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Corriere del Ticino 31 Giovedì 9 GiuGno 2016 art basel La grande fiera è un museo temporaneo zxy Ogni anno, a giugno, Art Basel è la meta preferita degli appassionati d’arte di tutto il mondo. È la più famosa delle fiere d’arte internazionali. Il New York Times la definisce le «Olimpiadi dell’arte», il quotidiano parigino Le Monde «la migliore al mondo», la Frankfurter Allgemeine Zeitung intitola «L’arte nella sua forma migliore», mentre Vogue la presenta come «Il più bel museo temporaneo del mondo». Dopo una rigoro- sa selezione, le circa 300 gallerie tra le migliori del mondo espongono opere moderne e contemporanee di grande qualità: dipinti, sculture, installazioni, fotografie, stampe, video e lavori multimediali di oltre 4.000 artisti. Sono presenti anche i più famosi maestri dell’arte moderna e contemporanea. Qualità elevata, grande varietà e partecipazione internazionale hanno regalato ad Art Basel una considerazione senza eguali. Oltre 90.000 collezionisti, artisti, direttori di musei, curatori e amanti dell’arte partecipano a questo «incontro familiare» annuale della scena artistica. Vengono per vedere l’offerta più internazionale e selezionata del mercato internazionale dell’arte e per incontrare gli insider e le star della scena artistica. Quest’anno Art Basel avrà luogo dal 16 al 19 giugno. Info: www.artbasel.com. CUlTUra l’inTervisTa zxy anna Gastel* «Con le perle Visconti finanziò Ossessione» Nella dimora storica di famiglia sono conservati i ricordi del celebre regista La definizione «ville di delizia», genere architettonico particolarmente diffuso tra la nobiltà dal XVI secolo, fu coniata nel XVII secolo da Marc’Antonio Dal Re assegnandolo alla propria collezione di incisioni ritraenti le ville suburbane milanesi, dove l’elemento caratterizzante è quello dell’indissolubile relazione tra edificio e giardino. Queste dimore rappresentano quindi un momento di storia del paesaggio e dell’arte non meno che di storia sociale ed economica. In particolare fu nell’Ottocento – il secolo del dibattito sul «pittoresco» – che i dintorni di Milano come la Brianza e i laghi Maggiore e di Como furono riconosciuti come capaci di suscitare forti emozioni. Molti artisti ne furono affascinati, anche svizzeri come P. Birmann, J-J. Wetzel, i Lory padre e figlio, che lasciarono testimonianze scritte. Le ville nobiliari di questa regione offrono una peculiarità per il loro inserimento e adattamento al paesaggio lacustre movimentato da declivi collinari, strapiombi, montagne di sfondo, dove il lago diventa il traguardo visivo di finestre, terrazze, balconcini e viali, scenario naturale che architetti e giardinieri hanno fatto a gara per abbellire. La Società Dante Alighieri di Lugano, attenta a tutti gli aspetti della cultura italiana, ha dedicato alla riscoperta di questi ambienti la sua uscita annuale, proponendo le ville Erba di Cernobbio e Carlotta di Tremezzo. paGina di raffaella CasTagnola e anna sCianCalepore zxy A conservare con passione queste memorie è soprattutto una delle nipoti, Anna Gastel che, testimone di questa vita privilegiata ma – per tradizione familiare – aperta agli stimoli culturali e ai cambiamenti della società, non si è mai adagiata sulla comoda poltrona dei diritti ereditari. Prima donna banditrice d’asta presso Christie’s, autrice in numerosi cataloghi d’arte italiana, si dedica a lungo come dirigente alla missione del FAI, Fondo Ambiente Italiano; dal gennaio 2016 è presidente del festival musicale internazionale Milano-Torino, MITO. Anna Gastel ci presenta la storia della villa, che dal 1894 coincide con quella della sua famiglia? «La proprietà trae origine da un convento risalente al Mille e adattato a residenza signorile nel 1816 dal generale napoleonico Domenico Pino. Nel 1893 fu acquistata da Luigi Erba, mio bisnonno, musicista ed erede del fratello Carlo (1811-1888), il geniale scienziato e imprenditore farmaceutico che potenziò il Politecnico di Milano nel solco della tradizione illuminista milanese. Luigi si associò al cognato, Giulio Ricordi, come azionista della sua prestigiosa casa editrice, che ebbe un ruolo determinante nella crescita della cultura musicale italiana. La fortuna familiare di Luigi Erba suL Lago di Como villa CarloTTa villa Carlotta è tra le più famose. Fu riscattata dal decadimento nel 1850 quando venne donata dalla madre a Carlotta di nassau in occasione delle sue nozze con Giorgio di sassonia. Costruita a fine ‘600 passò nel 1801 all’avvocato sommariva, notabile emerso nell’età di profondi capovolgimenti sociali come fu quella napoleonica. la fortuna da lui acquisita gli permise di dotare la dimora di una notevole collezione d’arte con luini, Morone, rubens, van dyck, Hayez thorwaldsen, in competizione con le famiglie di più nobile stirpe che già abitavano le rive del lago. il principe di sassonia, invece, si dedicò con competenza al completamento dello spettacolare giardino; in seguito la dimora fu requisita dal governo italiano con la prima guerra mondiale. villa erba Molte ville di delizia sono divenute proprietà pubbliche, altre sono state trasformate in alberghi rinomati, villa d’este, o ancora sono recentemente passate a proprietari, anche esteri, attratti dal fascino di vivere in ambienti che ancora richiamano i fasti del passato. il complesso di villa erba presenta alcune singolarità in rapporto a questo destino. della vastissima proprietà la sola villa principale fu ceduta a un consorzio pubblico nel 1984, mentre gli eredi mantengono tuttora la proprietà rispettando a lungo la singolare raccomandazione testamentaria di segnare i rispettivi confini del maestoso giardino solo con ghirlande di fiori. La grandiosità degLi spazi in alto: villa erba vista dal parco e il grande salone di ingresso. di lato: la cucina dell’antico convento, ora parte privata. si fuse con la cultura e il mecenatismo nella committenza della nuova residenza di Cernobbio, realizzata secondo un maestoso stile ecclettico-manieristico: qui riuniva la numerosa famiglia e gli ospiti, anche per godere il fascino del parco e del lago. La vita mondana e culturale della villa divenne anche più intensa quando l’erede, Carla Erba, sposò Giuseppe Visconti di Modrone, figlio dell’industriale tessile Guido Visconti di Modrone, artefice della rinascita del Teatro alla Scala». I coniugi condividevano la passione per il teatro e la musica, portando una nota moderna nell’aristocrazia milanese. «Sì, diedero vita a una compagnia teatrale che si esibiva spesso per beneficenza nei teatrini fatti costruire nelle loro dimore, e Carla si segnalava non solo come donna affascinante ed elegante ma anche come sensibile attrice. Proteggevano le arti e gli artisti e nelle loro case si mescolavano uomini di teatro, musicisti come Toscanini, Puccini, Mascagni, scienziati e gli esponenti più progressisti della società civile». E il futuro grande regista? «Anche i loro sette figli erano coinvolti in questa intensa e stimolante vita sociale, tra questi Luchino, il futuro grande regista di teatro, opera, balletto e cinema». Per molti visitatori una dalle attrazioni di villa Erba sono proprio le stanze di Luchino Visconti (1906-1976). Quale legame aveva suo zio con questa dimora? «Zio Luchino mantenne sempre un ricordo vivissimo e felice delle lunghe estati trascorse con fratelli e sorelle in villa, dove inventavano giochi il cui sfondo era sempre il grande parco e il lago. Ricordava divertito, quando, con i fratelli, si cospargeva di farina e talco imitando le statue neoclassiche della balaustra della darsena per poi gettarsi nel lago al passaggio di esterrefatti turisti. Carla, la madre, era al centro della vita in villa dove risiedette fino al 1939: da allora le presenze dello zio si fecero più rare. Tuttavia, scelse di soggiornarvi a lungo nel 1972 quando fu colpito da malattia, anche perché dal Canton Ticino veniva un medico per ravvicinati controlli. Il montaggio del film «Ludwig» fu realizzato a villa Erba ed è in questo periodo che ho potuto apprezzare la sua presenza. Gli ambienti della villa erano per lui inscindibili dai ricordi familiari, tenuti vivi non solo dalla memoria ma anche dai numerosi documenti fotografici conservati nelle stanze: gli ricordavano fattezze, personali- tà, abbigliamenti, gioielli, arredi e atmosfere. A tutto ciò attinse spesso per le rigorose ricostruzioni scenografiche di carattere storico: il salone da ballo del «Gattopardo»; la darsena ne «La caduta degli dei»; gli abiti, i gioielli, i mobili ne «La morte a Venezia» e «L’innocente». Questi echi e frammenti visivi vanno però accostati anche ai personaggi che la sua famiglia gli ispirò, come la personalità e la bellezza della madre presente nelle interpretazione di Silvana Mangano, l’onore di cui si ricoprì il nonno, combattente per l’Unità d’Italia, in contrapposizione al disonore del protagonista di «Senso». Mentre l’ambiente musicale in cui visse, non solo lo vide giovane violoncellista di talento, ma si tradusse nell’inscindibile corrispondenza tra immagini e musica presente nelle sue opere cinematografiche». Una curiosità? «La magnifica infinita collana di perle con cui la sua mamma fu spesso ritratta, fu in parte venduta dallo zio Luchino, con il consenso della famiglia, per finanziare il primo film del 1943, “Ossessione”, capolavoro che segnò l’avvio del neorealismo italiano». * presidente del festival internazionale musicale MITO