i marcatori proteici liquorali nella malattia di alzheimer e nelle altre

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i marcatori proteici liquorali nella malattia di alzheimer e nelle altre
I MARCATORI PROTEICI LIQUORALI NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER E
NELLE ALTRE FORME DI DEMENZA
STATO ATTUALE
Le demenze sono sempre più diffuse nella società industrializzata, principalmente per l'aumento
demografico della popolazione anziana, favorito da migliori condizioni di vita in genere e da una
migliore assistenza medica. Per la loro elevata prevalenza, circa il 5-6% dei soggetti al di sopra dei
65 anni nei Paesi occidentali, le demenze rappresentano una delle più importanti patologie
neurologiche. In Italia si stimano circa 1.000.000 di casi con circa 3.000.000 di familiari coinvolti
nell'assistenza dei pazienti affetti; tale cifra potrebbe raddoppiare nei prossimi trent'anni.
I MARCATORI LIQUORALI E LA DIAGNOSI PRECOCE
Questi dati allarmanti impongono la necessità di attuare precocemente ogni intervento diagnostico
e medico che possa ritardare la progressione della malattia, con l’obiettivo di contenere per quanto
possibile i costi a lungo termine ad essa correlati. E’ essenziale diagnosticare la malattia in uno
stadio clinico precoce, nella fase definita MCI (Mild Cognitive Impairment), per iniziare il
trattamento prima della comparsa di danni cerebrali irreversibili, causa di un grave e progressivo
stato di disabilità.
L’APPROCCIO AL PROBLEMA
I progressi nella conoscenza dei meccanismi patogenetici della Malattia di Alzheimer (Alzheimer
Disease AD) hanno consentito lo sviluppo di diverse strategie terapeutiche, alcune delle quali sono
prossime all'applicazione clinica. La condizione di MCI è eterogenea, comprende sia forme che
evolvono verso una demenza (AD rappresenta il tipo più comune, 40-60% dei casi, ma non
esclusivo) sia forme non evolutive (circa il 20%). La strategia per identificare i casi di MCI che
convertiranno in AD è l'analisi integrata di diversi fattori, clinici, strumentali, genetici e biochimici
che nel loro complesso possono fornire un’ immediata identificazione delle forme evolutive. I
marcatori proteici -amiloide (1-42), tau e tau fosforilata possono essere utilizzati come criterio di
supporto alla diagnosi differenziale delle demenze in uno stadio precoce della malattia.
La determinazione combinata dei tre analiti nel liquor cerebrospinale (CSF) fornisce dati utili a
discriminare soggetti sani da pazienti affetti da AD o da altre forme di demenza (demenza con
corpi di Lewy, demenza vascolare, demenza frontotemporale).
I MARCATORI DI ALZHEIMER
Malgrado la disponibilità di buoni criteri di consenso, AD è male diagnosticata nel 10-37% dei casi.
La determinazione combinata di tre marcatori proteici nel CSF può incrementare la sensibilità e la
specificità della diagnosi fornendo un dato di laboratorio che, associato alla clinica del paziente,
può aiutare il clinico ad individuare quali soggetti affetti da deficit cognitivi e da alterazioni
neurologiche evolveranno verso AD o verso altre forme di demenza.
-amiloide (1-42): la -amiloide è la principale proteina costituente le placche cerebrali diffuse,
presenti nei soggetti affetti da AD. Deriva dalla proteolisi di un precursore amiloideo ed è presente
in isoforme N-terminali e C-terminali: l'isoforma a 42 amminoacidi con un'alanina in posizione Cterminale risulta predominante nelle placche amiloidee. In soggetti affetti da AD si è osservata una
riduzione nella concentrazione di -amiloide (1-42) nel CSF. La diminuita concentrazione di questo
peptide, è correlata al processo di deposizione nelle placche cerebrali. Livelli normali di -amiloide
(1-42) si sono osservati in individui sani non affetti da demenza e in soggetti affetti da patologie
neurodegenerative legate all'invecchiamento o alla depressione.
Tau: è una fosfoproteina associata ai microtubuli localizzata prevalentemente nell'assone
neuronale, presente in 6 isoforme di peso molecolare variabile fra 50 e 65 kDa, caratterizzata da
30 potenziali siti di fosforilazione. La sua funzione è favorire l'assemblaggio e la stabilità dei
microtubuli consentendo il trasporto lungo l'assone. Gli intrecci di neurofibrille presenti in soggetti
affetti da AD sono costituiti da proteina Tau iperfosforilata; in questo stato la molecola presenta
una ridotta capacità di legarsi ai microtubuli e ne riduce la stabilità ostacolandone la funzione. I
livelli di Tau nel CSF riflettono l'entità del danno neuronale: elevati livelli di Tau sono stati
evidenziati in soggetti affetti da infarto cerebrale, morbo di Creutzfeld-Jakob e in soggetti affetti da
AD. Livelli normali di questo marcatore si sono invece riscontrati in soggetti affetti da depressione,
demenza alcolica, morbo di Parkinson.
p-Tau: è la forma iperfosforilata della proteina Tau, non è soltanto un marker di danno neuronale,
ma poiché riflette lo stato di fosforilazione di Tau nei soggetti affetti da AD fornisce informazioni
sulla progressione della degenerazione neurofibrillare. . Livelli normali di p-Tau sono stati osservati
in soggetti affetti da depressione, infarto cerebrale, morbo di Parkinson e demenze di origine
vascolare, frontotemporale, a corpi di Lewy. Livelli normali o leggermente aumentati sono stati
riscontrati in soggetti affetti da morbo di Creutzfeld-Jakob, mentre un aumento marcato è stato
evidenziato in soggetti affetti da AD.
MODALITA’ DI ESECUZIONE DEI TEST
Test ELISA (INNOGENETICS, CE approved, IVD) su campioni di CSF congelati a -80°C. Tempo
di refertazione: 20 giorni.
Intervalli di riferimento:
CSF-Tau
<300 ng/L
<450 ng/L
<500 ng/L
21-50 anni
51-70 anni
> 70 anni (71-93)
-amilode (1-42)
>500 ng/L
età indipendente
p-Tau
<61 pg/mL (ng/L)
età indipendente
RACCOLTA
Raccogliere il liquor esclusivamente in provette di polipropilene, non utilizzare provette di vetro o
di altri materiali.
CENTRIFUGAZIONE
Centrifugare il campione a 4000 g per 10 min. a 4°C entro 4 ore dalla rachicentesi.
Il campione non deve essere emolizzato (<500 eritrociti/mL) e non deve contenere materiale in
sospensione.
PREPARAZIONE E STOCCAGGIO ALIQUOTE
Dividere il campione di CSF in 3 aliquote ciascuna con un volume minimo di 0.5 mL utilizzando
piccole provette di polipropilene (da 3 - 5mL). Ogni aliquota deve riportare i dati del paziente
(nome cognome e data). Congelare le aliquote a -20°C. Il trasporto del materiale deve avvenire a 20°C. I campioni dovranno essere accompagnati da un modulo che riporti i dati del paziente, l'età,
la tipologia di esame richiesto ed eventuali dati clinici di accompagnamento.
BIBLIOGRAFIA
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Alzheimer's disease: advances in Etiology, Pathogenesis and Therapeutics, Chichester:
John Wiley & Sons; 2001. P.285-291.
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 Burkhard et al. CSF tau and Ab42 concentrations in healthy subjects: delineation of
reference intervals and their limitations. Clin Chem Lab Med 2004;42:396–407.
Testo redatto da Dr.ssa Gabriella PASSERINI LABORAF- int. 4173