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n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
Cook:“Niente
Zuck se la ride. Tim
backdoor per iPhone”
Ma per la VR Google
d’accordo 02
non è tutto in
discesa
La foto (e la tesi) di Mark Zuckerberg alla conferenza stampa di Samsung hanno fatto molto
discutere. Da un lato chi guarda con benevolenza a un futuro a tutta realtà virtuale, come
il numero uno di Facebook; e dall’altro chi,
ragionevolmente, non è così felice di vedere
5000 persone fisicamente nella stessa stanza
comportarsi come se fossero altrove. Il risultato
di questa esibizione (compresa la foto postata
da Zuck su Facebook), però, ci sbatte in faccia
una visione del futuro sicuramente inquietante.
Tanto inquietante quanto il sorrisino beffardo
che Zuckerberg non riesce a trattenere mentre
cammina tra due ali di “ciechi digitali”.
Ebbene sì, se qualcuno non l’avesse capito,
non sempre le nuove tecnologie hanno un
impatto positivo sulla società. O meglio: l’impatto positivo c’è ed è meraviglioso dove l’uso
è corretto; ma un impiego errato o estremo
(e non c’è dubbio che la dimostrazione di
Samsung fosse un uso estremo) può generare
comportamenti e situazioni discutibili. E questi
comportamenti possono mutare facilmente in
abitudini, alle quali, per definizione, ci si abitua.
Ammettiamolo: in tanti, chi scrive per primo,
si sono oramai abituati a sedersi a pranzo
affiancando alle posate lo smartphone. E il “tic”
di guardare lo smartphone in cerca di novità o
notifiche, anche solo quando si aspetta tra un
piatto e l’altro, è diventato oramai diffusissimo.
Non è bello, non ci rende migliori, tanto che il
tema è stato anche oggetto di sagace ironia in
molti filmati sulla rete. Ma bisogna essere onesti: chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
La realtà virtuale è bella, con il gaming divertentissima. Nuova no, visto che è molto tempo
che se ne parla e che addirittura i caschetti di
realtà virtuale arrivarono sul mercato nel lontano 1992. Da allora, resta ancora oggi un certo
“fastidio” nell’utilizzo “dinamico”, ovverosia con
filmati o giochi che comportino un movimento
virtuale: la mancanza di accelerazione reale
rispetto a quanto così realisticamente percepito
dagli occhi può generare nausea. Bisogna ancora capire bene come potrà sentirsi un gamer
“delicatino” di stomaco che si leva il caschetto
dopo qualche ora di gioco.
Di certo, con la memoria ancora fresca per il
fallimento clamoroso del 3D nei TV per il quale
tutti “incolparono” gli occhialini (tra l’altro leggeri e wireless), non è così realistico pensare
che il caschetto di realtà virtuale sarà qualcosa
veramente per tutti. O meglio: sarà qualcosa
che tutti vorranno provare e proveranno
almeno una volta, per scoprirne le emozioni.
Da lì, però, a pensare che il caschetto VR sarà
il modo prevalente di comunicare e interagire,
nei social e fuori, ce ne passa. Se questo mai
dovesse capitare, saremo forse più veloci,
interattivi, digitali ma – diciamocelo – probabilmente non saremmo migliori. Come non siamo
migliori oggi, catturati più dallo schermo dello
smartphone che dal mondo che ci circonda.
Un buon consiglio per un utente è quello
di provare e, perché no, se non dà fastidio,
adottare la realtà virtuale, considerandola però
per quello che è: un gioco fantastico e coinvolgente, clche probabilmente non cambierà
il nostro modo di vivere. Con buona pace di
Zuckerberg che – non va dimenticato –, anche
se è stato presentato come presidente e fondatore di Facebook, è pur sempre il “padrone”
di Oculus VR, società che ha progettato e
licenzia il Samsung Gear VR. È profondamente
sbagliato, come fatto da molti, considerarlo, nel
suo intervento alla conferenza stampa di Barcellona, alla stregua di un opinionista obiettivo
e disinteressato. Che non è.
Gianfranco GIARDINA
07
Addio SIM, arriva Il 3D è morto, man
la eSIM. Esultano mano la funzione
gli operatori 03 sparirà dai TV 09
Sony lancia i nuovi TV HDR
I prezzi dei modelli in arrivo
Oltre al nuovo design, i Sony Bravia 2016 offrono
un’inedita tecnologia per il local dimming che
permette un ottimo contrasto e uno spessore
ridotto. Saranno nei negozi da fine marzo/aprile
LE NOVITÀ DAL MOBILE WORLD CONGRESS
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LG G5
Samsung Galaxy S7 HP Elite x3
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È bello e innovativo
La nostra video preview
Sony, Wiko e HTC
Un’ottima evoluzione
La nostra video preview
Huawei MateBook
Un mostro di potenza
con Windows a bordo
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Ford SYNC 3
Perfetti per chi desidera Il primo 2 in 1 Windows Il sistema Ford arriva in
ottima resa-minima spesa di Huawei è un gioiellino Europa sulla nuova Kuga
IN PROVA IN QUESTO NUMERO
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Samsung Galaxy A5 Lumia 950 XL: foto Heos Home Cinema
ok, ma non convince Soundbar multiroom
Funzioni al top
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MERCATO Importanti evoluzioni nella vicenda, ancora aperta, dello scontro tra Apple e FBI
Tim Cook: “Niente backdoor per iPhone”
Il CEO di Apple pubblica una lettera in cui spiega i motivi del suo no a rispettare l’ordinanza
di Gaetano MERO
l dibattito tra privacy e sicurezza,
di cui ci siamo già occupati qualche
mese fa, si è riacceso recentemente
assumendo toni molto forti: si è partiti
con la contrapposizione tra Apple e il
Governo degli Stati Uniti d’America per
passare poi alle dichiarazioni di altre
aziende top del mondo tecnologico (e
non solo). I fatti sono noti, ma li riassumiamo per inquadrare la questione:
un’ordinanza del giudice federale Sheri
Pym ha formalmente richiesto ad Apple di forzare il codice di decrittazione
dell’iPhone 5c appartenuto a Syed Farook, autore della strage del 2 dicembre nel centro sociale per disabili di San
Bernardino, in California, dove furono
uccise 14 persone. L’intervento del giudice arriva in seguito a un lungo report
dell’FBI nel quale si lamenta il rifiuto di
I
porta con accesso secondario ai documenti dell’utente da affidare alle Forze
dell’Ordine. Apple, vista la posta in gioco ha deciso di replicare con una lettera aperta a firma del CEO Tim Cook
che spiega le motivazioni del rifiuto a rispettare l’ordinanza. Cook afferma che
Tim Cook, CEO di Apple, ha inviato ai suoi dipendenti una lettera per spiegare
le motivazioni che hanno spinto Apple a rifiutare l’ordine del governo nel caso
del killer di San Bernardino.

assistenza tecnica da parte dell’azienda
di Cupertino durante la fase di indagine
promossa dell’ente scontratosi con il sistema di cifratura utilizzato da Apple nel
suo iOS. Forzare il sistema con le tecniche standard significherebbe perdere
eventuali informazioni preziose - come
ad esempio le conversazioni di iMessage che possono rivelarsi fondamentali
per individuare i complici dell’attentatore - a causa di una protezione che
distrugge i file al decimo tentativo di
inserimento sbagliato. L’ordine del giudice prevede che Apple crei una nuova
versione di iOS attraverso cui bypassare l’intero sistema di sicurezza creando
fondamentalmente una backdoor, una
torna al sommario
onorare quanto richiesto dal giudice
significherebbe minacciare la sicurezza
di tutti i clienti oltre a tradire le politiche
aziendali degli ultimi anni, fondate proprio sulla privacy dei dati, considerando
inoltre che Apple dalla versione 8 di
iOS ha deciso di non conservare più le
chiavi crittografiche. Generare un nuovo codice capace di aggirare le diverse
funzioni di protezione fornite da iPhone
potrebbe costituire un pericoloso precedente teso a minare la libertà individuale. Anche se il governo americano
sostiene che il suo utilizzo sarebbe circoscritto a questo unico caso non vi è
alcun modo per garantirne il controllo,
continua Cook, e la chiave potrebbe
finire nelle mani sbagliate. Sono arrivate le risposte delle altre grandi società
americane del settore tecnologico (e
non). Sundar Pichai, CEO di Google si
è espresso con una serie di tweet sulla vicenda affermando che forzare le
aziende ad abilitare l’hacking dei propri
dispositivi compromette la privacy degli
utenti. Pichai ha detto di essere in attesa di una discussione pubblica sull’importante questione, facendo da eco alle
parole di Cook. Microsoft, dal canto suo,
è intervenuta in maniera più soft attraverso un comunicato del Reform Government Surveillance (RGS), di cui è membro fondatore, composto da importanti
nomi del settore come AOL, Facebook e
Twitter. Nella nota si legge che il gruppo
ritiene fondamentale collaborare con le
Forze dell’Ordine per scoraggiare criminali e terroristi. Tuttavia le aziende non
dovrebbero essere costrette a costruire
delle backdoor per aggirare le tecnologie di protezione che mantengono al sicuro le informazioni dei clienti. Apple ha
ancora poco tempo per cambiare idea
e assolvere all’ordinanza, nel frattempo
anche organizzazioni per la difesa dei
diritti umani come Amnesty International e l’American Civil Liberties Union
si sono espresse a favore di Cook. La
questione, diventata ormai di carattere
nazionale, resta aperta.
Microsoft
alla conquista
di Android
Accordo con Acer
per preinstallare
Office
Aumentano le
partnership di Microsoft
con i maggiori OEM
È il turno di Acer
Anche la compagnia
taiwanese preinstallerà
le principali app
di produttività
del colosso di Redmond
sui dispositivi Android
di Mirko SPASIANO
Microsoft ha annunciato di aver
raggiunto un accordo con Acer
che vedrà le applicazioni di produttività del colosso di Redmond
preinstallate sui telefoni e tablet
Android prodotti dalla compagnia taiwanese. Acer è solo l’ultima della lista dei partner di Microsoft, che ormai conta ben 74
elementi. Il nuovo corso in quel di
Redmond è ormai chiaro: espandere i servizi Microsoft su tutte le
piattaforme, indipendentemente dal sistema operativo e dalla
natura del dispositivo. Ormai Nadella lo ripete come se fosse un
mantra: la compagnia americana
è “mobile-first, cloud-first” e Nick
Parker, vicepresidente aziendale
della divisione OEM, non fa che
confermare. L’accordo siglato
da Acer è simile a quello firmato
da Samsung a inizio 2015, con il
quale la compagnia coreana si è
impegnata a preinstallare la suite Office su alcuni tablet. E così
anche Acer, a partire dalla seconda metà di quest’anno, offrirà
sui suoi dispositivi Android Word,
Excel, PowerPoint, Outlook, OneNote, OneDrive e Skype.
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MERCATO Gli operatori esultano: più prodotti connessi significano maggiori guadagni
La SIM è morta, benvenuta nuova eSIM
Ufficializzata la SIM integrata: sparisce la SIM tradizionale, arriva un più sicuro chip
di Roberto PEZZALI
I
dispositivi connessi stanno per essere rivoluzionati con l’arrivo della nuova eSIM, ufficializzata qualche giorno
fa dalla GSMA Alliance: la vecchia SIM,
diventata poi “micro” e infine “nano”
per permettere la creazione di prodotti sempre più piccoli e compatti, vede
nella sua più moderna versione la sparizione totale del “pezzetto di plastica”
e la nascita di un chip, già inserito dai
produttori nello smartphone, in grado
di gestire le informazioni di sicurezza,
autenticazione e connessione per uno
o più operatori. Una rivoluzione vera
e propria, perché da quando è nato il
cellulare la SIM ha sempre avuto un significato molto particolare per gli utenti
che l’hanno usata anche per tenere in
memoria messaggi e contatti.
La eSIM cancella tutto questo, e gli
operatori che da tempo spingono per
questo passaggio esultano: la eSIM
permetterà non solo di avere molti più
dispositivi connessi 3G / LTE, ma consentirà anche di associare a un dispositivo più profili tariffari. Ogni smartphone,
in pratica, potrà diventare multi-sim con
più contratti sullo stesso telefono da
scegliere a seconda della situazione.
Senza la SIM fisica, che costringeva
il cliente a un passaggio in negozio,
operazioni come il cambio di gestore
potranno essere gestite online o telefonicamente con semplicità, una possibilità questa che speriamo non renda
ancora più martellante la pressione dei
call center a caccia di clienti per offerte
e promozioni.
La eSIM avrà anche notevoli vantaggi
in termini di sicurezza: se oggi per molti dispositivi “rubati” basta un reset e il
cambio SIM, con la sim integrata anche
la vita di ladri e borseggiatori sarà più
dura. Il primo prodotto con eSIM sarà la
nuova versione del Gear S2 Samsung,
mentre i primi smartphone sono attesi
per giugno. Quella della GSMA Association non è ovviamente la prima embedded SIM esistente: Apple Sim, ad esempio, usa un principio simile ma adotta
una soluzione proprietaria. Siamo comunque di fronte alla prima soluzione
supportata da industria e operatori.
MERCATO Dati provenienti dagli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano
Crescono gli acquisti con smartphone: +71% in Italia
L’Italia non solo ama l’acquisto tramite smartphone ma anche pagare con moneta elettronica
S
di Franco AQUINI

econdo Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico
di Milano, l’amore per gli acquisti
elettronici sta veicolando anche in Italia
una trasformazione marcata nelle abitudini di pagamento.
Non solo nel 2015 i pagamenti con carta di credito sono cresciuti del 5,6%,
toccando quota 164 miliardi di euro,
ma crescono anche le nuove forme di
pagamento digitali come eCommerce,
ePayment, Mobile POS e Contactless
Payment che registrano un +22% anno
su anno. In totale, tutte queste forme di
pagamento valgono ancora il 13% del
transito tramite carta di credito.
Molto interessante, e non solo a fini
statistici, la ripartizione delle nuove
forme di pagamento: l’ecommerce è
sempre al top, ma è impressionante la
crescita degli acquisti di beni e servizi
tramite smartphone che raggiunge un
+71% anno su anno e vale oggi 1,7 mi-
torna al sommario
liardi di euro. Dato che
fa riflettere molto sulla
reticenza da parte di
molte aziende a dotarsi di applicazioni e
siti fatti apposta per il
mondo mobile.
A quanto pare gli italiani stanno imparando a pagare tramite
smartphone anche le
piccole spese di tutti i giorni, come le 6
milioni di corse in bus e le altre 6 milioni
di corse tramite car sharing. Anche le
bollette vengono pagate più volentieri
tramite dispositivi mobile, passando dai
21 milioni di euro totali del 2014 ai 57
milioni del 2015 (+172%).
Sul fronte dei POS, i pagamenti contactless raggiungono i 700 milioni di
euro (+3%) mentre quelli tramite Mobile POS arrivano a 500 milioni di euro
(+2%). L’infrastruttura di pos abilitati
ai pagamenti contactless conta oggi
500.000 dispositivi, esattamente il
doppio rispetto al 2014. Tuttavia, la percentuale di pagamenti tramite POS con
tecnologia contactless è ancora piuttosto bassa, solo 1 transazione su 85.
Secondo lo studio, la forzatura nell’uso
del contactless da parte di esercenti importanti (grande distribuzione), potrebbe portare questo genere di pagamenti
a raggiungere nel 2018 un valore che
va dai 6 agli 8 miliardi di euro. Troppo
poco per abbandonare definitivamente
la banconota, ma la strada è quella...
Trimestre
negativo
per Tesla
Si punta
sulla Model 3
La casa automobilistica
“tutta elettrica” zoppica
in borsa e registra
perdite annue per quasi
900 milioni di dollari
La nuova Model 3
potrebbe invertire
la tendenza rivolgendosi
a un pubblico più ampio
di Dario RONZONI
Stando ai dati pubblicati dal
Wall Street Journal, Tesla chiude il
2015 con un ultimo trimestre molto negativo, ben al di sotto delle
attese degli analisti, che avevano
previsto un seppur minimo guadagno. Il trimestre registra una
perdita di 86 centesimi ad azione,
per un totale di 107 milioni di dollari. In tutto il 2015 Tesla ha complessivamente perso 889 milioni
di dollari (6,93 ad azione), contro
i 294 del 2014. Resta il fatto che il
marchio statunitense possa guardare con una certa soddisfazione
ai dati di vendita dei modelli attualmente sul mercato, cresciuti
in maniera sensibile negli ultimi
mesi. Le vendite complessive di
Model S e Model X hanno visto
un incremento del 60% nel 2015,
sebbene i numeri assoluti restino
relativamente esigui se messi a
confronto con quelli dei competitor. D’altronde non stiamo parlando di automobili per tutte le
tasche, e in tal senso il lancio di
Model 3 potrebbe cambiare (e
non poco) le carte in tavola. Con
un prezzo dichiarato di 35.000
dollari, la nuova Tesla potrebbe
fare breccia presso una fetta più
consistente di clienti, contribuendo a un boost nelle vendite e,
perché no, nelle prestazioni sui
mercati.
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MERCATO Approvato il piano strategico per il triennio 2016-2018: 12 miliardi di investimento
Piano strategico, TIM investe in fibra e LTE
L’obiettivo è quello di coprire con la fibra l’84% della popolazione e il 98% con rete LTE
T
di Emanuele VILLA
elecom Italia ha approvato il Piano
Strategico triennale 2016-2018.
L’azienda investirà 12 miliardi di cui
6,7 dedicati alla “componente innovativa” (fibra, LTE, cloud e piattaforme): il
fine ultimo è ottenere, a fine 2018, una
copertura dell’84% della popolazione
in fibra ottica e del 98% della popolazione con rete LTE. In particolare, TIM
dedicherà allo sviluppo della fibra 3,6
miliardi di euro e 1,2 miliardi alla rete
mobile.
Limitando il discorso alla componente
fissa, l’idea è quella di intensificare la
diffusione della fibra e raggiungere,
in questo modo, il numero di 5 milioni di clienti nel 2018, ovvero il 40%
dei clienti Broadband. Cosa ancor più
significativa ai nostri fini, Telecom prevede che della copertura totale della
Diego Piacentini, vice
presidente di Amazon,
dal 17 agosto ricoprirà
il ruolo di Commissario
per il digitale
e l’innovazione
per il Governo italiano
banda ultralarga, il 20% sia accessibile
con tecnologia Fiber to the Home, con
evidenti vantaggi per il consumatore finale in termini di prestazioni e di servizi
accessibili. Sotto quest’ultimo aspetto,
TIM si aspetta che “al 2018 il numero
di clienti ‘convergenti’ con contenuti di
qualità sia pari a circa 1,5 milioni”, dove
con questa espressione ci si riferisce ai
clienti che hanno attivato o attiveranno
servizi Premium legati ai contenuti.
Per quanto riguarda la rete mobile, infine, l’investimento dell’azienda sarà di
1,2 miliardi con target di copertura del
98% della popolazione entro il 2018.
TIM ritiene che nel 2018 i clienti LTE
rappresentino il 70% circa dei clienti
Mobile Broadband, “grazie alla copertura pressoché totalitaria del Paese a
75 Mbps, con picchi di 300 Mbps nelle
otto principali città grazie all’utilizzo di
tecnologie di carrier aggregation”.
MERCATO Dati del FTTH Council Europe, che promuove l’accesso alla fibra ottica in Europa
Europa: FTTH a 36 mln di famiglie, Italia pessima
Diffusa classifica Paesi con maggior diffusione servizi a fibra ottica “to the home/building”
Prima la Lituania con il 36,8%; l’italia è al quart’ultimo posto ancora al di sotto del 2%
di Gaetano MERO
econdo i dati forniti dal FTTH Council Europe, l’organismo fondato
da Alcatel-Lucent, Cisco, Corning,
Emtelle e OFS per promuovere l’accesso
alla fibra ottica nel Vecchio Continente, il
numero di abbonati a servizi FTTH (Fiber
to the home) e FTTB (Fiber to the building) al 30 settembre dell’anno scorso ha
raggiunto 35,9 milioni con un incremento
del 19% rispetto al 2014. Le abitazioni cablate risultano essere 127 milioni, il 17%
in più considerando lo stesso periodo
dell’anno precedente. Le statistiche sono
state diffuse a seguito della FTTH Conference 2016 che ha chiuso nei giorni scorsi i lavori presso il LuxExpo di Lussemburgo, alla sua tredicesima edizione.
I dati che possiamo osservare dal grafico
in alto, elaborati per il Concilio dall’agenzia IDATE, prendono in considerazione
gli Stati membri dell’Unione Europea in
cui si contano 17,9 milioni di utenze attivate entro settembre 2015, e la Comunità
degli Stati Indipendenti (CSI) formata da
nove Paesi dell’Ex Unione Sovietica a cui

S
torna al sommario
Piacentini
(Amazon) nuovo
Commissario
per il Digitale
vanno attribuiti i restanti 18
milioni di abbonati. Dopo la
Russia, che conta 15 milioni
di abbonati e si rivela il bacino d’utenza più grande,
si collocano Spagna con
2,6 milioni di fruitori e un
tasso di crescita interno del
65% negli ultimi nove mesi,
Francia con 2,4 milioni e
Romania con 2,3 milioni di
abbonati.
Per comprendere lo stato di diffusione
dei servizi a fibra ottica nei singoli Stati
bisogna osservare il FTTH European
Ranking, il quale esamina tutti i Paesi con
più di 200.000 nuclei famigliari in cui il
tasso di abbonati raggiunge almeno l’1%
del numero totale delle famiglie. La classifica vede la Lituania al primo posto con
il 36,8%, seguita da Lettonia 36,2% e Svezia 35,2%, bene anche il Lussemburgo
che ha visto aumentare di tre punti percentuale la diffusione della fibra rispetto
al 2014 arrivando al 14,1%. Fanno la loro
comparsa per la prima volta nella clas-
sifica, agli ultimi tre posti: Croazia, Germania e Polonia, in cui il dispiegamento
di servizi FTTH/B è stato supportato da
iniziative di grande impatto a cura dei
carrier locali e dalla politica. L’Italia rimane in coda, subito sopra i tre Stati “emergenti”, con una percentuale che supera
di poco l’1,3, resta invece fuori il Regno
Unito con 26.000 abbonati non riuscendo a raggiungere la soglia dell’1%. Pare
che la Commissione Europea e le varie
politiche locali siano stimolate a promuovere nell’immediato futuro un ambiente
“fibra friendly” aumentando partenariati
tra pubblico e privato.
di Gaetano MERO
Diego Piacentini ricoprirà da agosto il ruolo di Commissario del
Governo per il digitale e l’innovazione. È questa la notizia che
sta facendo il giro del mondo in
seguito a uno scambio di tweet
tra Jeff Bezos, CEO di Amazon,
e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Piacentini lascerà temporaneamente l’incarico di vice
presidente ricoperto in Amazon,
azienda in cui era approdato nel
2000 dopo esser stato General
Manager per la divisione europea
di Apple Computer, per mettere a
disposizione del Governo italiano
la sua esperienza imprenditoriale
e conoscenza del settore. Si occuperà per i prossimi due anni a titolo gratuito dello sviluppo digitale
del Paese lavorando con i diversi
rami governativi e agenzie incaricati dell’innovazione in Italia.
Dal comunicato ufficiale pubblicato su Amazon, Piacentini fa sapere di essere entusiasta di poter
tornare nel Paese che lo ha visto
crescere dopo 16 anni in Amazon.
Il suo incarico farà riferimento
diretto a Palazzo Chigi con un’ufficializzazione che avverrà nei
prossimi mesi, prima dell’avvio dei
lavori. Il manager sarà pendolare
tra l’Italia e Seattle, la sua attuale
dimora, e porterà con sé le lezioni apprese durante l’esperienza
in Amazon. Piacentini potrebbe
essere la persona di cui l’Italia ha
bisogno per allinearsi con i modelli europei e mondiali sotto il profilo dell’innovazione: la sua chiara
idea di organizzazione e lo sviluppo di progetti nel lungo periodo
senza l’ossessione per i risultati a
breve termine potrebbero essere
la chiave del successo.
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MERCATO La posa di fibra sfrutta delle condutture già presenti nel sottosuolo cittadino
A Torino la fibra di Vodafone, fino a 300 Mb/s
A Torino la connettività in fibra ottica a 300 Mbps per imprese, uffici pubblici e abitazioni
di Andrea ZUFFI
I
l capoluogo piemontese entra nel
novero delle città italiane abilitate
alla tecnologia di connettività FTTH
ultraveloce. Il Comune di Torino, con
una partnership che vede protagonisti
anche Metroweb e Vodafone, annuncia
l’arrivo in città del primo servizio a banda
ultra-larga da 300 Mbps con tecnologia
FTTH (Fiber to the home). A beneficiare
della fibra a velocità record, che fino a
ieri era disponibile soltanto a Milano e
Bologna, non saranno soltanto le imprese e la Pubblica Amministrazione, ma
anche 70.000 privati cittadini torinesi
che risiedono nei quartieri di Mirafiori
Nord, Santa Rita, Lingotto e Dante. Al
termine dei lavori, quando i chilometri di
fibra ottica dedicata complessivamente
posati saranno circa 200.000, saranno 335.000 le abitazioni connesse al
servizio ultra veloce in grado di offrire
MERCATO
MTV perde
la Musica
e diventa TV 8

Con una mossa non annunciata ma
prevedibile Sky ha trasformato il
suo canale 8 del digitale terrestre in
TV 8 (qui viene trasmessa l’Europa
League), abbandonando definitivamente la denominazione MTV 8
e ogni riferimento alla precedente
gestione di MTV. Non cambia
invece la programmazione. Anche
se non è ancora molto chiara e ben
definita la diversa personalità della
programmazione tra i canali Cielo e
TV 8, è probabile che anche le gare
di Moto GP (il calendario della gare
in diretta e in chiaro non è ancora
stato diffuso) possano andare sul
nuovo canale. Dal giorno 27 febbraio
poi Sky TG24 sarà visibile solo sul
canale 50 e ritornerà alla sua natura
di all news, mentre documentari,
film e approfondimenti dovrebbero
passare su Cielo.
torna al sommario
300 Mbps in download e 20 Mbps in
upload.
II risultato è stato raggiunto in meno di
un anno - i lavori erano iniziati a marzo
2015 - grazie alle sinergie tra Metroweb
e Iren, società torinese di servizi tecnologici che ha reso disponibili i condotti
già presenti nel sottosuolo per la distribuzione dei servizi di teleriscaldamento e illuminazione pubblica. In questo
modo gli scavi, e i relativi disagi per
i cittadini, sono stati ridotti del 50%,
secondo un modello a basso impatto
ambientale che starebbe per diventare
un accordo “quadro” per le altre città
italiane. Il caso di Torino, che va nella
direzione raccomandata dall’Agenda
Digitale Europea, è un esempio di partnership operosa tra enti che favorisce la
competitività e apre la strada allo sviluppo dei servizi più avanzati, non ultimo
quello dell’Internet delle Cose.
VAIO: accordo
con Toshiba
e Fujitsu?
VAIO, Toshiba e Fujitsu starebbero
per unire i propri sforzi per far nascere un gigante dei PC. Hidemi Moue,
AD di Japan Industrial Partners afferma che l’accordo dovrebbe arrivare
entro la fine di marzo. Come aveva
previsto Michael Dell, CEO dell’omonima compagnia, il mercato dei PC si
sta sempre più condensando attorno
a sole tre figure: HP, Dell e Lenovo. Lo
scorso settembre, l’AD della compagnia americana ha dichiarato che nel
giro di cinque anni, le tre principali
case costruttrici di PC occuperanno l’80% delle quote di mercato,
lasciando le briciole ai brand minori.
Il mercato sembra dargli ragione e in
quest’ottica che va contestualizzata
la mossa di VAIO, Toshiba e Fujitsu.
Al momento, l’unica speranza per i
brand minori di non recitare un ruolo
da comparsa, in un mercato che è
già in calo di per sé, sembra proprio
quello di allearsi tra loro.
MERCATO Pubblicato report Icecat sull’e-commerce nel 2015, italiano e internazionale
E-commerce in forte crescita: +69% nel 2015
+69% globale rispetto al 2014 e grossa crescita di prodotti tradizionali, come le lampadine
di Emanuele VILLA
C
ome ormai consuetudine, dedichiamo uno spazio alle rilevazioni
di Icecat, il servizio che standardizza milioni di schede tecniche di prodotto e le fornisce a migliaia di siti web di
e-commerce. Sulla base delle rilevazioni
periodiche, Icecat è in grado di fornire
informazioni interessanti sullo stato di
salute del canale e-commerce, delle
categorie di prodotto più gettonate, dei
marchi e dei trend in atto.
Parlando questa volta dell’intero 2015,
Icecat fa registrare un eccellente +69%
globale rispetto all’anno precedente (6,6
miliardi di schede scaricate), a dimostrazione del fatto che l’espansione del
canale online è tutt’altro che esaurita o
in rallentamento. Ma la cosa ancor più
interessante è che le ricerche e gli acquisti online stanno invadendo sempre
più categorie tradizionali di prodotto:
le lampadine sono gettonatissime e lo
sono anche gli smalti de L’Oreal Paris,
uno dei brand più interessanti di questo
periodo. A livello globale i brand in asso-
luto più popolari sono
HP, Philips e Lenovo,
tallonati a brevissima
distanza da Hewlett
Packard Enterprise,
mentre per quanto
concerne i rapporti di
crescita, il dato più significativo è quello di
Dell, seguita a breve
distanza da Philips.
Cresce anche il colosso Lenovo ma a un
passo meno deciso rispetto alle precedenti due. La classifica
internazionale non si discosta in modo
significativo da quella italiana, che vede
sempre al comando HP e Philips, seguite
questa volta da Hewlett Packard Enterprise che spodesta Lenovo della terza
posizione.
Molto interessante, infine, l’analisi sulle
categorie più richieste dal pubblico online: al primo posto abbiamo sempre i notebook, che oltre ad andare molto bene
in termini numerici, crescono anche in
modo significativo, seguiti dai PC e dalle workstation; anche l’Italia è dominata
dai notebook, ma in seconda posizione
compaiono le cartucce a inchiostro, assenti nella classifica globale. Da segnalare, poi, il tasso di crescita esponenziale
delle lampadine (anche quelle da auto),
degli smalti e degli accessori per la rasatura.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Il prof. Ciaramella (Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa) ci spiega come funziona COCONUT
Fibra a 1 Gbps nelle case con COCONUT
Grazie al progetto è possibile spingere le connessioni in fibra ottica a velocità incredibili
I vantaggi di questa tecnologia sono che è compatibile con le attuali reti e che costa poco
di Roberto PEZZALI
La società titolare
del noto web browser
sta per essere acquisita
da un consorzio cinese,
con l’OK del direttivo,
convinto della bontà di
un’azione che garantirà
il futuro dell’azienda
V
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elocità a 1 Gbps per tutti: non è un
sogno ma la promessa di COCONUT, un progetto europeo partito
nel 2012 coordinato dal team di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna
di Pisa. COCONUT, un nome facile da
ricordare ma denso di significato (vuol
dire COst-effective COhereNt Ultradense-Wdm-Pon for lambda To-the user
access), si pone l’ambizioso obiettivo di
migliorare l’efficienza della rete Internet
in fibra ottica per portare a casa delle
persone una connessione a banda Ultra
Larga con velocità di picco che permettono di scaricare un film in HD in pochi
secondi. Fantascienza? Non troppo,
perché il team guidato dal professor
Ernesto Ciaramella ha dimostrato il funzionamento di COCONUT pubblicamente a Pisa qualche giorno fa, sfruttando un
tratto della rete commerciale a fibra ottica della città messo a disposizione dalla
società Agestel. La prima cosa da tenere
bene a mente è che COCONUT funziona solo con le reti di tipo FTTH, ovvero
Fiber To The Home: la fibra deve infatti
raggiungere le abitazioni, non deve fermarsi in strada come avviene nel caso di
molte connessioni spacciate per “fibra”
dagli operatori TLC.
A spiegarci come funziona COCONUT
e perché la soluzione può davvero rivoluzionare la connettività nelle case degli
italiani, è lo stesso professor Ciaramella.
“Con COCONUT abbiamo realizzato un
sistema ‘coerente’ per l’accesso in fibra:
moltiplicando il numero di canali di trasmissione sulla stessa fibra (‘multiplare’
è il termine corretto) possiamo aumentare la velocità di trasmissione per un singolo utente oppure connettere alla rete
in fibra utenti che sono più lontano dalla
centrale. È una questione di sensibilità:
torna al sommario
I cinesi
all’assalto
di Opera
con un’offerta da
1,2 mld di dollari
di Dario RONZONI
con la soluzione da noi trovata il modem
ha bisogno di minore potenza e questo
ci permette di essere più flessibili”.
Per capire meglio come funziona la soluzione il professor Ciaramella paragona a
una torta i dati inviati dalla centrale alle
abitazioni: “Pensate alla trasmissione
in fibra come a una torta: i dati spediti
arrivano a una centralina in strada che,
con un splitter, divide questa torta in più
pezzi. Trattandosi di una fibra tuttavia
non vengono fatte delle ‘fette’, ma una
copia esatta della torta: ogni abitazione
viene raggiunta dai dati destinati a tutti
gli utenti, dati che verranno poi scartati. COCONUT risolve questo problema:
con la soluzione ‘ultradense’ si inseriscono nella fibra tanti canali e il modem
di ciascun utente selezionerà solo il canale che gli interessa. Il principio è simile a quello di una radio”.
Ad oggi nel mondo esistono già soluzioni simili, ma il vantaggio offerto dalla
soluzione sperimentata in Italia è la compatibilità con le attuali reti e con i costi.
“Gli operatori non vogliono intervenire
sulle centraline in strada” – ci dice il
professore – “non si possono mettere
negli armadi apparecchiature delicate
e soprattutto nessuno ha intenzione
di andare a toccare apparati che sono
già stati installati e verificati. La nostra
soluzione prevede solo un apparato da
installare in centrale e ovviamente un
modem a casa degli utenti. E questo
modem è il punto chiave: abbiamo fatto una stima e i componenti necessari
per adeguare i modem non sono assolutamente costosi. Altre soluzioni simili
prevedono un investimento ingente per
i consumatori con modem molto costosi,
nel nostro caso non è così: siamo stati i
primi che a dimostrare che si può fare
una rete con velocità da capogiro usando componenti a basso costo”.
La palla passa ora agli operatori: British
Telecom, Ericsson AB e Alcatel-Lucent
35Lab sono alcune delle aziende che
hanno partecipato al progetto e hanno
investito insieme all’Unione Europea in
COCONUT I risultati ci sono, la tecnologia è alla portata e i costi non sono neppure elevati: servono solo operatori che
credono nella rete in fibra FTTH e che
vogliono offrire ai loro clienti velocità da
record.
È arrivata la conferma da parte di
Opera dell’offerta d’acquisto ricevuta da un consorzio di compagnie Internet cinesi, intenzionate
a rilevare interamente la società
norvegese per la cifra di 1,2 miliardi di dollari. L’offerta di Kunlun
e Qihoo 360, appoggiate dai fondi di investimento Golden Brick
e Yonglian, è stata accettata dal
board di Opera, che vede nell’acquisizione una scelta strategica
di grande importanza per il futuro
della società e dei suoi progetti.
Opera è nota principalmente per il
suo browser, che ebbe un discreto
successo sui primi dispositivi mobile, grazie alla sua leggerezza,
ma che oggi stenta a mantenere
una quota di mercato significativa,
schiacciato dagli ingombranti giganti del settore.
Nel corso degli anni, l’azienda
ha diversificato il proprio operato, focalizzandosi sui sistemi di
compressione e sull’advertising.
In prospettiva, è proprio la compressione video il focus maggiore
di Opera, specie in un mercato
mobile dove la riproduzione dei
filmati online rimane tuttora l’azione più dispendiosa in termini di
traffico dati per gli utenti.
Attese nuove dichiarazioni ufficiali
nei prossimi giorni, quando la proposta d’acquisto verrà sottoposta
in dettaglio agli azionisti.
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24 FEBBRAIO 2016
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TV E VIDEO Sony presenta ufficilamente la sua gamma di TV HDR: nuovo design e un’inedita soluzione per il local dimming
Sony Bravia 2016: ecco i dati e i prezzi dei nuovi TV
Il contrasto è ottimo e lo spessore davvero ridotto. Migliorata anche la “user experience”: Android TV ora è più reattivo
di Roberto PEZZALI
ony Italia ha presentato la nuova line-up di TV
Bravia per il 2016. Parola d’ordine, e non stupisce,
HDR: Sony sale sul trenino della dinamica e si siede in prima classe da sola, perché decide stranamente
di correre questa gara con un suo logo, presentato già
a Las Vegas, 4K HDR. Una scelta insolita ma sensata: Sony ritiene che il logo Ultra HD Premium non sia
adeguato a comunicare nel migliore dei modi la nuova
tecnologia, perché manca la parola “HDR” e perché la
presenza della parola “Premium” fa sembrare l’HDR
una tecnologia non alla portata di tutti. In ogni caso,
ed è bene chiarirlo subito, le serie XD94 e XD93 del
2016 soddisfano a pieno i requisiti del bollino Ultra HD
Premium, sia in termini di luminosità dello schermo (oltre 1000 nits), sia in termini di formati HDR accettati.
i miglioramenti della nuova gamma toccando i tre punti
che caratterizzano ogni televisore: qualità d’immagine,
design e user experience. Due le novità grosse dal
punto di vista della qualità: allo stesso identico processore X1 dello scorso anno sono stati riscritti parte degli
algoritmi di gestione del colore e della maschera di
contrasto mentre per la retroilluminazione è stata provata una soluzione totalmente innovativa che prende il
nome di Slim Backlight Drive. Sony già lo scorso anno
aveva lanciato sul mercato la TV LED più sottile al mondo, l’X90C, quest’anno va oltre e cerca di tenere uno
spessore ridottissimo migliorando però in modo netto
resa visiva e livello del nero. Lo fa sostituendo la classica retroilluminazione edge led con una doppia illuminazione edge LED, due file di LED con due filtri diffusori
che lavorando in modo incrociato (simile alla battaglia
navale) riescono a creare zone di luce e ombre molto
più precise mitigando l’effetto “blooming”, ovvero l’alone attorno alle aree di forte contrasto.
Abbiamo visto all’opera lo Slim Backlight Drive e dobbiamo dire che rispetto al modello dello scorso anno
il miglioramento è netto: il nuovo modello sembra di
almeno 3 generazioni più avanzato come contrasto e
livello del nero. Questo ovviamente ha un impatto sullo
spessore del solo pannello, che è leggermente superiore, ma nonostante questo il TV appeso a parete (la
S

Doppio Edge LED: miglior controllo sulle zone
torna al sommario
staffa è in dotazione) riesce ad essere nel complesso
più “attaccato” al muro del modello precedente.
Sotto il profilo del design si può apprezzare una maggiore coerenza su tutta la line up, con modelli di fascia
media e di fascia alta molto simili nel look & feel anche
se, analizzando poi i dettagli, si riescono comunque a
percepire le differenze costruttive che giustificano il
costo più elevato dei top di gamma. Sony ha curato in
particolare la cornice, molto sottile e con una piccola
venatura color champagne sul lato e il retro, con le viti
che vengono abilmente nascosti alla vista e i cavi celati
e organizzati dietro paratie plastiche removibili.
Una nota infine per la parte “user experience”: oltre ad
un nuovo telecomando e arrivano anche una serie di
migliorie per quanto riguarda Android TV, più veloce
e reattivo e con una Content Bar rivisita e migliorata.
Sony anche sulla gamma 2016 partirà con Android TV
versione 5.0 Lollipop, ma l’upgrade a Marshmallow è
comunque previsto. Per quanto riguarda i modelli che
arriveranno nella prima parte dell’anno dotati di HDR
troviamo la serie XD85 (che rimpiazza la X85C), disponibile nei tagli da 55”, 65”, 75” e 85”, la serie SD85 che
rimpiazza la S85C, disponibile nei tagli da 55” e 65” e
dotata di design curvo, e i due modelli top di gamma
XD93 e XD94. Il primo sostituisce la X93C e la X90C,
sarà disponibile nei tagli da 55” e 65” e sarà il modello
dotato di Slim BackLight Drive, mentre l’XD94 sostituirà l’X94C e l’X91C e sarà disponibile solo nel taglio da
75”. Quest’ultimo sarà anche l’unico modello con retroilluminazione Full LED local dimming. Sony nel corso
dell’anno dovrebbe comunque ampliare ulteriormente
la gamma introducendo nuovi modelli, probabilmente
nella seconda metà del 2016 dopo l’IFA di Berlino.
Sony ci ha comunicato anche i prezzi suggeriti al
pubblico della nuova gamma, I TV, che saranno commercializzati a partire da fine marzo / inizio aprile, partiranno da 369 euro per il piccolo 32” DL32RD433 e
arriveranno a 4999 euro per il 75” XD8505. I prezzi
forse più attesi erano quella della serie XD93, TV dotati di doppio backelight edge LED e design ultraslim:
il KD55XD9305 costerà 2499 euro, il KD65XD9305
3499 euro. Più economica la serie XD85: per il 55”
serviranno 1799 euro, per il 65” 2799 euro. Tra gli
altri prezzi segnaliamo i 699 euro chiesti per il 48”
KDL48WD653 e i 549 euro che servono per il 40” della
stessa serie.
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24 FEBBRAIO 2016
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TV E VIDEO Samsung ha presentato la gamma di TV per il 2016, spuntano tanti modelli SUHD
Samsung, ecco i modelli SUHD per l’Italia
Tra i TV di fascia alta per l’Europa anche due serie piatte, per offrire la possibilità di scelta
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di Roberto PEZZALI
ra poco la nuova gamma Samsung
di TV per il 2016 sarà nei negozi.
L’abbiamo vista a Las Vegas, ma
come sempre i modelli che arriveranno in
Europa e in Italia non saranno gli stessi
che abbiamo visto in fiera al CES, anzi,
può capitare che con la stessa sigla ci si
riferisca a due prodotti con caratteristiche diverse nei due continenti. Samsung
quest’anno punterà molto l’attenzione
sulla gamma SUHD, i modelli di fascia
alta dotati di pannello LED Quantum Dot
capace di gestire una elevata luminosità
e segnali HDR. Se negli anni scorsi tuttavia chi voleva prendere un top di gamma
come l’ottimo JS9500 doveva per forza
di cose portare a casa un modello curvo,
e non a tutti questa soluzione piace, quest’anno gli utenti saranno abbastanza liberi di scegliere e potranno avere dei top
anche in versione totalmente flat.
Ma andiamo con ordine, partendo dai
modelli di fascia altissima: KS9500 e
KS9800 saranno l’oggetto del desiderio
di tutti coloro che pretendono il massi-
mo. Entrambi curvi, questi TV avranno
un pannello Full LED Local Dimming con
copertura dello spazio colore DCI-P3 del
96%, filtro Quantum Dot, risoluzione 4K e
luminosità superiore ai 1000 nits. (1250).
Samsung non risparmia i superlativi per
le sue tecnologie: se lo scorso anno si
parlava di Ultimate Dimming, quest’anno
siamo addirittura al “Supreme Dimming”
con “Supreme Motion”. Sotto il profilo
tecnologico siamo davanti allo stesso
TV nonostante le sigle differenti, con il
KS9800 che sarà disponibile solo nella
versione da 88” e il KS9500 disponibile
nei tagli da 75” e 65” tutti curvi. Questo
sarà il “reference model”, calibrato di fabbrica pezzo per pezzo per garantire un
Delta E < 1 e probabilmente con un prezzo non proprio popolare, considerando
che il costo lo scorso anno dell’eccellente JS9500 da 65”. La serie top di fascia
però più popolare partirà dalla KS9000
e dalla KS8000, il primo curvo il secondo piatto. Anche per questi TV troviamo
HDR 1000, Quantum Dot, Supreme UHD
Dimming e tutte le altre tecnologie usa-
te sui top di gamma fatta eccezione per
la retroilluminazione Full LED che viene
sostituita da quella Edge LED. In questo caso ci saranno il 49”, il 55”, il 65”
e il 75”/78” a seconda della serie. Tutti
questi modelli avranno anche un doppio
tuner. Chi vuole infine risparmiare ancora
qualcosa rinunciando ad esempio ai due
tuner e a qualche tecnologia raffinata (il
dimming perde l’aggettivo “Supreme”)
potrà guardare a KS7000 e KS7500,
uno piatto e uno curvo. Il primo, disponibile nei tagli 49”, 55” e 60” sarà l’entry
level flat della serie UHD HDR, mentre
il secondo avrà tra i taglia anche un piccolo 43” che rappresenta il modello più
compatto della gamma HDR. In totale
ci saranno quindi ben 7 modelli piatti, e
come avevamo già annunciato l’intera
gamma sarà priva di funzione 3D. Difficile
che Samsung decida di fare retromarcia
anche sul curvo, ma almeno quest’anno
gli utenti possono scegliere. Peccato per
il modello da sogno: ci sarebbe piaciuto
vederlo anche in versione flat e con un
taglio di schermo più piccolo di 65”.
ENTERTAINMENT Un gruppo di fan ha investito tempo e soldi per restaurare una pellicola del 1977
Star Wars: in rete una versione originale restaurata
I colori non sono perfetti, ma finalmente il comandante Han Solo spara per primo a Mos Eisley
di Michele LEPORI
eam Negative 1, è questo il nome
di un gruppo di fan che ha portao
a termine un lavoro incradibile: il
restauro da una pellicola originale del
1977 di Star Wars Episode IV. Storia e
tecnica, senza dimenticare i sentimenti:
ecco i tasti che va a toccare il grande lavoro di TN1. Del primo è interessante notare
come tutto l’immenso (e dispendiosissimo!) lavoro sia nato su una pellicola originale 35mm, recuperata non si sa bene
come, e soprattutto in condizioni tali da
essere rimessa quasi a nuovo: fu la stessa

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torna al sommario
Lucasfilm a dichiarare “permanentemente
alterati” i negativi originali a seguito delle
lavorazioni per le edizioni successive.
Il lavoro finito presenta quindi un take
unico della pellicola: via gli effetti in CG,
via le scene extra e soprattutto, è Han
Solo a sparare per Primo a Mos Eisley e
non Greedo. Giustizia è fatta, almeno per
quanto riguarda i fan della prima ora che
non ne hanno mai voluto sapere delle
modifiche apportate da Lucas: la nostalgia è una canaglia che porta ad apprezzare quasi più i difetti che i pregi, e non v’è
dubbio che i primi sbaraglino nettamente
i secondi.
“È lo stesso discorso che divide i fan del
CD e del vinile”, hanno dichiarato i ragazzi
di TN1. “… gli under 30 vorranno sempre
la versione pulita, digitale e decisamente
più bella, gli appassionati anziani invece
apprezzeranno questo risultato”.
Adesso
la radio DAB
ha dentro
anche Spotify
La nuova Evoke F3
di Pure è una radio DAB
con Bluetooth e Wi-Fi
È già pronta
per lo streaming
di Spotify Connect
Si può controllare
dall’applicazione
di Spotify, da quella
dedicata di Pure
e dal telecomando
di Roberto FAGGIANO
Di questi tempi produrre una
semplice radio può sembrare limitativo, quindi Pure ha arricchito
la nuova Evoke F3 (200 euro) di
molti altri contenuti. Come tradizione per il marchio si parte dalla
radio DAB+ con 30 preselezioni, poi c’è la classica radio FM, il
Bluetooth per riprodurre musica
dal proprio smartphone e infine il
collegamento Wi-Fi alla rete che
apre le porte alle radio internet e
a Spotify Connect. Per il controllo
della radio si può operare direttamente dall’applicazione di Spotify
oppure utilizzare l’app Pure Select
che permette di accedere anche
alle radio web già catalogate da
Pure. Se non bastasse c’è anche il
telecomando in dotazione.
Sulla radio troviamo un ampio display a colori per illustrare le copertine dei brani musicali e i loghi
delle radio oltre alle informazioni
fornite dalle radio DAB+; dal punto
di vista tecnico la Evoke F3 monta
un altoparlante larga banda da circa 9 cm pilotato da un amplificatore da 5 watt, è possibile collegare
una sorgente ausiliare e prelevare
il segnale di linea verso un sistema hi-fi esterno. L’alimentazione è
solo da rete elettrica.
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24 FEBBRAIO 2016
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TV E VIDEO Nei modelli di TV del prossimo anno sparirà progressivamente la funzione 3D
Il 3D è morto. Sembrava il futuro della TV
Eppure fino a 3 anni fa il 3D sembrava qualcosa di cui proprio non si poteva fare a meno
di Roberto PEZZALI
I
l 3D è morto, inutile girarci attorno.
Ad affondare il coltello nella piaga
è il sito coreano ETNews che riporta come i principali produttori di TV, LG
e Samsung, stiano progressivamente
tirando i remi in barca. Ci eravamo sbagliati, tutti. Si erano sbagliati i produttori
che lo avevano dipinto come funzionalità indispensabile per ogni TV, contagiati
dalla febbre per Avatar e ci eravamo
sbagliati noi, che pur restando scettici
di fronte al 3D pensavamo che restasse
nei TV come “feature” usata molto raramente. Invece no: fare un TV 3D costa, e nell’ottica di risparmio i produttori
hanno deciso di eliminare la funzione
3D dalle serie di fascia media e mediobassa. Samsung non ordinerà più ai
fornitori occhialini attivi: probabilmente
la funzione resterà presente sui top di
gamma (con occhiali in dotazione), ma
per gli altri modelli o verrà tolto il 3D o
non verranno inclusi gli occhiali nella
confezione di vendita. Situazione analoga in casa LG: ETNews parla di un taglio
dei modelli 3D, con la funzione che sarà
presente solo sul 20% della gamma rispetto al 40% dello scorso anno, ma LG
Il ministro giapponese
degli affari interni e
delle telecomunicazioni
alza il tiro: il Giappone
avrà entro il 2018
dai 19 ai 22 canali 4K
È l’antipasto per l’8K
che arriverà nel 2020
Italia ci dà una previsione leggermente
diversa, con il 3D presente su quasi tutti
gli OLED e sui modelli Ultra HD di fascia
alta. Non esisteranno più TV 3D Full HD,
e anche per la fascia entry Ultra HD il 3D
resterà un ricordo del passato.
Facile dire cosa non ha funzionato: chi
punta il dito sulla necessità di indossare gli occhiali non dice la verità, perché
se così fosse tutti coloro che stanno
investendo sul VR dovrebbero preoccuparsi seriamente. Ad ammazzare il 3D è
stata la mancanza di contenuti: funziona al cinema, funziona poco a casa su
uno schermo piccolo. Pochi hanno poi
investito nella creazione di contenuti
originali in 3D: nella maggior parte dei
casi ci siamo trovati davanti a conversioni fatte neppure troppo bene, e i tanto sbandierati eventi live in 3D si sono
ridotti ad una manciata, per di più con
sapore di sperimentazione. Il mondo
dello streaming ha rifiutato il 3D, lo stesso standard Blu-ray Ultra HD ha rifiutato
il 3D che non è incluso nelle specifiche;
in tutto il mondo i canali 3D sono nati e
morti dopo pochi mesi, e solo Sky Italia
resiste con un canale tutto in 3D, chissà
ancora per quanto.
La morte del 3D la piangeranno probabilmente in pochi, ma anche chi sorride
dovrebbe comunque fare una riflessione: mai scegliere un prodotto in base
alle mode passeggere.
TV E VIDEO L’era dell’Ultra HD Blu-ray sta per cominciare anche nel Vecchio Continente
Blu-ray Ultra HD Samsung in Italia a marzo
Sarà in vendita con una copia di The Martian al prezzo di 399 euro (ancora da confermare)
di Emanuele VILLA
opo l’inizio (negli Stati Uniti) dell’era dell’Ultra HD Blu-ray, arriva
l’annunco della commercializzazione anche nel nostro Paese del
player player Samsung UBD-K8500. Il
lettore sarà disponibile in Italia a partire da marzo e - anche da noi - verrà
venduto con una copia di The Martian
abbinata, di modo tale da poter testare immediatamente la qualità del nuovo formato.
Il prezzo dovrebbe essere di 399 euro,
ma per quello attendiamo conferme:
considerando che in America lo stesso player è venduto a 400 dollari,
l’ipotesi è più che probabile.
Rimandando alla news precedente per i dettagli, ricordiamo che il

D
torna al sommario
Il Giappone
ci umilia
Nel 2018
20 canali 4K
player Samsung è sì compatibile con
gli Ultra HD Blu-ray ma anche con i
Blu-ray “standard”, con i DVD Video
e i CD, è dotato di connettività wi-fi e
diverse app di streaming video quali
gli onnipresenti Netflix e YouTube, oltre alla funzionalità di upscaling a 4K.
Pronti per un nuovo inizio?
di Roberto PEZZALI
Mentre l’Italia conta sulle dita delle mani i canali in alta definizione,
il Giappone si prepara al grande
salto verso il 4K, punto di passaggio intermedio verso l’8K che arriverà nel 2020. Lo ha affermato il
ministro delle telecomunicazioni,
confermando i piani di sviluppo
verso la TV 4K con 19/22 canali attivi entro il 2018. Alcuni broadcaster giapponesi già trasmettono
in Ultra HD, ma il Giappone vuole
assicurarsi che il percorso verso il
2020, data delle Olimpiadi di Tokyo, scorra liscio e senza intoppi.
Uno di questi canali, affiancato
anche da un canale in 8K che inizierà a trasmettere nel 2018, sarà
gestito dalla TV pubblica giapponese NHK, mentre per gli altri si
farà affidamento su broadcaster
commerciali e pay TV. Entro la
fine dell’anno, più precisamente in
autunno, gli operatori giapponesi
saranno tenuti a rendere pubblici i
loro piani tecnologici indicando la
volontà di trasmettere in 4K e le
eventuali tempistiche per l’inizio
delle trasmissioni. Chi non vorrà passare al 4K dovrà fornire le
spiegazioni e le motivazioni della
sua scelta. Il ministro annuncia
anche l’arrivo di un canale sperimentale in 8K per la visione delle
Olimpiadi di Rio che sarà attivo
prima dell’estate.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
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ENTERTAINMENT Gina Nieri (Mediaset) contraria a liberare le frequenze TV per lanciare il 5G
Mediaset non vuole liberare le frequenze TV
“Servono altri 15 anni”, dice il membro del CDA. Ma l’Europa non è disposta a rimandare
M
di Roberto PEZZALI
ediaset non sorride di fronte alla
decisione dell’Unione Europea
di anticipare al 2020 la scadenza per liberare la banda TV da destinare al 5G.
Gina Nieri, consigliere del CDA di Mediaset, ha infatti dichiarato che “la proposta
della Commissione Europea è un favore
alle telecomunicazioni e incarna i peggiori timori di Mediaset”. Mediaset si scaglia contro l’assenza totale di flessibilità:
secondo infatti il rapporto Lamy fino al
2030 non sarebbero state previste modifiche alla banda sub 700. “Non si capisce cosa abbia portato la Commissione a
cambiare quello che era stato discusso a
accettato da tutti nel precedente rapporto – afferma infatti la manager”. Quella di
Mediaset è solo la voce più potente di un
coro di protesta che si sta sollevando da
parte di tutti i broadcaster, e ad essere
stupita della cosa è la stessa Unione Eu-
Netflix ha abilitato
su alcuni terminali la
modalità di risparmio
dati: si consuma un
terzo della banda
Lo abbiamo provato
su un Galaxy S6 Edge
di Roberto PEZZALI
ropea che non capisce per quale motivo
Mediaset debba essere contraria ad una
norma che permetterà ai broadcaster di
stare al passo con il futuro. “La tecnologia non può aspettare, e i primi beneficiari del 5G sono proprio i broadcaster
che potranno trasmettere contenuti in
streaming con questa tecnologia. Non
si capisce perché vogliano aspettare
altri 10 anni.” Della stessa linea anche il
membro del parlamento europeo Gunnar Hökmark: “Sappiamo tutti che l’Italia
è tra tutti i Paesi quella più dipendente
dal digitale terrestre, ma il benessere
dell’Italia dipende da quanto resterà al
passo con gli altri Paesi e con le tecnologie più attuali. Se c’è un problema è
meglio risolverlo subito anziché aspettare all’ultimo momento”. Mediaset è avvisata, non si torna indietro.
TV E VIDEO Samsung lancia Serif TV, una gamma di televisori con forme e colori d’altri tempi
Il TV Samsung dal look rétro arriva in Italia
La fonte di ispirazione è proprio la “I” maiuscola del font Serif. Prezzi a partire da 699 euro
di Giulio MINOTTI
P

resentata a settembre in occasione
del London Design Festival, la nuova serie di TV Samsung è composta
da tre modelli dall’inusuale look rétro che
prendono il nome e le forme dal carattere
“I” con grazie (in inglese serif). Il profilo dei
nuovi televisori ricorda, infatti, la sagoma
di una “I” maiuscola, con la parte superiore del corpo che si allarga a formare
una superficie simile ad una mensola,
mentre la parte inferiore funge da base di
appoggio. L’impiego delle piccole gambe
aggiuntive consente, inoltre, un utilizzo
stand-alone del televisore che può essere spostato e posizionato ovunque. È
presente anche un pannello in tessuto sul
lato posteriore delle TV, in modo da occultare tutti connettori, preservando il fascino antico dei televisori. Oltre a un’estetica
decisamente fuori dal comune, le Serif
presentano anche un’interfaccia ridisegnata con l’aggiunta della modalità “sipario” che copre l’immagine sullo schermo
con un particolare effetto grafico. Grazie
torna al sommario
Con il risparmio
dati Netflix
su rete 3G/ LTE
consuma meno
ad essa gli utenti possono accedere a
vari servizi come orologio, applicazioni
e galleria delle immagini e trasformare la
TV in un sistema audio bluetooth.
Anche il telecomando è stato rinnovato
con un design estremamente pulito che
include solo i comandi fondamentali.
Questa nuova famiglia è composta da tre
modelli: Serif TV (1499€) e Serif TV Medium (999€), disponibili nei colori Bianco
e Blu scuro, e la versione Serif TV Mini
(699€) nelle colorazioni Bianco e Rosso.
Il primo utilizza un pannello UltraHD da
40” , sul modello intermedio è montato,
invece, un Full HD da 32” , seguito dal 24”
HD nella versione Mini che non prevede
la base di appoggio a quattro gambe. TV
con retroilluminazione Micro dimming nei
modelli più grandi con un pannello Ultra
Clear e tecnologia Purcolour sulla versione da 40 pollici.
Frutto della collaborazione voluta da
Kang Yun Je, Senior Vice President di
Samsung con i famosi designer Ronan
e Erwan Bouroullec, la nuova serie di TV
sarà ufficialmente disponibile sul mercato
italiano a partire da marzo ed in pre-ordine sul Samsung Shop dal 18 febbraio.
Netflix sta abilitando sui alcuni
smartphone una particolare funzione di risparmio dati in grado
di ridurre in modo considerevole
la banda consumata quando con
connessione 3G o LTE. Ce ne siamo accorti guardando Netflix su
un Galaxy S6 Edge: nell’interfaccia del classico player è comparsa
anche una piccola icona che attiva questa modalità di risparmio
facoltativa. Quanto si risparmia?
Quasi due terzi di banda, almeno
dal breve test che abbiamo fatto:
2 minuti di una serie TV senza la
modalità risparmio si mangiano
57 MB, con la modalità attivata gli
stessi 2 minuti solo 20 MB. Sono
ovviamente valori da prendere
con cautela, anche perché c’è
da considerare il buffer in background, che consuma comunque
dati. Per dare una indicazione di
massima, la stessa clip sull’iPhone
consuma 45 MB senza la possibilità di ridurre il consumo dei dati.
Non abbiamo idea di quali siano
gli smartphone con questa funzionalità attivata.
Update: Netflix ci conferma che è
una funzione sperimentale non visibile a tutti e che questa feature
potrebbe anche non entrerà mai
a far parte di Netflix. Tutto dipenderà dai risultati del test. Al momento questa funzione è attiva
solo su alcuni device Android, nel
caso di riscontri positivi, sarà implementata anche su altri device.
P5 Wireless.
Abbiamo eliminato
il cavo ma il suono
è rimasto lo stesso.
P5 Bluethooth, musica in mobilità
senza compromessi con 17 ore di
autonomia e ricarica veloce per
performance allo stato dell'arte. La
solita qualità e cura nei materiali di
Bowers & Wilkins adesso senza fili
grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.
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n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE LG presenta a Barcellona il G5: è bellissimo, potente e ha una gamma di accessori per espandere le sue funzioni
Rivoluzione LG G5: design modulare espandibile
La batteria si inserisce in uno slot sul fondo che può ospitare anche accessori, come un DAC di elevata prodotto da B&O
di Roberto PEZZALI
i riesce ancora, nel 2016, a realizzare uno
smartphone che stupisce? Quando ormai tutti
sono convinti che realizzare qualcosa di diverso e innovativo sia davvero difficile, LG prova a
cambiare le carte in tavola spingendo fortissimo
sull’acceleratore. Il nuovo G5, che LG ha presentato
a Barcellona, è una ventata di aria fresca in un panorama che da qualche anno ormai lotta solo con i
numeri della scheda tecnica, aumentando RAM, GHz
del processore e Mpixel della fotocamera senza però
portare innovazioni tangibili. Il G5 non è il G4, e non
è nemmeno una rivisitazione del G4: è un prodotto
tutto nuovo che apre le porte verso quello che LG
chiama “PlayGround”, un parco di divertimenti dove
il G5 è solo una delle attrazioni con cui giocare. G5 è
lo smartphone, ma quello che rende G5 unico sono
i suoi amici, gli LG Friends, accessori dedicati allo
smartphone che estendono la sua esperienza rendendola unica con funzioni come la ripresa a 360°, la
realtà virtuale e il controllo dei droni.
Partiamo però dal G5, perché la carne sul fuoco è
davvero tanta: il nuovo smartphone riesce a soddisfare due punti che mai finora sono andati d’accordo:
design in alluminio unibody e batteria removibile. LG
ha raggiunto questo obiettivo con un nuovo design
modulare, dove la batteria si inserisce in uno slot sul
fondo insieme ad uno slot che può ospitare anche
accessori come un grip per la fotocamera e un DAC
di elevata qualità prodotto da B&O.
Disponibile in quattro finiture cromatiche, tra le quali
troviamo anche Gold e Pink, LG G5 è un concentrato
di tecnologia e innovazione: all’interno troviamo un
processore Snapdragon 820 con 4 GB di RAM, 32
GB di memoria storage espandibile fino a 2 TB tramite microSD e uno schermo da 5.3” QuadHD IPS
dotato della funzionalità Always On. Una porzione
di schermo, infatti, resta accesa per poter fornire
sempre informazioni utili come orario e notifiche,
con un consumo di batteria decisamente ridotto,
pari allo 0.8% di batteria per ogni ora. Batteria che,
come abbiamo detto, è removibile e ha una capacità
di 2800 mAh. LG rivoluziona anche il reparto fotocamera: il modulo anteriore da 8 Mpixel è affiancata
da una doppia fotocamera posteriore da 16 Mpixel /
8 Mpixel, quest’ultima in grado di scattare con una

S
torna al sommario
apertura grandangolare da 135° circa di apertura.
LG G5 è dotato infine di connettore USB Type C con
QuickCharge 3, codec Dolby Digital Plus e codec
aptX HD per lo streaming bluetooth loseless. Se tutto
questo non fosse sufficiente LG ha preparato anche
due moduli extra per il suo smartphone “modulare”:
LG Cam Plus è un rig aggiuntivo per la modalità foto,
con un tasto dedicato per i video e uno per le foto,
una ghiera per regolare lo zoom e una batteria addizionale da 1200 mAh, mentre LG HiFi Plus è un DAC
aggiuntivo B&O da 32 bit e 384KHz per migliorare
l’ascolto in cuffia.
Una buona idea, ma va detto che questi moduli non
sono “hot-swappable” e possono essere cambiati
solo a telefono spento perché va staccata anche la
batteria. Nel parco giochi di LG non potevano mancare una serie di amici per divertirsi con il G5: LG Friends è una gamma di accessori abbinabili al G5 in modo
facile e immediato (solo 3 passaggi) capaci di aggiungere esperienze e modalità d’uso allo smartphone.
LG 360 Cam, ad esempio, è una piccola videocamera
esterna capace di riprendere e scattare fotografie a
360° grazie a due sensori da 13 megapixel montati
sui due lati. LG 360 CAM ha 4 GB di memoria interna,
1200 mAh di batteria e può condividere i file su Youtube e Streetview. LG 360 VR è invece il visore per
la realtà virtuale dedicato: lo smartphone si collega al
visore con un cavo (non va inserito come sul GearVR)
e offre una immagine con una definizione di 639 ppi.
Curioso anche LG Rolling Bot, un piccolo drone a palla che può pattugliare la casa grazie alla videocamera da 8 megapixel, controllare dispositivi IR e volendo
giocare con cani e gatti grazie ad un Pet Care Mode
che disegna figure con un laser.
Con LG Playground l’azienda coreana va a toccare
e unire sotto una famiglia tutte le nuove emergenti
tecnologie, dalla realtà virtuale ai robot per passare
ai droni: grazie alla collaborazione con Parrot tra i
Friends LG è possibile trovare anche un Drone Controller per gestire un drone in modo facile e immediato. Restiamo in attesa di conoscere prezzi e data di
arrivo sul mercato.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Abbiamo “giocato” per un po’ di tempo con il nuovo LG G5, uno smartphone che porta con sé importanti novità
LG G5, bello e divertente: le nostre impressioni
G5 dimostra che la corsa al telefono migliore non è ancora finita. La chiave è rendere lo smartphone ancora più divertente
di Gianfranco GIARDINA
G tira la testa fuori dalla sabbia e dice chiaro quello che in molti pensano: nelle ultime stagioni non
si sono visti più smartphone capaci di scatenare
un effetto “wow”. D’altronde abbiamo già visto tutto,
tra potenze incredibili, sensori ovunque, display addirittura 4k e così via. Insomma, alla fine i problemi
delle persone restano quelli “semplici” ma di difficile
soluzione, primo fra tutti quello della batteria.
LG, con il lancio del nuovo G5, ritiene ripensato allo
smartphone con un occhio nuovo, cercando di trovare soluzioni innovative e nuovi impieghi tali da far tornare l’entusiasmo agli utenti. Abbiamo avuto l’opportunità di un primo contatto con questo nuovo telefono
e con l’ecosistema dei suoi accessori, i “friends” come
li chiama LG, che sono parte integrante della nuova
visione di LG incentrata molto sull’intrattenimento e
sul divertimento nell’utilizzo dello smartphone.
Nel nostro video la recensione completa con le nostre
prime impressioni.
L
video
lab
MWC 2016 - LG G5
Il vetro sul frontale è leggermente curvato ai bordi: beninteso, nulla che assomigli al Samsung S7 Edge, visto
che il display è perfettamente planare. Semplicemente
(come visto anche sul nuovo S7) la linea del vetro è
raccordata con quella del metallo per un’impugnatura
meno “spigolosa” e una maggiore seduzione delle
forme. La novità forse più interessante è anche molto
semplice: fino a oggi si è detto che il prezzo da pagare per avere una scocca unibody era l’impossibilità di
avere la batteria removibile e quindi sostituibile facilmente quando esaurita. LG, grazie al fondello rimovibile e all’innesto a cassetto ha risolto brillantemente
il problema.
La batteria, poi, si stacca dal fondello e può essere facilmente sostituita.
Le nostre prime impressioni
Il nuovo design mette d’accordo
“unibody” e batteria removibile
Partiamo dal design e dalle prime impressioni al tocco: si tratta di un bel telaio unibody (o quasi) in metallo dal feeling interessante. Le finiture disponibili sono
quattro: oltre ai due grigi e l’oro, si è affiancato anche
l’ormai ricorrente “rose gold” dal gusto - crediamo - più
femminile e probabilmente poco italiano.
In realtà, la soluzione non si presta solo per la sostituzione delle batterie ma anche per permettere una certa
configurabilità del telefono, con l’inserimento di alcuni
accessori. Accessori che LG chiama “G5 Friends”, amici
del G5. E in effetti, con queste “aggiunte” (che raccontiamo oltre), il G5 potrebbe veramente essere “diverso”
dagli altri smartphone, fin troppo omologati.
Le notifiche sono sempre visibili

Un altra cosa si nota immediatamente se si guarda il
G5 in stand-by: l’ora e le notifiche sono sempre visibili
sullo schermo, che di fatto non si spegne mai.
In realtà questo è vero solo per una piccola parte dello
schermo, in cui si accende la retroilluminazione LED
edge, tra l’altro a luminosità ridotta. Il risultato è comunque buono: le notifiche si leggono e - almeno a sentire
LG - il consumo correlato a questa funzione (che può
ovviamente essere disattivata) è molto basso: circa lo
torna al sommario
0,8% di batteria per ogni ora di funzionamento. Questo
vuol dire che in 12 ore, una normale giornata di attività, lo smartphone “perde” circa il 10% della carica per
visualizzare sempre le notifiche; in cambio permette di
evitare le accensioni inutili. Secondo una ricerca di LG,
l’utente medio accende lo smartphone anche 180 volte
al giorno in cerca di eventuali notifiche; potendo evitare le accensioni inutili, si presume che il risparmio di
energia ripaghi ampiamente il consumo delle notifiche
sempre attive. Crediamo che questa strada (intrapresa
poi anche da Samsung con l’S7, presentato poche ore
dopo) diventerà probabilmente una funzione molto frequente nei prossimi modelli.
La fotocamera è super-versatile
Invece dello zoom, ce ne sono due!
Un altra novità riguarda la fotocamera: basta guardare
sul retro del telefono e se ne vedono due. In un primo
momento si potrebbe pensare a qualcosa di finalizzato
a fare riprese 3D o valutazioni della profondità, nel solco di Project Tango. Nulla di tutto ciò: consapevoli che
nel ridotto spessore di uno smartphone è impossibile
integrare uno zoom ottico, gli ingegneri di LG hanno
pensato di inserire direttamente due fotocamere, una
convenzionale da 16 Megapixel e una super-wide da
8 Megapixel.
In pratica si può scegliere, come si fa con qualsiasi
smartphone tra camera frontale e camera posteriore,
segue a pagina 14 
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE
LG G5, le nostre impressioni
segue Da pagina 13 
con quale delle due fotocamere scattare, a seconda
del tipo di fotografia che si vuole fare. In particolare è
notevole in super-grandandolo da 135° di angolo inquadrato, praticamente equivalente a un 10mm su una
reflex full frame. Questa ottica è particolarmente utile
per realizzare dei video a mano libera sufficientemente
stabili; peraltro gli 8 megapixel bastano e avanzano per
questo scopo. Sotto la fotocamera c’è ancora il tasto di
accensione e spegnimento posteriore, tipico di LG, che
integra anche il lettore di impronte digitali. Non manca poi un slot SD per le espansioni di memoria, posto
nella parte alta dell’apparecchio. La potenza di calcolo
è garantita dal processore Snapdragon 820, anche se
LG non ha certo voluto puntare su questo aspetto per
comunicare i punti di forza del proprio smartphone.
360 Camera e 360 VR
A piedi uniti nell’era della realtà virtuale
LG ha centrato la propria presentazione sulla versatilità
del G5 dettata dalla possibilità di affiancargli molti “amici”, accessori o anche qualcosa di più, che ne estendono e personalizzano le funzioni, con alcuni elementi
di novità.
alla scelta fatta da Samsung, in questo caso non c’è
bisogno di mettere lo smartphone nel visore, visto che
questo è dotato di display propri; però c’è la scomodità di avere un filo sempre collegato allo smartphone,
cosa che può essere d’impiccio. Inoltre, il risultato finale è ancora lontano da quanto provato con le soluzioni
Oculus e HTC, sia per qualità di immagine che per copertura del campo visivo, Insomma, su questo fronte
c’è da migliorare.
Ora il battery grip
c’è anche sullo smartphone
La soluzione della batteria estraibile dà anche altre
possibilità, come quella di pensare a un battery grip
per avere molta più autonomia e nello stesso tempo
la possibilità di scattare fotografie in maniera più semplice e naturale.
quello in dotazione standard viene sostituito con la
versione progettata da Bang & Olufsen (che ultimamente fa forse un po’ troppe concessioni alle soluzioni
“ mainstream”). Si tratta di uno speaker decisamente
più generoso di quello normalmente presente sugli
smartphone, ma pur sempre molto piccolo. Non suona
come una “radiolina” come fanno quelli di serie, ma tutto sommato non va considerato nulla di “hi-fi”. Più hi-fi
invece sono i convertitori a 32 bit pienamente compatibili con l’hi-res audio integrati in questo fondello: da
utilizzare con cuffie al di sopra di ogni sospetto. B&O
propone le sue (degli auricolari) m forse se si è interessati alla vera qualità audio sarebbe meglio orientarsi
verso cuffie a padiglione.
E arriva anche il “robottino” di casa

Il primo “friends” riguardano la realtà virtuale: si tratta di
uno stick con doppia camera per fare riprese fotografiche e video in 360 gradi da dare poi in pasto ai visori
VR. Di fatto questa 360 Camera è un apparecchio indipendente, con 4GB di memoria interna e può essere
utilizzato anche lontano dallo smartphone. Ovviamente
i contenuti possono poi essere scaricati tramite Bluetooth sullo smartphone per una visualizzazione su display, e poi da questo, visualizzati eventualmente con
l’altro accessorio, il 360 VR, un visore a forma di occhiali, molto più leggero di quello Oculus o quello HTC.
Va detto che le immagini catturate dalla 360 Camera
non sono certo ad altissima risoluzione: l’apparecchio
cattura immagini statiche da 13 Megapixel e video in
Full HD. Peccato però che questa risoluzione debba
poi essere spalmata sul canvas a 360 gradi. Per farsi
un’idea si può guardare il video che abbiamo inserito a
inizio articolo in cui sono stati montati alcuni spezzoni.
Ma il “gioco” - perché di questo si tratta - resta decisamente divertente; la compatibilità, poi, con Google
StreetWiew e YouTube 360 rende l’apparecchio immediatamente fruibile.
Meno interessante è invece il visore 360 VR: un apparecchio che non c’era nella gamma LG e che non poteva più mancare, almeno come necessario compendio per la 360 Camera. Va detto che, contrariamente
torna al sommario
Questo accessorio dà proprio queste possibilità: basta
sfilare il fondello originale, staccare la batteria e applicarla al nuovo fondello modificato. Il risultato mette tanti dubbio sul fronte estetico quanti ne elimina da quello
ergonomico: lo smartphone si impugna finalmente
bene e lo scatto con il tasto sull’indice è quanto di più
giusto per vedere bene cosa si sta riprendendo e per
evitare i classici mossi da tap sullo schermo.
Con l’inserimento dell’accessorio, la batteria totale passa dai 2700 MAh della configurazione iniziale a 4000
MAh congiunti, capace, anche nell’utilizzo in totale sostituzione della fotocamera, di non lasciare l’utente a
piedi sul più bello. C’è una certezza: in questo modo
si ha quando si vuole un camera phone (i modelli di
smartphone veramente impugnabili e simili alle compatte non hanno mai convinto) ma, finito l’uso, si può
facilmente tornare indietro al proprio smartphone sottile ed elegante.
Anche lo smartphone ha la soundbar
Proprio come le soundbar, nate per combattere l’audio
scadente dei TV, ora LG ha pensato di inserire anche
una sorta di soundbar - una “soundbarretta” diremmo
- anche nel proprio G5. Anche qui il meccanismo del
fondello rimovibile è la chiave di volta; questa volta
Sempre tra gli amici del G5, è stato presentato anche
un piccolo robottino sferico controllabile via smartphone. Si tratta di un apparecchio da controllare per via
remota dallo smartphone che di fatto funziona da webcam mobile per il monitoraggio di diverse parti della
casa o la sorveglianza degli animali domestici. Inoltre,
integra anche un emettitore a infrarossi che può essere utile, per esempio, per accedere l’aria condizionata
nelle diverse stanze anche quando si è distanti, per
preparare la casa a un prossimo rientro. Una soluzione che ora sembra solamente un giocattolo evoluto,
ma che, con qualche ragionamento e messa a punto,
potrebbe trovare applicazione anche in ambiti di utilità
personale.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE In un evento a Barcellona, Samsung celebra il debutto del Galaxy S7, un’evoluzione che strizza l’occhio alla realtà virtuale
Galaxy S7 e S7 Edge: Samsung fa la messa a punto
Samsung Italia ha gia attivato la pagina per i pre-order: si parte da 729 euro, chi farà l’ordine ricevrà il Gear VR in omaggio
di Gianfranco GIARDINA
i siamo. In un Unpacked intriso di realtà virtuale ed estremamente teatrale, Samsung ha
presentato what’s next, che in gergo significa
Galaxy S7 (ed S7 Edge) e la nuova strategia del segmento mobile che vede una grossa presenza della
realtà virtuale, provata (Gear VR), condivisa (Facebook) e anche creata (Gear 360). Una strategia così
convinta che ha spinto anche Mark Zuckerberg a partecipare in prima persona alla presentazione.
Samsung, recentemente condizionata da alti e bassi, continua ad avere nel segmento mobile la propria
prima fonte di fatturato, da cui la centralità assoluta
dell’evento Unpacked, per il quale è stato messo in
campo un’investimento incredibile.
Quindi, questo Galaxy S7? L’abbiamo apprezzato, sì.
Proprio perché non è rivoluzionario, non ha un design
futuristico ma continua lungo la medesima lunghezza
d’onda del modello (e dei modelli) dell’anno scorso,
proponendo alcuni perfezionamenti degni di nota.
Anche perché – come al solito – Galaxy S7 e la sua
variante Edge non si rivolgono a chi ha Galaxy S6 ma
chi possiede un dispositivo della generazione precedente, rispetto al quale il passo avanti è importante. In
relazione ad S6 e alla sua variante Edge, le differenze
estetiche sono relativamente marcate: l’approccio di
C

A tutti i partecipanti (almeno 2000) è stato consegnato un Gear VR per seguire l’evento in modo
inedito
torna al sommario
design è il medesimo ma le curve sono ancora più
morbide, l’accostamento alluminio/vetro è perfezionato ed entrambi i telefoni sono molto piacevoli alla
vista. Tra l’altro quest’anno arriva la finitura nera, che
è proprio un bel vedere.
Si è parlato molto della fotocamera nelle scorse settimane, e infatti Samsung ha investito molto a migliorarla: si diceva che S7 avrebbe eliminato la fotocamera
sporgente, ma in realtà ne ha semplicemente ridotto
lo spessore, che oggi è appena avvertibile. Galaxy S7
ed S7 Edge hanno un sensore leggermente meno definito (12 Mpixel) ma con apertura F1.7 per un ulteriore
miglioramento sulle foto meno luminose, e migliorano
il sistema di messa a fuoco rendendolo ulteriormente
più rapido. Tra l’altro, chi volesse andare oltre i limiti dei due modelli può acquistare delle Lens Cover
aggiuntive con obiettivo Fisheye o grandangolare: si
perde (e non poco) a livello estetico ma si guadagna
in versatilità.
In sede di presentazione non sono state dichiarate
caratteristiche tecniche come il SoC o la memoria integrata (Exynos, 4 GB), ma si è insistito molto su “classico” paragone con l’ultimo iPhone, il 6s Plus, sia in
termini di resa fotografica (e autofocus), oltre che di
prestazioni generali, dichiarate un 30% superiori.
Il display resta in entrambi i casi l’ottimo Super Amoled
Quad HD, ma rispetto alla generazione passata cambiano le dimensioni della versione Edge, che “sale”
fino a 5,5’’, ed è stata introdotta la feature Always-On
Display di cui si parla da settimane. In pratica, il display può mostrare delle informazioni anche a display
spento, facendo perno sullo scarso consumo della
tecnologia Amoled. Basati su Android 6.0 entrambi,
ma con svariate personalizzazioni Samsung che sono
evidenti soprattutto nella versione Edge e nella sua
area laterale che oggi può ospitare un numero maggiore di applicazioni, contatti e notizie, a seconda della fonte selezionata.
Infine, altre novità importanti: dopo l’abbandono con
l’ultima generazione, torna in S7 la micro SD per
espandere la memoria del dispositivo, micro SD che
è stata opportunamente occultata nello stello slot della nano SIM, e torna anche la resistenza all’acqua e
alla polvere, definita dalla specifica IP68. Non ci resta
che vederli in azione, tenendo in considerazione che
arriveranno sul mercato a breve: segnate l’11 marzo
sul calendario.
Galaxy S7 e S7 Edge a 729 e 829 euro
Gear VR in regalo con i pre-order
Samsung Italia è stata velocissima: a poche ore dalla
presentazione dei due smartphone top di gamma, il
Galaxy S7 e il Galaxy S7 Edge, la filiale italiana ha già
aperto la pagina con i pre order dei due smartphone.
Serviranno 729 euro per portarsi a casa Galaxy S7,
829 euro per Galaxy S7 Edge, entrambi proposti nella
versione da 32 GB di memoria integrata e nei tre colori Gold, White e Black.
Il nuovo top di gamma sarà disponibile nei negozi
l’11 di marzo, ma chi farà il pre-order avrà un doppio
vantaggio: lo riceverà 3 giorni prima, ovvero l’8 marzo,
e soprattutto avrà un visore GearVR in omaggio.
Ecco la pagina per il pre-order.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Abbiamo avuto modo di trascorrere un po’ di tempo con i due nuovi Galaxy S7, ecco le nostre prime impressioni
Galaxy S7: nel 2016 Samsung non vuole rischiare
Samsung, convinta della strada intrapresa lo scorso anno, ha deciso di migliorare il prodotto ma senza stravolgerlo
di Emanuele VILLA
n prodotto ottimo per chi ha un vecchio Galaxy,
meno per chi ha un S6 o un Edge. Galaxy S7
ha di fatto confermato tutte le anticipazioni
della vigilia: passi avanti quasi dappertutto ma senza
quella voglia di rivoluzionare il mercato (che ci pare abbastanza fermo sul fronte innovativo) che era tipica dei
primi Galaxy e che abbiamo ritrovato in S6 e nelle sue
varianti “curve”. L’anno scorso Samsung era costretta a
rischiare: da anni le veniva criticata per il lato estetico e
l’utilizzo di materiali meno nobili di vetro e metallo; la risposta fu il Galaxy S6, che di fatto è un ottimo prodotto,
segna il progresso dell’azienda anche sotto il profilo del
design e dei materiali, con un posizionamento di prezzo, almeno dopo i ribassi, sicuramente attrattivo.
Nel video qui sotto, il nostro “first look”:
U
video
lab
MWC 2016 - Samsung S7
Le nostre prime impressioni
Galaxy S7 è una naturale evoluzione, basta usarlo per
qualche minuto per rendersene conto: il design è simile, perfezionato sotto alcuni profili (come l’accostamento vetro-metallo o il vetro leggermente smussato anche
nel modello “piatto”) ma non c’è nulla di rivoluzionario, e
anche la tanto anticipata (dai rumor) ottica a filo in realtà
non lo è del tutto ma è pur sempre un passo avanti rispetto al passato. Rispolverando un luogo comune gettonatissimo, sembrerebbe che con Galaxy S7 Samsung
si sia nuovamente avvicinata ad Apple; non nel prodotto, ma nella filosofia. Un anno punta all’innovazione, l’altro si perfeziona, e il 2016 è l’anno del perfezionamento.
ambiano un po’ le dimensioni, il display resta un Super
AMOLED pur con la funzionalità Always on, che non ci
cambierà di sicuro la vita ma è comunque comoda. Col
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Confronto tra il “vecchio” S6 (a destra) e l’S7 (a
sinistra): la sporgenza della fotocamera non
è sparita ma si è ridotta parecchio
torna al sommario
beneficio dei pochi minuti a disposizione, il display ci è
sembrato persino migliore, con colori più brillanti e saturi, ma potrebbe semplicemente trattarsi di una diversa
impostazione software. Di fatto, era ottimo nel Galaxy
S6 ed è ancora ottimo nel Galaxy S7.
A livello software, Samsung è intervenuta in modo importante: intanto i due terminali nascono con Android 6
a bordo e lo sfruttamento del bordo arrotondato ormai
è completa, con una maggiore possibilità di configurare
gli elementi che vi compaiono; se Samsung deciderà
di sfruttare un’area ancora maggiore nelle prossime
generazioni, probabilmente renderà più difficoltosa
l’esperienza d’uso. Non possiamo esprimerci sulla fotocamera (se non sotto il profilo estetico, nel quale il
passo avanti è sensibile), che sulla carta rappresenta
un upgrade importante: il passaggio da 16 a 12 Mpixel
sarà indolore per il 99% degli utenti, ma un’ottica F1.7 e il
nuovo AF avanzato potrebbero fare la differenza.
Abbiamo fatto anche un confronto con il “vecchio” S6,
nel quale la fotocamera era decisamente sporgente:
ora, nell’S7 la sporgenza non è sparita ma si è ridotta
parecchio. In sede di presentazione l’azienda ha insistito tantissimo sui benefici della fotocamera, evidenziando una nuova funzione Panorama e paragonando
i suoi scatti a quelli dell’iPhone 6S Plus: non vediamo
l’ora di metterla alla prova con un test approfondito, ma
nel frattempo abbiamo potuto apprezzare la comodità
e la versatilità delle Lens Cover, che estendono la versatilità del telefono aggiungendovi un’ottica extra, magari
un grandangolo o – superando una limitazione storica
degli smartphone – un’ottica zoom.
Certo, a vederlo il telefono non è più lui e tutta la nuova
filosofia di design viene vanificata, ma si tratta di un setup pensato per la versatilità, non il look.
Ci ha invece colpito il fatto che Samsung abbia messo
da parte l’orgoglio e abbia “ripescato” alcune funzionalità passate che erano sparite nell’ultima incarnazione
del Galaxy: si riferiamo alla resistenza all’acqua e – soprattutto – alla micro SD, che torna in azione per estendere i GB “naturali” del telefono.
Abbiamo assistito a una breve dimostrazione: in pratica
lo sportellino della nano SIM è stato leggermente allungato e ora ospita anche la micro SD. Certo, non è una
In questa foto il confronto di inquadrature tra l’S7
“nudo” (sotto) e due modelli con gli addizionali
(tele a sinistra, grandangolo a destra)
soluzione pratica se la si “mette e toglie” di continuo,
ma comunque un’idea brillante che non ha controindicazioni.
In sostanza pensiamo che Galaxy S7 e la sua variante
Edge siano due validi completamenti della line up dello scorso anno: il feel è esattamente lo stesso, e non
si può che parlarne bene (notevole la variante black,
assente nella line up passata), i miglioramenti sul versante estetico ci sono ma verranno apprezzati sono dai
grandi appassionati, mentre l’hardware resta allo stato
dell’arte come da tradizione di Galaxy S. Funzionerà,
fermo restando che il suo costo è comprensibilmente
elevato? Difficile a dirsi, ma una cosa è certa: chi ha
un Galaxy S5 o un Galaxy S4 può davvero smettere
di aspettare, mentre chi ha un S6 dovrebbe riflettere
con attenzione
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Le indiscrezioni sono state praticamente tutte confermate: l’HP Elite x3 è un mostro di potenza indirizzato al business
HP Elite x3, un mostro di potenza con Windows
Con Hp Elite x3 Continuum arriva ad un nuovo livello. Il mondo Windows Mobile ha finalmente il suo flagship dei sogni
di Mirko SPASIANO
ono ormai circa tre mesi che la serie 950 dei
Lumia è sul mercato, ma non è ancora riuscita
a conquistare il cuore dei fan della piattaforma
mobile di casa Microsoft. E, così, in questo contesto,
il phablet che HP ha lanciato a Barcellona al MWC ha
avuto lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno. Si
chiama Elite x3 ed il suo nome è alquanto evocativo:
“elite” sta ad indicare le sue caratteristiche premium,
rivolte al mondo aziendale, mentre “x3” simboleggia
le tre modalità di utilizzo.
Ma procediamo con ordine. Le informazioni trapelate
nei giorni scorsi, sulle specifiche tecniche, si sono rivelate quasi tutte esatte e quelle che non erano ancora emerse si sono rivelate assolutamente all’altezza.
• schermo AMOLED da 5.96’’ con risoluzione WQHD
(2560 x 1440 pixel), protetto da Gorilla Glass 4
• processore Qualcomm Snapdragon 820 (quad core
da 2.15 GHz)
• 4 GB di RAM
• 64 GB (eMMC 5.1) di spazio di archiviazione interno,
espandibili con microSD (fino a 2 TB)
• fotocamere principale da 16 MP (f/2.0) e anteriore
da 8 MP
• altoparlanti stereo che supportano Snapdragon Audio+: (quello frontale principale è a marchio Bang &
Olufsen, mentre il secondo è integrato nella capsula
auricolare
• 3 microfoni omni-direzionali HP con software per la
cancellazione del rumore
• connettore USB Type-C
• batteria da 4150 mAh agli ioni di litio
• supporto alla ricarica rapida ed a quella wireless
(con standard Qi e PMA)
• Wi-Fi 802.11a/b/g/n/ac (2x2)
• supporto alle reti 2G/3G/4G, LTE-A sulle bande 4,
5, 6, 13
• dual SIM (nano)
• bluetooth 4.0 e NFC
• resistente all’acqua ed alla polvere con standard
IP67
• resistente alle cadute fino a 1 metro di altezza, secondo lo standard MIL-STD810G
Le voci che volevano sia un sensore per le impronte
digitali, che quello per il rilevamento dell’iride si sono
rilevate fondate. Per quanto quest’ultimo non compaia
nelle immagini rilasciate da HP e nelle unità messe in
mostra al MWC, verrà inserito prima del rilascio ufficiale, che avverrà in tarda estate. Il sensore per le impronte dovrebbe essere lo stesso del Nexus 6P (l’FPC1025
sviluppato da Fingerprint Cards AB) e dovrebbe essere
inserito anche nella medesima posizione, ovvero sul
retro al di sotto della fotocamera.
La scelta di questo doppio sistema di sicurezza è stata
giustificata con il fatto che, in ambito aziendale, in alcuni contesti l’utilizzo del sensore per le impronte non è
pratico, mentre alcuni partner aziendali hanno reputato
il rilevamento dell’iride ancora troppo acerbo. Ecco, sia-

S
torna al sommario
mo arrivati al punto cardine: perché così tanto in un singolo dispositivo? HP ha rivelato di aver sviluppato l’HP
Elite x3 in collaborazione con i suoi clienti enterprise,
raccogliendo le rispettive indicazioni sul proprio smartphone ideale. Ed è proprio per questa ragione che il
phablet di HP prevede anche un connettore Pogo: quei
5 cerchi metallici sul retro possono espandere le funzionalità dell’Elite x3, con accessori di terze parti per
gli utilizzi ed i contesti più disparati (negli ospedali, nei
cantieri, nella grande distribuzione, ecc.).
Essendo equipaggiato con uno Snapdragon 820 e con
un connettore USB Type-C, l’HP Elite x3 supporta Continuum sia via cavo che senza fili. A tale scopo, HP ha
prodotto due accessori che possono essere abbinati
al suo phablet: la Desk Dock ed il Mobile Extender. Il
primo è una docking station sulla quale può essere sistemato l’Elite x3 e, grazie al connettore USB Type-C,
questo potrà essere utilizzato in modalità Continuum
su un monitor esterno, mentre viene ricaricato. La Desk
Dock offre una moltitudine di porte, tra cui Ethernet,
Display Port, USB Type-A, USB Type-C, RJ-45 e la
Kensigton Security Slot, anche nota come Kensigton
Lock. Il Mobile Extender (o ME dock, come viene definito sinteticamente da HP stessa), invece, è una sorta
di portatile senza processore, RAM e hard disk/SSD,
che porta Continuum su un nuovo form-factor. Anche in
questo caso, il collegamento può avvenire attraverso
la porta USB Type-C o anche senza fili. La ME dock
offre un display LED Full HD da 12.5 pollici, con una
batteria da 46.5 WHr e 3 porte USB Type-C, oltre ad
una Micro HDMI: il tutto concentrato in un dispositivo
da 1 kg di peso. Ma la novità più sorprendente di tutte
va aldilà dell’hardware, già di grido di per sé. HP precaricherà un software di virtualizzazione proprietario
sul suo Elite x3, noto come HP Workspace. Nello specifico, quando il phablet sarà connesso alla Desk Dock
o al Mobile Extender, questo consentirà di utilizzare le
classiche app x86 attraverso il cloud-computing in modalità Continuum. In questo modo, le aziende potranno eseguire app desktop (nel vero senso della parola)
in maniera remota e, soprattutto, sicura.
Insomma, l’HP Elite x3 è davvero un dispositivo realizzato su misura per le aziende. Ciò non vuol dire, però,
che non sarà possibile acquistarlo da comuni consumatori. Al momento non si ha alcuna informazione certa in merito al prezzo ed alla disponibilità. HP ha annunciato che, oltre che negli Stati Uniti, il suo phablet
sarà distribuito in altri 10 mercati ed ha accennato anche all’Europa, senza sbilanciarsi più di tanto.
HP ha comunicato che 30 tra i suoi clienti enterprise
hanno già preso accordi per adottare il nuovo Elite x3 e che, complessivamente, il 75% del totale ha
manifestato il proprio interesse, nonostante la politica del “bring your own device” sia piuttosto diffusa al
giorno d’oggi. Se questo dispositivo avrà successo,
Windows 10 Mobile potrebbe trovare la sua nuova
dimensione come sistema operativo
mobile deputato al mondo aziendale
e, magari, un giorno trovare quel
riscontro tra i consumatori di cui
avrebbe tanto bisogno.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Sony, HTC e Wiko non hanno portato al MWC veri top di gamma, ma prodotti ben bilanciati nel rapporto prezzo-prestazioni
Da Barcellona le proposte di Sony, Wiko e HTC
Perchè spendere tanto per uno smartphone che dopo 6 mesi costa la metà? Ecco le soluzioni “ottima resa minima spesa”
di Gaetano MERO
l Mobile World Congress di Barcellona ha visto la
presentazione in pompa magna dei nuovi modelli
della serie S di Samsung, un vero e proprio evento
con oltre duemila partecipanti, poltrone dotate Gear VR
e l’intervento a sorpresa sul palco di Mark Zuckerberg.
Ha stupito anche LG con il top di gamma G5 che si distacca in modo netto dai precedenti modelli grazie ad
un design modulare ed una serie di accessori ad hoc.
Se Samsung e LG hanno sfoderato i pezzi da novanta, molti altri produttori hanno presentato smartphone
più di basso profilo, con prezzi abbordabili ma che
comunque sono ugualmente completi e ben riusciti.
Oggi realizzare un brutto smartphone è difficile (qualcuno ci è riuscito), ma nella maggior parte dei casi ci
sono ottimi prodotti che costano 1/3 dei top di gamma
ma che non hanno niente da invidiare a questi ultimi.
Ecco una carrellata.
I
Sony lancia la serie Xperia X
Xperia X, il vero midrange della gamma
L’Xperia X rappresenta il midrange della gamma, condivide molte delle caratteristiche hardware con il fratello maggiore come design, display e ram da 3GB,
compreso il comparto multimediale.
Sony ha presentato tre nuovi smartphone della serie
Xperia: Xperia X, X Performance e Xperia XA, con cui
la casa giapponese ha annunciato di voler ridefinire il
brand nel settore mobile grazie all’introduzione di nuove funzionalità ed un look rinnovato.
Wiko lancia U Feel, U Feel Lite
e il refresh di Wiko Fever
Xperia X Performance, 23 Mpixel per scatti super
Il flagship della gamma è l’X Performance, dotato di
fotocamera principale da 23 Mpx che sfrutta la nuova
tecnologia Predictive Hybrid Autofocus in grado di catturare scene in movimento senza sfocature, troviamo
invece 13 Mpx nella fotocamera anteriore che restituisce selfie luminosi in qualsiasi situazione sfruttando i
sensori di luminosità.
Anche la francese Wiko approfitta del MWC per presentare i suoi nuovi device ed una Special Edition del
modello Fever.
Wiko U Feel e U Feel Lite
Fa eccezione il processore, qui infatti Sony ha optato
per un meno performante esa core Snapdragon 650.
Presenti comunque le funzioni di Autofocus Predittivo
Ibrido e di gestione Stamina della batteria, in questo
caso da 2620 mAh, per un’autonomia garantita fino a
48 ore. L’Xperia X offre pieno supporto al PS4 Remote
Play e ai file audio ad alta risoluzione.
Xperia XA, tanto a poco
Il meno potente dei tre modelli presentati da Sony è
l’Xperia XA, il display sempre da 5’’, ha una risoluzione

Il telefono è dotato di processore Snapdragon 820,
3 GB di Ram, 32 GB per storage interno espandibili,
sensore di impronte, display da 5’’ Full HD a 1080p con
Triluminos per colori brillanti e vetro protettivo dai bordi
leggermente curvi e pressofusi nella scocca in metallo,
l’X Performance supporta inoltre file audiio Hi-Res. Una
menzione a parte merita la batteria da 2700 mAh che
grazie alla combinazione della tecnologia di Ricarica
Adattiva di Qnovo e alla gestione Stamina di Sony riesce a garantire, sulla carta, ben due giorni di autonomia
allo smartphone con un’unica ricarica.
torna al sommario
da 720p, troviamo poi 2 GB di Ram e 16 di memoria interna espandibile con micro SD, SoC MediaTek MT6755,
fotocamera principale da “soli” 13 Mpx con Clear Image
Zoom 5x e anteriore da 8 Mpx. La connettività è garantita grazie al supporto alle reti LTE, tra le funzionalità audio notiamo la gradita presenza di un ricevitore FM. Tutti
e tre i modelli saranno in vendita dal secondo semestre
del 2016 con a bordo Android Marshmallow.
Due i modelli nuovi di zecca, U Feel (in foto) e U Feel Lite
dotati entrambi di lettore di impronte digitali selettivo
integrato nel tasto home. È possibile associare ad ogni
dito della mano un’applicazione diversa, funzione che
potrebbe tornare comoda nell’utilizzo di tutti i giorni. Poche le differenze tra i due smartphone, come lascia intendere il nome stesso. Entrambi sono dotati di display
da 5’’ HD, processore Quad Core, connettività LTE, 3
GB di Ram per il modello superiore e 2 GB per il Lite,
Rom interna da 16 GB. La fotocamera anteriore è per
entrambi una 5 Mpx con flash per gli amanti dei selfie,
segue a pagina 19 
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE LG ha annunciato LG Stylus 2, successore della linea Stylus.Prezzo 300 euro circa
LG migliora il phablet Stylus, ora è più potente
MAGAZINE
Migliorata l’integrazione con il pennino e alcune caratteristiche tecniche, tra cui la fotocamera
di Gaetano MERO
L
G a Barcellona ha annunciato l’arrivo di LG Stylus 2, phablet da 5,7 “
erede del G4 Stylus rispetto al quale risultano migliorate l’integrazione col
pennino e, in generale, le caratteristiche
tecniche. Lo Stylus in dotazione conserva il form factor del predecessore ma è
più preciso grazie ad un rivestimento che
LG definisce nano-coated. Tra le nuove
funzionalità troviamo Pen Pop un menù
a comparsa che si attiva quando la stilo
viene rimossa dal suo alloggiamento, che
offre scorciatoie per le applicazioni Pop
Memo e Pop Scanner. Se poi muoviamo il
telefono quando il pennino non è inserito
nella scocca Pen Keeper ci avviserà con
una notifica onde evitare di smarrirlo. La
funzione Calligraphy Pen invece consentirà di scrivere a mano libera in modalità
penna stilografica con attenzione particolare allo stile.
Racchiuso nella cornice metallica troviamo un display touch HD con risoluzione
1280 x 720 pixel, assenza di tasti fisici
nella parte anteriore e una batteria rimovibile da 3.000 mAh. La fotocamera principale è da 13 Mpx e anteriore da 8 Mpx,
la RAM arriva (solo) a 1,5 GB e la memoria
per lo storage interno a 16 GB con espansione tramite microSD. La connettività è
garantita grazie al supporto
alle reti LTE, al
Bluetooth 4.1 e
naturalmente
al Wi-fi 802.11
b, g, n. LG
Stylus 2 sarà
venduto in tre
diverse colorazioni: titanio,
bianco e marrone ed arriverà sul mercato
presumibilmente entro aprile-maggio,
ad un prezzo intorno ai 300 euro.
Estratto dal quotidiano online
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
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Alessandra Lojacono, Simona Zucca
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Scripta Manent Servizi Editoriali srl
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MOBILE
MWC 2016 - Le proposte Sony, Wiko e HTC
segue Da pagina 18 
troviamo invece un sensore da 8 Mpx posteriore sul Lite
e da 16 Mpx sul fratello maggiore. U Feel presenta una
cornice in metallo ed una back cover a tinta unita, il Lite
invece ha una scocca in metallo con una combinazione di colori più audace. Saranno in vendita da maggio
2016 a 199€ per il modello U Feel e 179€ per U Feel Lite
con sistema operativo Android Marshmallow.
Wiko Fever Special Edition
Wiko ha anche deciso di fare un refresh hardware
del bestseller Fever aggiungendo al nome la dicitura
“Special Edition”. La memoria per l’archiviazione risulta
raddoppiata e passa a 32 GB, il sistema operativo sarà
da 13 Mpx e frontale da 5 Mpx entrambe con flash led.
Fever Special Edition sarà disponibile da maggio 2016
ad un prezzo di 249€.
HTC rinnova l’intera linea Desire
Novità anche dal mondo HTC con una triade di modelli
che andranno a costituire la nuova linea Desire dal design che strizza l’occhio ai più giovani. 825, 630 e 530
i nomi che contraddistingueranno i tre telefoni praticamente identici esteticamente, dotati di un particolare
effetto cromatico sulla scocca in policarbonato definito
dall’azienda Micro Splash. Il lato modaiolo è sostenuto anche da una serie di cinghie opzionali agganciabili
alla back cover e 25.000 temi con cui personalizzare
l’interfaccia.
HTC 825
L’825, l’unico che sarà commercializzato in Italia, presenta uno schermo Super LCD da 5,5 pollici HD 720p,
SoC Snapdragon 400 Quad-core da 1,6 GHz, 2 GB di
Ram e 16 di memoria interna espandibili fino a 2TB, batteria da 2700 mAh, supporto alle reti 4G. Il comparto
multimediale si compone di fotocamera posteriore da
13 Mpx con autofocus e sensore BSI e camera anteriore
da 5 Mpx con funzioni di Auto e Voice selfie, gli speaker

aggiornato a Marshmallow, in più, una nuova personalizzazione dell’interfaccia Wiko giunta alla versione 3.0
permetterà di accedere ad app e contatti con un solo
gesto.Il restyling ha compreso i materiali della scocca
ora disponibile con finiture in legno, tessuto o con effetto metallo. Tra le altre caratteristiche ricordiamo display
5,2’’ Full HD con densità a 424 PPI, Processore Octacore da 1,3 GHz, 3 GB di Ram, fotocamera principale
torna al sommario
sono marchiati BoomSound. Il dispositivo supporta inoltre audio Hi-Res e la funzione HTC Sensor Hub che tiene sotto controllo l’attività fisica ideale per l’abbinamento ad un fitness tracker. Sarà disponibile a fine marzo al
prezzo di 299 euro. Una curiosità: in fiera il telefono è
stato mostrato solo “sotto vetro” e con lo schermo rivolto verso il basso, segno che qualche messa a punto è
ancora da fare.
HTC 630 e HTC 530
Il 630 condivide le stesse caratteristiche dell’825 fatta
eccezione per la batteria che passa a 2200 mAh e il display HD che diventa da 5 pollici. Anche questo modello sarà disponibile con sistema Android Marshmallow.
Il Desire 530 è, infine, il modello che coprirà la fascia
bassa. È dotato di display da 5’’ HD 1280 x 720 pixel,
lo stesso del 630, processore Snapdragon 220 Quadcore da 1,1 GHz, 1,5 GB di Ram e 16 GB di memoria interna con possibilità di espansione tramite micro SD. La
connettività è garantita grazie al supporto alle linee LTE,
Bluetooh di quarta generazione e WiFi b/g/n. Il 530 avrà
a disposizione le personalizzazioni dell’HTC Sense con
i fratelli maggiori e sarà commercializzato con a bordo il
sistema Android Marshmallow. Questi due modelli probabilmente non arriveranno in Italia.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Huawei sfrutta la cornice del Mobile World Congress per lanciare il suo Surface
MateBook,
il
primo
2
in
1
Windows
Huawei
Un 2 in 1 con Windows bello ed elegante. Stupisce lo spessore ridotto: solo 6.9 millimetri
di Roberto PEZZALI
N
iente smartphone per Huawei al
Mobile World Congress, ma la fiera di Barcellona è stata l’occasione
per togliere i veli a MateBook, il nuovo
tablet con Windows 2 in 1 che si posiziona nella stessa fascia di Microsoft Surface e di Galaxy Tab Pro S, l’anti-surface
di Samsung recentemente annunciato
a Las Vegas. Huawei dopo aver dimostrato la sua abilità con gli smartphone,
dimostra di saperci fare anche con i tablet, perché MateBook ha tutto quello
che serve per essere considerato un
piccolo gioiellino. Il corpo è totalmente
in alluminio, con uno spessore record di
soli 6.9mm per un prodotto che è spinto
da un processore X86 Intel Core, mentre
lo schermo, da 12”, occupa gran parte del
frontale, più dell’84% secondo Huawei, e
può contare sulla notevole risoluzione di
2160 x 1440 pixel. Trattandosi di un prodotto votato alla produzione di contenuti
Huawei ha curato in modo particolare
Il visore nato
in collaborazione
con HTC e Valve
potrà contare anche
sull’implementazione
di una “funzionalità
smartphone”
due aspetti, l’autonomia e la sicurezza.
Per l’autonomia con la batteria interna
assicura 9 ore di riproduzione video o
13 ore di navigazione web, mentre per
la sicurezza è stato inserito all’interno
del tasto volume un sensore biometrico
per sbloccare il terminale. A bordo, a seconda delle versioni, Windows 10 Home
Edition oppure Pro Edition. Non poteva
mancare la penna: MatePen è un pen-
nino capace di 2048 livelli di pressione,
sul retro del quale Huawei ha inserito
un piccolo puntatore laser per le presentazioni. Purtroppo non è previsto un
alloggiamento per la penna. MateBook
avrà anche una docking esterna per le
connessioni (a bordo c’è solo un USB
Type C), disponibile come optional a
99 euro. Opzionali anche la penna, che
costerà 69 euro e la tastiera, 149 euro,
che funziona anche come cover e ha
un ampio touchpad in vetro. MateBook
invece avrà prezzi differenti a seconda
delle configurazioni, e si parte dai 799
euro del modello Core i3 mobile da 4 GB
di RAM e 128 GB di SSD per arrivare ai
1799 euro del Core i7 con 512 GB di SSD
e 8 GB di RAM.
MOBILE Sottilissimi e con telaio in metallo: ecco i due nuovi smartphone Voyage di Haier
Con gli smartphone V6 e V4 Haier punta sull’eleganza
I nuovi smartphone Haier hanno display da 5,5”, lettore di impronte digitali e sono dual sim
di Roberto PEZZALI
C
on la serie Voyage, Haier punta
sull’eleganza e sulla qualità dei
materiali. Entrambi i modelli, V6
e V4, sono in metallo, spessi appena
7,6mm il primo e 8mm il secondo. Due
terminali importanti con uno schermo da
5,5 pollici protetto da un vetro temperato
2,5D, quindi con una leggera curvatura
sui bordi. Entrambi dual sim e con lettore

HAIER V6
torna al sommario
HTC Vive esce
il 1° di aprile
e costerà
799 dollari
Preordini
dal 29 febbraio
di impronte digitali. Il V6 è il modello di
punta, con un processore Mediatek P10
MT6755, un 64-bit octa-core da 2,0 Ghz,
accompagnato da una GPU Mali T8760
e 3GB di RAM. La dotazione di memoria
è di 32GB. Il display ha una risoluzione
FullHD. Il comparto fotocamera offre un
modulo principale da 13 Mpixel assistito
dal flash dual LED con apertura a f/2.0 e
in in grado di scattare in 0,233 secondi.
Il modulo frontale invece è una 8 Mpixel
HAIER V4
dotata anch’essa di flash. La connettività
LTE è di Categoria 6, ovvero la tipologia
che può arrivare a 300Mbps in download.
Haier V6 arriverà nel terzo trimestre del
2016 nei colori argento, oro e l’immancabile rosa.
Il V4 mantiene le caratteristiche di eleganza della famiglia Voyage. Il display
IPS da 5,5 pollici ha risoluzione FullHD,
il processore è un octa-core MT6753 a
1,3Ghz, offre 2GB di RAM e 16GB di storage. Anche in questo caso troviamo una
fotocamera principale con un sensore da
13 Mpixel accompagnata da doppio flash.
Haier V4 sarà disponibile nel secondo
trimestre del 2016 in quattro colorazioni:
grigio, argento, oro e rosa.
di Roberto PEZZALI
Da Barcellona giungono gli ultimi
dettagli relativi all’atteso Vive. Il
visore potrà essere prenotato a
partire dal 29 febbraio (ore 16:00 in
Italia), debutterà nel mese di aprile
e avrà un prezzo di 799 Dollari ( al
momento non è noto il prezzo italiano). Un listino in linea con le ultime
previsioni, ma il “Vive Consumer
Edition” non si limiterà a proporre,
per poco meno di 800 $, il solo
visore ma includerà nella confezione due controller wireless, le due
caratteristiche “base station” per
la rilevazione della posizione e del
movimento e, addirittura, un paio di
cuffie. Inoltre, solo per un periodo di
tempo limitato, tale periferica sarà
proposta in bundle con due piccoli
progetti videoludici: Job Simulator:
The 2050 Archives e Fantastic
Contraption. Le novità però non si
esaurisco qui. La compagnia taiwanese ha infatti svelato una nuova e
inedita funzionalità per il suo dispositivo incentrato sulla realtà virtuale. Il visore, in pratica, potrà esser
utilizzato anche come una sorta di
telefono. Gli utenti avranno infatti la
possibilità di effettuare chiamate,
controllare messaggi testuali e vedere note e calendari senza dover
per questo rimuovere l’headset. Il
supporto, stando a queste prime
informazioni, sarà esteso alle piattaforme iOS e Android.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Anche con la serie X LG al Mobile World Congress di Barcellona punta sull’innovazione
Due
schermi,
due
fotocamere:
ecco
LG
X
X Cam avrà una doppia fotocamera posteriore, X screen avrà invece due display come il V10
L
di Giulio MINOTTI
G presenta la nuova famiglia
X Series composta da due smartphone di fascia media ma dalle
caratteristiche davvero interessanti. La
Serie X è stata pensata dall’azienda per
chi desidera funzioni particolari senza
dover spendere una fortuna. Il modello
X Cam è caratterizzato dalla presenza di
due fotocamere posteriori da 13 e 5 Mpx
e un sensore da 8 Mpx sull’anteriore.
Questo smartphone avrà anche un’estetica curata grazie allo spessore di
5,2 mm per un peso di 118g e dimensioni complessive di 147.5 x 73.6 x 5.2 mm;
inoltre, è previsto un display da 5.2“ Full
HD con SoC octa core (non meglio specificato) a 1,14 GHz, affiancato da 2 GB
di RAM e 16 GB di memoria interna. La
batteria sarà da 2.520 mAh con il siste-
ma operativo Android 6.0 Marshmallow.
L’X cam sarà disponibile in 4 diverse colorazioni: Titan Silver, White, Gold, Pink
Gold.
Passiamo ora all’X screen che eredita
dal fratello maggiore V10 il secondo
display “always on” utile non solo per
le notifiche, ma che consente anche di
accedere alle app usate più spesso o di
rispondere rapidamente alle chiamate.
Questo schermo che misura 1,76 pollici
con risoluzione 520 x 80 , sarà affiancato dal display principale da 4.93” con
risoluzione HD.
All’interno dell’X screen troviamo un
SoC quad core da 1,2 GHz, 2 GB di Ram
e 16 GB di memoria interna. Il comparto
fotografico dell’X screen è formato da
una fotocamera da 13 Mpx al posteriore
ed un sensore da 8 all’anteriore. Questo cellulare misura 142.6 x 71.8 x 7.1 mm
Su Skype
arrivano
le videochiamate
di gruppo
Fino a 25 utenti
Microsoft
ha implementato
le chiamate
di gruppo
nel suo software
di messaggistica
sia nella versione iOS
che in quella Android
di Francesco FIORILLO
ed integra una batteria da 2300 mAh,
sempre con Android 6.0 Marshmallow.
La disponibilità dei nuovi smartphone
sui mercati asiatici, europei e americani
è prevista a partire dal prossimo mese.
MOBILE Presentati al MWC di Barcellona due nuovi dispositivi Garmin dedicati al fitness
Garmin
presenta
due
nuovi
fitness
tracker
Vivofit 3 è un activity tracker da soli 28 grammi con display always-on e cinturini alla moda
Vivoactive HR è un vero e proprio smartwatch utilizzabile anche durante le sessioni di nuoto
di Gaetano MERO
armin, che circa un mese fa ha
presentato una serie di dispositivi per golfisti, ha approfittato del
MWC per lanciare due nuovi wearable
da polso dedicati al mondo del fitness:
Vivoactive HR e Vivofit 3.
Vivofit 3 è un activity tracker con un piccolo ma funzionale display always-on da
0,39’’ monocromatico in grado di mostrare le informazioni in merito all’attività
fisica svolta, compresa l’ora del giorno. Il
bracciale grazie a diversi sensori riesce a
contare i passi, le calorie consumate durante la giornata e la distanza percorsa.
Con la funzione Move IQ il Vivofit riconosce automaticamente l’attività che si sta
svolgendo e registra i dati delle sessioni
di allenamento che possono essere caricati e analizzati sulla piattaforma Garmin
Connect. Ogni giorno un segnale acustico ci darà lo stimolo a svolgere i nostri
minuti di allenamento e a raggiungere un
nuovo obiettivo. Vivofit 3 è impermeabile
fino a 50 metri e monta una batteria della
durata di un anno sostituibile. È disponibile con una vasta gamma di cinturini in

G
torna al sommario
silicone acquistabili separatamente, alcuni dei quali firmati
dal designer Jonathan Adler.
Vivoactive HR è un vero e
proprio smartwatch votato allo
sport e dotato di GPS, cardiofrequenzimetro, barometro e
accelerometro. La funzione
Garmin Elevate garantisce una
precisa misurazione del battito
cardiaco non solo durante l’attività fisica. Il dispositivo è anche in grado
di calcolare i passi, la distanza percorsa,
le calorie bruciate, i piani saliti in un giorno oltre a monitorare la qualità del sonno.
Può essere utilizzato in acqua per sessioni di stand up paddle, nuoto, canottaggio,
sci e snowboard. Il display a colori, dove
è possibile visualizzare nel dettaglio le
proprie prestazioni atletiche, misura 28,6
mm x 20,7 mm ed è personalizzabile con
app, widget e quadranti tramite la piattaforma Connect IQ. Vivoactive si collega
allo smartphone tramite bluetooth e riesce a gestire le notifiche come chiamate
in entrata, messaggi di testo, e-mail e social network. Lo smartwatch ha una bat-
teria ricaricabile che dura fino ad 8 giorni
in modalità fitness/band con cardio attivo
e 13 ore con GPS acceso. Grazie al LiveTrack amici e familiari potranno seguire in
diretta chi lo indossa durante una corsa
a piedi o in bici collegandosi su Garmin
Connect.
I due dispositivi saranno disponibili da
aprile 2016, Vivofit avrà un prezzo che
partirà da 119,99 euro, i cinturini saranno
venduti in confezioni da due o tre pezzi
con un prezzo consigliato di 29,99 euro.
Il Vivoactive HR sarà invece proposto
a 269,99€, i cinturini nelle colorazioni
nero, bianco, giallo o rosso avranno un
prezzo di 29,99€ ciascuno.
Dopo l’annuncio ufficiale, risalente oramai a qualche mese
fa, lo sviluppatore di Redmond
ha mantenuto fede alla promessa e ha implementato le video
chiamate di gruppo anche sulle
versioni mobile iOS e Android di
Skype. La nuova funzione sarà
disponibile in Europa e negli Stati Uniti e permetterà, in pratica,
di estendere le conversazioni video ad un gruppo massimo di 25
utenti: utile per l’organizzazione
di uscite con gli amici ma anche
in ambito business per videoconferenze organizzate sul momento. Microsoft, nella comunicazione ufficiale, ha dichiarato di
voler completare la distribuzione
prima della fine del mese.
Microsoft non è la prima compagnia a consentire tale opzione
sui dispositivi mobili. Google
Hangouts, ad esempio, permette
a dieci persone di video chiamarsi, ma Skype, con i suoi 25 utenti
connessi contemporaneamente, potrebbe ritagliarsi di nuovo
un grosso spazio nel campo
della messaggistica istantanea
tramite VoIP.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Sono presenti le migliori app di produttività di Microsoft indirizzate all’utenza aziendale
Lumia 650, telefono “business-oriented” a 239 euro
Un look attraente con display da 5 pollici HD racchiuso da un’elegante cornice in alluminio
L
di Mirko SPASIANO
o scorso luglio, Nadella aveva
annunciato che dal punto di vista
hardware, Microsoft si sarebbe
concentrata su tre diversi segmenti:
fascia bassa, fascia alta e aziendale. È
proprio in quest’ultimo settore che ricade il Lumia 650. Ormai si sapeva quasi
tutto in termini di specifiche tecniche,
ma ci sono state alcune sorprese davvero interessanti. Innanzitutto, il display
è un OLED da 5’’ con risoluzione HD
(297 ppi) e, in quanto tale, sarà caratterizzato da neri molto profondi. Nonostante l’elegante cornice in metallo,
il Lumia 650 pesa soltanto 122 grammi
e ha uno spessore di 6,9 millimetri. La
cornice è in alluminio anodizzato e conferisce al device un look premium davvero senza pari tra i suoi predecessori
della linea 6x0. Un’altra incognita era il
processore, ma l’arcano è stato finalmente svelato: si tratta del Qualcomm
Snapdragon 212, quad core da 1,3 GHz.
La fotocamera principale è da 8 MP e
supporta le funzionalità “rich capture”
Apple risolve
il problema degli
iPhone bloccati dopo
la sostituzione non
ufficiale del TouchID
di Roberto PEZZALI
(che è l’interpretazione dell’HDR da
parte di Microsoft, con flash ed esposizione dinamici) e “living images”, per
immagini animate. Il modulo anteriore,
come previsto, è da 5 MP per selfie e
video-chiamate al passo con i tempi.
La cover posteriore è removibile, così
come la batteria, garantendo l’accesso
ai vani per SIM e microSD (fino a 200
GB), mentre lo storage interno è da
16 GB. La durata della batteria è stimata
in 16 ore di conversazione su reti LTE;
non mancano, poi, Wi-Fi b/g/n, Bluetooth 4.1 e NFC. Per stessa ammissione
di Microsoft, si tratta di uno smartphone chiaramente indirizzato al mondo
business, citando come punti di forza
il design sofisticato e le migliori app di
produttività di Microsoft. Il prezzo è aumentato rispetto al Lumia 640, com’era
lecito attendersi alla luce della cornice
in metallo: il Lumia 650 sarà disponibile
al prezzo di 239 €. Clicca qui per vedere il video.
MOBILE L’obiettivo è creare device connessi alle rete 3G con il minimo ingombro senza lo slot SIM
Le eSIM debuttano sul Samsung Gear S2 Classic
Una nuova tecnologia che permette di registrare i dati di uno o più operatori in un chip
di Alvise SALICE
el suo consueto tourbillon di lanci
e presentazioni, e in attesa di vedere i suoi futuri sviluppi sul fronte degli smartwatch con funzioni biometriche, Samsung ha annunciato che una
nuova versione di Gear S2, punta di diamante fra gli smartwatch della casa con
Tizen a bordo, beneficerà della nuova
eSIM appena approvata dalla GSMA
Association. Il significato di eSIM, e non
serve troppa immaginazione, è Embedded Sim, una tecnologia che permette
di avere al posto della classica schedina
di plastica con chip un processore all’interno del dispositivo che può essere
programmato con i parametri di uno o
più operatori telefonici. La Embedded
SIM utilizzata da Samsung per il suo
smartwatch è una versione 1.0 che sarà
presto affiancata da una soluzione per
smartphone più flessibile: attualmente,
infatti, questo modello pensato per i

N
torna al sommario
Apple, arrivano
rimborso e scuse
per i clienti con
l’iPhone bloccato
dall’errore 53
tablet e per i dispositivi
wearable gestisce un
solo operatore telefonico alla volta. La nuova versione, attesa per
giugno, permetterà di
avere più operatori in
contemporanea gestiti
anche simultaneamente. L’obiettivo per i produttori è ovviamente la
creazione di device connessi alla rete 3G con il
minimo ingombro e senza il fastidioso e
delicato slot sim, ma è chiaro che i grandi interessi li hanno gli operatori telefonici, che potranno cambiare contratto a
un utente, online o via telefono, senza
più richiedere la sostituzione fisica della
SIM. Con la possibilità di agganciare più
operatori, sarà anche possibile attivare
più piani diversi sullo stesso dispositivo.
Il primo Gear S2 abilitato al 3G grazie
alla nuova eSIM sarà l’elegante edizione Classic. Naturalmente, non tarderanno ad arrivare sul mercato smartwatch
d’ogni tipo e marca in grado di connettersi alla rete: Samsung, col Gear
S2 Classic 3G, ha solo dato una nuova
spinta al processo di emancipazione
tecnica che porterà gli orologi del futuro
a sostituire gli smartphone in misura via
via più rilevante.
Apple ha rilasciato una versione
particolare di iOS 9.2.1 dedicata a
coloro che si sono trovati lo smartphone bloccato dopo aver sostituito in un centro di assistenza non
autorizzato il blocco display con
annesso bottone TouchID. Una
mossa che, come abbiamo spiegato in un precedente articolo, veniva riconosciuta dal chip “Secure
Enclave” di Apple come tentativo
di manomissione portando così al
blocco del terminale. Il ripristino totale dello smartphone potrà essere fatto solo passando da iTunes e
Apple ha rilasciato un documento
con le istruzioni. L’azienda, che dovrà affrontare una class action per
questo fastidioso bug, ha spiegato
che quello dell’Errore 53 non era
un comportamento dovuto e che
non aveva intenzione di bloccare
le riparazioni di terze parti: il check hardware è stato inserito per
verificare il corretto montaggio
del TouchID in fabbrica. La fase finale di preparazione degli iPhone
prevede, infatti, il caricamento del
sistema operativo, e il blocco con
errore 53 in quella fase evita l’immissione sul mercato di un prodotto malfunzionante. La patch rilasciata da Apple risolve il problema
ma giustamente blocca il TouchID:
solo una ricalibrazione da parte di
un Apple Store, o di un centro di riparazione certificata, può riattivare
il chip di sicurezza permettendo il
normale funzionamento del sistema di riconoscimento biometrico.
Per le riparazioni “non ufficiali” il
TouchID, se verrà sostituito, resterà
inutilizzabile. Apple rimborserà anche tutti coloro che hanno dovuto
sostituire all’Apple Store l’iPhone
“bloccato” con un modello nuovo
o ricondizionato.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Samsung ha annunciato l’aggiornamento all’ultima versione di Android dei modelli top
Android 6.0 Marshmallow su Galaxy S6 e S6 Edge
Si rinnoverà nei prossimi mesi l’ecosistema Edge con nuove funzionalità e contenuti
di Gaetano MERO
amsung ha ufficializzatoil rilascio
di Marshmallow, l’ultima versione
del sistema operativo Android, per
i suoi flagship Galaxy S6 ed S6 Edge.
L’aggiornamento alla release 6.0 dell’OS
di Google avverrà gradualmente nei diversi mercati di riferimento (al momento
in Italia non sembra ancora disponibile,
ma sarà questione di poco), in base alle
esigenze dei carrier locali, e comunque
pare non oltre la fine del mese. In merito agli altri modelli della serie Galaxy interessati dall’aggiornamento, tra cui in
primis dovrebbero figurare S6 Edge+ e
Note Edge, la società coreana ha fatto
sapere che pubblicherà presto informazioni dettagliate.
Marshmallow è stato annunciato lo
scorso maggio e porta con sé una serie
di nuove funzionalità. Fra tutte Now On
Tap che grazie all’interazione con l’assistente virtuale Google Now, analizza
qualsiasi schermata dello smartphone davanti alla quale ci troviamo, che
può essere una conversazione in chat,
un’immagine o un testo, e restituisce
contenuti correlati, come mappe, numeri di telefono o link a siti internet, tutto con la semplice pressione del tasto
home. Android 6.0 rende inoltre molto
più facile l’organizzazione delle app
grazie ad una visualizzazione a lista e
in ordine alfabetico, offre un backup
completo non solo dei file e della lista
di app ma, include permessi, password
e configurazioni per singola applicazione in modo da facilitare il ripristino
del sistema o il passaggio ad un nuovo
smartphone.
La nuova release del sistema del robottino verde prevede una diversa e

S
torna al sommario
più intelligente gestione dei
permessi richiesti dai programmi di terze parti, molto
più simile ad iOS, assieme
alla possibilità di “sommare” l’eventuale micro SD alla
ROM interna - di cui però i
Galaxy in questione sono
sprovvisti - trasformandola
di fatto in unico blocco di
memoria.
Grande attenzione è stata
riservata anche alle prestazioni con l’introduzione della funzione Doze, la quale
sfruttando i sensori presenti nello smartphone mette il telefono a riposo se non
lo si muove per mezz’ora e dell’App
Stand By che seleziona in automatico
le applicazioni che non necessitano di
connessione, le quali rimangono inutilmente attive in background sprecando
risorse, e le blocca fino al giorno successivo. Ulteriori miglioramenti coinvolgono la gestione audio, il lettore di
impronte digitali e il copia e incolla reso
più immediato. Dal canto suo Samsung
Apple riconosce
il bug del
1° gennaio 1970
Ma occhio
agli scherzi
Impostare la data
1° gennaio 1970 su iOS
blocca il dispositivo
e occorre portarlo
in assistenza
Apple ha riconosciuto
il problema e promette
una soluzione software
Nel frattempo attenti
agli scherzi
di Emanuele VILLA
introduce un’ulteriore revisione che
riguarda però solo il modello Edge. La
principale novità riguarda il pannello
notifiche accessibile dal display curvo
che si “allarga” da 260 a 550 pixel in
modo da poter visualizzare più contenuti. Si possono ora gestire fino a nove
diversi pannelli, compreso quello dei
contatti preferiti (People), che passano da cinque a nove, e delle App più
utilizzate (Apps), diventate dieci, i quali
forniscono maggiori informazioni e funzionalità. Con Tasks si potrà, ad esempio, creare rapidamente un evento in S
Planner, impostare la sveglia o digitare
un messaggio di testo senza l’obbligo
di entrare nell’app dedicata.
Sono stati inoltre aggiunti nuovi Quick
tools tra cui torcia, righello e bussola. Infine Samsung ha rivelato di aver
stretto diverse partnership con gli sviluppatori per il suo ecosistema Edge
che sarà implementato con ulteriori
contenuti nei prossimi mesi, offrendo
quindi un’esperienza più ricca e differenziata agli utenti. Uno sforzo che
forse indica la direzione verso cui protende la società nel segmento di fascia
alta degli smartphone.
Ha fatto il giro del mondo la notizia del bug di iOS che blocca irrimediabilmente il telefono qualora
si imposti (manualmente) la data
del 1° gennaio 1970. Un bug di per
sé innocuo perchè per innescarlo
c’è bisogno di un atto volontario,
ma pur sempre un’istigazione a
scherzi di pessimo gusto e “attentati” vari (basta andare a spulciare i
commenti del video originale, che
riportiamo qui). Rimandando alla
notizia originale per le modalità
di innesco del bug, Apple si è pronunciata sulla questione riconoscendo in via ufficiale il problema.
Nulla di più, nel senso che l’azienda promette un software update
che risolverà la questione ma non
comunica una data di rilascio o di
pubblicazione. Resta il fatto che il
problema è sotto osservazione e
a breve gli attentati non saranno
più possibili. Tra l’altro nel corso
degli ultimi giorni sono state diffuse notizie circa possibili soluzioni
artigianali al problema, tutte (ovviamente) da verificare: da un semplice scaricamento della batteria alla
sostituzione della stessa, cosa che
ovviamente richiede competenze
tecniche e gli strumenti giusti. Ma
mai come in questo caso... prevenire è meglio che curare.
Serie S78 / Ultra HD
50” / 58”
Immergetevi
in una nuova
esperienza !
Avvicinatevi al vostro grande schermo UHD e tuffatevi in un’immagine di una ricchezza incredibile di dettagli. Un’immagine che non è mai stata cosi profonda grazie alla precisione dei contorni, anche nei dettagli
più lontani. Un’immagine che non è mai stata cosi realistica grazie alla nitidezza dei colori. Ammirate la
perfetta fluidita del movimento, resa possibile dalla tecnologia Clear Motion Index 800 Hz.
ww.tcl.eu/it
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
PC Il display per la realtà virtuale, in versione stand-alone a 599 dollari (699€ il prezzo europeo)
Presentati i primi PC pronti per Oculus Rift
Debutterà anche in abbinata a desktop “Oculus-ready”. Da Asus la soluzione più accessibile
di Alvise SALICE
ebbene il prezzo di lancio abbia
fatto storcere il naso a diversi utenti PC (che si aspettavano di non vedere superata la soglia psicologica dei
500 dollari), Oculus Rift rimane la periferica che catalizza le maggiori attenzioni del settore. La più attesa nel mondo
della realtà virtuale. In vista del lancio,
l’ultimo passo è stato appena compiuto:
Oculus VR ha infatti annunciato specifiche tecniche dei PC Oculus-Ready e
i prezzi dei primi bundle Rift+PC che
verranno resi disponibili. Il modello en-
S
Dall’Università
di Southampton
arriva la memoria
eterna realizzata su
nanosupporti di cristallo
Ogni dischetto riesce
ad archiviare 360 Tera
di dati e a sopravvivere
miliardi di anni
di Gaetano MERO
try level è l’Asus G11CD, assemblato con
processore Intel i5-6400, GPU nVidia
GTX 970, 8 GB di RAM DDR4 e hard drive da 1 TB, proposto a 1.099 $ che salgono a 1.499 € in bundle con il visore.
Da Alienware arriva invece la macchina top di gamma: l’Area 51, carrozzato
con CPU Intel i7, scheda grafica nVidia
GTX 980 e 16 GB di RAM, per 2.549 $
più il prezzo del Rift. Tutti questi sistemi (ad oggi ordinabili solo su siti USA,
come Microsoft Store, Amazon e Best
Buy) danno comunque diritto a ricevere
Brendan Iribe, CEO di Oculus VR
gratuitamente due titoli: EVE - Valkyrie
Founder’s Pack e Lucky’s Tale.
SOCIAL MEDIA E WEB Picasa, l’app desktop e mobile di Google per il foto editing, chiude i battenti
Google: addio Picasa, ora è tempo di Google Foto
L’applicazione desktop sarà dismessa a marzo, a maggio le foto sul web non saranno modificabili
di Franco AQUINI
G

oogle annuncia il prossimo servizio che verrà definitivamente dismesso: si tratta di Picasa, ottima
piattaforma desktop e mobile che per
anni ha consentito un foto editing semplice ed efficace. La mossa, ampiamente prevedibile, è quella di spingere gli
utenti di Picasa verso l’analogo Google
Foto, dove tra l’altro non è necessario
nemmeno sottoscrivere un nuovo account. Le foto attualmente presenti in
Picasa rimarranno comunque accessibili per il download o la cancellazione.
Tutto questo a partire dal primo maggio
2016. Per quello che riguarda l’applicazione desktop, continuerà a funzionare
ma non permetterà l’upload delle foto
sul servizio web a partire dal 15 marzo
torna al sommario
360 Terabyte
in un cristallo
eterno e grosso
come un’unghia
2016. Ovviamente, non serve specificarlo, non verrà più aggiornata. Insieme al servizio web e all’applicazione
desktop, verranno spente anche le API
per gli sviluppatori, forse l’aspetto più
delicato per chi ha sviluppato servizi o
applicazioni appoggiandosi al servizio
di Google. Chi è interessato ad approfondire questo aspetto, trova tutte le
informazioni necessarie qui.
I ricercatori del dipartimento di
Optoelettronica dell’Universita di
Southampton in Inghilterra hanno
raggiunto un importante traguardo
in materia di archiviazione dei dati
sviluppando una rivoluzionaria tecnologia in grado di sopravvivere
per miliardi di anni, probabilmente
molto di più della razza umana. Il
sistema di memorizzazione utilizza
cristalli nanostrutturati in quarzo sui
quali vengono registrati i dati attraverso laser ultraveloci dell’ordine
dei femtosecondi - un milionesimo
di miliardesimo di secondo - che
producono impulsi estremamente
brevi e intensi di luce. Il file è scritto su tre nanostrati separati da cinque micrometri, mentre per quanto
concerne la lettura dei dati, essa è
effettuata attraverso la combinazione di un microscopio ottico e un
polarizzatore. La capacità di archiviazione è senza precedenti, 360
TB per ogni unità con una stabilità
termica fino a 1000°C e una durata
praticamente illimitata a temperatura ambiente. La tecnologia, ribattezzata ironicamente dai ricercatori come “i cristalli di memoria di
Superman”, potrà essere utile per i
vasti archivi di musei e biblioteche
e per lasciare ai posteri intatta tutta
la nostra conoscenza. I primi documenti scelti per l’archivio “immortale” in cinque dimensioni sono: la
Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, Opticks di Isaac Newton, la
Magna Carta e la Bibbia di Re Giacomo. Il team di sviluppatori è alla
ricerca di partner per sviluppare
ulteriormente la tecnologia e immetterla sul mercato.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
GAMING Dichiarazioni rilasciate da Paul Raines intervistato dall’americana Fox News
GameStop: PlayStation VR in autunno
Da Sony è, però, già arrivata la smentita
Secondo il CEO di GameStop, PlayStation VR arriverà nei negozi di tutto il globo in autunno
Non si è fatta attendere la risposta di Sony che tramite un suo portavoce ha subito smentito
di Francesco FIORILLO
I
n questi ultimi mesi la realtà virtuale
viene costantemente esposta sotto le
calde luci della ribalta. Le attenzioni
di milioni di videogiocatori, più o meno
curiosi, si attestano sempre su livelli elevati e ogni giorno gli annunci abbondano. Oculus Rift è atteso per il prossimo
28 marzo (tale data si riferisce ai primi
preordini americani), HTC Vive potrà esser prenotato il 29 febbraio, mentre PlayStation VR è l’unico a non avere ancora
neppure una finestra di lancio ufficiale.
Le voci, più o meno affidabili, non sono
mancate, ma qualche giorno fa a parlare
è stato il CEO della nota catena di videogiochi GameStop. Paul Raines, intervistato dall’emittente americana FOX News,
non solo ha dichiarato, nuovamente,
l’enorme interesse nei confronti del marcato VR, ma ha annunciato che il visore
Sony verrà lanciato in grande stile già
questo autunno.
“Ci stiamo preparando in questo momento per le vendite dei principali prodotti VR, quindi siamo in trattativa con
Oculus, con HTC Vive e con Sony”. Il
CEO di GameStop ha poi aggiunto: “Sarà
un grande lancio, siamo pronti per vendere il visore Sony in autunno”.
La notizia del lancio presumibilmente
verrà data durante l’E3 o un evento ad
hoc, ma oramai sembra mancare solo
l’ufficialità.
Come facilmente prevedibile, la smentita
da parte di Sony non si è fatta attendere.
“GameStop ha fatto delle speculazioni e
noi non abbiamo riferito nessun ulteriore
dettaglio sul periodo di lancio di PlayStation VR”. Queste sono state, infatti, le secche parole di un portavoce dell’azienda
giapponese, interpellato dalla nota testata videoludica GameInformer.
GAMING La notizia sul titolo sviluppato da Remedy Entertainment giunge da Microsoft Studios
Quantum Break arriva il 5 aprile su Xbox One e PC
Comprando una sola versione le ricevi entrambe
Disponibile su Xbox One e PC, e per giocare entrambe le versioni basta acquistarne solo una
di Francesco FIORILLO
icrosoft Studios ha annunciato
che l’atteso titolo sviluppato
da Remedy Entertainment approderà, il prossimo 5 aprile, non solo
in versione Xbox One ma anche anche
su PC. Ma soprattutto, che chiunque acquisterà una copia digitale di Quantum
Break (clicca qui per il trailer) sullo store
di Xbox One riceverà un codice per avviare il download su Windows 10, senza
alcun costo aggiuntivo.
L’annunciato Cross Buy di Microsoft si
concretizza dunque e il 5 aprile, per la

M
torna al sommario
prima volta, tutti gli utenti
Xbox dotati di console e PC
con Windows 10 potranno
scegliere dove giocare, pagando la sola versione del
gioco su Xbox One.
I salvataggi potranno esser
condivisi via cloud, ma le
buone notizie quest’oggi
non si esauriscono qui. Oltre alla pubblicazione di un nuovo trailer, lo trovate
a fondo pagina, il colosso di Redmond
ha dichiarato che effettuando la prenotazione si otterranno anche le versioni
digitali di Alan Wake, comprensivo delle espansioni,
e di Alan Wake’s American
Nightmare.
È stato infine annunciato
un nuovo bundle hardware
dedicato, contenente una Xbox One
bianca con hard disk da 500 GB, una
copia del gioco e la versione digitale di
Alan Wake.
Quantum Break è ora disponibile per
l’acquisto in prenotazione su Xbox One
a questo indirizzo e proporrà una storia dai toni adulti caratterizzata sia dai
canonici livelli action pieni di sparatorie,
sia da una vera e propria serie girata in
live action.
Un thriller
psicologico tutto
italiano in arrivo
su Xbox One
Il primo gioco
di LKA.it sarà pubblicato
quest’anno per la
console Microsoft
e ci permetterà
di vivere in prima
persona un’avventura
disturbante ambientata
nel manicomio
psichiatrico di Volterra,
in Toscana
di Francesco FIORILLO
LKA.it, sviluppatore indipendente con base a Firenze, ha annunciato qualche giorno fa che
il suo primo gioco, The Town of
Light, sarà pubblicato su Xbox
One nel corso del 2016.
Il titolo, una sorta di thriller psicologico in prima persona dotato di un incipit coraggioso,
sarà ambientato nel manicomio
psichiatrico di Volterra, chiuso
nel tardo secolo scorso dopo la
famosa legge del 1978. Il gioco
potrà contare su un’approfondita ricerca storica e sull’inserimento all’interno della trama di
fatti realmente accaduti.
I giocatori vivranno questa particolare epopea attraverso gli
occhi della protagonista Renée,
una ragazzina di 16 anni mentalmente instabile e pronta a tutto
pur di scoprire la sua verità.
A questo link vi riportiamo il trailer di Town of Light, mentre sulla
pagina Facebook ufficiale potete seguire gli sviluppi relativi
a questo interessante progetto
videoludico indipendente; atteso anche su PC già dal prossimo
26 febbraio.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
FOTOGRAFIA Presentata a Milano alla stampa la nuova APS-C prosumer Canon, erede della 70D
Canon EOS 80D, la reflex APS-C per i “pro”
Tante le novità, a partire dal sensore da 24,2 Mpixel. Svelato anche l’obiettivo 18-135mm
di Dario RONZONI
N
e avevamo già parlato e l’annuncio ufficiale da parte di Canon non
ha tardato ad arrivare: in occasione di un incontro con la stampa tenutosi
presso la Fabbrica del Vapore di Milano,
il colosso giapponese ha tolto i veli alla
sua nuova APS-C pensata per un pubblico prosumer. Erede dell’apprezzata 70D,
la 80D propone un sensore tutto nuovo
da 24,2 megapixel, il processore DIGIC 6,
un inedito sistema AF a 45 punti, tutti a
croce, e una velocità di scatto a raffica di
7 fps. Gli ISO coprono un range che va da
100 a 16.000, espandibili fino a 25.600.
Il touchscreen da 3” è orientabile, ideale per le riprese video. E a proposito di
video, la 80D propone filmati in Full HD
fino a 60p (niente 4K, quindi), coadiuvati
dal Dual Pixel CMOS AF, il sistema che
consente una messa a fuoco uniforme
durante le riprese, già visto sulla 70D. Sul
fronte connettività, sempre più importante in epoca social, la nuova arrivata offre
una completa compatibilità con l’app Canon Camera Connect, con la possibilità
di condividere tramite device smart file
JPEG alla massima risoluzione via Wi-Fi
e NFC. Una volta presa in mano, la 80D
Non solo reflex
tra le novità Canon
Arriva anche
la compatta
G7 X Mark II
con un nuovo
processore più veloce
si dimostra robusta e ben assemblata. Le
dimensioni ridotte e il peso contenuto la
fanno sembrare quasi una reflex entry
level, non fosse per il display supplementare, assente in quella fascia di mercato,
che ci ricorda immediatamente il suo status. Il touchscreen appare reattivo e ben
studiato, sia in fase di playback che nella
navigazione dei menu.
La reflex sarà in vendita da aprile al prezzo suggerito di 1.319,99 euro per il solo
corpo macchina. Un prezzo importante,
certo, ma non molto superiore a quello di
lancio della “vecchia” 70D, che nel 2013
era a listino a 1.184 euro. In contemporanea con la 80D è stato presentato il
di Dario RONZONI
nuovo obiettivo EF-S 18-135mm f/3.5-5.6
IS USM, che integra la nuova tecnologia
Nano USM e un adattatore opzionale per
un miglior controllo dello zoom nella ripresa di filmati da remoto tramite Wi-Fi.
FOTOGRAFIA Nell’era dei social, non poteva mancare la fotocamera pensata per gli autoscatti
Lumix GF8, la mirrorless compatta per l’era social
Panasonic lancia sui mercati asiatici una fotocamera da 16 Mpx con funzioni per i selfie
P
di Dario RONZONI

anasonic presenta la Lumix GF8,
ultima nata della famiglia di mirrorless compatte del brand giapponese. Essenzialmente un’evoluzione della
GF7, la nuova Lumix monta lo stesso
sensore della sorella, un quattro terzi da
16 Megapixel, e propone video in 1080p
a 60 fps, oltre al Wi-Fi integrato.
Ciò che tuttavia la caratterizza fortemente è l’enfasi posta su caratteristiche hardware e software pensate espressamente
per gli autoscatti e il fotoritocco on the
fly. Il generoso touchscreen da 3” orientabile è perfetto per i selfie, così come
tutta la ricca serie di funzioni Beauty Retouch, pensate per migliorare i nostri ritratti: dal tool per levigare la pelle a quello per sbiancare i denti, passando per
la possibilità di aggiungere make-up in
torna al sommario
20 Mpixel
e un processore
velocissimo per
PowerShot
G7 X Mark II
post-produzione o i classici filtri creativi
che fanno tanto Instagram, la Lumix GF8
è un concentrato di fotografia social.
L’anima sbarazzina della fotocamera è
poi sottolineata da un aspetto decisamente colorato, grazie al rivestimento in
similpelle rosa, arancio, grigio o marrone.
Con la Lumix GF8 viene offerto in abbinamento uno spazio di 100 GB su Google
Drive. Basterà per contenere tutti i nostri
selfie? La GF8 è prevista al momento
solo per il mercato asiatico, mentre si
attendono notizie sulla sua commercializzazione in Europa e Stati Uniti.
Insieme alla EOS 80D, Canon ha
presentato anche la PowerShot
G7 X Mark II, una compatta di alta
gamma e degna evoluzione di
una delle tascabili più apprezzate
del marchio giapponese.
La G7 X Mark II è la prima fotocamera a includere il nuovo processore Canon DIGIC 7, che, stando
alle dichiarazioni del produttore,
consentirà una più rapida elaborazione delle immagini, con scatto
continuo a 8 fps in RAW. Il sensore il collaudato CMOS da 1” e 20,1
Mpixel, affiancato da un obiettivo
con zoom ottico 4,2x (24-100mm
equivalente). L’apertura f/1,8-2,8
garantisce un’ottima luminosità a tutte le focali, dettaglio non
trascurabile, specie quando si è
costretti a scattare in condizioni
di luce non ottimali; lo stabilizzatore ottico con tecnologia Dual
Sensing IS dovrebbe tenere al
riparo da mosso e micromosso
anche con tempi di esposizione
moderatamente lunghi. La G7 X
può riprendere filmati in Full HD e
offre l’ormai onnipresente, almeno per Canon, connettività Wi-Fi
e Dynamic NFC, per garantire una
veloce condivisione dei file con
tutti gli smart device compatibili.
Il debutto sul mercato è previsto
per maggio a un prezzo suggerito
di 699,99 euro.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Una serratura che mescola l’apertura a chiave con la gestione via smartphone
Latch è la serratura più evoluta al mondo
Si può dare a persone di fiducia una chiave “a scadenza” e controllare gli accessi da remoto
di Gaetano MERO
atch è la serratura intelligente che
promette di far diventare le chiavi un
oggetto del passato. O quantomeno
sono queste le intenzioni dell’azienda
produttrice omonima che ha appena effettuato un investimento di 16 milioni di
dollari in collaborazione con grossi nomi
del settore. Latch è in realtà molto simile
ai chiavistelli che siamo abituati ad utilizzare ogni giorno, si adatta alla maggior
parte delle porte in commercio, essendo
un meccanismo di chiusura completo e
non un accessorio per serrature preesistenti, ed è, soprattutto, molto intuitiva.
Dimentichiamo sensori biometrici e combinatori con tastierino numerico, grazie a
Latch riusciremo ad entrare in casa avvicinando semplicemente lo smartphone
– lo possiamo tenere anche in tasca – o
digitando un codice sul piccolo
pad touch circolare. Se proprio
vogliamo potremo comunque
usare anche le
classiche chiavi. Grazie ad un
software dedicato avremo la
possibilità gesti-
L
GBC propone
una lampadina molto
particolare che sposa
la tecnologia con un
design rétro. Sembra
una lampadina
a incandescenza
ma dentro c’è
un moderno cuore LED
re Latch da remoto, potremo generare
codici temporanei, anche con cadenza
regolare, da inviare alle nostre persone
di fiducia o agli amici che intendiamo
ospitare i quali avranno comodo accesso alla nostra abitazione fino al giorno e
ora da noi stabiliti, senza dover fornire
copie delle chiavi col rischio di perderle
per sempre. La serratura è dotata anche
di una fotocamera in grado di scattare
all’occorrenza foto agli ospiti quando si
trovano davanti alla porta e di un sensore bluetooth per comunicare con i nostri
device.
Attraverso l’applicazione apposita si potranno amministrare anche più zone della casa e, soprattutto, si avrà un registro
dettagliato su quante volte e in quali orari
la porta è stata aperta dagli inquilini (non
proprio il massimo della privacy), una
funzione pensata soprattutto per locali
di tipo commerciale come palestre ed
uffici. Per ora Latch sarà disponibile solo
per clientela business e verrà installata,
come annunciato in un articolo del New
York Times, per la prima volta all’interno
di due edifici lussuosi nella città di New
York di cui uno composto di quattro unità
nell’East Village ed il secondo di ben 431
unità a Chelsea. Il profilo tecnologico e il
design high-end progettato da Thomas
Meyerhoffer, che ha iniziato la sua carriera in Apple, fanno salire il prezzo di
vendita stimato sopra i mille dollari. Non
è stata indicata ancora alcuna data per il
rilascio di una versione consumer.
SMARTHOME Hoover lancia un aspirapolvere che compatta la polvere in una mattonella
Hoover Synthesis, l’aspiravolvere “compattatore”
Ha un’elevata efficienza di aspirazione e riduce al minimo la dispersione della polvere
di Giulio MINOTTI
H

oover ha lanciato sul mercato un
innovativo aspirapolvere a traino,
denominato Synthesis, che include al suo interno caratteristiche interessanti e anche qualche innovazione. Si
tratta di un aspirapolvere senza sacco
che utilizza la tecnologia brevettata
multi-ciclonica Airvolution, con un basso
consumo energetico, che richiede una
ridotta manutenzione e che, soprattutto,
utilizza il sistema PACT ( Power Active
Compression Technology) capace di
comprimere 10 litri di polvere nello spazio di un solo litro. Una volta pieno, infatti, sarà molto semplice pulire il cestino,
la polvere viene, infatti, compattata in
torna al sommario
La lampadina
rétro di GBC
sembra uscita
da un film
una vera e propria
mattonella, riducendo al minimo
la sua dispersione
nell’aria, all’apertura del bidone.
Questo è possibile grazie ad
un’elica centrale
motorizzata
in
continua rotazione, che comprime
la polvere e i detriti aspirati in un contenitore trattato con
ioni d’argento, che aiutano a prevenire
la proliferazione di batteri al suo interno,
rendendo questo aspirapolvere pensato anche per chi soffre di allergie.
Altre caratteristiche tecniche meritevoli
di menzione sono la rumorosità di 75
dB, la presenza di filtro HEPA lavabile
e la tripla classe A per efficienza energetica.
di Franco AQUINI
LED Filament ST64 Edison è
la lampadina LED di GBC con
l’aspetto di un vecchia lampadina
a incandescenza.
Se apprezzate la tecnologia LED
e i suoi molteplici vantaggi, soprattutto di risparmio energetico, ma non sopportate l’aspetto
freddo, asettico, eccessivamente
sobrio della maggior parte delle
lampadine, ci ha pensato GBC,
con una lampadina che probabilmente farà la felicità di architetti e
interior designer.
La ST64 Edison ha la classica
forma allungata delle lampadina di una volta ed è disponibile
in colorazione Bianco/Chiara o
Gold Vintage, proprio per essere
montata a vista nei lampadari che
fanno a cazzotti con la colorazione bianco/opaca della maggior
parte delle lampadine LED.
La ST64 Edison è disponibile in
due tagli da 5W (350Lm = 32W) o
8W (750Lm = 60W), ha un angolo di illuminazione di 360°, cosa
sicuramente più interessante,
ha una temperatura di colore di
2500K. Quindi ha una luce calda,
molto vicina a quella di una vera
lampadina a incandescenza. GBC
LED Filament ST64 Edison è già
disponibile in vendita a partire da
13,90 euro.
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Sony in Giappone ha aperto gli ordini per il nuovo telecomando universale Huis
Sony Huis è il telecomando che sembra un e-book
È dotato di schermo touch e-ink, ha un’interfaccia essenziale e facilmente personalizzabile
di Gaetano MERO
ony ha dato il via alla produzione
del nuovo e originale dispositivo
Huis – da pronunciale all’inglese
House – un telecomando universale
presentato a luglio dello scorso anno
sulla piattaforma di crowdfunding proprietaria First Flight. Il telecomando è
dotato di display e-ink touch e permette di controllare a distanza un’ampia
gamma di sistemi e periferiche che abbiamo in casa, non solo audio e video
ma anche condizionatori ed impianti di
illuminazione, merito di un’interfaccia
completamente personalizzabile e che
si adatta alle nostre esigenze. Huis ha
una particolare forma che permette di
tenerlo anche in verticale, è costruito in
resina bianca, misura 123mm x 68mm
con uno spessore importante di 24mm,
pesa 130 grammi, ha una batteria da
1500 mAh che gli garantisce un’autonomia dichiarata di un mese, infrarossi e
Bluetooth low energy ed ingresso USB
per la ricarica.
Il colosso giapponese ha optato per la
tecnologia e-paper in modo da offrire
una visualizzazione costante dei tasti
S
Silk Labs si affaccia su
Kickstarter con Sense
Un hub per la casa
intelligente con un look
particolare
di Andrea ZUFFI
come nei telecomandi tradizionali, privilegiando dunque l’usabilità per l’utente
finale. Huis è configurabile attraverso
un’applicazione per PC, l’elenco dei
produttori e dispositivi supportati è infinito, grazie alla quale si può scegliere
comodamente anche la disposizione ed
il numero dei tasti che desideriamo far
apparire sullo schermo. Le configurazioni possono essere liberamente condivise in rete e scaricate da altri fruitori.
Al momento è possibile ordinarlo solo
in Giappone con un prezzo di ¥ 27,950
– 250 dollari –, le spedizioni sono pre-
viste dal mese di marzo. Non c’è alcuna indicazione circa l’arrivo nei nostri
mercati.
SMARTHOME Grossi nomi della tecnologia si sono uniti nella Open Connectivity Foundation
Nasce la Open Connectivity Foundation
Tutti uniti per la casa digitale del futuro
Obiettivo definire un protocollo standard per l’Internet delle Cose e connettere i dispositivi
di Gaeteno MERO
B

asta una semplice occhiata ai
prodotti in vetrina nei maggiori
negozi di elettrodomestici per
capire che siamo ormai entrati nell’era
dell’Internet of Things: frigo, lavatrice
e macchina del caffè comunicano con
noi anche a distanza e ci informano, in
modo più o meno utile, circa le loro “attività”. Il problema di una casa connessa tuttavia è quello di riuscire a gestire
torna al sommario
Questo oggetto
di design vuole
gestire tutta
la smart home
i vari dispositivi in maniera organizzata.
Non esiste infatti un protocollo che
permetta agli oggetti di comunicare
tra loro, gli utenti sono obbligati ad
avviare un’app per ognuno dei dispositivi intelligenti visto che ciascun produttore utilizza un proprio ecosistema.
Una soluzione arriverà fortunatamente
nel prossimo futuro grazie all’Open
Connectivity Foundation, un’entità il
cui obiettivo sarà quello di creare uno
standard per l’IoT. Dell’alleanza fanno parte Microsoft, Cisco, Electrolux,
Samsung, Qualcomm, Intel assieme ad
altri nomi importanti del settore. L’OCF
lavorerà per accelerare l’innovazione
nel segmento dell’Internet delle cose
e per aiutare aziende e sviluppatori
a creare soluzioni di interoperabilità
fra gli oggetti. L’obiettivo principale è
quello di creare un protocollo standard open source che tutti i produttori
potranno utilizzare per i propri device
indipendentemente dalla tipologia di
elettrodomestico, dal chipset o dal sistema operativo utilizzato.
Microsoft ha già annunciato che i dispositivi Windows 10 supporteranno nativamente il protocollo OCF, la soluzione
potrebbe dunque essere quella giusta
per realizzare il sogno di una smarthome completamente interconnessa. Si
registrano però al momento le assenze
di grandi produttori come LG e Sony e
di leader del settore tecnologico come
Google e Apple, quest’ultima impegnata nello sviluppo di una propria piattaforma.
Sense, così si chiama, è un hub
per la casa intelligente che ha
una base massiccia in legno che
sostiene un corpo nero e curvo
e che ricorda una mezzaluna.
A crearlo e presentarlo su Kickstarter è Silk Labs, startup nata
dall’iniziativa di un gruppo di sviluppatori che in passato hanno lavorato a Firefox OS. Look a parte
la start-up mira a trasformare Sense nel punto di riferimento per la
comunicazione tra tutti gli “oggetti” smart di casa, aprendo il proprio codice allo sviluppo di app
di terze parti. Sense, che dispone
di connettività Wi-Fi e Bluetooth,
non sembra aderire ad alcuno
standard preesistente, proprietario o aperto che sia. Un limite che
lascia però intendere che l’hub si
ponga come una versione domestica dell’IFTTT capace di comandare più dispositivi che hanno
in comune la connettività verso
la rete senza fili di casa. Non a
caso Silk Labs dichiara di potersi
connettere a prodotti diversi tra
cui lampadine Philips Hue e Lifx,
termostati Nest e sistemi audio
di Sonos. Sense integra inoltre
un microfono per riconoscere i
comandi vocali e una videocamera che, oltre a riconoscere varie
gesture, si occupa di identificare
gli abitanti della casa e a seguirne
gli spostamenti. Sense, il cui progetto è finanziabile su Kickstarter,
costa al momento 225 dollari.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Entro la fine di quest’anno, tutte le lavatrici Candy si potranno controllare via Wi-Fi utilzzando lo smartphone
Tutte le lavatrici Candy saranno connesse entro il 2016
Candy batte tutti: la casa di Brugherio è quella che ha sul mercato il maggior numero di grandi elettrodomestici “smart”
di Gianfranco GIARDINA
I
n pochi sanno che l’eccellenza sul
fronte degli elettrodomestici connessi
è italiana e si chiama Candy. La nota
casa produttrice di elettrodomestici con
sede a Brugherio (MI) e che possiede,
tra gli altri, anche i marchi Hoover e
Zerowatt, è infatti quella che ha più modelli di grande elettrodomestico connessi
a Internet e controllabili via app effettivamente in vendita sul nostro mercato: sono
infatti nove i modelli in commercio, tra
lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura e cappe che fanno parte della linea
Simply-Fi e che quindi sono accomunati
dalla connessione a Internet. Samsung,
che pur mostra alle fiere internazionali
molti modelli e prototipi connessi, in realtà distribuisce in Italia solo tre modelli (un
climatizzatore, una lavatrice e un forno);
Whirlpool solo un frigorifero; Bosch e LG
non hanno alcun modello connesso a Internet nella gamma distribuita in Italia.
La notizia è che Candy ha deciso addirittura di accelerare: come ci ha confessato l’amministratore delegato del gruppo
Beppe Fumagalli, entro la fine del 2016
tutte le lavatrici Candy saranno connesse;
stessa sorte toccherà a tutti gli altri grandi elettrodomestici in capo a tre anni. In
effetti Candy già nel 2014 aveva iniziato
la commercializzazione dei primi modelli
Simply-Fi: una bella demo sulle funzionalità di tutti gli apparecchi è presente in un
minisito appositamente creato, ma nella
prima fase, com’è normale che sia, la
possibilità di collegamento alla Wi-Fi domestica ha riguardato solo i modelli top
di gamma e quindi apparecchi più costosi della media. “Ora la funzionalità Wi-Fi
verrà portata molto più in basso nelle
lavatrici – ci spiega Fumagalli -, fino alla
gamma media. La gamma bassa sarà
sempre controllabile via smartphone,
ma con altre tecnologie di prossimità”.
Il riferimento in questo senso è probabilmente alla tecnologia NFC che permetterà, con gli smartphone compatibili, di
interagire comunque con la lavatrice via
smartphone, ma solo in prossimità dell’apparecchio. Il funzionamento in Wi-Fi,
invece, si appoggia al cloud di Candy e
permette non solo in controllo in rete locale ma anche via Internet. Gli scenari di
utilizzo per le lavatrici comprendono, per
esempio, situazioni in cui viene notificata
sullo smartphone la fine del programma:
l’utente, se distante da casa o impossibilitato a scaricare la macchina, può impostare da remoto la modalità refresh per
mantenere i capi morbidi e profumati, in
attesa di poterli stendere più tardi. Allo
stesso modo, è possibile farsi assistere
nell’impostazione del programma da
un sistema esperto integrato nella app
che, in seguito alla risposta ad alcune
domande, identifica e imposta il miglior
programma di lavaggio per il bucato
caricato.Certo, come capita anche per i
sistemi dei concorrenti, il sistema Candy
non è compatibile con prodotti di altre
marche (anche se la app di Candy è solo
una per tutti gli elettrodomestici connessi
del marchio): “Non esistono accordi tra i
produttori per creare tecnologie comuni
– ci spiega Fumagalli -; sui tavoli comuni,
come in particolare quelli presso il Ceced, si discutono temi legati soprattutto
alle normative. Ma non vengono mai decise delle piattaforme tecnologiche”. Occasione persa per i consumatori di avere
una piattaforma standard. Fumagalli è
però ottimista: “Non credo a piattaforme
comuni, quanto ad app indipendenti che
aggreghino il collegamento verso tanti
apparecchi, anche su piattaforme diverse, unificando l’esperienza di utilizzo”.
Ma non è che questa degli elettrodomestici connessi è una moda passeggera, una
bolla destinata a sgonfiarsi? “No, ne sono
certo – risponde Beppe Fumagalli -. Intanto molti usi dobbiamo ancora pensarli: stiamo per lanciare, per esempio, una
cappa che dialoga via rete con il piano
cottura e si attiva autonomamente quando si inizia a cucinare. In capo a tre anni
- continua Fumagalli - tutti gli elettrodomestici saranno connessi. In Cina già
nel 2015 sono state vendute 420mila
lavatrici connesse. Nel giro di pochi anni
ci saranno diversi milioni di elettrodomestici connessi nel mondo. E noi siamo già
molto avanti”.
SMARTHOME Annunciato lo sviluppo di una nuova generazione di chiusure “intelligenti” dedicate al mercato degli alcolici
Vuoi sapere da dove arriva il tuo vino? Te lo dice il tappo
Avvicinando il telefono, il tappo comunicherà provenienza, storia, informazioni e suggerimenti sul consumo della bevanda
M
di Alvise SALICE

aurizio Mittino, Responsabile Ricerca e Innovazione del gruppo
Guala Closures, toglie i veli sulla
nuova partnership con NXP, che metterà
a disposizione il suo know how in campo
tecnologico per
la progettazione delle prossime chiusure
di
sicurezza
Guala Closures. “La collaborazione tra
NXP e Guala
Closures darà
torna al sommario
vita a una nuova generazione di prodotti per Guala Closures Group e il per
mercato delle chiusure per le bevande
alcoliche. Il risultato genererà un sistema tamper evident (anti manomissione)
elettronico, una vera e propria barriera
per i contraffattori e aggiungerà un livello extra di protezione ai nostri sistemi
anti riempimento, ha dichiarato Mittino .”
Dati di mercato, partnership e alleanze
a parte, di che si tratta? Di un tappo per
bevande alcoliche dotato di tecnologia
anti-contraffazione e di svariate funzionalità smart. In particolare, sfruttando
la tecnologia NFC, le nuove chiusure
potranno rilevare e tracciare l’apertura
di una bottiglia, fornendo dettagliate in-
formazioni su eventuali operazioni non
autorizzate. Inoltre, attraverso un qualsiasi smartphone o tablet abilitato NFC,
i consumatori potranno verificare provenienza e integrità del prodotto. Inoltre,
mediante questo sistema il produttore
della bottiglia potrà fornire al cliente in-
formazioni dettagliate sulla bevanda, ricette di cocktail, offerte speciali, benefit
personalizzati. Resta da capire se un prodotto del genere potrà avere successo
su larga scala, visto che - immaginiamo
- i costi non saranno propriamente quelli
di un tappo di sughero.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Al Mobile World Congress di Barcellona, Ford ha presentato la nuova Kuga
Sync 3 di Ford con CarPlay e Android Auto
arriva in Europa, debutto sulla nuova Kuga
Oltre al sistema SYNC 3, la Kuga è dotata di diverse tecnologie di assistenza alla guida
F

Nissan al MWC
ha svelato la nuova
Leaf con batteria da
30 kWh e sistema
NissanConnect EV
di Massimiliano ZOCCHI
ord svela al Mobile World Congress
la nuova Kuga, ribadendo il suo interesse per il mondo hi-tech e della
connettività, in un processo che sta trasformando l’azienda da semplice produttore di auto, a provider di servizi per
la mobilità del futuro. Il SUV di medie dimensioni è uno dei 5 nuovi modelli che
l’Ovale Blu è pronto a lanciare nei prossimi tre anni per competere in questo
segmento. E le novità sono sia fuori che
dentro, con nuovo design, nuovi motori,
ma soprattutto tanta tecnologia, sia per
la guida sia per l’intrattenimento.
La gamma di motorizzazioni spazierà tra
il TDCi 1.5 da 120 cavalli, che ha la stessa potenza del vecchio 2.0, che resterà
in listino, ma con potenza di 150 cavalli,
con incrementi di efficienza significativi:
oltre il 4%. Disponibile anche una versione più spinta da 180 cv, in accoppiata
esclusivamente con la trazione integrale. Mentre per quanto riguarda i motori
a benzina, saranno tutti da 1.5 cc, con
potenze da 120 e 150 cv (solo trazione
anteriore), e 182 cv con trazione integrale intelligente.Ma ciò che distingue
la nuova Kuga è la massiccia presenza
di tecnologia a bordo, per una sicurezza
senza compromessi. Così trovano posto
tutti i recenti sistemi Ford, partendo dai
fari col l’Adaptive Front Lighting, in grado di cambiare ampiezza e profondità in
base alle condizioni di guida. La sicurezza in curva è assicurata dal Curve Control, per ridurre automaticamente la velocità in curva se affrontata ad andatura
troppo sostenuta, e il Torque Vectoring
Control per migliorare la trazione delle
ruote all’interno della curva.
Sempre sul fronte sicurezza è stato
torna al sommario
Nuova Nissan
Leaf, 250 km
di autonomia
elettrica e
controllo remoto
di Massimiliano ZOCCHI
migliorato l’Active City Stop, la frenata di emergenza automatica, che ora
resta attiva fino a 50 km/h contro i 30
precedenti. E i parcheggi non saranno
più un problema con il classico Active
Park Assist, ora coadiuvato anche dal
Park-out Assist, grazie al quale Kuga
esegue autonomamente la manovra di
uscita da un parcheggio in parallelo. In
tutte queste situazioni ci sarà sempre
allerta il Cross-Traffic Alert, che avvisa
il guidatore mentre esegue manovre in
retromarcia nel caso sopraggiungano
altri veicoli, identificandoli fino a 40 metri di distanza. Per quanto riguarda invece l’infotainment, Ford ha annunciato il
lancio in Europa del SYNC 3, nuova generazione del sistema di connettività e
comandi vocali, e Kuga sarà proprio uno
dei primi modelli ad averlo in dotazione.
Il display da 8” ora è più veloce e reattivo, e il sistema di comandi vocali è in
grado di riconoscere richieste formulate
in linguaggio più semplice come “devo
fare rifornimento” o “ho voglia di un caffè”. Il livello di interattività è assicurato
da AppLink, l’ecosistema di applicazioni
Ford, che supporta anche Apple CarPlay
e Android Auto. In particolare gli utenti
iPhone avranno accesso alla modalità
Siri Eyes Free, per richiamare l’assistente vocale senza distrarsi dalla guida.
Ma oltre al lancio di nuovi modelli e nuove tecnologie, Ford spinge molto l’acceleratore sul cambiamento aziendale già
in atto, per trasformare l’Ovale Blu da
semplice costruttore, a fornitore di servizi per la mobilità del futuro. Il CEO Mark
Fields ribadisce l’importanza dei piano
Ford Smart Mobility Plan, per anticipare
i bisogni dei clienti, grazie alla connettività, al cloud, e a servizi condivisi. Così
arriverà anche in Europa FordPass, che
include diversi servizi innovativi come
Ford Carsharing, già attivo in Germania, dove ha fatto registrare nel 2015 un
milione di km percorsi dai circa 4.000
veicoli disponibili. A Londra invece è
partita la sperimentazione di GoPark,
un sistema predittivo che indirizza il guidatore verso area dove è più probabile
trovare parcheggio, e GoDrive, sempre
un carsharing, ma con destinazioni programmate e parcheggio garantito, basato su 25 hub sparsi sul territorio in luoghi strategici come aeroporti o stazioni
ferroviarie.
Nissan al MWC di Barcellona ha
colto l’occasione per presentare la
nuova Leaf, vettura 100% elettrica,
ora con batteria da 30 kWh dotata
anche anche il nuovo sistema di
infotainment NissanConnect EV.
Leaf può raggiungere un valore
NEDC fino a 250 km di autonomia
per singola carica, energia che può
essere ripristinata in circa 40 minuti grazie alla ricarica veloce DC di
tipo ChaDeMo. In Italia la versione
base Acenta ha prezzi a partire da
28.990 euro, con noleggio batteria
di 79 euro al mese per 30.000 km
annuali. Il video di presentazione
che Nissan ha realizzato è un mix
tra genialità e presa in giro, dato
che le atmosfere e le inquadrature ricordano molto da vicino quelle utilizzate per uno smartphone
molto noto... Ironia a parte, il nuovo NissanConnect EV può essere
controllato da remoto tramite app
e offre utili funzioni come “Trova
la mia auto”, oppure “inizio ricarica
remoto” che permette a veicolo
già collegato di iniziare a ricaricare la batteria direttamente dall’app. I proprietari Leaf possono
inoltre interagire tra loro tramite
Sfida Eco, che rileva le emissioni
di CO2 e indica il numero di alberi
salvati. A bordo lo schermo è un
7” touchscreen multitouch e comprende anche diversi servizi utili
come Tune-in App, Google online
Search, TripAdvisor, oltre alla mappa dettagliata e aggiornata dei
punti di ricarica sul territorio.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Il CEO Elon Musk ha sempre promesso l’arrivo di una Tesla accessibile a tutti
Tesla Model 3 in vendita a 27.000 dollari?
Model 3 costerà 35.000 dollari, che diventano 27.000 dollari sfruttando gli incentivi
L
di Massimiliano ZOCCHI
a Tesla Model 3, terzo modello della casa californiana (se si esclude
la Roadster in collaborazione con
Lotus) potrebbe essere il più importante
non solo per Tesla Motors ma per il settore automotive in generale. Le qualità
delle vetture di Elon Musk sono note:
tecnologicamente avanzate, studiate nei
minimi dettagli ed elettriche con autonomie record. Il prezzo però è notevole, e
la Model 3 si inserisce proprio in questo
contesto, pronta per essere la prima
con un costo più accessibile. Elon Musk
ha sempre promesso un target price di
35.000 dollari, ma gli analisti non sono
mai stati troppo convinti delle sue parole.
Ora arriva però una conferma da parte di
Bloomberg.com, che cita una fonte interna all’azienda, annunciando un prezzo
di 35.000 dollari esclusi incentivi. Come
noto la presentazione ufficiale è attesa
per il prossimo marzo, e Tesla sarebbe
già pronta ad accettare i pre-order. Ma
cosa significa proporre un’auto così a
questo prezzo? Negli Stati Uniti sono attivi degli incentivi governativi fino a 7.500
dollari per le auto a propulsione elettrica,
e questo farebbe scendere il prezzo a
soli 27.500 dollari. In più alcuni stati americani offrono incentivi aggiuntivi, con la
punta massima raggiunta dal Colorado
che mette sul piatto altri 6.000 dollari.
Se il tutto venisse confermato sarebbe
una mossa “spacca-mercato”, sdoganando definitivamente le auto elettriche
al grande pubblico, ma con almeno 300
km di reale autonomia.
Secondo le stime di Bloomberg, gli americani ad oggi spendono in media 31.000
dollari per una nuova auto, e la Model 3
rientrerebbe in pieno in questo target.
A questi livelli l’unico freno per il nuovo
modello sarebbe la capacità stessa di
Tesla di produrne a sufficienza per soddisfare la domanda. E la tabella di marcia
deve essere serratissima. C’è già in arrivo la Chevrolet Bolt che si pone gli stessi
obiettivi, e sono attese anche la Nissan
Leaf 2 e la nuova VW e-Golf, quindi la finestra per avere successo immediato è
strettissima. Ma Musk ha sempre un asso
nella manica: i caricatori Supercharger
che offrono ricariche gratuite a vita. Basterà per rendere la Model 3 l’auto della
svolta definitiva?
AUTOMOTIVE La nuova vettura elettrica Chevy verrà venduta in Europa come Opel Ampera-e
Chevrolet Bolt arriverà anche in Europa
Le vendite inizieranno verso la fine del 2017, il prezzo non è stato ancora comunicato
di Massimiliano ZOCCHI
D

opo la presentazione, prima al CES
e poi al salone di Detroit, si era sparsa la voce che la Chevrolet Bolt,
vettura 100% elettrica su cui General Motors punta tantissimo, sarebbe arrivata anche in Europa. Ora ne abbiamo conferma
direttamente dalle parole del CEO Mary
Barra, intervenuta durante il Car Symposium a Bochum, in Germania: il prossimo
anno arriverà Ampera-e. Per le vendite
nel vecchio continente GM si affiderà al
marchio Opel, ed è stata quindi logica
conseguenza affidarsi al brand Ampera.
Con questo nome già in passato Opel
ha commercializzato una vettura in parte elettrica (anche in quel caso gemella
di una Chevrolet, la Volt) e che permette
tramite il motore termico di ricaricare le
batterie durante la marcia. Ecco quindi
torna al sommario
spiegata la “e” alla fine del nome, per distinguere il nuovo modello, e specificare
che è totalmente elettrico.
La Bolt è molto attesa per la promessa di
un prezzo accessibile (circa 35.000 dollari) e una autonomia di più di 320 km.
E’ lecito aspettarsi che le caratteristiche
tecniche non subiranno variazioni per
la versione Opel, che quindi dovrebbe
avere batteria da 60 kWh, ricaricabili in
9 ore con ricarica lenta in AC, oppure in
circa un’ora con caricatore fast DC Combo. Nessuna notizia invece per ora per
quanto riguarda il prezzo in euro. Le vendite inizieranno verso la fine del 2017, e
Ampera-e dovrà vedersela molto probabilmente con la Tesla Model 3, e con le
vociferate Nissan Leaf 2 e VW e-Golf 2.
Il software
di Google Car
è il guidatore
dell’auto
e ne ha piena
responsabilità
L’ente americano per
la sicurezza stradale
ha comunicato a Google
che l’intelligenza
artificiale che
controlla le auto a
guida autonoma va
considerata a tutti gli
effetti come il guidatore
dell’auto, quindi
ne ha responsabilità
di Franco AQUINI
La risposta della NHTSA (National
Highway Transportation Safety
Administration) ha chiarito che le
regole stradali valgono in egual
misura anche per qualsiasi cosa
(e non “chiunque”) stia guidando
una vettura. Questo chiarimento
è probabilmente una pietra miliare per un settore in forte fermento. Se per le attuali tecnologie i
cosiddetti autopilot sono solo dei
sistemi complementari, in modelli futuri come appunto le Google
Car non ci saranno neppure il
volante e i pedali. Tutto questo
aveva sollevato diversi dubbi su
come potevano essere considerate queste auto, specialmente in
caso di sinistri. Dunque il computer di bordo che controlla l’auto va
considerato un soggetto giuridico
vero e proprio, ma non è chiaro
se il proprietario dovrà comunque
rispondere nel caso di danni: presumibilmente dovrà rispettare una
serie di regole che assicurino il
costante aggiornamento e la perfetta manutenzione dell’auto, ma
se queste sono rispettate e l’auto
causa un incidente, la responsabilità è dell’azienda produttrice.
L’NHTSA nella stessa comunicazione ci tiene a precisare che
molte regole e leggi andranno
riviste, in special modo quelle che
citano testualmente parti come il
volante e i pedali.
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Vision S è un concept di SUV ibrido, Skoda lo presenterà al salone di Ginevra
Da Skoda un concept ibrido con tre motori
A bordo c’è tanta tecnologia, con PC touch, hot spot wi-fi, visori virtuali e app dedicata
L’
di Roberto FAGGIANO
imminente salone di Ginevra vedrà
molte interessanti novità, tra queste possiamo sicuramente mettere
la Skoda VisionS, un SUV dalla motorizzazione ibrida con ben tre motori benzina-elettrico sistemati in modo da realizzare la trazione integrale. La linea del
concept - lungo 4,7 metri e largo 1,9 metri - dovrebbe già essere molto vicina alla
versione definitiva che arriverà il prossimo autunno, linee molto eleganti e in
gran parte innovative per irrompere con
i giusti contenuti in un mercato già affollato di prestigiosi concorrenti. La VisionS
sfrutta un motore a benzina 1,4 TSI da 115
kW come propulsore principale, che si
abbina a due motori elettrici sistemati sui
due assi con potenza differenziata: 40
kW sull’asse anteriore e 85 kW sull’asse
posteriore. Il tutto è controllato dal cambio automatico DSG mentre il guidatore
può scegliere se affidarsi alla gestione
automatica dei tre sistemi in base alle
condizioni del fondo stradale oppure
inserire sempre la trazione integrale o
ancora far funzionare solo i motori elettrici per procedere a emissioni zero. In
questo caso l’autonomia dichiarata è di
50 km, le batterie sono sistemate davanti all’assale posteriore. La potenza
complessiva è di 165 kW con prestazioni
dichiarate di accelerazione 0-100 km/h
in 7,4 secondi e velocità massima che
sfiora i 200 km/h. Sorprendenti i valori di
consumo ed emissioni dichiarati, pari a
1,9 litri per 100 km e 45 g/km di CO2 con
un’autonomia complessiva di circa 1000
km. Non sono state diffuse immagini degli interni ma la casa ceca parla di sei posti a sedere con due poltrone affiancate
su tre file, una soluzione molto originale
che potrebbe rimanere anche sulla versione definitiva della nuova vettura.
AUTOMOTIVE Peugeot presenterà a Ginevra un prototipo di van, dedicato agli uomini d’affari
Peugeot Traveller i-Lab è il van iperconnesso
A bordo c’è tanta tecnologia, con PC touch, hot spot wi-fi, visori virtuali e app dedicata
I
di Roberto FAGGIANO

nteressante prototipo presentato da
Peugeot al Salone dell’auto di Ginevra
e basato furgone Traveller: si chiama
i-Lab e ha installato un notevole patrimonio di tecnologia, realizzata in collaborazione con Samsung. La zona posteriore
dell’ampio van è stata trasformata in un
vero ufficio mobile con porte scorrevoli e
quattro poltrone che si fronteggiano. Su
tutto domina un grande touch screen da
32 pollici di Samsung che controlla i sistemi di bordo e si può interfacciare con
gli altri dispositivi mobili e con un visore
Gear VR sempre di Samsung. Il sistema
prevede anche un hot spot wi-fi per la
connessione in rete e il Bluetooth oltre a
un’applicazione dedicata. Il tutto è anche
collegato al sistema touch con schermo
da 7 pollici con navigatore GPS installato
in plancia e con le telecamere utilizzate
per le manovre del van. Per completare
la dotazione tecnologica c’è anche un
eccellente sistemia audio realizzato da
torna al sommario
Focal con ben 17 altoparlanti installati in
tutto l’abitacolo, pilotati da tre diversi amplificatori. Il Peugeot Traveller esordirà al
salone ginevrino assieme ai suoi fratelli
marchiati Citroen e Toyota nati sulla stessa piattaforma, proprio come già avviene con la city car 108, C1 e Aygo. Non ci
sono ancora notizie sull’eventuale effettiva commercializzazione del prototipo
tecnologico.
Tuo figlio
può guidare
una macchina
molto migliore
della tua
Prodotta da Radio Flyer
è una versione
rimpicciolita
della Tesla Model S
È dotata di batteria
rimovibile e motore
elettrico a due velocità
Lancio previsto già per
la primavera. Il prezzo?
Appena 500 dollari
di Alvise SALICE
Fin dagli anni ’80, il giocattolo più
sognato da ogni bimbo è senza
dubbio l’automobilina elettrica. Ma
se i modelli proposti fino ad ora
hanno sempre esibito un look altamente fanciullesco o fantasioso,
adesso Radio Flyer propone una
perfetta replica per bambini della
più avveniristica auto elettrica: la Tesla Model S. Il colosso statunitense
del giocattolo è pronto a lanciare
in primavera questo gioiellino, che
vanterà caratteristiche tecniche
di tutto rispetto. Innanzitutto una
batteria agli ioni di litio removibile,
che supporterà peraltro la ricarica
veloce, consentendo così di ridurre (o eliminare del tutto, in caso di
acquisto di una pila sostitutiva) i
tempi morti durante la sessione di
gioco dei nostri ragazzi. Il motore
elettrico offrirà due velocità (come
da standard per le baby-car), 4.8 e
9.6 Km/h, oltre naturalmente alla
retromarcia. Infine, la Tesla per
piccini avrà un impianto d’illuminazione frontale realmente funzionante. La lussuosa auto-giocattolo
di Radio Flyer uscirà in primavera
al prezzo di 500 dollari, tutt’altro
che proibitivo se consideriamo la
dotazione offerta.
NUOVO HISENSE C20
Resistente agli urti
Fotocamera 13MP + 5MP
Schermo 5” HD Gorilla Glass 4
MSM8929 Octa Core
Resistente all’acqua
Batteria da 3100 mAh
32
Il più resistente
degli urban
smartphone
3
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
TEST Samsung Galaxy A5 è uno smartphone con una dotazione completa, design curato e una batteria all’altezza della situazione
Galaxy A5: funzioni al top senza spendere troppo
È uno smartphone con tutte le carte in regola per piacere agli “aficionados” di Android. Prezzo di lancio fissato a 429,00 euro
S
di Andrea ZUFFI
amsung A5 in edizione 2016 è l’ultimo nato della famiglia Galaxy A e potrebbe per certi versi
rubare la scena, seppur involontariamente, al
cugino S6. Confrontando i due terminali si nota infatti
che il Galaxy A5, posizionato nel segmento medio di
mercato con con un prezzo di lancio di 429,00 euro
ma destinato fisiologicamente ad assestarsi ben sotto i 400, presenta specifiche tecniche decisamente
apprezzabili come vedremo più avanti. Per ora basti
sapere che la batteria è stata maggiorata alla capacità
di 2.900 mAh e soprattutto la memoria è espandibile
tramite slot micro SD: una caratteristica non da poco
per chi non ha condiviso la scelta di Samsung di seguire Apple sulla strada del taglio di memoria fisso.
Per il resto la dotazione hardware è da considerarsi
completa e tipica di modelli di fascia superiore potendo vantare, oltre ad una fotocamera da 13 MPx, un
display super Amoled da 5,2 pollici Full HD e un processore octa-core da 1,6 GHz, anche l’antenna NFC
e il lettore di impronte digitali. Galaxy A5 2016 nasce
come upgrade dell’omonimo predecessore arrivato
sul mercato a fine 2014 e si innesta nella famiglia degli A, caratterizzata da un look molto simile, ma non
uguale, ai device recenti della serie S giocando però
su forme più squadrate e il ricorso ad mix di pregio
fatto di vetro e alluminio.
Difficile trovare sul mercato qualcosa di simile: si
potrebbe azzardare un confronto con Zenfone 2, lo
smartphone completo e ben assemblato di casa Asus,
anche se il paragone non reggerebbe sia per la mancanza del lettore di impronte digitali sia per l’appeal
e il fattore estetico del Galaxy. Samsung A5 si rivolge senza distinzioni ai professionisti che vogliono un
telefono factotum moderno, con la memoria espandibile e una batteria che arrivi comodamente a sera oppure a chi cerca un robusto comparto multimediale,
uno schermo grande e ben definito per fruire in modo
soddisfacente di immagini e filmati in alta qualità.
Lo smartphone bello e intelligente

Galaxy A5 si presenta con un telaio monoscocca ben
assemblato e con uno stile solido ed elegante otte-
torna al sommario
video
Samsung Galaxy A5
lab
429,00 €
FUNZIONI AL TOP SENZA SPENDERE UNA FORTUNA
Samsung ha aperto il 2016 con un ottimo lavoro di restyling del Galaxy A5. La raffinata e sottile scocca racchiusa sopra e sotto tra due vetri Gorilla
Glass 4 e bordata di alluminio, lo schermo da 5,2 pollici brillante e in risoluzione Full HD si uniscono ad un sistema dal funzionamento efficiente e
a una batteria dimensionata in modo ottimale per tenere l’utente lontano dal caricabatteria fino all’ora di andare a dormire. Tra i plus di questo
smartphone spicca senza dubbio la presenza del lettore di impronte digitali che, oltre a alzare il livello tecnologico, prepara la strada ai futuri dei
pagamenti in mobilità con Samsung Pay e le altre soluzioni che si affacceranno anche sul mercato italiano. In conclusione il prezzo di lancio di
429 euro è alto, ma non eccessivo viste le qualità del prodotto, ma Questo A5 diventerà ancora più appetibile quando il prezzo di mercato di assesterà ben al di sotto dei 400 euro. Solo allora questo dispositivo, con interessanti funzionalità foto e video e un processore fluido e performante,
raggiungerà un rapporto qualità/prezzo in grado di non far rimpiangere gli attuali top di gamma.
8.0
Qualità
8
Display
COSA CI PIACE Fotocamera
Autonomia
Longevità
8
Design
9
Semplicità
9
COSA NON CI PIACE
nuto mescolando metallo e vetro Gorilla Glass 4 sia
sul retro che sul display da 5,2 pollici. Il display ha
bordi longitudinali leggermente stondati in conformazioni 2.5D che si raccordano in modo armonioso con
la sottilissima cornice laterale. Lo smartphone pesa
155 grammi, le dimensioni nel complesso sono generose e, nonostante lo spessore di 7,3 mm ne renda
piacevole l’uso sia nella scrittura del testo che durante le conversazioni, gli spigoli laterali in alluminio non
hanno molto “grip” e la sensazioni che possa scivolare dalle mani quando lo si sfila dal taschino è reale.
Meglio dotarsi di una sottile cover in silicone, magari
trasparente per non rovinare estetica. La parte frontale ospita sopra al display la fotocamera per i selfie, il
sensore di prossimità e quello che rileva la luminosità
ambientale.
Nella parte sottostate lo schermo troneggia invece
uno dei classici marchi di fabbrica del produttore coreano, ossia il tasto “home” sopra al quale trova posto il lettore di impronte digitali. Ai lati di quest’ultimo
sono posizionati i soft keys di Android 5 che si illuminano solo quanto li si sfiora e che sono invertiti rispetto allo standard Lollipop, con il pulsante di ritorno
sulla destra anziché a sinistra. Lo speaker e la presa
jack per le cuffie auricolari occupano lo spigolo inferiore del dispositivo, e qui si trova anche uno dei due
microfoni. Il secondo, che si occupa dell’attenuazione
D-Factor
8
Prezzo
7
Impugnatura scivolosa
Prezzo elevato
dei rumori dell’ambiente durante la conversazione è
invece posizionato sulla sommità superiore. Il retro
dello smartphone è perfettamente piatto e ospita la
fotocamera principale e il flash LED.
A muovere il sistema è Android 5.1.1 con l’ausilio dell’interfaccia proprietaria di Samsung. Chi già conosce
e apprezza TouchWiz si troverà subito a proprio agio
anche con questo Galaxy A5, mentre gli utenti che
conoscono la versione stock di Android o le versioni
custom di altre case non faticheranno a destreggiarsi
con le icone, le funzionalità e le personalizzazioni della classica e collaudata interpretazione che Samsung
fa dell’esperienza d’uso con il sistema operativo di
Mountain View. Il tocco di Samsung è inoltre inconfondibile nell’area delle notifiche e nel menu delle
impostazioni, in cima al quale è possibile configurare
6 funzionalità da mantenere sempre in evidenza con
grandi icone.
Rispetto agli ultimi nati di Samsung non abbiamo trovato molte sorprese nella dotazione software. Coesistono rivisitazioni di alcune delle app di base come
Calendario, Calcolatrice, Memo o Archivio con le più
specifiche come S-Health per la gestione della forma
fisica e del riposo in abbinamento a un “wearable” e
Smart Manager per l’ottimizzazione della batteria, delsegue a pagina 36 
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
TEST
Samsung Galaxy A5
segue Da pagina 35 
la RAM e della memoria di archiviazione. Per gli amanti del genere è disponibile anche la Radio FM.
Tra le suite preinstallate, oltre all’immancabile raccolta
di app di Google, è presente una cartella che raggruppa le applicazioni mobili di Microsoft: Word, Excel,
PowerPoint e OneNote per la produttività, OneDrive
per l’accesso al cloud e Skype per la video-comunicazione. Ottime come sempre le applicazioni sviluppate
da Samsung per la multimedialità, così come risulta
molto fluido il browser Samsung che, una volta provato, non fa rimpiangere l’abitudine di avvalersi dell’onnipresente Chrome.
Processore Octa-Core
Un lavoratore instancabile
Galaxy A5 integra un processore Exynos 7580 octacore a 64-bit con clock a 1,6 GHz, coadiuvato da una
RAM da 2 GB e dalla GPU Mali-T720. Il sistema ha
nel complesso un ottimo livello di reattività al tocco e
si destreggia molto bene anche nella resa di pagine
web pesanti o nella gestione del multi-tasking. Difficile mandarlo in crisi anche agendo in modo intensivo o
spostandosi freneticamente tra le molte app in background. Saltuariamente abbiamo riscontrato microlag che però non influenzano un livello prestazionale
di per sé elevato.
Come già accennato la memoria interna da 16 GB, 10
dei quali disponibili per l’utente, non sono la sola opzione perché A5 2016 dispone di uno slot per micro
SD in grado di supportare schede fino alla capacità
di 128 GB. La giocabilità con un titolo piuttosto “pesante” come Real Racing non è in discussione anche
se la GPU ha mostrato alcuni micro rallentamenti; ma
probabilmente si tratta di un difetto di gioventù della
build installata su questo esemplare di prova, ottenuto precedentemente la commercializzazione. Comunque sia, risultati perfettamente in linea con la fascia
medio-alta del prodotto, senza sorprese.
Super Amoled per colori super brillanti

Il display dell’edizione 2016 del Galaxy A5 ha una
diagonale da 5,2 pollici ed è realizzato con tecnologia Super Amoled che si traducono in neri assoluti
e un contrasto ottimale. La risoluzione è Full HD con
1920 x 1080 pixel e una densità di 480 ppi. La resa dei
colori è da top di gamma e l’utente può scegliere la
taratura preferita tra quattro differenti preset inseriti
nel menu delle configurazioni dello schermo. L’angolo
di visione è molto ampio mentre brillantezza e luminosità non deludono mai, grazie al sensore ambientale
torna al sommario
molto reattivo che garantisce la miglior visibilità anche
quando le condizioni di luce sono sfavorevoli.
Grazie alla visualizzazione multi-schermo di Samsung
è possibile affiancare orizzontalmente o verticalmente due app che occuperanno ciascuna il 50% della
superficie del display, permettendo di svolgere un
compito tenendo sott’occhio una seconda app. La
funzione è molto utile per esempio se si vuole dividere lo schermo per leggere le email avendo contemporaneamente disponibile il proprio calendario, oppure
guardare video su YouTube mentre si consulta una
pagina web o un profilo Facebook.
Nonostante i 5,2 pollici del display ne consentirebbero l’uso, Galaxy A5 purtroppo non supporta lo
stilo S-Pen. Uno dei plus di questo A5 è senza dubbio il lettore di impronte digitali che il produttore di
Seoul ha posizionato, ma potremmo dire nascosto ad
arte, sotto la superficie del tasto “home”. Una volta
terminata la procedura di registrazione di una o più
polpastrelli, sarà possibile utilizzare le impronte per
lo sblocco efficiente e sicuro dello schermo. Il riconoscimento è rapido ed efficace e la maggior parte delle
volte lo sblocco avviene anche se il dito non è stato
appoggiato perfettamente in asse con il sensore. Se
si ha veramente fretta però può capitare di dover perdere qualche secondo in più per riposizionare il dito:
in questi rari casi è praticamente impossibile stabilire
se la “colpa” sia del lettore o della poca attenzione
del proprietario delle dita.
La presenza del lettore biometrico prepara la strada
affinché Galaxy A5 possa diventare uno dei dispositivi di riferimento per il lancio di Samsung Pay e di
tutte le altre app che baseranno il riconoscimento
del titolare di un qualunque “borsellino elettronico”
o account sull’impronta digitale rilevata sullo smartphone stesso. Esplorando i menu, le funzioni multimediali e il web spesso ci si dimentica che i nostri
fidati smartphone hanno anche la funzione “telefono”.
Per fortuna alla prima chiamata entrante ce ne siamo
ricordati e abbiamo potuto constatare che il comparto
telefonico svolge la funzione per cui è stato creato in
modo soddisfacente, con un audio in chiamata piuttosto naturale e una potenza del vivavoce in linea con
gli altri modelli dello stesso marchio. Lo speaker per le
chiamate in vivavoce, che poi è lo stesso che diffonde
il suono del lettore di musica e filmati, é di piccole dimensioni e non offre una grande potenza sonora ma
è più che sufficiente per l’ascolto quando non si ha
niente di meglio e l’ambiente non è troppo rumoroso.
Sul fronte della connettività Galaxy A5 2016 può vantare una copertura completa. Sono gestite le reti dati
di terza e quarta generazione fino alle bande LTE Cat.
6. Il Wi-Fi supporta sia la banda dei 2,4 che quella dei
5,0 GHz con protocollo 802.11 a/b/g/n. Non manca il
Bluetooth Low Energy in versione 4.1 e altri protocolli
come Mirrorlink e Ant+. L’antenna NFC è utilizzabile
sia per i pagamenti sui POS contactless che per il trasferimento agile di dati da e verso dispositivi compatisegue a pagina 37 
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MAGAZINE
TEST
Samsung Galaxy A5
segue Da pagina 36 
bili. La localizzazione è garantita dal supporto alle costellazioni GPS e Glonass. Grazie al’’abbinamento con
l’ottima Google Maps e a un fix sempre istantaneo la
funzione navigatore offre un’esperienza di altissimo
livello e un servizio impagabile per spostarsi in auto o
con ogni altro mezzo di locomozione.
Un vera fotocamera sempre in tasca
Galaxy A5 2016 può essere senza dubbio annoverato tra i camera-phone con i quali è facile divertirsi
realizzando scatti di ottima qualità, a patto di tenere
sempre a mente che si sta pur sempre utilizzando
un telefono e non una fotocamera. Il sensore principale CMOS ha una risoluzione di 13 Mpx nel formato 4:3 (4128 x 3096 pixel) che scende a 9,6 Mpx
( 4128 x 2322 pixel) nella proporzione 16:9. Altri segni
particolari della fotocamera posteriore sono l’apertura
f/1.9, un flash LED piuttosto potente e lo stabilizzatore
ottico. A rendere piacevole l’esperienza fotografica
massimizzando le potenzialità dell’hardware è l’app
Camera 4.0 che, con interfaccia piacevole e molto
pratica permette di avere a portata di mano molti parametri di scatto.
Nella parte superiore del display troviamo il selettore
della risoluzione, il timer per l’autoscatto e il menu di
scelta di alcuni, in verità non molti, effetti quali “scala
di grigi”, “seppia” ed “effetto poster”, oltre al selettore
on/off/auto per il flash. Interessante poi la possibilità
di scattare con la voce pronunciando una delle parole chiave “Sorriso”, “Cheese”, “Scatta”, “Cattura” o
“Registra” per i video: la funzione è utile soprattutto
in condizioni di scarsa luce quando i tempi di apertura
sono più lunghi e il mosso è più che un’ipotesi.
In basso a sinistra c’è l’opzione per la scelta del modo
che oltre ai classici Auto, Scatti Multipli, HDR, Notte
e Panorama la cui cattura è talmente fluida da somigliare più alla modalità video che a scatti giustapposti,
con un risultato finale sempre impeccabile anche a
fronte di movimenti imprecisi. Sull’app store Samsung
poi si possono scaricate molti altri “modi” per soddisfare ogni esigenza creativa. Una citazione a parte
merita la modalità “pro” che aggiunge la possibilità
di controllare manualmente l’esposizione, gli ISO, il
bilanciamento del bianco e il tipo di autofocus scegliendo tra “calibrato al centro”, “matrice” o “spot”. Per
ciascuna delle modalità di cattura disponibili rimane
la possibilità di scegliere con un dito sullo schermo
touch il punto preciso che si vuole maggiormente a
fuoco.
Peccato manchi l’opzione per salvare i file in formato
RAW, per agire in un secondo momento sulle immagini con apposito software di post produzione su PC. La
resa cromatica e il risalto del dettaglio sono eccellenti
in condizione di luce ottimale, ma il sensore si difende piuttosto bene anche in condizioni di luce scarsa,
seppur introducendo un po’ di inevitabile rumore. La
reattività dell’otturatore è ottima anche se in alcuni
casi, forse a causa delle condizioni di luce scarsa o
per la presenza di superfici troppo lucide, l‘autofocus
ha faticato un po’ causando un lieve ritardo. Nulla di
preoccupante in quanto la situazione descritta è stata
veramente molto rara.
La fotocamera frontale, sempre con sensore CMOS e
apertura f/1.9, ha invece una risoluzione massima di
5,0 MPx (2576 x 1932 pixel) in formato 4.3. Tra le modalità fotografiche segnaliamo il Selfie Panoramico
che permette di aumentale l’angolo di visuale ruotando sull’asse verticale lo smartphone prima verso destra e poi verso sinistra dopo aver scattato. La qualità
video è buona per entrambi i sensori che possono registrare filmati stabilizzati in Full HD 1920 x 1080 pixela a 30 fps.
Con la batteria si arriva a notte fonda
Durante la prova l’autonomia non è mai stata un problema. Anche con un utilizzo intenso e senza mai
privarsi di nulla, rimanendo costantemente online su
rete dati 3G o 4G e senza l’ausilio di alcuna funzionalità dedita al risparmio energetico si arriva sempre
a sera al dopocena con ancora il 20/25 percento di
carica residua. Grazie quindi ad una gestione equilibrato dei consumi e ad un’adeguata capacità della
batteria non removibile da 2900 mAh, Samsung ha
realizzato un sistema che supporta l’utente per tutta
la giornata e oltre.

Alcune foto scattate con il Samsung Galaxy A5, selezionandole con il mouse è possibile visualizzare l’ingrandimento
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24 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
TEST Dopo il test della versione “standard” eccoci alle prese con la variante XL dello smartphone top di gamma di Microsoft
Lumia 950 XL, Windows 10 è ancora un limite
La scheda tecnica fa impressione e la fotocamera è un riferimento, ma il software e l’ecosistema non riescono a convincere
A
di Vittorio Romano BARASSI
bbiamo fatto passare oltre un mese dalla recensione del Lumia 950 e dopo qualche settimana
di test siamo finalmente arrivati al momento di
tirare le somme su quello che, a tutti gli effetti, è il vero
flagship della nuova linea mobile Microsoft. Lumia 950
XL, come suo fratello minore, è un dispositivo contraddistinto da innumerevoli punti di forza e da altrettanti
elementi che tendono ad abbassare la qualità generale
del prodotto. Lumia 950 XL è un device immesso sul
mercato già da qualche tempo a 699 euro e, a queste
cifre, la tolleranza nei confronti dei limiti è molto bassa;
gli utenti che comprano un top di gamma sono ormai
abituati a standard molto elevati e Lumia 950 XL, probabilmente, non sarà in grado di diventare - per ora - il
device di successo che Microsoft sperava di creare. Ma
andiamo con ordine.
Top di gamma “plasticoso”
Ma si può sostituire la batteria

Quello che ci si ritrova tra le mani una volta aperta la confezione di vendita è un dispositivo interamente realizzato in policarbonato. Inutile stare a cercare un carrellino
per l’inserimento della nano SIM oppure della microSD:
per mettere le schede bisogna aprire il phablet “tirando”
la cover posteriore dall’angolo in basso a destra, operazione non proprio immediata e che spesso porterà a
farvi credere di aver distrutto qualche aggancio a causa
dell’eccessiva forza impressa. Gli innesti sono solidi, ma
non siamo certi che potrebbero durare troppo a lungo se
si è soliti cambiare SIM con una certa frequenza; inoltre,
ovviamente, si avrà sempre a che fare con un dispositivo
che scricchiola, con rumori che si faranno sempre più
percepibili - soprattutto nella parte bassa - in maniera direttamente proporzionale al numero di volte che si accede al vano posteriore. La cosa positiva di tutto ciò è che,
almeno, si può sostituire la batteria da 3.340mAh installata a bordo del device; non sono pochi gli utenti ancora
alla ricerca di dispositivi con batteria rimovibile, anche a
costo di qualche scricchiolio in più. Non aspettatevi di
trovare molto nella confezione di vendita: ci sono solo
un caricatore da muro (con filo saldato) e un cavo USB
3.0-USB Type-C (per Continuum o per la semplice connessione all PC-Mac), mentre mancano le cuffie. Trattandosi di un prodotto di 151,9 x 78,4 x 8,1mm, Lumia 950 XL
è indubbiamente un dispositivo abbastanza importante
nelle dimensioni; è circa 7 millimetri più lungo e 5 più
largo del Lumia 950 standard e pesa anche 15 grammi
di più: il valore sulla bilancia si ferma a 165 grammi, quasi
un miracolo considerando la media della categoria, ma
c’è da mettere in conto che gran parte dei dispositivi
concorrenti propongono corpi metallici dalla costruzione più solida. Il tasto di sblocco/accensione del device è
posto sul lato destro tra i pulsanti del volume (scelta non
proprio azzeccata perché non sempre si riesce ad individuarlo con precisione) mentre più in basso c’è il tasto
dedicato alla fotocamera, di buona qualità e con tanto di
doppia corsa per messa a fuoco e scatto. Il lato sinistro è
torna al sommario
video
Microsoft Lumia 950 XL
OTTIMA FOTOCAMERA, MA LUMIA 950 XL NON CONVINCE
ab
699,00l€
Lumia 950 XL è un dispositivo che ci ha lasciato con un po’ di amaro in bocca. Come il fratello minore, siamo al cospetto di un ottimo device
che però paga il fatto di essere il primo con Windows 10 Mobile, sistema operativo ancora immaturo e che forse avrebbe avuto bisogno di altri
tre-quattro mesi di sviluppo prima di essere lanciato in pompa magna sui mercati. Trattandosi di software la situazione potrebbe migliorare drasticamente dall’oggi al domani, e nel caso non mancheremo di segnalarlo. Allo stato attuale Lumia 950 XL viene salvato solo dall’ottima fotocamera
PureView da 20 megapixel, ancora un punto di riferimento assoluto della categoria. Allo stato attuale delle cose consiglieremmo Lumia 950 XL solo
a chi è alla ricerca di un dispositivo in grado di scattare fotografie e registrare video in qualità superiore, a patto di sopportare i limiti imputabili a
Windows 10 Mobile. Per tutti gli altri meglio guardare altrove; anche perché 699 euro, prezzo di listino, non sono affatto pochi.
7.5
Qualità
8
Longevità
8
Design
7
Semplicità
8
D-Factor
8
Prezzo
6
Fotocamera eccellente; la migliore
Windows 10 Mobile ha ancora dei limiti
COSA CI PIACE Potenza in abbondanza
COSA NON CI PIACE Prezzo elevato per la qualità offerta
Schermo OLED definito e dai bei colori
Batteria appena sufficiente
sgombro, la porzione superiore presenta solo l’ingresso
jack da 3.5 mm e quella inferiore ha unicamente la presa
USB Type-C. Il retro di Lumia 950 XL è dominato da uno
spazio circolare nel quale trovano spazio fotocamera e
flash triple-LED RGB; vi sono poi una griglia che nasconde l’altoparlante e altre due che fungono da microfoni (in
totale Lumia 950 XL ha quattro microfoni).
AMOLED superlativo
Difficile trovare di meglio
Il display da 5,7 pollici di diagonale con risoluzione
Quad HD (2560x1440 pixel) e una densità di pixel di
ben 518ppi è basato sulla tecnologia AMOLED e questa
continua ad essere la scelta sicuramente più azzeccata. Il pannello di Lumia 950 XL è qualitativamente impressionante: colori ben tarati e non eccessivamente
saturi (c’è anche un selettore che permette di scegliere
tonalità più fredde o più calde), luminosità molto buona
e, ovviamente, contrasto fantastico. Ottimo il nero (per
via del trattamento ClearBlack) e molto buono il bianco,
anche se - forse - tende a virare leggermente sul verde
se messo in proiezione laterale. Sia chiaro, niente di
preoccupante: per notare questa “sensazione” bisogna
mettere la luminosità al 100% e guardare da un angolo
estremo, nulla che possa realmente influire sull’utilizzo
di tutti i giorni. Ottima la possibilità di avere sempre atti-
ve sul display ora, data e notifiche: restano accesi solo
pixel necessari e la batteria non ne risente eccessivamente.Il display ci ha colpito per la sua leggibilità sotto
la forte luce del sole; impostato in modalità automatica il
sensore di luminosità ambientale è sempre molto veloce e preciso nel selezionare la giusta retroilluminazione.
Stranamente sembra che in modalità manuale il dispositivo tenda a proporre luminosità inferiori; insomma, i
100% di luminosità della modalità auto sono molto più
“luminosi” se rapportati allo stesso valore della modalità
manuale.
L’AMOLED di Lumia 950 XL è rivestito da un ottimo vetro Gorilla Glass 4 di Corning che protegge da eventuali
incidenti; molto buona, inoltre, la sensibilità al tocco:
nonostante manchi la modalità dedicata, il vetro pare
rispondere bene anche se utilizzato con i guanti (non
tutti però). Non manca il sensore di prossimità e non
manca neppure la fotocamera frontale con tanto di riconoscimento biometrico dell’iride; il sistema funziona
bene ma è un po’ lento: bisogna allineare bene il device
e attendere qualche decimo di secondo di troppo (si è
ancora lontani dalla velocità dei sensori di impronte di
ultima generazione). La strada, comunque, pare essere
ben imboccata.
segue a pagina 39 
n.127 / 16
24 FEBBRAIO 2016
TEST
Microsoft Lumia 950 XL
segue Da pagina 38 
La potenza c’è, il controllo meno

Il nuovo Lumia 950 XL monta al suo interno quella che
attualmente è la proposta più potente che Qualcomm.
Il SoC Snapdragon 810 si avvale di un processore octacore con clock massimo a 2,0 GHz affiancato da 3 GB
di memoria RAM LPDDR4, abbinamento più che sufficiente a garantire una buona longevità al dispositivo in
questione. La GPU, poi, è la “solita” Adreno 430. Con
questa dotazione ci si aspetterebbe un device sempre
fulmineo e mai in difficoltà ma, nonostante con gli ultimi aggiornamenti Microsoft abbia fatto qualche passo
avanti, Lumia 950 XL non è al livello delle attese e la
colpa pare vada attribuita a Windows 10 Mobile. Il sistema operativo si muove sempre abbastanza bene, ma
non è accettabile ritrovarsi dinanzi a veri e propri freeze
e/o - peggio - crash anche facendo normali operazioni
quotidiane come navigare sul web oppure scorrere tra
le impostazioni; abbiamo riscontrato problemi nell’applicazione Foto, ogni tanto la tastiera sparisce e non c’è
modo di farla riapparire e fare copia/incolla spesso è impossibile (soprattutto con app di terze parti). La gestione
delle notifiche, poi, è tutt’altro che perfetta, difetto che
si amplifica, ancora una volta, quando ci si trova a fare
i conti con applicazioni non di sistema. Come abbiamo
avuto modo di sottolineare già nella precedente recensione di Lumia 950, pare che Microsoft abbia utilizzato
i nuovi dispositivi Lumia della serie x50 come apripista
per il test “su strada” di Windows 10 Mobile. Il sistema
operativo è ancora lontano dall’essere perfetto: nell’ultimo mese qualche miglioramento c’è stato ma la strada
da percorrere è ancora lunga. Certamente i limiti non
sono imputabili al telefono e quindi si possono risolvere
in modo trasparente per l’utilizzatore, ma al momento in
cui si scrive qualcosa di migliorabile c’è. Ribadiamo poi
quanto già espresso su Universal App e Continuum: anche sotto questi aspetti c’è molto da lavorare. Tornando
alle prestazioni vere e proprie, Lumia 950 XL è in grado
di riprodurre senza problemi video 1080p e 4K; la GPU
Adreno 430 permette di giocare ai giochi 3D di ultima
generazione senza grosse difficoltà ma, a parità di
hardware e di videogame, abbiamo potuto apprezzare
framerate più elevati su altri dispositivi. Niente di preoccupante, ma un pizzico di fluidità - ogni tanto - manca.
Altra cosa che ci preme sottolineare è relativa al sistema di dissipazione del calore che Microsoft ha scelto di
utilizzare per Lumia 950 XL. Lo Snapdragon 810 è noto
per i suoi problemi di surriscaldamento (poi sicuramente arginati) e recentemente i produttori hanno trovato
torna al sommario
MAGAZINE
modi più o meno originali per far lavorare al meglio
questo chipset; Microsoft ha realizzato un dissipatore
a liquido ad-hoc, il quale diffonde il calore prodotto nella porzione inferiore del device anche sul lato sinistro
del dispositivo. Il risultato finale, onestamente, non è
straordinario: sotto carico oppure dopo qualche minuto
di utilizzo della fotocamera il telefono scalda parecchio
nella parte bassa (quella che si impugna insomma) e la
sensazione è che solo la “plastica” della scocca fa sì
che il dispositivo non arrivi a temperature fastidiose.
La fotocamera resta la migliore
Le fotocamere PureView hanno fatto la storia e quella di
Lumia 950 XL non fa altro che aggiungere un tassello a
questa gloriosa tradizione. Il modulo BSI da 1/2,4 pollici e
20 megapixel installato dietro a un obiettivo Zeiss (6 lenti, focale 26mm e f/1.9 di apertura) è il fiore all’occhiello di
questo dispositivo che rappresenta il punto più alto della
fotografia applicata al segmento mobile. Difficile, se non
impossibile, trovare uno smartphone/phablet che faccia
foto migliori e che registri video di qualità superiore.
Le fotografie fatte con Lumia 950 XL hanno sempre quel
qualcosa in più che permettono a Microsoft di mantenersi un gradino sopra la concorrenza. La qualità, soprattutto in condizioni ottimali, è elevatissima e anche quando
la luce comincia a calare Lumia 950 XL è quasi sempre
in grado di catturare scatti di qualità eccellente. Abbastanza rapida e precisa la messa a fuoco (non abbiamo
riscontrato i problemi del Lumia 950, ma ogni tanto, con
poca luce, si percepisce ancora qualche difficoltà), ottima la stabilizzazione ottica e buono il bilanciamento
automatico del bianco il quale, davvero di rado, sembra
spingere verso tonalità un po’ più calde del naturale. Lumia 950 XL scatta velocemente e, quando serve, unisce
più foto per ottenere uno scatto finale ben esposto e
dettagliato (Rich Capture, funziona come una modalità
HDR); ottimo il flash a tre LED anti-occhi rossi: illumina
bene e una volta scattato si può anche decidere - con
uno slider - quanta luce si preferisce avere nella foto finale. (Dynamic Flash) Lumia 950 XL, come da tradizione,
possiede ogni tipologia di impostazione manuale; l’app
Fotocamera si è dimostrata molto completa e anche
l’utente medio non viene mai spaventato dalle possibilità
che offre. Presente la possibilità di decidere se scattare
in 4:3 oppure in 16:9 (con fisiologico “taglio” della risoluzione a 16 megapixel) e si può anche decidere di salvare
contemporaneamente in JPEG e DNG, al fine di elaborare i RAW in un secondo momento. Manca la modalità
Panorama; per fare foto di questo genere bisogna scaricare dallo Store l’apposita app di Microsoft. Sul fronte
foto Lumia 950 XL è indubbiamente il primo della classe
(ma la concorrenza si sta avvicinando) e probabilmente
l’ultimo phablet di Microsoft lo è anche in ambito video.
Il dispositivo è in grado di registrare video in 4K a 30
fps di buonissima qualità, ma la modalità che fa più gola
è indubbiamente quella a 1080/60p, attraverso la quale
questo Lumia riesce davvero ad esprimersi al meglio;
impossibile non citare, poi, la possibilità di zoom fino a
2x senza perdita di qualità: sfruttando le dimensioni del
sensore il dispositivo è in grado di simulare un vero e
proprio zoom ottico e il risultato finale è molto valido. La
qualità dei video è da riferimento per la categoria, sia di
giorno che di sera, e segnaliamo solamente un paio di
cose: il già accennato riscaldamento della scocca dopo
qualche minuto di registrazione (ma questo è comune,
specie sul 4K) e la lentezza nel salvare i video (specie
in 4K) nella memoria interna. Non stupisce per qualità,
invece, la fotocamera frontale da 5 megapixel e f/2.4 di
apertura; è nella media della categoria e forse Microsoft,
vista la bontà del modulo principale, poteva fare qualche
sforzo in più. Molto valida, infine, la funzionalità Live Images dell’app galleria di Windows 10 Mobile attraverso la
quale le fotografie vengono accompagnate nel dettaglio
dagli istanti immediatamente precedenti allo scatto.
Buona ricezione, batteria così così
Il dispositivo è ovviamente 4G/LTE e il grado di ricezione è più che buono: nei nostri test il telefono è riuscito
ad agganciare un segnale stabile pure lì dove altri non
sono stati capaci di farlo. Lumia 950 XL non manca di
WiFi “ac”, di Bluetooth 4.1 e di NFC, come sono presenti
pure GPS assistito e Glonass. Per quanto riguarda l’autonomia ci saremmo invece aspettati di più: la batteria
da 3340mAh permette di coprire sul filo del rasoio una
normale giornata lavorativa ma se si esagera troppo
con in giochi oppure con la fotocamera si rischia di
rimanere “appiedati” con qualche ora di anticipo. Per
fortuna c’è la possibilità di ricaricare velocemente il dispositivo (50% in 30 minuti), anche wireless, grazie alla
cover che supporta la ricarica ad induzione.
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TEST Nabu di Razer è un braccialetto per il fitness che fa tante cose e va fiero del suo look “aggressive”. L’abbiamo provato
10 giorni con Razer Nabu, il fitness tracker più sexy
Razer, icona del gaming di alto profilo, è impegnata anche nel settore dei wearable, e Nabu ne è la dimostrazione
O
di Emanuele VILLA
rmai è difficile fare la prova di un fitness tracker:
calcolano tutti le stesse cose, sono esteticamente discreti, piuttosto precisi nelle rilevazioni e ti
dicono qualsiasi cosa, dalle calorie che consumi alle
pulsazioni, ti rimproverano se mangi male (ma fortunatamente non lo capiscono ancora da soli) e se ti muovi
poco, se non sali 10 piani di scale al giorno o fai almeno
10.000 passi. Ma almeno Razer, vero e proprio intoccabile nel mondo del gaming, presenta il suo Nabu in
modo originale. Guardate un po’ il video (sconsigliato a
un pubblico impressionabile o allergico agli Zombie).
Non-morti a parte, Nabu in effetti ha diverse cose che lo
differenziano dalla massa e - quanto meno - ne giustificano una trattazione separata. Intanto il packaging: nessuno compra un prodotto perché è ben confezionato
ma qui rasentiamo la perfezione, con tanto di finitura in
stoffa e cassettino separato con le istruzioni. Cioè sembra un orologio di classe e non un fitness tracker che per sua stessa natura - si presta ad essere maltrattato.
Rigido e si indossa (anche) sottosopra
Ma è normale

Non più di due parole per descriverlo, anche perché
bastano le foto: il braccialetto è rigido e massiccio, dà
un forte senso di solidità, usa i colori sociali nero/verde,
è rivestito di gomma antiscivolo con una trama zigrinata
e non è regolabile.
Questo è - a nostro parere - un limite non indifferente: è
vero che senza un cinturino classico Nabu è più trendy
e molto giovanile, ma visto che viene indossato anche
di notte, alla fine la sua rigidità diventa abbastanza scomoda. Ma in commercio ce ne sono di due taglie diverse e nella confezione c’è una chiusura extra per venire
incontro alle esigenze di tutti.
Il core tecnologico è l’accelerometro a tre assi, la connettività bluetooth e il display OLED multifunzione sul
quale visualizzare le notifiche dello smartphone e gestibile tramite il pulsante fisico laterale. Premendo ciclicamente quest’ultimo si ha l’ora, i passi effettuati, le calorie
consumate, la strada percorsa e il cronometro, mentre
le notifiche sono configurabili per poter leggere in tempo reale l’intestazione delle mail, gli ultimi post sui social
network, gli SMS, le telefonate in arrivo e via dicendo. Il
tutto corredato da una vibrazione decisamente vigorosa, perfetta anche per i momenti di sport intenso.
Il prezzo di listino è 119,99 euro, in linea con la concorrenza: costa un po’ di più dei modelli senza display
come l’UP2 di Jawbone, un po’ di meno di quelli con
torna al sommario
video
lab
sensore cardio come il Charge HR di Fitbit; anzi, vista
la completezza di funzioni e la destinazione “fitness”
dell’apparecchio, l’assenza di sensore per le pulsazioni
è un limite da non sottovalutare. Anche perchè per il
resto c’è ben di più della norma: per esempio, gli utenti
iOS possono usarlo anche come telecomando per gli
scatti a distanza o per controllare la musica, e se più
persone con Nabu si incontrano, possono scambiarsi
informazioni dei propri account social, come Facebook
e Twitter.
Versatilità è il suo secondo nome
Abbiamo già detto che l’unico dubbio in merito al Nabu
è sulla sua comodità: è molto bello da vedere ma essendo per sua natura rigido e massiccio, non è la cosa
più comoda al mondo da tenere di notte, anche perchè
il movimento del polso accende in automatico il display.
Ma sotto il profilo tecnologico non possiamo proprio
dire nulla: la vibrazione è intensa, le rilevazioni accurate
e le funzionalità vanno al di là di quelle classiche di un
fitness tracker.
Ricevere le notifiche più importanti al polso è piacevole e ci evita di arrivare a sera e scoprire che abbiamo
ricevuto 10 chiamate senza risposta, a patto però di
configurare bene le app che possono inviare notifiche
per non essere bombardati di vibrazioni dal mattino
alla sera. Non abbiamo potuto provare la funzionalità
di scambio dati tra due band per assenza di compagni,
ma notiamo con piacere che Razer ha attivato delle
promozioni “2 al prezzo di 1” sul suo store, pensate per
abbinare un Nabu con un Nabu X (la
versione base senza display) e allenarsi
in due. Il dispositivo è ovviamente resistente all’acqua ma non subacqueo:
nessun problema sotto la doccia ma
non buttatelo in piscina.
Infine, l’app. Molto semplice da usare, è
esteticamente identica a quella di Fitbit
e riporta tutte le informazioni essen-
ziali in primissimo
piano.
Durante
l’allenamento
non è necessario
avere con sè il
telefono (anche
se il braccialetto
ci avvisa quando
la distanza diventa eccessiva) e la
sincronizzazione
avviene in un momento successivo,
con la solita possibilità di impostare target, badge,
medaglie, obiettivi
e via dicendo. In
più, come anticipato, dall’app è
possibile configurare Nabu per ricevere notifiche, condividere dati, interfacciarsi con altre app, scattare foto e
via dicendo, ma quest’ultima possibilità ci risulta attiva
solo con iPhone (in effetti su Galaxy S6 non c’era alcuna
traccia di tutto ciò).
Costa un po’, ma vale
In un mercato che porta le fitness band ben al di sotto
dei 100 euro, la proposta Razer può sembrare un po’
cara, ma in realtà ci sono diversi motivi che ne giustificano il prezzo: il display (che poi sia OLED in un dispositivo del genere conta fino a un certo punto), la possibilità di ricevere notifiche e quindi di fungere anche da
mini-smartwatch, l’estetica curata e le funzionalità extra
come il controllo remoto della fotocamera di iPhone.
Peccato solo che non sia subacqueo, un po’ troppo rigido (ma qui, de gustibus) e manchi il sensore cardio: fosse possibile sistemare questi aspetti e - magari - mantenere lo stesso prezzo, sarebbe il migliore in assoluto.
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TEST Abbiamo provato l’ultima arrivata in casa Denon Heos, la Home Cinema, un’elegante soundbar con subwoofer wireless
Heos Home Cinema, la soundbar “multiroom”
Si controlla con l’app e grazie alla connessione Wi-Fi può essere inserita facilmente in un sistema con altri diffusori Denon
di Roberto FAGGIANO
a categoria delle soundbar è sempre più affollata
ma spesso la resa sonora rimane lontana da quella di un classico sistema home theater. Certo, una
soundbar è molto più facile da inserire in ambiente e
non ha bisogno dei diffusori posteriori, quindi un compromesso si può accettare. Vediamo come se la cava
la Denon Heos Home Cinema (799 euro), un diffusore
che arriva già completo del suo subwoofer attivo collegato senza fili. Questo diffusore è parte integrante
della famiglia Heos e può quindi essere inserito facilmente in un sistema con altri diffusori Denon, con tutte
le stesse possibilità operative e il controllo tramite l’applicazione dedicata.
Davvero completa la dotazione di cavi per l’installazione: nella confezione troviamo un cavo di rete, un cavo
HDMI, un cavo digitale ottico e un minijack per segnali
analogici. Per la sistemazione della soundbar si possono scegliere ben quattro opzioni: fissaggio a parete,
appoggiata su di un ripiano con adesivi anti slittamento
oppure con due diversi tipi di supporto che rialzano il
diffusore a seconda delle diverse esigenze. La dotazione comprende anche un ripetitore del telecomando
a infrarossi per il TV se sorgono problemi con quello
integrato a causa della presenza del diffusore.
L
Il subwoofer non è un optional
La configurazione della soundbar Heos prevede la
dotazione di serie del subwoofer, che quindi fa parte
integrante del progetto. Infatti sulla soundbar vera e
propria la dotazione di altoparlanti prevede un sistema a due vie con midwoofer rettangolare con membrana composita in kevlar e doppio magnete e tweeter a cupola da 20mm, ognuno pilotato da un proprio
amplificatore in classe D, mentre il subwoofer sfrutta
un altoparlante con accordo reflex, sempre con il proprio amplificatore digitale.
Il collegamento tra i due diffusori avviene senza fili
e quindi il sub può essere collocato abbastanza
liberamente, ma è pur sempre consigliabile sistemarlo lungo la stessa parete dove è collocato il diffusore principale. In tema di decodifiche di colonne
sonore la soundbar Heos è in grado di trattare sia il
Dolby Digital che il dts, che vengono elaborate con
video
lab
Denon Heos Home Cinema
799,00 €
UN BUON INIZIO MA SI PUÒ FARE MEGLIO
Il settore delle soundbar multiroom è al momento poco affollato e quindi questa Denon Heos può dire la sua, però i risultati non ci sono sembrati
all’altezza del prezzo richiesto. Nonostante l’ottimo abbinamento tra soundbar e subwoofer, ciò che manca sono come sempre dei veri effetti
surround. Denon poi ha scelto di non rendere possibile l’abbinamento con altri diffusori Heos come canali surround, modalità che probabilmente
avrebbe giovato alla resa sonora, anche se avrebbe aggravato ulteriormente i costi. hi non ha necessità delle funzioni multiroom potrà trovare
valide alternative a prezzo similare o inferiore, per non dire di un vero sistema home theater 5.1 che risulterà molto più versatile.
7.2
Qualità
7
Longevità
8
Prestazioni sonore con la musica
COSA CI PIACE Ampia dotazione di cavi
Qualità subwoofer
Design
7
Semplicità
7
COSA NON CI PIACE
un sistema DSP proprietario tramite un processore
400 Mhz/32bit. Per i file musicali si possono ascoltare
tutte le codifiche più diffuse, dall’MP3 al Flac, questi
ultimi però solo fino al limite dei 48 kHz. In tema di
dimensioni questa Heos ha una larghezza di poco più
di un metro e quindi si adatta bene anche a televisori
intorno ai 42 pollici mentre risulterà “stretta” per i più
moderni TV 4K di grande formato. Il subwoofer misura 313 x 171.5 x 332 mm (A x L x P) e pur tenendo conto
dell’accordo reflex non dovrebbe essere difficile da
collocare in ambiente.
D-Factor
7
Prezzo
7
Prezzo elevato
Applicazione migliorabile
Nessun telecomando in dotazione
Versatile e completa nella dotazione
Il parco connessioni cablate del diffusore Heos è
completo per consentire di collegare il televisore via
presa HDMI con ARC oppure in modalità digitale ottica e coassiale o con un cavetto minijack per i casi
più disperati. C’è pure una seconda presa HDMI per
collegare un ulteriore componente audio/video. Inoltre c’è la tipica presa USB di tutti i diffusori Heos per
collegare direttamente chiavette contenenti musica
in diversi formati, un’opportunità comoda per chi non
ha un ingente archivio musicale e può quindi evitare
un vero hard disk esterno. Manca invece il Bluetooth
per un collegamento rapido di smartphone senza dover accedere alla rete domestica. L’alimentazione è
separata tramite adattatore esterno, una soluzione
vantaggiosa se il diffusore va fissato a parete. Sul diffusore troviamo unicamente il controllo del volume e
il muting, lo stand-by è solo automatico.
Un’applicazione sempre migliorabile
Uno svantaggio della soundbar “multiroom” è la necessità di controllarla sempre tramite smartphone o tablet;
da sola la soundbar può solo attivarsi automaticamente

segue a pagina 42 
torna al sommario
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HI-FI E HOME CINEMA Questa testina sfrutta un raggio laser al posto delle convenzionali tecnologie per riprodurre i dischi in vinile
DS Audio DS-W1, la testina per giradischi che usa il laser
Le prestazioni sono di livello assoluto, purtroppo come il prezzo: per acquistarla occorre sborsare ben 8.900 euro
di Roberto PEZZALI
I
l problema della lettura dei solchi dei
dischi in vinile è sempre stato un tema
appassionante per tecnici e progettisti.
Bisognava trovare il metodo migliore per
riprodurre con la massima fedeltà ogni
microscopico dettaglio inciso sul vinile.
Alcuni marchi si sono concentrati sul taglio della puntina di diamante, altri hanno
scelto il metodo con il quale la puntina
deve tradurre in un segnale elettrico quel
movimento. Così sono nate la testine a
magnete mobile (MM) e quelle a bobina
mobile (MC) e altre piccole varianti.
La giapponese Digital Stream ha scelto
di lavorare sul secondo aspetto, pronta
a sfruttare la sua esperienza nella tecnologia ottica laser, non per leggere direttamente i solchi con raggio luminoso,
ma per ottenere il segnale elettrico dai
movimenti di una puntina tradizionale. Il
risultato è la testina DS-W1 che traduce i
movimenti dello stilo con un fascio di luce
laser per avere un movimento più rapido
e preciso. Non dovendo muovere una
massa, seppur minima, come le altre testine convenzionali, il risultato è un impulso
più rapido e una risposta in frequenza più
lineare, capace di scendere fino a 1 Hz.
Da qui le prestazioni uniche in gamma
bassa, laddove le altre testine convenzio-
nali non possono nemmeno arrivare. Molto importante è la linearità nella risposta
in frequenza, con oscillazioni minime tra
i 15 e i 20.000 Hz, contro le ampie variazioni delle normali testine MM o MC. Per
alimentare il raggio laser la testina deve
essere collegata all’equalizzatore dedicato prima di mandare il suo segnale a un
amplificatore. DS Audio garantisce che il
raggio laser è stato studiato per non produrre calore eccessivo e quindi non può
danneggiare i dischi. La testina comunque si fissa al braccio in modo convenzionale, lavora con un peso variabile tra
1,3 e 1,7 grammi mentre la puntina ha un
taglio Shibata. Abbiamo lasciato per ultimo il dettaglio del prezzo, che purtroppo
è di 8.900 euro, equalizzatore compreso.
Davvero tanto, ma chi l’ha ascoltata parla
di prestazioni di livello assoluto.
TEST
Denon Heos Home Cinema
segue Da pagina 41 
quando collegata al TV via HDMI ARC mentre per controllare il volume si può usare il telecomando del TV
previo apprendimento dei codici. Tutto sommato sarebbe stato utile almeno un piccolo telecomando tipo
carta di credito per un utilizzo più semplice, specie se
la famiglia è numerosa. L’applicazione destinata a controllare i diffusori della serie Heos è quindi fondamentale ma non è la migliore della categoria e non è cambiata dal nostro primo test su questi diffusori. La grafica
è chiara e semplice ma passata la zona dove si sceglie
la sorgente è abbastanza complesso ritrovare alcune
impostazioni, specie se sono collegati più diffusori. Per
questa Home Cinema si può controllare l’equalizzatore
non solo su alti e bassi ma anche il subwoofer, in modo
da ottenere rapidamente il giusto equilibrio. Certo che
su questo livello di prezzi una calibrazione automatica
con microfono sarebbe stata utile. Macchinosa la procedura di collegamento alla rete senza fili, soprattutto
quando si scopre, solo nella sezione di risoluzione dei
problemi, che si poteva usare tranquillamente il molto
più rapido WPS. Durante la prova abbiamo usato un
dispositivo Android e uno Apple e bisogna dire che
con l’app si comporta meglio e più rapidamente con i
dispositivi Apple, compresi quelli più datati.
Soundbar si nasce e… si rimane

Per la nostra prova abbiamo utilizzato un TV Samsung
da 55 pollici, la PlayStation e anche un Heos 1. Per la
connessione in rete abbiamo usato la più stabile modalità cablata mentre per il TV abbiamo usato il cavo
HDMI in dotazione. Durante il primo ascolto di “assaggio” notiamo un certo arretramento delle voci, fattore
torna al sommario
davvero inusuale per una soundbar, ma per fortuna
basta inserire l’apposito circuito deputato ad esaltare
i dialoghi per avere una resa equilibrata e convincente
del parlato. Efficaci anche gli effetti DSP dedicati a cinema e musica, che agiscono in modo molto discreto
e non portano mai a risultati artificiosi. Non serve molto
tempo per apprezzare il perfetto abbinamento tra sub
e soundbar, senza buchi o sovrapposizioni e sempre
con un ottimo controllo.Anche la frequenza di taglio è
sufficientemente bassa, in modo da evitare di cogliere la direzionalità delle frequenze medio-basse, che
restano di competenza della soundbar. Il subwoofer
scende abbastanza in frequenza anche se è difficile
cogliere il colpo allo stomaco, con alcuni film potrebbe
essere utile alzare leggermente il livello del subwoofer, ma senza esagerare perché è sconsigliabile alzare
troppo il volume. Come accade quasi sempre con le
soundbar non bisogna nemmeno aspettarsi spetta-
colari effetti fronte-retro, anzi se ci si allontana di oltre
tre metri dal diffusore si perde anche l’effetto stereo.
Tuttavia la resa è apprezzabile, con buona profondità
e la giusta dose di coinvolgimento per farci attrarre più
dalle vicende del film che dai suoni. Ma un vero sistema 5.1 è sempre un’altra cosa per i veri appassionati di
cinema. Magari se ci fosse stata la possibilità di abbinare una coppia di diffusori posteriori come gli Heos
1, i risultati sarebbero stati diversi, ma Denon ha scelto
di non contemplare questa soluzione. Con la musica la
Heos se la cava piuttosto bene, rendendo gradevole
l’ascolto di brani MP3 o lo streaming di Spotify, peccato per la limitazione ai 48 kHz ma non pensiamo che
la resa sonora ne avrebbe guadagnato molto. Anche
con la musica è lodevole l’integrazione del subwoofer
con la soundbar, buona l’apertura della scena ma non
aspettatevi miracoli e non alzate troppo il volume per
non far andare in crisi il diffusore.
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TEST Abbiamo provato la nuova piccola della serie G, la più compatta tra le fotocamere Canon dotate di sensore da 1 pollice
Canon PowerShot G9X, valida ma il prezzo è alto
Offre ottime prestazioni in svariate condizioni di scatto, ma il prezzo (519 euro di listino) rischia di smorzarne l’appeal
I
di Dario RONZONI
l mercato delle fotocamere compatte, non è una
novità, è ormai in gran parte cannibalizzato dagli
smartphone, sempre più carrozzati sul versante
fotografico, anche nelle fasce di prezzo più popolari. I grandi marchi della fotografia continuano però
a proporre novità, alzando l’asticella della qualità
media nel tentativo di ridare ossigeno a un mercato
sempre più marginale. Inserire in un corpo macchina
realmente tascabile un sensore da 1” a 20 megapixel
(tre, quattro volte più grande di quanto offerto dal
mercato mobile) è per certi aspetti una sfida cruciale per un produttore intenzionato a combattere gli
smartphone tra le entry level di qualità. Ed è proprio
il “grande” sensore, abbinato a ingombri ridottissimi,
il biglietto da visita della Canon G9X, presentata in
contemporanea con la sorella maggiore G5X, a completare una lineup PowerShot G che comprende ora
ben quattro modelli con sensore da 1”. E in questa
squadra, la G9X è la piccolina di famiglia, destinata a
un pubblico casual che tuttavia cerca qualcosa di più
di un semplice scatto col telefono.
Sono le dimensioni small, e un peso di conseguenza davvero minimo, a colpire fin da un primissimo
contatto, tanto da spingerci a un confronto diretto
con la Canon S120, che però monta un sensore da
1/1.7”, decisamente più piccolo. Nella vita bisogna
pur sempre scendere a compromessi, e un’accoppiata dimensioni ridotte-sensore grande non lascia
molto spazio all’obiettivo, che in effetti risulta la componente più sacrificata della G9X. Con la sua focale
28-84mm equivalenti 3X, è l’obiettivo con minore
escursione nel lotto delle PowerShot G e non eccelle neppure in luminosità, con un’apertura massima di
f/2 a 28mm che tuttavia scende drammaticamente a
f/4.9 alla massima estensione.
Design tascabile, comandi touch

Si parlava di dimensioni, ed ecco un po’ di numeri:
la Canon G9X misura 98x58x30,8 mm, per un peso
di 209 grammi, batteria inclusa. È a conti fatti la più
tascabile tra le fotocamere compatte con sensore da
1”, tanto da stare comodamente nella tasca anteriore
di un paio di jeans. Sul fronte ergonomia, da sempre
torna al sommario
video
lab
una croce quando si parla di compatte, va segnalato l’ottimo materiale antiscivolo presente su ambo i
lati, molto evidente, ed elegante, sui modelli silver,
in tinta col corpo macchina sulle versioni nere, come
quella a nostra disposizione.
I comandi fisici sono ridotti all’osso: nella parte superiore, oltre alla ghiera di selezione delle modalità,
ci sono il pulsante di scatto e quello del playback,
oltre al tastino del flash pop-up e a quello di accensione/spegnimento. Sul dorso, accanto al generoso
display LCD da 3”, ci sono solo quattro piccoli tasti,
che comandano le riprese video e i menu. Sul lato
sinistro del corpo compare infine il pulsante per la
connessione con device mobili, di cui parleremo in
seguito. Tutto il resto è demandato ai comandi touch
del display, posizionati con criterio e ben leggibili.
Interessante la possibilità alternativa di variare ISO,
tempi e diaframma con una singola ghiera posta
attorno all’obiettivo, previa selezione del valore da
modificare attraverso il touchscreen.
Scatti preimpostati
La G9X è una fotocamera per tutte le stagioni,
il cui target di utilizzo va ricercato in quegli utenti
che solitamente si affidano per le loro foto al solo
smartphone, ma che cominciano a sentire stretti i
limiti tecnici di un device mobile. La natura casual
è ben evidenziata dalle numerose scene preimpostate, ben 14, che vanno a coprire buona parte delle
situazioni di scatto che un utilizzatore entry level si
trova ad affrontare solitamente. Nel complesso la
macchina se la cava dignitosamente, dal ritratto alle
scene notturne, fino agli scatti con viraggio vintage
e all’effetto fish-eye. Particolarmente riuscito l’effetto
Toy Camera, che replica i colori desaturati, la poca
luminosità e l’accentuata vignettatura tipici delle plasticose Holga di fabbricazione cinese, molto amate
dai fan della pellicola. L’HDR on board, pur non facendo gridare al miracolo, specie nella gestione delle alte luci, propone 5 gradi di “spinta” diversi, dal
più naturale al più artefatto ed estremo, tutti ottenuti
sovrapponendo 3 scatti.
Le modalità di scatto classiche (manuale, priorità di
tempi, priorità di apertura, auto, program e personalizzata), sono tutte raggiungibili dalla ghiera superiore e, come detto, settabili sia da touchscreen che
dalla ghiera frontale.
segue a pagina 45 
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24 FEBBRAIO 2016
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TEST
Canon PowerShot G9X
segue Da pagina 44 
La prova sul campo
Abbiamo testato la piccola Canon in varie situazioni
di ambienti e luci, cercando di trarne un’impressione
quanto più articolata possibile. Sia che si scatti in manuale, sia che si faccia ricorso a uno degli innumerevoli preset, la resa complessiva della G9X è sempre
accettabile. Colpisce in particolare il processing su
JPEG: come visibile nella comparativa, il JPEG così
come scattato dalla macchina presenta una perdita di
dettagli pressoché nulla rispetto al RAW, indice di una
compressione non aggressiva e fortunatamente poco
soggetta all’effetto “acquerello”. Ovviamente, in condizioni più estreme e ISO alti (il range disponibile va
da 125 a 12.800), il processing diventerà più invasivo,
con graduale perdita di dettagli e aumento, tuttavia
contenuto, di rumore. Va pur sempre tenuta a mente
la dimensione del sensore, generosa per una tascabile, ma di certo non paragonabile a quanto offerto dalle fasce superiori di mercato. Ecco perché uno scatto
in notturna a ISO 3200 è il limite massimo, peraltro più
che dignitoso, a cui consigliamo di spingere la macchina. Impostando il campo focus macro e aprendo
il diaframma al valore massimo di f/2 e focale 28mm
equivalenti, si possono apprezzare un buon dettaglio,
con distanza minima fissata a 5 cm, e uno sfocato che
non fa rimpiangere le aperture di poco maggiori delle
compagne di scuderia. La gamma dei colori non appare artificiosamente saturata, come spesso accade

In modalità macro si apprezzano i colori naturali e
il gradevole sfocato
torna al sommario
su macchine consumer, anche di fascia nettamente
superiore.Come prevedibile, qualche problema lo si
riscontra allungando la focale, con conseguente innalzamento del valore massimo di apertura: in questi
casi, con un f/4.9, diventa inevitabile intervenire sul
triangolo dell’esposizione. Con tempi più lenti, abbiamo notato un ottimo grado di stabilizzazione dell’immagine: a 28mm, f/2 e ISO 800, il mosso ha cominciato a notarsi solo su esposizioni realmente lente, da
1/4 di secondo in giù. Un’ottima notizia per chi ama
scattare a mano libera in condizioni di luminosità non
ottimale senza dover per forza pompare gli ISO.
AF rapido ma non sempre impeccabile
Come avviene sulla maggior parte delle compatte, il
sistema AF della G9X è a ricerca di contrasto e si basa
su due metodi: il punto singolo consente di selezionare un qualsiasi punto di messa a fuoco semplicemente agendo sul touchscreen, mentre il Face+Tracking
identifica fino a 12 volti oppure, in mancanza di soggetti umani, passa automaticamente a una messa a
fuoco con griglia di 7 punti per 5. È poi possibile selezionare One Shot per l’autofocus singolo o Servo per
quello continuo, ideale per seguire soggetti in movimento. Nel primo caso la messa a fuoco avviene quasi sempre con agilità, grazie anche all’illuminatore che
dà il suo supporto nelle scene più buie. Il sistema va
in crisi solo nelle riprese ravvicinate con sfondo “complesso”: la macchina fatica a identificare il soggetto
da mettere a fuoco, nonostante i comandi impartiti via
touchscreen, rischiando di agganciare per errore lo
sfondo. In modalità Servo, abbiamo notato una certa
tendenza a perdere di vista soggetti piccoli in movimento, come animali domestici, biciclette e motorini.
Sul fronte video, la Canon G9X può produrre filmati in
Full HD a 60 fps (niente 4K). Se l’immagine restituita
ci è apparsa di buona qualità (e abbiamo gradito la
possibilità di zoomare senza problemi nel corso della
registrazione), l’esemplare a nostra disposizione ha
mostrato un grave problema audio: in qualsiasi situazione il sonoro risultava gracchiante e quasi inascoltabile, indipendentemente dall’attivazione o meno del
filtro vento e dell’attenuatore. La ricerca online di un
problema simile riscontrato da altri utenti non ha restituito risultati, il che ci lascia supporre un difetto legato
al singolo esemplare. Peccato, perché inevitabilmente qualsiasi giudizio sul comparto non può non tener
conto di un’analisi audio. Nessuna incertezza invece
sul versante connettività: la G9X si collega in scioltez-
In notturna il limite ISO consigliato è 3200, dopodiché si rischiano rumore e perdita di dettagli
La modalità Toy Camera replica gli effetti delle
vecchie Holga a pellicola
za ad altri dispositivi in Wi-Fi e NFC. Il trasferimento
dei file su mobile avviene tramite l’app dedicata Canon Camera Connect, universale per tutte le fotocamere del marchio giapponese e disponibile per iOS
e Android. Aggiunta gradita, la ricarica tramite USB,
attraverso un cavo opzionale.
Tiriamo le conclusioni
Tra le compatte con sensore da 1”, la Canon G9X
si propone come la piccola del gruppo, realmente
tascabile e dalle prestazioni nel complesso più che
buone. Il sorprendente processing JPEG, anche in
condizioni di scarsa illuminazione, la resa cromatica realistica e un touchscreen preciso e dettagliato
sono gli elementi di spicco di un prodotto che mostra un po’ il fianco solo alla voce obiettivo, le cui
caratteristiche (escursione limitata e luminosità non
straordinaria) sono connaturate allo status di peso
piuma della categoria. Ciò che alla lunga lascia più
perplessi, in un contesto positivo, è però il prezzo:
la G9X è senza dubbio una entry level per utenti
casual, ma allo stesso prezzo, 519 euro di listino, la
G7X offre un obiettivo migliore e, tra la concorrenza,
la Panasonic Lumix GM1 garantisce la versatilità che
solo una micro 4/3 sa dare, per quanto relativamente
datata. Senza scomodare la G5X, per la quale servono mediamente 300 euro in più ma che ha dalla sua
il mirino elettronico e il display orientabile. Il rischio
è che con un prezzo simile la G9X sparisca in una indefinita nicchia di mercato, a detrimento di un’offerta
tecnica decisamente più che valida per una compatta del suo segmento.
L’ottica stabilizzata evita il micromosso fino a un
limite di 1/5 di secondo