisa del web 2.0 è un obiettivo complesso e difficile da raggiungere; ognuno prova a darne la propria visione, giungendo a definire tanti rovesci della stessa medaglia Amy Shuen(1), per spiegare i diversi punti di vista nell’affrontare l’argomento web 2.0, si rifà alla parabola indiana, i ciechi e l’elefante(2) (1) A Strategy Guide Business thinking and strategies behind successful Web 2.0 implementaMons (2) Canone Buddista Udana VI, 4, 66-‐69 Prima definizione di Tim O’Really Pur se non vi è ancora una definizione univoca, nè probabilmente mai ci sarà, se proprio dobbiamo spingerci nel tentare di abbozzare una definizione del web 2.0 , è bene dare la parola a chi il termine l’ha creato: Tim O’Reilly. «Il Web 2.0 è la rete come piattaforma, attraverso tutti i dispositivi collegati; le applicazioni Web 2.0 sono quelle che permettono di ottenere la maggior parte dei vantaggi intrinsechi della piattaforma, fornendo il software come un servizio in continuo aggiornamento che migliora più le persone lo utilizzano, sfruttando e mescolando i dati da sorgenti multiple, tra cui gli utenti, i quali forniscono i propri contenuti e servizi in un modo che permette il riutilizzo da parte di altri utenti, creando una serie di effetti attraverso un "architettura della partecipazione" e andando oltre la metafora delle pagine del Web 1.0 per produrre così user experience più significative.» (3) Da cui si possono estrarre le parole chiave: §La rete come piattaforma, §Software come servizio, §Utilizzo dei dati da sorgenti multiple, §Architettura della partecipazione - Beta perpetuo; §Produzione di contenuti da parte degli utenti, §Rich user experience (3) web.archive.org/web/20051013075639/hIp://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web_20_compact_definiMon.html Seconda definizione di Tim O’Really Una seconda definizione, la troviamo contenuta all'interno del documento "Web 2.0 Principles and Best Practices"(3) , dove O’Reilly sostiene che:. «Web 2.0 è un insieme di tendenze economiche, sociali e tecnologiche che formano insieme la base per la prossima generazione di Internet - un più maturo e distinto mezzo caratterizzato dalla partecipazione degli utenti, dall’apertura e dagli effetti della rete» Anche da qui si possono identificare i concetti: §Tendenze economiche, sociali e tecnologiche, §Partecipazione; §Aperto. (3) hIp://oreilly.com/catalog/web2report/chapter/web20_report_excerpt.pdf Terza definizione di Tim O’Really La terza e ultima definizione di O'Reilly, che propongo prima di scendere in un'analisi più approfondita, è la più recente. Scritta a dicembre 2006 è nata come prodotto di una discussione online tra lo stesso O'Reilly e la comunità che s’interroga sul significato del termine Web 2.0: «Il Web 2.0 è la rivoluzione del business nell'industria informatica, causata dallo spostamento verso internet come piattaforma, e da un tentativo di capire le regole per il successo su questa nuova piattaforma. Il punto principale tra tutto ciò è questo: costruire applicazioni che sfruttando gli effetti della rete che migliorano man mano più persone le utilizzano»(4) Da cui i seguenti punti chiave §Business nell'industria informatica, §Internet come piattaforma, §Beta perpetuo. (4) hIp://radar.oreilly.com/2006/12/web-‐20-‐compact-‐definiMon-‐tryi.html Centralità dell’utente Riassumendo, possiamo dire che il punto cardine, e quindi elemento fondamentale di questo concetto, è senza dubbio l'acquisita centralità dell'utente nel processo di partecipazione alla crescita del Web. Attorno a ciò ruotano tutti gli elementi innovativi dalla logica del Web 2.0 come la collaborazione, la condivisione e l'unione delle informazioni. L'utente riveste un ruolo da protagonista poiché insostituibile fonte d’informazioni di qualsiasi tipo ad alto valore tecnico e commerciale. «Il Web 2.0 è una piattaforma tecnologica di applicazioni, basate su tecnologie interattive che abilitano la partecipazione attiva degli utenti e che consentono un elevato livello di interazioni fra gli utenti stessi per connettersi, comunicare, condividere e collaborare on line. Su questa piattafirma tecnologica nascono nuove dinamiche relazionali, nuovi modelli di business, e nuove opportunità per le aziende»(5) (5) Comunicare 2.0. Lavorare con gli strumenM del nuovo web. A.Clerici, M. De Pra, G. Salvioc. Ed. APOGEO -‐ 2012 Le applicazioni Web 2.0 Social Media e Social Software L’uso sociale del web partecipativo, collaborativo ha dato vita ad una nuova etichetta, ormai assestatasi nel discorso sociale, tecnologico e commerciale su internet: il termine in questione è social media. Andreas Kaplan e Michael Haenlein hanno definito(6) I Social Media sono un gruppo di applicazioni Internet basate sui presupposti ideologici e tecnologici del Web 2.0 che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti I social software sono l’insieme delle applicazioni accessibili tramite internet che sono utilizzate dagli utenti per connettersi fra loro, comunicare, condividere contenuti e contribuire alla creazione di nuovi (6) Kaplan Andreas M., Haenlein Michael, (2010), “Users of the world, unite! The challenges and opportuniMes of social media, Business” Horizons, Vol. 53, Issue 1 Social Media e Social Software Accezione TECNOLOGICA Accezione IDEOLOGICA (visione strumentale) (visione funzionale) I social media coincidono con social software I social media sono l’insieme delle informazioni che risultano dalla creazione e dalla diffusione dei contenuti on line degli utenti. Ad esempio: qYouTube è un social media, basato su una piattaforma social software che consente di condividere contenuti video; qWikipedia è un social media, basato su una piattaforma social software che consente ai suoi utenti di collaborare alla scrittura di nuovi lemmi dell’enciclopedia; Un’altra definizione di social media In questa nuova visione, è possibile definire Il web 2.0 come: Un contenitore ideologico e tecnologico, in cui trovano spazio, nuovi media interattivi (social media) basati su applicazioni web (social software) che permettono agli utenti di connettersi, comunicare, condividere, collaborare Esistono numerosi social software o applicazioni del web 2.0, ciascuna fondante su un insieme di obiettivi o ambiti di utilizzo: Comunicare; Condividere; Collaborare; Co-partecipare; Categorizzare; Contribuire alla conoscenza; Creare community). Centralità dell’utente Centralità dell’utente Web 2.0 Un termine controverso Critiche al termine web 2.0: una vuota operazione di marketing A lanciare il sasso (e a originare tutto il dibattito) è stato Tim Bray, noto come inventore di XML, che pubblicò sul suo blog un post nel quale accusava l’espressione web 2.0 di essere una vuota operazione di marketing, della quale condivideva solo i fattori che avevano portato ad una ripresa economica, senza però trovarne uno comune Tim Bray “[…] Supponendo che ci sia qualcosa di concreto dietro il mantra, di cosa si tratta? Bene, per Tim ed i feed di del.icio.us, il web 2.0 riguarda un network sociale, Ajax servizi e piattaforme e la coda lunga. E cosa hanno in comune queste cose? Buona domanda; non so la risposta. ... Quindi, nella grande figura del web 2.0 cosa è rilevante e cosa è una montatura? (7) A rispondergli fu lo stesso Tim O’Reilly: “Web 2.0 non è altro che una sorta di slogan facile da ricordare, in grado di fare presa, ma se ha avuto successo è solo perché capace di catturare in modo efficace una sorta di zeitgeist , di dare il senso di quello che sta accadendo sul web” (8) (7) Tim Bray, Web 2.0 or not?, 2005 (8) Not 2.0? -‐ hIp://radar.oreilly.com/2005/08/not-‐20.html Tim O’Reilly web 2.0: Un termine limitativo Più che critica, c’è chi invece, come Luca Grivet Foiaia, il termine web 2.0 lo reputa limitativo “il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente parlando, l'evoluzione va oltre i confini della rete intesa come world wide web, mondo di browser e ed ipertesti. L'affermazione oltre il web, come VoIP, il mobile marketing, il file sharing, il podcasting, suggeriscono che sarebbe più corretto definirlo Internet 2.0 (9) Luca Grivet Foiaia Sulla stessa linea, Paola Peretti, che però giustamente osserva che ampliando i canali di riferimento è giusto utilizzare un termine che indichi l’intero mondo digitale: ““il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente parlando circoscrive un ambito (world wide web, mondo di browser e ed i ipertesti) che stando all'evoluzione dei diversi mezzi di comunicazione (social media, mobile, applicazione Smartphone e tablet per esempio) sono delle componenti, ma non le sole. Ecco che sarebbe più corretto definirlo Digital 2.0” (10) Paola Peretti (9) WEB 2.0 GUIDA AL NUOVO FENOMENO DELLA RETE – di Grivet Foiaia Luca – HOEPLI 2007 (10) Digital MarkeMng – di Paola Perec – APEOGEO 2011 Due punti di vista… Ritornando invece al carattere polemico, non tanto sull’etichetta, quanto su alcune delle parole chiave (collaborare, co-partecipare) e sull’utilizzo di strumenti e applicazioni del web 2.0 da parte delle aziende “I sostenitori del web 2.0 idolatrano il dilettantismo e diffidano della professionalità, lo vediamo nel modo in cui glorificano wikipedia, lo vediamo nell’adorazione nei confronti del software open source e nella campagna condotta favore del blogging come alternativa ai Nicolas G. Carr media convenzionali” (11) “Perché gli utenti dovrebbero continuare a pubblicare tutti quei dati privati, dai quali una manciata di aziende ricava miliardi di dollari di profitti? Perché dovrebbero cedere gratuitamente i loro contenuti mentre un pugno di imprenditori del Web 2.0 sta guadagnando milioni? Ciò di cui vi è necessità è di modelli economici che aiutino i dilettanti ambiziosi a guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. E’ nostro dovere trasformare il dilettante in professionista, far si che si sbarazzi dei lavori precari trasformando i nuovi media da faccenda relegata alle ore notturne, in un terreno favorevole per la prosperità economica” (12) (11) hIp://www.roughtype.com/archives/2005/10/the_amorality_o.php (12) Zero comments. Teoria criMca di internet Lovink Geert-‐ Mondadori Editore Lovink Geert L’etichetta Web 2.0 una “mancanza di fantasia e un trucco di marketing” Anche in Italia c’è chi descrive l’etichetta web 2.0 non solo «una mancanza di fantasia da parte chi l’ha coniato», ma «un trucco di marketing». E’ il caso di Davide Bennato docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia dei media digitali presso L’Università di Catania: ““[…] E’ interessante notare che il passaggio al Web 2.0 (detto anche web dinamico, per via della natura dei siti) non implica un passaggio tecnologico, ma progettuale. In pratica le tecnologie alla base della rete sono rimaste pressoché uguali. […] Il Web 2.0, a dispetto del nome, non è un cambiamento tecnologico, è un cambiamento progettuale che sconta nel suo nome un’assoluta mancanza di fantasia da parte di chi ha coniato il termine. […] La conseguenza di ciò è stata duplice. Da un lato immaginare il passato come Web 1.0, quando il realtà il web non ha bisogno di numeri che lo connotano perché non è una tecnologia il cui versioning è definito da un numerale. Davide Bennato […] Per comprendere quanto il termine Web 2.0 sia soltanto un trucco di marketing, emblematica è la controversia in cui la O’Reilly Media ha chiamato in causa la IT@Cork perché quest’ultima lo aveva consapevolmente utilizzato nella denominazione di una serie di seminari su Ict, mentre il termine era stato registrato come marchio commerciale dalla stessa O’Reilly Media.” (13) (13) Sociologia dei media digitali. Relazioni sociali e processi comunicaMvi del web partecipaMvo. Davide Bennato -‐ Ed. Laterza. 2011 La critica di Tim Berners-Lee Tra le diverse polemiche nate sulla più adatta attribuzione del termine web 2.0, sia riguardante ad una correttezza storica che scientifica, l’intervento di maggior rilievo che merita di essere citato è quello del padre del web, Tim Berners-Lee che si è espresso chiaramente a proposito di questo passaggio: “[…] web 1.0 era tutto nel connettere le persone (connecting people). Era uno spazio interattivo. E io penso che il web 2.0 sia di fatto solo un’espressione gergale, nessuno sa neanche cosa significhi. Se il web 2.0 per voi sono blog e wiki , allora questo consiste in persone che parlano a persone (people to people). Ma questo è ciò che il il web si supponeva che fosse fin dall’inizio. E infatti, vedete che questo cosiddetto web 2.0 significa utilizzare gli standard che sono stati prodotti da coloro che lavorano sul web 1.0” (14) “ […] Il web 2.0 non è nulla di nuovo , […] Tutte le componenti del cosiddetto web 2.0 c’erano già alla nascita del web, e quindi possiamo piuttosto parlare di una sua naturale evoluzione” (15) (14) V. Di Bari, Web 2.0. I consigli dei principali esper5 italiani e internazionali per affrontare le nuove sfide,-‐ Il Sole 24 Ore, 2007 (15) Ibidem Licenza Creative Commons Il presente materiale è pubblicato con licenza Creative Commons 3.0 Italia “Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo” http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it