n° 7 aprile 2011

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n° 7 aprile 2011
Aprile 2011
Il Bartolomeo
Il giornale degli Zucchini
Direttrice dixit:
CI PENSA PAPÀ
Ormai giunta, sudando e faticando, in II
liceo (o 4, per voi Gelministi), come la
maggior parte dei miei coetanei ho
incominciato a guardarmi attorno in cerca di
un futuro ripiego universitario, confidando
(forse in maniera troppo ottimistica) di
sopravvivere alla maturità ed evadere un bel
dì dallo Zucchi. Ovviamente lo scontro con la
realtà post liceo è sempre abbastanza
intimidente: è in momenti come questi che
mi faccio prendere dall’ansia e inizio a
pensare che forse dovrei dar retta a mia
nonna, rifarmi il seno, ossigenarmi i capelli e
maritarmi un ricco petroliere novantenne,
perché tanto non c’è luogo in cui riuscirei a
passare un esame. Tuttavia mi conforta
vedere che tanti personaggi insigni sono
giunti a realizzare i propri obiettivi partendo
dal nulla con l’unica spinta dell’ambizione e
della determinazione: e uno in particolare mi
ha dato prova del fatto che non sia necessario
essere talentuosi o brillanti per aprire le porte
del successo. Di chi sto parlando? Ma
naturalmente di George W. Bush:
l’ex
presidente degli Stati Uniti, che ha un
quoziente intellettivo pari a quello di un
sedano, è riuscito a farsi eleggere non per uno
ma per ben due mandati alla Casa Bianca!
Credete stia esagerando? Pensate che sono
state tanto ridicole, nel corso degli anni, le
sue affermazioni che è stata addirittura
coniata una parola per definire in modo
specifico una boiata da lui pronunciata!
Recita il Collins English Dictionary: “Bushism
– qualsiasi affermazione stupida attribuita a
George W. Bush” Siete curiosi? Ecco qualche
esempio.
presidente, il mio metro di successo sarà la C’è un vecchio detto in Tennessee – so che è in
vittoria – e il successo. (riguardo all’Iraq, Texas, probabilmente in Tennessee – che dice
Washington, D.C., 17 Aprile 2008)
se mi illudi una volta, vergogna – vergognati.
Se mi illudi – non puoi farti illudere di nuovo.
"I know the human being and fish can coexist
(Nashville, Tennessee, 17 Settembre 2002)
peacefully." — So per certo che gli esseri
N.d.r. Il detto è “fool me once shame on you,
umani e i pesci possono coesistere
fool me twice shame on me” mentre ciò che
pacificamente. (Saginaw, Michigan, 29
George propone è molto simile alla canzone
Settembre 2000)
Won’t Get Fooled Again degli Who (la sigla
"Too many good docs are getting out of the di CSI Miami, tanto per intenderci).
business. Too many OB-GYNs aren't able to
Risate a parte, è utile riflettere sulla storia di
practice their love with women all across this
George: io credo sia la prova più eclatante dei
country." — Troppi bravi dottori stanno
danni che la raccomandazione comporta.
perdendo il lavoro. Troppi ginecologi non
Pensate che W. sarebbe riuscito ad arrivare
possono più esercitare il loro amore con le
dov’è arrivato senza l’aiutino del W. senior?
donne attraverso l’intero paese. ( Poplar Bluff,
Se solo il papi non si fosse speso tanto per il
Missouri, 6 Settembre 2004)
piccolo Bush, l’America, l’Iraq e il mondo
"Rarely is the questioned asked: Is our
children learning?" — Raramente è posta
questa domanda: i nostri bambini sta
imparando? (Florence, Carolina del Sud, 11
Gennaio 2000)
"I know what I believe. I will continue to
articulate what I believe and what I believe -I believe what I believe is right." So in cosa
credo. Continuerò ad affermare ciò in cui
credo e ciò in cui credo - credo che ciò in cui
credo sia giusto. (Roma, 22 Luglio 2001 )
"Our enemies are innovative and resourceful,
and so are we. They never stop thinking
about new ways to harm our country and our
people, and neither do we." — I nostri nemici
sono innovativi e pieni di risorse, e così anche
noi. Non cessano mai di pensare a nuovi modi
per ferire il nostro paese e la nostra nazione, e
"Thank you, your Holiness. Awesome nemmeno noi. (Washington, D.C., 15 Agosto
speech." Grazie sua Santità, figo il discorso! (a 2004)
Papa Benedetto XXVI, Washington, D.C., 15
"There's an old saying in Tennessee — I know
Aprile 2008)
it's in Texas, probably in Tennessee — that
So long as I'm the president, my measure of says, fool me once, shame on — shame on
success is victory -- and success." Finchè sarò you. Fool me — you can't get fooled again."
intero non avrebbero dovuto affrontare tanti
pericoli e subire tante sofferenze. Bisogna
dire però che, alla fine, gli americani si sono
resi conto di aver affidato le sorti del paese ad
un bambino tonto e viziato; ma il prezzo da
pagare è stato caro.
E noi? La
raccomandazione è uno dei tumori che
consuma l’Italia, da sempre, e ci è chiaro, a
questo punto, che non siamo in grado di
imparare dai nostri errori. Ma perché non
impariamo nemmeno dagli errori commessi
da chi ci piace tanto scimmiottare? Perchè gli
Americani hanno scelto di cambiare, dopo
soli 8 anni, e noi, dopo decenni nella stessa
situazione di “letame”, mandiamo avanti
gente immeritevole a discapito di chi è in
gamba? È un po’ triste terminare così un
articolo, ma devo confessare che la cecità e la
disonestà diffusa di noi italiani mi disarmano,
tanto che mi è difficile pensare ad un futuro
migliore (e penso di non essere l’unica).
Tuttavia spero ancora che qualcosa cambi e
che finalmente ci attiveremo per noi stessi: e
se non dovesse succedere, pazienza. Posso
sempre fare la giocoliera per la Moira Orfei,
dato che, grazie ai trascorsi di ginnastica,
siamo degli artisti circensi a tutti gli effetti:
sempre che non ci voglia la raccomandazione
BARTOLOMEO
/ POLITICA
CENTOCINQUANTA, LA GALLINA CANTA
S
pesse volte mi capita di parlare con
mio nonno circa la sua giovinezza,
come si comportavano i sedicenni
degli anni trenta. Premesso che in
quegli anni imperava un regime austero che
privava i cittadini delle libertà barilari, sono
sempre stato attratto, nella mia spontanea
ingenuità, da quegli alzabandiera regolari,
scanditi con rigorosità religiosa, da quelle
pletoriche parate che riempivano la vita
pubblica dei cittadini, da quei canti
inneggianti ai fasti della nostra nazione,
recitati come uffizi. Tutto questo era
concepito, accantonando l’inculcamento
fazioso e il severo predominio ideologico,
per
sponsorizzare
la
nazione
necessariamente trionfante, composta in
maggioranza da analfabeti abitanti rurali, e
per permettere che quest’ultimi, sebbene
ignoranti, portassero impresso nella mente
quello stivale, per lo più montuoso, per il
quale bisognava combattere e anche perire.
Ovviamente, queste testimonianze,
analizzate in chiave moderna, appaiono
delle pure esasperazioni causate dal
fanatismo. Oggi invece, per risollevare
l’Italia, renderla risoluta e competitiva,
occorre attingere in maniera consistente a
quelle pratiche propagandistiche, non
politiche. Il concetto di patriottismo si è
assolutamente dissolto con l’avvento di una
visione globale, dove due blocchi detengono
l’egemonia su più livelli, e si appropriano,
rivendicandone la legittimità con pratiche
più o meno trasparenti, di tutti quei paesi
satelliti, costretti all’assoggettamento
ideologico e culturale. A causa di ciò lo
stato oppresso è obbligato ad accogliere una
moltitudine efferata di messaggi mirati a
deformare tutte quelle tradizioni che
connotano una nazione e che sono la sua
parte cromosomica. In Italia queste
“tradizioni”, dal folklore al …….., non sono
andate perdute per una semplice
educazione implicita di degli abitanti che
sanno che sanno rievocarle e conservarle
più o meno saggiamente. Nello stesso
tempo però siamo stati invasi
dal l’omo log az ion e,
un
feno meno
immediatamente subordinato alla
globalizzazione. Il nostro conquistato
tricolore è stato sostituito con altre insegne,
sicura men te non coin cidente e
rappresentanti il nostro modo di vivere e
pensare. L’emigrazione delle nostre menti
più brillanti e di genti disperate è stata il
deterrente per infliggere un pesante colpo al
concetto patriottico. La piaga è stata la
lenta, ma costante, politicizzazione di tutti
gli ambiti democratici che costituiscono
l’Italia, ovvero organizzare manifestazione
non rivendicate da questo o quest’altro
simbolo politico, ma dal quel tricolore.
Questo fenomeno è emerso in maniera
rimbombante durante quest’anno,il
centocinquantenario dell’unità. sono stati
messi in discussione figure come Garibaldi e
tutta la sua impavida missione, come
Mazzini e la sue epocali idee di libertà e
costituzione, come Verdi, il grande
rivoluzionario che ha saputo tramutare in
musica quella vitalità e quei desideri di un
popolo finalmente coalizzato per la cacciata
degli oppressori, che ancora oggi si rivolta
nella tomba al sentire la sue magistrali
composizioni eseguite come inno di
manipoli di rudi secessionisti, per loro beffa
integralmente distanti dall’intrinseco
significato di tali frasi e note. Il patriottismo
si fonda sull’unità e sulla collaborazione.
Si è festeggiato un anniversario amaro,
connotato da fischi e imprecazioni, proprio
perché si vuole, dopo centocinquantanni e
dopo migliaia di vittime, nuovamente
dividere, per conservare e ravvivare quelle
“tradizione” di una minuta parte del paese
che, secondo alcuni, non si possono
condividere in maniera coesa, nazionale.
Occorre scindere per saldare. Gente che
non si presenta, durante una cerimonia
nazionale, in Aula parlamentare o lo fa
indossando coccarde o fazzoletti di un’altra
“patria”, che non canta sprezzantemente il
nostro inno, scritto per enfatizzare l’unità e
coagularla in una marcia potente, e che non
applaude alle inviolabili parole dell’unico
unomo polittico, ovvero il Presidente della
Repubblica, significa che è in atto un
processo di demonizzazione della
repubblica stessa. Ogni giorno assistiamo
basiti alle uscite di rozzi individui, con idee
forse accettabili nel Medioevo, che, per
tutelare e difendere il loro popolo stanziato
al di sopra del Po, sparano caterve di
aberrazione, non capendo che da soli non si
va da nessuna parte.
L’anniversario è stata la materializzazione
di quei singoli desideri, spinti a consolidare,
in un momento di crisi morale e politica, la
compattezza nazione, diffidando da alcuni
politici che pensano esclusivamente alle
proprie beghe e ai propri introiti. Quel
concetto di educazione al patriottismo deve
giungerci dalle massime cariche dello stato
unite ai loro colleghi, e non durante partite
di calcio disputate a livello internazionale.
L’altra amarezza che emerge dai
festeggiamenti
è
il
massiccio
coinvolgimento di tv e stampa circa queste
tematiche. Personalmente, a mia memoria,
Andrea Merola IID
n* VIII 2010/2011
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BARTOLOMEO
/ POLITICA
COLAZIONE ALLO ZUCCHI
E
simio Professor Marino,
ben conoscendo la Sua disponibilità ad ascoltare anche l’opinione degli altri, e soprattutto spesso la mia stessa polemica
opinione; pur sapendo ben troppo bene che gli idioti scambieranno ciò che ho appena scritto per una sonora leccata di
deretano, mi permetto qui di rispondere alla Sua lettera, pubblicata sull’ultimo numero del Bartolomeo, e nella quale ha
esposto alcune opinioni che mi permetto, abusando della mia posizione di studente, per altro già alquanto compromessa, di
contestare. Innanzitutto, Le assicuro non polemicamente, La invito ad esplicitare le Sue fonti, che, pur nella mia indubbia ignoranza,
credo essere sempre la base su cui poggia il lavoro di un giornalista. Difatti, e qui si colga invece la vena leggermente polemica, se le
fonti che Lei adduce a testimoni sono quelle che immagino, mi scusi ma proprio non posso valutarle attendibili, come Lei non riterrebbe
tali altre mie ben note fonti; senza togliere che già di per sé Travaglio, del quale inoltre non apprezzo la facile ironia e lo stile oltremodo
aggressivo e roboante senza motivo e soprattutto la viltà (è lui che si rifiutò di continuare una puntata di AnnoZero quando vide
smentite le proprie parole da La Russa), non mi pare una fonte attendibile. Sono poi assolutamente d’accordo con Lei nel constatare i
numerosi e gravi problemi che affliggono il nostro Paese, ben espressi dal testo della canzone che Lei stesso ha citato, ma per favore, non
riduciamo tutto ciò sempre e solo costantemente alla figura del Presidente Berlusconi, è cosa ormai trita e banale. Non voglio certo
affermare che il Cavaliere sia un santo, ma nemmeno posso accettare che lo si dipinga come il male assoluto, come un novello Duce.
Piuttosto, concentriamoci davvero a risolverli, questi problemi, invece di criticare ogni parola senza proporre nulla, e questo è un dato di
fatto: volendo generalizzare (perché di generalizzazione si tratta), la Destra italiana ha certamente commesso i suoi errori, certamente
non di poco conto, ma almeno qualcosa di concreto l’ha realizzato, anche e soprattutto sul piano economico, e ciò è innegabile, al
contrario della Sinistra che si è solo limitata a ciarlare. E ora, dopo queste righe certamente retoricamente scarne e scevre di appropriate
figure ad effetto, mi si permetta di concludere facendo un po’ il verso (sono cattivo, lo so) alla retorica tanto cara ad un certo redattore
del nostro giornale del quale Lei sembra aver preso le difese, non essendo forse egli in grado di difendersi da solo: “ rimanga altresì
inteso, e ci si sforzi dunque di comprendere come l’efferato accanimento che si coagula incessantemente contro la figura dell’Esimo
Presidente del Consiglio, che ci giunge ripetitiva fino all’ossessione, come un orrendo e terribile rimbombo, per solamente azzannare
una figura politica che facilmente si presta a semplici ironie, non faccia altro che aggirare efficacemente i reali problemi della nostra
amata Patria, in un costante turpiloquio di volgarità che forviano l’attenzione dei media, sempre tesa a lambire solo aspetti
sensazionalistici senza occuparsi dei grandi interrogativi alla base della decadenza del nostro antico Mos”.
RingraziandoLa per l’attenzione, e sperando che non si vendichi su di me, non ammettendomi agli esami,
Le porgo
Cordiali Saluti.
Marco Colombo VG
P.S: ma perché vi ha poi tanto fatto arrabbiare l’affermazione del Cav sulla politicizzazione della scuolae dei docenti? Non si insegna
proprio in questo augusto edificio a lasciar parlare gli “stolti” senza dar loro troppo peso?
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BARTOLOMEO
/ ATTUALITÀ
BELLA ROBA ( NON MI VIENE IN MENTE NESSUN ALTRO TITOLO)
C
hiunque viva in
o nei pressi del
quartiere San Gerardo
conosce sicuramente, e
con molta probabilità vi
sarà stato almeno una
decina volte, la struttura
civica del NEI ( Nucleo
Educativo
Integrato).
Creato
negli
anni
Settanta,
a
grande
richiesta dei comitati di
quartiere, il NEI è un
centro che raccoglie in sé
un'aula studio, un bar, e vari impianti sportivi
( palestra, piscina, parete da arrampicata,
campo da basket). E' insomma un punto di
raccolta, di incontro, di riferimento per la
gente del quartiere: mamme che
accompagnano i bimbi a fare sport dopo
scuola, anziani che portano a spasso il cane nei
relativi giardini pubblici, adolescenti e studenti
universitari. Il NEI tutti i pomeriggi della
settimana è popolatissimo e assai vitale.Dotato
di ottimi corsi di sport, struttura sicura per i
bambini e ben sorvegliata, offre una serie di
servizi a
b a s s o
prezzo o
a
costo
zero per
persone
di tutte le
età
che
n o n
hanno la
voglia o la
possibilità di rivolgersi a centri sportivi privati.
Qual è la notizia che ha allietato le nostre
orecchie nelle ultime settimane? Il NEI verrà
privatizzato. Ma come? Una delle poche
iniziative educativo - culturali ancora
finanziate dal comune… in mano ai privati? In
fondo i soldi pubblici non ci sono, e io non
sono tra coloro che aspirano alla
statalizzazione di ogni servizio, ben venga la
libera concorrenza, ben vengano i privati, ma
la domanda è: e i cittadini? Sto parlando di
coloro che facevano affidamento su una serie
di comodità offerte dal centro civico, ad
esempio la possibilità di far praticare sport ai
propri figli a un prezzo sostenibile, la
possibilità di poter avere un posto vicino casa
dove trovarsi con i propri amici per studiare.
Una privatizzazione comporterà nella migliore
delle ipotesi un mantenimento delle attività
del NEI, ma a prezzi decisamente più alti, cosa
che automaticamente escluderebbe dalla
fruizione una buona fetta di utenti, in primis
gli stranieri. Nella peggiore delle ipotesi il NEI
non continuerà ad essere un centro civico.
Potremo farlo diventare casinò, perché no?
Sicuramente farebbe guadagnare più soldi al
comune di qualunque attività per bambini. Ma
non voglio sfociare nel sarcasmo.
Vanno bene il risparmio e il taglio di fondi
inutili, passi l'aiuto di privati, ma se
continuiamo così Monza è sulla buona strada
per diventare una città vivibile solo da chi
possiede un portafoglio a fisarmonica.
Da qui potrebbero partire una serie di discorsi
sulla buona politica, sul rapporto
dell'amministrazione con la cittadinanza,
sull'importanza del servizio pubblico in quanto
tale, sulla creazione e sul mantenimento di una
realtà cittadina solidale ed equa. Ma magari è
meglio evitarli, se non si vuole essere tacciati
Bon Voyage
CHE FINE HANNO FATTO I SOUVENIR?
G
li italiani, al ritorno dalle proprie
vacanze, amano portare con sé dei
piccoli oggetti da regalare ad amici
e parenti o semplicemente da
tenere come ricordo. Questi souvenir di
minuscole dimensioni o di leggerissimo
peso (l’importante è che occupino il minor
spazio possibile nelle nostre giganti
valigie!) ci costano un vero patrimonio: è
stata infatti eseguita un’analisi
interessante a proposito del denaro speso
in acquisti di souvenir. L’estate scorsa, è
stato calcolato che gli italiani hanno speso
complessivamente ben 5 miliardi in
oggetti vari. E al rientro che fine faranno
questi poveri souvenir? La maggior parte
vengono rivenduti on-line e solamente un
italiano su due è sicuro di riutilizzarli, o
meglio, di riciclarli per un regalo last
minute! Oppure finiranno direttamente
nella spazzatura. Non è poi così facile
tornare a casa con un regalino azzeccato! Gli
intervistati hanno dichiarato che i peggiori
souvenir provengono dai suoceri (poveretti,
non ne fanno mai una giusta), ma anche dagli
amici che, prima di consegnartelo,
pronunciano l’immancabile frase “è il
pensiero che conta no? “ NO!
Risponderemmo, se ci trovassimo tra le mani
il più kitsch degli accessori o il più inutile dei
portafortuna. Chi non conosce i nostri gusti o
chi si sente in obbligo di non tornare a mani
vuote, finisce per acquistare la prima cosa che
capita al dutyfree dell’aeroporto (convinto che
costi molto meno!). Prodotti gastronomici,
4
statuette, amuleti, manufatti di conchiglie,
ciondoli e oggetti portafortuna o scacciapensieri, miniature di monumenti…insomma
tutto quello che ci sembra un’idea “carina”da
regalare, risulta invece esser disprezzato.
Tutto un altro discorso meritano invece le
cartoline, data la passione di molti nel
collezionarle, che sono sempre ben volute.
Alla posizione numero uno dei souvenir
più amati, tuttavia, sono calamitati i
magneti (destinati ad abbellire il
frigorifero) accompagnati dalle t-shirt del
luogo (I love.. – University of..).
Nonostante la triste fine di questi minimi
oggetti (non dimenticate che fine abbia
fatto la statuetta del duomo di Milano, ad
esempio) come resistere quando ci si
presentano colorati, piccoli, preziosi ed
economici, esposti su bancarelle
chilometriche? Non esitiamo ad
acquistarne almeno un paio! Al massimo,
poi, fingeremo di averli dimenticati in
albergo, chi volete che si offenda eccetto il
nostro portafogli?
Carlotta De Luca IVB
n* VIII 2010/2011
BARTOLOMEO
/ RIFLESSIONIZUCCHINE
ENTROPIA
S
ai cosa? Mi sa che te l’ho detto troppe
volte che volevo andarmene. Mi è
sempre
andata
stretta
questa
situazione, e puntualmente tentavo di
liberarmene inventando trame sempre più
intricate, dicendoti che volevo cambiare vita,
giro di amici, inventandomi che prima o poi
mi sarei presa un anno sabbatico, sarei partita
alla volta dell’Amazzonia e là avrei gettato
passaporto e tutto nel Rio delle Amazzoni. Mai
fatto. Queste, vedi, queste sono velleità, non
progetti. Alla fine tutti cerchiamo la verità, ma
ostentarlo, frugare nell’ignoto, dove non c’è
nulla di nostro, dove non c’è nulla che ci aiuti
a ritrovare la fede che abbiamo perso, non ci
rende più nobili, semplicemente più
miserabilmente umani. Le persone come me
sono deboli, scavano gallerie nel baratro e le
chiamano “sogni”, per non avere più paura e
per smettere di guardarsi con troppo biasimo.
Non se ne vanno perché sanno che la verità è
altrove, se ne vanno perché non ci provano
nemmeno a cercarla qui. Ti ammiro, perché tu
invece non te ne sei ancora andato. Sei ancora
qui, e hai l’aria di chi non sa più sbagliarsi.
Eppure anche per te non ha senso niente,
soprattutto tu avresti il diritto di sottrarti a
questo cielo che ti ha tradito, strappandoti
tutte le dolci bugie, le certezze instabili come
un grandissimo castello di carte. Ho bisogno
di te, perché mi insegni che la fede non cresce
sulla cima di una montagna, non scorre sotto
la sabbia rovente dei deserti, non illumina da
distanze lunghe anni luce; non ha sete di
piogge incessanti, non richiede documenti
d’espatrio, non deve essere tradotta. Tu ce
l’hai e sei ancora qui, e nessuno capisce perché
non scappi, ti trattano con un rispetto che
sconfina in una malcelata pietà, a cui tu
rispondi con regale silenzio. È strano, sei tu
che hai perso tutto e sei tu a non aver bisogno
di nessuno, non solo a parole. Sei più sereno di
chi, osservandoti, si sente in dovere di
riconoscersi ingiustamente più fortunato di te.
Sei un monumento di bellezza letale per chi,
come me, ancora predilige la via della fuga. Sei
la dimostrazione che la verità ci chiama a
vincere, e se non si concede subito, almeno ci
premia per essere riusciti ad avvicinarci. Mi fa
male guardarti, perché so che non sono
disposta a crescere, a meno che qualcosa di
forte non mi costringa a farlo, come è successo
a te. Eppure ti ammiro proprio perché sei
diventato grande, hai rinunciato a voler
rendere tutto più semplice, ma hai iniziato a
credere. Ora accetti che la verità non sia una
cosa così piccola da nascondersi in qualche
luogo o nel corso di una sola vita, ora sai che
ciò che veramente non ha senso è cercare un
senso a tutto quello che accade. Sul ramo di
un ciliegio, io sono il primo fiore che viene
scucito da una folata di vento, tu sei l’ultimo,
tenace, a scivolare nella pioggia luccicante.
Vorrei capire fino in fondo cosa si prova a
essere te, vorrei saper restare in un posto.
Almeno per una volta vorrei che tu parlassi
con una persona affascinata da te, non dai
propri egoismi. Voglio andarmene certa che
non troverò nulla, se non che mi mancherai.
“LA MORSA DEL RAGNO”
I
l più potente tra i potenti è forse il più
debole tra i viventi. Qualche tempo fa ho
salvato una coccinella che era rimasta
impigliata nella ragnatela di un ragno. Lo
so. Sono andata contro le leggi della natura, ma
proprio non ce l’avrei fatta ad assistere a quello
scelus!
In verità però, ripensandoci, non lo
avevo fatto propriamente per salvare la
coccinella, ma per un astio, per una terribile
avversione nei confronti dei ragni. Lo avevo fatto
per me, insomma, per sentirmi soddisfatta e una
volta tanto vincente su quell’ essere tutto zampe
e niente cervello. Otto zampe…ma vi rendete
conto? Quel giorno la natura deve essersi
distratta! Per non parlare poi di quella sua
arzigogolata casetta che è perfetta, sì, ma al
contempo diabolica. Riuscirei anche a
rassegnarmi e a tollerare la sua esistenza se il
ragno esistesse solo nel mondo animale...Ma è da
un po’, in particolar modo in questo periodo, che
tristemente mi sono accorta che, nella piramide
evolutiva( se così si può definire) umana, vi è una
cerchia assai vasta di homo ragnus. Al contrario
di quanto si possa pensare l’homo ragnus non è
una specie rara, anzi è molto diffusa, in
particolare in Italia, e attraverso studi oculati ho
potuto persino constatare che è “contagiosa” tra
gli esseri umani! Banalmente: se uno è homo
sapiens o sapiens sapiens( dipende dai singoli
individui) e sta ripetutamente a contatto con un
homo ragnus, senza le dovute precauzioni, può
tranquillamente divenire un ragnus! Ma perché
uno dovrebbe temere di divenire homo ragnus?
Beh ecco, l’homo ragnus è siffatto: spregiudicato,
potente e
prepotente, vanaglorioso e
incredibilmente fascinoso. E’su quest’ultimo
aggettivo che dobbiamo porre la nostra
attenzione etimologica: la parola da cui deriva è
fascinum che in latino significa “amuleto”,
“maleficio”…non è affatto una cosa positiva!
Infatti questo ragnus ha grandi poteri adulatori
che utilizza per un solo scopo: il potere. Potere,
potere, potere….solo potere. Cosa significa
des i de ra re il p ote re? Si g nif ic a a ve re
un’incontenibile e ,ahimè, per certi versi
incurabile voluttà di “contenere” tutti sotto il
proprio comando, al proprio seguito: tutti nella
ragnatela. Tutti nella morsa del ragno. Tuttavia
posso affermare con certezza che questo
fascinum attecchisce solo sulle coccinelle…o
simili. Vi immaginate un elefante che viene
intrappolato da un ragno? Caso mai sente un
leggero solletico per effetto della ragnatela ...e
poi lo schiaccia! Se fossimo tutti elefanti, state
pur certi che l’homo ragnus si estinguerebbe! Ma
attualmente ce ne sono troppi, di homo ragnus
intendo. E io, vi dirò, sono un po’ sconfortata:
che fare quando le coccinelle non si lasciano
salvare? Che fare quando l’homo ragnus dall’alto
o dal basso, dipende dai punti di vista, della sua
prepotenza starnazza: “Voglio e compro tutto!” ?
Questo concetto del comprare ogni cosa, a
qualsiasi condizione, con chiunque e sempre…a
me non è molto chiaro. In primis per comprare
bisogna essere in due: ci deve essere quello che
vende e quello che compra…e già qui l’homo
ragnus, per sua struttura, cade amaramente
perché lui non interloquisce col venditore, non
chiede mai, fa razzie di anime e corpi e non si
cura del pensiero altrui. E’ così infatti che
5
dimostra di essere debole: chi, se non colui che è
privo di qualsiasi essenza, ha bisogno
esclusivamente dell’anima o del corpo altrui per
dare un senso a se stesso? Ed è d’uopo inoltre
distinguere due termini che vengono resi
erroneamente come sinonimi: comprare è ben
diverso da acquistare. Se acquisto vuol dire che
ho ponderato, ho chiesto e ho ricevuto,invece
“comprare” , termine che deriva dal latino
comparare, significa provvedere e perciò trovare
una soluzione tempestiva che mi permetta di
raggiungere il mio fine. Non c’è spazio per il
dialogo. Ma la faccenda più triste è che questa
specie di homo ragnus è spesso definita “la specie
furba”.A me non piace molto l’aggettivo furbo,
trovo che non abbia un gran senso…E se dovessi
usarlo non lo utilizzerei per definire l’homo
ragnus, il quale è tutto fuorché furbo: sapete
quanti modi, esclusa l’avidità e il desiderio di
dominio,esistono per sentirsi potente? Io per
esempio mi sento potente quando amo…c’era un
uomo, e spero vivamente, o lettore, che tu lo
conosca, che diceva:“ L’amore è la potenza più
grande al mondo”.Questo è uno di quei motivi
per cui non mi venderò mai dicendo: “ L’ho fatto
per sopravvivere” . Sarebbe un ossimoro. Perché
se solo mi facessi comprare direi addio non alla
vita, sarebbe troppo facile, ma a tutto quello che
contiene la vita, cioè quello che ho vissuto. Direi
addio all’anima, la mia anima, che è per il
cinquanta per cento costituita d’amore, e di
conseguenza morirei. Mi spiace, homo ragnus,
ma io non mi vendo.
Alice Pennino IID
n* VIII 2010/2011
BARTOLOMEO / PIANETA ZUCCHI
GLI ZUCCHINI SONO SNOB?
N
on c’è unanimità sul significato
e sull’etimologia della parola
snob. Alla voce ‘snob’, l’enciclopedia
Treccani online recita: “snob ‹snòb› s. ingl.
[parola che significava in origine «cittadino
di basso ceto» e nell’ingl. dialettale
«ciabattino», assunta nel gergo studentesco
inglese per indicare una persona estranea
all’ambiente, passata quindi a significare
«persona non fine, non adeguata a un
ambiente colto e raffinato», e diffusa in
Europa dal romanzo The book of snobs
(1848) di W. Thackeray; è priva di
fondamento l’opinione, molto diffusa, che
sia un’abbreviazione della locuz. lat. s(ine)
nob(ilitate) «senza nobiltà»] (pl. snobs
‹snòb∫›), usata in ital. come s. m. e f. e agg. –
Chi ammira e imita ciò che è o crede sia
caratteristico o distintivo di ambienti più
elevati; chi ostenta modi aristocratici,
raffinati, eccentrici, e talora di altezza,
superiorità”.
Perfetto. Ora la domanda è: gli zucchini
sono snob? Io l’ho chiesto a loro, e quanto
segue è ciò che ho raccolto dalle loro
risposte.
È bene innanzitutto riferire che qualcuno
non si è mai posto questo problema.
Altri invece mi hanno risposto fermamente
che no, gli zucchini non sono snob. E , in
prima persona, non credono di esserlo,
perché, per esempio, “noi classicisti non
possiamo dire di essere esperti nelle materie
scientifiche”. C’è anche chi rifugge e detesta
l’atteggiamento snob in assoluto e
tantomeno può accettarlo in relazione alla
scuola che si frequenta.
Nondimeno la maggior parte di coloro che
ho sentito mi hanno risposto che sì, gli
zucchini sono snob. E non tutti mi hanno
saputo ben motivare questa risposta. In
generale sono emerse due tipologie di
snobismo zucchino.
Il primo è quello degli studenti più grandi
(gli zucconi) verso i più piccoli. Da una
parte alcuni studenti di quarta e quinta mi
dicono che si sentono “moltissimo snob
verso i più piccoli: si deve!”, e che “è giusto
che sia così!”: insomma convinti sostenitori
della discriminazione nei confronti di quelli
che, nonostante la riforma, restano sempre
dei ginnasiali – e tale termine assume qui
una connotazione dispregiativa. D’altra
parte alcune ragazze “ginnasiali” mi hanno
chiesto di dare voce alla loro protesta:
“basta snobbarci! Soprattutto nella rubrica
Quorinfranti del Bartolomeo”, dove ,
secondo loro, non si fanno le dovute
distinzioni tra zucchini educati e zucchini
imbarbariti,
mettendo in un unico
calderone tutti i poveri primini. Aldilà di
queste prese di posizioni più estreme, non
mancano coloro che non percepiscono
alcun atteggiamento di superiorità nei loro
confronti da parte degli “zucconi”.
La seconda tipologia di snobismo zucchino
ci riguarda tutti – grandi e piccoli - ed è il
modo in cui ci approcciamo agli studenti di
altre scuole. Però tutti cercano in qualche
modo di giustificare questo atteggiamento,
che, sorridendo, ammettono di assumere
quando c’è da confrontarsi con un loro
amico del Frisi o del Porta. Dalle risposte
che ho ricevuto pare che sia per lo più una
reazione al pregiudizio o all’invidia di altri.
Non dimentichiamoci che alcuni forestieri
descrivono lo Zucchi come un lager, pur
non avendoci mai messo piede (!), e che
facilmente altri sembrano invidiosi di una
classe studentesca modello (!) come quella
dello Zucchi.
Ampliando
gli
orizzonti
della
questione, un sagace studente di
seconda ha affermato che lo
snobismo è un atteggiamento che
riguarda Monza in generale, l’ambito
sociale
da
cui
gli
zucchini
provengono. È secondo lui un
fenomeno
correlato
al
provincialismo,
all’individualismo,
alla necessità di distinguere la “gente
di sostanza” da quella che invece non
lo è. Se poi sia un atteggiamento
giustificabile, lui mi dice: “ni”.
Cosa mi sembra di aver concluso da
queste brevi interviste? Molti, pur
non frequentando questo liceo,
sarebbero altrettanto snob, ma non è
una
faccenda
che
riguarda
specificatamente questo mio articolo.
Invece, quello che connota un po’
tutti gli zucchini (pur nella loro
varietà), che lo ammettano oppure
no, è un sentimento di orgoglio per la
scuola che si frequenta, un fiero senso
di appartenenza. In fondo, come dice
la mia amica Irene Doda, “lo Zucchi
dà una visione generale sul mondo. È
proprio questa la risorsa della nostra scuola
rispetto ad altre, più professionalizzanti.
Abbiamo tutte le risorse per tenere sempre
lo sguardo sull’’orizzonte’”. Se lo
intendiamo così, questo nostro snobismo,
allora sia pure.
Irene Pronestì IVD
n* VIII 2010/2011
6
BARTOLOMEO / PIANETA ZUCCHI
COLONNE STORICHE DELLO ZUCCHI
SI CONFRONTANO
N
uovo mese, nuova intervista.
Questa volta sarà un “duello”
tutto artistico: le prof. De Biase
e Gualdoni, due veterane della
nostra scuola, a confronto.
Da quanti anni insegna? Da quanti allo
Zucchi? D: Insegno da ben 38 anni, da 33
allo Zucchi. G: Insegno da prima della
Laurea, quindi si perde nella notte dei
tempi. Sono allo Zucchi dal 1988.. più
o meno dal Paleolitico!
Un pregio e un difetto della nostra
scuola. D: Un pregio innegabile siete da
sempre voi studenti: siete i più preparati ed
educati. Il difetto è, invece, di noi
professori, siamo abituati troppo bene e
pretendiamo sempre di più! G: Senza
dubbio la qualità degli alunni e il modo con
il quale affrontano lo studio. Siete
bravissimi, questo bisogna proprio dirlo, e
studiate tanto e molto bene. A volte, però,
studiate
anche
troppo!
Siete
eccessivamente preoccupati dei contenuti a
scapito della libertà di espressione …
dovreste buttarvi un po’ di più!
Cosa ne pensa del monte ore molto
limitato dedicato alla storia dell’arte
nei licei classici? D: Questa è da sempre
la “tragedia” della storia dell’arte ,
paradossalmente è sempre stata
considerata una materia sperimentale e il
poco tempo disponibile impedisce di fare
un discorso globale e dettagliato. Per
fortuna con la nuova riforma sono
aumentate le ore … anche se non ho mai
capito perché un ragioniere o un geometra
non studia storia dell’arte: dovrebbe essere
considerata una materia di cultura
generale. G: In parte l’attuale riforma ha
modificato il monte ore di storia dell’arte,
infatti da quest’anno dal triennio ci
saranno sei ore e quindi sarà possibile
affrontare una buona parte degli argomenti
e avere una consistente base di conoscenze.
Artista che vorrebbe riportare in vita.
D: Non so sceglierne solo uno: Leonardo e
Michelangelo sicuramente i miei preferiti.
G: E’ difficile sceglierne solo uno,
comunque direi Rembrandt.
Monumento o opera preferita. D: La
sintesi dell’arte è nell’”Ultima Cena” di
Leonardo, però mi piacerebbe che venisse
ben conservato il Centre Pompidou, mi
affascina. G: E’ una domanda difficile…
beh, forse “La veduta di Delft” di Vermeer.
Se dopo il liceo si volessero
intraprendere studi in campo artistico,
quale facoltà sarebbe la più adeguata?
D: A mio parere per avere una formazione
più completa bisognerebbe fare Lettere con
indirizzo artistico, si possono fare
interessantissimi parallelismi tra arte e
letteratura. Io stessa ho frequentato questa
facoltà. G: Ci sono moltissime alternative
possibili: da Beni Culturali alle Accademie
per la dimensione pratica; se si vuole dare
un taglio più economico ai propri studi, è
possibile frequentare Gestione dei beni
Culturali. Ci sono anche i corsi di
Architettura e Design al Politecnico. La
scelta di una o l’altra alternativa dipende
dai talenti personali.
Se non fosse stata una professoressa
cosa sarebbe diventata? D: Io credo che
per insegnare servano delle particolari doti
teatrali. Probabilmente sarei diventata
un’attrice, quasi sicuramente di cabaret.
Uno dei miei sogni sarebbe quello di aprire
un bar culturale, purtroppo da noi non
esistono. G: Al momento della scelta
dell’Università sono stata seriamente
tentata da matematica, poi ho scelto lettere
moderne con indirizzo artistico alla Statale
di Milano.
La meta della sua gita ideale. D:
Dovremmo andare un mese a Roma! G:
penso che sarebbe bello andare a New York
per aprirsi ad una nuova realtà non
europea, ma comunque occidentale.
Venezia o Firenze? D: Firenze G: Venezia
Berlino o Parigi? D: Berlino G: Parigi
New York o Londra? D: Beh, forse …
Londra G: New York
Roma o Atene? D: Roma G: Roma
Claudia Pizzagalli e Beatrice Mosca IVC
n* VIII 2010/2011
7
BARTOLOMEO
/ CUCINA & MODA
WâÄv|á \Ç YâÇwÉ
A CENA CON GLI ETRUSCHI
C
arissime e carissimi, eccoci di
nuovo qui per parlarvi delle
usanze culinarie di un altro
popolo: gli Etruschi. Dalle
raffigurazioni a noi giunte, sappiamo che il
banchetto era un momento molto
importante, come biasimarli, della vita di
questo popolo. Al contrario di quanto è
stato spesso sostenuto però, gli Etruschi
non partecipavano ai convivi con eccessiva
dedizione ai piaceri e alle mollezze.
Grande importanza sulla tavola era data al
vino e la parte più propriamente simposiale
era la più importante di tutto il banchetto.
Il vino veniva preparato dai servi
in grandi contenitori e insaporito
con spezie; veniva quindi filtrato e
versato con dei mestoli, che
spesso erano in numero di due e
di
diverse
grandezze:
essi
costituivano anche delle unità di
misura.
Spesso i simposi si facevano anche
in onore dei defunti, soprattutto
per ricordare scene di vita vissute
dal morto e caratterizzarlo in
senso aristocratico come membro
del nuovo ceto emergente al quale
fanno
richiamo
le
pitture
funerarie del VI secolo.
La tomba Golini I di Orvieto
costituisce un documento molto
interessante per quel che riguarda
la preparazione dei cibi; sono qui
rappresentate infatti le diverse
fasi di allestimento del banchetto. Diversi
servi vengono raffigurati intenti a compiere
svariate funzioni: uno taglia la carne, uno
porta dei recipienti, uno si appresta a
servire gli ospiti. Sulle tavole sono disposte
vari pietanze, tra le quali si riconoscono
mucchietti di focaccine, grappoli d’uva,
uova e melagrane. Il tutto allietato dalla
musica di un doppio flauto! Un altro servo è
intento a pestare qualcosa in un mortaio,
probabilmente dei cereali o comunque
qualcosa di vegetale, operazione che
costituiva il primo passo della preparazione
di molte pietanze. Si può inoltre vedere un
}
servo intento a cuocere sul fuoco, in una
casseruola, del cibo. Essi, essendo
espressamente nominati, potrebbero anche
non essere servi, ma semplici addetti alla
preparazione del banchetto del princeps. Si
possono infine notare due sovraintendenti,
i quali hanno il compito di controllare il
regolare svolgimento di tutta la
preparazione.
Non sappiamo darvi informazioni precise
su quel che mangiassero, ma probabilmente
seguivano una dieta simile a quella dei
Romani e tipica dell’Italia; in ogni caso se
volete saperne di più vi consigliamo di
curiosare fra i vari
affreschi a noi
pervenuti e di fare
in modo che la
v o s t r a
organizzazione si
impeccabile!
Anna Mottadelli e
Federica Viaretti
VG
n* VIII 2010/2011
8
BARTOLOMEO
/ CUCINA & MODA
Pretty Woman
IL BIKINI
M
ancano ancora due mesi alla
fine e questo caldo non fa
altro
c h e
aumentare la nostra
voglia di mare. Non è
molto,
ma
per
c o n s o l a r c i
ripercorriamo
la
storia
del
nostro
amato bikini.
La prima bagnante
della storia fu Maria
Carolina
di
Berry,moglie di Carlo
Ferdinando
di
Borbone. Era il 1825
quando indossò un
abito di lana pesante,
calze e scarpe di
vernice, guanti e
c a p p e l l o .
Abbigliamento
studiato
per
c a r n a g i o n e
bianchissima, simbolo di regalità. Inoltre lei,
la regal dame, non poteva certo rischiare di
mostrare qualche centimetro di pelle agli
umili pescatori!
Già alla fine dell'800 il costume da bagno
subisce una trasformazione: gonne e
pantaloni si ritirano fino al ginocchio e le
scarpe hanno la suola in cuoio forato.
Nel 1904 arriva la “revolution Poiret”, il
celebre sarto parigino decreta la fine di busti
e corsetti, legittimando l'uso di costumi da
bagno immorali e rendendo la spiaggia un
luogo di trasgressione autorizzato. Da
questo punto in avanti si tratta solo di
accorciare, diminuire e scoprire. I costumi
da bagno diventano tuniche in maglia e
pantaloni attillati fino alla coscia.
Troppo audace fu però la scelta di Annette
Kellerman, nuotatrice australiana, che
durante
un'esibizione
negli Stati Uniti si
presenta con un costume
intero
che
lasciava
scoperte le cosce. Fu
subito arrestata, multata
e rimpatriata.
Nel 1920 Coco Chanel
fece scoprire a tutti che
uomini e donne erano più
belli
con
la
pelle
abbronzata.
Si
fece
portavoce di un grande
cambiamento nel quale la
donna
vestiva
pantaloncini corti e dove
mostrava una scollatura decisa con braccia
nude.
Sarà solo con la fine della Seconda guerra
mondiale che arriverà il due pezzi.
Bikini, tutto inizia con una bomba. Nel 1946
gli americani sganciano una bomba,
chiamata Bikini, su un atollo della
Micronesia. Pochi giorni dopo una
sconosciuto sarto francese, Rèard, lanciò
una nuova moda per l'estate: un due pezzi,
battezzato Bikini, destinato ad avere l'effetto
di una bomba sulle usanze dell'epoca, tanto
che non permise mai a sua moglie di
indossarlo.
A portare il bikini in giro per il modo furono
due vere bombe di fascino:Brigitte Bardot
sulle spiagge di Saint-Tropez e Marilyn
Monroe nel film Niagara. Alla fine di questo
decennio in nome della libertà e della parità
sessuale le donne impongono il rogo al
reggiseno.
Il BIkini diventa MONOkini.
L'ultima rivoluzione si ha sulle spiagge di
Rio de Janeiro, con l'introduzione del
TANGA nel 1972. Ad inventarlo fu una
signora italo-brasiliana, che per farsi notare
durante una festa
in
spiaggia,
modificò il suo
c o s t u m e ,
riducendolo a tal
punto
da
suscitare
un
enorme scalpore
in
tutto
il
m o n d o .
Leggenda vuole
che,
sconvolta
dallo
scandalo
che
aveva
provocato,
si
chiuse
in
convento.
In realtà storicamente non fu una novità:
l'avevano già inventato gli antichi romani
nel IV sec. d.C., come dimostrano gli
splendidi mosaici di Piazza Armerina
eÉâzx
n* VIII 2010/2011
9
BARTOLOMEO / MUSICA & CINEMA
Le Locandine
NON LASCIARMI
Kathy, Tommy e Ruth frequentano il collegio inglese di Hailsham, che sembra apparentemente
perfetto. Qui scoprono un segreto inquietante sul loro futuro. Quando lasciano la vita idilliaca
del collegio iniziano ad affrontare i veri problemi della vita che li accompagneranno nella
crescita.
GIUDIZIO: Assolutamente Si.
Trasmette l'ideale di vita vissuta, affrontando giorno per giorno i vari problemi. È un film
istruttivo. È tratto dal libro omonimo di Kazuo Ishiguro, ma non si assomigliano troppo. Il film
è davvero piacevole.
MIA MOGLIE PER FINTA
Danny è un rinomato chirurgo plastico che usa la sua fede nuziale come esca per attrarre le
ragazze, senza impegnarsi seriamente. Quando però incontra Palmer, la ragazza dei suoi sogni,
nasconde la fede nella tasca dei pantaloni e si finge divorziato. Lei desidera conoscere la ex moglie,
così Denny cede alla richiesta e chiede aiuto ad una sua collega.
GIUDIZIO: No.
Jennifer Aniston e Adam Sandler sono i protagonisti. La commedia è carina, a tratti divertente, ma
non significativa, sono presenti elementi di volgarità. In questo periodo al cinema sono presenti
diversi film. Questo non lo consiglio.
C’E’ CHI DICE NO
Tre ex compagni di scuola si ritrovano dopo vent'anni e si rendono conto che un nemico comune
li perseguita: i raccomandati. Max (Luca Argentero) è un giornalista di talento in un quotidiano
locale che è costretto a scrivere sulle più improbabili riviste di settore; giunto a un passo
dall’assunzione viene scalzato dalla figlia di un famoso scrittore. Irma (Paola Cortellesi) pur
essendo uno dei dottori più stimati dell'ospedale, vive grazie alle borse di studio, e quando sta per
ottenere il contratto viene favorita la nuova fidanzata del primario. Samuele (Paolo Ruffini) è una
specie di genio del diritto penale, e dopo anni passati a fare l’assistente-schiavo ad un signore
universitario star per vincere un concorso come ricercatore, ma il posto gli verrà soffiato dal
genero del signore dal quale lui lavora.
Di Lucrezia Stoppato, Chiara Biglieri e Benedetta Miceli, I B
n*VIII 2010/2011
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BARTOLOMEO / MUSICA & CINEMA
Il passato che non passa, il futuro che non futa
Sceriffi di polvere e afa - L’ estate immaginaria
Monza, Aprile 1971 più a sud non si può: Bob ci racconta una
delle storie delle sue con Like a rolling
acciamo finta che sia già estate, stone estratto da Highway 61 Revisited.
che la maturità sia arrivata e se ne “How does it feel How does it feel To be on
sia anche andata. I vocabolari di your own With no direction home Like a
greco e latino se ne staranno buoni complete unknown Like a rolling stone?”
e silenziosi almeno per tre mesi buoni, Sembra addirittura di sentire il suono delle
quello che ci interessa ora è andare in rotaie in sottofondo, mentre non si sa dove
vacanza, che sia vera o finta. Quelli si stia andando.
fortunati che scapperanno a gambe levate C'è chi per l'estate si reimpossessa della
senza nemmeno disfare la cartella possono propria città, sceriffo di zanzare e polvere:
anche fare a meno di questo
articolo, agli altri consiglio una
lettura veloce che si sa, si è
semrpe in ritardo per il
Rischiatutto.
La lunga estate californiana dei
Beach Boys non vuole finire mai:
sembra di sentire la sabbia sotto
ai piedi, il sale fra le dita e l'afa
alla sera ascoltando Wouldn't It
Be Nice, singolo di punta dell'LP
di cinque anni fa Pet Sounds.
Poco male, l'estate non invecchia
mai.
Ci si sposta immediatamente in un rovente Summer In the City dei Lovin' Spoonful farà
vagone merci della selvaggia America che al caso loro. “Hot town, summer in the city
F
Back of my neck getting dirty and gritty
Been down, isn't it a pity Doesn't seem to
be a shadow in the city […] All around,
people
looking
half
dead
Walking on the sidewalk, hotter than a
match head ”. Citta deserta e sudore sul
collo.
E' un'estate pigra e opprimente quella dei
The Kinks – Sunny Afternoon, tra mamme
ciccione e fidanzate che fuggono in
macchina. Una mosca ronza nell'orecchio, i
cani abbaiano, il caldo sembra solo
aumentare e c'è la biancheria da
stendere, mentre noi vorremmo solo
dormire in giardino. “Save me save me
save me from this squeeze I've got a big
fat mama tryin' to break me. And I love
to live so pleasantly live this life of
luxury: lazin' on a sunny afternoon in the
Summertime in the summertime in the
summertime.”
Questo è quello che il Bartolomeo
propone per quest'estate che ha ancora
da venire; voi intanto finite quella
versione, non è bello copiarle dal
compagno di banco.
Martina Fumagalli VF
“E tu tornerai dall’estero…”
(da “Quando Tornerai dall’Estero” Le Luci della Centrale Elettrica)
Monza, Aprile 2011 lavoro degli Spread “C’è tutto il tempo per
dormire sottoterra”, in pieno stile Verdena,
egli States questo mese è stato molto pòta-rock, ottimo rappresentante
reso depresso per il nuovo dei dell’alternative nostrano.
Low “C’mon” e ha sorpreso per Tappa 2. CREMA. Encomiastico nei miei
l’”Here Before” dei The confronti, il “Wanna Be Dino” degli
Feelies. L’Aprile nello Yorkshire è invece Hellekin Mascara, una band giovane nel
allegro e sprizzante a causa dell’“Up, suono e nella testa, stilla un siero di rock
Guards And At 'Em!” firmato The Pigeon per niente generalista. Un gruppo
Detectives, ma anche graffiante come il strumentale da non sottovalutare nella
“Reckless and Relentless” degli Asking crème-de-Crèma, come l’amico che me l’ha
Alexandria. Tutto questo girare per terre consigliato!
straniere mi ha un po’ nauseato e, come Tappa 3. LODI. Ancora in pianura, ma
ogni bambino che in preda all’ansia pre- senza suoni piatti. The Great Saunites
nevrotica urla un sonoro “CASAAAA!”, fanno risorgere l’hard rock e la psychedelia
anch’io mi appresto a tornare sui mie passi con il loro “Jesus ‘68”. Non credete che lo
calzando lo Stivale. Eccovi qui un mio sperimentalismo degli anni ’60 possa
piccolo tour personale nell’It-Sound di rivivere in veste lodigiana? Ascoltateli e vi
questo inizio anno 2011:
ricrederete.
Tappa 1. BERGAMO. Non spostiamoci di Tappa 4. GENOVA. L’indie-pop
molto, non diamo sfogo a sentimentalismi scandinavo, e la capacità insita nordica di
inutili. Nudo, crudo, onirico, l’ultimo renderlo “estivo”, permane con gioia
N
nell’attesissimo degli Ex-Otago “Mezze
Stagioni”, che come sottolinea il titolo, fa
del genere una questione non climatica, ma
sonora. Il tutto condito da una sorta di
frivolezza tirrenica e un’internazionalità un
po’ naïf.
Tappa 5. PALERMO. Sceso da un traghetto
all’Arenella, ad ogni passo tutto attorno a
me si trasforma: chitarre distorte, una
batteria che fa molto garage, una voce da
giovane ‘70s rocker. Sogno o son desto? No,
solamente “Sto” coi Waines.
Tappa 6. MILANO. Ultima tappa, a due
passi da casa. Malinconie e grigiore
indelebile nell’ultimo album dei judA
“Malelieve”. Una grande varietà di
sonorità dark, noise, e anche del
progressive, tutti i toni che riescano a
delineare le fredde e mutabili ombre del
Domm. Un disco che da’ amarezza perché
medicina dell’anima.
n*VIII 2010/2011
11
BARTOLOMEO / MUSICA & CINEMA
SO I RUB THAT GLITTER AND…THINK ABOUT IT!
D
ato che allo Zucchi c’è la Fama
che siano tutti metallari,
rockettari e punkettoni e si
parla quasi sempre solo di questi
generi musicali, mi sembra giusto che si
cambi un po’ e che si parli di un’artista che
puntualmente viene criticata negli articoli
della sezione riguardante musica e cinema:
LADY GAGA! Dopo questo nome, anzi forse
già dal titolo, probabilmente molti non
andranno avanti nella lettura e
sputerebbero pure volentieri sul mio
articolo brontolando qualche “che schifo!” o
“ma per favore, Zeus, aiutaci tu!”, però
confido vivamente nell’apertura mentale di
voi classicisti zucchini e non mi do per
vinta! Dunque, premetto che sì, sono fan
sfegatata di Lady GaGa (e non me ne
vergogno affatto), ma che, appunto perché
mi piace moltissimo, pur non essendo
esperta di musica ho cercato di giudicarla
con orecchio critico e il più oggettivamente
possibile.
E’ vero, anche io quando ho visto il video di
Just Dance, suo primo singolo, ho pensato
“ma chi è questa qui?! Ci è o ci fa?!”, poi
però, non ricordo come, mi è iniziato a
piacere il suo sound e mi sono quindi
documentata circa la sua carriera artistica e
musicale. Ho così scoperto che a diciassette
anni è stata una delle venti persone al
mondo a ottenere l'ammissione anticipata
alla Tisch School of the Arts presso la New
York University, dove ha studiato musica, e
inoltre possiede il diploma in pianoforte del
conservatorio. Certo è vero, ha iniziato la
gavetta come spogliarellista in locali
malfamati, ma questo non c’entra con la sua
pratica musicale. Inoltre, leggendo qua e la
ho trovato delle parole della grande Yoko
Ono, che rispondendo a una critica ricevuta
da Lady GaGa dopo aver suonato il
pianoforte dell’ex Beatle ha dichiarato che
pensa che lei sia semplicemente
meravigliosa, che John l’avrebbe sicuramente
amata, perchè lei è un’artista, è senza paura,
spinge se stessa oltre ogni limite e io e John
abbiamo sempre adorato queste cose. Ha
suonato il pianoforte bianco di John e credo
sia stato meraviglioso. La vita continua e
bisogna abbracciarla. E se lo dice la moglie
musicista di un grande artista, non posso
che darle credito.
Pur avendo queste notizie, non ero
comunque molto convinta che fosse
un’artista completa e veramente capace, e di
certo non l’ho mai paragonata agli artisti a
cui si ispira, come il Duca Bianco David
Bowie e i Queen (d’altronde imparagonabili
a qualsiasi altro artista, nessuno escluso).
Poi però, l’anno scorso, il 5 Dicembre, dopo
ben 210 giorni di attesa e 80 € ca. di biglietto
trovato con molte difficoltà e pagato con
rate mensili dalla paghetta che hanno
significato piccole costanti rinunce, ho
assistito alla seconda data di Milano del suo
Monster Ball Tour, che i critici hanno
sempre descritto come uno spettacolo
completo, non un semplice concerto, in cui
Lady GaGa è la protagonista indiscussa in
tutti i campi. Avevo anche paura di
rimanere delusa, nonostante le critiche
favorevoli, perché i cantanti di oggi dal vivo
non sono tutti bravi come nelle tracce
registrate in studio (anzi, la maggior parte
non è proprio capace, a parer mio) e temevo
addirittura che cantasse in playback. Invece,
al Mediolanum Forum durante lo spettacolo
mi sono dovuta ricredere e ho scoperto in
GaGa qualità meravigliose che mai mi sarei
aspettata. Non solo la sua voce era “da
paura”, potentissima e ancora meglio che
registrata, ma mentre cantava, ballava,
suonava diversi strumenti e, cosa che ho
particolarmente apprezzato, ha stabilito un
contatto col suo pubblico, parlando,
parlando e ancora parlando di sé stessa, dei
suoi piccoli mostri (ovvero i suoi fan, fan di
Mother Monster), dei suoi valori, primo fra
tutti il senso di libertà che lei incita a vivere
durante il concerto e anche nella vita
quotidiana.
12
Un altro punto su cui mi sono trovata a
riflettere è costituito proprio dai “valori” che
lei vuole trasmettere, sia attraverso i testi
(scritti da lei, così come le musiche, che
spaziano tra i diversi generi, dal pop alla
dance) sia attraverso i suoi discorsi. Quindi
mi sono io stessa convinta che dietro ai suoi
(s)vestiti stracciati, ai suoi body glitterati e
alle sue apparizioni provocatorie, c’è tutto il
suo pensiero, a volte contradditorio, non
necessariamente condivisibile ma
sicuramente non banale e innovativo.
Favorevole all’omosessualità
in quanto bisessuale, Lady
GaGa non è solo un’icona
gay, ma si professa anche
credente, però contro la
Chiesa e la discriminazione a
cui questa porta assieme alla
società odierna (come si
deduce
dal
video,
dall’esibizione live e dal
discorso che la cantante
tiene
sulla
canzone
Alejandro, in cui dice God
loves us all e dal testo del
recente successo Born This
Way, canzone che esorta gli
ascoltatori,
che
siano
omosessuali,
di
diverse
nazionalità
o
che
semplicemente
non
si
piacciano, ad amare sé stessi
per come si è perché si è
speciali comunque si sia),
cosa che assolutamente
condivido e penso anche
molti di voi (per lo meno
spero). Infine trovo chei suoi
testi non siano insensati, ma anzi trattino
argomenti che denunciano anche con ironia
la società odierna e tutti i suoi difetti, i vizi
delle persone e le loro cattive abitudini.
Insomma, Lady GaGa non è solo una
semplice cantante da tre soldi come molti
pensano, ma una vera propria show-woman;
soprattutto è competente, e il fatto che non
vi piaccia la sua immagine volgare
(anch’essa una grande provocazione verso la
società) non vi autorizza a criticare la sua
musica, a maggior ragione se non ascoltata
oggettivamente (o proprio non ascoltata) e
con le orecchie di un critico imparziale. E,
per favore, non chiamatela la nuova
Madonna.
Alice Lombardo IB
n*VIII 2010/2011
BARTOLOMEO / MUSICA & CINEMA
I LOVE RADIO ROCK. FUORI DAI CONFINI. FUORI CONTROLLO.
Anni ’60. Mare del Nord. Navi pirata
solcano le gelide onde del mare, non si
tratta
di
pionieri
alla
ricerca di oro e
tesori,
né
tantomeno di
Jack Sparrow e
la sua ciurma
alla
ricerca
della
Perla
Nera. Lontani
dalla legge e
d a l l e
imposizioni
morali
del
Regno
Unito
trasmettono
musica pop e
rock 24 ore su
24, 7 giorni su 7: sono pirati dj. Infatti
nell’era d’oro del rock inglese era illegale
trasmettere sul suolo britannico questo
genere musicale considerato pornografico,
una sola eccezione: meno di 45 minuti al
giorno la BBC Radio concedeva un po’ di
sano rock ‘n’ roll ai suoi ascoltatori.
Rockettari qualunque, appassionati
intraprendenti, insofferenti alle restrizioni
quindi si allontanavano nelle acque del
mare per trasmettere sulla banda in onde
medie Beatles e Rolling Stones, Who e
Cream, Jimi Hendrix … e lontano, in terra
inglese milioni di ascoltatori sognavano
ribelli.
L’avventura dei primi pirati ebbe inizio nel
1964 quando l’irlandese Conan O’Rahilly era
venuto a conoscenza della radio Voice of
America, che trasmetteva da una nave per
una copertura più efficiente, e di altre
piccole radio che nel nord Europa usavano
lo stesso metodo per aggirare leggi e divieti,
dopo alcune ricerche legali O’Rahilly, ebbe
la soluzione. Comprò una motonave in
disuso e con qualche riadattamento divenne
R a d i o
Caroline,
in
onore
della
figlia
del
presidente
K e n n e d y
morto l’anno
precedente. Il
giorno
di
Pasqua
di
quello stesso
anno
Radio
Caroline
iniziò
a
t r a s m e t t e r e :
curiosamente, per la
prima trasmissione, i
pirati
preferirono
mandare in onda un annuncio registrato,
seguito da un pezzo dei Rolling Stones. Il
successo fu immediato: il suo stile
all’americana con molta musica, jingle e
voci coinvolgenti procurò a Radio Caroline,
dopo il solo primo mese di attività, 7 milioni
di ascoltatori, così molte altre emittenti
gettarono l’ancora nel Mare del Nord.
Perché lo facessero è solo un “fatto di
libertà”, così racconta l’ex speaker Peter
Moore, tuttavia la stessa vita a brodo non
era affatto male: “… vieni svegliato da
qualcuno che urla come un pazzo “Presto a
nave sta affondando” e subito dopo ti lancia
addosso un giubbotto salvagente. […]Volano
nell’aria insulti indicibili, poi si mangia tutti
insieme progettando il prossimo temibile
scherzo. Trasmettendo la sera hai
praticamente tutta la giornata per preparare
i dischi, fumarti qualche spinello e
chiacchierare con gli altri dj del senso della
vita.[…] Quando ritorni a terra, dopo essere
stato anche solo per un mese a bordo, ti
sembra di atterrare su Marte.”
Non ebbero vita lunga le radio stanziate nel
Mare del Nord, infatti negli anni seguenti,
grazie a nuovi provvedimenti del governo
inglese, vennero fondate radio libere sul
territorio nazionale. Nel 1972 finiva l’era
delle radio pirata, ma per fortuna la musica
ha continuato ad esistere.
“Gli anni passeranno e i politici non faranno
mai un c**** per
rendere il mondo
migliore, ma in
tutto il mondo
ragazzi e ragazze
avranno sempre i
loro
sogni,
e
tradurranno quei
sogni in canzoni.”
– I love Radio
Rock
Elisa Tonussi IIID
n*VIII 2010/2011
13
BARTOLOMEO
/ SPORT
BAR SPORT
A UN MESE DALLA FINE TRA POLEMICHE E SPERANZE
M
anca davvero poco ormai al
traguardo di una stagione
tirata e sofferta, forse una
delle più belle degli ultimi 10
anni e certamente la più imprevedibile,
mentre la Milano rossonera prova a
scacciare la pressione cercando di spostare
l’attenzione fuori dal rettangolo di gioco,
quella neroazzurra prova a credere ancora
nel miracolo:
Era circa dodici mesi fa quando il gruppo da
noi fondato, Milanisti Non Evoluti, entrava
in gioco seriamente in quella che si
concretizzò in una delle più forti polemiche
non violente della storia del calcio italiano.
Tutto partì da internet e dal malcontento
generale dei tifosi milanisti sulla
programmazione societaria dedicata alla
squadra. Quello che ci contraddistinse fu la
tenacia, la determinazione e il numero di
utenti che cresceva di giorno in giorno, di
o r a
i n
o r a .
Ecco, oggi e’ tempo di tornare in campo.
Tempo di stare accanto anche a quella
società che Luglio scorso veniva da noi
giustamente contestata. Tempo di
comunicare a tutti gli organi di stampa che
il tifoso milanista, da stadio e da divano, è
stanco di tutto quello che sta accadendo alla
nostra squadra.
Sembra folle sentir dire che un milanista
possa lamentarsi dell’atteggiamento del
Palazzo e della Stampa nei confronti del
Milan, vero? In fondo il luogo comune che
Berlusconi abbia in mano tutti i mezzi di
comunicazione e’ scontato come il
capodanno dopo ogni 31 dicembre
d
e
l
l
’
a
n
n
o
.
Berlusconi e’ il presidente del consiglio e di
conseguenza domina il mondo, vero?
E cosi ci troviamo in una paradossale
situazione che sinceramente ha iniziato
seriamente a stancare. Chi lavora per
Berlusconi dimostra la sua indipendenza ed
estremo coraggio professionale andando
contro la squadra rossonera. Ogni
riferimento a Controcampo e’ puramente
voluto e per nulla casuale. Chi non ci lavora
vuol dimostrare che ne può fare a meno
cavalcando correnti opposte, inquinando il
proprio lavoro di giornalista sportivo e
dando un disgustoso retrogusto di politica
che con il calcio non dovrebbe aver a che
f
a
r
e
.
Non parliamo di Leonardo poi, diventato
eroe per essersi ribellato al "supremo" e per
questo trasformato da "allenatore inesperto"
a
"mago
della
remuntada".
Tracce di inquinamento politico anche qui.
Intanto le domeniche passano, i punti
rimangono quelli che sono e la bile degli
avversari subisce danni irreversibili. I
milanisti son brutti, cattivi, milanesi di serie
B e puzzano pure, tanto che Ibra ormai non
possa più dire neppure porca paletta senza
poi ritrovarsi in galera, ma volenti o nolenti
siamo i tifosi che han goduto di più in tutta
la loro vita e questo nulla e nessuno ce lo
potrà mai tirar via.
I tifosi cantano Pazza Inter Amala. Ma
pazza non vuol dire solo vincere in rimonta
a due minuti dalla fine. Anche perdere 5 a 2
in casa con lo Schalke è una cosa da pazzi.
l'Inter nella sua storia ci ha abituato ad
essere così: mai banale, tanto che la
chiamano Pazza. Chi si sarebbe aspettato il
triplete l'anno scorso? Chi si sarebbe
aspettato di perdere contro Milan e
Schalke? In entrambi i casi, quasi nessuno.
La prima volta ci è andata bene, la seconda
male, ma questo è il calcio. I processi,
dunque, sono iniziati però mi sembra un po'
prematuro parlarne ora, a un mese e mezzo
dalla fine della stagione. L'Inter può ancora
rialzarsi o crollare, quindi lasciamo i
processi a giugno, dove si potrà iniziare a
programmare la prossima stagione. Per
risorgere non c'è medicina migliore della
vittoria. E così il una vittoria nelle prossime
3 gare servirebbe tantissimo, a tutti,
giocatori e tifosi. Servirebbe per ridare
tranquillità e per uscire dal periodo
maledetto dopo la pausa. Un passo falso
comunque
non sarebbe un dramma,
considerando che ormai lo scudetto è
parzialmente compromesso. Però questo è
davvero l'ultimo appello in campionato,
perché anche l'ultimo treno-scudetto sta
per partire. E di treni ne abbiamo persi
molti, soprattutto verso novembredicembre. Vincere per sperare, dunque.
Sperare in un passo falso del Milan nelle
prossime giornate, ma anche in una vittoria
del Napoli, a cui gli interisti, in caso di
addio ai sogni-scudetto, darebbero il
compito di rubarlo al Milan. Peccato invece
per la champions e pensare chelo Schalke è
davvero una squadra modesta, che ci ha
infilato 2 volte con il famigerato Edu che è
la quarta punta. Merita attenzione la
questione Leonardo, accusato dai più di
essere il maggiore responsabile della
disfatta. In realtà il merito di Leonardo è
quello di essere arrivato a giocarsi traguardi
importanti, salvo poi crollare nel finale. Ha
preso una squadra che tutti davano ormai
per spacciata, facendo tornare speranze e
sogni tra i tifosi interisti. Tutto è svanito in
due partite, ma il lavoro fatto
precedentemente resta Leonardo conferma
una difficoltà nelle partite che contano,
come si era già visto l'anno scorso al Milan e
non può essere solo una coincidenza. Forse
il suo calcio-allegria senza pressioni
funziona solo contro avversari abbordabili,
quando invece si dovrebbe avere un calo di
motivazioni. Ma manca ancora un mese e
questi dubbi saranno risolti a giugno,
quando Moratti dovrà scegliere chi sarà il
prossimo allenatore dell'Inter. Solo allora si
potrà parlare di futuro, di progetti e magari
anche di processi. Ma adesso aspettiamo e
vediamo come finirà.
Federico Sala VG
n* VIII 2010/2011
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BARTOLOMEO
E
/ SPORT
PADDOCK ZUCCHI
SPORT E POLITICA
d anche quest'anno è ricominciata
la stagione dei motori. A Marzo si
sono svolte le prime gare di quasi
tutte le categorie, dal Rally al
Motomondiale passando per la Superbike e
la Formula 1. Sugli sterrati forse è arrivato il
momento, per il cannibale Loeb, di cedere
il trono dopo sette anni di tirannia assoluta
ed anche nelle due ruote le cose
potrebbero cambiare rispetto all'anno
scorso. Nelle derivate di serie il “nonno”
Biaggi è stato, per ora, spodestato dallo
spagnolo Checa (che non è molto meno
“nonno” del romano) e dal debuttante
Melandri (un altro che comunque ormai di
anni ne ha quasi 30), mentre nei prototipi
Rossi, nonostante il parziale exploit di
Jerez, sembra molto in difficoltà e
probabilmente anche quest'anno dovrà
lasciare spazio alle tre velocissime Honda
di Simoncelli Pedrosa e Stoner e alla
Yamaha dell'ex compagno e (tutt'ora) rivale
Lorenzo. In Formula 1 infine si prospetta
un altro anno di dominio dell'accoppiata
Vettel-Red Bull, con l'altro bibitaro,
Webber, a fare il ruolo di comparsarompiscatole e le due Mclaren a recitare il
ruolo degli avversari. In difficoltà la Ferrari
che avrà bisogno del supporto di tutti i suoi
ingegneri e progettisti e soprattutto di
entrambi i piloti per ottenere qualcosa.
Massa quindi dovrà svegliarsi, anche
perchè dietro di lui c'è il giovane messicano
Perez, che appartiene proprio al vivaio di
Maranello, che scalpita e se confermasse le
belle cose fatte vedere a Melbourne
potrebbe tranquillamente ambire al sedile
del brasiliano. A proposito di Melbourne:
quello in terra australiana è stato il primo
Gp della stagione, ma non avrebbe dovuto
esserlo.
Il
calendario
stilato
originariamente dalla FIA prevedeva infatti
che la stagione iniziasse il 13 Marzo in
Bahrain, ma la gara è stata rinviata, causa
guerra. E verosimilmente non verrà
recuperata. É la prima volta che un gran
premio di un mondiale motoristico viene
rinviato per cause politiche. Non era mai
successo, anche se più di una volta sono
state rinviate gare a causa di eventi naturali
imprevisti: è il caso del Motomondiale, che
nel 2009 ha dovuto posticipare di un
giorno il Gp inaugurale in Qatar perchè al
momento del via si era abbattuto sulla
pista uno dei tre nubifragi che avvengono
ogni anno nell'emirato (una botta di
fortuna stratosferica, direi!), mentre l'anno
scorso e quest'anno è stato costretto a
rimandare il Gp del Giappone. Lo scorso
Ottobre si è recuperata la gara spostata a
causa dell'eruzione del vulcano islandese
che aveva impedito a team e piloti di
partire, mentre il Gran premio di
quest'anno, annullato per i danni causati
dal terremoto all'autodromo, sarà
recuperato, se lo sarà, nel prossimo
Ottobre. Peraltro la stessa Formula 1 ha già
rischiato di annullare un Gp di recente: la
gara in Corea, corsa a fine Ottobre su un
circuito ancora incompleto e omologato in
fretta e furia una settimana prima della
gara solo per salvare la faccia (e non solo)
degli organizzatori.
Ma se per il motorsport gli “scontri” con la
politica internazionale sono una cosa
assolutamente nuova, bisogna solo
ringraziare il fatto che i mondiali dei
motori sono nati solo dopo la fine della
seconda guerra mondiale. Altri eventi
sportivi dalla storia più antica sono stati
invece influenzati dai grandi conflitti del
XX secolo. Il caso più eclatante sono le
Olimpiadi: queste, secondo il loro ideatore,
De Coubertin, avrebbero dovuto essere,
come nell'antica Grecia, un evento
talmente importante da far addirittura
sospendere le guerre, ma, alla fine, sono
state proprio le guerre a far sospendere più
di una volta i Giochi. I due conflitti
mondiali fecero saltare ben tre edizioni e
colpirono anche quasi tutti gli altri sport,
dal calcio allo sci passando per l'atletica,
che furono costretti ad annullare diversi
campionati internazionali. Sempre le
Olimpiadi sono state particolarmente
martoriate dalla politica, anche quando di
grandi guerre non ce n'erano. É il caso dei
giochi del 1980 a Mosca, boicottati da quasi
tutti gli stati dell'allora blocco americano
(ma non dall'Italia) come forma di protesta
contro
l'invasione
sovietica
dell'Afghanistan, e di quelli seguenti di Los
Angeles '84 boicottati per ripicca dal blocco
sovietico, ma anche di quelli del '76 a
Montreal in cui quasi tutti gli stati africani
abbandonarono l'evento a pochi giorni
dall'inizio perchè la Nuova Zelanda aveva
autorizzato la sua squadra di rugby a fare
una tourneè nel Sudafrica dell'aparthaid.
Che tra l'altro proprio per questo era stato
espulso dal CIO e quindi non ammesso ai
Giochi, come anche la Cina di Mao e le
nazioni sconfitte nelle guerre mondiale
nelle prime edizioni postbelliche.
Purtroppo quindi la politica invade spesso
lo sport creandogli danni e disagi di non
poco conto. Ed ora anche il motorsport,
visto che sta ampliando i suoi orizzonti
verso nuove realtà non sempre stabili come
l'Europa, dovrà iniziare a farci i conti
Alessandro Mantovani IVD
n* VIII 2010/2011
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BARTOLOMEO
/ GIOCHI & OROSCOPO
Lo Zucchi sotto le stelle
ARIETE Se state aspettando che qualcuno venga da voi in
BILANCIA Dovete darvi da fare e
rimboccarvi le maniche, non c’è
storia. In questi casi l’unione fa la
forza e i vostri amici saranno
un’ottima soluzione! Non pensate sempre che gli altri
vogliano darvi contro…
ginocchio a chiedere spiegazioni,
scordatevelo! Il primo passo dovete farlo
voi… Per voi, comunque, il mese parte
bene e vi sentirete liberi di fare le vostre
Le stelle aiutano chi si aiuta…e voi questo mese
troverete il modo di portare la fortuna dalla
vostra! Se qualcuno vi fa arrabbiare e non
sapete come reagire, il modo migliore è
lasciar correre…non fatene una tragedia!
TORO
SCORPIONE
GEMELLI
Pasqua è appena passata, ma le sorprese per
voi sono appena cominciate, e se saprete
portare dalla vostra la buona sorte, non
saranno di certo spiacevoli! Non guardate gli
altri e andate per la vostra strada.
La fine della scuola è vicina (maturandi esclusi..) e tra greco,
latino e filosofia non riuscite proprio a
dedicare tempo al vostro/a ragazzo/a, però
dovete trovare il momento anche per stare
con il vostro lui/lei!
SAGITTARIO
Per realizzare gli obbiettivi di questo mese, non solo dovete
concentrarvi al massimo su ciò che volete,
ma dovete imparare ad accettare le cose
così come vengono…non abbiate paura!
CANCRO
Questo mese farete girare la testa un po’ a tutti, non
solo per il vostro indiscutibile fascino
ma anche perché cambierete umore
piuttosto facilmente! Cercate di essere
sempre motivati in quello che fate.
CAPRICORNO
Se vi sentite soli e incompresi, ricordatevi
che avete degli splendidi amici su cui fare
affidamento (vero?)! Se siete disposti a
capire i vostri errori e a migliorare,
troverete la strada spianata in molti ambiti.
LEONE
Per questo mese i consigli sono due: aprite le orecchie e
chiudete la bocca. Ascoltate di più ciò
che vi dicono le persone che vi vogliono
bene! Non sempre farsi da parte è
segno di debolezza.
ACQUARIO
Inutile dirlo, le stelle tifano (quasi) sempre per
voi! Quindi non fate le vittime…siete
intelligenti e sapete cavarvela in ogni
situazione, e poi quel pizzico di fattore C non vi abbandona mai!
.VERGINE
La scuola è un dramma di tutti, non solo vostro, quindi
cercate di non diventare vittime
dell’ansia inutilmente. Non vi fa bene
preoccuparvi se non c’è una ragione…
state tranquilli!
PESCI
Non sarà difficile per voi conquistare la stima di alcune persone,
ma sarà più arduo mantenerla. Non fatevi
influenzare dai pettegolezzi, voi sapete
quanto valete (lo dice anche la pubblicità,
più di così cosa volete?).
Immagini a cura di Elisa Piazza VG
n* VIII 2010/2011
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Angolus Otiosus
Sta nella pioggia e negli
acquazzoni
in temporali e precipitazioni
è presente nell'arcobaleno
ma non si vede nel sereno,
cos’è?
Qual è l'animale che cammina
con i piedi sulla testa?
Il pidocchio ; La lettera "a"
n* VIII 2010/2011
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Quorinfranti
AVVISO: I LEGGINS CON SOPRA SOLO LA
MAGLIETTA SONO ANTIESTETICI. SONO
UN ABOMINIO.
firmato THE-A
Sull'isola di PONZA, in provincia di
BRESCIANI, c'erano dei bellissimi
GIARDINI, con POZZI e PAVONI. Un
TASSONE di nome Nussi, parlava con
una capra rara, detta CAPRARA:
"SORRY ho bisogno di una MIGLIORE
coperta, perchè la mia fa SCHIFONE,
qui fa troppo FRIGERIO e sto
TREMOLADA! Mille GRAZIANO!" TO'
NUSSI, in cambio però aiutami a
conquistare una bella DONZELLI" "Ti
consiglio di regalarle un MAFFIn o di
recitare per lei una poesia di Giosué
GARDUCCI." "Grazie MILESI! Sarai
fatto DE SANCTIS!" "Aspetta, perchè
non le fai una statua di CERA?"
"VOLO a costruirla! Ti saluto"Intanto
il piccolo LAINO il daino chiede alla
mamma: "Posso avere una
CAMARDELLA?" "No piccolo, si dice
caramella! Va' a rispondere, sta
suonando il telefono. Ma mi
raccomando, VA' LENTIN se no cadi!"
Rin, RIN "ALDI è in casa?" "No, con chi
parlo?" "Il tenente COLOMBO, devo
fare un'indagine, C'É RAGNOLI?" "Si
per la coppietta che si scambia
effusioni davanti alla 1^F:
compratevi un paravento.
da: TUTTI
p.s. Cri amo te e i
tuoi appunti
"Il futuro del passato mitico
è il presente storico
dell'autore"... Love
Cappe" (L)
Nonno di Panopoli
forever
18
Quorinfranti
Per Nicola Campione: Tu
sei il vero Vampiro! Giro
per la scuola a collo
scoperto aspettando e
sperando che tu mi morda
e succhi tutto il mio
sangue! Che le quartine
(alias "primine") si
tengano Edward Cullen; io
voglio NICOLAAAAA!
Per Marco Colombo:
Esattamente "qui su
queste olimpiche
pagine" [cit.] porgo i miei
più sinceri omaggi a
Messer Marco Colombo,
colui che NON MANGIA
I VOCABOLARI!
Topi umbratili <3
Prendi un millimetro,
dividilo in mille
parti......ciao Ligu
Berta! C'è Gigi??
P.S. Ti ho mandato
delle foto,
guardale!
Giomma sei sempre più
grasso!
Colo sei uno
sporco
borghese!!
19
Quorinfranti
Ogni tempo ha il suo
fascismo. A questo si
arriva in molti modi,
non necessariamente
col terrore
dell’intimidazione
poliziesca, ma anche
negando o distorcendo
l’informazione,
inquinando la giustizia,
paralizzando la scuola.
Primo Levi (profezia del
’74)
Bonny sei sorda! By
quelli dietro.
Come tutti ti chiamano,
Colombo: dai retta al tuo
oroscopo , e aggiungici
anche quello dei gemelli.
IO quello dell’ariete l’ho
già letto...
Avviso ai naviganti: I leggins
con la maglietta sono una
grande comodità per non
portarsi anche i pantaloni della
tuta!
Tu con la tua macchina bicolor.
Si proprio TU.
Grazie .
ps e oramai non pretendo più
che ritorni quel dì di festa
estiva, ma grazie lo stesso...
20
BARTOLOMEO
/ REDAZIONE
Direttore
Clara Del Genio IVA
Hanno partecipato a questo
numero:
Vicedirettore
Federico Sala VG
Eva Casini IVB
Eleonora Bertanza VG
Rouge
Irene Doda IVD
Chiara Biglieri IB
Marco Colombo VG
Irene Pronestì IVD
Benedetta Miceli IB
Lucrezia Stoppato IB
Impaginazione e Grafica
Alessandro Mantovani IVD
Elena Mantovani IIIC
Alice Lombardo IB
Caporedattori
Andrea Merola IID
Yuri Galbiati VF
Martina Fumagalli VF
Alice Pennino IID
Benedetta Ratti VG Federico Sala VG
Matteo Monti IVB
Matteo Monti IVB
Elisa Tonussi IIID
Marco Colombo VG
Federica Viaretti VG
Anna Mottadelli VG
Carlotta De Luca IVB
Beatrice Mosca IVC
Claudia Pizzagalli IVC
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo (collaboratori,insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo
inviando un suo articolo all’indirizzo mail [email protected];
CHI DESIDERA INVIARE UN MESSAGGIO ALLA RUBRICA QUORINFRANTI PUO’ FARLO
INVIANDO UNA MAIL ALLO STESSO INDIRIZZO
I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it.
La scadenza per il prossimo e ultimo numero è il 9 maggio
n* VIII 2010/2011
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