Web 2.0 - Corso di elementi di informatica e web

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Web 2.0 - Corso di elementi di informatica e web
Università Degli Studi Di Napoli – Federico II
Facoltà di Sociologia - Corso di Laurea in Culture Digitali e Della Comunicazione
Nuova visione del Web
Dal web 1.0 al web 2.0
Elementi di informatica e web – a.a. 2014/2015
di Guido Fusco
Nascita del web
< 1989
Prima dello sviluppo del web le informazioni erano recuperate conducendo una serie di
passaggi complicati e comandi per localizzare i dati, preparare la connessione remota e
scaricare i dati in un computer locale, richiedendo una profonda conoscenza di
comandi
1989
Tim Berners-Lee, all’epoca un ricercatore del CERN di Ginevra,
presentò una bozza preliminare del protocollo di rete per il web
dove proponeva l’adozione dei documenti ipertestuali.
http://www.w3.org/Administration/HTandCERN.txt
1991
E’ stato l’anno più importante per la nascita del web: il 6 agosto venne pubblicato il
primo sito web funzionante e accessibile da HTTP con un indirizzo WWW.
WorldWideWeb è stato soltanto un browser dimostrativo e non fu mai disponibile per il
pubblico.
Primo sito web della storia
Primo sito web
Mosaic: primo browser pubblico
1993
Si deve agli studenti del NCSA (National Center for Supercomputing Applications) guidati da
Marc Anderson, la creazione di Mosaic: un browser simile a quelli che conosciamo
Web 1.0
Il Web è
stato originariamente utilizzato per
visualizzare documenti statici; in particolare, i primi
siti Web erano formati da un insieme di pagine
statiche con testo e immagini, concatenate da
semplici link incrociati, esclusivamente realizzate
in linguaggio HTML. Tali siti erano creati sulla base
di un progetto iniziale, modificabile e aggiornabile
soltanto operando direttamente su sorgenti HTML;
le pagine erano realizzate una ad una ed allo
stesso modo modificate, in caso di necessità, dagli
sviluppatori.
Questo, in estrema sintesi, il Web 1.0. intendendo
definire la prima fase di diffusione del web,
sfruttando una notazione puramente informatica
che distingue le versioni di un software durate il
suo ciclo di vita.
Comportamento delle aziende: comunicazione unidirezionale,
contenuti non adeguati per il web
q In questa prima fase, mailing list, forum e
newsgroup, ottennero attrattività solo da parte di
una piccola comunità. L’interattività era quindi
limitata, la comunicazione unidirezionale, e la
Web designer
produzione di contenuti dedicati ancora non era
Internet Surfers
prioritaria.
q L’imprese preferivano riversare sul web i contenuti
predisposti per altri media, più che per carenze
tecniche anche per mancata lungimiranza e
comprensione del nuovo panorama mediatico
Autoreferenzialità dei siti web 1.0
«Berners-Lee immaginava un web di lettura/scrittura. Ma ciò che è emerso nel 1990 è stato essenzialmente
un web di sola lettura in cui si aveva bisogno di un account con un ISP per ospitare il proprio sito web, tools
speciali, e / o competenze HTML per creare un sito decente » (1)
Dan Gillmor parla di siti web “decenti”, e questa oltre alla poca interattività, è un secondo
fattore peculiare del web 1.0 , ed il più evidente come differenza con il 2.0. I siti internet che
appartenevano a questa prima fase del web non erano altro che mere visualizzazioni di
documenti ipertestuali statici, che quindi limitavano l’utente ad una semplice consultazione in
grado di generare un rapporto unidirezionale.
«Uno dei grandi problemi del web 1.0 era l’organizzazione delle informazioni all’interno dei siti. Con
una metafora semplicistica, si parlava di ”alberi” : un tronco (l’home page) che si divide in rami (i
canali), e così via fino alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irresolubile, finché non si `è
deciso - e sono stati Delicious e Flickr, due ”campioni” del 2.0, a farlo - di rigirare il problema agli utenti.
Ciascuno poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva con dei ”tag”…» (2)
(1) D.Gillmor, We the Media, Grasroots journalism by the people for the people, O’Reilly, -­‐ 2004 , cit., p.23 [1]
(2) Alberto OIavi, noto blogger e giornalista italiano, insegnante presso la Scuola di Media Design e ArM MulMmediali di NABA e autore del blog Infoservi (hIp://www.infoservi.it/) Ma cosa accadeva nel 2000?
Le dot com
1999 è stato dichiarato l’anno dell’esplosione delle Dot-com
Il termine Dot-com viene anche utilizzato per identificare quelle aziende che impostarono un
business improntato principalmente all'erogazione di servizi via web.
Iniziarono a spuntare i primi siti web di commercio elettronico (e.commerce)
Queste aziende, eccessivamente fiduciose nelle potenzialità della rete, si illusero di poter
facilmente espandersi, ma si trovarono, in molti casi, a dover fare i conti con:
Ø
mancanza di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali.
Ø
Un approccio al web non ancora orientato all’utente
Ø
Un ossessione ad ottenere profitti e soprattutto il più velocemente possibile
Bolla speculativa della new economy
Proprio per questo le Dot-com furono le protagoniste, in negativo, della bolla speculativa della
new-economy all'inizio degli anni 2000, quando, numerose di esse, fallirono generando una
vera e propria recessione della New Economy.
Oltre a queste vi sono ovviamente Dot-com che riuscirono, grazie ad una buona iniziativa
imprenditoriale ed alla capacità di offrire servizi più interessanti ed innovativi
Il principio centrale che sta dietro il successo dei
giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti
per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo:
essi hanno abbracciato la potenza del web per
sfruttare l’intelligenza collettiva
Es: Amazon ha fatto della partecipazione degli utenti
una scienza. Conta su un numero sempre maggiore di
recensioni da parte degli utenti, e ancora più
importante, usa l’attività degli utenti per produrre
risultati di ricerca migliori
Nascita del web 2.0
Se la paternità del web è da attribuire a Tim Berners-Lee, quella riguardante la
sua nuova visione (web 2.0) spetta invece a Tim O’Reilly, fondatore e
amministratore delegato della casa editrice Media O’Reilly.
Durante una sessione di brainstorming, tenutasi nel 2004 nel corso di una
conferenza con il vice presidente della stessa casa editrice Dale Dougherty,
O’Reilly ebbe modo di dare vita a questo termine per definire l’importanza
che stava acquisendo la rete dopo la dot-com bubble
L’impatto pervasivo di questo termine
sulle dinamiche sociali, è stato talmente
forte a tal punto da rendere l’etichetta
“2.0”, non solo relegata al mondo
dell’informatica ed in particolare del
software
Conference web 2.0
“Lo scoppio della bolla dot-com nell’autunno del 2001 ha segnato un punto di svolta per la
rete. Molte persone sono giunte alla conclusione che la rete fosse assolutamente sopravvalutata,
quando, invece, le bolle e le conseguenti crisi sembrano essere una caratteristica comune di tutte
le rivoluzioni tecnologiche. Le crisi normalmente segnano il punto in cui una tecnologia
in crescita è pronta a prendere il posto che le spetta, al centro del palcoscenico. I
simulatori vengono eliminati, le storie di effettivo successo mostrano la loro forza e qui si inizia
a comprendere cosa separa le une dalle altre. […] Dale Dougherty, pioniere del web e VicePresidente di O'Reilly, fece notare che, tutt’altro che “crollata”, la rete era più importante
che mai, con nuove interessanti applicazioni e siti nascenti con una sorprendente
regolarità. Inoltre, le società che erano sopravvissute al collasso, sembravano avere
alcune caratteristiche in comune. Poteva essere che il collasso delle dot-com avesse segnato
per la rete un punto di svolta tale che un richiamo all'azione definito come "Web 2.0" potesse
avere senso? Concordammo con questa analisi e così nacque la Conferenza Web 2.0.”
Tim O’Reilly
What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software
White paper di Tim O’Reilly
O’Reilly nella pubblicazione di un articolo (2007) ha
cercato di chiarire gli aspetti e i principi fondanti - «design
pattern» - della rinnovata configurazione del Web:
O’Reilly impostò l’articolo su due assi
1
Attraverso il confronto strutturato tra una
2
Individuando una mappa concettuale
serie di applicazioni e servizi on line
(Meme Map) attraverso la quale si
che più rappresentano ed enfatizzano
descrive il nucleo fondamentale del
la nuova concezione della Rete,
web 2.0 ed attorno ad esso una serie di
rispetto a quelle più intrinsecamente
applicazioni, concetti principi che
legate al Web in versione 1.0
possono essere in una certa misura
ricollegati a tale nucleo
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
Web 1.0
Web 2.0
DoubleClick
Google Adsense
Ofoto
Flickr
Akamai
BitTorrent
Mp3.com
napster
Britannica on line
Wikipedia
Siti personali
Blogging
evite
upcoming.org e EVDB
Ricerca nomi domini
Ottimizzazione motori ricerca
Pagine viste
Cost per click (CPC)
Screen scraping
Web service
Pubblicazione
Partecipazione
Sistema gestione contenuti
wikies
Directory (Tassonomia)
Tagging (“folksonomia”)
Stickiness
Syndication
Centralizzazione
VS
Decentramento
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
DoubleClick
Google Adsense
N e l c o n t e s t o d e l We b 1 . 0
DoubleClick è una delle società
leader tra quelle che si
occupano di fornire soluzioni
pubblicitarie sulla rete per le
compagnie multinazionali; il suo
modello di business è dunque
“centralizzato”, ovvero focalizzato sulle grandi aziende
e i s i t i We b d i m a g g i o r e
successo.
Google AdSense offre la possibilità
a chiunque - non più soltanto alle
aziende e alle compagnie, ma
anche agli utenti che realizzano,
pubblicano e condividono
contenuti e informazioni on line di fare pubblicità sul proprio spazio
Web, attraverso l’inserimento di
pubblicità gestita direttamente
da Google. Il suo modello di
business è quindi “decentrato”,
vale a dire focalizzato sulla
coda lunga.
Flickr
Ofoto
Ofoto è uno dei siti Internet di
maggior successo tra le
applicazioni configurate in stile
Web 1.0 che offrono agli utenti
on line servizi di tipo fotografico a pagamento -
Flickr, invece, è una delle
applicazioni di social networking
apprezzate dagli utenti del Web
2.0, che consente di pubblicare e
condividere, in questo caso
gratuitamente, immagini e
fotografie, attraverso reti di
contatto tra gli iscritti.
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
Akamai
BitTorrent
Anche in questo caso la
differenza
è
tra
“centralizzazione”
e
“decentramento”. Akamai
fornisce piattaforme per la
distribuzione di contenuti on line
per aziende e colossi dell’ICT. In
pratica copia i contenuti dai siti
Web dei clienti direttamente sul
proprio server (quando l’utente
si collega al sito Web aziendale,
accede al server Akamai senza
accorgersene).
BitTorrent, invece, è uno dei
software peer to peer (P2P) di
maggior successo on line; per
peer to peer s’intende una rete
che non prevede client o server
fissi, ma un numero di nodi
equivalenti (peer) che fungono sia
da client che da server verso altri
nodi. Questo modello è l’antitesi
dell’architettura client- server.
Mp3.com
Napster
Mp3.com è uno dei siti che
consentono agli utenti di
acquistare e ascoltare brani
musicali in formato mp3, tra
quelli presenti sul database
dell’applicazione. Nel caso di
Mp3.com è il sito che mette a
disposizione degli utenti una
base dati di brani musicali
da ascoltare, in un’ottica di
“centralizzazione”
Con Napster il modello cambia: si
tratta di un’applicazione di file
sharing tra gli utenti del Web, che
consente agli stessi utenti di
condividere brani musicali in
formato mp3. Sono gli stessi utenti
a decidere quali file in formato
mp3 scambiarsi, condividere con
altri utenti e ascoltare, in una
prospettiva di “decentramento”.
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
Britannica Online
Wikipedia
Britannica Online è la versione
digitale dell’autorevole
enciclopedia Britannica, fruibile
direttamente in rete e a
pagamento dagli utenti del
Web 1.0.
Wikipedia cambia la modalità di
accesso e fruizione ad
un’enciclopedia on line:
totalmente gratuita e dai
contenuti completamente
sviluppati dal contributo
congiunto dei suoi utenti, che
possono pubblicare, integrare e
condividere definizioni e
spiegazioni in qualsiasi settore del
sapere e della conoscenza.
Personal web site
BLog
L’evoluzione dal Web 1.0 a
quello in versione 2.0 è rappresentata dal passaggio
dal sito Internet tipicamente “statico”, privo di logiche di
interattività, progettato e sviluppato esclusivamente da
esperti di informatica e di HTML
al
Blog,
spazio
Web
potenzialmente accessibile a tutti
gli utenti - grazie ad applicazioni di
CMS che non richiedono più la
conoscenza del linguaggio HTML in cui è possibile tenere traccia
delle proprie idee e riflessioni,
pubblicare notizie e informazioni di
ogni genere, avviare forme di
interazione più dinamiche e
bidirezionali con il popolo della
rete.
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
Ricerca nomi dominio
Ottimizzazione motori di ricerca
Nel Web 1.0 aziende e business
acquistavano nomi di dominio
generici di attività commerciali
e beni di consumo al fine di
rivenderli a prezzi gonfiati al
miglior of ferente, potendo
contare su un’espansione
fortissima del mercato dei siti
Web e su una legislazione al
tempo lacunosa
N e l We b 2 . 0 , i n v e c e , d a l l a
speculazione si è arrivati
all’ottimizzazione per i motori di
ricerca, grazie alla presa di
coscienza che il modo più
efficace e vantaggioso per
promuovere spazi in rete e fare
affari sul Web sia di “farsi trovare”,
ottimizzando - appunto - il proprio
spazio in rete sui motori di ricerca
di maggior successo.
Page Views
Costo per click
Il numero di pagine visitate è
sempre stato uno degli indici più
utilizzati per calcolare il livello di
penetrazione e attrattività di un
determinato sito Web, come
canale di promozione
pubblicitaria.
Negli ultimi anni, tuttavia, si sono
affermate tecniche e modalità
ritenute più efficaci e
vantaggiose, come il Costo per
click (pay per click - PPC), una
tecnica pubblicitaria ormai molto
diffusa: gli utenti che intendono
promuovere il proprio sito o Blog in
rete possono pagare per
l’inserzione una quota
proporzionale al numero di click
degli utenti su quel dato spazio on
line.
Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0
Directories o Tassonomia
Tagging o Folksonomy
Il modello di strutturazione dei
contenuti on line denominato
Directories organizza i siti Web in
base ad una struttura ad albero
gerarchico di categorie di
contenuti pubblicati. Un
vantaggio di tale modello è
l’univocità
della
categorizzazione, poiché ogni
sito Internet è associato a
categoria ben definita
Il Tagging consiste nell’associare a
interi siti o spazi on line, così come
a singole sezioni o contenuti
specifici, uno o più tag che
descrive la risorsa pubblicata. Si
tratta di un modello di
strutturazione dei contenuti
sicuramente più flessibile rispetto a
quello basato su categorie, che
ha stimolato la diffusione del
concetto di folksonomia, ovvero
una classificazione dei contenuti
Web libera e personalizzata,
gestita dagli utenti stessi.
Pubblicazione
Partecipazione
Il concetto di Pubblicazione
rimanda alla concezione di uno
spazio Web come ambiente
chiuso e statico, scarsamente
interattivo, in cui gli utenti
possono soltanto visitare,
dunque gestito dal punto di
vista editoriale e tecnico in
maniera centralizzata e top
down
Partecipazione, tipico del Web 2.0,
con spazi on line aperti, dinamici e
soprattutto interattivi, in cui
ciascun utente può contribuire
attivamente con idee, progetti e
contenuti propri..
Meme map
Con l’obiettivo di rendere sempre più chiaro cosa si intenda per Web 2.0, dal punto di vista dei design pattern e dei rinnovati modelli di business, Tim O’Really ha
integrato e completato la sua definizione della nuova versione del Web, affermando che
«non ha dei confini chiari, ma, piuttosto, un centro di gravità. E’ possibile rappresentare il Web
2.0 come un insieme di principi e di pratiche che accomunano una sorta di sistema solare di siti, i
quali applicano alcuni di tali principi, ad una distanza variabile dal centro».
A riguardo, Tim O’Really ha individuato una vera e propria mappa concettuale definita Meme Map - attraverso la quale descrivere appunto il nucleo fondamentale del Web
2.0 e, attorno ad esso, una serie di applicazioni, concetti e principi che possono essere
ricollegati, in maggiore o minor misura, a tale nucleo.
Meme map, Tim O’Reilly
I mezzi che ne permettono la realizzazione
Flickr, del.icio.us
Tagging
Non tassonomia
BitTorrent:
decentralizzazione
radicale
Gmail, Google Maps,Ajax.
Arricchimento dalle
esperienze degli utenti
PageRank, eBay,
Gli utenti come
collaboratori
Google AdSense:
Customer self service
che rende possibile la
long tail
Posizionamento strategico: Web come piattaforma
Blogs: Partecipazione
non pubblicazione
Wikipedia: Fiducai
radicale
Posizionamento utente: Voi controllate i vostri dati
Servizi non pacchetti di software
Architettura di partecipazione
Competenze centrali:
Scalabilità efficace dal punto di vista dei costi
Fonti remixabili e trasformazione dei dati
Il software a un livello superiore rispetto al
singolo dispositivo
Un attitudine, no un
tecnologia
I dati come un nuovo
“Intel Inside”
Sfruttamento dell’intelligenza collettiva
Il diritto a remixare
The long tail
Hackability
Beta perpetuo
Gioco
Fiducia negli utenti
Il comportamento
dell’utente non è
predeterminato”
Il web come insieme
di componenti
Arricchimento
dell’esperienza
dell’utente
Il software che migliora
con l’aumentare degli
utenti
Possibilità di abbinare
un indirizzo a porzioni di
contenuto
I principi scaturiti dal nucleo
Il web 2.0 è una piattaforma
Web 2.0
è una
PIATTAFORMA
25
Piattaforma di elaborazione e piattaforma di sviluppo Prima di scendere nel dettaglio, vediamo qual è il significato di piattaforma in informatica:
In genere si usa distinguere il concetto in piattaforma di elaborazione, e piattaforma di sviluppo.
•
Piattaforma di elaborazione sta a indicare un insieme di tecnologie (hardware e software)
che permette di eseguire un programma software;
•
Piattaforma di sviluppo sta a intendere un insieme di tecnologie (hardware e software) che
permette di creare nuovi software.
Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (SERVIZI E NON PACCHETTI DI SOFTWARE)
Nella prima fase, che abbiamo denominato web 1.0, il web era paragonabile a una grande
bacheca, sulla quale, persone specializzate, pubblicavano le pagine web.
Secondo il paradigma del web come piattaforma di elaborazione, il web può ora offrire le
stesse funzionalità, rispetto ad applicazioni desktop; servizi non pacchetti di software.
Con il Web 2.0 si arriva ad applicazioni e a software-servizi,
accessibili e utilizzabili direttamente on line ; il processo si sposta
dal proprio computer alla piattaforma web – la “nuvola” secondo
il paradigma del cloud computing, che mette a disposizione degli
utenti le applicazioni in modalità di servizio (software as service). Il
proprio computer diventa un terminale di accesso, in cui le sole
cose richieste sono un collegamento ad internet e un browser (thin
client).
Cloud Computing
Nuova piattaforma
di
elaborazione
Vecchia piattaforma
di
elaborazione
Internet
…si sposta
dalla rete come insieme di dati…
dai “fat client”…
dal software come prodotto…
dal software come release…
…alla rete come insieme di applicazioni
…al “thin client”
…al software come servizio
…al miglioramento continuo
dal lavoro individuale…
…al lavoro cooperativo
dalla centralità delle funzioni…
…alla centralità dei dati
dall’era di Microsoft…
…all’era di Google
Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (FINE DEL CICLO DI RILASCIO DEL SOFTWARE)
Questo nuovo modo di definire un programma, non più come prodotto, ma come servizio,
determinerebbe la fine del ciclo di rilascio di un software.
Infatti, il nuovo paradigma del web come piattaforma di
elaborazione, sostituisce la pratica da parte dei colossi
dell’informatica di implementare costantemente - spesso
quotidianamente - modifiche, integrazioni e miglioramenti
in progress nell’architettura strutturale e soprattutto
funzionale delle applicazioni.
Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (IL SOFTWARE SUPERA
IL LIVELLO DEL SINGOLO DISPOSITIVO)
Procedendo in questa direzione, si andranno eliminando i problemi di portabilità e
compatibilità, nonché del costo delle licenze e dell’aggiornamento della propria versione del
software:
il Web 2.0 non è più limitato alla piattaforma PC,
applicazioni e servizi del nuovo Web sono sempre più
basati su un’architettura software scritta senza vincoli
dettati dal singolo dispositivo, con funzionalità che possono
essere eseguite direttamente su molti dei device a
disposizione, in modo integrato e trasparente. Si tratta,
dunque, di una rinnovata concezione del nuovo Web, in
stretta correlazione con la convergenza dei device che
caratterizza l’attuale società digitale.
Il web 2.0 fa si che il software supera il livello del singolo dispositivo (Software Above the Level of
a Singole Device ).
Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (RICH USER EXPERIENCE)
L'utilizzo di applicazioni Web-based, ha reso possibile una
maggiore consapevolezza nell’utilizzo di tecnologie già esistenti,
permettendo la costruzione d’interfacce dinamiche e fortemente
interattive tali da fornire una rich user experience (Arricchimento
dell’esperienza dell’utente) simile a quella fornita dalle
applicazioni desktop, con interfacce utente molto più sofisticate
senza, tuttavia, infastidire eccessivamente l’utente e tenendo
conto delle esigenze di usabilità e di accessibilità.
Le applicazioni del Web 1.0, si basavano sul paradigma
“click, wait and refresh“, che sta a significare che se
volevamo cambiare lo stato di una applicazione
bisognava cliccare un link ed aspettare che veniva
caricata la pagina seguente. Occorreva ricaricare
l’intera pagina sia se si trattava di una lunga lista di dati
sia se le informazioni da cambiare nella pagina corrente
erano poche.
Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (LUNGA CODA) Inoltre, Tim O’Really lega il principio di Web as Platform a
un nuovo design pattern del Web 2.0: Se oltre a far leva
sul principio software come servizio e non come prodotto
si considera il customer-self service, intenso come la
capacità di dare più potere ed autonomia all'utente.
Basandosi dunque su questa capacità del “nuovo web”
è possibile raggiungere l’intero web, le periferie, non solo
il centro, la "lunga coda", non solo la testa.
DoubleClick pur trattando il software come servizio, il suo modello
di business era incentrato sulla pubblicazione e non la
partecipazione, per cui gli inserzionisti e non i consumatori
dovessero comandare. L’offerta di DoubleClick richiedeva un
formale contratto di vendita, limitando il proprio mercato a poche
migliaia di siti tra i più grandi.
Il successo di Google deriva dalla comprensione di quello che
Chris Anderson definisce long tail, il potere collettivo dei piccoli siti
che costituiscono il grosso del contenuto del web.
Web 2.0 - Piattaforma di sviluppo (NUOVE APPLICAZIONI
A PARTIRE DA QUELLE ELEMENTARI GIA’ ESISTENTI)
Nella visione del web come piattaforma, oltre al processo di elaborazione di applicazioni, vi è il
processo di costruzione di nuove applicazioni
In questa situazione il web si configura come un ambiente che mette a disposizione tutti gli
elementi necessari per creare nuove applicazioni (Applicazioni MASHUP)
Per spiegare meglio questo concetto, ci rifacciamo a un tipico
esempio che si usa per mettere a confronto il web 1.0 e il web 2.0:
i mattoncini lego.
Nel nostro caso, i singoli pezzi della lego sono i componenti
software elementari, dove ognuno di essi svolge una propria
funzione. Componendo i singoli “mattoncini”, nella maggior parte
senza nessuna competenza particolare, otteniamo nuove
applicazioni o nuovi contenuti che possono essere utilizzati dagli
utenti. Continuando nel parallelo, il funzionamento del web come
piattaforma di sviluppo è possibile solo se i singoli “mattoncini”,
siano configurati in modo uniforme (standard uniforme), in modo
tale che possono essere “incastrati” tra di loro
Il web 2.0 è una partecipativo
Web 2.0
è
PARTECIPATIVO
Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA) Altro principio centrale individuato da Tim O’Really per
completare e integrare la sua definizione di Web 2.0 fa
riferimento all’idea di sfruttare l’intelligenza collettiva
(Harnessing Collective Intelligence) degli utenti del Web.
«Che cos'è l'intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è
distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere
valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia.
Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove
tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere,
cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza
collettiva.»
Pierre Lévy Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA) - esempi
…dal contributo dell’enorme massa critica di piccoli
venditori e acquirenti [ebay e Amazon]…al contributo per
migliorarne o integrare definizioni, istruzioni o descrizioni, in
un’ottica di collaborazione e partecipazione attiva
[Wikipedia]…per passare all’infrastruttura dei link e sul Page
Rank per definire il livello di pertinenza delle ricerche on line
[Google].
Web 2.0 – Partecipativo (BETA PERPETUO)
In questa prospettiva di partecipazione collettiva, nel Web 2.0 è
possibile individuare una vera e propria “architettura della
partecipazione” attraverso la quale gli utenti aggiungono valore
all’infrastruttura di comunicazione e interazione del Web, nonché agli
strumenti e alle applicazioni on line.
Il Web 2.0 è fondato, dunque, sulla progettazione continua di software e applicazioni basata
sull’utilizzo effettivo degli utenti. È il caso del cosiddetto “beta perpetuo”, in altre parole della
continua evoluzione progettuale degli strumenti e delle applicazioni di rete.
Il servizio Gmail, infatti, è stato rilasciato il 31 marzo 2004.
Solo il 7 luglio 2009, dopo oltre 5 anni di permanenza nello
status di beta pubblica, è stato promosso alla condizione di
definitiva.
Nel
Web 2.0
i dati sono il nuovo
INTEL INSIDE
Web 2.0 – i dati sono il nuovo Intel inside.
Altro elemento centrale del Web 2.0, è rappresentato dal fatto che i dati prodotti dagli
utenti rappresentano il vero valore del web. La definizione fa riferimento a una nota
strategia di marketing della intel degli anni ’80:
i dati rappresentano il valore del web come il processore rappresenta il vero valore del
Personal Computer.
Infatti, ogni significativa applicazione o servizio sinora è stata supportato da un database
specializzato:
§ Il web crawl di Google;
§ La directory di Yahoo!;
§ Il database prodotto di Amazon;
§ Il database di prodotti e venditori di eBay;
§ Il database di cartine di MapQuest;
§ Il database delle canzoni distribuite di Napster. Secondo O’Reilly, “la gestione dei database è una competenza centrale delle società Web
2.0, al punto che spesso abbiamo definito queste applicazioni come "infoware" piuttosto
che semplicemente software”.
Web 2.0
Definizioni
Il Web 2.0 e la metafora dei ciechi e dell’elefante
Riuscire a dare una definizione condivisa del web 2.0 è un obiettivo complesso e difficile da
raggiungere; ognuno prova a darne la propria visione, giungendo a definire tanti rovesci della
stessa medaglia
Amy Shuen(1), per spiegare i diversi punti di vista nell’affrontare l’argomento web 2.0, si rifà alla
parabola indiana, i ciechi e l’elefante(2)
(1) A Strategy Guide Business thinking and strategies behind successful Web 2.0 implementaMons
(2) Canone Buddista Udana VI, 4, 66-­‐69
Prima definizione di Tim O’Really
Pur se non vi è ancora una definizione univoca, nè probabilmente mai ci sarà, se proprio
dobbiamo spingerci nel tentare di abbozzare una definizione del web 2.0 , è bene dare la
parola a chi il termine l’ha creato: Tim O’Reilly.
«Il Web 2.0 è la rete come piattaforma, attraverso tutti i dispositivi collegati; le applicazioni Web 2.0 sono
quelle che permettono di ottenere la maggior parte dei vantaggi intrinsechi della piattaforma, fornendo il
software come un servizio in continuo aggiornamento che migliora più le persone lo utilizzano, sfruttando e
mescolando i dati da sorgenti multiple, tra cui gli utenti, i quali forniscono i propri contenuti e servizi in
un modo che permette il riutilizzo da parte di altri utenti, creando una serie di effetti attraverso un
"architettura della partecipazione" e andando oltre la metafora delle pagine del Web 1.0 per produrre così
user experience più significative.» (3)
Da cui si possono estrarre le parole chiave:
§La rete come piattaforma,
§Software come servizio,
§Utilizzo dei dati da sorgenti multiple,
§Architettura della partecipazione - Beta perpetuo;
§Produzione di contenuti da parte degli utenti,
§Rich user experience
(3) web.archive.org/web/20051013075639/hIp://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web_20_compact_definiMon.html
Seconda definizione di Tim O’Really
Una seconda definizione, la troviamo contenuta all'interno del documento "Web 2.0 Principles
and Best Practices"(3) , dove O’Reilly sostiene che:.
«Web 2.0 è un insieme di tendenze economiche, sociali e tecnologiche che formano
insieme la base per la prossima generazione di Internet - un più maturo e
distinto mezzo caratterizzato dalla partecipazione degli utenti, dall’apertura e
dagli effetti della rete»
Anche da qui si possono identificare i concetti:
§Tendenze economiche, sociali e tecnologiche,
§Partecipazione;
§Aperto.
(3) hIp://oreilly.com/catalog/web2report/chapter/web20_report_excerpt.pdf
Terza definizione di Tim O’Really
La terza e ultima definizione di O'Reilly, che propongo prima di scendere in un'analisi più
approfondita, è la più recente. Scritta a dicembre 2006 è nata come prodotto di una
discussione online tra lo stesso O'Reilly e la comunità che s’interroga sul significato del termine
Web 2.0:
«Il Web 2.0 è la rivoluzione del business nell'industria informatica, causata
dallo spostamento verso internet come piattaforma, e da un tentativo di capire le
regole per il successo su questa nuova piattaforma. Il punto principale tra tutto ciò
è questo: costruire applicazioni che sfruttando gli effetti della rete che migliorano
man mano più persone le utilizzano»(4)
Da cui i seguenti punti chiave
§Business nell'industria informatica,
§Internet come piattaforma,
§Beta perpetuo.
(4) hIp://radar.oreilly.com/2006/12/web-­‐20-­‐compact-­‐definiMon-­‐tryi.html
Centralità dell’utente
Riassumendo, possiamo dire che il punto cardine, e quindi elemento
fondamentale di questo concetto, è senza dubbio l'acquisita
centralità dell'utente nel processo di partecipazione alla crescita
del Web. Attorno a ciò ruotano tutti gli elementi innovativi dalla
logica del Web 2.0 come la collaborazione, la condivisione e
l'unione delle informazioni. L'utente riveste un ruolo da protagonista
poiché insostituibile fonte d’informazioni di qualsiasi tipo ad alto
valore tecnico e commerciale.
«Il Web 2.0 è una piattaforma tecnologica di applicazioni, basate su tecnologie interattive che
abilitano la partecipazione attiva degli utenti e che consentono un elevato livello di interazioni
fra gli utenti stessi per connettersi, comunicare, condividere e collaborare on line. Su questa
piattafirma tecnologica nascono nuove dinamiche relazionali, nuovi modelli di business, e nuove
opportunità per le aziende»(5)
(5) Comunicare 2.0. Lavorare con gli strumenM del nuovo web. A.Clerici, M. De Pra, G. Salvioc. Ed. APOGEO -­‐ 2012
Le applicazioni
Web 2.0
Social Media e Social Software
L’uso sociale del web partecipativo, collaborativo ha dato vita ad una
nuova etichetta, ormai assestatasi nel discorso sociale, tecnologico e
commerciale su internet: il termine in questione è social media.
Andreas Kaplan e Michael Haenlein hanno definito(6)
I Social Media sono un gruppo di applicazioni Internet basate sui presupposti ideologici e
tecnologici del Web 2.0 che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati
dagli utenti
I social software sono l’insieme delle applicazioni accessibili tramite internet che sono
utilizzate dagli utenti per connettersi fra loro, comunicare, condividere contenuti e contribuire
alla creazione di nuovi
(6) Kaplan Andreas M., Haenlein Michael, (2010), “Users of the world, unite! The challenges and opportuniMes of social media, Business” Horizons, Vol. 53, Issue 1
Social Media e Social Software
Accezione TECNOLOGICA
Accezione IDEOLOGICA
(visione strumentale)
(visione funzionale)
I social media coincidono con
social software
I social media sono l’insieme delle
informazioni che risultano dalla
creazione e dalla diffusione dei
contenuti on line degli utenti.
Ad esempio:
qYouTube è un social media, basato su una piattaforma social software che consente di
condividere contenuti video;
qWikipedia è un social media, basato su una piattaforma social software che consente ai
suoi utenti di collaborare alla scrittura di nuovi lemmi dell’enciclopedia;
Un’altra definizione di social media
In questa nuova visione, è possibile definire Il web 2.0 come:
Un contenitore ideologico e tecnologico, in cui trovano spazio, nuovi media interattivi (social
media) basati su applicazioni web (social software) che permettono agli utenti di connettersi,
comunicare, condividere, collaborare
Esistono numerosi social software o applicazioni
del web 2.0, ciascuna fondante su un insieme di
obiettivi o ambiti di utilizzo:
Comunicare;
Condividere;
Collaborare;
Co-partecipare;
Categorizzare;
Contribuire alla conoscenza;
Creare community).
Centralità dell’utente
Centralità dell’utente
Web 2.0
Un termine controverso
Critiche al termine web 2.0: una vuota operazione di marketing
A lanciare il sasso (e a originare tutto il dibattito) è stato Tim Bray, noto
come inventore di XML, che pubblicò sul suo blog un post nel quale
accusava l’espressione web 2.0 di essere una vuota operazione di
marketing, della quale condivideva solo i fattori che avevano portato ad
una ripresa economica, senza però trovarne uno comune
Tim Bray
“[…] Supponendo che ci sia qualcosa di concreto dietro il mantra, di cosa si tratta? Bene, per Tim ed i feed di del.icio.us, il
web 2.0 riguarda un network sociale, Ajax servizi e piattaforme e la coda lunga. E cosa hanno in comune queste cose?
Buona domanda; non so la risposta. ... Quindi, nella grande figura del web 2.0 cosa è rilevante e cosa è una montatura? (7)
A rispondergli fu lo stesso Tim O’Reilly:
“Web 2.0 non è altro che una sorta di slogan facile da ricordare, in grado di fare presa, ma se ha avuto
successo è solo perché capace di catturare in modo efficace una sorta di zeitgeist , di dare il senso di
quello che sta accadendo sul web” (8)
(7) Tim Bray, Web 2.0 or not?, 2005 (8) Not 2.0? -­‐ hIp://radar.oreilly.com/2005/08/not-­‐20.html Tim O’Reilly
web 2.0: Un termine limitativo
Più che critica, c’è chi invece, come Luca Grivet Foiaia, il termine web 2.0 lo reputa limitativo
“il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente parlando, l'evoluzione va
oltre i confini della rete intesa come world wide web, mondo di browser e ed ipertesti.
L'affermazione oltre il web, come VoIP, il mobile marketing, il file sharing, il podcasting,
suggeriscono che sarebbe più corretto definirlo Internet 2.0 (9)
Luca Grivet Foiaia
Sulla stessa linea, Paola Peretti, che però giustamente osserva che ampliando i canali di
riferimento è giusto utilizzare un termine che indichi l’intero mondo digitale:
““il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente
parlando circoscrive un ambito (world wide web, mondo di browser e ed i
ipertesti) che stando all'evoluzione dei diversi mezzi di comunicazione (social
media, mobile, applicazione Smartphone e tablet per esempio) sono delle
componenti, ma non le sole. Ecco che sarebbe più corretto definirlo Digital 2.0” (10)
Paola Peretti
(9) WEB 2.0 GUIDA AL NUOVO FENOMENO DELLA RETE – di Grivet Foiaia Luca – HOEPLI 2007 (10) Digital MarkeMng – di Paola Perec – APEOGEO 2011
Due punti di vista…
Ritornando invece al carattere polemico, non tanto sull’etichetta, quanto su alcune delle
parole chiave (collaborare, co-partecipare) e sull’utilizzo di strumenti e applicazioni del web
2.0 da parte delle aziende
“I sostenitori del web 2.0 idolatrano il dilettantismo e diffidano della professionalità, lo
vediamo nel modo in cui glorificano wikipedia, lo vediamo nell’adorazione nei confronti del
software open source e nella campagna condotta favore del blogging come alternativa ai
Nicolas G. Carr
media convenzionali” (11)
“Perché gli utenti dovrebbero continuare a pubblicare tutti quei dati privati, dai quali una
manciata di aziende ricava miliardi di dollari di profitti? Perché dovrebbero cedere
gratuitamente i loro contenuti mentre un pugno di imprenditori del Web 2.0 sta
guadagnando milioni? Ciò di cui vi è necessità è di modelli economici che aiutino i dilettanti
ambiziosi a guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. E’ nostro dovere trasformare il
dilettante in professionista, far si che si sbarazzi dei lavori precari trasformando i nuovi
media da faccenda relegata alle ore notturne, in un terreno favorevole per la prosperità
economica” (12)
(11) hIp://www.roughtype.com/archives/2005/10/the_amorality_o.php
(12) Zero comments. Teoria criMca di internet Lovink Geert-­‐ Mondadori Editore
Lovink Geert
L’etichetta Web 2.0 una “mancanza di fantasia e un trucco
di marketing”
Anche in Italia c’è chi descrive l’etichetta web 2.0 non solo «una mancanza di fantasia da
parte chi l’ha coniato», ma «un trucco di marketing». E’ il caso di Davide Bennato docente di
Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia dei media digitali presso L’Università
di Catania:
““[…] E’ interessante notare che il passaggio al Web 2.0 (detto anche web dinamico, per via
della natura dei siti) non implica un passaggio tecnologico, ma progettuale. In pratica le
tecnologie alla base della rete sono rimaste pressoché uguali. […] Il Web 2.0, a dispetto del
nome, non è un cambiamento tecnologico, è un cambiamento progettuale che sconta nel suo
nome un’assoluta mancanza di fantasia da parte di chi ha coniato il termine. […] La
conseguenza di ciò è stata duplice. Da un lato immaginare il passato come Web 1.0, quando il
realtà il web non ha bisogno di numeri che lo connotano perché non è una tecnologia il cui
versioning è definito da un numerale.
Davide Bennato
[…] Per comprendere quanto il termine Web 2.0 sia soltanto un trucco di marketing,
emblematica è la controversia in cui la O’Reilly Media ha chiamato in causa la IT@Cork
perché quest’ultima lo aveva consapevolmente utilizzato nella denominazione di una serie di
seminari su Ict, mentre il termine era stato registrato come marchio commerciale dalla stessa
O’Reilly Media.” (13)
(13) Sociologia dei media digitali. Relazioni sociali e processi comunicaMvi del web partecipaMvo. Davide Bennato -­‐ Ed. Laterza. 2011
La critica di Tim Berners-Lee
Tra le diverse polemiche nate sulla più adatta attribuzione
del termine web 2.0, sia riguardante ad una correttezza
storica che scientifica, l’intervento di maggior rilievo che
merita di essere citato è quello del padre del web, Tim
Berners-Lee che si è espresso chiaramente a proposito di
questo passaggio:
“[…] web 1.0 era tutto nel connettere le persone (connecting people). Era uno spazio interattivo. E io
penso che il web 2.0 sia di fatto solo un’espressione gergale, nessuno sa neanche cosa significhi. Se il
web 2.0 per voi sono blog e wiki , allora questo consiste in persone che parlano a persone (people to
people). Ma questo è ciò che il il web si supponeva che fosse fin dall’inizio. E infatti, vedete che questo
cosiddetto web 2.0 significa utilizzare gli standard che sono stati prodotti da coloro che lavorano sul
web 1.0” (14)
“ […] Il web 2.0 non è nulla di nuovo , […] Tutte le componenti del cosiddetto web 2.0 c’erano già
alla nascita del web, e quindi possiamo piuttosto parlare di una sua naturale evoluzione” (15)
(14) V. Di Bari, Web 2.0. I consigli dei principali esper5 italiani e internazionali per affrontare le nuove sfide,-­‐ Il Sole 24 Ore, 2007 (15) Ibidem
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