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CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO
Parrocchia: missione famiglia
26 SETTEMBRE 2016
INTRODUZIONE
a cura di Zaira Sorrenti e Gianluca MARINO
Zaira Sorrenti
Ora parla il mio diletto e mi dice: «Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Cantico 2,10
Origène iniziava così le sue Omelie sul Cantico: “Beato chi comprende e canta i cantici della
Scrittura, ma ben più beato chi comprende il Cantico dei Cantici”.
La tradizione giudaica e quella cristiana hanno accolto il Cantico dei Cantici come celebrazione non
solo dell’amore di una coppia, ma anche della relazione d’amore e di alleanza che intercede tra
Jhwh e il suo popolo. Ma il punto di partenza del Cantico è profondamente umano e terrestre, è lo
sviluppo di quel primo ed eterno canto d’amore che affiora sulle labbra dell’uomo di tutti i tempi
quando incontra la sua donna.
“Amica mia” : tante volte ritorna questa espressione nel Cantico dei Cantici.
Ed è certamente questo Cantico il fondamento biblico di molte delle affermazioni di papa Francesco
in Amoris Laetitia, come quando scrive:
Dopo l’amore che ci unisce a Dio, l’amore coniugale è la « più grande amicizia ». È un’unione che
possiede tutte le caratteristiche di una buona amicizia: ricerca del bene dell’altro, reciprocità,
intimità, tenerezza, stabilità, e una somiglianza tra gli amici che si va costruendo con la vita
condivisa. (Amoris Laetitia n. 123)
Gli sposi: un uomo e una donna chiamati a essere amici esclusivi.
Gli sposi: due amici che ricercano, innanzitutto, il bene dell’altro riconoscendo il suo diritto alla
felicità.
Gli sposi: un uomo e una donna capaci di riconoscere il valore dell’altro, nella consapevolezza che
tutti siamo una complessa combinazione di luce e ombra e che la perfezione è solo di Dio.
Gli sposi: due amici aperti al definitivo, pronti a sfidare il provvisorio e perciò disposti a “rinascere,
reinventarsi, ricominciare sempre di nuovo fino alla morte”.
Gli sposi due amici che, per questo, non smettono di perdonarsi.
Due amici fedeli ed esclusivi perché l’amicizia è il bene più grande.
Ma sta accadendo che i coniugi non sanno più di essere custodi della più bella delle relazioni, quella
di amicizia, appunto.
Sta accadendo che non sanno più apprezzarsi, contemplarsi, gioire delle fatiche condivise e, così,
fuggono dalla promessa di un amore per sempre.
Troppo concentrati su loro stessi non riescono a superare la soglia dell’io per costruire il Noi.
Mi viene in mente Nietzsche, quando scrive in Così parlò Zarathustra che tre sono le metamorfosi
dello spirito: quella del cammello, che è dell’uomo che obbedisce a Dio, quella del leone che è
dell’uomo che si ribella a questa obbedienza e ad ogni morale; e poi quella del fanciullo che
eternamente gioca, costruisce castelli di sabbia per poi distruggerli, non accetta troppe regole e
responsabilità, è una ruota ruotante sola.
L’uomo e la donna di oggi sembrano vivere questa terza fase, quella del fanciullo di Nietzsche:
eterni bambini, ripiegati sui loro bisogni, prepotentemente protesi alla propria realizzazione e poco
disposti a uscire da sé stessi per donarsi all’altro.
“Molti – scrive il Papa (n.41) - sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della vita
emozionale e sessuale”. Sì, perché – come scrive papa Francesco – l’indebolimento della famiglia
pregiudica la maturazione della persona (n. 52)
Allora la crisi della famiglia forse è, innanzitutto, una crisi di relazione. Dalla crisi della relazione
coniugale, che è la prima e principale relazione umana, deriva la crisi delle altre relazioni: i coniugi
hanno sempre più difficoltà non solo a relazionarsi fra loro ma anche con i propri figli; fanno fatica
a stringere legami con altre famiglie; hanno relazioni problematiche con le istituzioni, con la scuola
per esempio.
Per essere famiglia cristiana dobbiamo allora recuperare, innanzitutto, il valore alto della relazione
di Amicizia.
Com’è bella e preziosa l’amicizia! Quando c’è compare subito il suo frutto più evidente: la gioia! Il
volto dell’amico, infatti, desta immediatamente gioia e fa nascere forte il desiderio di trovarsi e
ritrovarsi ancora, di mai perdersi.
L’amico genera alla gioia e, cosa ancora più profonda, consente che quella gioia non si fermi a te
ma da te giunga a un altro generando così un circolo di Bene!
Amoris Laetitia, “La gioia dell’amore”, l’esortazione apostolica di Papa Francesco potrebbe anche
titolarsi Amicitiae Laetitia, perché niente regala più gioia di incontrare, ascoltare, accompagnare
l’amico. Niente regala più voglia di vivere, che sognare con lui. Nessuno più dell’amico è capace di
toccarti il cuore. Nessuno più dell’amico ti trasfigura e orienta al bene
Ma, punto di partenza di ogni relazione vera, è l’Amicizia di Dio per l’uomo.
L’essere innestati nel DIO AMICO, nella preghiera che non è altro che stare con Lui per godere
della Sua presenza, è il vero fondamento dell’amore di un uomo e di una donna.
L’assenza di Dio nella vita delle persone – scrive P.F. – è la causa della fragilità delle relazioni (n.
43)
“Religione”: dal latino “religare”: l’uomo si lega a Dio, stringe una relazione con l’Infinito, ma per
amare l’Infinito gli è chiesto di legarsi all’uomo, frammento di infinito.
“Preghiera”: dal latino “prex” parola imparentata con la parola latina “procus”. “Procus” indica
colui che si rivolge a un uomo per domandare la figlia in matrimonio.
Il significato profondo della parola preghiera è, dunque, legato a una richiesta di matrimonio! È una
“domanda”, una “richiesta”. Per ottenere cosa? un’unione, un legame eterno!
Bellissimo! Ogni volta che io stringo amicizia sincera, ogni volta che custodisco un legame e lotto
perché non vada perso ma rimanga saldo, io sto pregando! Ogni volta che io mi chino verso l’altro
per accoglierlo e servirlo, io mi inginocchio orante al Signore! Ogni volta che amo qualcuno con
l’amore gratuito, sincero e libero di Amicizia io sto rispondendo alla preghiera di Dio: “non è bene
che l’uomo sia solo”!
Siamo chiamati a stringere Amicizia vera, innanzitutto, nella nostra casa. Solo se costruiamo in casa
nostra una comunità di “Amici” fondata sulla Parola, possiamo poi realizzare un ambiente
pienamente famigliare in parrocchia.
Se non c’è missionarietà - cioè uscita da se stessi verso l’altro - fra i coniugi, se non c’è
missionarietà tra genitori e figli, e verso le famiglie di origine, non può esserci autentica
missionarietà in parrocchia.
Non possiamo uscire di casa, andare in parrocchia, annunciare il paradiso e lasciare l’inferno a casa.
Queste le fondamenta del progetto “Parrocchia: missione famiglia”.
Ringrazio il Signore che ha chiamato me e mio marito all’amicizia coniugale. Lo ringraziamo
anche per il dono dell’amicizia fraterna con mons. Francescantonio Nolè, che fin dal suo arrivo a
Cosenza si è preso cura di fidanzati e sposi guidandoci, sostenendoci e incoraggiandoci alla fedeltà
e alla responsabilità educativa. Ringraziamo il Signore anche perché oggi chiama noi, comunità
diocesana, a stringere una amicizia ecclesiale per annunciare la BELLEZZA di essere famiglia
cristiana!
Gianluca
Il valore della relazione coniugale, famigliare, educativa è tema molto caro ai nostri ospiti,
Giuseppina e Franco Miano, a cui diamo il nostro caloroso benvenuto e che passiamo subito a
presentare.
Li conosciamo bene, specie Franco, Presidente Nazionale di Azione cattolica dal 2008 al 2014 e già
ospite, nella nostra Diocesi nel 2008 a Paola, invitato dall’allora presidente diocesano di Ac, Nicola
Gaudio.
Li conosciamo anche attraverso i loro scritti, alcuni di questi editi dall’AVE, casa editrice
dell’Azione cattolica, qui presente – insieme alle nostre care Suore Paoline - con un banchetto di
testi sulla famiglia.
Tra le diverse pubblicazioni degli sposi Miano segnaliamo “Famiglia”, volumetto che raccoglie
alcuni interventi di Papa Francesco sulla famiglia, commentati da F. e G.; “Legami di vita buona”
sulla educazione alla corresponsabilità; “Io e te: molto più di due”: per genitori ed educatori, un
modo semplice per riscoprire il matrimonio con i ragazzi; e “La fedeltà dell’aver cura”: l’autrice è
Giuseppina; ma come essa stessa scrive nell’introduzione, il volume è stato pensato interamente e
talvolta anche scritto insieme a suo marito, Franco.
Vi abbiamo dato un assaggio di questo volume a pagina 14 del nostro giornale diocesano, Parola di
vita.
Il volume, “La fedeltà dell’aver cura”, scritto all’indomani dei due sinodi indetti da Papa Francesco
sulla famiglia, raccoglie la testimonianza e le riflessioni di questa straordinaria esperienza vissuta da
Giuseppina e Franco che hanno avuto la grazia di prender parte ai lavori, prima del sinodo
straordinario nel 2014 e poi di quello ordinario nel 2015. Nella conferenza stampa dell’8 aprile
scorso, inoltre, Giuseppina e Franco hanno presentato, insieme ai cardinali Schoenborn e Baldisseri,
la tanto attesa esortazione apostolica, Amoris Laetitia sintesi dei lavori sinodali ma anche del
pensiero di papa Francesco sulla famiglia.
Un evento veramente eccezionale quello dei due sinodi. Per la prima volta un Papa chiede ai
vescovi di interrogarsi sulla famiglia non a partire da un’idea di famiglia ma dalla realtà, dalle
fatiche, dai sogni che vivono le famiglie. E lo fa chiedendo alle comunità diocesane di rispondere a
questionari semplici e alla portata di tutti, anche nostra. È stato bello essere stati interpellati. Sapere
che il nostro pensiero in qualche modo conta e interessa al Papa e ai Vescovi.
Lo stile sinodale è stato adottato anche dal nostro vescovo, Francesco Nolè, anche per questo
convegno. Domani infatti ci consulteremo e decideremo insieme quali proposte realizzare in
Diocesi.
Io e mia moglie, insieme ad altre famiglie della Diocesi, abbiamo corretto – in occasione dei due
sinodi - più di cento questionari. Ed è stato bello ritrovare in Amoris Laetitia risposta alle nostre
domande, attenzione alle nostre attese.
Così come è stato bello sapere che a rappresentare e presentare le urgenze della famiglia non
c’erano solo vescovi, non c’erano solo laici, ma anche sposi! come Franco e Giuseppina, oggi nostri
ospiti.
Giuseppina e Franco vivono a Pomigliano d’Arco, diocesi di Nola. Hanno due figli, Armando e
Irene, brillanti studenti, ora in America.
Giuseppina è professore ordinario alla Facoltà Teologica di Napoli dove insegna etica generale e
filosofia della religione; è inoltre professore incaricato alla Pontificia Università Lateranense e
docente a contratto alla Lumsa di Roma.
Franco è professore ordinario di Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.
Per saperne di più sulle loro tantissime pubblicazioni e attività accademiche (e non) basta digitare i
loro nomi su un qualsiasi motore di ricerca: leggerete pagine e pagine.
Ma visto che il tempo scorre e loro sono qui, niente ci sembra è più importante che ascoltarli!