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Meditazioni filosofiche
NIETZSCHE E L’AUTODETERMINAZIONE
squamato e su ogni squama splende aureo “Tu devi!” Su queste squame
splendono valori millenari e così parla il più potente di tutti i draghi:
“Tutti i valori delle cose splendono su di me. Tutti i valori sono già stati
creati e io sono tutti i valori creati. In verità, nessun “Io voglio” deve
più esistere!” Così parla il drago. Fratelli miei, a che scopo c’è bisogno
del leone nello spirito? A cosa non basta l’animale da soma che rinuncia
e prova timore reverenziale? Creare nuovi valori – neppure il leone ci
riesce: ma procurarsi libertà di creare – questo il potere del leone riesce
a farlo. Per procurarsi libertà e un sacro No anche dinanzi al dovere: per
questo, fratelli miei, ci vuole il leone. Prendersi il diritto di stabilire nuovi valori – questo è il più terribile atto per uno spirito tollerante e riverente. In verità per lui è un rapinare: una cosa per animale da preda. Un
tempo amava come suo dovere più sacro il “Tu devi”: ora anche nel suo
dovere più sacro deve trovare la pazzia e l’arbitrio per potersi prendere
con la forza la libertà dell’amore: per questa rapina ci vuole il leone. Ma
dite fratelli miei, che riesce a fare il bambino che non riesca a fare anche
il leone? A che scopo il leone predatore deve divenire bambino? Innocenza è il fanciullo e dimenticanza, un nuovo inizio, un gioco, una ruota
che gira da sola, un primo movimento, un sacro dire di sì. Sì, per il gioco del creare, fratelli miei, ci vuole un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il senza mondo si conquista il suo mondo. Tre metamorfosi dello spirito vi ho citato: di come lo spirito si è trasformato in
cammello e il cammello in leone e il leone da ultimo in bambino››.
Così parlò Zarathustra. E all’epoca dimorava nella città detta Mucca
Pezzata.
DELLO SPIRITO
‹‹Tre metamorfosi vi cito dello spirito: di come lo spirito si trasforma in
cammello e il cammello in leone e da ultimo il leone in bambino. Per lo
spirito ci sono molte cose gravose, per il forte e tollerante spirito in cui
alberga il timore reverenziale. La sua forza esige pesi e pesi ancora più
gravosi. “Che cosa è pesante?” Così chiede il tollerante spirito, così
s’inginocchia a terra, simile al cammello e vuol venire caricato bene.
“Che cosa è più pesante di tutto, o eroi” così chiede il tollerante spirito
“perché io lo carichi su di me e mi rallegri della mia forza? Non è forse
mortificarsi per far male alla propria superbia! Lasciar splendere la propria stoltezza per farsi beffe della propria saggezza? Oppure è questo:
separarci dalla nostra causa quando festeggia la sua vittoria? Salire su alti
monti per tentare il tentatore? Oppure è questo: nutrirsi delle ghiande e
dell’erba della conoscenza e per amore della verità patire la fame
dell’anima? Oppure è questo: essere ammalati e rimandare a casa le persone venute a consolare, e fare amicizia con i sordi che non ascoltano
mai quel che vuoi tu? Oppure è questo: entrare in un’acqua sporca purché sia l’acqua della verità e non allontanare da sé le rane fredde e i bollenti rospi? Oppure è questo: amare coloro che ci disprezzano e tendere
la mano allo spettro che vuole metterci paura?” Lo spirito tollerante si
carica di tutte queste cose difficilissime: simile al cammello che si affretta carico nel deserto, così si affretta anche lui nel suo deserto. Ma nel
deserto più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diviene leone, vuole conquistarsi la libertà ed essere signore nel proprio
deserto. Qui cerca il suo ultimo signore: vuole diventare nemico suo e
del suo ultimo dio, vuol combattere per la vittoria con il grande drago.
Qual è il grande drago che lo spirito non vuole più chiamare signore e
dio? Il grande drago si chiama “Tu devi”. Ma lo spirito del leone dice
“Io voglio”. “Tu devi” gli sbarra il cammino, scintillante d’oro, animale
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Giunti Editore, Firenze 2006, pp.
31-33.
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Quaderni della Ginestra
Q
uesto celebre brano dello Zarathustra è in grado di affascinare il
lettore non solo per il contenuto che l’autore esprime, ma anche
per il modo in cui lo esprime, che risulta essere poetico e magico come
in una favola. Molto interessante e sempre attuale è il senso del testo,
che descrive l’evoluzione dello spirito da una dimensione di dipendenza
e sofferenza voluta, a una situazione di emancipazione e autonomia. Lo
spirito, infatti, non solo si è permesso di sfidare la morale tradizionale e
precostituita, ma è stato anche capace di uscire vittorioso da questo
scontro, giungendo alla possibilità di creare valori propri e autentici.
Lo spirito del cammello ben sopporta le fatiche, è contento di obbedire
alla morale tradizionale ed è orgoglioso della sua pazienza e forza nel
sopportare i pesi della vita. Esso stesso vuole portare su di sé tali pesi,
per poter mostrare a tutti, e in primo luogo a se stesso, quanto è coraggioso e paziente. Il cammello, nella solitudine del deserto, diventa leone
e scopre l’esigenza di essere libero dalle sofferenze e dagli obblighi, per
essere finalmente autonomo e indipendente. Questa seconda evoluzione
dello spirito ci ricorda l’importanza della capacità critica e di pensiero
autonomo, tipico di chi è in grado di mettersi in discussione e rivalutare
i precetti morali ed etici acquisiti nel tempo; cambiare idea è, infatti, segno di maturità e intelligenza, non di indecisione o fragilità. Lo spirito
del leone è uno spirito che vuole essere adulto, slegato da ogni forzatura
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Meditazioni filosofiche
e libero di vivere secondo ciò che ritiene più giusto, è uno spirito che
ritrovare «quel sacro dire di sì», quella purezza tipica del fanciullo che
vuole bastare a se stesso, essere autosufficiente e autore del proprio de-
permette il nuovo inizio, ovvero la formulazione di nuovi valori tramite
stino. L’attualità e l’importanza di questa seconda fase dello spirito è e-
un atto creativo. Questa nuova morale richiede l’eliminazione della vec-
vidente ancora oggi, difatti ci rendiamo sempre più conto che il pensiero
chia e il nuovo inizio può verificarsi solo a partire da una situazione di
autonomo e critico è elemento necessario e fondamentale per la costru-
autenticità e genuinità tipiche del fanciullo.
zione della personalità libera, consapevole e autonoma. Solo in questo
In conclusione, possiamo dire che le tre metamorfosi ben rappresenta-
modo si può evitare di essere in balìa delle circostanze, vittime di false
no il cammino di emancipazione dello spirito. Partendo dallo spirito tol-
convinzioni e falsi miti, ed essere, al contrario, capaci di diventare pro-
lerante e paziente del cammello che non ha alcuna intenzione né capaci-
tagonisti consapevoli della propria vita. Il drago, in questo senso, oltre
tà di ribellarsi alla morale tradizionale, che anzi rispetta volentieri, si
a rappresentare l’obbligo della morale, diviene portatore di tutto ciò
giunge al leone che sfida la morale vigente, nel tentativo di emanciparsi
che è imposto dall’alto, alludendo a una situazione in cui il soggetto non
da essa per creare in autonomia una nuova morale che sia propria e per-
è in grado di valutare le imposizioni, che accetta passivamente, e non ha
sonale. Per fare questo, tuttavia, è necessaria l’ultima evoluzione che è
la possibilità di disobbedire o di rifiutare tali precetti. Nel tentativo di
quella del bambino: solo grazie alla genuinità e alla purezza del fanciullo
costituire una nuova e propria morale, quindi, il leone rappresenta la ri-
è possibile il nuovo inizio.
bellione alla morale data dall’alto e obbligatoria.
In questo momento subentra la terza e ultima evoluzione dello spirito
ANNA PAGLIARINI
che da leone diventa bambino. Non è sufficiente la sola ribellione, occorre, dopo aver sconfitto il drago, la capacità di trovare un’alternativa
alla vecchia morale; la semplice vittoria sul drago, infatti, non porta necessariamente alla sostituzione della morale tradizionale con una morale
nuova. Per fare questo, bisogna che il leone diventi bambino, per poter
L’OPERA RIPRODOTTA È DI MASSIMO VIOLI
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