Formazione più attrattiva

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Formazione più attrattiva
G.A.B – 6500 Bellinzona
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
| Commercio al dettaglio:
costruiamo un futuro
di qualità
| Dario Caramanica:
HR punto di forza di
molte aziende
| La responsabilità sulla
propria vita non può
essere delegata
| Tempo di lavoro | Licenziare personale
anziano è abusivo?
Formazione più attrattiva
Sono state annunciate a fine agosto
le diverse novità che rafforzano la
formazione professionale superiore
in Svizzera. Queste misure favoriscono un maggiore sostegno finanziario ai candidati che frequentano corsi di preparazione ad esami
federali e – attraverso l’adozione
dell’ordinanza relativa al Quadro
nazionale delle qualifiche – migliorano la leggibilità e l’interpretazione dei titoli ottenuti. Così facendo
l’esecutivo federale dà un segnale
positivo alle rivendicazioni portate
avanti dalla SIC.
Sono così giunte le risposte ad alcune emergenze – sottolineate anche dalle rivendicazioni di SIC – che di prospettiva avrebbero
messo a rischio la formazione professionale
superiore (FPS). La crescente mobilità sul
mercato del lavoro e l’internazionalizzazione
del sistema formativo obbligano ad un riposizionamento in modo che la formazione
professionale superiore continui ad essere
attrattiva sia per i dipendenti che si vogliono
specializzare ma anche per l’economia che
cerca personale formato. A queste problematiche globali si aggiunge il fatto che, a
causa di una diversa distribuzione delle risorse, le tasse di frequenza ai corsi della FPS
sono spesso molto più alte rispetto a quelle
delle università.
Secondo la statistica ufficiale sono circa
8 mila i diplomi rilasciati annualmente dalla
formazione professionale superiore nell’ambito del commercio e dell’economia aziendale in Svizzera. Parliamo di: attestati profes-
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Foto: Harald Mol
sionali federali, di diplomi federali, e diplomi
SSS (scuole specializzate superiori). Con le
novità introdotte nelle scorse settimane
avremo tra le altre due innovazioni importanti:
– in futuro ci sarà un versamento diretto di
contributi ai partecipanti ai corsi della FPS
(rendendo più attrattive queste certificazioni);
– i titoli distribuiti saranno accompagnati da
supplementi informativi che permetteranno
ai datori di lavoro di valutare rapidamente le
competenze dei candidati. La discussione
sui titoli continua (vedi ultima pagina): il
parlamento dovrà decidere se dare la denominazione di Bachelor e Master anche alla
formazione professionale.
La SIC ha svolto un’inchiesta tra i diplomati
della FPS i cui risultati sono pubblicati sul
nostro sito internet. Dall’inchiesta appare
evidente quanto sia fondamentale il supporto (finanziario o in tempo) del datore di lavoro nel progetto di formazione. Sono soprattutto le grandi aziende che sostengono i
propri dipendenti nel cammino di una specializzazione: per la metà di essi, senza sostegno il progetto risulterebbe impossibile.
La decisione del Consiglio federale di sostenere direttamente le persone che si iscrivono ad un corso di preparazione ad un esame
federale permetterà quindi di superare questo limite e di permettere anche ai collaboratori di PMI di specializzarsi e rendersi maggiormente attrattivi sul mercato del lavoro.
Claudia Sassi
8.9.2014 11:23:52 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Editoriale
CALDA FINE
D’ESTATE
Ci sono alcune informazioni che in queste giornate
di fine estate riscaldano gli animi e l’atmosfera. A
fine agosto, nel giorno in cui l’Ufficio federale di
statistica pubblica il suo barometro trimestrale
dell’impiego, BSI annuncia che taglierà 160 posti
di lavoro. Lo stesso giorno, sempre la statistica
federale, ci aggiorna sul numero di frontalieri.
Dagli indicatori della statistica dell’impiego veniamo a sapere che globalmente in Svizzera nel secondo trimestre di quest’anno si è delineata una
crescita dell’occupazione dello 0,7 %. Una conclusione apparentemente soddisfacente. Vediamo
un po’ più in dettaglio queste cifre.
In Ticino nel giro di 12 mesi l’occupazione globale
è aumentata di ca 1300 unità. Nel settore terziario
la stagnazione è evidente, anzi tendenzialmente
preoccupante: nello stesso periodo gli impieghi
sono aumentati di 239 unità equivalenti alla stabilità assoluta. Incrociando questi dati con il numero di frontalieri notiamo che nello stesso periodo
nel settore terziario i frontalieri sono aumentati di
3091 unità. Se retrocediamo di un anno in questa
comparazione troviamo che il differenziale netto
tra aumento dei posti di lavoro e aumento del lavoro frontaliere nel settore terziario si attesta attorno alle 4 mila unità. Detto in altre parole: negli
ultimi due anni nel settore terziario si sono aperti
circa 2000 posti di lavoro favorendo però l’occupazione di quasi 6000 persone provenienti da oltre frontiera.
Quali conclusioni dobbiamo trarre, noi che ci occupiamo di formazione professionale? Sappiamo
che i giovani diplomati provenienti dalla formazione di base nel settore terziario sono riusciti in passato a trovare una collocazione nel mercato del
lavoro o a riorientarsi professionalmente. Tutto
questo può continuare ad essere vero ma se le
cose continueranno così, non in Ticino. Esigiamo
regole, ridefiniamo condizioni quadro, selezioniamo le aziende che vengono ad insediarsi sul nostro territorio (la cui rendita di posizione non può
essere solo la vicinanza ad un bacino di manodopera a basso costo e disponibile in quantità praticamente illimitata), sosteniamo la fissazione di
condizioni minime imprescindibili, controlliamo e
sanzioniamo chi non vi si attiene. Se non facciamo
così andrà a finire che, oltre che sollecitare frizioni
sociali ormai molto evidenti, avremo sprecato un
sacco di risorse: quelle dei nostri giovani e della
loro formazione professionale.
Claudia Sassi
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Commercio al dettaglio
Costruiamo un futuro
di qualità
Il commercio al dettaglio sta subendo forti pressioni. La situazione economica, il cambio Euro vs Franco e un modificato
comportamento dei consumatori ne stanno cambiando
il volto. La situazione economica stagnante, con timide
avvisaglie di ripresa, non aiuta.
L’agguerrita concorrenza dei negozi d’oltre confine,
che attira grazie a prezzi estremamente competitivi il
consumatore Ticinese, ha costretto molti commerci a
cambiare la propria politica di vendita favorendo una
maggior dinamicità e flessibilità. L’avvento sul territorio nazionale e cantonale di nuove grandi catene estere con un immensa capacità d’acquisto sul mercato
mondiale, il sempre più preponderante e-commerce,
hanno innescato una reazione a catena che ha coinvolto tutti i tipi di negozi, dalle grandi distribuzioni
sino ai piccoli commerci.
Low cost vs responsabilità sociale
Le conseguenze sono state subito percepite. La pressione sui prezzi e sui margini è diventata notevole e
ha invitato tutti gli attori in campo ad incanalarsi verso
nuove fonti d’acquisto, nuovi prodotti e nel contempo
ha spinto verso nuovi sbocchi di vendita. La ricerca e
lo sviluppo di prodotti rispettosi dell’ambiente o rappresentativi del territorio (nostrani) o ancora esclusivi sono diventati cavalli di battaglia importanti per
più di un commercio, sia esso grande o piccolo. Le
stesse aziende del commercio al dettaglio si sono viste costrette ad implementare sistemi di e-commerce
allo scopo di offrire un servizio equivalente – se non
addirittura migliore – dei «professionisti» del web ed
arginare la «fuga» in internet dei clienti.
crescente frontalierato che offre manodopera a costi
molto inferiori a quelli del lavoratore residente.
Nella storia del commercio al dettaglio, come in molti
altri settori in questo momento, i ritmi del cambiamento sono divenuti più rapidi e spietati, le tecnologie e la globalizzazione ne hanno accelerato il movimento. La capacità di adattamento, accompagnata da
un’onesta e corretta politica sociale, svolgerà un ruolo
importante per le sfide future. Prova ne sono la diatriba sulle aperture prolungate e domenicali dei negozi
e quelle sulle politiche salariali e impiegatizie.
Coscienza morale e professionale
Sono persuaso che proprio in questi momenti la
carta vincente, e dovere morale delle nostre aziende, sia quella di non dimenticare e di non trascurare
l’importanza di personale formato e qualificato che
rappresenta un valore aggiunto e un investimento
per lo sviluppo futuro non solo dei commerci ma dello
stato sociale in generale.
Lo scontro è stato portato così su due livelli: quello
della ricerca del super prezzo (low cost) o in antitesi,
quello della ricerca di una miglior e più responsabile
qualità e rispetto della vita e dell’ambiente.
Nell’ambito di queste mutazioni il duello ha prodotto
effetti positivi – dando una «sveglia» ad un mercato
un po’ adagiato su vecchi fasti e facili introiti – ma
anche, come in tutte le contese, effetti negativi che
hanno lasciato sul campo alcune «vittime». I piccoli
negozi, già sotto forte pressione hanno dovuto assorbire un ulteriore colpo, prova ne è purtroppo la scomparsa di alcuni empori storici delle principali piazze
commerciali del Cantone.
Cambiamenti e effetti dumping
A causa della dura legge dei numeri (quella del far
quadrare i conti che si scontra con «l’umanità» del
rapporto con la clientela) il personale di vendita si
è visto ridurre le possibilità d’impiego. Tempo par­
ziale, lavoro «su chiamata», ricorso ad agenzie interinali, seppur utilizzati anche precedentemente in un
settore come questo, sono ora sempre più in voga.
Complice la volontà del contenimento dei costi da
parte dei negozi, si è sviluppato in modo ancor più
marcato un effetto di «dumping salariale» a fronte del
Foto: Tipress
La formazione di base e la formazione continua garantiscono la creazione e lo sviluppo di lavoratrici e lavoratori, di donne e di uomini, che offrono e sapranno
offrire soluzioni e risposte alle difficili sfide odierne
e di domani. Se è vero che viviamo in un mondo evoluto e veloce non dobbiamo scordare gli importanti
insegnamenti del passato che ci hanno permesso di
creare una società forte sia economicamente che culturalmente. Da qui dobbiamo attingere e investire pazientemente per creare solide basi per il futuro.
Davide Rampoldi
8.9.2014 11:23:55 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Dario Caramanica ci introduce al tema
Human Resources (HR)
Cosa attira la sua attenzione in un CV?
Oltre a fattori base come la dimestichezza con i principali mezzi e programmi informatici e la conoscenza
delle lingue nazionali e dell’inglese, sicuramente
l’esperienza pregressa in un settore analogo. Il consulente deve essere ben preparato perché si confronterà con interlocutori che lo sono quindi ne va
anche dell’immagine della banca stessa. Non c’è
però un CV che va bene a prescindere, ogni posizione ha le proprie esigenze, è un continuo rapporto tra
più fattori.
Il CV è come la personalità, è la carta d’identità della
persona e hanno quindi tutti dignità d’esistere. Può
andare più o meno bene per una posizione a dipendenza di quello che ci si aspetta dal ruolo che la persona è chiamata a ricoprire.
Si può dire che più il CV è «corposo»
meglio è?
Non sempre è così. Bisogna fare attenzione a mettere
a disposizione le risorse giuste. Persone troppo qualificate in relazione ai compiti da svolgere non sono
necessariamente la scelta migliore.
Nel momento di necessità un candidato desideroso di
rientrare nel mondo del lavoro si adegua a fare qualsiasi cosa. Spesso però sono delle soluzioni provvisorie. È infatti comprensibile ambire a svolgere la mansione per la quale si è preparati.
Il CV andrebbe si arricchito, ma di esperienze e formazioni richieste dal mercato del lavoro o dai posti specifici ai quali si ambisce.
Negli ultimi anni si registra maggiore interesse
per i corsi nell’ambito del personale.
Che cosa affascina così tanto in questo settore?
Difficile trovare una risposta, sicuramente non è
un unico fattore ma piuttosto una concomitanza di
motivi.
Le tematiche che i corsi trattano sono interessanti anche per i non addetti ai lavori poiché ogni persona che
lavora ci si confronta. Non fosse altro che per la gestione del proprio rapporto d’impiego. Questo sicuramente è un punto a favore. Ritengo che una parte dei
corsi introduttivi alla tematica potrebbe essere inserita in qualsiasi percorso formativo.
Non dimentichiamoci poi che per la partecipazione ai
corsi di base, come quello di assistente del personale, non si richiede una lunga esperienza nel campo
specifico. Altri fattori potrebbero essere il desiderio di
socializzare e perché no di reinventarsi in un campo
nuovo.
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Perché ha scelto di lavorare nelle HR?
Ho avuto la fortuna di lavorare per una grande azienda dove ho ricoperto più ruoli e dove ho potuto mettermi in gioco in vari ambiti. Per questa azienda negli
anni ’90 mi è stata affidata la creazione del dipartimento HR: da lì è nata questa passione.
Mi piaceva e mi piace tutt’ora la stretta collaborazione con la direzione e quello che gli informatici chiamerebbero l’interfaccia che ne consegue con i dipendenti. Ciò anche perché in un periodo in cui i prodotti
e i servizi offerti sono molto simili, la differenza è fatta dalle persone. Occuparsi quindi del fattore in grado
di fare la differenza è particolarmente stimolante.
C’è qualcosa che è cambiato negli anni
nel campo delle HR?
Certamente. Per cominciare l’avvento dell’informatica
che ha automatizzato e velocizzato gran parte del lavoro
di tipo amministrativo. Per continuare direi che il lavoro
in rete e le collaborazioni giocano un ruolo più importante oggi rispetto al passato. In termini generali sono
cambiate le persone; più qualificate, in cerca di sviluppo
e perfezionamento. Non da ultimo è cambiato il ruolo
della gestione delle risorse umane in azienda, oggi se
dovessi dare un’etichetta direi che le risorse umane
sono soprattutto un partner strategico della direzione.
«La responsabilità sociale è
fondamentale»
Quali attitudini particolari bisogna possedere
per svolgere al meglio questa funzione?
Oltre alla discrezione e alla capacità di comunicare ci
sono 3 caratteristiche che un buon consulente o responsabile HR dovrebbe possedere. Innanzitutto la
capacità di capire l’altro, di leggere tra le righe, di
avere la sensibilità di comprendere quello che non
viene detto. Mantenere la parola data è un altro fattore
importantissimo e come ultima caratteristica la correttezza. Io cerco sempre di mettermi nei panni degli altri.
Ogni tanto non basta dire no, devi motivare le decisioni
altrimenti crei demotivazione e malumore.
Occorre rendersi conto che davanti a noi c’è una persona con una famiglia che vive, assieme al dipendente dell’azienda, le conseguenze delle nostre scelte.
Bisogna quindi avere un occhio di riguardo per la responsabilità sociale, senza dimenticarti mai che davanti a te hai più persone di quelle che vedi.
Dario Caramanica, docente al corso HR
«Il CV è come la personalità, è la
carta d’identità della persona»
@
«La differenza è nelle persone»
La cucina è creatività,
intuito, capacità di
abbinare elementi per
creare un insieme.
Dario Caramanica, docente al corso HR con Letizia
Dario Caramanica, lei è responsabile HR di Banca
Stato. Di cosa si occupa concretamente?
Il mio scopo fondamentale consiste nel mettere a
disposizione della banca le HR utili a realizzare gli
obiettivi prefissati, sia in termini di numero che di
competenze. Quindi si tratta di cercare, selezionare
e sviluppare risorse umane.
Insegnare alla SIC è stimolante:
gli allievi di oggi sono i colleghi
di domani.
Dario Caramanica, docente al corso HR con Alizée
Risorse umane punto
forza di molte aziende
=
&
Le risorse umane sono
l'arte di far emergere
e convivere personalità
diverse.
Qual è l’aspetto più duro del suo lavoro e quello
più gratificante?
Per mia indole e per il percorso che ho fatto, pieno di
cambiamenti, preferisco il nuovo alla routine. Preferisco quindi affrontare un tema nuovo, confrontarmi
con nuove sfide e problematiche piuttosto che occuparmi in continuazione delle medesime tematiche.
Quello che mi rende più felice è quando il mio lavoro
viene apprezzato.
Intervista raccolta da Snjezana Fabbretti
8.9.2014 11:24:01 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
La responsabilità sulla
propria vita non può essere
delegata
Tra i 40 e i 50 anni, donne e uomini vivono un periodo nel corso del quale fanno il bilancio
della propria vita. Molti desiderano cambiare, orientarsi verso nuove sfide o nuovi progetti.
Una fase stimolante ma anche complessa. Come viverla al meglio? Quali sono i suggerimenti
per poter dare un nuovo slancio alla propria vita? Ne abbiamo parlato con la psicologa e
professoressa universitaria Pasqualina Perrig-Chiello: l’apertura e lo scambio sono decisivi
per il successo e la soddisfazione. Intervista a cura di Rolf Murbach (Context).
Signora Perrig-Chiello, lei studia
l’età matura. Ci può spiegare il focus
della sua ricerca?
Si è veramente sulla china
discendente e le persone sono
meno felici invecchiando?
Un secolo fa la speranza di vita arrivava a 50 anni. Tra
i 40 e i 60 anni la vita è ritmata da processi di cambiamento psicologici e fisici: si è meno performanti,
l’aspetto si modifica e la nostra percezione cambia. E’
anche il tempo di bilanci. Molte persone si pongono la
domanda di che cosa potranno ancora ottenere.
No. Le curve di soddisfazione della vita provano il
contrario. Innumerevoli studi dimostrano chiaramente che a 50 anni raggiungiamo il punto più basso. E’ a
questo momento che il tasso di depressione è più elevato. Oltrepassato questo ostacolo si risale la china.
A 60 anni le persone si sentono, sempre che siano in
salute, meglio che a 50 anni. Sono globalmente più
felici.
Non ci sono solo cambiamenti
negativi, ci sono anche opportunità
da cogliere?
Si, molti sentono il desiderio di evolvere e si danno
veramente i mezzi per poterlo fare. Questa fase della
vita è legata anche a obblighi perché si rivestono nuovi ruoli. Sul posto di lavoro si fa ormai parte delle persone più «esperte» e nella vita privata molti si ritrovano presi tra molte responsabilità. I propri genitori
invecchiano ed è quindi necessario assumere compiti
di assistenza e di cura. I bambini vivono più a lungo
nel nucleo famigliare rispetto al passato. La constatazione è che tra i 45 e i 60 anni gli individui hanno a
carico responsabilità maggiori in tutti gli ambiti della
vita.
Per quale ragione?
Tra i 40 e i 55 anni la maggior parte delle persone è
confrontata a transizioni biografiche. Sono impegnate a tutti i livelli della loro vita e devono inoltre badare
ai propri genitori. Tutte queste responsabilità generano un alto grado di stress. A ciò si aggiunge l’attesa di
una crescita personale. Ora, il nostro sondaggio ha
dimostrato che il tempo necessario per ridefinire una
vita non è sufficiente. E pertanto sarebbe indispensabile. Si attesta che il tasso di divorzio raggiunge un
picco verso i 49 anni e che tra i 45 e i 50 anni molti
soffrono di un burnout.
I media riferiscono il punto a cui è
difficile per i cinquantenni trovare
un lavoro. I giovani candidati sono
previlegiati. Che cosa ne pensa?
In certi casi è vero. Ad ogni modo sono molte le aziende che apprezzano i collaboratori più anziani per la
loro esperienza e la loro personalità professionale.
Inoltre gli impiegati con maggiore esperienza non costano forzatamente di più rispetto ai giovani. In effetti, molti dei giovani restano per periodi più brevi in
azienda, dopo due o tre anni cercano un nuovo posto
di lavoro per proseguire la propria carriera altrove. La
Negli scorsi decenni i percorsi di vita
erano più chiari, definiti in anticipo.
Oggi è tutto il contrario. Si sente
spesso di persone che si lanciano in
nuovi progetti. Si può affermare
che c’è una pressione che spinge a
intraprendere nuove vie?
Esistono certamente pressioni interne ed esterne. Alcuni svolgono da oltre 20 anni lo stesso lavoro e non
ci si vedono per ulteriori 20 anni. Hanno l’impressione
di girare in tondo e vorrebbero uscire da questa spirale. Molti si domandano: «se non cambio ora non lo
potrò fare mai più». Le stesse domande sorgono nella
vita privata.
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© ackermann2012 – Fotolia.com
8.9.2014 11:24:02 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Foto Context: Annette Boutellier
perdita di competenze e i costi di reclutamento sono
un fattore di costo importante per le aziende. I lavoratori anziani, al contrario, sono più fedeli. Possiamo
quindi dire che le aziende rimangono interessate ai
«seniori». I clienti apprezzano il fatto di avere interlocutori con esperienza.
Torniamo alla questione di un
possibile ri-orientamento di vita
nella fase matura. Che cosa
è importante perché i progetti
di cambiamento abbiano successo?
Bisogna rimanere all’ascolto di sé stessi e dei propri
bisogni. Purtroppo alcune persone ignorano i segnali
di allarme e rifiutano di accettare che la vita è ritmata
da crisi. Relativizzano le debolezze, minimizzano i
burnout e non possono immaginare che anche loro
stanno attraversando periodi di crisi. Vogliono tenere
tutto sotto controllo e non vedono che è vitale sapersi
gestire o anche concedersi un’interruzione. Sono precisamente questi gli individui che possono essere
toccati da una crisi personale. Una volta che la pressione ha raggiunto il massimo, crollano. E’ a questo
momento che intervengo per suggerire il comportamento da seguire.
E cioè?
Rimanere aperti ai cambiamenti. Chiaramente si tratta anche di una questione di personalità. Non tutti
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hanno la facoltà di aprirsi alle novità. Le persone angosciate temono il cambiamento. Comunque i cambiamenti sono onnipresenti e noi non li possiamo evitare. Inciampare, rallentare, ripartire fa parte della
vita, bisogna poterlo accettare.
Ha qualche buon consiglio per
quanto concerne il ri-orientamento?
Non bisogna vedere il cambiamento come una minaccia ma come un’occasione. Può essere un’opportunità per migliorare la propria situazione. Ma prima di
entrare in questo processo di cambiamento bisogna
prendersi il tempo per redigere un bilancio della propria vita. Siamo portati a farlo costantemente ma durante la mezza età questa cosa diventa ineluttabile.
Si potrebbe obiettare che
in ragione della personalità il
cambiamento è impossibile?
Non è così semplice. Uno degli elementi che portano
al successo e alla soddisfazione personale è quello di
assumersi la responsabilità della propria vita. Se io
prendo in mano la mia vita, sarò meno portata a dare
al mio partner la responsabilità della mia insoddisfazione. Certo anche lui in parte vi contribuisce, ma solo
io sono responsabile della mia vita. E questo anche
della propria vita professionale. Se ho un capo insopportabile devo sapermi adattare per poterci convivere. Sta a me.
Lo scambio aiuta a ri-orientarsi?
Assolutamente si. In cambio si prende coscienza che
non siamo soli con le nostre preoccupazioni. Tutti fanno il bilancio della propria vita, un’analisi dei successi
e delle sconfitte e cerca di capire dove sono le nuove
opportunità. Scambiare rende più forti.
A 40 anni bisogna già pensare
ai propri 50 anni?
Non bisogna avere paura, ma proiettarsi nell’avvenire
è un atteggiamento saggio. L’unica regola è quella di
vivere pienamente ogni fase della vita, non restare legati al passato e evitare di vivere troppo proiettati nel
futuro. Idealmente bisognerebbe imparare dalle
esperienze passate per poter proseguire nel futuro,
ma soprattutto vivere sempre e più che possibile il
momento presente.
Pasqualina Perrig-Chiello è professoressa all’Istituto di
Psicologia dell’Università di Berna. Ha studiato all’Università di Friborgo e ha lavorato diversi anni all’estero.
Conduce ricerche sul tema dello sviluppo umano lungo
il corso della vita e delle relazioni tra generazioni. E’
autrice di diversi libri e di fumetti.
8.9.2014 11:24:08 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Tempo di lavoro
La legge esige che il tempo di lavoro dei dipendenti sia registrato.
Non tutti si attengono però a questa regola. Vediamo chi e come è tenuto
a registrare il tempo passato sul posto di lavoro.
che possono essere: l’indicazione dell’ora di inizio e
fine del lavoro, la definizione di un modello di lavoro
generale che richiede soltanto la registrazione delle
differenze rispetto al modello stabilito, una tabella
Excel da compilare manualmente, un piano fisso dei
turni, e così via.
Che cosa fa parte del tempo
di lavoro?
È tempo di lavoro il periodo durante il quale l’impiegato
deve essere a disposizione del datore di lavoro. Il ripristino del negozio dopo la chiusura così come la riunione
durante il pomeriggio libero contano come tempo di
lavoro.
Il tragitto per recarsi al lavoro non è considerato tempo di
lavoro. In caso di lavoro fuori sede con un tragitto più lungo conta come tempo di lavoro la differenza tra il tragitto
occasionale e il tragitto usuale.
Le pause contano come tempo di lavoro solo se non è
possibile abbandonare il proprio posto di lavoro e se durante le pause occorre essere disponibili per un eventuale lavoro oppure per rispondere al telefono.
Gli articoli di legge
Legge sul lavoro LL
Art. 46 – Elenchi e altri atti
© imagewell10 – Fotolia.com
Da un’indagine del Segretariato per l’economia (Seco)
risulta che la registrazione del tempo di lavoro in molti casi e per parecchie aziende non avviene in maniera
conforme alle disposizioni di legge. L’articolo 46 della
legge sul lavoro (LL) prevede che il datore di lavoro
tenga a disposizione delle autorità d’esecuzione e di
vigilanza la documentazione necessaria per dimostrare il rispetto delle indicazioni contenute nella legge e delle relative ordinanze. Questo vale anche e
soprattutto per la registrazione della durata giornaliera e settimanale del lavoro svolto dei dipendenti.
Premesso che l’obbligo della registrazione del tempo
di lavoro vale per tutti, la Seco rileva che le esigenze
previste dalla legge non sono rispettate in maniera
sistematica. In particolare evidenzia che la categoria
dei quadri dirigenti e dei collaboratori che dispongono di una grande autonomia nell’organizzazione del
proprio lavoro e quindi anche dei propri orari di lavoro
sono coloro che più difficilmente hanno una sistematica di registrazione del tempo lavorato. Per tenere
conto della necessaria flessibilità, la Seco ha emanato una direttiva che autorizza, a certe condizioni, una
registrazione semplificata della durata del lavoro.
La registrazione semplificata per alcuni
La registrazione semplificata vale esplicitamente per
dipendenti che adempiono i seguenti criteri:
– l’attività del dipendente è fissata in un mansionario
che lascia un margine di decisione per lo svolgimento
dei propri compiti;
– il dipendente può, in larga misura, determinare
quando lavora (libera organizzazione del tempo di
lavoro);
– il dipendente svolge una funzione di capo progetto
o di quadro dirigente che dispone della supervisione
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dei suoi subordinati e non ha istruzioni sul modo di
svolgere il proprio compito;
– il dipendente non svolge lavoro notturno o domenicale regolare.
In questi casi è possibile rinunciare alla completa registrazione della durata del lavoro a condizione che ci
sia un accordo scritto e firmato dalle parti. L’accordo
deve regolare i periodi di riposo, le pause e deve precisare che non è svolto lavoro notturno o domenicale.
Inoltre un report scritto annuale del carico di lavoro
deve essere discusso in un colloquio annuale e tenuto a disposizione delle autorità di controllo. La forma
della registrazione semplificata è quindi possibile se
tutte le condizioni esposte sono rispettate. In questi
casi il dipendente dovrà registrare la durata giornaliera e settimanale di lavoro senza che vi sia l’imposizione di una forma particolare, come ad esempio una
timbratura completa del tempo di lavoro.
L’eccezione per i dirigenti
Fanno eccezione alla regola i quadri che svolgono
una funzione dirigente elevata. Queste persone non
sono soggette all’obbligo di registrare il loro tempo
di lavoro. Rientrano in questa categoria i dirigenti
che dispongono imperativamente di un potere decisionale importante o che sono in grado d’influenzare fortemente decisioni di portata maggiore. Si tratta essenzialmente di capi azienda e di certi membri
di direzione.
La regola per tutti gli altri
Per le altre categorie di lavoratori vige l’obbligo completo di registrazione della durata del tempo di lavoro. Questa non deve necessariamente avvenire tramite timbratura; vi sono anche altri sistemi efficaci e
poco burocratici per procedere a tale registrazione
Il datore di lavoro deve tenere a disposizione delle autorità d’esecuzione e di vigilanza gli elenchi e gli altri atti,
da cui risultano le indicazioni necessarie all’esecuzione
della presente legge e delle relative ordinanze. Per il resto sono applicabili le disposizioni della legge federale
del 19 giugno 1992 sulla protezione dei dati.
Ordinanza 1 alla Legge sul Lavoro LL
Art. 73 – Elenchi e altri atti
1 Gli
elenchi e gli atti devono contenere i dati necessari
all’esecuzione della legge, in particolare:
a.i dati personali del lavoratore;
b.il tipo di attività del lavoratore nonché le date dell’inizio e della fine del suo rapporto di lavoro;
c. la durata (giornaliera e settimanale) del lavoro effettivamente svolto, inclusi il lavoro compensativo e il
lavoro straordinario nonché la loro posizione sull’arco della giornata;
d.i giorni di riposo o di riposo compensativo concessi
settimanalmente se non cadono regolarmente di domenica;
e.il periodo e la durata delle pause di durata uguale o
superiore a mezz’ora;
f. le deroghe aziendali alla definizione di giorno, notte e
domenica ai sensi degli articoli 10, 16 e 18 della legge;
g.le regolamentazioni concernenti il supplemento di tempo giusta l’articolo 17b capoversi 2 e 3 della legge;
h.i supplementi di tempo e i supplementi salariali prescritti dalla legge;
i. i risultati delle inchieste mediche quanto all’idoneità o
all’inidoneità in caso di lavoro notturno o di maternità;
j. la presenza di motivi di esclusione oppure i risultati
della valutazione dei rischi in caso di maternità e le
misure aziendali adottate di conseguenza.
2 Gli
elenchi e gli altri atti devono essere conservati per
almeno cinque anni dopo la scadenza della loro validità.
3 Gli
organi d’esecuzione e di vigilanza possono consultare elenchi e atti supplementari, sempreché sia necessario per l’adempimento dei loro compiti. Se necessario ai fini dell’inchiesta, l’autorità competente può
disporne. Al termine dell’inchiesta, essi vanno restituiti
al datore di lavoro.
8.9.2014 11:24:09 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Licenziare personale
anziano è abusivo?
(Context 2014) – In relazione alla
discussione sulla libera circolazione
delle persone si fa anche riferimento
alla problematica del licenziamento
di personale anziano sostituito
da collaboratori più giovani e meno
costosi. Il diritto svizzero protegge i
collaboratori anziani da simili situazioni? Una recente sentenza del
Tribunale federale apre uno spiraglio
ad una legislazione che non prevede
una particolare protezione.
mente dall’età del destinatario – non ha come effetto
l’annullamento del licenziamento, ma è sanzionato
con il pagamento di un indennizzo da parte del datore
di lavoro a favore del lavoratore.
Secondo l’art. 336 CO, una disdetta è abusiva quando una persona è licenziata a causa di una ragione
inerente alla sua persona. Appartengono a questa categoria il sesso, lo stato civile, la provenienza geografica, la nazionalità, la razza, le malattie, gli handicap,
l’appartenenza religiosa, la concezione del mondo e
della vita e così via. Fa parte quindi di questa categoria anche l’età.
– Pure come non abusivo è valutato il licenziamento
di un dipendente anziano che ha raggiunto l’età ordinaria di pensionamento.
– Nel caso di un collaboratore che aveva prestato 44
anni di servizio senza dare adito a lamentele e fu licenziato 14 mesi prima dell’età ordinaria di pensionamento, il Tribunale federale ha riconosciuto il licenziamento abusivo. L’abuso è stato fra l’altro giudicato
a causa dell’estrema sproporzione in gioco fra gli interessi del datore di lavoro e quelli del dipendente.
Sono quindi pochi, e soprattutto necessitano di parere giuridico, i casi in cui il licenziamento di un lavoratore anziano possono essere considerati abusivi.
Vediamo di seguito alcuni casi:
Di principio il diritto svizzero non prevede nessuna
protezione specifica dal licenziamento di lavoratori
anziani. Un licenziamento è possibile indipendentemente dall’età della persona.
– Se un datore di lavoro licenzia un collaboratore
unicamente a causa della sua età, il licenziamento
è sicuramente abusivo. Se invece fra l’età e il lavoro
esiste una relazione (quando per esempio è dimostrabile che il dipendente a causa dell’età registra una
riduzione delle prestazioni) il licenziamento non è
abusivo.
Nel caso del licenziamento di un lavoratore anziano
si può unicamente verificare se la disdetta è abusiva
ai sensi dell’art. 336 CO. Poniamo l’accento a questo proposito sul fatto che una disdetta definita come
abusiva non protegge dal licenziamento. Una decisione di abuso da parte di un tribunale – indipendente-
– Anche un licenziamento che avviene perché un
datore di lavoro assume un dipendente più giovane
in sostituzione del lavoratore anziano perché costa
meno, non è giudicato come licenziamento abusivo
in quanto il motivo effettivo del licenziamento è di natura economica.
© Janina Dierks – Fotolia.com
In pillole
Lavorare durante il periodo di disdetta
Il mio termine di disdetta è di 3 mesi e ho ancora diverse ferie da svolgere.
Vorrei inoltrare la disdetta perché ho trovato un nuovo impiego, ma il futuro datore di lavoro mi chiede di
iniziare tra 2 mesi vale a dire nel 3. mese di disdetta;
come mi devo comportare?
sto normalmente è stabilito nel regolamento aziendale
o nel contratto individuale di lavoro.
Sino ai 20 anni compiuti, devono essere concesse almeno 5 settimane.
Per un anno incompleto di lavoro, le vacanze sono
date proporzionalmente alla durata del rapporto di lavoro nell’anno considerato.
Esempio per 4 settimane di vacanza all’anno:
Il collaboratore può iniziare una nuova attività professionale qualora quest’ultima non sia in concorrenza o
possa danneggiare l’attuale datore di lavoro e non vi
siano convenzioni che impediscano l’inizio presso un
nuovo datore di lavoro.
Iniziare presso un nuovo datore di lavoro quando un
contratto non è ancora terminato comporta un’occupazione al 200 % con l’impossibilità di soggiacere a
tutti i diritti e doveri derivanti da entrambi i datori di
lavoro, oltre alle evidenti problematiche a livello di
assicurazioni sociali.
La prassi corretta sarebbe quindi: inoltrare la propria
disdetta con la richiesta di interrompere il contratto di
lavoro alla data a lei conveniente, nessuno stipendio per
l’ultimo mese di disdetta e un eventuale pagamento delle ore e/o vacanze residue a fine rapporto di lavoro.
20 giorni
= 1,66 giorni
12 mesi Diritto alle vacanze
Ho 21 anni, lavoro come impiegata da 3 mesi, volevo
sapere a quanti giorni di vacanza ho diritto?
Il codice delle obbligazioni prevede 4 settimane di vacanza (CO art. 329a), anche se il datore di lavoro potrebbe decidere di concedere più di 4 settimane, que-
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1.66 giorni ✕ 3 mesi lavorati = 4,98 giorni = 5 giorni di
vacanza
In tre mesi ha maturato 5 giorni di vacanza
Mancato inizio del rapporto di lavoro
Mi è stata fatta un’ottima proposta di lavoro che ho
accettato firmando il contratto. Al momento di consegnare la disdetta al mio attuale datore di lavoro ho
ricevuto una controproposta con condizioni ancora
migliori. Se non dovessi iniziare al giorno stabilito
presso la nuova azienda, il contratto si ritiene semplicemente risolto o avrei delle conseguenze penali? Il mancato inizio o l’abbandono ingiustificato dell’impiego (CO art. 337d) sono da considerare come disdette straordinarie ingiustificate arrecate dal lavoratore.
Gli effetti legali sono:
– risoluzione del rapporto di lavoro
– indennità per l’ammontare di un quarto del salario
mensile, con inoltre il diritto al risarcimento del danno suppletivo.
Il diritto all’indennità, se non si estingue per compensazione, dev’essere fatto valere per azione giudiziaria o esecuzione entro trenta giorni dal mancato
inizio o dall’abbandono dell’impiego, sotto pena di
perenzione.
Congedi
Da qualche anno sono impiegata come segretaria. Tra
circa un mese dovrei traslocare e vorrei sapere se il
mio datore di lavoro è obbligato a concedermi un congedo per il trasloco.
Il datore di lavoro deve concedere al lavoratore le
ore e i giorni di libero usuali tra cui, se il contratto è
disdetto, il tempo necessario per cercare un altro lavoro (CO art. 329 cpv. 3).
I congedi usuali, incluso quello che la riguarda, sono
i seguenti:
2 – 3 giorni per matrimonio proprio o registrare un
partenariato
1 giorno per la nascita del proprio figlio
2 – 3 giorni per decesso del padre, della madre, del
coniuge, di un partner registrato, di un figlio
1 – 2 giorni per decessi di persone del nucleo
familiare
1 giorno per trasloco (una volta all’anno)
8.9.2014 11:24:11 Uhr
Il Giornale delle professioni commerciali /numero 3 / settembre 2014
Bachelor per professionisti?
In questi giorni e nei prossimi mesi la formazione
professionale sarà al centro del programma politico
e istituzionale nazionale. A Berna si svolgono in questi
giorni i campionati svizzeri delle professioni, in cui
per la prima volta parteciperanno impiegati di commercio e impiegati del commercio al dettaglio. Gli
eventi accompagnatori con congressi, ospiti internazionali e dibattiti non sono mancati ed hanno posizionato una volta di più la Svizzera ai vertici della
formazione professionale internazionale.
Terminati i grandi eventi il dibattito interno continua: il
parlamento federale discuterà nella sua sessione invernale sull’allineamento alle denominazioni accademiche di «Bachelor» e «Master» dei titoli della formazione professionale superiore. Così invece dello
specialista con attestato professionale federale avremo il «Bachelor» o il «Master» professionale. Se si
tratti di una questione di forma o di contenuto ne stanno discutendo in questi mesi le associazioni professionali nazionali. I contrari – come la SIC Svizzera –
ritengono che vi sia un rischio di accademizzazione
della formazione professionale, o in altre parole che
l’operazione non sia altro che voler mettere la formazione professionale superiore sotto un mantello
«accademico». Con un rischio: che i datori di lavoro e
il mercato continueranno a considerare i «bachelor»
professionali una sorta di seconda scelta rispetto
Assemblea
SIC Ticino
L’assemblea dei soci di SIC Ticino che si è riunita a
Tenero il 4 giugno scorso ha deciso di apportare 2
modifiche agli statuti societari. La prima riguarda lo
stralcio dei soci in mora che saranno d’ora in poi radiati dopo il secondo richiamo rimasto infruttuoso e
non più dopo il primo come previsto in precedenza
(articolo 5). La seconda novità riguarda la convocazione dell’Assemblea ordinaria che dovrà essere fatta con pubblicazione sul sito internet e spedizione ai
soci con almeno 20 giorni di anticipo (articolo 11).
Precedentemente il limite era posto a 30 giorni.
Gli statuti sono scaricabili dal sito www.sicticino.ch
→ chi siamo.
L’Assemblea ha inoltre deciso di mantenere invariate
le tasse sociali:
– apprendisti e studenti SMC: da 20 a 55 franchi
(primo anno 20 / secondo anno 35 / terzo anno 55)
– giovani fino a 25 anni: 80 franchi
ai titoli universitari. I contrari si battono perché la formazione professionale mantenga la sua forte valenza
pratica ed orientata alle esigenze aziendali (da sempre
il punto forte della formazione professionale). I favorevoli invece ritengono che la visibilità della formazione
professionale superiore ne possa trarre vantaggio in
quanto attualmente sia in Svizzera che all’estero essa
è poco conosciuta. Un «restyling» del nome potrebbe
quindi dare maggiore valenza ad una formazione che,
nei numeri e dalle statistiche, è comunque già molto
apprezzata dalle aziende in svizzera.
– veterani (AVS + 30 anni affiliazione): 50 franchi.
Per i soci che fanno parte di un contratto collettivo di
lavoro che prevede la deduzione dallo stipendio
dell’importo del contributo di solidarietà, la tassa sociale corrisponde almeno all’importo del contributo
di solidarietà.
30 settembre 2014
Il sogno del pensionamento anticipato
Ore 18:30 – 20:00 presso SIC Ticino
Andare in pensione anticipatamente è il sogno di
molte persone che lavorano. Se questo sogno può
diventare realtà dipende da molti fattori.
Chi affronta per tempo la pianificazione del proprio
pensionamento può colmare eventuali lacune e
affrontare così con maggiore serenità la nuova fase
di vita.
Ricordiamo che in Svizzera la formazione professionale superiore è lo strumento di specializzazione dei
professionisti. E’ di fatto una formazione di livello
terziario, parallela alle vie universitarie, ma diversa
sia nei titoli attribuiti che nella valenza. L’una (quella
universitaria) ha forte valore teorico-scientifico, l’altra
(quella professionale) pone il suo valore aggiunto
sulla stretta interazione tra teoria e pratica, rispondendo così al fabbisogno di professionisti e manager qualificati che favoriscono la competitività della
Svizzera. La statistica ci dice che ogni anno vengono
rilasciati oltre 25’000 attestati professionali e diplomi federali, di cui un terzo nell’ambito della gestione
e dell’economia aziendale.
Durante l’incontro saranno trattati i seguenti temi:
– Situazione finanziaria dopo il pensionamento
– AVS
– Cassa pensione
– Previdenza privata
clas
Ore 9:30 – 11:30 presso Chocolat Stella a Giubiasco
Consulenza di
carriera: esclusivo
per i soci
Costruire il proprio percorso professionale è un’attività fondamentale nella vita lavorativa di ognuno di noi.
Sappiamo quanto una pianificazione corretta possa
essere all’origine di una carriera professionale soddisfacente e di successo. I soci di SIC Ticino possono
beneficiare dello strumento di consulenza di carriera
gratuito. Il sistema propone un test attraverso una serie di domande che permettono di analizzare le propensioni di ognuno e identificare il settore più adatto.
Il sistema propone inseguito diverse alternative e le
informazioni riguardanti le formazioni e le specializzazioni esistenti nel settore specifico. Lo strumento è
stato sviluppato dalla SIC Svizzera con il sostegno di
professionisti in ambito di formazione, di orientamento e di consulenza di carriera e anche con il lavoro di
esperti in informatica che hanno messo il sistema online. Il risultato è interessante, anche per chi già si
trova orientato su una via ben tracciata in quanto
fornisce le possibilità di sviluppo del proprio profilo
esistenti in Ticino e in Svizzera. Faccia il test online!
– attivi: 120 franchi
– soci in età AVS: 75 franchi
Appuntamenti
Chris Carpi
E’ morto nel mese di luglio Chris Carpi, per diversi
anni grafico del nostro giornale nella sua precedente
veste quale «Giornale degli impiegati di commercio».
Lo ricordiamo come persona schietta e generosa che
ha permesso a SIC Ticino di presentarsi mensilmente
e per oltre un decennio ai propri soci con una veste
grafica curata e professionale.
Relatore: Mirko Locatelli, AXA Winterthur
Gratuito per i soci SIC
Gli interessati possono iscriversi inviando un’e-mail
a [email protected] oppure registrarsi direttamente
online tramite il sito www.sicticino.ch/eventi
29 ottobre 2014
Visita Chocolat Stella SA
Chocolat Stella partendo da idee creative realizza
specialità di cioccolato tutte da gustare.
Si contraddistingue per la produzione di prodotti di
nicchia senza allergeni, senza lattosio e dietetici
solo per citarne alcuni.
Durante la visita scopriremo il ciclo di produzione
del cioccolato e termineremo con una ghiotta
degustazione.
Ritrovo ore 9:15 in via Gerre 28, 6512 Giubiasco
Gratuito per i soci SIC
Posti limitati / Bambini a partire dai 6 anni.
Gli interessati possono iscriversi entro il 24 ottobre
inviando un’e-mail a [email protected] oppure
registrarsi direttamente online tramite il sito
www.sicticino.ch/eventi
Chiuderà il ciclo degli eventi SIC 2014: Ereditare e
lasciare in eredità. Maggiori informazioni seguiranno
da metà ottobre sul nostro sito www.sicticino.ch.
Agevolazioni soci SIC
Soggiorni linguistici: sconti per apprendisti
affiliati SIC
Non hai nessuna certificazione linguistica in tasca?
Un certificato ufficialmente riconosciuto a livello
internazionale è un’eccellente prova di professiona­
lità, in particolare per quanto riguarda una futura
occupazione.
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Lingua e usufruirai del 5 % di sconto sul costo del
corso, offerto ai soci SIC Ticino.
Non sei affiliato alla SIC ma hai terminato gli
studi da meno di 24 mesi? Prenota un corso
di lingua con Boa Lingua e diventerai membro di
SIC Ticino a costo zero per il primo anno di adesione – www.kvschweiz.ch/mitglieder – (quota socio
per il primo anno gratuita).
Editore: Società degli impiegati del commercio SIC Ticino, Tiratura: 1500 copie, Redazione: SIC Ticino, Via Vallone 27, 6500 Bellinzona, Tel. 091 821 01 01, Fax 091 821 01 09, [email protected],
www.sicticino.ch, Abbonamenti: CHF 20.– annui, Grafica: Marco Tanner creative consulting, Tipografia: Salvioni Arti Grafiche, Bellinzona
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