Le varianti sociolinguistiche nel parlato telefonico: la
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Le varianti sociolinguistiche nel parlato telefonico: la
Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione Tesi di Laurea in Sociolinguistica Le varianti sociolinguistiche nel parlato telefonico: la comunicazione nei call center Relatore Ch.mo Prof. Mario Monteleone Candidato Simona Di Gennaro matr. 365/1174 Correlatore Ch.mo Prof. Daniela Vellutino Anno accademico 2007-2008 INDICE INTRODUZIONE................................................................................................... 2 1. CALL E CONTACT CENTER .......................................................................... 5 1.1 EVOLUZIONE: DALL’UFFICIO RECLAMI AL NODO DI INTERAZIONE .................................................................................................. 6 1.2. COMUNICAZIONE: DA SCAMBIO DI INFORMAZIONI A NEGOZIAZIONE ............................................................................................... 9 1.3. INDICATORI E STRATEGIE DI UN CALL CENTER .......................... 11 2. TELECOM ITALIA: CULTURA BASATA SULL’ORIENTAMENTO AL CLIENTE .............................................................................................................. 13 2.1. ATTIVITA’ E STRATEGIE DEL CALL CENTER TELECOM............. 15 2.2. PROCESSO COMUNICATIVO E LINGUAGGIO ................................. 17 3. COMUNICAZIONE TELEFONICA ............................................................. 255 3.1. ASPETTI VERBALI ............................................................................... 288 3.1.1. Livello della lingua ............................................................................. 31 3.1.2. Registri linguistici ............................................................................... 33 3.1.3. Lessico .............................................................................................. 344 3.2. ASPETTI PARAVERBALI..................................................................... 366 3.2.1 La voce .............................................................................................. 366 3.2.2 Contorni intonazionali........................................................................ 377 3.2.3 Ritmo ed emissione dei suoni ............................................................ 377 3.3. ASPETTI NON VERBALI...................................................................... 399 3.4. ALTRI ASPETTI INTERAZIONALI ....................................................... 39 3.4.1 Ascolto attivo ....................................................................................... 40 3.4.2 Attenta gestione delle domande ......................................................... 411 3.4.3 Gestione turni e interruzioni............................................................... 433 4. LE FASI DI UNA CONVERSAZIONE......................................................... 488 4.1. L’ APERTURA........................................................................................ 499 4.2. COMPRENSIONE DELLE ESIGENZE................................................. 500 4.3. SODDISFAZIONE DELLE ESIGENZE ................................................ 533 4.4 CHIUSURA .............................................................................................. 588 5. OSTACOLI ALLA COMUNICAZIONE ........................................................ 60 5.1. ESIGENZE DEL CLIENTE E OBIETTIVI AZIENDALI ..................... 611 5.2 FATTORI SITUAZIONALI..................................................................... 633 5.1. LESSICO ED ESPRESSIONI DA EVITARE ........................................ 644 5.3. CAMBIAMENTO DI LINGUAGGIO E REGISTRO ............................ 655 5.4. RAZZISMO LINGUISTICO ................................................................... 666 5.5. COMPETENZA PERFORMATIVA....................................................... 688 6. CONCLUSIONI.............................................................................................. 699 APPENDICE....................................................................................................... 711 BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………80 1 INTRODUZIONE L’idea di svolgere questo lavoro nasce dalla mia esperienza lavorativa presso l’azienda Telecontact Center, società del gruppo Telecom Italia. La mansione svolta è quella di addetto call center per la gestione della clientela business di Telecom. Questa esperienza mi ha dato modo di constatare che il mercato attuale è profondamente cambiato rispetto agli anni passati e, in conseguenza di questo cambiamento, le imprese sono state costrette ad ideare nuove strategie per rimanere competitive. Oggi, la chiave del successo economico di un’azienda sta nella sua capacità di instaurare una solida relazione con il consumatore. In questo modo l’azienda può pervenire ad una conoscenza migliore dei destinatari finali della propria produzione, potendo così personalizzare secondo le loro esigenze e desideri i prodotti e i servizi offerti, garantendo soddisfazione ai propri acquirenti e di conseguenza aumentandone la fedeltà. Questa visione prende il nome di Customer Relationship Management (CRM): una strategia di marketing che, per l’appunto, come sopra descritto, identifica il successo economico di un’impresa nella sua capacità di relazionarsi con la clientela. Attuare questa strategia non è semplice. Per svilupparla correttamente occorre rivedere l’organizzazione dell’intera azienda. E’ necessario che questa sia in grado di ascoltare e capire ciò che i clienti domandano e successivamente essere in grado di produrre personalizzando. L’ascolto oggi è garantito per lo più dai call center, strutture che consentono alle aziende di sviluppare efficaci politiche di crm. Questa struttura rappresenta per l’azienda quello che per l’uomo è l’orecchio. Con il call center l’azienda è in grado di ascoltare la propria clientela riuscendo a creare una relazione con essa e ad acquisire un altissimo numero di dati, che verranno poi elaborati dal marketing. 2 Questo lavoro parte proprio, dalla descrizione del ruolo assunto oggi dai call center nelle imprese e dall’evoluzione che, negli anni, queste strutture hanno avuto. Nato negli anni ’60-’70 come “ufficio reclami”, il call center si è andato via via trasformando in nodo di comunicazione tra azienda e cliente. E’ divenuto un sistema di interazioni personalizzate col cliente, dove, per l’appunto, il processo di comunicazione è fondamentale: l’obiettivo è la cura del cliente e la sua fidelizzazione. Il call center gestisce i rapporti con quest’ultimo nell’intero ciclo di vita, in quanto si occupa dell’intero processo comunicativo tra l’impresa e il cliente: reclami, informazioni, vendite, attivazioni, lavorazioni. Il linguaggio viene ad assumere un ruolo fondamentale per garantire il raggiungimento di tutti gli obiettivi aziendali. Scopo di questa tesi è proprio quello di inquadrare il ruolo dei call center nella comunicazione, intesa non più solo come scambio di informazioni, ma come un “atto di negoziazione”, dove diviene fondamentale oltre che la funzione descrittiva del linguaggio, anche quella operativa e performativa. La parte teorica viene supportata da esempi pratici, corrispondenti ad un corpus di dieci conversazioni, avvenute tra clienti e operatori del 191 Telecom Italia, registrate e trascritte in appendice. Nel primo capitolo, come già accennato, si fornisce una definizione di call center e si analizza l’evoluzione che ha avuto nel tempo. Nel capitolo successivo si prende in esame l’esperienza di Telecom Italia, i cui obiettivi, hanno fatto sì che organizzasse il call center non più come centro informazioni, ma come nodo strategico di comunicazione. Vengono, allora, presi in esame tutti gli elementi presenti nel processo comunicativo che si instaura tra utenti ed operatori aziendali per derivarne un modello. Per far questo, vengono descritti alcuni modelli del processo comunicativo proposti da Studiosi appartenenti a diversi ambiti disciplinari. Da ciascuno vengono recuperati vari fattori, che aggiunti ad alcune caratteristiche proprie di una comunicazione tra operatore e cliente, ne 3 descrivono il processo comunicativo. Da questa prima analisi inizia a delinearsi come l’aspetto comunicazione,caratterizzata di relazione dalla necessità in di questo raggiungere tipo di diversi obiettivi, prevalga sull’aspetto di contenuto. E si sottolinea come per far ciò un ruolo fondamentale venga assunto dal linguaggio. Nel terzo e quarto capitolo, per l’appunto, viene analizzato il linguaggio utilizzato durante una conversazione telefonica, sottolineandone gli aspetti verbali e paraverbali: livello della lingua, aspetti morfosintattici, registri, lessico, voce, contorni intonazionali e aspetti legati all’interazione. La telefonata viene divisa in quattro fasi e per ciascuna di queste ne vengono sottolineati gli aspetti prevalenti. Nel quinto capitolo, invece, si nota come questi stessi aspetti, usati in modo non corretto possono essere da ostacolo alla comunicazione. I fattori, che possono determinare un uso non corretto di questi aspetti possono essere: fattori situazionali, culturali, relazionali e “geografici”. In conclusione si sottolinea quanto derivato dall’analisi svolta nei precedenti capitoli, ovvero che la funzione fondamentale del linguaggio è quella operativa, in quanto determinate espressioni possono essere efficaci o meno, indipendentemente dalla loro verità, determinando così il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Per la fidelizzazione della clientela e il mantenimento di una posizione competitiva, rispetto alla concorrenza, la sola competenza linguistica non basta, ma bisogna associarla ad una competenza paralinguistica, performativa, pragmatica e socioculturale. 4 1. CALL E CONTACT CENTER Il call center è l’insieme dei dispositivi, dei sistemi informatici e delle risorse umane atti a gestire le chiamate telefoniche da e verso un’azienda. E’ quindi un potente strumento in grado di consentire lo svolgimento di tutte le operazioni necessarie per soddisfare le aspettative della clientela. Grazie ad una tecnologia sofistica è possibile sia filtrare le telefonate ricevute dai clienti, smistandole in base alle richieste agli operatori più indicati a fornire assistenza, sia di effettuare chiamate in automatico verso i clienti , attraverso sistemi in grado di riconoscere i numero occupati, inesistenti, o errati, consentendo agli operatori un notevole risparmio di tempo. Tutti i servizi forniti a fronte di richieste in entrata vengono definiti servizi di inbound. Attività tipiche di inbound sono: l’erogazione di informazioni sui servizi dell’azienda, l’assistenza nella soluzione di specifici problemi, la consulenza, la gestione delle segnalazioni sui disservizi. I servizi erogati tramite chiamate in uscita vengono definiti, invece, servizi di outbound. Attività di outbound sono: la promozione dei servizi e prodotti, l’erogazione di informazioni, indagini per stabilire il grado di soddisfazione dei clienti. Col tempo molte aziende per erogare i servizi sia di inbound che di outbond hanno unito all’utilizzo del canale telefonico altri strumenti e canali di comunicazione: lo sportello fisico, il fax, la mail, il web, etc. Ci si trova quindi in presenza di un call center evoluto che prende il nome di contact center. Il contact center consente di fornire un servizio personalizzato in base alle caratteristiche ed esigenze degli utenti, infatti, grazie all’utilizzo congiunto di questi strumenti, la comunicazione telefonica diviene una vera e propria relazione, che permette di conoscere il cliente in base alle sue aspettative e bisogni, permettendo così all’azienda sia di valutare quali prodotti o servizi bisogna offrire per soddisfare questa 5 esigenza sia di utilizzare le informazioni raccolte per migliorare l’organizzazione interna. Nasce la Customer Relastionship Management (CRM), ovvero un insieme di procedure organizzative, strumenti, archivi dati creato in un’azienda per gestire le relazioni con l’obiettivo di migliorare il rapporto con il cliente. Questo nuovo approccio consente di stabilire un rapporto stretto e continuo con i clienti, il call center assume il ruolo di customer care proprio perché gestisce la relazione con la clientela nell’intero ciclo di vita. 1.1 EVOLUZIONE: DALL’UFFICIO RECLAMI AL NODO DI INTERAZIONE Il call center nasce negli anni ’60–’70 come “ufficio reclami”, e passando attraverso varie fasi si è andato via via trasformando in nodo di comunicazione e interazione. Nel 1968, a causa di difetti di fabbricazione di alcune automobili, un giudice, pronunciandosi nel merito di un ricorso presentato da un’ associazione di consumatori, ordina alla casa automobilistica Ford di istituire una linea telefonica gratuita per i reclami. Con un accordo con la compagnia telefonica AT&T, la Ford attiva il primo numero verde della storia. In seguito molte aziende seguono la soluzione sperimentata da questa casa automobilistica. Negli anni ’60, però, la tecnologia delle comunicazioni non consente una gestione dei flussi telefonici tale da garantire l’assistenza al cliente durante tutto il ciclo di vita del prodotto: i call center, quindi, possono solo assicurare risposte standard a richieste standard. Negli anno ’80 grazie all’avvento di nuove tecnologie come l’Automatic call distribution (ACD), che consente di costituire delle file di attesa e ripartire un ordine di priorità alle chiamate, inizia a delinearsi il 6 concetto attuale di call center. L’operatore non ha più la possibilità di decidere autonomamente se accettare o meno, la chiamata gli arriva automaticamente. Alcuni call center consentono, oltre a quanto offerto dall’ Acd, ulteriori prestazioni: in relazione al traffico inbound permettono di realizzare il cosiddetto Pop Screen, la comparsa sullo schermo del computer degli script di guida all’operatore per la gestione della conversazione, i dati anagrafici fondamentali, con una vera e propria scheda cliente, che consente di instaurare un colloquio personalizzato, aumentando la produttività dell’operatore e l’efficacia nei confronti del cliente. Le doti comunicative richieste all’operatore sono ancora limitate, la sua funzione resta quella di fornire risposte standard anche se a richieste sempre più diversificate. Con gli anni ’90 il call center diventa un sistema di interazioni personalizzate col cliente, in cui il processo di comunicazione è fondamentale: l’obiettivo è la cura del cliente e la sua fidelizzazione. L’elemento determinante di tale evoluzione è rappresentato dall’integrazione delle tecnologie dell’informatica con quelle della comunicazione, tra la telefonia ed il computer. Grazie a questa sinergia gli strumenti a disposizione dell’operatore consentono di gestire le informazioni in tutto il loro ciclo di vita: dall’ingresso (il momento del contatto con l’utente), all’elaborazione, fino alla chiusura del contatto mantenendo però memoria della comunicazione all’interno dell’azienda. Il call center diviene il nodo della comunicazione con il cliente e l’operatore la risorsa principale per la gestione e la circolazione delle informazioni e delle conoscenze. Per questo si rendono necessarie strutture capaci di contenere tutte le informazioni, affinché siano rese condivisibili e accessibili. Vengono costruiti database aggiornati e l’operatore può gestire in modo più dinamico la conversazione essendo in grado di capire con rapidità le problematiche del cliente e il modo per risolverle al meglio. 7 I risultati dei contatti instaurati con il cliente vengono registrati, i dati elaborati, le informazioni classificate in base alla problematiche emerse e poi restituiti ai clienti sotto forma di soluzione al problema emerso. Il call center rappresenta, quindi, il punto all’interno dell’organizzazione in cui confluiscono le informazioni provenienti dal mercato divenendo così il crocevia della comunicazione interna ed esterna con il cliente, non sono visti come centri di costo ma come luoghi dove creare valore per il cliente e per la stessa azienda. Il ruolo dell’operatore evolve, si ritrova a vestire i panni di un consulente specializzato capace di assistere il cliente e di instaurare con lui un rapporto fiduciario, che diviene il presupposto su cui innestare poi azioni di promozione e di vendita. Fonte: S. Bagnara, E. Donati, T. Schael, Call & contact center – Strategie di Customer Relationship Management nelle imprese private e pubbliche, il Sole 24 Ore, 2002. 8 1.2. COMUNICAZIONE: DA SCAMBIO DI INFORMAZIONI A NEGOZIAZIONE Oggi il call center è diventato un centro di contatto, che gestisce le relazioni con la clientela nell’intero ciclo di vita. Questa struttura rappresenta per l’azienda quello che per l’uomo è l’orecchio. Con il contact center l’azienda è in grado di ascoltare la propria clientela riuscendo a creare una relazione con essa e ad acquisire un altissimo numero di dati, che verranno poi elaborati dal marketing. Per garantire il successo di questa relazione, l’attenzione alle modalità con cui possono essere ricevuti e trasmessi i messaggi deve essere massima. La comunicazione telefonica non può essere più orientata alla sola transazione, ma ad una relazione che consenta ad ogni cliente di avere la sensazione di essere percepito come “il cliente” e non uno dei tanti. Per le aziende la soddisfazione del cliente, la customer satisfaction, è fondamentale, un cliente soddisfatto, infatti, diventa spesso un cliente fedele e in uno scenario competitivo, dove le tradizionali leve di marketing, di prezzo e di prestazione tecnologica possono essere facilmente neutralizzate dai concorrenti, il fattore discriminante di scelta tra più fornitori è sempre più rappresentato dal livello del servizio al cliente. Particolare attenzione va prestata soprattutto ai reclami dei clienti, in quanto una gestione efficace di questi ultimi è fondamentale per la strategia di soddisfazione della clientela, sia perchè un cliente accetta un problema nella misura in cui l’impresa apporta una soluzione adeguata, sia perché sono un importante fonte di informazione che permette di conoscere meglio le aspettative dei clienti e la qualità percepita dei prodotti dell’impresa1. La comunicazione non può più essere, quindi, solo uno scambio di informazioni, ma diviene circolare, “un atto di negoziazione”, con una _____________________________________________________________ 1 Cfr. Lambin J. J., Marketing strategico e operativo, McGraw-Hill, Milano, 2004, pagg. 101-102 9 Profonda mportanza attribuita al linguaggio, non solo alla sua funzione descrittiva, ma anche a quella operativa, performativa. 10 1.3. INDICATORI E STRATEGIE DI UN CALL CENTER Ogni azienda misura le performance con metodologie spesso diverse, a seconda del volume di traffico che transita nel call center. Rispetto all’attività di outbound, la valutazione delle performance dell’attività inbound è più impegnativa, bisogna misurare il “livello di servizio”, ossia verificare i livelli di efficacia e di efficienza del call center. Gli indicatori per la misurazione del livello di efficienza del servizio sono: numero medio di chiamate in attesa, il tempo medio di attesa alla risposta, il tasso di abbandono (cliente che rinuncia all’attesa), il tempo trascorso al telefono sul totale delle chiamate (calcolabile sommando i tempi di tutte le chiamate abbandonate/abbattute e dividendo il risultato per il totale delle chiamate), il tempo medio di attesa delle chiamate abbandonate/abbattute (a livello di singolo operatore o di gruppo), il tempo medio di chiamate evase, il rapporto percentuale tra impegni e risposta, il numero di squilli alla risposta, il numero di contatti utili sul totale dei contatti, il numero di chiamate da gestire, il numero di chiamate in coda. Gli indicatori per quanto riguarda l’andamento delle attività di outbound sono: il numero di contatti potenziali, il numero di contatti effettuati, il numero delle chiamate a buon fine sul numero totale dei contatti, il tempo medio delle chiamate a buon fine, il tempo di conversazione, il tempo di attesa tra una chiamate e l’altra, il totale ore a disposizione, il totale ore effettive. Il rispetto di questi parametri consente anche di maturare una conoscenza sempre più completa del cliente. Le interfacce avute con il cliente possono essere una utile fonte di informazioni per valutare i livelli di soddisfazione del cliente, il suo livello di fidelizzazione, le determinanti del processo di acquisto e di relazione con l’impresa. Con il possesso di queste informazioni si possono porre le basi per sviluppare e potenziare il rapporto con la clientela. Tra le strategie messe in atto per raggiungere tale obiettivo si possono notare: 11 la fidelizzazione, che come già visto in precedenza, “consiste nelle strategie e nelle azioni di marketing dell’azienda finalizzate al mantenimento (tramite la customer satisfaction) dei livelli di clientela attuali.”2 La customer retention che “consiste nelle azioni che un’azienda realizza per trattenere il cliente che ha manifestato l’intenzione di attivare il processo di abbandono.”3 Il customer service che “costituisce il contatto diretto, continuato e irrinunciabile tra azienda e cliente alla scopo di fidelizzarlo. E’ infatti più costoso conquistare nuovi cliente piuttosto che incrementare il fatturato di quelli già acquisiti. L’ attività del customer service è principalmente collegata ad alcuni processi aziendali come il rispetto dei programmi di vendita, la ricerca di soluzioni creative che incontrino le necessità della clientela: in altri termini la ricerca della qualità nel rapporto.”4 2 Goi A., Lavorare al call center. Manuale di formazione e autoformazione, Franco Angeli, Milano,2005, pag. 35 3 Goi A., Lavorare al call center. Manuale di formazione e autoformazione, Franco Angeli, Milano,2005, pag. 36 4 Goi A., Lavorare al call center. Manuale di formazione e autoformazione, Franco Angeli, Milano,2005, pag. 36 12 2. TELECOM ITALIA: CULTURA BASATA SULL’ORIENTAMENTO AL CLIENTE Telecom Italia è il gruppo leader delle telecomunicazioni in Italia, con attività nei settori delle telecomunicazioni fisse e mobili. Nasce a seguito del “ piano di riassetto delle telecomunicazioni” approvato il 30 giugno 1994 dal consiglio di amministrazione dell’IRI. Il piano prevede la fusione delle cinque società del gruppo iri-stet impegnate nel settore telefonico (SIP, IRITEL, ITALCABLE, TELESPAZIO e SIRM) e la nascita di una nuova società che assume la denominazione sociale di TELECOM ITALIA. E’ approvato il 30 luglio dal ministro delle poste e telecomunicazioni e il 27-28 settembre dai consigli di amministrazione delle cinque società interessate. Mission “La nostra missione è di essere un operatore di telecomunicazioni competitivo per un mercato globale. Vogliamo, quindi, fornire servizi di comunicazione sempre più evoluti ed interessanti per il mercato nazionale e internazionale, contribuendo con la diffusione delle nuove tecnologie, allo sviluppo dell’ intero Sistema Paese a cui garantiamo inoltre la fornitura del servizio universale. La soddisfazione del Cliente è al centro dei valori aziendali e la nostra società e l’intera organizzazione sono proiettate verso il mercato.”5 _____________________________________________________________ 5 Pagine Bianche, SEAT Pagine Gialle, 2007/2008 13 Valori “Telecom Italia ha adottato un sistema di valori che devono costituire il costante punto di riferimento comportamentale per tutte le persone che lavorano nel Gruppo, connotando in senso distintivo la loro appartenenza a un'unica realtà industriale: • Orientamento al cliente • Assunzione di responsabilità • Innovazione • Proattività • Velocità • Integrazione • Trasparenza • Eccellenza professionale È stato inoltre identificato un Modello Manageriale che rappresenta la sintesi dei comportamenti cui i manager del Gruppo devono ispirarsi nel perseguimento degli obiettivi di business. • Centralità del cliente • Creazione del valore • Valorizzazione delle persone • Governo del cambiamento • Networking ed integrazione.”6 Come si può riscontrare dalla mission, valori, e modello manageriale sopra riportati, anche Telecom Italia ha adottato una cultura basata sull’orientamento al mercato, con particolare attenzione posta all’instaurazione di una solida relazione con il cliente. _____________________________________________________________ 6 Fonte: www.telecomitalia.it 14 Relazione gestita, in gran parte, tramite i call center . 187 (adibito alla gestione della clientela residenziale) e 191 (adibito alla gestione della clientela business) rappresentano “ l’orecchio” dell’azienda . Sono gli “ uffici per le relazioni con il pubblico” di Telecom Italia, devono garantire informazione e comunicazione. Più che call center sono dei customer care ( nel linguaggio del marketing : “la tecnica che consente di implementare il CRM per raggiungere la Customer Satisfaction”) in quanto per l’appunto si occupano dell’intero processo comunicativo tra l’impresa e il cliente : reclami, informazioni, vendite, attivazioni, lavorazioni… 2.1. ATTIVITA’ E STRATEGIE DEL CALL CENTER TELECOM Chi scrive è una delle voci del 191 di Telecom Italia, impiegata presso la società Telecontact center, gruppo Telecom Italia. Questa esperienza sul campo permette di valutare e analizzare, tramite contatto diretto, le procedure e gli obiettivi, consentendo di appurare quanta importanza, con l’introduzione dei contact center come gestori dei rapporti con i clienti, sia stata assunta dalla comunicazione e dal linguaggio. La cuffia del call center diviene un ottimo punto di osservazione dei vari elementi comunicativi e delle diverse varietà e procedure linguistiche messe in atto sia dal cliente che dall’operatore per raggiungere i vari scopi. L’obiettivo aziendale non è solo fornire al cliente un ufficio reclami, ma il call center è divenuto un importante centro di creazione di valore economico. Soprattutto per quel che riguarda le vendite: il cliente che non viene contattato per fini commerciali , ma è lui che contatta l’azienda per trovare la soluzione ad un suo problema, legge, la proposta commerciale dell’operatore come un consiglio disinteressato ed è più propenso all’acquisto di offerte e servizi. Telecom Italia ha subito letto e sfruttato questa enorme possibilità. 15 Tra le attività svolte possiamo elencare: • gestione di informazioni e reclami • attivazioni e lavorazioni • vendite Da eseguire con procedure precise: • rispetto di tempi medi di conversazione • utilizzo di sistemi informatici specifici • evitare che il cliente richiami Le attività e le procedure elencate dipendono soprattutto dal fatto che i call center di un’azienda sono gestiti per lo più da società esterne o da società facenti parte del medesimo gruppo aziendale. Questo spiega il perchè di obiettivi così precisi e rigidi. Ogni giorno il guadagno è determinato dal numero di chiamate gestite, ragion per cui c’è necessità di rispettare dei tempi medi di conversazione e spesso le chiamate, se appartenenti ad uno stesso cliente, non sono fonti di guadagno, ecco perché esiste una percentuale di richiamate giornaliere che non deve superare una certa soglia. Importantissime fonti di guadagno, inoltre, sono i prodotti e servizi venduti, per questo quotidianamente ci sono degli obiettivi di vendita da soddisfare, ovvero delle percentuali di vendita assegnate a ciascun gruppo operativo. Per fornire un esempio concreto prenderò ad esempio una singola chiamata le cui caratteristiche sono: • durata non superiore ai 4 minuti 16 • gestione della problematica del cliente • apertura delle pratiche necessarie a questa risoluzione • effettuare una proposta commerciale • assicurarsi che il cliente non richiami Questi pochi elementi possono evidenziare quanta importanza assuma il processo comunicativo, le fasi divengono varie: fare agire, convincere, interessare, informare. 2.2. PROCESSO COMUNICATIVO E LINGUAGGIO Gli elementi presenti nel processo comunicativo appena menzionato sono quelli teorizzati dal modello informazionale lineare di Shannon e Weaver: la fonte, il messaggio, il segnale, il canale, il destinatario. ____________________________________________________________ ________________________________________________________ Come si può notare, questo modello, oltre che utilizzare le categorie teorizzate da Shannon e Weaver , deriva dai modelli comunicativi teorizzati successivamente da altri studiosi. 17 La comunicazione che si sviluppa durante una conversazione telefonica tra un operatore e un cliente, come si è visto in precedenza, non è una comunicazione lineare, in cui vi è un passaggio unidirezionale e diretto dalla fonte al destinatario, senza considerare la relazione intercorrente tra questi, ma è una comunicazione circolare, si devono quindi, come fatto nello schema, tener presenti anche gli elementi introdotti da Schramm: la codifica e decodifica del messaggio( emittente e ricevente devono avere lo stesso codice), la risposta e il feedback, che permettono la restituzione delle informazioni , in modo che la fonte possa modificare i messaggi successivi, in uno scambio reciproco di ruolo tra emittente e destinatario, il campo d’esperienza virtuale ovvero le conoscenze , le esperienze e gli elementi culturali dei soggetti che incidono sulla codifica e decodifica del messaggio, per cui i comunicatori attuano in ogni caso un’ attività di interpretazione, il campo d’esperienza reale cioè l’ambiente fisico dove si svolge la comunicazione e che influenza inevitabilmente il processo. Non potrebbero essere garantiti tutti gli obiettivi richiesti durante una conversazione telefonica se non si prestasse attenzione a parlare in modo chiaro ed efficace, a rivolgersi a chi ascolta per coinvolgerlo e per capire le esigenze, a esporre i concetti con ordine e in modo completo, ad ascoltare le risposte , a prestare la massima attenzione, a comprendere. Bisogna di volta in volta prestare attenzione alle caratteristiche dell’interlocutore con cui si interagisce, interessante a tal proposito è far riferimento al modello sociologico di Goffman, in cui l’accento è posto sugli aspetti organizzativi della conversazione e sul ruolo della sfera sociale nella trasmissione dei messaggi. L’autore parla di un frame che può essere definito come un contesto nel quale avviene l’interazione tra le persone, il quale stabilisce il senso compiuto delle azioni e dei comportamenti da tenere , al fine di creare aspettative comuni e condivise circa le forme e i contenuti della comunicazione intrapresa. 18 Il contesto è infatti la situazione nella quale si situa la comunicazione. E’ l’oggetto, l’argomento, il problema a cui ci si riferisce nel messaggio. In una conversazione telefonica con un cliente diviene di fondamentale importanza “ spiegare” , spesso si rischia che vengano attribuiti significati diversi a prodotti e servizi da parte dell’operatore e del cliente, in quanto quest’ ultimo non sempre ne ha una conoscenza precisa. Solo spiegando al cliente che cosa può e deve fare per avere un buon servizio è possibile coinvolgerlo, responsabilizzarlo e alla fine renderlo soddisfatto del servizio ricevuto. Per far ciò bisogna essere veramente capaci di calarsi nei loro panni, prima di tutto quindi bisogna imparare a parlare la loro lingua. “Per poter svolgere adeguatamente la propria funzione di comunicazione diretta, la fonte deve essere consonante e risonante rispetto al pubblico destinatario, sulla base della conoscenza e delle aspettative di quest’ultimo. Il requisito delle consonanza rappresenta il presupposto per la comprensione del messaggio da parte del ricevente. Per essere consonante rispetto al soggetto destinatario del messaggio , la fonte deve condividere il codice linguistico… Per garantirsi l’effettivo coinvolgimento del destinatario, non basta utilizzare lo stesso codice, non è cioè sufficiente la consonanza è necessario il requisito della risonanza. Esso permette alla fonte di coinvolgere e ottenere la partecipazione del destinatario attraverso la condivisione di finalità, la predisposizione ad impegnarsi e a collaborare in vista del raggiungimento di obiettivi comuni. Ai fini della risonanza è richiesta l’adeguata conoscenza dei destinatari, la quale consente di formulare il messaggio in funzione delle loro aspettative.”7 Fondamentale importanza è quindi, come si è visto, assunta dal codice, il linguaggio, cioè il sistema di segni con cui il mittente formula il messaggio che invia al destinatario. E’ necessario che il mittente conosca il _____________________________________________________________ 7 Confetto M. G., Un modello di comunicazione di impresa ASV-BASED, Giappichelli, Torino, 2002, pag. 113-115 19 codice con cui codificare il messaggio e che sia condiviso dal destinatario affinché possa decodificarlo. Un autore che pone particolare attenzione al contesto e al codice all’interno di una comunicazione è il linguista Roman Jakobson il quale rielabora la “Teoria matematica dell’informazione” di Shannon e Weaver. Il suo modello considera il mittente e il destinatario come soggetti che devono possedere un codice comune ed avere un simile contesto di riferimento. Egli classifica gli atti comunicativi secondo sei funzioni a cui essi possono essere orientati. • La funzione emotiva o espressiva richiama la capacità del “comunicatore” di manifestare al destinatario uno stato d’animo (gioia, emozione, preoccupazione). • La funzione conativa mira a provocare nel destinatario un comportamento: maggiore puntualità, migliore partecipazione, o altro. • La funzione referenziale illustra lo scenario fornendo dati, teorie, ipotesi, idee, un quadro di riferimento. • La funzione metalinguistica offre al destinatario le regole per decodificare i messaggi inviati e migliorarne la comprensibilità. • La funzione fatica si concentra sul canale, si preoccupa di garantire il contatto tra comunicatore e destinatario, di constatare che la comunicazione sia in atto e di verificare che essa venga mantenuta. • La funzione poetica riguarda il modo in cui il messaggio viene realizzato ed implica una forma ed uno stile che massimizzino l’attenzione del destinatario. E’ il mittente a decidere , di volta in volta, quale funzione del linguaggio privilegiare e far prevalere nel messaggio. Nella comunicazione telefonica con un cliente sono varie le funzioni che intervengono. Un ruolo importante ha senz’altro la funzione fatica tenendo conto del fatto che il mezzo usato è esclusivamente il telefono, 20 quindi spesso si sentono ripetere le espressioni volte a verificare che il canale funzioni, che l’interlocutore sia in ascolto o per attirarne l’attenzione: “ Pronto, mi sente?”, “ Allora, mi ascolti…”. Ma non meno importanti risultano essere la funzione poetica e conativa, come si è visto in precedenza gli obiettivi durante una conversazione sono vari e riguardano sia il servizio che la vendita, questo determina l’uso di un linguaggio che attribuisca alle parole anche un valore denotativo, soprattutto per riuscire a vendere dei prodotti, e di parole chiare e mirate che spieghino determinati servizi con l’uso dell’imperativo e del vocativo. L’ esperienza maturata da operatore call center mostra la non minore importanza della funzione metalinguistica: spesso bisogna fermarsi per rendersi conto che il significato attribuito ad un determinato termine o espressione sia compreso dall’interlocutore, ma è anche il cliente che di volta in volta si accerta che l’operatore abbia compreso la sua richiesta. La comunicazione di cui ci si sta occupando infatti non è unidirezionale ci sono più soggetti che ne fanno parte. Il modello proposto da Jakobson ha il limite di ritenere la comunicazione come unidirezionale, il cui inizio è il momento che il mittente invia il messaggio e termina nel momento in cui il messaggio viene capito dal referente, è per questo che occorre far riferimento al lavoro di Greimas e di Eco che vedono la comunicazione come un processo cooperativo. Il modello semiotico-informazionale di Eco asserisce che la prima funzione di ogni messaggio è ricondurre ad un “significato” i segni adoperati dal comunicatore ovvero parole, gesti, posture, comportamenti, immagine, marchi. La nozione centrale di questo modello è quella di decodifica, infatti la comunicazione è una relazione tra comunicatore e destinatario che si svolge in un contesto tale “per cui una parola capita da tutti nel suo significato più diffuso, può connotare per gli uni una cosa per gli altri un’altra”(Umberto Eco). 21 Verificare che ciò che si comunica venga compreso è fondamentale, non si può prescindere da ciò che è stato capito da chi ascolta. Il modo più efficace per verificare la corretta comprensione di un messaggio è il feedback. In una conversazione telefonica, essendo un tipo di comunicazione verbale, si può verificare se si è stati compresi ponendo delle domande: “E’ tutto chiaro?”, sempre chiare, che non contengano critiche o giudizi, e soprattutto utilizzando un atteggiamento di ascolto attivo di modo da rendersi conto di risposte non del tutto convinte. Durante un colloquio con un cliente la scelta delle frasi adatte è fondamentale per la riuscita della conversazione, bisogna evitare frasi del tipo “non capisce?”, “non si è accorto…”, “gliel’ho già detto…” frasi che come abbiamo sopra indicato emettono un giudizio, aggrediscono. Bisogna accompagnare il cliente verso la soluzione del suo problema con espressioni chiare e precise ma che lo guidino verso la comprensione, come ad esempio :“faccia in modo che…”, “va bene, ma ricordi che…”, “verifichiamo insieme”, in questo modo il cliente avverte la partecipazione attiva dell’operatore alla risoluzione della sua esigenza. L’attenzione alle parole , ai toni e ai modi usati deve sempre essere alta in quanto si ripercuotono sull’atteggiamento del cliente garantendoci il buon esito della chiamata. Il come comunicare è importante almeno quanto il cosa comunicare ed in alcuni casi anche di più, soprattutto quando ci sono più obiettivi comunicativi da raggiungere in poco tempo. Il linguaggio viene ad avere una vera e propria funzione operativa, determinate espressioni possono essere efficaci o meno, indipendentemente dalla loro verità, determinando così il raggiungimento di determinati obiettivi. A occuparsi dell’aspetto operativo del linguaggio è John Langshaw Austin, autore della teoria degli atti linguistici, il quale ha introdotto la nozione di “enunciato performativo” ovvero un enunciato che compie un’azione e, in tal modo, tende a realizzare modifiche nella situazione 22 esistente . “Secondo Austin ogni espressione linguistica è un atto: anche l'enunciato ritenuto constativo è un'azione (ad esempio, dire "domani vado a…" equivale a un impegno, a un atto, è enunciazione performativa e non solo indicativa e descrittiva). Così, egli distingue tre possibili e distinti aspetti di un atto linguistico, entro i quali classifica gli enunciati inizialmente descritti come constativi e performativi: • l' atto locativo è quello con cui si dice qualcosa dotato di significato (ad esempio, "quella porta è aperta") e può essere studiato dal punto di vista fonetico, lessicale o grammaticale; • l' atto illocutivo è un atto effettuato col dire qualcosa: esso, oltre a informare, constatando una data realtà (ad esempio, il fatto che quella porta sia effettivamente aperta), può contenere un'esclamazione, una preghiera o un suggerimento (ad esempio, l'invito a chiudere quella porta aperta). L'atto illocutivo ha quindi una forza collegata alla reale intenzione di chi compie quell'atto linguistico. • L' atto perlocutivo è l'atto compiuto per il fatto di dire qualcosa: quello per cui si raccoglie il suggerimento (o comando, invito, ecc.) implicito in quell’atto “illocutorio” e si esegue ciò che viene suggerito (si chiude, cioè, la porta). Mette in evidenza l'interattività costitutiva del linguaggio, cioè gli effetti sugli interlocutori che l'atto linguistico determina.” (Antonino Magnanimo). Chi svolge l’attività di operatore call center non riesce a non notare che durante una conversazione con un cliente il linguaggio è solo raramente meramente descrittivo, ma vengono utilizzati da entrambi i partecipanti alla conversazione atti allocutivi e perlocutivi, non si forniscono esclusivamente informazioni ma per l’appunto si invita ad avere determinati comportamenti: “faccia questa operazione e non abbia dubbi sul buon esito..”, “lei ha già chiamato più volte non è stato 23 soddisfatto…”, “ ma lei paga ancora questo servizio perché non aderisce a questa nuova promozione di certo più conveniente…”. L’intento non è solo quello di fornire una risposta alla domanda del cliente ma tranquillizzarlo, segnalargli che c’è traccia delle sue precedenti chiamate, far sì che non richiami, riuscire a vendergli un prodotto o un servizio, generare diversi effetti sull’interlocutore. Quanto appena descritto è forse uno degli effetti principali apportati dallo sviluppo dei call center da parte delle aziende, il buon utilizzo del linguaggio, la comprensione della sua forza in quanto “atto” genera un vantaggio competitivo rilevante apportando un vantaggio economico di gran lunga superiore a quello derivante da uffici reali per la relazione con il pubblico. 24 3. COMUNICAZIONE TELEFONICA La comunicazione è indispensabile per la vita dell’uomo, per i suoi rapporti con gli altri esseri umani: tutta la nostra vita ruota intorno ad essa. In una sola parola, la comunicazione si può definire come relazione, ovvero l’entrata in rapporto con una o più persone. Ci relazioniamo attraverso una serie di canali che permettono di classificare la comunicazione in verbale, non verbale e paraverbale. La comunicazione verbale fa della parola il suo canale preferenziale, riguarda i contenuti di una comunicazione e può essere sia orale che scritta. Generalmente,però, non comunichiamo soltanto con le parole, ma spesso ci relazioniamo agli altri con il supporto decisivo dei codici non verbali e paralinguistici. La comunicazione non verbale comprende tutti gli aspetti che non sono parole, quali: la gestualità, la postura, il tono della voce e i movimenti dei muscoli facciali . Attraverso essa esprimiamo emozioni, sentimenti, stati d’animo spesso contrastanti con il messaggio che stiamo trasmettendo. La comunicazione paraverbale riguarda l’utilizzo della voce, i contorni intonazionali, il ritmo e l’emissione dei suoni ovvero: timbro, tono, volume, tempo. La comunicazione paraverbale, insieme a quella non verbale, è parte integrante del nostro modo di relazionarci con gli altri, la utilizziamo quotidianamente, spesso a livello inconscio, senza rendercene conto. Senza una di queste componenti la nostra comunicazione risulterebbe poco comprensibile, non pienamente recepibile dal destinatario. Tuttavia lo sviluppo tecnologico consente alle persone di comunicare attraverso canali sofisticati come il telefono, la radio, il cellulare, il computer, il fax, un’ e-mail che mancano di molte risorse tipiche dei linguaggi non verbali.. In questi casi per comunicare efficacemente sono richieste agli interlocutori alcune abilità tipiche della comunicazione verbale e paraverbale che consentano il raggiungimento dei propri obiettivi. 25 Prendendo in considerazione il lavoro di call center, è fondamentale che l’operatore attraverso la comunicazione telefonica instauri con il cliente un clima di fiducia reciproca: solo attraverso l’abile uso di una serie di strategie comunicative l’operatore può ottenere come risultato la soddisfazione e fidelizzazione del cliente necessari per il successo della propria azienda. Queste strategie si basano, come accennato in precedenza, su due aspetti della comunicazione: un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. Per aspetto di contenuto ci si riferisce al cosa si vuole comunicare, al messaggio verbale (es. la notizia, l’informazione); per aspetto di relazione invece si fa riferimento al come si vuole comunicare, al messaggio paraverbale (es. comando). __________________________________________________________ COSA Elementi della comunicazione CONTENUTO 7% GESTUALITA’ 38% 55% COME VOCE Lo schema illustrato vuol mostrare come in una comunicazione telefonica,che si sviluppa tra un cliente e un operatore di call center, l’aspetto di relazione spesso sia molto più importante dell’aspetto di contenuto. Questo perché, come illustrato nel precedente capitolo, gli obiettivi da raggiungere in una conversazione telefonica sono diversi, e un contenuto corretto, da solo, non ne garantisce il raggiungimento. Per gestire 26 correttamente la chiamata di un cliente, in una tempistica media di quattro minuti, riuscendo oltre che a risolverne la problematica anche ad effettuare una proposta commerciale e ad evitare un eventuale ricontatto, il “come” si comunica assume la massima importanza. Sbagliare la scelta del tono di voce, dei tempi di risposta, del ritmo, del linguaggio adatto può inficiare la buona riuscita di una conversazione, molto più di una risposta non corretta o di un lessico non preciso. La qualità di un servizio,infatti, non è misurabile come quella dei prodotti, attraverso la quantità di difetti di fabbricazione , la durata, la performance, ma può essere analizzata solo attraverso la visione che ne hanno i clienti. Gronross, professore di Service and Relationship Marketing, sostiene che la qualità sperimentata dal consumatore viene giudicata facendo riferimento a due dimensioni: la dimensione tecnica e la dimensione funzionale. La qualità tecnica si riferisce al contenuto (il “cosa”) del servizio fornito al cliente. La qualità funzionale si riferisce al modo (il “come”) in cui viene svolto il servizio: “Se il fornitore ha un’ immagine positiva, i problemi minori verranno probabilmente dimenticati…” (Gronroos, 1990): __________________________________________________________________ Qualità percepita del servizio Servizio atteso Servizio percepito immagine Qualità tecnica “cosa?” Qualità funzionale “come?” Fonte: Gronroos, 1982. _______________________________________________________________________________ 27 Comunicare al telefono forma, quindi, un vero e proprio tessuto relazionale e il nostro stile comunicativo deve sempre essere adeguato. Si tratta di una relazione semplice, che necessita di un vocabolario di immediata comprensione, non appesantito da sintassi tortuose o da inutili lungaggini, ma, al contrario, costituito da un linguaggio concreto, quindi privo di riferimenti a concetti astratti e che deve essere costantemente supportato dal ricorso a metafore ed analogie. Es.: “Le costerà pochissimo, signora, meno di un caffè.” Di seguito si analizzano gli aspetti verbali e paraverbali caratterizzanti questo tipo di comunicazione. Il corpus utilizzato è costituito da dieci conversazioni svoltesi al 191 di Telecom Italia. 3.1. ASPETTI VERBALI Gli aspetti verbali, durante una conversazione telefonica tra operatore e cliente, sono fondamentali. In assenza di un contatto visivo è la lingua a dover assolvere quasi pienamente alla funzione comunicativa. Generalmente, quando si analizza il linguaggio nel parlato telefonico, si prendono in considerazione le conversazioni tra parenti e amici. Trattandosi di situazioni d’intimità, il livello della lingua utilizzato è quello informale, e il linguaggio di queste conversazioni viene associato ad un italiano colloquiale. La comunicazione che si svolge all’interno di un call center ha, però, delle caratteristiche molto diverse, la lingua usata non può essere associata a quella che si ritrova in situazioni di tipo familiare. Per poterne analizzare le caratteristiche, si farà riferimento al modello di architettura di lingua proposto da Berruto. Secondo Berruto le varietà di lingua si classificano in base a quattro dimensioni fondamentali: diastratia, diafasia, diatopia e diamesia. In base a 28 questa definizione è possibile analizzare il contenuto di un discorso in base alla cultura e alla classe sociale dei parlanti, al contesto in cui essi si trovano ad operare e a comunicare, alle zone da cui essi provengono e nelle quali vivono e risiedono e al mezzo che impiegano per scambiarsi informazioni. Un parlante di qualsiasi lingua può essere inquadrato all’interno del seguente schema: _____________________________________________________________ Fonte: Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, 1987 _____________________________________________________________ Al centro si trova lo standard, mentre man mano che ci si sposta verso la periferia si trovano varietà non standard e sub-standard. Il quadrante in alto a sinistra indica le varietà più alte, quello in basso a destra indica quelle più 29 basse. Per quanto riguarda la diafasia, i registri sono a destra e i sottocodici a sinistra. E’ necessario ricordare che l’italiano standard letterario è descritto e regolato in maniera uniforme dai manuali di grammatica, ma conserva una sfumatura di marcatezza diatopica, è quasi impossibile, infatti, trovare l’italiano standard letterario non marcato, utilizzato da parlanti reali. Al centro ritroviamo anche l’italiano neo-standard, corrispondente a un italiano colto medio8. In base a questo schema, e tenendo conto delle caratteriste in precedenza analizzate della conversazione tra un cliente e un operatore, l’italiano utilizzato nella comunicazione in un call center può essere definito come un italiano regionale colto medio. Infatti, trattandosi di una situazione formale, si tende ad utilizzare gli aspetti unitari, soprattutto morfosintattici, dell’italiano, ma con la presenza di una differenziazione geografica che è percepibile nella gran maggioranza degli utenti: “un qualunque parlante colto rivela di solito, pur non avendo un accento regionale molto spiccato, con una certa chiarezza la propria origine per i caratteri di pronuncia e intonazione”9. Questa varietà è collocata sull’asse diafasico nel quadrante superiore sinistro, sull’asse diamesico è quasi al centro tra lo scritto e il parlato, leggermente spostata verso lo scritto. Il tipo di comunicazione che si sta trattando potrebbe essere definita come: scrittoparlato, in quanto manca delle caratteristiche tipiche del parlato: l’improvvisazione, la mancanza di attenzione. La pianificazione che sottende alla comunicazione tra un Professional di call center e un cliente genera l’utilizzo di un livello di lingua e di un registro più vicini allo scritto. _____________________________________________________________ 8 9 Cfr. Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2002, pag. 23 Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2002, pag. 24 30 3.1.1. Livello della lingua L’efficacia espressiva della lingua italiana si articola su tre livelli, informale, medio e formale, definiti livelli espressivi e corrispondenti alle necessità comunicative della vita di relazione o di lavoro. Il livello informale è caratterizzato da un lessico usuale e comune, e viene utilizzato prevalentemente nell’esperienza quotidiana, dove si stabiliscono relazioni eterogenee e solitamente si trattano argomenti di limitata complessità. Questo livello espressivo si potrebbe anche definire come “l’italiano regionale” o popolare. Sempre nella vita di relazione, ma in una comunicazione finalizzata alle esigenze della vita di lavoro o che si svolgono al di fuori dell’ambito familiare, si colloca il secondo livello, quello medio. Questo livello è caratterizzato da un lessico d’impiego diffuso e si basa su un’articolazione sintattica leggera, con frasi brevi e sintetiche. Il livello formale viene utilizzato prevalentemente in circostanze particolari, che richiedono relazioni comunicazionali di contenuto elevato (ad esempio: seminari, congressi) e in contesti ufficiali come conferenze, cerimonie. Il lessico usato è preciso (linguaggio settoriale) a tratti ricercato e la sintassi è accurata. La situazione comunicativa, che si sta analizzando in questa tesi, è una situazione di tipo lavorativo, il livello prevalentemente usato è quello medio. L’analisi delle varie conversazioni ha messo in evidenza che dal punto di vista morfosintattico i costrutti più frequenti sono i seguenti: • dislocazione a sinistra: “soprattutto nel parlato (…) si tende a staccare il complemento iniziale dal resto della frase con una pausa (…) e a riprenderlo con un pronome clitico”10; _____________________________________________________________ 10 D’Achille P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna, 2003. pagg. 149-150 31 • dislocazione a destra: “a destra di una frase semplice compare un sintagma nominale il cui ruolo sintattico dipende dal verbo della frase e che è ripreso (o meglio anticipato) da un clitico all’interno della frase”11; • frasi scisse: “consente lo spezzettamento dell’informazione in due blocchi frasali distinti, ma la sue funzione fondamentale è di essere marcata per novità e contrastività del sintagma nominale estratto, che viene contrapposto ad altri possibili membri dell’insieme a cui si riferisce. (…) La frase scissa consente di mettere in rilievo il costituente marcato indipendentemente dalla sua natura grammaticale”.12 La brevità e delle telefonate e la mancanza di un contatto visivo rendono necessaria la sottolineatura di unità concettuali importanti per la comprensione e per rendere poco equivocabile il punto a cui si dà importanza. Un’altra costruzione abbastanza diffusa è il c’è presentativo: “(…) costruzione (…) costituita da un c’è / ci sono che introduce un sintagma nominale il quale viene specificato da una (pseudo) relativa esplicativa. Il c’è (…) che pare funzionare in due blocchi monotematici più semplici e a mettere in rilievo un elemento attraverso la segmentazone così ottenuta”13. Questa costruzione facilita la codifica e la decodifica del messaggio, così da facilitare la riuscita della comunicazione. In una conversazione telefonica si è in presenza di un parlato argomentativo per questo motivo la subordinata più frequente è la relativa , a seguire si ritrovano finali, temporali, causali e interrogative , i nessi congiuntivi usati sono i più comuni: che, perché, mentre, se… E’, però, la _____________________________________________________________ 11 Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2002, pagg. 66-67 12 Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2002, pag. 68 13 Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2002, pagg. 68-69 32 paratassi a prevalere, soprattutto nella prima fase della telefonata dove i turni sono per lo più brevi e vengono usate delle frasi precise e riassuntive. Nel corpus utilizzato per questa analisi appare evidente la forte presenza di forme verbali come: sai, senta, guardi ,mettiamo, facciamo. Questi elementi linguistici sono dei “segnali discorsivi”, che svolgono sia una funzione fatica, sia una funzione metatestuale. L’uso di queste forme deriva dal fatto che tra parlante e interlocutore ci sia compresenza e un contesto comune, e quindi difficoltà di pianificazione del discorso e impossibilità di cancellazione, necessità di prendere e mantenere il turno, tendenza a rimandare a una conoscenza condivisa e a esemplificare un argomento così da facilitare la ricezione del messaggio. Affinché la decodifica del messaggio venga garantita si fa spesso ricorso anche a due figure retoriche: similitudine e metafora. La similitudine istituisce un confronto fra due termini, di cui uno è noto e l’altro viene spiegato proprio dal confronto, introdotto da vari connettivi: così…come; come; simile a ecc. La metafora è una specie di similitudine “abbreviata”, senza il come; con essa si indica un oggetto facendo riferimento a un altro, anche molto diverso, legato al primo da un rapporto di somiglianza. 3.1.2. Registri linguistici I livelli espressivi adatti alle diverse esigenze relazionali danno luogo ai registri linguistici che si distinguono per la scelta lessicale e per l’organizzazione delle frasi. I registri sono generalmente classificati in sei tipi fondamentali, di cui tre attribuiti al livello formale, ovvero l’aulico solenne, colto e impersonale burocratico; un registro a livello medio corrispondente ad una circostanza appunto media; gli ultimi due, quello colloquiale familiare e intimo confidenziale, al livello informale. 33 Ogni registro linguistico deve essere strettamente legato, oltre che alla situazione comunicativa, al rapporto esistente tra gli interlocutori e l’oggetto della comunicazione. Nel caso delle comunicazioni che si sviluppano in un call center il registro è quasi sempre quello medio. Infatti: -la situazione comunicativa è quella di tipo lavorativo, dove raramente il rapporto con l’interlocutore sarà così “stretto” da consentire l’utilizzo di un registro colloquiale-familiare, ma più spesso di tipo medio. Inoltre raramente potrà essere richiesto un linguaggio di tipo colto, più adatto a situazioni che richiedono l’utilizzo di espressioni tipiche di un linguaggio settoriale; -il rapporto tra gli interlocutori è normalmente quello operatore/il cliente, dove quest’ultimo può essere ulteriormente caratterizzato dal suo status sociale, dalle motivazioni cha hanno indotto a telefonare o ad essere chiamato, il sesso, il grado di cultura ecc. E’ quindi un rapporto di tipo complementare, ma caratterizzato sostanzialmente dall’estraneità tra gli interlocutori e un obbligatorio rispetto dell’operatore verso l’interlocutore; -l’oggetto della comunicazione, ovvero l’argomento di cui si parla, proprio perché riferito al particolare servizio al quale si è addetti, è di tipo specialistico (o quantomeno complesso), richiede quindi il registro medio. 3.1.3. Lessico Il lessico adottato è abbastanza comune. Si tende a scegliere modi di dire aderenti al contesto di ogni comunicazione, ovvero bisogna tenere sempre in considerazione l’effetto che le parole avranno su chi sta ascoltando. Il messaggio finale non è sempre quello che viene emesso da chi parla, ma corrisponde a quello che chi ascolta ha percepito prima e compreso poi. Quando si parla si deve scegliere tra i modi a propria disposizione quelli più comprensibili al tipo di ascoltatore con cui si 34 interloquisce, non si può ipotizzare un linguaggio unico per tutti. Per alcuni l’impiego di termini tecnici non è un problema , anzi per loro l’utilizzo di un idioma troppo semplificato risulterebbe poco attraente. Al contrario, c’è un pubblico medio che rischia di non capire di cosa si parla. Dalle conversazioni analizzate si nota che i tecnicismi sono limitati. Un linguaggio tecnico corre sempre il rischio di rendere incomprensibile il dialogo a chi non è esperto, ma, come appena detto, può risultare efficace con chi è in grado di condividere il codice. Bisogna prestare attenzione al tipo di linguaggio del proprio interlocutore per verificare cosa sia importante per lui, quale è la sua attività, i suoi interessi. Non tutte le categorie sociali hanno le stesse consuetudini linguistiche e in particolare le persone anziane. L’allenamento all’ascolto faciliterà l’operazione di identificazione del tipo di cliente con cui si ha a che fare. Bisogna essere in grado di cogliere le riforme spontanee del linguaggio che le tecnologie comportano: i cellulari sono diventati i telefonini, gli sms i messaggini, sono tutte parole inventate dalla gente. Vengono evitate, di solito, le interiezioni (le non-parole non hanno il potere di comunicare informazioni, ma fanno apparire poco preparati o in difficoltà). Tra le parole più usate si ritrovano senza dubbio quelle necessarie a tranquillizzare e a suscitare certezza: sicuramente, certo, senza dubbio, non si preoccupi ecc. Il forestierismo più frequente è senza dubbio ok che spesso ha la stessa funzione delle espressioni precedenti. 35 3.2. ASPETTI PARAVERBALI Una delle caratteristiche principali della comunicazione telefonica è che si tratta di una comunicazione in assenza visiva. Questa caratteristica determina l’amplificarsi di molte altre percezioni. Diventa importante prestare attenzione ai toni, agli accenti della voce, alle pause, ai ritmi, al volume, alla dizione ecc. Questi aspetti paralinguistici sono funzionali ai fenomeni verbali per veicolare determinati significati: una stessa frase pronunciata con un’intonazione diversa o un volume più o meno alto assume significati diversi. 3.2.1 La voce Nella relazione telefonica assume un importante rilievo sia la voce del cliente che quella dell’operatore. In questo tipo di comunicazione ogni elemento ha il potere di generare un cambiamento nella relazione tra emittente e ricevente. La voce può essere debole, esile, fioca, forte, viva, chiare, squillante, sommessa, sgarbata, fredda, stizzosa… La scelta del tono di voce del cliente indica immediatamente la sua posizione e il motivo della sua chiamata: ricevere un’informazione, reclamare, sfogarsi. La sua voce tende però quasi immediatamente ad adeguarsi a quella dell’operatore. Lo scopo principale di quest’ultimo è tranquillizzare il cliente, quindi tende ad usare la voce in modo garbato così da abbassare immediatamente qualunque tono, ma dal corpus si rileva che è importante che sia sempre chiara e viva, di modo che non traspaia un atteggiamento remissivo. 36 3.2.2 Contorni intonazionali L’intonazione è indispensabile per fare comprendere come devono essere intesi i messaggi che vengono inviati. Può ad esempio chiarire se si intende fare un’affermazione o una domanda. Aggiunge informazioni sulle intenzioni di chi parla, sui sentimenti che sottendono l’atto comunicativo, la cui intenzionalità può essere di tipo: ironico, cortese, scortese, aggressivo, sottomesso, arrogante, umile, cordiale. Spesso si sceglie una particolare intonazione per collegarsi alla frase pronunciata dall’interlocutore. Con frequenza durante una conversazione telefonica il cliente si collega alla frase iniziale dell’operatore: “…in cosa posso esserle utile?” con la frase: “vediamo se può essermi utile…” o “mi può essere utile…” formulata con un intonazione ironica così da sottolineare il proprio rammarico per una situazione che si protrae da tempo. 3.2.3 Ritmo ed emissione dei suoni Un’altra caratteristica importante è il ritmo della voce, ovvero la velocità di emissione della voce, la frequenza e la lunghezza delle pause. Anche solo poche frasi possono trasmettere sicurezza e assertività, oppure tensione e insicurezza, a seconda del loro equilibrio ritmico. Bisogna armonizzare la velocità con cui si pronunciano le parole e la scansione, con l’introduzione delle pause. La gestione delle pause deve essere molto accorta, in quanto esprimono il pensiero sottointeso, che il parlante lascia trasparire con la scelta di sospensioni o con attimi riempitivi. Spesso, durante una conversazione telefonica, per la volontà di non essere interrotti o per la ristrettezza del tempo a disposizione si tende a parlare molto velocemente, pronunciando i discorsi tutti di fila. Però questa non scansione delle parole e la velocità di emissione delle frasi, costringe a 37 continue interruzioni e ripetizioni, perché l’interlocutore ha difficoltà nel seguire il discorso, soprattutto quando non ha padronanza dell’argomento. Va prestata quindi molta attenzione al tono e al volume. Il tono è la caratteristica espressiva di una voce in rapporto alla particolare influenza emotiva o di un certo atteggiamento mentale del messaggio: dolce, minaccioso, supplichevole, aspro. Nelle conversazioni analizzate ricorre la frase: “ non mi deve parlare con questo tono…” o “la invito ad abbassare i toni…” pronunciata sia dal cliente che dall’operatore quando la conversazione si allontana dagli schemi consueti. Inoltre un tono sbagliato può inficiare la veridicità delle affermazioni fatte, quando l’operatore usa un tono aspro il cliente ha la tendenza a difendersi chiudendo la conversazioni con frasi come: “Vabè lei è un incompetente proverò con qualcun altro”. Si inficia così il lavoro svolto nell’intera conversazione. Gli stessi effetti sono legati anche alla scelta del volume. Il volume corrisponde all’intensità con cui si emette la voce. Al telefono si tende ad alzare la voce, credendo che la distanza tra gli interlocutori richieda uno sforzo maggiore, quando in realtà i sistemi di trasmissione telefonica annullano le distanze rendendo percepibile anche un bisbiglio. Erroneamente, spesso, quando il cliente alza la voce anche l’operatore tende a fare lo stesso, rischiando però, in tal modo, di non riuscire più a gestire la chiamata. 38 3.3. ASPETTI NON VERBALI La comunicazione telefonica, come già sottolineato in precedenza, è caratterizzata dall’assenza degli aspetti non verbali: la gestualità, la postura, i movimenti dei muscoli facciali. L’impossibilità di valutare la situazione prossemica è una importante limitazione di questo tipo di comunicazione. Con un’analisi più approfondita si può notare che questa mancanza viene sostituita: dalle parole usate, dal registro linguistico adottato, dalla musicalità della voce. Una espressione ricorrente nelle conversazioni tra un cliente e un operatore è: “lei ha già chiamato tre volte!”, oppure “ho già chiamato più volte!” dove l’inserimento della parola “già” rappresenta quella che in una relazione faccia a faccia potrebbe essere un’espressione di ammonizione. O anche solo una voce squillante può avere lo stesso effetto di un’accoglienza fatta con un viso sorridente. 3.4. ALTRI ASPETTI INTERAZIONALI La comunicazione telefonica per mancanza di un rapporto visivo è caratterizzata da molteplici difficoltà. Come visto in precedenza, per garantire la riuscita della relazione bisogna prestare grande importanza alla voce, le intonazioni, la scelta delle parole. Per una perfetta comunicazione ci sono anche altri aspetti fondamentali: un ascolto attivo, un’attenta gestione delle domande, un’attenzione ai turni e alle interruzioni. Questi aspetti sono importanti soprattutto se si considera che la conversazione telefonica è sempre limitata dal tempo. Anche se il costo della telefonata è gratuito, questo non vale per il tempo dell’interlocutore, inoltre il tempo in un call center è una risorsa economica. Le operatività vengono, quindi, inevitabilmente accellerate, e spesso si corre il rischio di perdere elementi significativi di ciò che si ascolta o di ciò che si intende dire. Quindi solo 39 attraverso un ascolto attivo si evita il rischio di perdere elementi preziosi e solo un’ attenta gestione delle domande garantisce che l’interlocutore abbia detto tutto ciò che intende dire. 3.4.1 Ascolto attivo L’ascolto può essere diviso in quattro fasi: sentire, interpretare, valutare e rispondere. Dopo aver udito quanto detto dall’interlocutore, si attua l’operazione di decodifica tramite la quale si può comprendere o non comprendere il messaggio. Subito dopo si valuta quanto ascoltato, separando i fatti dalle opinioni, e si formulano dei giudizi, per poi rispondere all’interlocutore, che può così verificare l’efficacia dell’ascolto. L’ascolto non è mai un atto passivo, ma sempre selettivo, in quanto viene filtrato dalla emotività del ricevente. Questo genera tre pericoli, se non si presta un’adeguata attenzione: • sentire ciò che ci si aspetta; • sentire ciò che si desidera; • non riconoscere la differenza tra commenti, obiezioni e domande. Dal corpus preso in considerazione si nota che il cliente, spesso, formula domande non attendendosi una risposta, ma atte solo a formulare un’obiezione, un commento e se non si fa attenzione si rischia di rispondere generando una discussione. Ad esempio si può prendere in considerazione la frase: “Questa linea affari costa tutti questi soldi? La concorrenza costa meno?”. Anche se la struttura con la quale viene formulata è quella di una frase interrogativa, più che una domanda si è in presenza di un’obiezione, una lamentela. L’operatore può 40 quindi solo prendere atto del commento, non avviando una inutile discussione. Il cliente molte volte chiama per uno sfogo e il recepire di essere ascoltato con attenzione, con un silenzio che inviti alla continuazione, può già sortire degli effetti positivi. Questo ascolto viene inoltre facilitato da una buona capacità nel formulare le domande, che può conferire un’immagine di efficienza. 3.4.2 Attenta gestione delle domande La capacità di formulare correttamente le domande è uno strumento importante per la riuscita del processo comunicativo. Permettono di avviare la comunicazione e di mantenerne il controllo. A seconda del grado di libertà nel rispondere che lasciano all’interlocutore sono definita aperte o chiuse. Le domande aperte lasciano libero l’interlocutore di rispondere come meglio crede, sono meno mirate sul contenuto, così da ottenere risposte ampie per capire, per far emergere opinioni e pareri. In questo modo l’interlocutore è rassicurato perché può autonomamente decidere quanto e come approfondire. Bisogna però evitare di dare adito ad una conversazione troppo ampia , guidando sempre l’interlocutore verso la risposta. Un esempio tratto dal corpus di telefonate può essere: “di cosa si occupa? Come generalmente utilizza la linea?”. Si invita il cliente ad esprimere le proprie necessità così da cogliere cosa proporgli e come procedere con la telefonata. Le domande chiuse si utilizzano per vincolare l’interlocutore alla risposta e orientarlo a prendere una decisione. Vengono utilizzate soprattutto quando l’interlocutore ha poca conoscenza dell’argomento che 41 si sta trattando in quanto implicano una facile formulazione e una facile risposta, che deve essere, per lo più, un sì o un no. Iniziano solitamente con un verbo: “ha l’estremo?”, “ha inviato il fax?”. Un esempio può essere fornito dalla domanda presente in una delle conversazioni analizzate: CLT: “Buongiorno, ascolti, io ho già chiamato tempo fa per chiedere il passaggio a privato … ma ancora non è stato fatto!” OP: “Ma lei ha inviato il fax con la richiesta al numero…?” Questo esempio mostra che questo tipo di domande sono molto utili anche per non allungare i tempi della chiamata, in quanto più che domande vogliono essere delle affermazioni che invitino il cliente alla riflessione. Le domande chiuse possono, infatti, essere ulteriormente suddivise in: domande suggestive, domande riflessive, dirette e indirette. Le domande suggestive suggeriscono la risposta all’interlocutore in quanto recano la risposta già nella formulazione. In questo modo, però, il feedback viene annullato e il cliente può esserne irritato, in quanto viene costretto a fornire una risposta che a volte non corrisponde precisamente al suo pensiero. Ad esempio: “Credo che abbia capito, adesso! Vero?” Sono domande da dover sempre evitare, infatti difficilmente se ne ritrovano nelle conversazioni prese in analisi. 42 Le domande riflessive hanno lo scopo di dare all’interlocutore la sensazione che si sta ascoltando quello che dice. Spesso si ripetono le parole finali o il punto di vista di chi parla. Sono molto frequenti durante le telefonate tra un operatore e un cliente, ad esempio: “Se ho ben capito mi sta dicendo che…”, “Dunque, a lei interessa…”, in questo modo si intensifica il rapporto di fiducia. Le domande dirette vincolano l’interlocutore a un tipo di risposta, ma servono a facilitare la relazione, mostrando sincerità: “Questa non è l’assistenza tecnica, ma verifichiamo, la spia adsl è fissa o lampeggiante?” Le domande indirette permettono all’interlocutore di organizzarsi nel rispondere, senza utilizzare una domanda né specificatamente aperta, né chiusa: “Crede le possa interessare…”. Indipendentemente dal tipo di domanda usata, è importante prestare attenzione al modo in cui vengono trasmesse senza interrompere e rispettando il turno dell’interlocutore. 3.4.3 Gestione turni e interruzioni La conversazione telefonica in un call center si sviluppa in varie fasi: apertura, comprensione delle esigenze, soddisfazione delle esigenze e chiusura. In fase di apertura e di comprensione delle esigenze la struttura della conversazione è abbastanza pianificata. L’ordine dei turni è quindi prestabilito: subito dopo la frase di apertura in cui esplicitamente si invita il cliente ad esporre la propria esigenza, quest’ultimo prende la parola e 43 illustra la propria richiesta. In questa fase, generalmente, non si assiste né a interruzioni né a sovrapposizioni: parla prima un interlocutore e poi l’altro ed è il parlante di turno a selezionare il parlante successivo. I turni sono sequenziali, tramite coppie adiacenti14 come: domanda/risposta, offerta/accettazione, il secondo interlocutore è direttamente invitato ad intervenire. Il corpus di conversazioni ci offre una larga scelta di esempi di questo tipo: OP: “Buonasera Telecom Italia come posso aiutarla?” CLT: “Salve vorrei sapere quali servizi sono attivi sulla mia linea.” CLT: “Salve, devo comunicare gli estremi di pagamento di una fattura scaduta, non so se la linea è sospesa può controllare?” OP: “Sì, verifichiamo subito…” E’nella fase centrale, quella della soddisfazione delle esigenze, che la pianificazione iniziale del discorso diviene più difficile. Subentra la difficoltà di spiegare la propria posizione e, soprattutto quando il dialogo diventa conflittuale, diventano frequenti sia interruzioni che sovrapposizioni. Inoltre in questa fase la ristrettezza del tempo a disposizione si fa sentire maggiormente e l’operatore tende a sovrapporsi al _____________________________________________________________ 14 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 69 44 cliente quando ne ha già compreso la posizione: CLT: “…sono rimasta profondamente delusa dalla Telecom, perché tutti i pagamenti dei cellulari me li avere intrufolati tutti sulla stessa bolletta, perché dicete che dovevo chiam+arvi prima* OP: “+sì (-) sì ho capito…”. In altri casi è il cliente a sovrapporsi all’operatore quando non è in accordo con la risposta che gli viene fornita: OP: “…sì il fax è arrivato, ma il subentro non è avvenuto perché la documentazione non era completa biso+gna * CLT: “+GIA’ l’abbiamo fatto completo…”. Sempre a causa del poco tempo a disposizione, sia il cliente che l’operatore tendono ad inserirsi approfittando di silenzi o pause per specificare il proprio concetto. In questo ultimo caso si è in presenza di un’interruzione silenziosa, quando per l’appunto l’interlocutore prende il turno senza attendere che il parlante che ha il turno abbia terminato15. Non sempre, però, si interviene in un momento di silenzio per prendere il turno, spesso si interrompe solo per dare un riscontro dell’ascolto, restituendo subito il turno. ____________________________________________________________ 15 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 181 45 Altre interruzioni sono, spesso, caratterizzate dalla presenza di discorso simultaneo (DS), ovvero quando i due parlanti parlano contemporaneamente. In questi casi ci può essere o un’interruzione semplice, caratterizzata dalla presenza di DS, dall’ottenimento del cambio di turno da parte di un interlocutore, che non riesce a completare il turno16, o una sovrapposizione, caratterizzata dalla presenza di DS, dall’ottenimento del cambio di turno da parte del secondo interlocutore, e dal completamento dell’enunciato da parte del primo17. Nel tipo di conversazione telefonica, oggetto di questa tesi, le più frequenti sono le interruzioni semplici: CLT: “La line viene ripristinata in 48 +ore* OP: “+no* ma non è possibile io devo fare dieci biglietti, come faccio…”, perchè l’operatore tenta sempre di fa sì che la relazione non degeneri in discussione. Per far questo, anche quando il cliente lo interrompe, cerca di non sovrapporsi e di continuare il discorso alla fine del discorso del cliente. Infatti, come illustrato all’inizio di questo capitolo, per garantire un successo aziendale, l’aspetto di relazione è molto più importante di quello _____________________________________________________________ 16 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 179 17 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 180 46 di contenuto. Anche in questo caso, così come per il lessico scelto, il tono, le domande, lo scopo è quello di raggiungere un effetto sull’ascoltatore, che va oltre l’emissione di un significato: di volta in volta bisogna tranquillizzarlo, convincerlo ad avere un determinato comportamento, vendergli un prodotto, lasciargli una buona impressione dell’azienda, far sì che non richiami. Oltre quindi alle competenze linguistiche e paralinguistiche, mantengono sempre una grande importanza la competenza pragmatica e performativa. 47 4. LE FASI DI UNA CONVERSAZIONE Una importante caratteristica della comunicazione via telefono è la sincronia, ovvero il basso livello di pianificazione consentito. Per poter utilizzare tutte le accortenze linguistiche e paralinguistiche, illustrate in precedenza, è importante dividere la conversazione in diverse fasi con l’assegnazione, a ciascuna di queste, di specifici obiettivi conversazionali. Se si entra in una sala in cui si svolge un’attività di call center inbound si può notare che su ogni postazione di lavoro è presente uno schema di questo tipo: _________________________________________________________________ SCRIPT DI REMIND > ACCOGLIENZA: TELECOM ITALIA BUONGIORNO/BUONASERA SONO……IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? > GESTIONE DELLA RELAZIONE GESTIRE LA CHIAMATA EVITANDO I TEMPI MORTI SPIEGANDO AL CLIENTE COSA STIAMO FACENDO PER SODDISFARE LA SUA ESIGENZA > CONGEDO RIEPILOGO DELLE AZIONI SVOLTE E DI EVENTUALI SLA DI RISOLUZIONE > FRASE DI CHIUSURA GRAZIE PER AVER CHIAMATO TELECOM ITALIA. Le fasi, come si può notare da questo script, creato per il call center di Telecom, sono generalmente quattro: apertura, comprensione delle esigenze, soddisfazione delle esigenze e chiusura. 48 4.1. L’ APERTURA L’ apertura è il primo momento di contatto tra il cliente e l’azienda, serve a: • rendere nota la propria identità o l’ufficio che riceve la telefonata • accogliere l’interlocutore ed infondergli la sensazione di essere accolto in modo cortese e professionale • prepararsi all’ascolto. Per la buona riuscita di questa fase si utilizza una frase di apertura, all’interno della quale ogni elemento concorre al raggiungimento di questi obiettivi. Come nello schema sopra riportato, la frase che si utilizza nel call center di Telecom Italia per accogliere i clienti è: “ Telecom Italia buongiorno/buonasera sono … in cosa posso esserle utile?”. In assenza di un contatto visivo l’intera frase costituisce una divisa, un biglietto da visita che associ con certezza l’operatore alla società che rappresenta “Telecom Italia” posto in apertura, o in generale la denominazione di qualsiasi società, indica che si è in contatto con questa azienda, evitando inutili attese o equivoci sulla persona con la quale si intende parlare. “Buongiorno/Buonasera” è il segno di benvenuto utilizzato per accogliere il cliente. “Sono …” è un’ assunzione di responsabilità.. 49 “In cosa posso esserle utile?” rappresenta un’ offerta di disponibilità e di ascolto preposto alla risoluzione dell’esigenza. La scelta di questi termini, insieme con un tono di voce e una pronuncia delle parole comprensibile e convincente, consente di fornire un’immagine professionale e disponibile dell’azienda. Bisogna invece evitare un’apertura brusca, toni di voce annoiati o innervositi ancor prima di sapere chi è; nessun cenno alla propria identità o a quella dell’ufficio: “Siiiii?”, “ufff, prooonto”. Subito dopo la frase di apertura è necessario continuare a mostrare cortesia e competenza circoscrivendo il problema, lasciando parlare l’interlocutore senza interrompere, in questo modo si passa alla seconda fase: quella della comprensione delle esigenze. 4.2. COMPRENSIONE DELLE ESIGENZE Questa è la fase centrale della telefonata, quella in cui l’interlocutore espone le sue esigenze, che bisogna comprendere per aiutarlo a soddisfarle. Si tratta di una fase importante in quanto serve a: • dimostrare la propria capacità e competenza • circoscrivere il problema. Affinché la relazione sia gestita in modo efficace, si deve lasciar parlare il cliente, ascoltare attivamente le sue richieste, riassumere brevemente il problema, fornire informazioni corrette, chiare e sintetiche. Le espressioni più utilizzate per circoscrivere il problema, lasciando parlare l’interlocutore, sono: “può descrivermi il fatto…”, “sì prego mi dica, la 50 ascolto”, “sì dica pure…”. Spesso, come si nota dagli esempi, si utilizzano dei segnali discorsivi, che svolgono varie funzioni. Una funzione diffusa è quella interazionale, per sottolineare l’aspetto fatico della comunicazione18. In questo caso i segnali vengono utilizzati sia per mantenere il turno, sia per sottolineare il legame tra gli interlocutori, notiamo ad esempio: sì, ok, allora, diciamo i quali permettono di confermare al cliente la piena attenzione alle sue esigenze, oppure vengono utilizzati all’inizio dell’enunciato, sia dal cliente che dall’operatore, per richiamare l’attenzione: senta, guardi. Nel complesso le proposizioni sono molto brevi, in quanto all’inizio la struttura prevalente è quella domanda-risposta. Frequente in questa prima fase, soprattutto da parte dell’operatore, è l’utilizzo di uno stile nominale, legato soprattutto a brevi esclamazioni come: sì, esatto, certo, che diano conferma in merito all’ascolto. Il discorso è per lo più pianificato sia da parte del cliente, che prima di contattare l’azienda ha già chiara la sua esigenza, sia da parte dell’operatore che tende ad utilizzare le medesime procedure linguistiche. Il cliente presta attenzione alla pronuncia, il lessico è scelto in modo preciso, la sintassi è strutturata e il registro usato è abbastanza formale. Anche l’operatore utilizza generalmente uno schema ben preciso: domande brevi, come quelle analizzate in precedenza, per richiedere al cliente di illustrare la sua esigenza, l’uso di avverbi come: sì, esatto, che mostrino interesse, prevalenza della paratassi, frasi chiare, lessico comune. Bisogna evitare di interrompere e rispondere bruscamente: no no no questo proprio non è possibile, non so che dirle…, di sbuffare o mostrarsi annoiati: ufff, sì, sì... __________________________________________________________________ 18 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 148 51 CLT: buongiorno, devo comunicare gli estremi di una fattura scaduta il 10 marzo per il numero… OP: sì CLT: ho effettuato il pagamento per due linee (-) una privata ed una aziendale= OP: =certo ora verifichiamo ed inseriamo gli estremi CLT: buonasera, sono Manuela e la chiamo per il numero…, non abbiamo ricevuto le fatture, ma mi hanno detto che se avessi pagato (-) le linea non sarebbero state sospese, ho inviato il fax me le linee sono state sospese* OP: +sì, ora controlliamo gli scoperti ed eventualmente inseriamo gli estremi del pagamento*. In questa fase spesso il cliente tende a dilungarsi, preoccupato di spiegare con precisione la sua problematica. L’ esigenza viene compresa quasi immediatamente dall’operatore, sia per l’esperienza maturata, sia perchè ad ogni chiamata sullo schermo si popola in automatico uno script di guida con i dati anagrafici del cliente, con traccia di conversazioni precedenti e di eventuali esigenze in corso di lavorazione. L’operatore avendo dei tempi di conversazione da rispettare, utilizza i segnali discorsivi quali: allora, ecco, ma, senz’altro, certamente, oppure brevi espressioni come: ho capito perfettamente, va bene controlliamo, per interrompere il cliente e fornire poi la risposta alla domanda postagli. Espressioni come queste sopra citate vengono continuamente utilizzate dall’operatore nell’arco della conversazione, oltre che per prendere il turno, soprattutto per rilasciare una sensazione di sicurezza, per non alimentare dubbi in special modo quando non ci sono risposte precise da poter fornire. CLT: Salve, chiamo per il numero…io ho già chiamato tempo fa per richiedere il passaggio da affari a privato, vede mia figlia ha cessato l’attività da tempo e mi* OP: +sì, certo ho capito, mi risulta una domanda del…* 52 In due casi questa pianificazione del discorso, appena illustrata, risulta essere più confusa: o quando il cliente è agitato per un problema importante o quando non è padrone dell’argomento e dei relativi termini. CLT: allora, guardi noi è da stamattina che non ci colleghiamo a internet, noi ci lavoriamo possibile che non si risolve? OP: verifichiamo subito, il numero è questo che ha digitato? CLT: sì, sì, non è possibile faccia presto, perché ci occorre(…) CLT: ehm…, una cortesia ho fatto la domanda di un nuovo numero, ora mi è arrivato un messaggio sul telefonino che dovevo, ehm, chiamare il 431333, ma nel locale non c’è proprio linea, cioè come faccio a chiamà sto numero/,/ OP: sì risultava un impianto già predisposto, ma* CLT: +no, no, ma non c’ho la linea non fa rumore*(…) Allora le cadenze regionali diventano più marcate, il lessico poco ricercato, la sintassi meno strutturata, si nota la presenza di subordinate causali e interrogative, sottolineature enfatiche, fenomeni di aferesi ed elisione, toni alti, autocorrezioni, e interruzioni. Questi sono fenomeni che troveremo più spiccati nella fase successiva, dove non sempre si riesce a convincere il cliente della correttezza delle informazioni. 4.3. SODDISFAZIONE DELLE ESIGENZE Per gestire efficacemente questa fase bisogna aver compreso bene le esigenze dell’utente. Soddisfare una persona significa rispondere alle sue aspettative, cioè fornire informazioni e consulenza in modo cortese e disponibile. Questa fase serve a: 53 • dimostrare efficacia e competenza • aiutare concretamente l’utente • fornire al cliente ogni informazione utile a conoscere meglio i servizi e le procedure. Per poter raggiungere questi obiettivi occorre fornire informazioni esatte, proponendo più soluzioni, descrivere le azioni che si mettono in atto e mantenere sempre calma e pazienza. Si tende ad utilizzare espressioni chiare e non ambigue con il frequente ricorso alla messa in rilievo di un elemento della frase che si vuole evidenziare. Sono presenti sia la dislocazione a sinistra che la dislocazione a destra: OP: …la linea è stata annullata perché risulta una morosità, risulta non pagata la fattura di 500,00* CLT: +ma* quella fattura l’abbiamo già pagata, avevamo chiamato la telecom perché una fattura così alta non ce la potevamo permettere…/ OP: ... ho verificato e il fax con la richiesta di subentro ci risulta pervenuto ma, è incompleto, manca la misura+ camerale!* CLT:+l’ho mandata*, la visura… CLT: …la bolletta è troppo alta, voglio chiudere la linea/ OP: per cessare la linea deve inviare un fax* CLT: +xxx io ci lavoro con il telefono, non capisco queste cifre…* OP: la vuol chiudere allora la linea?... Frequenti sono anche le frasi scisse e pseudo-scisse : CLT: …CALIAMO I TONI!* 54 OP: + lei che alza la voce…* OP: …sì la voce costo per abbonamenti si riferisce al canone, ed è obbligatoria/ CLT: quello che dico è che è troppo alto.. L’utilizzo di queste costruzioni è frequente in quanto in poco tempo si tenta di chiarire le rispettive posizioni, inoltre può capitare, di frequente, che non ci sia concordanza tra la tesi del cliente e quella dell’operatore, così ognuno sottolinea il proprio concetto, tentando anche di mantenere continuità con il discorso fatto in precedenza. Tali costrutti, per realizzare questi obiettivi comunicativi, sono sempre accompagnati dalla presenza di determinati fenomeni paralinguistici: pause, ritmo, tono che completano il significato degli enunciati espressi sia dal cliente che dall’interlocutore. Ad esempio una pausa dopo la messa in evidenza di un termine spesso sottolinea rassegnazione o ira: CLT: …l’estremo(--) l’abbiamo comunicato tre volte* OP: +il quarto bimestre (--) è quello che manca, lei ha comunicato il terzo…* Un’ altra costruzione molto utilizzata, in questa fase, legata anche a fenomeni paralinguistici è il c’è presentativo: CLT: …l’ho pagato il primo bimestre = OP: = sì ma ci sono varie fatture che non sono state pagate/,/ E’ infatti importante facilitare sia la codificazione che la decodificazione della frase così da non allungare i tempi della telefonata e raggiungere, con più efficacia, gli obiettivi conversazionali. Per questo stesso motivo si verifica l’utilizzo di congiunzioni finali e causali, e la continua ripetizione di pronomi personali: 55 OP: …lei deve mandare il fax per avere la declassazione (-) CLT: tu NON HAI CAPITO, , io già l’ho madato| Molto frequente è anche il congiuntivo con la presenza di interrogative indirette e di oggettive regolari, per tranquillizzare il cliente e distendere i toni: CLT: allora ha segnalato tutto?= OP: = sì, speriamo che vada tutto a buon fine in breve, va bene? Gli aspetti linguistici finora analizzati sottolineano come questa fase sia caratterizzata, a differenza della precedente, da una difficoltà di pianificazione e organizzazione del discorso, derivante dal fatto che non sempre ci si trova in presenza di conversazioni non conflittuali. La compresenza di cliente e operatore determina la continua possibilità di feedback, che a sua volta genera cambiamenti di pianificazione indotti dall’esterno: discorsi simultanei ed interruzioni; segnali discorsivi di conferma e disconferma 19. I segnali discorsivi, più che una funzione fatica, vengono ad assumere, qui, una funzione metatestuale: demarcativi, focalizzatori, indicatori di riformulazione. I demarcativi vengono utilizzati sia come segnalatori di inizio o fine di un turno di parola sia come segnalatori di variazioni di argomento e digressioni: comunque, insomma… OP: …per disabilitare le numerazioni deve chiamare il 48191 ed inserire il pin CLT: comunque, devo fare per forza questo… __________________________________________________________________ 19 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pagg. 156-157 20 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pagg.160-163 56 I focalizzatori sottolineano i punti centrali del discorso: appunto, ecco, proprio. CLT: …mi hanno detto che ci sono problemi di bollette io non ho ancora pagato solo l’ultima* OP: +l secondo bimestre, appunto , questo manca.* Gli indicatori di riformulazione sono forse i più frequenti, permettono di correggersi o di parafrasare e semplificare un concetto: cioè, voglio dire, ecco, ad esempio, facciamo: CLT: …ma, ehm, non capisco perché pago io le chiamate/ OP: / con il trasferimento di chiamata il chiamante paga la prima chiamata lei la seconda, ad esempio se io chiamassi verso il suo numero pagherei la mia normale telefonata, poi è come se ci fosse lei nel suo ufficio che chiama verso il cellulare OP: può capitare che le chiamate non vengano addebitate sul bimestre di competenza e vengano recuperate su fatture successive(-) CLT: ma voglio dire tutti i cellulari…, me li avete intrufolati tutti, come è possibile 400,00 se non c’è nessuno al laboratorio, cioè ci sono i fantasmi?... Dagli esempi si nota come il lessico, a differenza della fase precedente, sia semplificato proprio in virtù del fatto che si tenta di spiegare e rendere chiara ogni espressione. La difficoltà di controllo del discorso provoca anche una presenza maggiore di pronunce regionali, il registro si fa più informale, l’intera conversazione diviene a tratti spontanea, e, da una varietà di lingua che si è definita regionale colta, ci si avvicina a un italiano colloquiale: si abbandona la ricerca di parole e frasi adatte e si utilizzano dei termini che abbiano un’ immediata comprensione: fregare, aggiustare, fesso… 57 Non bisogna però mai, soprattutto da parte dell’operatore, usare un linguaggio troppo tecnico o gergale o ripetere una frase non compresa con le stesse parole, anche se la conversazione diviene conflittuale l’attenzione deve restare sempre alta, evitando tono irritati o silenzi prolungati, cosicché da non inficiare la conclusione della chiamata. 4.4 CHIUSURA La chiusura costituisce il momento in cui si conclude il servizio e la relazione tra operatore e utente. E’ il momento in cui si lascia all’utente il “sapore” del servizio di cui ha usufruito. Quindi, oltre che essere una fase delicata in quanto le conclusioni devono essere formulate in modo che nessuno dei partecipanti si senta costretto a porre termine alla conversazione quando ha ancora cose da dire, è delicata anche perchè non bisogna lasciare una sensazione spiacevole dopo la relazione. Questa fase è necessaria per diversi motivi: • verificare che le informazioni siano state comprese e abbiano soddisfatto le esigenze dell’utente; • fornire un saluto personalizzato all’utente, facendolo sentire non un “numero” ma una persona ; • offrire e garantire disponibilità per il futuro; • lasciare all’utente una buona impressione del servizio. La prima operazione da effettuare è senza dubbio un riepilogo degli aspetti emersi durante il colloquio, con riferimento alla soluzione messa in atto: 58 OP: allora la disabilitazione è stata inserita, può esser certo che tra 48 ore tutte le numerazioni a sovrapprezzo saranno disabilitate… Si può così passare ad un saluto personalizzato ( ad esempio scuse o ringraziamenti), che lasci soddisfatto il cliente, con la certezza che l’azienda sia sempre disponibile all’ascolto di esigenze e problematiche, con l’uso di frasi del tipo “Sono certa che sarà soddisfatto della sua scelta”, “Siamo a disposizione per ogni eventuale chiarimento”. Da evitare sono frasi autosvalutanti: “Spero di aver risolto…” e espressioni brusche: “Scusi ho altre chiamate in linea, buongiorno”, “Se è tutto chiaro la saluto”. Da ciascuno interlocutore si possono cogliere suggerimenti su come chiudere, ricordandosi sempre di ringraziare per avere scelto l’azienda che hanno chiamato. Come esempio si può riprendere la frase utilizzata in Telecom Italia e presente nello script sopra analizzato: “Grazie per aver chiamato Telecom Italia”. In tal modo si vuol sottolineare che la chiamata del cliente non è per l’azienda motivo di disturbo ma un’occasione per confrontarsi con la propria clientela. 59 5. OSTACOLI ALLA COMUNICAZIONE Le interazioni tra i partecipanti, generalmente, rispettano dei parametri distribuiti in maniera pre-determinata (ad esempio, il tempo a disposizione, il diritto di fare domande, il dovere di dare certe risposte…), ma una conversazione può essere condotta in modi diversi, lasciando soddisfatti o frustrati i partecipanti, che turno dopo turno possono dire e fare le cose sbagliate o al contrario creare con l’interlocutore un rapporto facile e collaborativo. Di volta in volta operatore e cliente possono creare contesti diversi. L’errore più comune, che può trasformare il dialogo in discussione, è sbagliare contesto: usare linguaggi per iniziati con persone che non lo sono né vogliono esserlo o linguaggi semplificati con chi chiede invece informazioni tecniche puntuali. Servono lessici specifici per riuscire a creare interesse e spiegare, senza allontanare. Spesso si tende ad utilizzare un lessico d’abitudine che suscita frustrazione in chi non riesce a comprenderlo. Non è semplice comprendere la competenza dell’interlocutore, si tratta, infatti, di un aspetto che può venir fuori verso la fine delle chiamate, per questo bisogna sempre prestare molta attenzione, ricordandosi che la comunicazione telefonica tende ad ingrandire ogni discorso. L’assenza di figure da vedere, facce da guardare, oggetti, fa sì che tutto si concentri sulla voce e sui messaggi che vengono emessi. Un’ analisi più precisa mostra che gli ostacoli alla comunicazione, che possono trasformare una relazione in una discussione, derivano da vari fattori: • fattori situazionali, legati al mezzo usato per comunicare, ovvero il telefono; • fattori culturali, connessi con gli stili di vita, utilizzo del lessico; 60 • fattori relazionali, in base ad una situazione di maggiore o minore controllo si usa un registro formale o informale; • fattori “geografici” ovvero cadenze regionali legate alla provenienza geografica, che possono dar luogo ad un razzismo linguistico. Questi fattori, che di seguito si analizzeranno nel dettaglio, sono tutti legati alla presenza di obiettivi aziendali, che prescindono dal servizio al cliente. Per quanto la soddisfazione del cliente sia un aspetto prioritario, un’azienda ha anche degli obiettivi economici, necessari a generare profitto. Nel caso di un call center, riprendendo quanto già descritto nei capitoli precedenti, sono: il numero di chiamate gestite, la vendita di prodotti e servizi, il numero di chiamate ripetute, ecc. Può, però, capitare che obiettivi aziendali ed esigenze dei clienti non coincidano. 5.1. ESIGENZE DEL CLIENTE E OBIETTIVI AZIENDALI Come già analizzato nei capitoli precedenti, lo scopo di un call center non è solo gestire informazioni e reclami, ma sono presenti anche obiettivi quali: la vendita, il numero medio di chiamate prese, la percentuale di richiamate, i tempi di conversazione che non devono essere superiori ad una soglia prestabilita. Questi obiettivi comportano la necessità che l’operatore conduca il cliente su un preciso percorso, analizzandone i bisogni e i problemi. Non sempre, però obiettivi aziendali ed esigenze del cliente coincidono. Capita di frequente che il cliente riesca ad ottenere la linea dopo una lunga attesa, e pretenda, di illustrare nella conversazione tutte le sue esigenze e problematiche, ricostruendo con precisione tutta la sua vicenda. L’operatore 61 ha, però, comunque l’obbligo di gestire la chiamata in una tempistica media di quattro minuti, fin da subito, quindi, deve comprendere la necessità del cliente e tentare di evitare il dilungarsi delle spiegazione. Se il cliente percepisce la fretta, si sente poco considerato, si irrigidisce e assume un atteggiamento difensivo pretendendo di essere ascoltato: OP: “sì, allora ho capito perfettamente quin+di* CLT: “+No, mi lasci finire, devo chiarire tutto, altrimenti non è chiaro”. Inoltre, quando il cliente contatta il call center, si aspetta sempre una risoluzione tempestive ed immediata del suo problema. Ma, per quanto le tecnologie facciano continuamente dei passi in avanti importanti, non sempre le esigenze possono essere gestite nei tempi pretesi dal cliente. Nel caso delle linee telefoniche, soprattutto se l’utilizzo è professionale, i danni dovuti al mancato funzionamento sono potenzialmente enormi. L’utenza pretende, quindi, che il proprio impianto funzioni sempre e perfettamente. Ma per ogni tipologia di problema che può verificarsi ci sono delle tempistiche precise di risoluzione, per un guasto ad esempio la tempistica è di 48 ore lavorative. Ma un mezzo stesso come il telefono, che consente il contatto diretto ed immediato con il cliente, genera in quest’ultimo la sensazione che tutto possa essere fatto con immediatezza. Ad esempio nel corpus preso in analisi è presente una conversazione in cui il cliente richiede l’attivazione di un trasferimento di chiamata, ma sulla sua linea è già presente un’altra lavorazione che impedisce l’inserimento di questo servizio. Il sistema in uso presso il 191 consente di operare su ogni linea una lavorazione per volta, solo al termine di una pratica è possibile generarne un’altra. Il cliente ha però difficoltà a seguire questa spiegazione e dice: “ma io non capisco, nel 2000 e non possiamo fare cose così semplici…” E’, quindi, sempre complicato spiegare procedure e tempi alla clientela, risulta indispensabile, ascoltare bene ed interpretare con precisione le 62 esigenze senza minimizzare o sdrammatizzare, cercando sempre di rassicurare e incoraggiare. 5.2 FATTORI SITUAZIONALI Un ostacolo alla comunicazione in un call center è rappresentato proprio dal mezzo usato: il telefono. Si è in presenza di una comunicazione orale, quindi caratterizzata da tre tratti situazionali: • il mezzo fonico-acustico; • un contesto extralilinguistico comune; • la compresenza di parlante ed interlocutore.21 Da questi tratti deriva che, durante una conversazione telefonica ci sia difficoltà ad organizzare quel che si dice, ci siano autocorrezioni, cambiamenti di discorso, imprecisioni, interruzioni. Tutti questi aspetti possono rendere difficoltosa una conversazione, che come analizzato in precedenza, deve consentire il raggiungimento di diversi obiettivi. Inoltre a questi fattori va aggiunta un’ altra caratteristica importante di questo tipo di comunicazione, ovvero l’assenza del rapporto visivo e quindi l’assenza della comunicazione non verbale. Per quanto la possibilità di contattare un’azienda tramite telefono sia di grande aiuto per i clienti, in particolari situazioni questo stesso aspetto può generare frustrazione. Un contatto diretto garantisce che l’interlocutore con il quale si discute e si affrontano dei problemi si assuma la responsabilità di quanto afferma. Quando si contatta telefonicamente un’azienda gli interlocutori variano di _____________________________________________________________ 21 Cfr. Bazzanella C., Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze, 1994, pag. 14 63 volta in volta e il cliente non ha un referente, che si sia assunto la responsabilità della risoluzione della sua esigenza, né, tanto meno, ha la certezza che quanto da lui richiesto venga effettivamente messo in pratica. 5.1. LESSICO ED ESPRESSIONI DA EVITARE Durante una comunicazione telefonica ci sono delle espressioni che possono orientare in senso negativo la disponibilità del cliente. Dal corpus, preso in considerazione per questa tesi, si nota come vengono evitate espressioni come: • “non lo so…” che suscita nel cliente disapprovazione in quanto autodenuncia incompetenza professionale o una volontà di non voler rispondere. Il cliente che chiama è sempre convinto che ci possono essere sempre risposte precise. Il corpus mostra che al posto di questa espressione si utilizzano frasi come: “verifichiamo subito”, “mi informo”, che generano nel cliente la sensazione che si presti attenzione e interesse alla sua esigenza. • “Non si può fare” anche questa espressione genera insoddisfazione nel cliente, che come detto prima si aspetta sempre una risoluzione tempestiva. Accade di frequente che le richieste del cliente non possano essere evase, allora l’operatore utilizza frasi del tipo: “ vediamo cosa si può fare”, “ possiamo” parole che possono rafforzare la sua fiducia verso l’azienda. • “Aspetti”, questa è un’espressione ricorrente utilizzata quando si attende la conclusione di una procedura o si raccolgono informazioni, ma il cliente, già spazientito dall’attesa in linea prima di essere destinato ad un operatore, spesso riaggancia o si spazientisce. In questi casi è 64 preferibile ricontattare il cliente in un secondo momento così da evitare, anche, di far aumentare i tempi di conversazione. • “Deve”, questo verbo significa essere obbligati, questa sensazione irrita il cliente, che quando chiama è sempre convinto di essere nel giusto. Si sostituisce questo verbo con espressioni del tipo: “le spiego cosa fare”, le consiglio di” così che il cliente si senta padrone di stabilire come agire. • “ Espressioni di pericolo”, parole come problema, rischio, generano allarmismo nei clienti, che continuano a percepire come irrisolta una situazione che è stata gestita con efficacia. Nelle conversazioni analizzate si nota che queste parole non vengono quasi mai utilizzate. • “Espressioni dubitative”, l’utilizzo di espressioni dubitative provoca un sicuro insuccesso della comunicazione. Il cliente è sempre alla ricerca di certezze e sicurezze, espressioni come: “ penso che…”, “è probabile…”, “mi pare…” portano nella maggior parte dei casi il cliente a richiamare per confrontare le opinioni. Nei dati del corpus sono sempre presenti frasi che rilascino certezza: “le assicuro che…”, “certo…”, “non c’è dubbio…”. 5.3. CAMBIAMENTO DI LINGUAGGIO E REGISTRO Quando il cliente ha un atteggiamento aggressivo, perché non trova soluzione ad una sua esigenza, smette si utilizzare un registro medio e toni pacati. Il tono di voce diviene alto ed aspro e il linguaggio più informale. Il lessico smette di essere ricercato ma si utilizzano parole d’impatto. Si può prendere ad esempio una parte di una conversazione: 65 CLT: “ Io ho inviato un fax, ehm, per chiudere tutti gli 166,899…mi è arrivata una bolletta di 500,00 POSSIBILE?” OP: “Sì è arrivato le hanno fatto la disabilitazione.” CLT: “Ma possibile che mi guadagno una lira e me li devi FAR FREGARE DA STI FARABUTTI, non c’è uno sportello dove vai e puoi guardare una persona in faccia!” OP: “La capisco, vediamo subito cosa si può fare…” In questo esempio il cliente è frustrato e irritato, la soluzione più indicata è lasciarlo strillare e gridare, finchè non abbia completato lo sfogo, e poi intervenire con molta pacatezza e comprensione. 5.4. RAZZISMO LINGUISTICO Oggi i call center sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, non è più prevista una divisione locale. Si verifica con estrema frequenza che un cliente adirato attacchi direttamente l’operatore, facendo riferimento al suo accento, che ne denota la provenienza. Questi episodi si registrano soprattutto da parte degli abitanti dei centri settentrionali nei confronti degli operatori con accenti meridionali. Si tende ad associare agli accenti meridionali tutti gli stereotipi sociali negativi: “volgare”, “ignorante”, “inferiore”22 Un esempio ricorrente può essere il seguente: _____________________________________________________________ 22 Cfr. Nora Galli De’ Paratesi, “Opinioni linguistiche e prestigio delle principali varietà regionali di italiano”, in AA.VV. “Italiano d’oggi. Lingua nazionale e varietà regionali”, Trieste, edizioni Lint, 1977, pagg. 143-197 66 CLT: “ma, io non capisco perchè non si può fare prima, POSSIBILE CHE DVO ASPETTARE DUE GIORNI” OP: “Sì, purtroppo la tempistica è questa abbiamo già inserito il massimo livello di attenzione.” CLT: “NON è POSSIBILE, ma lei da dove mi risponde?” OP: “Da Napoli.” CLT: “eh, non c’erano dubbi…”. CLT: “Rispondete da Napoli, vero?” OP: “Sì, le possono rispondere da tuta Italia.” CLT: “VABE’, VABE’, arrivederci, voglio parlare con qualcun altro.”. Il riferimento alle cadenze regionali a volte è riscontrabile anche nella situazione contraria, ovvero quando un cliente è originario della stessa zona e invita l’operatore ad un trattamento di favore: CLT: “Signorina lei è di Napoli, vero?” OP: “Sì” CLT: “Mi raccomando, io sono delle sue parti, aiutiamoci tra noi…” CLT: “Finalmente sono contento di parlare con qualcuno delle nostre parti, sempre Torino, La Spezia, lo sapevo che tra di noi ci capivamo, grazie.” In mancanza di un rapporto visivo la cadenza regionale è l’unico elemento che possa denotare appartenenza, che possa rappresentare un elemento comune tra operatore e cliente. 67 5.5. COMPETENZA PERFORMATIVA Tutti gli ostacoli appena considerati possono generare dei reclami da parte del cliente. Un reclamo, per l’azienda, è, però, sempre un nuovo contatto e deve diventare una ulteriore occasione per fidelizzare il cliente. L’operatore deve sempre prestare attenzione al processo comunicativo, perché se il cliente avverte la partecipazione al proprio bisogno come effettiva e non come una applicazione di una procedura stereotipata, muta l’immagine negativa che si era fatto e rafforza l’immagine di un’azienda seria e attenta ai suoi bisogni. Ancora una volta si può notare come l’aspetto di relazione sia di gran lunga più importante di quello di contenuto, e come fondamentale sia la capacità di usare intenzionalmente un atto linguistico per realizzare gli scopi della comunicazione. 68 6. CONCLUSIONI Da quanto analizzato nel corsi di questi capitoli si è visto che il vecchio numero verde che la Ford aveva dovuto aprire per gestire i reclami è diventato una centrale tecnologica di produzione e di profitto. Non è più importante sapere quanto costa, ma quanto valore aggiunge alla produzione e soprattutto al profitto finale. In questa ottica i call center e le persone che vi lavorano svolgono un duplice ruolo. Da una parte sono i responsabili del più importante indicatore di successo dell’azienda: la soddisfazione del cliente, dall’altro rappresentano uno dei principali strumenti di comprensione dei clienti / consumatori. Per comprendere i clienti e contribuire al successo aziendale, in base ai parametri che quest’ ultima pone, il “come” comunicare assume un’importanza rilevante. Quanto percepito dai clienti è di gran lunga più importante del cosa è stato fatto per i clienti. Le norme che generalmente si seguono per l’uso efficace della lingua nella comunicazione sono quelle dettate dal cosiddetto principio di cooperazione definito da Grice. Il principio di cooperazione consiste in quattro tipi di massime coversazionali: • La Quantità di informazioni necessarie per la comprensione del messaggio: esse devono essere esaurienti, né ridondanti, né superflue. • La Qualità delle informazioni da dare; esse devono essere vere e sostenute da prove adeguate per essere avvalorate. • La Relazione di queste informazioni con lo scambio comunicativo, devono essere pertinenti. 69 • Il Modo in cui il contenuto della comunicazione viene espresso, che deve essere comprensibile e chiaro, ordinato nell’organizzazione e nell’esposizione e chiaro. Come visto dall’analisi delle conversazioni prese in esame, per garantire il successo della relazione la sola competenza linguistica, ovvero la capacità di produrre ed interpretare i segni verbali, non è sufficiente. Ad essa vanno associate: • la competenza paralinguistica, ovvero la capacità di produrre e interpretare elementi che modulano la comunicazione come l’enfasi, la cadenza della pronuncia, le esclamazioni; • la competenza pragmatica, ovvero la capacità di usare i segni linguistici e non linguistici in maniera adeguata e funzionale alla situazione ed ai propri scopi; • la competenza socioculturale, ovvero la capacità di interpretare correttamente le situazioni sociali, i rapporti di ruolo e gli elementi che caratterizzano una cultura; • la competenza performativa, ovvero la capacità di usare intenzionalmente un atto linguistico per realizzare gli scopi della comunicazione. Dall’analisi svolta in questa tesi appare evidente il ruolo fondamentale della competenza performativa. L’utilizzo del linguaggio in quanto “atto” permette di raggiungere diversi effetti sull’ascoltatore. Il buon utilizzo del linguaggio è infatti necessario sia per la gestione della relazione tra operatore e cliente, gestire e creare bisogni, sia per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. 70 APPENDICE In questa appendice verranno riportate, integralmente, le dieci conversazioni, costituenti il corpus di analisi di questa tesi. Per la trascrizione delle conversazioni si utilizzeranno le convenzioni adottate da Bazzanella nel testo: “Le facce del parlare”, La Nuova Italia., Scandicci, 1996, pag. 92: +xxx* sovrapposizione ( * indica l’inizio, sia nel turno di A che in quello di B; * indica la fine) = latching (quando la pausa tra il turno di A e quello di B è pari a zero e i sue turni sembrano allacciati) |A |B partenza simultanea ! intonazione discendente | intonazione ascendente /,/ intonazione sospensiva (-), (--) pausa breve, pausa media (x) volume basso XXX volume alto h respiro udibile x: prolungamento della vocale precedente x- parola interrotta <<xxx>> parola non comprensibile xxx enfasi xxx evidenziazione del fenomeno in questione Per evidenziare il fenomeno in questione, si utilizzerà la freccia (→), invece del grassetto, nel caso si tratti di un turno intero. 71 I CONVERSAZIONE OP: “Buonasera Telecom Italia, sono Simona come posso aiutarla?” CLT: “Salve, vorrei sapere,(-) quali servizi sono attivi sulla mia linea.” OP: “Verifichiamo subito, il numero è questo che ha digitato?” CLT: “Sì, grazie.” OP: “Allora, ha solo il servizio chi è.” CLT: “Bene ho solo il chi è, ehm, va bene (-) allora grazie.” OP: “Grazie a lei di aver contattato Telecom Italia, buonasera.” II CONVERSAZIONE OP: “Buonasera Telecom Italia, sono Simona, come posso aiutarla?” CLT: “Salve,ehm, devo comunicare gli estremi di un pagamento di una fattura scaduta, non so se la linea è sospesa (-) può controllare?” OP: “Sì, solo un istante che verifichiamo subito (--), ecco! La fattura che ha pagato è il secondo bimestre?” CLT: “Sì” OP: “Allora, l’ha pagata oggi?” CLT: “Sì” OP: “Mi dà il vcy?” CLT: “Vcy 2132” OP: “In quale comune l’ha pagata?” CLT: “Brescia” OP: “Allora abbiamo inserito tutto, la linea verrà ripristinata nell’arco di 48 ore” CLT: “ma, io non capisco perchè non si può fare prima, POSSIBILE CHE DEVO ASPETTARE DUE GIORNI” OP: “Sì, purtroppo la tempistica è questa abbiamo già inserito il massimo livello di attenzione.” CLT: “NON è POSSIBILE, ma lei da dove mi risponde?” 72 OP: “Da Napoli.” CLT: “eh, non c’erano dubbi!” OP: “Le assicuro che la provenienza non è rilevante, tutte le operazione avvengono per via informatica.” CLT: “Sì, arrivederci.” OP: “Buonasera.” III CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona, come posso esserle utile?” CLT: “Sono…, ho inviato un fax, ehm, per chiudere tutti gli 166, 899 (-), è arrivata una bolletta di 500,00, è POSSIBILE?!” OP: “Sì, il fax è arrivato, le hanno fatto la disabilitazione, questa fattura è alta in quanto vengono recuperate delle chiamate a cellulari non addebitate su fatture +precedenti*, può capitare che le chiamate non vengono addebitate sul bimestre di competenza e vengano recuperate su fatture successive” CLT: “+IO*, sono rimasto profondamente deluso dalla Telecom, (-) perché tutti i pagamenti dei cellulari, me li avete intrufolati tutti sulla stessa bolletta, ehm, perché dicete che dovevo chiam+arvi prima*” OP: “+Sì (-), ho capito*” CLT: “Se non c’è nessuno al laboratorio, cioè ci sono i fantasmi? Ma possibile che mi guadagno una lira e me li devo far fregare da STI FARABUTTI, non c’è uno sportello dove vai e puoi guardare una persona in faccia? OP: “No, mi spiace ma non esistono sportelli aperti al pubblico, comunque non si preoccupi, che le richiediamo una rateizzazione, (-) entro cinque giorni la ricontattano dal nostro ufficio amministrativo per stabilire con lei il piano rate, va bene?” CLT: “E che devo fare! Va bene arrivederci” OP: “Buonasera” 73 IV CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona come posso aiutarla?” CLT: “Io, ho chiesto più volte il subentro di questa linea ma non viene mai fatto, può verificare?” OP: “ho verificato, sì il fax è arrivato, ma il subentro non è avvenuto perché la documentazione non era completa biso+gna*” CLT: “+GIA’L’abbiamo fatto completo*!” OP: “Il fax con la richiesta di subentro ci risulta pervenuto, ma è incompleto perché manca la visura + camerale*” CLT: “+L’HO MANDATA*, la visura!” OP: “Mi spiace ma non risulta, occorre rinviare l’intera documentazione con allegata la visura camerale, le garantisco che entro dieci giorni le verrà fatto il subentro, le consiglio di ricontattarci dopo l’invio del fax, di modo che verifichiamo se il fax è pervenuto e se risulta completo, va bene?” CLT: “Va bene, lo reivio, grazie.” OP: “Grazie a lei, Buonasera.” V CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona come posso esserle utile?” CLT: “Buongiorno, devo comunicare gli estremi di una fattura scaduta il 10 marzo per il numero…” OP: “Sì” CLT: “Ho effettuato il pagamento, ehm, per due linee (-) una privata ed una aziendale= OP: “=Certo ora verifichiamo e inseriamo gli estremi, , (--), mi risulta già presente l’estremo, non occorre inserirlo, la linea verrà automaticamente ripristinata in 48 ore=” 74 CLT: “=no, ma non è possibile, io (-) devo fare dieci biglietti, come faccio?” OP: “Mi rendo conto, ma è una tempistica tecnica, le inserisco la massima urgenza.” CLT: “Rispondete da Napoli, vero?” OP: “Sì, le possono rispondere da tuta Italia.” CLT: “VABE’, VABE’, arrivederci, voglio parlare con qualcun altro.” VI CONVERSAZIONE OP: “Buonasera Telecom Italia, sono Simona come posso esserle utile?” CLT: “Buonasera, sono… la chiamo per la fattura del secondo bimestre del numero…” OP: “Sì, mi dica” CLT: “Ma, ehm, non capisco perché pago io le chiamate?” OP: “Lei ha il trasferimento di chiamata, con il trasferimento di chiamata (-) il chiamante paga la prima chiamata, ehm, lei la seconda (-) ad esempio se io chiamassi verso il suo numero pagherei la mia normale telefonata, poi è come se ci fosse lei nel suo ufficio che chiama verso il cellulare, è chiaro?” CLT: “Ma la bolletta è troppo alta, basta voglio chiudere la linea!” OP: “Eventualmente per cessare la linea deve inviare un fax +ma*” CLT: “+IO CI LAVORO CON IL TELEFONO!, non capisco queste cifre*” OP: “La vuol chiudere allora la linea?” CLT: “CALIAMO I TONI!” OP: “E’ lei che alza la voce, ora le rispi+ego*” CLT: “+La voce costo per abbonamenti si riferisce al canone?” OP: “Sì, la voce costo per abbonamenti si riferisce al canoneed è obbligatoria.” 75 CLT: “Quello che dico, ehm, è che (-) è troppo alta!” OP: “Purtroppo mi rendo conto, ma è un costo che non possiamo evitare, ora però, facciamo così le inoltro un nostro addetto commerciale così potrà stabilire con lui delle tariffe per lei più convenienti” CLT: “Ok, me lo mandi perché così non so che fare” OP: “ allora io le ho inoltrato la richiesta, sarà l’addetto commerciale a ricontattarla per prendere un appuntamento con lei, va bene?” CLT: “Sì,(-) grazie, buonasera” OP: “Grazie a lei, buonasera.” VII CONVERSAZIONE OP: “Buonasera Telecom Italia, sono Simona, come posso aiutarla?” CLT: “Buonasera sono Manuela e la chiamo per il numero…, non abbiamo ricevuto le fatture, mi hanno detto che se avessi pagato le fatture le linee non sarebbero state sospese, (-), ehm, ho inviato il fax ma le linee sono state sospese” OP: “Sì, ora controlliamo gli scoperti ed eventualmente inseriamo gli estremi del pagamento” CLT: “L’ho pagato il I bimestre=” OP: “=Sì, ma ci sono varie fatture che non sono state pagate /,/ lei ha comunicato anche il ter+zo*” CLT: “+L’estremo (--) l’abbiamo comunicato tre volte*” OP: “il quarto bimestre (--) è quello che manca, infatti lei ha comunicato il terzo.” CLT: “Allora le comunico la contabile” OP: “Sì, mi rilascia il vcy e la data del pagamento?” CLT: “Allora vcy 4516, il 15” OP: “In quale comune?” CLT: “L’ho pagata a Portici” 76 OP: “Allora, abbiamo inserito tutto, stia tranquilla che massimo in 48 ore la linea sarà ripristinata” CLT: “Signorina lei è di Napoli, vero?” OP: “Sì” CLT: “Mi raccomando, io sono delle sue parti, aiutiamoci tra noi…” OP: “stia tranquilla, ho fatto già partire la riattivazione” CLT: “Grazie, grazie, buonasera” OP: “Grazie a lei, buona serata.” VIII CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona, come posso aiutarla?” CLT: “Salve, chiamo per il numero… io ho già chiamato tempo fa (-) per richiedere il passaggio da affari a privato,ehm, vede mia figlia ha cessato l’attività da tempo e +mi*” OP: “+Sì, certo ho capito, mi risulta una domanda telefonica del 28/03/08, ma lei deve mandare il fax per avere la declassazione (-)” CLT: “Tu NON HAI CAPITO, io già l’ho mandato!” OP: “Ora lo segnaliamo così che effettuino una verifica direttamente in centrale (--)” CLT: “Allora ha segnalato tutto?” OP: “Sì, speriamo che vada tutto a buon fine in breve, va bene?” CLT: “Ok la ringrazio, mi fate sapere voi?” OP: “Sì a giorni riceverà comunicazione” 77 CLT: “va bene buonasera, grazie” OP: “Grazie a lei per aver contattato Telecom, buonasera.” IX CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona, come posso esserle utile?” CLT: “Allora, guardi noi è da stamattina che non ci colleghiamo a internet, noi ci lavoriamo, possibile che non si risolve?” OP: “Verifichiamo subito, il numero è questo che ha digitato?” CLT: “Sì, sì, non è possibile faccia presto!” OP: “Sto, verificando, il problema però è di natura amministrativa” CLT: “Sì, mi hanno detto che ci sono problemi di bollette, io non ho pagato solo l’ultima” OP: “IL II bimestre, appunto questo manca!” CLT: “Ora lo vado a pagare in quanto tempo viene riattaccato?” OP: “dopo il pagamento ci invii il fax con l’estremo al numero 800555952 e in massimo 48 ore viene ripristinato il servizio” CLT: “ Ok, grazie, arrivederci” OP: “Grazie a lei, buona serata.” 78 X CONVERSAZIONE OP: “Buonasera, Telecom Italia, sono Simona, come posso aiutarla?” CLT: “ehm, una cortesia, ho fatto la domanda di un nuovo numero (-), ora mi è arrivato un messaggio sul telefonino che dovevo, ehm, chiamare il 431333, ma nel locale non c’è proprio linea, cioè come faccio a chiamà sto numero/,/” OP: “Sì, risultava un impianto già predisposto +ma*” CLT: “+no, no, ma non c’ho la linea, ehm (-) non fa rumore*” OP: “Sì ho capito perfettamente quin+di*” CLT: “+NO mi lasci finire *-), devo chiarire tutto, altimen+ti*” OP: “+Sì* non si preoccupi le prendo subito un appuntamento con un nostro tecnico, verifichiamo la prima data disponibile=” CLT: “=sì, bene” OP: “ allora la prima data disponibile è per il 03/04/08 dalle 10:00 alle 11:00, va bene?” CLT: “Sì, va benissimo grazie buona sera” OP: “Grazie a lei, buonasera.” 79 Bibliografia Bagnara S., Donati E., Schael T. 2002, Call & contact center – Strategie di Customer Relationship Management nelle imprese private e pubbliche, il Sole 24 Ore, Milano. Bazzanella C. 1994, Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato, La Nuova Italia, Firenze. Berruto G. 2002, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma. Bonomi I., Masini A., Morgana S. 2003, La lingua italiana e i mass media, Carocci, Roma. Confetto M.G. 2004, Un modello di comunicazione d’impresa ASV-BASED, Giappichelli, Torino. D’Achille P. 2003, L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna. Goi A. 2005, Lavorare al call center. Manuale di formazione e autoformazione, Franco Angeli, Milano. Lambin J.J. 2000, Marketing strategico e operativo, Mc Graw-Hill, Milano. 80