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n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE Cook:“Niente Zuck se la ride. Tim backdoor per iPhone” Ma per la VR Google d’accordo 02 non è tutto in discesa La foto (e la tesi) di Mark Zuckerberg alla conferenza stampa di Samsung hanno fatto molto discutere. Da un lato chi guarda con benevolenza a un futuro a tutta realtà virtuale, come il numero uno di Facebook; e dall’altro chi, ragionevolmente, non è così felice di vedere 5000 persone fisicamente nella stessa stanza comportarsi come se fossero altrove. Il risultato di questa esibizione (compresa la foto postata da Zuck su Facebook), però, ci sbatte in faccia una visione del futuro sicuramente inquietante. Tanto inquietante quanto il sorrisino beffardo che Zuckerberg non riesce a trattenere mentre cammina tra due ali di “ciechi digitali”. Ebbene sì, se qualcuno non l’avesse capito, non sempre le nuove tecnologie hanno un impatto positivo sulla società. O meglio: l’impatto positivo c’è ed è meraviglioso dove l’uso è corretto; ma un impiego errato o estremo (e non c’è dubbio che la dimostrazione di Samsung fosse un uso estremo) può generare comportamenti e situazioni discutibili. E questi comportamenti possono mutare facilmente in abitudini, alle quali, per definizione, ci si abitua. Ammettiamolo: in tanti, chi scrive per primo, si sono oramai abituati a sedersi a pranzo affiancando alle posate lo smartphone. E il “tic” di guardare lo smartphone in cerca di novità o notifiche, anche solo quando si aspetta tra un piatto e l’altro, è diventato oramai diffusissimo. Non è bello, non ci rende migliori, tanto che il tema è stato anche oggetto di sagace ironia in molti filmati sulla rete. Ma bisogna essere onesti: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. La realtà virtuale è bella, con il gaming divertentissima. Nuova no, visto che è molto tempo che se ne parla e che addirittura i caschetti di realtà virtuale arrivarono sul mercato nel lontano 1992. Da allora, resta ancora oggi un certo “fastidio” nell’utilizzo “dinamico”, ovverosia con filmati o giochi che comportino un movimento virtuale: la mancanza di accelerazione reale rispetto a quanto così realisticamente percepito dagli occhi può generare nausea. Bisogna ancora capire bene come potrà sentirsi un gamer “delicatino” di stomaco che si leva il caschetto dopo qualche ora di gioco. Di certo, con la memoria ancora fresca per il fallimento clamoroso del 3D nei TV per il quale tutti “incolparono” gli occhialini (tra l’altro leggeri e wireless), non è così realistico pensare che il caschetto di realtà virtuale sarà qualcosa veramente per tutti. O meglio: sarà qualcosa che tutti vorranno provare e proveranno almeno una volta, per scoprirne le emozioni. Da lì, però, a pensare che il caschetto VR sarà il modo prevalente di comunicare e interagire, nei social e fuori, ce ne passa. Se questo mai dovesse capitare, saremo forse più veloci, interattivi, digitali ma – diciamocelo – probabilmente non saremmo migliori. Come non siamo migliori oggi, catturati più dallo schermo dello smartphone che dal mondo che ci circonda. Un buon consiglio per un utente è quello di provare e, perché no, se non dà fastidio, adottare la realtà virtuale, considerandola però per quello che è: un gioco fantastico e coinvolgente, clche probabilmente non cambierà il nostro modo di vivere. Con buona pace di Zuckerberg che – non va dimenticato –, anche se è stato presentato come presidente e fondatore di Facebook, è pur sempre il “padrone” di Oculus VR, società che ha progettato e licenzia il Samsung Gear VR. È profondamente sbagliato, come fatto da molti, considerarlo, nel suo intervento alla conferenza stampa di Barcellona, alla stregua di un opinionista obiettivo e disinteressato. Che non è. Gianfranco GIARDINA 07 Addio SIM, arriva Il 3D è morto, man la eSIM. Esultano mano la funzione gli operatori 03 sparirà dai TV 09 Sony lancia i nuovi TV HDR I prezzi dei modelli in arrivo Oltre al nuovo design, i Sony Bravia 2016 offrono un’inedita tecnologia per il local dimming che permette un ottimo contrasto e uno spessore ridotto. Saranno nei negozi da fine marzo/aprile LE NOVITÀ DAL MOBILE WORLD CONGRESS 12 15 17 LG G5 Samsung Galaxy S7 HP Elite x3 18 20 È bello e innovativo La nostra video preview Sony, Wiko e HTC Un’ottima evoluzione La nostra video preview Huawei MateBook Un mostro di potenza con Windows a bordo 31 Ford SYNC 3 Perfetti per chi desidera Il primo 2 in 1 Windows Il sistema Ford arriva in ottima resa-minima spesa di Huawei è un gioiellino Europa sulla nuova Kuga IN PROVA IN QUESTO NUMERO 35 38 41 Samsung Galaxy A5 Lumia 950 XL: foto Heos Home Cinema ok, ma non convince Soundbar multiroom Funzioni al top n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Importanti evoluzioni nella vicenda, ancora aperta, dello scontro tra Apple e FBI Tim Cook: “Niente backdoor per iPhone” Il CEO di Apple pubblica una lettera in cui spiega i motivi del suo no a rispettare l’ordinanza di Gaetano MERO l dibattito tra privacy e sicurezza, di cui ci siamo già occupati qualche mese fa, si è riacceso recentemente assumendo toni molto forti: si è partiti con la contrapposizione tra Apple e il Governo degli Stati Uniti d’America per passare poi alle dichiarazioni di altre aziende top del mondo tecnologico (e non solo). I fatti sono noti, ma li riassumiamo per inquadrare la questione: un’ordinanza del giudice federale Sheri Pym ha formalmente richiesto ad Apple di forzare il codice di decrittazione dell’iPhone 5c appartenuto a Syed Farook, autore della strage del 2 dicembre nel centro sociale per disabili di San Bernardino, in California, dove furono uccise 14 persone. L’intervento del giudice arriva in seguito a un lungo report dell’FBI nel quale si lamenta il rifiuto di I porta con accesso secondario ai documenti dell’utente da affidare alle Forze dell’Ordine. Apple, vista la posta in gioco ha deciso di replicare con una lettera aperta a firma del CEO Tim Cook che spiega le motivazioni del rifiuto a rispettare l’ordinanza. Cook afferma che Tim Cook, CEO di Apple, ha inviato ai suoi dipendenti una lettera per spiegare le motivazioni che hanno spinto Apple a rifiutare l’ordine del governo nel caso del killer di San Bernardino. assistenza tecnica da parte dell’azienda di Cupertino durante la fase di indagine promossa dell’ente scontratosi con il sistema di cifratura utilizzato da Apple nel suo iOS. Forzare il sistema con le tecniche standard significherebbe perdere eventuali informazioni preziose - come ad esempio le conversazioni di iMessage che possono rivelarsi fondamentali per individuare i complici dell’attentatore - a causa di una protezione che distrugge i file al decimo tentativo di inserimento sbagliato. L’ordine del giudice prevede che Apple crei una nuova versione di iOS attraverso cui bypassare l’intero sistema di sicurezza creando fondamentalmente una backdoor, una torna al sommario onorare quanto richiesto dal giudice significherebbe minacciare la sicurezza di tutti i clienti oltre a tradire le politiche aziendali degli ultimi anni, fondate proprio sulla privacy dei dati, considerando inoltre che Apple dalla versione 8 di iOS ha deciso di non conservare più le chiavi crittografiche. Generare un nuovo codice capace di aggirare le diverse funzioni di protezione fornite da iPhone potrebbe costituire un pericoloso precedente teso a minare la libertà individuale. Anche se il governo americano sostiene che il suo utilizzo sarebbe circoscritto a questo unico caso non vi è alcun modo per garantirne il controllo, continua Cook, e la chiave potrebbe finire nelle mani sbagliate. Sono arrivate le risposte delle altre grandi società americane del settore tecnologico (e non). Sundar Pichai, CEO di Google si è espresso con una serie di tweet sulla vicenda affermando che forzare le aziende ad abilitare l’hacking dei propri dispositivi compromette la privacy degli utenti. Pichai ha detto di essere in attesa di una discussione pubblica sull’importante questione, facendo da eco alle parole di Cook. Microsoft, dal canto suo, è intervenuta in maniera più soft attraverso un comunicato del Reform Government Surveillance (RGS), di cui è membro fondatore, composto da importanti nomi del settore come AOL, Facebook e Twitter. Nella nota si legge che il gruppo ritiene fondamentale collaborare con le Forze dell’Ordine per scoraggiare criminali e terroristi. Tuttavia le aziende non dovrebbero essere costrette a costruire delle backdoor per aggirare le tecnologie di protezione che mantengono al sicuro le informazioni dei clienti. Apple ha ancora poco tempo per cambiare idea e assolvere all’ordinanza, nel frattempo anche organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International e l’American Civil Liberties Union si sono espresse a favore di Cook. La questione, diventata ormai di carattere nazionale, resta aperta. Microsoft alla conquista di Android Accordo con Acer per preinstallare Office Aumentano le partnership di Microsoft con i maggiori OEM È il turno di Acer Anche la compagnia taiwanese preinstallerà le principali app di produttività del colosso di Redmond sui dispositivi Android di Mirko SPASIANO Microsoft ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Acer che vedrà le applicazioni di produttività del colosso di Redmond preinstallate sui telefoni e tablet Android prodotti dalla compagnia taiwanese. Acer è solo l’ultima della lista dei partner di Microsoft, che ormai conta ben 74 elementi. Il nuovo corso in quel di Redmond è ormai chiaro: espandere i servizi Microsoft su tutte le piattaforme, indipendentemente dal sistema operativo e dalla natura del dispositivo. Ormai Nadella lo ripete come se fosse un mantra: la compagnia americana è “mobile-first, cloud-first” e Nick Parker, vicepresidente aziendale della divisione OEM, non fa che confermare. L’accordo siglato da Acer è simile a quello firmato da Samsung a inizio 2015, con il quale la compagnia coreana si è impegnata a preinstallare la suite Office su alcuni tablet. E così anche Acer, a partire dalla seconda metà di quest’anno, offrirà sui suoi dispositivi Android Word, Excel, PowerPoint, Outlook, OneNote, OneDrive e Skype. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Gli operatori esultano: più prodotti connessi significano maggiori guadagni La SIM è morta, benvenuta nuova eSIM Ufficializzata la SIM integrata: sparisce la SIM tradizionale, arriva un più sicuro chip di Roberto PEZZALI I dispositivi connessi stanno per essere rivoluzionati con l’arrivo della nuova eSIM, ufficializzata qualche giorno fa dalla GSMA Alliance: la vecchia SIM, diventata poi “micro” e infine “nano” per permettere la creazione di prodotti sempre più piccoli e compatti, vede nella sua più moderna versione la sparizione totale del “pezzetto di plastica” e la nascita di un chip, già inserito dai produttori nello smartphone, in grado di gestire le informazioni di sicurezza, autenticazione e connessione per uno o più operatori. Una rivoluzione vera e propria, perché da quando è nato il cellulare la SIM ha sempre avuto un significato molto particolare per gli utenti che l’hanno usata anche per tenere in memoria messaggi e contatti. La eSIM cancella tutto questo, e gli operatori che da tempo spingono per questo passaggio esultano: la eSIM permetterà non solo di avere molti più dispositivi connessi 3G / LTE, ma consentirà anche di associare a un dispositivo più profili tariffari. Ogni smartphone, in pratica, potrà diventare multi-sim con più contratti sullo stesso telefono da scegliere a seconda della situazione. Senza la SIM fisica, che costringeva il cliente a un passaggio in negozio, operazioni come il cambio di gestore potranno essere gestite online o telefonicamente con semplicità, una possibilità questa che speriamo non renda ancora più martellante la pressione dei call center a caccia di clienti per offerte e promozioni. La eSIM avrà anche notevoli vantaggi in termini di sicurezza: se oggi per molti dispositivi “rubati” basta un reset e il cambio SIM, con la sim integrata anche la vita di ladri e borseggiatori sarà più dura. Il primo prodotto con eSIM sarà la nuova versione del Gear S2 Samsung, mentre i primi smartphone sono attesi per giugno. Quella della GSMA Association non è ovviamente la prima embedded SIM esistente: Apple Sim, ad esempio, usa un principio simile ma adotta una soluzione proprietaria. Siamo comunque di fronte alla prima soluzione supportata da industria e operatori. MERCATO Dati provenienti dagli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano Crescono gli acquisti con smartphone: +71% in Italia L’Italia non solo ama l’acquisto tramite smartphone ma anche pagare con moneta elettronica S di Franco AQUINI econdo Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, l’amore per gli acquisti elettronici sta veicolando anche in Italia una trasformazione marcata nelle abitudini di pagamento. Non solo nel 2015 i pagamenti con carta di credito sono cresciuti del 5,6%, toccando quota 164 miliardi di euro, ma crescono anche le nuove forme di pagamento digitali come eCommerce, ePayment, Mobile POS e Contactless Payment che registrano un +22% anno su anno. In totale, tutte queste forme di pagamento valgono ancora il 13% del transito tramite carta di credito. Molto interessante, e non solo a fini statistici, la ripartizione delle nuove forme di pagamento: l’ecommerce è sempre al top, ma è impressionante la crescita degli acquisti di beni e servizi tramite smartphone che raggiunge un +71% anno su anno e vale oggi 1,7 mi- torna al sommario liardi di euro. Dato che fa riflettere molto sulla reticenza da parte di molte aziende a dotarsi di applicazioni e siti fatti apposta per il mondo mobile. A quanto pare gli italiani stanno imparando a pagare tramite smartphone anche le piccole spese di tutti i giorni, come le 6 milioni di corse in bus e le altre 6 milioni di corse tramite car sharing. Anche le bollette vengono pagate più volentieri tramite dispositivi mobile, passando dai 21 milioni di euro totali del 2014 ai 57 milioni del 2015 (+172%). Sul fronte dei POS, i pagamenti contactless raggiungono i 700 milioni di euro (+3%) mentre quelli tramite Mobile POS arrivano a 500 milioni di euro (+2%). L’infrastruttura di pos abilitati ai pagamenti contactless conta oggi 500.000 dispositivi, esattamente il doppio rispetto al 2014. Tuttavia, la percentuale di pagamenti tramite POS con tecnologia contactless è ancora piuttosto bassa, solo 1 transazione su 85. Secondo lo studio, la forzatura nell’uso del contactless da parte di esercenti importanti (grande distribuzione), potrebbe portare questo genere di pagamenti a raggiungere nel 2018 un valore che va dai 6 agli 8 miliardi di euro. Troppo poco per abbandonare definitivamente la banconota, ma la strada è quella... Trimestre negativo per Tesla Si punta sulla Model 3 La casa automobilistica “tutta elettrica” zoppica in borsa e registra perdite annue per quasi 900 milioni di dollari La nuova Model 3 potrebbe invertire la tendenza rivolgendosi a un pubblico più ampio di Dario RONZONI Stando ai dati pubblicati dal Wall Street Journal, Tesla chiude il 2015 con un ultimo trimestre molto negativo, ben al di sotto delle attese degli analisti, che avevano previsto un seppur minimo guadagno. Il trimestre registra una perdita di 86 centesimi ad azione, per un totale di 107 milioni di dollari. In tutto il 2015 Tesla ha complessivamente perso 889 milioni di dollari (6,93 ad azione), contro i 294 del 2014. Resta il fatto che il marchio statunitense possa guardare con una certa soddisfazione ai dati di vendita dei modelli attualmente sul mercato, cresciuti in maniera sensibile negli ultimi mesi. Le vendite complessive di Model S e Model X hanno visto un incremento del 60% nel 2015, sebbene i numeri assoluti restino relativamente esigui se messi a confronto con quelli dei competitor. D’altronde non stiamo parlando di automobili per tutte le tasche, e in tal senso il lancio di Model 3 potrebbe cambiare (e non poco) le carte in tavola. Con un prezzo dichiarato di 35.000 dollari, la nuova Tesla potrebbe fare breccia presso una fetta più consistente di clienti, contribuendo a un boost nelle vendite e, perché no, nelle prestazioni sui mercati. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Approvato il piano strategico per il triennio 2016-2018: 12 miliardi di investimento Piano strategico, TIM investe in fibra e LTE L’obiettivo è quello di coprire con la fibra l’84% della popolazione e il 98% con rete LTE T di Emanuele VILLA elecom Italia ha approvato il Piano Strategico triennale 2016-2018. L’azienda investirà 12 miliardi di cui 6,7 dedicati alla “componente innovativa” (fibra, LTE, cloud e piattaforme): il fine ultimo è ottenere, a fine 2018, una copertura dell’84% della popolazione in fibra ottica e del 98% della popolazione con rete LTE. In particolare, TIM dedicherà allo sviluppo della fibra 3,6 miliardi di euro e 1,2 miliardi alla rete mobile. Limitando il discorso alla componente fissa, l’idea è quella di intensificare la diffusione della fibra e raggiungere, in questo modo, il numero di 5 milioni di clienti nel 2018, ovvero il 40% dei clienti Broadband. Cosa ancor più significativa ai nostri fini, Telecom prevede che della copertura totale della Diego Piacentini, vice presidente di Amazon, dal 17 agosto ricoprirà il ruolo di Commissario per il digitale e l’innovazione per il Governo italiano banda ultralarga, il 20% sia accessibile con tecnologia Fiber to the Home, con evidenti vantaggi per il consumatore finale in termini di prestazioni e di servizi accessibili. Sotto quest’ultimo aspetto, TIM si aspetta che “al 2018 il numero di clienti ‘convergenti’ con contenuti di qualità sia pari a circa 1,5 milioni”, dove con questa espressione ci si riferisce ai clienti che hanno attivato o attiveranno servizi Premium legati ai contenuti. Per quanto riguarda la rete mobile, infine, l’investimento dell’azienda sarà di 1,2 miliardi con target di copertura del 98% della popolazione entro il 2018. TIM ritiene che nel 2018 i clienti LTE rappresentino il 70% circa dei clienti Mobile Broadband, “grazie alla copertura pressoché totalitaria del Paese a 75 Mbps, con picchi di 300 Mbps nelle otto principali città grazie all’utilizzo di tecnologie di carrier aggregation”. MERCATO Dati del FTTH Council Europe, che promuove l’accesso alla fibra ottica in Europa Europa: FTTH a 36 mln di famiglie, Italia pessima Diffusa classifica Paesi con maggior diffusione servizi a fibra ottica “to the home/building” Prima la Lituania con il 36,8%; l’italia è al quart’ultimo posto ancora al di sotto del 2% di Gaetano MERO econdo i dati forniti dal FTTH Council Europe, l’organismo fondato da Alcatel-Lucent, Cisco, Corning, Emtelle e OFS per promuovere l’accesso alla fibra ottica nel Vecchio Continente, il numero di abbonati a servizi FTTH (Fiber to the home) e FTTB (Fiber to the building) al 30 settembre dell’anno scorso ha raggiunto 35,9 milioni con un incremento del 19% rispetto al 2014. Le abitazioni cablate risultano essere 127 milioni, il 17% in più considerando lo stesso periodo dell’anno precedente. Le statistiche sono state diffuse a seguito della FTTH Conference 2016 che ha chiuso nei giorni scorsi i lavori presso il LuxExpo di Lussemburgo, alla sua tredicesima edizione. I dati che possiamo osservare dal grafico in alto, elaborati per il Concilio dall’agenzia IDATE, prendono in considerazione gli Stati membri dell’Unione Europea in cui si contano 17,9 milioni di utenze attivate entro settembre 2015, e la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) formata da nove Paesi dell’Ex Unione Sovietica a cui S torna al sommario Piacentini (Amazon) nuovo Commissario per il Digitale vanno attribuiti i restanti 18 milioni di abbonati. Dopo la Russia, che conta 15 milioni di abbonati e si rivela il bacino d’utenza più grande, si collocano Spagna con 2,6 milioni di fruitori e un tasso di crescita interno del 65% negli ultimi nove mesi, Francia con 2,4 milioni e Romania con 2,3 milioni di abbonati. Per comprendere lo stato di diffusione dei servizi a fibra ottica nei singoli Stati bisogna osservare il FTTH European Ranking, il quale esamina tutti i Paesi con più di 200.000 nuclei famigliari in cui il tasso di abbonati raggiunge almeno l’1% del numero totale delle famiglie. La classifica vede la Lituania al primo posto con il 36,8%, seguita da Lettonia 36,2% e Svezia 35,2%, bene anche il Lussemburgo che ha visto aumentare di tre punti percentuale la diffusione della fibra rispetto al 2014 arrivando al 14,1%. Fanno la loro comparsa per la prima volta nella clas- sifica, agli ultimi tre posti: Croazia, Germania e Polonia, in cui il dispiegamento di servizi FTTH/B è stato supportato da iniziative di grande impatto a cura dei carrier locali e dalla politica. L’Italia rimane in coda, subito sopra i tre Stati “emergenti”, con una percentuale che supera di poco l’1,3, resta invece fuori il Regno Unito con 26.000 abbonati non riuscendo a raggiungere la soglia dell’1%. Pare che la Commissione Europea e le varie politiche locali siano stimolate a promuovere nell’immediato futuro un ambiente “fibra friendly” aumentando partenariati tra pubblico e privato. di Gaetano MERO Diego Piacentini ricoprirà da agosto il ruolo di Commissario del Governo per il digitale e l’innovazione. È questa la notizia che sta facendo il giro del mondo in seguito a uno scambio di tweet tra Jeff Bezos, CEO di Amazon, e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Piacentini lascerà temporaneamente l’incarico di vice presidente ricoperto in Amazon, azienda in cui era approdato nel 2000 dopo esser stato General Manager per la divisione europea di Apple Computer, per mettere a disposizione del Governo italiano la sua esperienza imprenditoriale e conoscenza del settore. Si occuperà per i prossimi due anni a titolo gratuito dello sviluppo digitale del Paese lavorando con i diversi rami governativi e agenzie incaricati dell’innovazione in Italia. Dal comunicato ufficiale pubblicato su Amazon, Piacentini fa sapere di essere entusiasta di poter tornare nel Paese che lo ha visto crescere dopo 16 anni in Amazon. Il suo incarico farà riferimento diretto a Palazzo Chigi con un’ufficializzazione che avverrà nei prossimi mesi, prima dell’avvio dei lavori. Il manager sarà pendolare tra l’Italia e Seattle, la sua attuale dimora, e porterà con sé le lezioni apprese durante l’esperienza in Amazon. Piacentini potrebbe essere la persona di cui l’Italia ha bisogno per allinearsi con i modelli europei e mondiali sotto il profilo dell’innovazione: la sua chiara idea di organizzazione e lo sviluppo di progetti nel lungo periodo senza l’ossessione per i risultati a breve termine potrebbero essere la chiave del successo. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO La posa di fibra sfrutta delle condutture già presenti nel sottosuolo cittadino A Torino la fibra di Vodafone, fino a 300 Mb/s A Torino la connettività in fibra ottica a 300 Mbps per imprese, uffici pubblici e abitazioni di Andrea ZUFFI I l capoluogo piemontese entra nel novero delle città italiane abilitate alla tecnologia di connettività FTTH ultraveloce. Il Comune di Torino, con una partnership che vede protagonisti anche Metroweb e Vodafone, annuncia l’arrivo in città del primo servizio a banda ultra-larga da 300 Mbps con tecnologia FTTH (Fiber to the home). A beneficiare della fibra a velocità record, che fino a ieri era disponibile soltanto a Milano e Bologna, non saranno soltanto le imprese e la Pubblica Amministrazione, ma anche 70.000 privati cittadini torinesi che risiedono nei quartieri di Mirafiori Nord, Santa Rita, Lingotto e Dante. Al termine dei lavori, quando i chilometri di fibra ottica dedicata complessivamente posati saranno circa 200.000, saranno 335.000 le abitazioni connesse al servizio ultra veloce in grado di offrire MERCATO MTV perde la Musica e diventa TV 8 Con una mossa non annunciata ma prevedibile Sky ha trasformato il suo canale 8 del digitale terrestre in TV 8 (qui viene trasmessa l’Europa League), abbandonando definitivamente la denominazione MTV 8 e ogni riferimento alla precedente gestione di MTV. Non cambia invece la programmazione. Anche se non è ancora molto chiara e ben definita la diversa personalità della programmazione tra i canali Cielo e TV 8, è probabile che anche le gare di Moto GP (il calendario della gare in diretta e in chiaro non è ancora stato diffuso) possano andare sul nuovo canale. Dal giorno 27 febbraio poi Sky TG24 sarà visibile solo sul canale 50 e ritornerà alla sua natura di all news, mentre documentari, film e approfondimenti dovrebbero passare su Cielo. torna al sommario 300 Mbps in download e 20 Mbps in upload. II risultato è stato raggiunto in meno di un anno - i lavori erano iniziati a marzo 2015 - grazie alle sinergie tra Metroweb e Iren, società torinese di servizi tecnologici che ha reso disponibili i condotti già presenti nel sottosuolo per la distribuzione dei servizi di teleriscaldamento e illuminazione pubblica. In questo modo gli scavi, e i relativi disagi per i cittadini, sono stati ridotti del 50%, secondo un modello a basso impatto ambientale che starebbe per diventare un accordo “quadro” per le altre città italiane. Il caso di Torino, che va nella direzione raccomandata dall’Agenda Digitale Europea, è un esempio di partnership operosa tra enti che favorisce la competitività e apre la strada allo sviluppo dei servizi più avanzati, non ultimo quello dell’Internet delle Cose. VAIO: accordo con Toshiba e Fujitsu? VAIO, Toshiba e Fujitsu starebbero per unire i propri sforzi per far nascere un gigante dei PC. Hidemi Moue, AD di Japan Industrial Partners afferma che l’accordo dovrebbe arrivare entro la fine di marzo. Come aveva previsto Michael Dell, CEO dell’omonima compagnia, il mercato dei PC si sta sempre più condensando attorno a sole tre figure: HP, Dell e Lenovo. Lo scorso settembre, l’AD della compagnia americana ha dichiarato che nel giro di cinque anni, le tre principali case costruttrici di PC occuperanno l’80% delle quote di mercato, lasciando le briciole ai brand minori. Il mercato sembra dargli ragione e in quest’ottica che va contestualizzata la mossa di VAIO, Toshiba e Fujitsu. Al momento, l’unica speranza per i brand minori di non recitare un ruolo da comparsa, in un mercato che è già in calo di per sé, sembra proprio quello di allearsi tra loro. MERCATO Pubblicato report Icecat sull’e-commerce nel 2015, italiano e internazionale E-commerce in forte crescita: +69% nel 2015 +69% globale rispetto al 2014 e grossa crescita di prodotti tradizionali, come le lampadine di Emanuele VILLA C ome ormai consuetudine, dedichiamo uno spazio alle rilevazioni di Icecat, il servizio che standardizza milioni di schede tecniche di prodotto e le fornisce a migliaia di siti web di e-commerce. Sulla base delle rilevazioni periodiche, Icecat è in grado di fornire informazioni interessanti sullo stato di salute del canale e-commerce, delle categorie di prodotto più gettonate, dei marchi e dei trend in atto. Parlando questa volta dell’intero 2015, Icecat fa registrare un eccellente +69% globale rispetto all’anno precedente (6,6 miliardi di schede scaricate), a dimostrazione del fatto che l’espansione del canale online è tutt’altro che esaurita o in rallentamento. Ma la cosa ancor più interessante è che le ricerche e gli acquisti online stanno invadendo sempre più categorie tradizionali di prodotto: le lampadine sono gettonatissime e lo sono anche gli smalti de L’Oreal Paris, uno dei brand più interessanti di questo periodo. A livello globale i brand in asso- luto più popolari sono HP, Philips e Lenovo, tallonati a brevissima distanza da Hewlett Packard Enterprise, mentre per quanto concerne i rapporti di crescita, il dato più significativo è quello di Dell, seguita a breve distanza da Philips. Cresce anche il colosso Lenovo ma a un passo meno deciso rispetto alle precedenti due. La classifica internazionale non si discosta in modo significativo da quella italiana, che vede sempre al comando HP e Philips, seguite questa volta da Hewlett Packard Enterprise che spodesta Lenovo della terza posizione. Molto interessante, infine, l’analisi sulle categorie più richieste dal pubblico online: al primo posto abbiamo sempre i notebook, che oltre ad andare molto bene in termini numerici, crescono anche in modo significativo, seguiti dai PC e dalle workstation; anche l’Italia è dominata dai notebook, ma in seconda posizione compaiono le cartucce a inchiostro, assenti nella classifica globale. Da segnalare, poi, il tasso di crescita esponenziale delle lampadine (anche quelle da auto), degli smalti e degli accessori per la rasatura. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Il prof. Ciaramella (Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa) ci spiega come funziona COCONUT Fibra a 1 Gbps nelle case con COCONUT Grazie al progetto è possibile spingere le connessioni in fibra ottica a velocità incredibili I vantaggi di questa tecnologia sono che è compatibile con le attuali reti e che costa poco di Roberto PEZZALI La società titolare del noto web browser sta per essere acquisita da un consorzio cinese, con l’OK del direttivo, convinto della bontà di un’azione che garantirà il futuro dell’azienda V elocità a 1 Gbps per tutti: non è un sogno ma la promessa di COCONUT, un progetto europeo partito nel 2012 coordinato dal team di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. COCONUT, un nome facile da ricordare ma denso di significato (vuol dire COst-effective COhereNt Ultradense-Wdm-Pon for lambda To-the user access), si pone l’ambizioso obiettivo di migliorare l’efficienza della rete Internet in fibra ottica per portare a casa delle persone una connessione a banda Ultra Larga con velocità di picco che permettono di scaricare un film in HD in pochi secondi. Fantascienza? Non troppo, perché il team guidato dal professor Ernesto Ciaramella ha dimostrato il funzionamento di COCONUT pubblicamente a Pisa qualche giorno fa, sfruttando un tratto della rete commerciale a fibra ottica della città messo a disposizione dalla società Agestel. La prima cosa da tenere bene a mente è che COCONUT funziona solo con le reti di tipo FTTH, ovvero Fiber To The Home: la fibra deve infatti raggiungere le abitazioni, non deve fermarsi in strada come avviene nel caso di molte connessioni spacciate per “fibra” dagli operatori TLC. A spiegarci come funziona COCONUT e perché la soluzione può davvero rivoluzionare la connettività nelle case degli italiani, è lo stesso professor Ciaramella. “Con COCONUT abbiamo realizzato un sistema ‘coerente’ per l’accesso in fibra: moltiplicando il numero di canali di trasmissione sulla stessa fibra (‘multiplare’ è il termine corretto) possiamo aumentare la velocità di trasmissione per un singolo utente oppure connettere alla rete in fibra utenti che sono più lontano dalla centrale. È una questione di sensibilità: torna al sommario I cinesi all’assalto di Opera con un’offerta da 1,2 mld di dollari di Dario RONZONI con la soluzione da noi trovata il modem ha bisogno di minore potenza e questo ci permette di essere più flessibili”. Per capire meglio come funziona la soluzione il professor Ciaramella paragona a una torta i dati inviati dalla centrale alle abitazioni: “Pensate alla trasmissione in fibra come a una torta: i dati spediti arrivano a una centralina in strada che, con un splitter, divide questa torta in più pezzi. Trattandosi di una fibra tuttavia non vengono fatte delle ‘fette’, ma una copia esatta della torta: ogni abitazione viene raggiunta dai dati destinati a tutti gli utenti, dati che verranno poi scartati. COCONUT risolve questo problema: con la soluzione ‘ultradense’ si inseriscono nella fibra tanti canali e il modem di ciascun utente selezionerà solo il canale che gli interessa. Il principio è simile a quello di una radio”. Ad oggi nel mondo esistono già soluzioni simili, ma il vantaggio offerto dalla soluzione sperimentata in Italia è la compatibilità con le attuali reti e con i costi. “Gli operatori non vogliono intervenire sulle centraline in strada” – ci dice il professore – “non si possono mettere negli armadi apparecchiature delicate e soprattutto nessuno ha intenzione di andare a toccare apparati che sono già stati installati e verificati. La nostra soluzione prevede solo un apparato da installare in centrale e ovviamente un modem a casa degli utenti. E questo modem è il punto chiave: abbiamo fatto una stima e i componenti necessari per adeguare i modem non sono assolutamente costosi. Altre soluzioni simili prevedono un investimento ingente per i consumatori con modem molto costosi, nel nostro caso non è così: siamo stati i primi che a dimostrare che si può fare una rete con velocità da capogiro usando componenti a basso costo”. La palla passa ora agli operatori: British Telecom, Ericsson AB e Alcatel-Lucent 35Lab sono alcune delle aziende che hanno partecipato al progetto e hanno investito insieme all’Unione Europea in COCONUT I risultati ci sono, la tecnologia è alla portata e i costi non sono neppure elevati: servono solo operatori che credono nella rete in fibra FTTH e che vogliono offrire ai loro clienti velocità da record. È arrivata la conferma da parte di Opera dell’offerta d’acquisto ricevuta da un consorzio di compagnie Internet cinesi, intenzionate a rilevare interamente la società norvegese per la cifra di 1,2 miliardi di dollari. L’offerta di Kunlun e Qihoo 360, appoggiate dai fondi di investimento Golden Brick e Yonglian, è stata accettata dal board di Opera, che vede nell’acquisizione una scelta strategica di grande importanza per il futuro della società e dei suoi progetti. Opera è nota principalmente per il suo browser, che ebbe un discreto successo sui primi dispositivi mobile, grazie alla sua leggerezza, ma che oggi stenta a mantenere una quota di mercato significativa, schiacciato dagli ingombranti giganti del settore. Nel corso degli anni, l’azienda ha diversificato il proprio operato, focalizzandosi sui sistemi di compressione e sull’advertising. In prospettiva, è proprio la compressione video il focus maggiore di Opera, specie in un mercato mobile dove la riproduzione dei filmati online rimane tuttora l’azione più dispendiosa in termini di traffico dati per gli utenti. Attese nuove dichiarazioni ufficiali nei prossimi giorni, quando la proposta d’acquisto verrà sottoposta in dettaglio agli azionisti. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TV E VIDEO Sony presenta ufficilamente la sua gamma di TV HDR: nuovo design e un’inedita soluzione per il local dimming Sony Bravia 2016: ecco i dati e i prezzi dei nuovi TV Il contrasto è ottimo e lo spessore davvero ridotto. Migliorata anche la “user experience”: Android TV ora è più reattivo di Roberto PEZZALI ony Italia ha presentato la nuova line-up di TV Bravia per il 2016. Parola d’ordine, e non stupisce, HDR: Sony sale sul trenino della dinamica e si siede in prima classe da sola, perché decide stranamente di correre questa gara con un suo logo, presentato già a Las Vegas, 4K HDR. Una scelta insolita ma sensata: Sony ritiene che il logo Ultra HD Premium non sia adeguato a comunicare nel migliore dei modi la nuova tecnologia, perché manca la parola “HDR” e perché la presenza della parola “Premium” fa sembrare l’HDR una tecnologia non alla portata di tutti. In ogni caso, ed è bene chiarirlo subito, le serie XD94 e XD93 del 2016 soddisfano a pieno i requisiti del bollino Ultra HD Premium, sia in termini di luminosità dello schermo (oltre 1000 nits), sia in termini di formati HDR accettati. i miglioramenti della nuova gamma toccando i tre punti che caratterizzano ogni televisore: qualità d’immagine, design e user experience. Due le novità grosse dal punto di vista della qualità: allo stesso identico processore X1 dello scorso anno sono stati riscritti parte degli algoritmi di gestione del colore e della maschera di contrasto mentre per la retroilluminazione è stata provata una soluzione totalmente innovativa che prende il nome di Slim Backlight Drive. Sony già lo scorso anno aveva lanciato sul mercato la TV LED più sottile al mondo, l’X90C, quest’anno va oltre e cerca di tenere uno spessore ridottissimo migliorando però in modo netto resa visiva e livello del nero. Lo fa sostituendo la classica retroilluminazione edge led con una doppia illuminazione edge LED, due file di LED con due filtri diffusori che lavorando in modo incrociato (simile alla battaglia navale) riescono a creare zone di luce e ombre molto più precise mitigando l’effetto “blooming”, ovvero l’alone attorno alle aree di forte contrasto. Abbiamo visto all’opera lo Slim Backlight Drive e dobbiamo dire che rispetto al modello dello scorso anno il miglioramento è netto: il nuovo modello sembra di almeno 3 generazioni più avanzato come contrasto e livello del nero. Questo ovviamente ha un impatto sullo spessore del solo pannello, che è leggermente superiore, ma nonostante questo il TV appeso a parete (la S Doppio Edge LED: miglior controllo sulle zone torna al sommario staffa è in dotazione) riesce ad essere nel complesso più “attaccato” al muro del modello precedente. Sotto il profilo del design si può apprezzare una maggiore coerenza su tutta la line up, con modelli di fascia media e di fascia alta molto simili nel look & feel anche se, analizzando poi i dettagli, si riescono comunque a percepire le differenze costruttive che giustificano il costo più elevato dei top di gamma. Sony ha curato in particolare la cornice, molto sottile e con una piccola venatura color champagne sul lato e il retro, con le viti che vengono abilmente nascosti alla vista e i cavi celati e organizzati dietro paratie plastiche removibili. Una nota infine per la parte “user experience”: oltre ad un nuovo telecomando e arrivano anche una serie di migliorie per quanto riguarda Android TV, più veloce e reattivo e con una Content Bar rivisita e migliorata. Sony anche sulla gamma 2016 partirà con Android TV versione 5.0 Lollipop, ma l’upgrade a Marshmallow è comunque previsto. Per quanto riguarda i modelli che arriveranno nella prima parte dell’anno dotati di HDR troviamo la serie XD85 (che rimpiazza la X85C), disponibile nei tagli da 55”, 65”, 75” e 85”, la serie SD85 che rimpiazza la S85C, disponibile nei tagli da 55” e 65” e dotata di design curvo, e i due modelli top di gamma XD93 e XD94. Il primo sostituisce la X93C e la X90C, sarà disponibile nei tagli da 55” e 65” e sarà il modello dotato di Slim BackLight Drive, mentre l’XD94 sostituirà l’X94C e l’X91C e sarà disponibile solo nel taglio da 75”. Quest’ultimo sarà anche l’unico modello con retroilluminazione Full LED local dimming. Sony nel corso dell’anno dovrebbe comunque ampliare ulteriormente la gamma introducendo nuovi modelli, probabilmente nella seconda metà del 2016 dopo l’IFA di Berlino. Sony ci ha comunicato anche i prezzi suggeriti al pubblico della nuova gamma, I TV, che saranno commercializzati a partire da fine marzo / inizio aprile, partiranno da 369 euro per il piccolo 32” DL32RD433 e arriveranno a 4999 euro per il 75” XD8505. I prezzi forse più attesi erano quella della serie XD93, TV dotati di doppio backelight edge LED e design ultraslim: il KD55XD9305 costerà 2499 euro, il KD65XD9305 3499 euro. Più economica la serie XD85: per il 55” serviranno 1799 euro, per il 65” 2799 euro. Tra gli altri prezzi segnaliamo i 699 euro chiesti per il 48” KDL48WD653 e i 549 euro che servono per il 40” della stessa serie. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TV E VIDEO Samsung ha presentato la gamma di TV per il 2016, spuntano tanti modelli SUHD Samsung, ecco i modelli SUHD per l’Italia Tra i TV di fascia alta per l’Europa anche due serie piatte, per offrire la possibilità di scelta T di Roberto PEZZALI ra poco la nuova gamma Samsung di TV per il 2016 sarà nei negozi. L’abbiamo vista a Las Vegas, ma come sempre i modelli che arriveranno in Europa e in Italia non saranno gli stessi che abbiamo visto in fiera al CES, anzi, può capitare che con la stessa sigla ci si riferisca a due prodotti con caratteristiche diverse nei due continenti. Samsung quest’anno punterà molto l’attenzione sulla gamma SUHD, i modelli di fascia alta dotati di pannello LED Quantum Dot capace di gestire una elevata luminosità e segnali HDR. Se negli anni scorsi tuttavia chi voleva prendere un top di gamma come l’ottimo JS9500 doveva per forza di cose portare a casa un modello curvo, e non a tutti questa soluzione piace, quest’anno gli utenti saranno abbastanza liberi di scegliere e potranno avere dei top anche in versione totalmente flat. Ma andiamo con ordine, partendo dai modelli di fascia altissima: KS9500 e KS9800 saranno l’oggetto del desiderio di tutti coloro che pretendono il massi- mo. Entrambi curvi, questi TV avranno un pannello Full LED Local Dimming con copertura dello spazio colore DCI-P3 del 96%, filtro Quantum Dot, risoluzione 4K e luminosità superiore ai 1000 nits. (1250). Samsung non risparmia i superlativi per le sue tecnologie: se lo scorso anno si parlava di Ultimate Dimming, quest’anno siamo addirittura al “Supreme Dimming” con “Supreme Motion”. Sotto il profilo tecnologico siamo davanti allo stesso TV nonostante le sigle differenti, con il KS9800 che sarà disponibile solo nella versione da 88” e il KS9500 disponibile nei tagli da 75” e 65” tutti curvi. Questo sarà il “reference model”, calibrato di fabbrica pezzo per pezzo per garantire un Delta E < 1 e probabilmente con un prezzo non proprio popolare, considerando che il costo lo scorso anno dell’eccellente JS9500 da 65”. La serie top di fascia però più popolare partirà dalla KS9000 e dalla KS8000, il primo curvo il secondo piatto. Anche per questi TV troviamo HDR 1000, Quantum Dot, Supreme UHD Dimming e tutte le altre tecnologie usa- te sui top di gamma fatta eccezione per la retroilluminazione Full LED che viene sostituita da quella Edge LED. In questo caso ci saranno il 49”, il 55”, il 65” e il 75”/78” a seconda della serie. Tutti questi modelli avranno anche un doppio tuner. Chi vuole infine risparmiare ancora qualcosa rinunciando ad esempio ai due tuner e a qualche tecnologia raffinata (il dimming perde l’aggettivo “Supreme”) potrà guardare a KS7000 e KS7500, uno piatto e uno curvo. Il primo, disponibile nei tagli 49”, 55” e 60” sarà l’entry level flat della serie UHD HDR, mentre il secondo avrà tra i taglia anche un piccolo 43” che rappresenta il modello più compatto della gamma HDR. In totale ci saranno quindi ben 7 modelli piatti, e come avevamo già annunciato l’intera gamma sarà priva di funzione 3D. Difficile che Samsung decida di fare retromarcia anche sul curvo, ma almeno quest’anno gli utenti possono scegliere. Peccato per il modello da sogno: ci sarebbe piaciuto vederlo anche in versione flat e con un taglio di schermo più piccolo di 65”. ENTERTAINMENT Un gruppo di fan ha investito tempo e soldi per restaurare una pellicola del 1977 Star Wars: in rete una versione originale restaurata I colori non sono perfetti, ma finalmente il comandante Han Solo spara per primo a Mos Eisley di Michele LEPORI eam Negative 1, è questo il nome di un gruppo di fan che ha portao a termine un lavoro incradibile: il restauro da una pellicola originale del 1977 di Star Wars Episode IV. Storia e tecnica, senza dimenticare i sentimenti: ecco i tasti che va a toccare il grande lavoro di TN1. Del primo è interessante notare come tutto l’immenso (e dispendiosissimo!) lavoro sia nato su una pellicola originale 35mm, recuperata non si sa bene come, e soprattutto in condizioni tali da essere rimessa quasi a nuovo: fu la stessa T torna al sommario Lucasfilm a dichiarare “permanentemente alterati” i negativi originali a seguito delle lavorazioni per le edizioni successive. Il lavoro finito presenta quindi un take unico della pellicola: via gli effetti in CG, via le scene extra e soprattutto, è Han Solo a sparare per Primo a Mos Eisley e non Greedo. Giustizia è fatta, almeno per quanto riguarda i fan della prima ora che non ne hanno mai voluto sapere delle modifiche apportate da Lucas: la nostalgia è una canaglia che porta ad apprezzare quasi più i difetti che i pregi, e non v’è dubbio che i primi sbaraglino nettamente i secondi. “È lo stesso discorso che divide i fan del CD e del vinile”, hanno dichiarato i ragazzi di TN1. “… gli under 30 vorranno sempre la versione pulita, digitale e decisamente più bella, gli appassionati anziani invece apprezzeranno questo risultato”. Adesso la radio DAB ha dentro anche Spotify La nuova Evoke F3 di Pure è una radio DAB con Bluetooth e Wi-Fi È già pronta per lo streaming di Spotify Connect Si può controllare dall’applicazione di Spotify, da quella dedicata di Pure e dal telecomando di Roberto FAGGIANO Di questi tempi produrre una semplice radio può sembrare limitativo, quindi Pure ha arricchito la nuova Evoke F3 (200 euro) di molti altri contenuti. Come tradizione per il marchio si parte dalla radio DAB+ con 30 preselezioni, poi c’è la classica radio FM, il Bluetooth per riprodurre musica dal proprio smartphone e infine il collegamento Wi-Fi alla rete che apre le porte alle radio internet e a Spotify Connect. Per il controllo della radio si può operare direttamente dall’applicazione di Spotify oppure utilizzare l’app Pure Select che permette di accedere anche alle radio web già catalogate da Pure. Se non bastasse c’è anche il telecomando in dotazione. Sulla radio troviamo un ampio display a colori per illustrare le copertine dei brani musicali e i loghi delle radio oltre alle informazioni fornite dalle radio DAB+; dal punto di vista tecnico la Evoke F3 monta un altoparlante larga banda da circa 9 cm pilotato da un amplificatore da 5 watt, è possibile collegare una sorgente ausiliare e prelevare il segnale di linea verso un sistema hi-fi esterno. L’alimentazione è solo da rete elettrica. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TV E VIDEO Nei modelli di TV del prossimo anno sparirà progressivamente la funzione 3D Il 3D è morto. Sembrava il futuro della TV Eppure fino a 3 anni fa il 3D sembrava qualcosa di cui proprio non si poteva fare a meno di Roberto PEZZALI I l 3D è morto, inutile girarci attorno. Ad affondare il coltello nella piaga è il sito coreano ETNews che riporta come i principali produttori di TV, LG e Samsung, stiano progressivamente tirando i remi in barca. Ci eravamo sbagliati, tutti. Si erano sbagliati i produttori che lo avevano dipinto come funzionalità indispensabile per ogni TV, contagiati dalla febbre per Avatar e ci eravamo sbagliati noi, che pur restando scettici di fronte al 3D pensavamo che restasse nei TV come “feature” usata molto raramente. Invece no: fare un TV 3D costa, e nell’ottica di risparmio i produttori hanno deciso di eliminare la funzione 3D dalle serie di fascia media e mediobassa. Samsung non ordinerà più ai fornitori occhialini attivi: probabilmente la funzione resterà presente sui top di gamma (con occhiali in dotazione), ma per gli altri modelli o verrà tolto il 3D o non verranno inclusi gli occhiali nella confezione di vendita. Situazione analoga in casa LG: ETNews parla di un taglio dei modelli 3D, con la funzione che sarà presente solo sul 20% della gamma rispetto al 40% dello scorso anno, ma LG Il ministro giapponese degli affari interni e delle telecomunicazioni alza il tiro: il Giappone avrà entro il 2018 dai 19 ai 22 canali 4K È l’antipasto per l’8K che arriverà nel 2020 Italia ci dà una previsione leggermente diversa, con il 3D presente su quasi tutti gli OLED e sui modelli Ultra HD di fascia alta. Non esisteranno più TV 3D Full HD, e anche per la fascia entry Ultra HD il 3D resterà un ricordo del passato. Facile dire cosa non ha funzionato: chi punta il dito sulla necessità di indossare gli occhiali non dice la verità, perché se così fosse tutti coloro che stanno investendo sul VR dovrebbero preoccuparsi seriamente. Ad ammazzare il 3D è stata la mancanza di contenuti: funziona al cinema, funziona poco a casa su uno schermo piccolo. Pochi hanno poi investito nella creazione di contenuti originali in 3D: nella maggior parte dei casi ci siamo trovati davanti a conversioni fatte neppure troppo bene, e i tanto sbandierati eventi live in 3D si sono ridotti ad una manciata, per di più con sapore di sperimentazione. Il mondo dello streaming ha rifiutato il 3D, lo stesso standard Blu-ray Ultra HD ha rifiutato il 3D che non è incluso nelle specifiche; in tutto il mondo i canali 3D sono nati e morti dopo pochi mesi, e solo Sky Italia resiste con un canale tutto in 3D, chissà ancora per quanto. La morte del 3D la piangeranno probabilmente in pochi, ma anche chi sorride dovrebbe comunque fare una riflessione: mai scegliere un prodotto in base alle mode passeggere. TV E VIDEO L’era dell’Ultra HD Blu-ray sta per cominciare anche nel Vecchio Continente Blu-ray Ultra HD Samsung in Italia a marzo Sarà in vendita con una copia di The Martian al prezzo di 399 euro (ancora da confermare) di Emanuele VILLA opo l’inizio (negli Stati Uniti) dell’era dell’Ultra HD Blu-ray, arriva l’annunco della commercializzazione anche nel nostro Paese del player player Samsung UBD-K8500. Il lettore sarà disponibile in Italia a partire da marzo e - anche da noi - verrà venduto con una copia di The Martian abbinata, di modo tale da poter testare immediatamente la qualità del nuovo formato. Il prezzo dovrebbe essere di 399 euro, ma per quello attendiamo conferme: considerando che in America lo stesso player è venduto a 400 dollari, l’ipotesi è più che probabile. Rimandando alla news precedente per i dettagli, ricordiamo che il D torna al sommario Il Giappone ci umilia Nel 2018 20 canali 4K player Samsung è sì compatibile con gli Ultra HD Blu-ray ma anche con i Blu-ray “standard”, con i DVD Video e i CD, è dotato di connettività wi-fi e diverse app di streaming video quali gli onnipresenti Netflix e YouTube, oltre alla funzionalità di upscaling a 4K. Pronti per un nuovo inizio? di Roberto PEZZALI Mentre l’Italia conta sulle dita delle mani i canali in alta definizione, il Giappone si prepara al grande salto verso il 4K, punto di passaggio intermedio verso l’8K che arriverà nel 2020. Lo ha affermato il ministro delle telecomunicazioni, confermando i piani di sviluppo verso la TV 4K con 19/22 canali attivi entro il 2018. Alcuni broadcaster giapponesi già trasmettono in Ultra HD, ma il Giappone vuole assicurarsi che il percorso verso il 2020, data delle Olimpiadi di Tokyo, scorra liscio e senza intoppi. Uno di questi canali, affiancato anche da un canale in 8K che inizierà a trasmettere nel 2018, sarà gestito dalla TV pubblica giapponese NHK, mentre per gli altri si farà affidamento su broadcaster commerciali e pay TV. Entro la fine dell’anno, più precisamente in autunno, gli operatori giapponesi saranno tenuti a rendere pubblici i loro piani tecnologici indicando la volontà di trasmettere in 4K e le eventuali tempistiche per l’inizio delle trasmissioni. Chi non vorrà passare al 4K dovrà fornire le spiegazioni e le motivazioni della sua scelta. Il ministro annuncia anche l’arrivo di un canale sperimentale in 8K per la visione delle Olimpiadi di Rio che sarà attivo prima dell’estate. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Gina Nieri (Mediaset) contraria a liberare le frequenze TV per lanciare il 5G Mediaset non vuole liberare le frequenze TV “Servono altri 15 anni”, dice il membro del CDA. Ma l’Europa non è disposta a rimandare M di Roberto PEZZALI ediaset non sorride di fronte alla decisione dell’Unione Europea di anticipare al 2020 la scadenza per liberare la banda TV da destinare al 5G. Gina Nieri, consigliere del CDA di Mediaset, ha infatti dichiarato che “la proposta della Commissione Europea è un favore alle telecomunicazioni e incarna i peggiori timori di Mediaset”. Mediaset si scaglia contro l’assenza totale di flessibilità: secondo infatti il rapporto Lamy fino al 2030 non sarebbero state previste modifiche alla banda sub 700. “Non si capisce cosa abbia portato la Commissione a cambiare quello che era stato discusso a accettato da tutti nel precedente rapporto – afferma infatti la manager”. Quella di Mediaset è solo la voce più potente di un coro di protesta che si sta sollevando da parte di tutti i broadcaster, e ad essere stupita della cosa è la stessa Unione Eu- Netflix ha abilitato su alcuni terminali la modalità di risparmio dati: si consuma un terzo della banda Lo abbiamo provato su un Galaxy S6 Edge di Roberto PEZZALI ropea che non capisce per quale motivo Mediaset debba essere contraria ad una norma che permetterà ai broadcaster di stare al passo con il futuro. “La tecnologia non può aspettare, e i primi beneficiari del 5G sono proprio i broadcaster che potranno trasmettere contenuti in streaming con questa tecnologia. Non si capisce perché vogliano aspettare altri 10 anni.” Della stessa linea anche il membro del parlamento europeo Gunnar Hökmark: “Sappiamo tutti che l’Italia è tra tutti i Paesi quella più dipendente dal digitale terrestre, ma il benessere dell’Italia dipende da quanto resterà al passo con gli altri Paesi e con le tecnologie più attuali. Se c’è un problema è meglio risolverlo subito anziché aspettare all’ultimo momento”. Mediaset è avvisata, non si torna indietro. TV E VIDEO Samsung lancia Serif TV, una gamma di televisori con forme e colori d’altri tempi Il TV Samsung dal look rétro arriva in Italia La fonte di ispirazione è proprio la “I” maiuscola del font Serif. Prezzi a partire da 699 euro di Giulio MINOTTI P resentata a settembre in occasione del London Design Festival, la nuova serie di TV Samsung è composta da tre modelli dall’inusuale look rétro che prendono il nome e le forme dal carattere “I” con grazie (in inglese serif). Il profilo dei nuovi televisori ricorda, infatti, la sagoma di una “I” maiuscola, con la parte superiore del corpo che si allarga a formare una superficie simile ad una mensola, mentre la parte inferiore funge da base di appoggio. L’impiego delle piccole gambe aggiuntive consente, inoltre, un utilizzo stand-alone del televisore che può essere spostato e posizionato ovunque. È presente anche un pannello in tessuto sul lato posteriore delle TV, in modo da occultare tutti connettori, preservando il fascino antico dei televisori. Oltre a un’estetica decisamente fuori dal comune, le Serif presentano anche un’interfaccia ridisegnata con l’aggiunta della modalità “sipario” che copre l’immagine sullo schermo con un particolare effetto grafico. Grazie torna al sommario Con il risparmio dati Netflix su rete 3G/ LTE consuma meno ad essa gli utenti possono accedere a vari servizi come orologio, applicazioni e galleria delle immagini e trasformare la TV in un sistema audio bluetooth. Anche il telecomando è stato rinnovato con un design estremamente pulito che include solo i comandi fondamentali. Questa nuova famiglia è composta da tre modelli: Serif TV (1499€) e Serif TV Medium (999€), disponibili nei colori Bianco e Blu scuro, e la versione Serif TV Mini (699€) nelle colorazioni Bianco e Rosso. Il primo utilizza un pannello UltraHD da 40” , sul modello intermedio è montato, invece, un Full HD da 32” , seguito dal 24” HD nella versione Mini che non prevede la base di appoggio a quattro gambe. TV con retroilluminazione Micro dimming nei modelli più grandi con un pannello Ultra Clear e tecnologia Purcolour sulla versione da 40 pollici. Frutto della collaborazione voluta da Kang Yun Je, Senior Vice President di Samsung con i famosi designer Ronan e Erwan Bouroullec, la nuova serie di TV sarà ufficialmente disponibile sul mercato italiano a partire da marzo ed in pre-ordine sul Samsung Shop dal 18 febbraio. Netflix sta abilitando sui alcuni smartphone una particolare funzione di risparmio dati in grado di ridurre in modo considerevole la banda consumata quando con connessione 3G o LTE. Ce ne siamo accorti guardando Netflix su un Galaxy S6 Edge: nell’interfaccia del classico player è comparsa anche una piccola icona che attiva questa modalità di risparmio facoltativa. Quanto si risparmia? Quasi due terzi di banda, almeno dal breve test che abbiamo fatto: 2 minuti di una serie TV senza la modalità risparmio si mangiano 57 MB, con la modalità attivata gli stessi 2 minuti solo 20 MB. Sono ovviamente valori da prendere con cautela, anche perché c’è da considerare il buffer in background, che consuma comunque dati. Per dare una indicazione di massima, la stessa clip sull’iPhone consuma 45 MB senza la possibilità di ridurre il consumo dei dati. Non abbiamo idea di quali siano gli smartphone con questa funzionalità attivata. Update: Netflix ci conferma che è una funzione sperimentale non visibile a tutti e che questa feature potrebbe anche non entrerà mai a far parte di Netflix. Tutto dipenderà dai risultati del test. Al momento questa funzione è attiva solo su alcuni device Android, nel caso di riscontri positivi, sarà implementata anche su altri device. P5 Wireless. Abbiamo eliminato il cavo ma il suono è rimasto lo stesso. P5 Bluethooth, musica in mobilità senza compromessi con 17 ore di autonomia e ricarica veloce per performance allo stato dell'arte. La solita qualità e cura nei materiali di Bowers & Wilkins adesso senza fili grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth. www.audiogamma.it n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE LG presenta a Barcellona il G5: è bellissimo, potente e ha una gamma di accessori per espandere le sue funzioni Rivoluzione LG G5: design modulare espandibile La batteria si inserisce in uno slot sul fondo che può ospitare anche accessori, come un DAC di elevata prodotto da B&O di Roberto PEZZALI i riesce ancora, nel 2016, a realizzare uno smartphone che stupisce? Quando ormai tutti sono convinti che realizzare qualcosa di diverso e innovativo sia davvero difficile, LG prova a cambiare le carte in tavola spingendo fortissimo sull’acceleratore. Il nuovo G5, che LG ha presentato a Barcellona, è una ventata di aria fresca in un panorama che da qualche anno ormai lotta solo con i numeri della scheda tecnica, aumentando RAM, GHz del processore e Mpixel della fotocamera senza però portare innovazioni tangibili. Il G5 non è il G4, e non è nemmeno una rivisitazione del G4: è un prodotto tutto nuovo che apre le porte verso quello che LG chiama “PlayGround”, un parco di divertimenti dove il G5 è solo una delle attrazioni con cui giocare. G5 è lo smartphone, ma quello che rende G5 unico sono i suoi amici, gli LG Friends, accessori dedicati allo smartphone che estendono la sua esperienza rendendola unica con funzioni come la ripresa a 360°, la realtà virtuale e il controllo dei droni. Partiamo però dal G5, perché la carne sul fuoco è davvero tanta: il nuovo smartphone riesce a soddisfare due punti che mai finora sono andati d’accordo: design in alluminio unibody e batteria removibile. LG ha raggiunto questo obiettivo con un nuovo design modulare, dove la batteria si inserisce in uno slot sul fondo insieme ad uno slot che può ospitare anche accessori come un grip per la fotocamera e un DAC di elevata qualità prodotto da B&O. Disponibile in quattro finiture cromatiche, tra le quali troviamo anche Gold e Pink, LG G5 è un concentrato di tecnologia e innovazione: all’interno troviamo un processore Snapdragon 820 con 4 GB di RAM, 32 GB di memoria storage espandibile fino a 2 TB tramite microSD e uno schermo da 5.3” QuadHD IPS dotato della funzionalità Always On. Una porzione di schermo, infatti, resta accesa per poter fornire sempre informazioni utili come orario e notifiche, con un consumo di batteria decisamente ridotto, pari allo 0.8% di batteria per ogni ora. Batteria che, come abbiamo detto, è removibile e ha una capacità di 2800 mAh. LG rivoluziona anche il reparto fotocamera: il modulo anteriore da 8 Mpixel è affiancata da una doppia fotocamera posteriore da 16 Mpixel / 8 Mpixel, quest’ultima in grado di scattare con una S torna al sommario apertura grandangolare da 135° circa di apertura. LG G5 è dotato infine di connettore USB Type C con QuickCharge 3, codec Dolby Digital Plus e codec aptX HD per lo streaming bluetooth loseless. Se tutto questo non fosse sufficiente LG ha preparato anche due moduli extra per il suo smartphone “modulare”: LG Cam Plus è un rig aggiuntivo per la modalità foto, con un tasto dedicato per i video e uno per le foto, una ghiera per regolare lo zoom e una batteria addizionale da 1200 mAh, mentre LG HiFi Plus è un DAC aggiuntivo B&O da 32 bit e 384KHz per migliorare l’ascolto in cuffia. Una buona idea, ma va detto che questi moduli non sono “hot-swappable” e possono essere cambiati solo a telefono spento perché va staccata anche la batteria. Nel parco giochi di LG non potevano mancare una serie di amici per divertirsi con il G5: LG Friends è una gamma di accessori abbinabili al G5 in modo facile e immediato (solo 3 passaggi) capaci di aggiungere esperienze e modalità d’uso allo smartphone. LG 360 Cam, ad esempio, è una piccola videocamera esterna capace di riprendere e scattare fotografie a 360° grazie a due sensori da 13 megapixel montati sui due lati. LG 360 CAM ha 4 GB di memoria interna, 1200 mAh di batteria e può condividere i file su Youtube e Streetview. LG 360 VR è invece il visore per la realtà virtuale dedicato: lo smartphone si collega al visore con un cavo (non va inserito come sul GearVR) e offre una immagine con una definizione di 639 ppi. Curioso anche LG Rolling Bot, un piccolo drone a palla che può pattugliare la casa grazie alla videocamera da 8 megapixel, controllare dispositivi IR e volendo giocare con cani e gatti grazie ad un Pet Care Mode che disegna figure con un laser. Con LG Playground l’azienda coreana va a toccare e unire sotto una famiglia tutte le nuove emergenti tecnologie, dalla realtà virtuale ai robot per passare ai droni: grazie alla collaborazione con Parrot tra i Friends LG è possibile trovare anche un Drone Controller per gestire un drone in modo facile e immediato. Restiamo in attesa di conoscere prezzi e data di arrivo sul mercato. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Abbiamo “giocato” per un po’ di tempo con il nuovo LG G5, uno smartphone che porta con sé importanti novità LG G5, bello e divertente: le nostre impressioni G5 dimostra che la corsa al telefono migliore non è ancora finita. La chiave è rendere lo smartphone ancora più divertente di Gianfranco GIARDINA G tira la testa fuori dalla sabbia e dice chiaro quello che in molti pensano: nelle ultime stagioni non si sono visti più smartphone capaci di scatenare un effetto “wow”. D’altronde abbiamo già visto tutto, tra potenze incredibili, sensori ovunque, display addirittura 4k e così via. Insomma, alla fine i problemi delle persone restano quelli “semplici” ma di difficile soluzione, primo fra tutti quello della batteria. LG, con il lancio del nuovo G5, ritiene ripensato allo smartphone con un occhio nuovo, cercando di trovare soluzioni innovative e nuovi impieghi tali da far tornare l’entusiasmo agli utenti. Abbiamo avuto l’opportunità di un primo contatto con questo nuovo telefono e con l’ecosistema dei suoi accessori, i “friends” come li chiama LG, che sono parte integrante della nuova visione di LG incentrata molto sull’intrattenimento e sul divertimento nell’utilizzo dello smartphone. Nel nostro video la recensione completa con le nostre prime impressioni. L video lab MWC 2016 - LG G5 Il vetro sul frontale è leggermente curvato ai bordi: beninteso, nulla che assomigli al Samsung S7 Edge, visto che il display è perfettamente planare. Semplicemente (come visto anche sul nuovo S7) la linea del vetro è raccordata con quella del metallo per un’impugnatura meno “spigolosa” e una maggiore seduzione delle forme. La novità forse più interessante è anche molto semplice: fino a oggi si è detto che il prezzo da pagare per avere una scocca unibody era l’impossibilità di avere la batteria removibile e quindi sostituibile facilmente quando esaurita. LG, grazie al fondello rimovibile e all’innesto a cassetto ha risolto brillantemente il problema. La batteria, poi, si stacca dal fondello e può essere facilmente sostituita. Le nostre prime impressioni Il nuovo design mette d’accordo “unibody” e batteria removibile Partiamo dal design e dalle prime impressioni al tocco: si tratta di un bel telaio unibody (o quasi) in metallo dal feeling interessante. Le finiture disponibili sono quattro: oltre ai due grigi e l’oro, si è affiancato anche l’ormai ricorrente “rose gold” dal gusto - crediamo - più femminile e probabilmente poco italiano. In realtà, la soluzione non si presta solo per la sostituzione delle batterie ma anche per permettere una certa configurabilità del telefono, con l’inserimento di alcuni accessori. Accessori che LG chiama “G5 Friends”, amici del G5. E in effetti, con queste “aggiunte” (che raccontiamo oltre), il G5 potrebbe veramente essere “diverso” dagli altri smartphone, fin troppo omologati. Le notifiche sono sempre visibili Un altra cosa si nota immediatamente se si guarda il G5 in stand-by: l’ora e le notifiche sono sempre visibili sullo schermo, che di fatto non si spegne mai. In realtà questo è vero solo per una piccola parte dello schermo, in cui si accende la retroilluminazione LED edge, tra l’altro a luminosità ridotta. Il risultato è comunque buono: le notifiche si leggono e - almeno a sentire LG - il consumo correlato a questa funzione (che può ovviamente essere disattivata) è molto basso: circa lo torna al sommario 0,8% di batteria per ogni ora di funzionamento. Questo vuol dire che in 12 ore, una normale giornata di attività, lo smartphone “perde” circa il 10% della carica per visualizzare sempre le notifiche; in cambio permette di evitare le accensioni inutili. Secondo una ricerca di LG, l’utente medio accende lo smartphone anche 180 volte al giorno in cerca di eventuali notifiche; potendo evitare le accensioni inutili, si presume che il risparmio di energia ripaghi ampiamente il consumo delle notifiche sempre attive. Crediamo che questa strada (intrapresa poi anche da Samsung con l’S7, presentato poche ore dopo) diventerà probabilmente una funzione molto frequente nei prossimi modelli. La fotocamera è super-versatile Invece dello zoom, ce ne sono due! Un altra novità riguarda la fotocamera: basta guardare sul retro del telefono e se ne vedono due. In un primo momento si potrebbe pensare a qualcosa di finalizzato a fare riprese 3D o valutazioni della profondità, nel solco di Project Tango. Nulla di tutto ciò: consapevoli che nel ridotto spessore di uno smartphone è impossibile integrare uno zoom ottico, gli ingegneri di LG hanno pensato di inserire direttamente due fotocamere, una convenzionale da 16 Megapixel e una super-wide da 8 Megapixel. In pratica si può scegliere, come si fa con qualsiasi smartphone tra camera frontale e camera posteriore, segue a pagina 14 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE LG G5, le nostre impressioni segue Da pagina 13 con quale delle due fotocamere scattare, a seconda del tipo di fotografia che si vuole fare. In particolare è notevole in super-grandandolo da 135° di angolo inquadrato, praticamente equivalente a un 10mm su una reflex full frame. Questa ottica è particolarmente utile per realizzare dei video a mano libera sufficientemente stabili; peraltro gli 8 megapixel bastano e avanzano per questo scopo. Sotto la fotocamera c’è ancora il tasto di accensione e spegnimento posteriore, tipico di LG, che integra anche il lettore di impronte digitali. Non manca poi un slot SD per le espansioni di memoria, posto nella parte alta dell’apparecchio. La potenza di calcolo è garantita dal processore Snapdragon 820, anche se LG non ha certo voluto puntare su questo aspetto per comunicare i punti di forza del proprio smartphone. 360 Camera e 360 VR A piedi uniti nell’era della realtà virtuale LG ha centrato la propria presentazione sulla versatilità del G5 dettata dalla possibilità di affiancargli molti “amici”, accessori o anche qualcosa di più, che ne estendono e personalizzano le funzioni, con alcuni elementi di novità. alla scelta fatta da Samsung, in questo caso non c’è bisogno di mettere lo smartphone nel visore, visto che questo è dotato di display propri; però c’è la scomodità di avere un filo sempre collegato allo smartphone, cosa che può essere d’impiccio. Inoltre, il risultato finale è ancora lontano da quanto provato con le soluzioni Oculus e HTC, sia per qualità di immagine che per copertura del campo visivo, Insomma, su questo fronte c’è da migliorare. Ora il battery grip c’è anche sullo smartphone La soluzione della batteria estraibile dà anche altre possibilità, come quella di pensare a un battery grip per avere molta più autonomia e nello stesso tempo la possibilità di scattare fotografie in maniera più semplice e naturale. quello in dotazione standard viene sostituito con la versione progettata da Bang & Olufsen (che ultimamente fa forse un po’ troppe concessioni alle soluzioni “ mainstream”). Si tratta di uno speaker decisamente più generoso di quello normalmente presente sugli smartphone, ma pur sempre molto piccolo. Non suona come una “radiolina” come fanno quelli di serie, ma tutto sommato non va considerato nulla di “hi-fi”. Più hi-fi invece sono i convertitori a 32 bit pienamente compatibili con l’hi-res audio integrati in questo fondello: da utilizzare con cuffie al di sopra di ogni sospetto. B&O propone le sue (degli auricolari) m forse se si è interessati alla vera qualità audio sarebbe meglio orientarsi verso cuffie a padiglione. E arriva anche il “robottino” di casa Il primo “friends” riguardano la realtà virtuale: si tratta di uno stick con doppia camera per fare riprese fotografiche e video in 360 gradi da dare poi in pasto ai visori VR. Di fatto questa 360 Camera è un apparecchio indipendente, con 4GB di memoria interna e può essere utilizzato anche lontano dallo smartphone. Ovviamente i contenuti possono poi essere scaricati tramite Bluetooth sullo smartphone per una visualizzazione su display, e poi da questo, visualizzati eventualmente con l’altro accessorio, il 360 VR, un visore a forma di occhiali, molto più leggero di quello Oculus o quello HTC. Va detto che le immagini catturate dalla 360 Camera non sono certo ad altissima risoluzione: l’apparecchio cattura immagini statiche da 13 Megapixel e video in Full HD. Peccato però che questa risoluzione debba poi essere spalmata sul canvas a 360 gradi. Per farsi un’idea si può guardare il video che abbiamo inserito a inizio articolo in cui sono stati montati alcuni spezzoni. Ma il “gioco” - perché di questo si tratta - resta decisamente divertente; la compatibilità, poi, con Google StreetWiew e YouTube 360 rende l’apparecchio immediatamente fruibile. Meno interessante è invece il visore 360 VR: un apparecchio che non c’era nella gamma LG e che non poteva più mancare, almeno come necessario compendio per la 360 Camera. Va detto che, contrariamente torna al sommario Questo accessorio dà proprio queste possibilità: basta sfilare il fondello originale, staccare la batteria e applicarla al nuovo fondello modificato. Il risultato mette tanti dubbio sul fronte estetico quanti ne elimina da quello ergonomico: lo smartphone si impugna finalmente bene e lo scatto con il tasto sull’indice è quanto di più giusto per vedere bene cosa si sta riprendendo e per evitare i classici mossi da tap sullo schermo. Con l’inserimento dell’accessorio, la batteria totale passa dai 2700 MAh della configurazione iniziale a 4000 MAh congiunti, capace, anche nell’utilizzo in totale sostituzione della fotocamera, di non lasciare l’utente a piedi sul più bello. C’è una certezza: in questo modo si ha quando si vuole un camera phone (i modelli di smartphone veramente impugnabili e simili alle compatte non hanno mai convinto) ma, finito l’uso, si può facilmente tornare indietro al proprio smartphone sottile ed elegante. Anche lo smartphone ha la soundbar Proprio come le soundbar, nate per combattere l’audio scadente dei TV, ora LG ha pensato di inserire anche una sorta di soundbar - una “soundbarretta” diremmo - anche nel proprio G5. Anche qui il meccanismo del fondello rimovibile è la chiave di volta; questa volta Sempre tra gli amici del G5, è stato presentato anche un piccolo robottino sferico controllabile via smartphone. Si tratta di un apparecchio da controllare per via remota dallo smartphone che di fatto funziona da webcam mobile per il monitoraggio di diverse parti della casa o la sorveglianza degli animali domestici. Inoltre, integra anche un emettitore a infrarossi che può essere utile, per esempio, per accedere l’aria condizionata nelle diverse stanze anche quando si è distanti, per preparare la casa a un prossimo rientro. Una soluzione che ora sembra solamente un giocattolo evoluto, ma che, con qualche ragionamento e messa a punto, potrebbe trovare applicazione anche in ambiti di utilità personale. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE In un evento a Barcellona, Samsung celebra il debutto del Galaxy S7, un’evoluzione che strizza l’occhio alla realtà virtuale Galaxy S7 e S7 Edge: Samsung fa la messa a punto Samsung Italia ha gia attivato la pagina per i pre-order: si parte da 729 euro, chi farà l’ordine ricevrà il Gear VR in omaggio di Gianfranco GIARDINA i siamo. In un Unpacked intriso di realtà virtuale ed estremamente teatrale, Samsung ha presentato what’s next, che in gergo significa Galaxy S7 (ed S7 Edge) e la nuova strategia del segmento mobile che vede una grossa presenza della realtà virtuale, provata (Gear VR), condivisa (Facebook) e anche creata (Gear 360). Una strategia così convinta che ha spinto anche Mark Zuckerberg a partecipare in prima persona alla presentazione. Samsung, recentemente condizionata da alti e bassi, continua ad avere nel segmento mobile la propria prima fonte di fatturato, da cui la centralità assoluta dell’evento Unpacked, per il quale è stato messo in campo un’investimento incredibile. Quindi, questo Galaxy S7? L’abbiamo apprezzato, sì. Proprio perché non è rivoluzionario, non ha un design futuristico ma continua lungo la medesima lunghezza d’onda del modello (e dei modelli) dell’anno scorso, proponendo alcuni perfezionamenti degni di nota. Anche perché – come al solito – Galaxy S7 e la sua variante Edge non si rivolgono a chi ha Galaxy S6 ma chi possiede un dispositivo della generazione precedente, rispetto al quale il passo avanti è importante. In relazione ad S6 e alla sua variante Edge, le differenze estetiche sono relativamente marcate: l’approccio di C A tutti i partecipanti (almeno 2000) è stato consegnato un Gear VR per seguire l’evento in modo inedito torna al sommario design è il medesimo ma le curve sono ancora più morbide, l’accostamento alluminio/vetro è perfezionato ed entrambi i telefoni sono molto piacevoli alla vista. Tra l’altro quest’anno arriva la finitura nera, che è proprio un bel vedere. Si è parlato molto della fotocamera nelle scorse settimane, e infatti Samsung ha investito molto a migliorarla: si diceva che S7 avrebbe eliminato la fotocamera sporgente, ma in realtà ne ha semplicemente ridotto lo spessore, che oggi è appena avvertibile. Galaxy S7 ed S7 Edge hanno un sensore leggermente meno definito (12 Mpixel) ma con apertura F1.7 per un ulteriore miglioramento sulle foto meno luminose, e migliorano il sistema di messa a fuoco rendendolo ulteriormente più rapido. Tra l’altro, chi volesse andare oltre i limiti dei due modelli può acquistare delle Lens Cover aggiuntive con obiettivo Fisheye o grandangolare: si perde (e non poco) a livello estetico ma si guadagna in versatilità. In sede di presentazione non sono state dichiarate caratteristiche tecniche come il SoC o la memoria integrata (Exynos, 4 GB), ma si è insistito molto su “classico” paragone con l’ultimo iPhone, il 6s Plus, sia in termini di resa fotografica (e autofocus), oltre che di prestazioni generali, dichiarate un 30% superiori. Il display resta in entrambi i casi l’ottimo Super Amoled Quad HD, ma rispetto alla generazione passata cambiano le dimensioni della versione Edge, che “sale” fino a 5,5’’, ed è stata introdotta la feature Always-On Display di cui si parla da settimane. In pratica, il display può mostrare delle informazioni anche a display spento, facendo perno sullo scarso consumo della tecnologia Amoled. Basati su Android 6.0 entrambi, ma con svariate personalizzazioni Samsung che sono evidenti soprattutto nella versione Edge e nella sua area laterale che oggi può ospitare un numero maggiore di applicazioni, contatti e notizie, a seconda della fonte selezionata. Infine, altre novità importanti: dopo l’abbandono con l’ultima generazione, torna in S7 la micro SD per espandere la memoria del dispositivo, micro SD che è stata opportunamente occultata nello stello slot della nano SIM, e torna anche la resistenza all’acqua e alla polvere, definita dalla specifica IP68. Non ci resta che vederli in azione, tenendo in considerazione che arriveranno sul mercato a breve: segnate l’11 marzo sul calendario. Galaxy S7 e S7 Edge a 729 e 829 euro Gear VR in regalo con i pre-order Samsung Italia è stata velocissima: a poche ore dalla presentazione dei due smartphone top di gamma, il Galaxy S7 e il Galaxy S7 Edge, la filiale italiana ha già aperto la pagina con i pre order dei due smartphone. Serviranno 729 euro per portarsi a casa Galaxy S7, 829 euro per Galaxy S7 Edge, entrambi proposti nella versione da 32 GB di memoria integrata e nei tre colori Gold, White e Black. Il nuovo top di gamma sarà disponibile nei negozi l’11 di marzo, ma chi farà il pre-order avrà un doppio vantaggio: lo riceverà 3 giorni prima, ovvero l’8 marzo, e soprattutto avrà un visore GearVR in omaggio. Ecco la pagina per il pre-order. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Abbiamo avuto modo di trascorrere un po’ di tempo con i due nuovi Galaxy S7, ecco le nostre prime impressioni Galaxy S7: nel 2016 Samsung non vuole rischiare Samsung, convinta della strada intrapresa lo scorso anno, ha deciso di migliorare il prodotto ma senza stravolgerlo di Emanuele VILLA n prodotto ottimo per chi ha un vecchio Galaxy, meno per chi ha un S6 o un Edge. Galaxy S7 ha di fatto confermato tutte le anticipazioni della vigilia: passi avanti quasi dappertutto ma senza quella voglia di rivoluzionare il mercato (che ci pare abbastanza fermo sul fronte innovativo) che era tipica dei primi Galaxy e che abbiamo ritrovato in S6 e nelle sue varianti “curve”. L’anno scorso Samsung era costretta a rischiare: da anni le veniva criticata per il lato estetico e l’utilizzo di materiali meno nobili di vetro e metallo; la risposta fu il Galaxy S6, che di fatto è un ottimo prodotto, segna il progresso dell’azienda anche sotto il profilo del design e dei materiali, con un posizionamento di prezzo, almeno dopo i ribassi, sicuramente attrattivo. Nel video qui sotto, il nostro “first look”: U video lab MWC 2016 - Samsung S7 Le nostre prime impressioni Galaxy S7 è una naturale evoluzione, basta usarlo per qualche minuto per rendersene conto: il design è simile, perfezionato sotto alcuni profili (come l’accostamento vetro-metallo o il vetro leggermente smussato anche nel modello “piatto”) ma non c’è nulla di rivoluzionario, e anche la tanto anticipata (dai rumor) ottica a filo in realtà non lo è del tutto ma è pur sempre un passo avanti rispetto al passato. Rispolverando un luogo comune gettonatissimo, sembrerebbe che con Galaxy S7 Samsung si sia nuovamente avvicinata ad Apple; non nel prodotto, ma nella filosofia. Un anno punta all’innovazione, l’altro si perfeziona, e il 2016 è l’anno del perfezionamento. ambiano un po’ le dimensioni, il display resta un Super AMOLED pur con la funzionalità Always on, che non ci cambierà di sicuro la vita ma è comunque comoda. Col Confronto tra il “vecchio” S6 (a destra) e l’S7 (a sinistra): la sporgenza della fotocamera non è sparita ma si è ridotta parecchio torna al sommario beneficio dei pochi minuti a disposizione, il display ci è sembrato persino migliore, con colori più brillanti e saturi, ma potrebbe semplicemente trattarsi di una diversa impostazione software. Di fatto, era ottimo nel Galaxy S6 ed è ancora ottimo nel Galaxy S7. A livello software, Samsung è intervenuta in modo importante: intanto i due terminali nascono con Android 6 a bordo e lo sfruttamento del bordo arrotondato ormai è completa, con una maggiore possibilità di configurare gli elementi che vi compaiono; se Samsung deciderà di sfruttare un’area ancora maggiore nelle prossime generazioni, probabilmente renderà più difficoltosa l’esperienza d’uso. Non possiamo esprimerci sulla fotocamera (se non sotto il profilo estetico, nel quale il passo avanti è sensibile), che sulla carta rappresenta un upgrade importante: il passaggio da 16 a 12 Mpixel sarà indolore per il 99% degli utenti, ma un’ottica F1.7 e il nuovo AF avanzato potrebbero fare la differenza. Abbiamo fatto anche un confronto con il “vecchio” S6, nel quale la fotocamera era decisamente sporgente: ora, nell’S7 la sporgenza non è sparita ma si è ridotta parecchio. In sede di presentazione l’azienda ha insistito tantissimo sui benefici della fotocamera, evidenziando una nuova funzione Panorama e paragonando i suoi scatti a quelli dell’iPhone 6S Plus: non vediamo l’ora di metterla alla prova con un test approfondito, ma nel frattempo abbiamo potuto apprezzare la comodità e la versatilità delle Lens Cover, che estendono la versatilità del telefono aggiungendovi un’ottica extra, magari un grandangolo o – superando una limitazione storica degli smartphone – un’ottica zoom. Certo, a vederlo il telefono non è più lui e tutta la nuova filosofia di design viene vanificata, ma si tratta di un setup pensato per la versatilità, non il look. Ci ha invece colpito il fatto che Samsung abbia messo da parte l’orgoglio e abbia “ripescato” alcune funzionalità passate che erano sparite nell’ultima incarnazione del Galaxy: si riferiamo alla resistenza all’acqua e – soprattutto – alla micro SD, che torna in azione per estendere i GB “naturali” del telefono. Abbiamo assistito a una breve dimostrazione: in pratica lo sportellino della nano SIM è stato leggermente allungato e ora ospita anche la micro SD. Certo, non è una In questa foto il confronto di inquadrature tra l’S7 “nudo” (sotto) e due modelli con gli addizionali (tele a sinistra, grandangolo a destra) soluzione pratica se la si “mette e toglie” di continuo, ma comunque un’idea brillante che non ha controindicazioni. In sostanza pensiamo che Galaxy S7 e la sua variante Edge siano due validi completamenti della line up dello scorso anno: il feel è esattamente lo stesso, e non si può che parlarne bene (notevole la variante black, assente nella line up passata), i miglioramenti sul versante estetico ci sono ma verranno apprezzati sono dai grandi appassionati, mentre l’hardware resta allo stato dell’arte come da tradizione di Galaxy S. Funzionerà, fermo restando che il suo costo è comprensibilmente elevato? Difficile a dirsi, ma una cosa è certa: chi ha un Galaxy S5 o un Galaxy S4 può davvero smettere di aspettare, mentre chi ha un S6 dovrebbe riflettere con attenzione n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Le indiscrezioni sono state praticamente tutte confermate: l’HP Elite x3 è un mostro di potenza indirizzato al business HP Elite x3, un mostro di potenza con Windows Con Hp Elite x3 Continuum arriva ad un nuovo livello. Il mondo Windows Mobile ha finalmente il suo flagship dei sogni di Mirko SPASIANO ono ormai circa tre mesi che la serie 950 dei Lumia è sul mercato, ma non è ancora riuscita a conquistare il cuore dei fan della piattaforma mobile di casa Microsoft. E, così, in questo contesto, il phablet che HP ha lanciato a Barcellona al MWC ha avuto lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno. Si chiama Elite x3 ed il suo nome è alquanto evocativo: “elite” sta ad indicare le sue caratteristiche premium, rivolte al mondo aziendale, mentre “x3” simboleggia le tre modalità di utilizzo. Ma procediamo con ordine. Le informazioni trapelate nei giorni scorsi, sulle specifiche tecniche, si sono rivelate quasi tutte esatte e quelle che non erano ancora emerse si sono rivelate assolutamente all’altezza. • schermo AMOLED da 5.96’’ con risoluzione WQHD (2560 x 1440 pixel), protetto da Gorilla Glass 4 • processore Qualcomm Snapdragon 820 (quad core da 2.15 GHz) • 4 GB di RAM • 64 GB (eMMC 5.1) di spazio di archiviazione interno, espandibili con microSD (fino a 2 TB) • fotocamere principale da 16 MP (f/2.0) e anteriore da 8 MP • altoparlanti stereo che supportano Snapdragon Audio+: (quello frontale principale è a marchio Bang & Olufsen, mentre il secondo è integrato nella capsula auricolare • 3 microfoni omni-direzionali HP con software per la cancellazione del rumore • connettore USB Type-C • batteria da 4150 mAh agli ioni di litio • supporto alla ricarica rapida ed a quella wireless (con standard Qi e PMA) • Wi-Fi 802.11a/b/g/n/ac (2x2) • supporto alle reti 2G/3G/4G, LTE-A sulle bande 4, 5, 6, 13 • dual SIM (nano) • bluetooth 4.0 e NFC • resistente all’acqua ed alla polvere con standard IP67 • resistente alle cadute fino a 1 metro di altezza, secondo lo standard MIL-STD810G Le voci che volevano sia un sensore per le impronte digitali, che quello per il rilevamento dell’iride si sono rilevate fondate. Per quanto quest’ultimo non compaia nelle immagini rilasciate da HP e nelle unità messe in mostra al MWC, verrà inserito prima del rilascio ufficiale, che avverrà in tarda estate. Il sensore per le impronte dovrebbe essere lo stesso del Nexus 6P (l’FPC1025 sviluppato da Fingerprint Cards AB) e dovrebbe essere inserito anche nella medesima posizione, ovvero sul retro al di sotto della fotocamera. La scelta di questo doppio sistema di sicurezza è stata giustificata con il fatto che, in ambito aziendale, in alcuni contesti l’utilizzo del sensore per le impronte non è pratico, mentre alcuni partner aziendali hanno reputato il rilevamento dell’iride ancora troppo acerbo. Ecco, sia- S torna al sommario mo arrivati al punto cardine: perché così tanto in un singolo dispositivo? HP ha rivelato di aver sviluppato l’HP Elite x3 in collaborazione con i suoi clienti enterprise, raccogliendo le rispettive indicazioni sul proprio smartphone ideale. Ed è proprio per questa ragione che il phablet di HP prevede anche un connettore Pogo: quei 5 cerchi metallici sul retro possono espandere le funzionalità dell’Elite x3, con accessori di terze parti per gli utilizzi ed i contesti più disparati (negli ospedali, nei cantieri, nella grande distribuzione, ecc.). Essendo equipaggiato con uno Snapdragon 820 e con un connettore USB Type-C, l’HP Elite x3 supporta Continuum sia via cavo che senza fili. A tale scopo, HP ha prodotto due accessori che possono essere abbinati al suo phablet: la Desk Dock ed il Mobile Extender. Il primo è una docking station sulla quale può essere sistemato l’Elite x3 e, grazie al connettore USB Type-C, questo potrà essere utilizzato in modalità Continuum su un monitor esterno, mentre viene ricaricato. La Desk Dock offre una moltitudine di porte, tra cui Ethernet, Display Port, USB Type-A, USB Type-C, RJ-45 e la Kensigton Security Slot, anche nota come Kensigton Lock. Il Mobile Extender (o ME dock, come viene definito sinteticamente da HP stessa), invece, è una sorta di portatile senza processore, RAM e hard disk/SSD, che porta Continuum su un nuovo form-factor. Anche in questo caso, il collegamento può avvenire attraverso la porta USB Type-C o anche senza fili. La ME dock offre un display LED Full HD da 12.5 pollici, con una batteria da 46.5 WHr e 3 porte USB Type-C, oltre ad una Micro HDMI: il tutto concentrato in un dispositivo da 1 kg di peso. Ma la novità più sorprendente di tutte va aldilà dell’hardware, già di grido di per sé. HP precaricherà un software di virtualizzazione proprietario sul suo Elite x3, noto come HP Workspace. Nello specifico, quando il phablet sarà connesso alla Desk Dock o al Mobile Extender, questo consentirà di utilizzare le classiche app x86 attraverso il cloud-computing in modalità Continuum. In questo modo, le aziende potranno eseguire app desktop (nel vero senso della parola) in maniera remota e, soprattutto, sicura. Insomma, l’HP Elite x3 è davvero un dispositivo realizzato su misura per le aziende. Ciò non vuol dire, però, che non sarà possibile acquistarlo da comuni consumatori. Al momento non si ha alcuna informazione certa in merito al prezzo ed alla disponibilità. HP ha annunciato che, oltre che negli Stati Uniti, il suo phablet sarà distribuito in altri 10 mercati ed ha accennato anche all’Europa, senza sbilanciarsi più di tanto. HP ha comunicato che 30 tra i suoi clienti enterprise hanno già preso accordi per adottare il nuovo Elite x3 e che, complessivamente, il 75% del totale ha manifestato il proprio interesse, nonostante la politica del “bring your own device” sia piuttosto diffusa al giorno d’oggi. Se questo dispositivo avrà successo, Windows 10 Mobile potrebbe trovare la sua nuova dimensione come sistema operativo mobile deputato al mondo aziendale e, magari, un giorno trovare quel riscontro tra i consumatori di cui avrebbe tanto bisogno. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Sony, HTC e Wiko non hanno portato al MWC veri top di gamma, ma prodotti ben bilanciati nel rapporto prezzo-prestazioni Da Barcellona le proposte di Sony, Wiko e HTC Perchè spendere tanto per uno smartphone che dopo 6 mesi costa la metà? Ecco le soluzioni “ottima resa minima spesa” di Gaetano MERO l Mobile World Congress di Barcellona ha visto la presentazione in pompa magna dei nuovi modelli della serie S di Samsung, un vero e proprio evento con oltre duemila partecipanti, poltrone dotate Gear VR e l’intervento a sorpresa sul palco di Mark Zuckerberg. Ha stupito anche LG con il top di gamma G5 che si distacca in modo netto dai precedenti modelli grazie ad un design modulare ed una serie di accessori ad hoc. Se Samsung e LG hanno sfoderato i pezzi da novanta, molti altri produttori hanno presentato smartphone più di basso profilo, con prezzi abbordabili ma che comunque sono ugualmente completi e ben riusciti. Oggi realizzare un brutto smartphone è difficile (qualcuno ci è riuscito), ma nella maggior parte dei casi ci sono ottimi prodotti che costano 1/3 dei top di gamma ma che non hanno niente da invidiare a questi ultimi. Ecco una carrellata. I Sony lancia la serie Xperia X Xperia X, il vero midrange della gamma L’Xperia X rappresenta il midrange della gamma, condivide molte delle caratteristiche hardware con il fratello maggiore come design, display e ram da 3GB, compreso il comparto multimediale. Sony ha presentato tre nuovi smartphone della serie Xperia: Xperia X, X Performance e Xperia XA, con cui la casa giapponese ha annunciato di voler ridefinire il brand nel settore mobile grazie all’introduzione di nuove funzionalità ed un look rinnovato. Wiko lancia U Feel, U Feel Lite e il refresh di Wiko Fever Xperia X Performance, 23 Mpixel per scatti super Il flagship della gamma è l’X Performance, dotato di fotocamera principale da 23 Mpx che sfrutta la nuova tecnologia Predictive Hybrid Autofocus in grado di catturare scene in movimento senza sfocature, troviamo invece 13 Mpx nella fotocamera anteriore che restituisce selfie luminosi in qualsiasi situazione sfruttando i sensori di luminosità. Anche la francese Wiko approfitta del MWC per presentare i suoi nuovi device ed una Special Edition del modello Fever. Wiko U Feel e U Feel Lite Fa eccezione il processore, qui infatti Sony ha optato per un meno performante esa core Snapdragon 650. Presenti comunque le funzioni di Autofocus Predittivo Ibrido e di gestione Stamina della batteria, in questo caso da 2620 mAh, per un’autonomia garantita fino a 48 ore. L’Xperia X offre pieno supporto al PS4 Remote Play e ai file audio ad alta risoluzione. Xperia XA, tanto a poco Il meno potente dei tre modelli presentati da Sony è l’Xperia XA, il display sempre da 5’’, ha una risoluzione Il telefono è dotato di processore Snapdragon 820, 3 GB di Ram, 32 GB per storage interno espandibili, sensore di impronte, display da 5’’ Full HD a 1080p con Triluminos per colori brillanti e vetro protettivo dai bordi leggermente curvi e pressofusi nella scocca in metallo, l’X Performance supporta inoltre file audiio Hi-Res. Una menzione a parte merita la batteria da 2700 mAh che grazie alla combinazione della tecnologia di Ricarica Adattiva di Qnovo e alla gestione Stamina di Sony riesce a garantire, sulla carta, ben due giorni di autonomia allo smartphone con un’unica ricarica. torna al sommario da 720p, troviamo poi 2 GB di Ram e 16 di memoria interna espandibile con micro SD, SoC MediaTek MT6755, fotocamera principale da “soli” 13 Mpx con Clear Image Zoom 5x e anteriore da 8 Mpx. La connettività è garantita grazie al supporto alle reti LTE, tra le funzionalità audio notiamo la gradita presenza di un ricevitore FM. Tutti e tre i modelli saranno in vendita dal secondo semestre del 2016 con a bordo Android Marshmallow. Due i modelli nuovi di zecca, U Feel (in foto) e U Feel Lite dotati entrambi di lettore di impronte digitali selettivo integrato nel tasto home. È possibile associare ad ogni dito della mano un’applicazione diversa, funzione che potrebbe tornare comoda nell’utilizzo di tutti i giorni. Poche le differenze tra i due smartphone, come lascia intendere il nome stesso. Entrambi sono dotati di display da 5’’ HD, processore Quad Core, connettività LTE, 3 GB di Ram per il modello superiore e 2 GB per il Lite, Rom interna da 16 GB. La fotocamera anteriore è per entrambi una 5 Mpx con flash per gli amanti dei selfie, segue a pagina 19 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE LG ha annunciato LG Stylus 2, successore della linea Stylus.Prezzo 300 euro circa LG migliora il phablet Stylus, ora è più potente MAGAZINE Migliorata l’integrazione con il pennino e alcune caratteristiche tecniche, tra cui la fotocamera di Gaetano MERO L G a Barcellona ha annunciato l’arrivo di LG Stylus 2, phablet da 5,7 “ erede del G4 Stylus rispetto al quale risultano migliorate l’integrazione col pennino e, in generale, le caratteristiche tecniche. Lo Stylus in dotazione conserva il form factor del predecessore ma è più preciso grazie ad un rivestimento che LG definisce nano-coated. Tra le nuove funzionalità troviamo Pen Pop un menù a comparsa che si attiva quando la stilo viene rimossa dal suo alloggiamento, che offre scorciatoie per le applicazioni Pop Memo e Pop Scanner. Se poi muoviamo il telefono quando il pennino non è inserito nella scocca Pen Keeper ci avviserà con una notifica onde evitare di smarrirlo. La funzione Calligraphy Pen invece consentirà di scrivere a mano libera in modalità penna stilografica con attenzione particolare allo stile. Racchiuso nella cornice metallica troviamo un display touch HD con risoluzione 1280 x 720 pixel, assenza di tasti fisici nella parte anteriore e una batteria rimovibile da 3.000 mAh. La fotocamera principale è da 13 Mpx e anteriore da 8 Mpx, la RAM arriva (solo) a 1,5 GB e la memoria per lo storage interno a 16 GB con espansione tramite microSD. La connettività è garantita grazie al supporto alle reti LTE, al Bluetooth 4.1 e naturalmente al Wi-fi 802.11 b, g, n. LG Stylus 2 sarà venduto in tre diverse colorazioni: titanio, bianco e marrone ed arriverà sul mercato presumibilmente entro aprile-maggio, ad un prezzo intorno ai 300 euro. Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago, Alessandra Lojacono, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] MOBILE MWC 2016 - Le proposte Sony, Wiko e HTC segue Da pagina 18 troviamo invece un sensore da 8 Mpx posteriore sul Lite e da 16 Mpx sul fratello maggiore. U Feel presenta una cornice in metallo ed una back cover a tinta unita, il Lite invece ha una scocca in metallo con una combinazione di colori più audace. Saranno in vendita da maggio 2016 a 199€ per il modello U Feel e 179€ per U Feel Lite con sistema operativo Android Marshmallow. Wiko Fever Special Edition Wiko ha anche deciso di fare un refresh hardware del bestseller Fever aggiungendo al nome la dicitura “Special Edition”. La memoria per l’archiviazione risulta raddoppiata e passa a 32 GB, il sistema operativo sarà da 13 Mpx e frontale da 5 Mpx entrambe con flash led. Fever Special Edition sarà disponibile da maggio 2016 ad un prezzo di 249€. HTC rinnova l’intera linea Desire Novità anche dal mondo HTC con una triade di modelli che andranno a costituire la nuova linea Desire dal design che strizza l’occhio ai più giovani. 825, 630 e 530 i nomi che contraddistingueranno i tre telefoni praticamente identici esteticamente, dotati di un particolare effetto cromatico sulla scocca in policarbonato definito dall’azienda Micro Splash. Il lato modaiolo è sostenuto anche da una serie di cinghie opzionali agganciabili alla back cover e 25.000 temi con cui personalizzare l’interfaccia. HTC 825 L’825, l’unico che sarà commercializzato in Italia, presenta uno schermo Super LCD da 5,5 pollici HD 720p, SoC Snapdragon 400 Quad-core da 1,6 GHz, 2 GB di Ram e 16 di memoria interna espandibili fino a 2TB, batteria da 2700 mAh, supporto alle reti 4G. Il comparto multimediale si compone di fotocamera posteriore da 13 Mpx con autofocus e sensore BSI e camera anteriore da 5 Mpx con funzioni di Auto e Voice selfie, gli speaker aggiornato a Marshmallow, in più, una nuova personalizzazione dell’interfaccia Wiko giunta alla versione 3.0 permetterà di accedere ad app e contatti con un solo gesto.Il restyling ha compreso i materiali della scocca ora disponibile con finiture in legno, tessuto o con effetto metallo. Tra le altre caratteristiche ricordiamo display 5,2’’ Full HD con densità a 424 PPI, Processore Octacore da 1,3 GHz, 3 GB di Ram, fotocamera principale torna al sommario sono marchiati BoomSound. Il dispositivo supporta inoltre audio Hi-Res e la funzione HTC Sensor Hub che tiene sotto controllo l’attività fisica ideale per l’abbinamento ad un fitness tracker. Sarà disponibile a fine marzo al prezzo di 299 euro. Una curiosità: in fiera il telefono è stato mostrato solo “sotto vetro” e con lo schermo rivolto verso il basso, segno che qualche messa a punto è ancora da fare. HTC 630 e HTC 530 Il 630 condivide le stesse caratteristiche dell’825 fatta eccezione per la batteria che passa a 2200 mAh e il display HD che diventa da 5 pollici. Anche questo modello sarà disponibile con sistema Android Marshmallow. Il Desire 530 è, infine, il modello che coprirà la fascia bassa. È dotato di display da 5’’ HD 1280 x 720 pixel, lo stesso del 630, processore Snapdragon 220 Quadcore da 1,1 GHz, 1,5 GB di Ram e 16 GB di memoria interna con possibilità di espansione tramite micro SD. La connettività è garantita grazie al supporto alle linee LTE, Bluetooh di quarta generazione e WiFi b/g/n. Il 530 avrà a disposizione le personalizzazioni dell’HTC Sense con i fratelli maggiori e sarà commercializzato con a bordo il sistema Android Marshmallow. Questi due modelli probabilmente non arriveranno in Italia. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Huawei sfrutta la cornice del Mobile World Congress per lanciare il suo Surface MateBook, il primo 2 in 1 Windows Huawei Un 2 in 1 con Windows bello ed elegante. Stupisce lo spessore ridotto: solo 6.9 millimetri di Roberto PEZZALI N iente smartphone per Huawei al Mobile World Congress, ma la fiera di Barcellona è stata l’occasione per togliere i veli a MateBook, il nuovo tablet con Windows 2 in 1 che si posiziona nella stessa fascia di Microsoft Surface e di Galaxy Tab Pro S, l’anti-surface di Samsung recentemente annunciato a Las Vegas. Huawei dopo aver dimostrato la sua abilità con gli smartphone, dimostra di saperci fare anche con i tablet, perché MateBook ha tutto quello che serve per essere considerato un piccolo gioiellino. Il corpo è totalmente in alluminio, con uno spessore record di soli 6.9mm per un prodotto che è spinto da un processore X86 Intel Core, mentre lo schermo, da 12”, occupa gran parte del frontale, più dell’84% secondo Huawei, e può contare sulla notevole risoluzione di 2160 x 1440 pixel. Trattandosi di un prodotto votato alla produzione di contenuti Huawei ha curato in modo particolare Il visore nato in collaborazione con HTC e Valve potrà contare anche sull’implementazione di una “funzionalità smartphone” due aspetti, l’autonomia e la sicurezza. Per l’autonomia con la batteria interna assicura 9 ore di riproduzione video o 13 ore di navigazione web, mentre per la sicurezza è stato inserito all’interno del tasto volume un sensore biometrico per sbloccare il terminale. A bordo, a seconda delle versioni, Windows 10 Home Edition oppure Pro Edition. Non poteva mancare la penna: MatePen è un pen- nino capace di 2048 livelli di pressione, sul retro del quale Huawei ha inserito un piccolo puntatore laser per le presentazioni. Purtroppo non è previsto un alloggiamento per la penna. MateBook avrà anche una docking esterna per le connessioni (a bordo c’è solo un USB Type C), disponibile come optional a 99 euro. Opzionali anche la penna, che costerà 69 euro e la tastiera, 149 euro, che funziona anche come cover e ha un ampio touchpad in vetro. MateBook invece avrà prezzi differenti a seconda delle configurazioni, e si parte dai 799 euro del modello Core i3 mobile da 4 GB di RAM e 128 GB di SSD per arrivare ai 1799 euro del Core i7 con 512 GB di SSD e 8 GB di RAM. MOBILE Sottilissimi e con telaio in metallo: ecco i due nuovi smartphone Voyage di Haier Con gli smartphone V6 e V4 Haier punta sull’eleganza I nuovi smartphone Haier hanno display da 5,5”, lettore di impronte digitali e sono dual sim di Roberto PEZZALI C on la serie Voyage, Haier punta sull’eleganza e sulla qualità dei materiali. Entrambi i modelli, V6 e V4, sono in metallo, spessi appena 7,6mm il primo e 8mm il secondo. Due terminali importanti con uno schermo da 5,5 pollici protetto da un vetro temperato 2,5D, quindi con una leggera curvatura sui bordi. Entrambi dual sim e con lettore HAIER V6 torna al sommario HTC Vive esce il 1° di aprile e costerà 799 dollari Preordini dal 29 febbraio di impronte digitali. Il V6 è il modello di punta, con un processore Mediatek P10 MT6755, un 64-bit octa-core da 2,0 Ghz, accompagnato da una GPU Mali T8760 e 3GB di RAM. La dotazione di memoria è di 32GB. Il display ha una risoluzione FullHD. Il comparto fotocamera offre un modulo principale da 13 Mpixel assistito dal flash dual LED con apertura a f/2.0 e in in grado di scattare in 0,233 secondi. Il modulo frontale invece è una 8 Mpixel HAIER V4 dotata anch’essa di flash. La connettività LTE è di Categoria 6, ovvero la tipologia che può arrivare a 300Mbps in download. Haier V6 arriverà nel terzo trimestre del 2016 nei colori argento, oro e l’immancabile rosa. Il V4 mantiene le caratteristiche di eleganza della famiglia Voyage. Il display IPS da 5,5 pollici ha risoluzione FullHD, il processore è un octa-core MT6753 a 1,3Ghz, offre 2GB di RAM e 16GB di storage. Anche in questo caso troviamo una fotocamera principale con un sensore da 13 Mpixel accompagnata da doppio flash. Haier V4 sarà disponibile nel secondo trimestre del 2016 in quattro colorazioni: grigio, argento, oro e rosa. di Roberto PEZZALI Da Barcellona giungono gli ultimi dettagli relativi all’atteso Vive. Il visore potrà essere prenotato a partire dal 29 febbraio (ore 16:00 in Italia), debutterà nel mese di aprile e avrà un prezzo di 799 Dollari ( al momento non è noto il prezzo italiano). Un listino in linea con le ultime previsioni, ma il “Vive Consumer Edition” non si limiterà a proporre, per poco meno di 800 $, il solo visore ma includerà nella confezione due controller wireless, le due caratteristiche “base station” per la rilevazione della posizione e del movimento e, addirittura, un paio di cuffie. Inoltre, solo per un periodo di tempo limitato, tale periferica sarà proposta in bundle con due piccoli progetti videoludici: Job Simulator: The 2050 Archives e Fantastic Contraption. Le novità però non si esaurisco qui. La compagnia taiwanese ha infatti svelato una nuova e inedita funzionalità per il suo dispositivo incentrato sulla realtà virtuale. Il visore, in pratica, potrà esser utilizzato anche come una sorta di telefono. Gli utenti avranno infatti la possibilità di effettuare chiamate, controllare messaggi testuali e vedere note e calendari senza dover per questo rimuovere l’headset. Il supporto, stando a queste prime informazioni, sarà esteso alle piattaforme iOS e Android. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Anche con la serie X LG al Mobile World Congress di Barcellona punta sull’innovazione Due schermi, due fotocamere: ecco LG X X Cam avrà una doppia fotocamera posteriore, X screen avrà invece due display come il V10 L di Giulio MINOTTI G presenta la nuova famiglia X Series composta da due smartphone di fascia media ma dalle caratteristiche davvero interessanti. La Serie X è stata pensata dall’azienda per chi desidera funzioni particolari senza dover spendere una fortuna. Il modello X Cam è caratterizzato dalla presenza di due fotocamere posteriori da 13 e 5 Mpx e un sensore da 8 Mpx sull’anteriore. Questo smartphone avrà anche un’estetica curata grazie allo spessore di 5,2 mm per un peso di 118g e dimensioni complessive di 147.5 x 73.6 x 5.2 mm; inoltre, è previsto un display da 5.2“ Full HD con SoC octa core (non meglio specificato) a 1,14 GHz, affiancato da 2 GB di RAM e 16 GB di memoria interna. La batteria sarà da 2.520 mAh con il siste- ma operativo Android 6.0 Marshmallow. L’X cam sarà disponibile in 4 diverse colorazioni: Titan Silver, White, Gold, Pink Gold. Passiamo ora all’X screen che eredita dal fratello maggiore V10 il secondo display “always on” utile non solo per le notifiche, ma che consente anche di accedere alle app usate più spesso o di rispondere rapidamente alle chiamate. Questo schermo che misura 1,76 pollici con risoluzione 520 x 80 , sarà affiancato dal display principale da 4.93” con risoluzione HD. All’interno dell’X screen troviamo un SoC quad core da 1,2 GHz, 2 GB di Ram e 16 GB di memoria interna. Il comparto fotografico dell’X screen è formato da una fotocamera da 13 Mpx al posteriore ed un sensore da 8 all’anteriore. Questo cellulare misura 142.6 x 71.8 x 7.1 mm Su Skype arrivano le videochiamate di gruppo Fino a 25 utenti Microsoft ha implementato le chiamate di gruppo nel suo software di messaggistica sia nella versione iOS che in quella Android di Francesco FIORILLO ed integra una batteria da 2300 mAh, sempre con Android 6.0 Marshmallow. La disponibilità dei nuovi smartphone sui mercati asiatici, europei e americani è prevista a partire dal prossimo mese. MOBILE Presentati al MWC di Barcellona due nuovi dispositivi Garmin dedicati al fitness Garmin presenta due nuovi fitness tracker Vivofit 3 è un activity tracker da soli 28 grammi con display always-on e cinturini alla moda Vivoactive HR è un vero e proprio smartwatch utilizzabile anche durante le sessioni di nuoto di Gaetano MERO armin, che circa un mese fa ha presentato una serie di dispositivi per golfisti, ha approfittato del MWC per lanciare due nuovi wearable da polso dedicati al mondo del fitness: Vivoactive HR e Vivofit 3. Vivofit 3 è un activity tracker con un piccolo ma funzionale display always-on da 0,39’’ monocromatico in grado di mostrare le informazioni in merito all’attività fisica svolta, compresa l’ora del giorno. Il bracciale grazie a diversi sensori riesce a contare i passi, le calorie consumate durante la giornata e la distanza percorsa. Con la funzione Move IQ il Vivofit riconosce automaticamente l’attività che si sta svolgendo e registra i dati delle sessioni di allenamento che possono essere caricati e analizzati sulla piattaforma Garmin Connect. Ogni giorno un segnale acustico ci darà lo stimolo a svolgere i nostri minuti di allenamento e a raggiungere un nuovo obiettivo. Vivofit 3 è impermeabile fino a 50 metri e monta una batteria della durata di un anno sostituibile. È disponibile con una vasta gamma di cinturini in G torna al sommario silicone acquistabili separatamente, alcuni dei quali firmati dal designer Jonathan Adler. Vivoactive HR è un vero e proprio smartwatch votato allo sport e dotato di GPS, cardiofrequenzimetro, barometro e accelerometro. La funzione Garmin Elevate garantisce una precisa misurazione del battito cardiaco non solo durante l’attività fisica. Il dispositivo è anche in grado di calcolare i passi, la distanza percorsa, le calorie bruciate, i piani saliti in un giorno oltre a monitorare la qualità del sonno. Può essere utilizzato in acqua per sessioni di stand up paddle, nuoto, canottaggio, sci e snowboard. Il display a colori, dove è possibile visualizzare nel dettaglio le proprie prestazioni atletiche, misura 28,6 mm x 20,7 mm ed è personalizzabile con app, widget e quadranti tramite la piattaforma Connect IQ. Vivoactive si collega allo smartphone tramite bluetooth e riesce a gestire le notifiche come chiamate in entrata, messaggi di testo, e-mail e social network. Lo smartwatch ha una bat- teria ricaricabile che dura fino ad 8 giorni in modalità fitness/band con cardio attivo e 13 ore con GPS acceso. Grazie al LiveTrack amici e familiari potranno seguire in diretta chi lo indossa durante una corsa a piedi o in bici collegandosi su Garmin Connect. I due dispositivi saranno disponibili da aprile 2016, Vivofit avrà un prezzo che partirà da 119,99 euro, i cinturini saranno venduti in confezioni da due o tre pezzi con un prezzo consigliato di 29,99 euro. Il Vivoactive HR sarà invece proposto a 269,99€, i cinturini nelle colorazioni nero, bianco, giallo o rosso avranno un prezzo di 29,99€ ciascuno. Dopo l’annuncio ufficiale, risalente oramai a qualche mese fa, lo sviluppatore di Redmond ha mantenuto fede alla promessa e ha implementato le video chiamate di gruppo anche sulle versioni mobile iOS e Android di Skype. La nuova funzione sarà disponibile in Europa e negli Stati Uniti e permetterà, in pratica, di estendere le conversazioni video ad un gruppo massimo di 25 utenti: utile per l’organizzazione di uscite con gli amici ma anche in ambito business per videoconferenze organizzate sul momento. Microsoft, nella comunicazione ufficiale, ha dichiarato di voler completare la distribuzione prima della fine del mese. Microsoft non è la prima compagnia a consentire tale opzione sui dispositivi mobili. Google Hangouts, ad esempio, permette a dieci persone di video chiamarsi, ma Skype, con i suoi 25 utenti connessi contemporaneamente, potrebbe ritagliarsi di nuovo un grosso spazio nel campo della messaggistica istantanea tramite VoIP. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Sono presenti le migliori app di produttività di Microsoft indirizzate all’utenza aziendale Lumia 650, telefono “business-oriented” a 239 euro Un look attraente con display da 5 pollici HD racchiuso da un’elegante cornice in alluminio L di Mirko SPASIANO o scorso luglio, Nadella aveva annunciato che dal punto di vista hardware, Microsoft si sarebbe concentrata su tre diversi segmenti: fascia bassa, fascia alta e aziendale. È proprio in quest’ultimo settore che ricade il Lumia 650. Ormai si sapeva quasi tutto in termini di specifiche tecniche, ma ci sono state alcune sorprese davvero interessanti. Innanzitutto, il display è un OLED da 5’’ con risoluzione HD (297 ppi) e, in quanto tale, sarà caratterizzato da neri molto profondi. Nonostante l’elegante cornice in metallo, il Lumia 650 pesa soltanto 122 grammi e ha uno spessore di 6,9 millimetri. La cornice è in alluminio anodizzato e conferisce al device un look premium davvero senza pari tra i suoi predecessori della linea 6x0. Un’altra incognita era il processore, ma l’arcano è stato finalmente svelato: si tratta del Qualcomm Snapdragon 212, quad core da 1,3 GHz. La fotocamera principale è da 8 MP e supporta le funzionalità “rich capture” Apple risolve il problema degli iPhone bloccati dopo la sostituzione non ufficiale del TouchID di Roberto PEZZALI (che è l’interpretazione dell’HDR da parte di Microsoft, con flash ed esposizione dinamici) e “living images”, per immagini animate. Il modulo anteriore, come previsto, è da 5 MP per selfie e video-chiamate al passo con i tempi. La cover posteriore è removibile, così come la batteria, garantendo l’accesso ai vani per SIM e microSD (fino a 200 GB), mentre lo storage interno è da 16 GB. La durata della batteria è stimata in 16 ore di conversazione su reti LTE; non mancano, poi, Wi-Fi b/g/n, Bluetooth 4.1 e NFC. Per stessa ammissione di Microsoft, si tratta di uno smartphone chiaramente indirizzato al mondo business, citando come punti di forza il design sofisticato e le migliori app di produttività di Microsoft. Il prezzo è aumentato rispetto al Lumia 640, com’era lecito attendersi alla luce della cornice in metallo: il Lumia 650 sarà disponibile al prezzo di 239 €. Clicca qui per vedere il video. MOBILE L’obiettivo è creare device connessi alle rete 3G con il minimo ingombro senza lo slot SIM Le eSIM debuttano sul Samsung Gear S2 Classic Una nuova tecnologia che permette di registrare i dati di uno o più operatori in un chip di Alvise SALICE el suo consueto tourbillon di lanci e presentazioni, e in attesa di vedere i suoi futuri sviluppi sul fronte degli smartwatch con funzioni biometriche, Samsung ha annunciato che una nuova versione di Gear S2, punta di diamante fra gli smartwatch della casa con Tizen a bordo, beneficerà della nuova eSIM appena approvata dalla GSMA Association. Il significato di eSIM, e non serve troppa immaginazione, è Embedded Sim, una tecnologia che permette di avere al posto della classica schedina di plastica con chip un processore all’interno del dispositivo che può essere programmato con i parametri di uno o più operatori telefonici. La Embedded SIM utilizzata da Samsung per il suo smartwatch è una versione 1.0 che sarà presto affiancata da una soluzione per smartphone più flessibile: attualmente, infatti, questo modello pensato per i N torna al sommario Apple, arrivano rimborso e scuse per i clienti con l’iPhone bloccato dall’errore 53 tablet e per i dispositivi wearable gestisce un solo operatore telefonico alla volta. La nuova versione, attesa per giugno, permetterà di avere più operatori in contemporanea gestiti anche simultaneamente. L’obiettivo per i produttori è ovviamente la creazione di device connessi alla rete 3G con il minimo ingombro e senza il fastidioso e delicato slot sim, ma è chiaro che i grandi interessi li hanno gli operatori telefonici, che potranno cambiare contratto a un utente, online o via telefono, senza più richiedere la sostituzione fisica della SIM. Con la possibilità di agganciare più operatori, sarà anche possibile attivare più piani diversi sullo stesso dispositivo. Il primo Gear S2 abilitato al 3G grazie alla nuova eSIM sarà l’elegante edizione Classic. Naturalmente, non tarderanno ad arrivare sul mercato smartwatch d’ogni tipo e marca in grado di connettersi alla rete: Samsung, col Gear S2 Classic 3G, ha solo dato una nuova spinta al processo di emancipazione tecnica che porterà gli orologi del futuro a sostituire gli smartphone in misura via via più rilevante. Apple ha rilasciato una versione particolare di iOS 9.2.1 dedicata a coloro che si sono trovati lo smartphone bloccato dopo aver sostituito in un centro di assistenza non autorizzato il blocco display con annesso bottone TouchID. Una mossa che, come abbiamo spiegato in un precedente articolo, veniva riconosciuta dal chip “Secure Enclave” di Apple come tentativo di manomissione portando così al blocco del terminale. Il ripristino totale dello smartphone potrà essere fatto solo passando da iTunes e Apple ha rilasciato un documento con le istruzioni. L’azienda, che dovrà affrontare una class action per questo fastidioso bug, ha spiegato che quello dell’Errore 53 non era un comportamento dovuto e che non aveva intenzione di bloccare le riparazioni di terze parti: il check hardware è stato inserito per verificare il corretto montaggio del TouchID in fabbrica. La fase finale di preparazione degli iPhone prevede, infatti, il caricamento del sistema operativo, e il blocco con errore 53 in quella fase evita l’immissione sul mercato di un prodotto malfunzionante. La patch rilasciata da Apple risolve il problema ma giustamente blocca il TouchID: solo una ricalibrazione da parte di un Apple Store, o di un centro di riparazione certificata, può riattivare il chip di sicurezza permettendo il normale funzionamento del sistema di riconoscimento biometrico. Per le riparazioni “non ufficiali” il TouchID, se verrà sostituito, resterà inutilizzabile. Apple rimborserà anche tutti coloro che hanno dovuto sostituire all’Apple Store l’iPhone “bloccato” con un modello nuovo o ricondizionato. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Samsung ha annunciato l’aggiornamento all’ultima versione di Android dei modelli top Android 6.0 Marshmallow su Galaxy S6 e S6 Edge Si rinnoverà nei prossimi mesi l’ecosistema Edge con nuove funzionalità e contenuti di Gaetano MERO amsung ha ufficializzatoil rilascio di Marshmallow, l’ultima versione del sistema operativo Android, per i suoi flagship Galaxy S6 ed S6 Edge. L’aggiornamento alla release 6.0 dell’OS di Google avverrà gradualmente nei diversi mercati di riferimento (al momento in Italia non sembra ancora disponibile, ma sarà questione di poco), in base alle esigenze dei carrier locali, e comunque pare non oltre la fine del mese. In merito agli altri modelli della serie Galaxy interessati dall’aggiornamento, tra cui in primis dovrebbero figurare S6 Edge+ e Note Edge, la società coreana ha fatto sapere che pubblicherà presto informazioni dettagliate. Marshmallow è stato annunciato lo scorso maggio e porta con sé una serie di nuove funzionalità. Fra tutte Now On Tap che grazie all’interazione con l’assistente virtuale Google Now, analizza qualsiasi schermata dello smartphone davanti alla quale ci troviamo, che può essere una conversazione in chat, un’immagine o un testo, e restituisce contenuti correlati, come mappe, numeri di telefono o link a siti internet, tutto con la semplice pressione del tasto home. Android 6.0 rende inoltre molto più facile l’organizzazione delle app grazie ad una visualizzazione a lista e in ordine alfabetico, offre un backup completo non solo dei file e della lista di app ma, include permessi, password e configurazioni per singola applicazione in modo da facilitare il ripristino del sistema o il passaggio ad un nuovo smartphone. La nuova release del sistema del robottino verde prevede una diversa e S torna al sommario più intelligente gestione dei permessi richiesti dai programmi di terze parti, molto più simile ad iOS, assieme alla possibilità di “sommare” l’eventuale micro SD alla ROM interna - di cui però i Galaxy in questione sono sprovvisti - trasformandola di fatto in unico blocco di memoria. Grande attenzione è stata riservata anche alle prestazioni con l’introduzione della funzione Doze, la quale sfruttando i sensori presenti nello smartphone mette il telefono a riposo se non lo si muove per mezz’ora e dell’App Stand By che seleziona in automatico le applicazioni che non necessitano di connessione, le quali rimangono inutilmente attive in background sprecando risorse, e le blocca fino al giorno successivo. Ulteriori miglioramenti coinvolgono la gestione audio, il lettore di impronte digitali e il copia e incolla reso più immediato. Dal canto suo Samsung Apple riconosce il bug del 1° gennaio 1970 Ma occhio agli scherzi Impostare la data 1° gennaio 1970 su iOS blocca il dispositivo e occorre portarlo in assistenza Apple ha riconosciuto il problema e promette una soluzione software Nel frattempo attenti agli scherzi di Emanuele VILLA introduce un’ulteriore revisione che riguarda però solo il modello Edge. La principale novità riguarda il pannello notifiche accessibile dal display curvo che si “allarga” da 260 a 550 pixel in modo da poter visualizzare più contenuti. Si possono ora gestire fino a nove diversi pannelli, compreso quello dei contatti preferiti (People), che passano da cinque a nove, e delle App più utilizzate (Apps), diventate dieci, i quali forniscono maggiori informazioni e funzionalità. Con Tasks si potrà, ad esempio, creare rapidamente un evento in S Planner, impostare la sveglia o digitare un messaggio di testo senza l’obbligo di entrare nell’app dedicata. Sono stati inoltre aggiunti nuovi Quick tools tra cui torcia, righello e bussola. Infine Samsung ha rivelato di aver stretto diverse partnership con gli sviluppatori per il suo ecosistema Edge che sarà implementato con ulteriori contenuti nei prossimi mesi, offrendo quindi un’esperienza più ricca e differenziata agli utenti. Uno sforzo che forse indica la direzione verso cui protende la società nel segmento di fascia alta degli smartphone. Ha fatto il giro del mondo la notizia del bug di iOS che blocca irrimediabilmente il telefono qualora si imposti (manualmente) la data del 1° gennaio 1970. Un bug di per sé innocuo perchè per innescarlo c’è bisogno di un atto volontario, ma pur sempre un’istigazione a scherzi di pessimo gusto e “attentati” vari (basta andare a spulciare i commenti del video originale, che riportiamo qui). Rimandando alla notizia originale per le modalità di innesco del bug, Apple si è pronunciata sulla questione riconoscendo in via ufficiale il problema. Nulla di più, nel senso che l’azienda promette un software update che risolverà la questione ma non comunica una data di rilascio o di pubblicazione. Resta il fatto che il problema è sotto osservazione e a breve gli attentati non saranno più possibili. Tra l’altro nel corso degli ultimi giorni sono state diffuse notizie circa possibili soluzioni artigianali al problema, tutte (ovviamente) da verificare: da un semplice scaricamento della batteria alla sostituzione della stessa, cosa che ovviamente richiede competenze tecniche e gli strumenti giusti. Ma mai come in questo caso... prevenire è meglio che curare. Serie S78 / Ultra HD 50” / 58” Immergetevi in una nuova esperienza ! Avvicinatevi al vostro grande schermo UHD e tuffatevi in un’immagine di una ricchezza incredibile di dettagli. Un’immagine che non è mai stata cosi profonda grazie alla precisione dei contorni, anche nei dettagli più lontani. Un’immagine che non è mai stata cosi realistica grazie alla nitidezza dei colori. Ammirate la perfetta fluidita del movimento, resa possibile dalla tecnologia Clear Motion Index 800 Hz. ww.tcl.eu/it n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE PC Il display per la realtà virtuale, in versione stand-alone a 599 dollari (699€ il prezzo europeo) Presentati i primi PC pronti per Oculus Rift Debutterà anche in abbinata a desktop “Oculus-ready”. Da Asus la soluzione più accessibile di Alvise SALICE ebbene il prezzo di lancio abbia fatto storcere il naso a diversi utenti PC (che si aspettavano di non vedere superata la soglia psicologica dei 500 dollari), Oculus Rift rimane la periferica che catalizza le maggiori attenzioni del settore. La più attesa nel mondo della realtà virtuale. In vista del lancio, l’ultimo passo è stato appena compiuto: Oculus VR ha infatti annunciato specifiche tecniche dei PC Oculus-Ready e i prezzi dei primi bundle Rift+PC che verranno resi disponibili. Il modello en- S Dall’Università di Southampton arriva la memoria eterna realizzata su nanosupporti di cristallo Ogni dischetto riesce ad archiviare 360 Tera di dati e a sopravvivere miliardi di anni di Gaetano MERO try level è l’Asus G11CD, assemblato con processore Intel i5-6400, GPU nVidia GTX 970, 8 GB di RAM DDR4 e hard drive da 1 TB, proposto a 1.099 $ che salgono a 1.499 € in bundle con il visore. Da Alienware arriva invece la macchina top di gamma: l’Area 51, carrozzato con CPU Intel i7, scheda grafica nVidia GTX 980 e 16 GB di RAM, per 2.549 $ più il prezzo del Rift. Tutti questi sistemi (ad oggi ordinabili solo su siti USA, come Microsoft Store, Amazon e Best Buy) danno comunque diritto a ricevere Brendan Iribe, CEO di Oculus VR gratuitamente due titoli: EVE - Valkyrie Founder’s Pack e Lucky’s Tale. SOCIAL MEDIA E WEB Picasa, l’app desktop e mobile di Google per il foto editing, chiude i battenti Google: addio Picasa, ora è tempo di Google Foto L’applicazione desktop sarà dismessa a marzo, a maggio le foto sul web non saranno modificabili di Franco AQUINI G oogle annuncia il prossimo servizio che verrà definitivamente dismesso: si tratta di Picasa, ottima piattaforma desktop e mobile che per anni ha consentito un foto editing semplice ed efficace. La mossa, ampiamente prevedibile, è quella di spingere gli utenti di Picasa verso l’analogo Google Foto, dove tra l’altro non è necessario nemmeno sottoscrivere un nuovo account. Le foto attualmente presenti in Picasa rimarranno comunque accessibili per il download o la cancellazione. Tutto questo a partire dal primo maggio 2016. Per quello che riguarda l’applicazione desktop, continuerà a funzionare ma non permetterà l’upload delle foto sul servizio web a partire dal 15 marzo torna al sommario 360 Terabyte in un cristallo eterno e grosso come un’unghia 2016. Ovviamente, non serve specificarlo, non verrà più aggiornata. Insieme al servizio web e all’applicazione desktop, verranno spente anche le API per gli sviluppatori, forse l’aspetto più delicato per chi ha sviluppato servizi o applicazioni appoggiandosi al servizio di Google. Chi è interessato ad approfondire questo aspetto, trova tutte le informazioni necessarie qui. I ricercatori del dipartimento di Optoelettronica dell’Universita di Southampton in Inghilterra hanno raggiunto un importante traguardo in materia di archiviazione dei dati sviluppando una rivoluzionaria tecnologia in grado di sopravvivere per miliardi di anni, probabilmente molto di più della razza umana. Il sistema di memorizzazione utilizza cristalli nanostrutturati in quarzo sui quali vengono registrati i dati attraverso laser ultraveloci dell’ordine dei femtosecondi - un milionesimo di miliardesimo di secondo - che producono impulsi estremamente brevi e intensi di luce. Il file è scritto su tre nanostrati separati da cinque micrometri, mentre per quanto concerne la lettura dei dati, essa è effettuata attraverso la combinazione di un microscopio ottico e un polarizzatore. La capacità di archiviazione è senza precedenti, 360 TB per ogni unità con una stabilità termica fino a 1000°C e una durata praticamente illimitata a temperatura ambiente. La tecnologia, ribattezzata ironicamente dai ricercatori come “i cristalli di memoria di Superman”, potrà essere utile per i vasti archivi di musei e biblioteche e per lasciare ai posteri intatta tutta la nostra conoscenza. I primi documenti scelti per l’archivio “immortale” in cinque dimensioni sono: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Opticks di Isaac Newton, la Magna Carta e la Bibbia di Re Giacomo. Il team di sviluppatori è alla ricerca di partner per sviluppare ulteriormente la tecnologia e immetterla sul mercato. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING Dichiarazioni rilasciate da Paul Raines intervistato dall’americana Fox News GameStop: PlayStation VR in autunno Da Sony è, però, già arrivata la smentita Secondo il CEO di GameStop, PlayStation VR arriverà nei negozi di tutto il globo in autunno Non si è fatta attendere la risposta di Sony che tramite un suo portavoce ha subito smentito di Francesco FIORILLO I n questi ultimi mesi la realtà virtuale viene costantemente esposta sotto le calde luci della ribalta. Le attenzioni di milioni di videogiocatori, più o meno curiosi, si attestano sempre su livelli elevati e ogni giorno gli annunci abbondano. Oculus Rift è atteso per il prossimo 28 marzo (tale data si riferisce ai primi preordini americani), HTC Vive potrà esser prenotato il 29 febbraio, mentre PlayStation VR è l’unico a non avere ancora neppure una finestra di lancio ufficiale. Le voci, più o meno affidabili, non sono mancate, ma qualche giorno fa a parlare è stato il CEO della nota catena di videogiochi GameStop. Paul Raines, intervistato dall’emittente americana FOX News, non solo ha dichiarato, nuovamente, l’enorme interesse nei confronti del marcato VR, ma ha annunciato che il visore Sony verrà lanciato in grande stile già questo autunno. “Ci stiamo preparando in questo momento per le vendite dei principali prodotti VR, quindi siamo in trattativa con Oculus, con HTC Vive e con Sony”. Il CEO di GameStop ha poi aggiunto: “Sarà un grande lancio, siamo pronti per vendere il visore Sony in autunno”. La notizia del lancio presumibilmente verrà data durante l’E3 o un evento ad hoc, ma oramai sembra mancare solo l’ufficialità. Come facilmente prevedibile, la smentita da parte di Sony non si è fatta attendere. “GameStop ha fatto delle speculazioni e noi non abbiamo riferito nessun ulteriore dettaglio sul periodo di lancio di PlayStation VR”. Queste sono state, infatti, le secche parole di un portavoce dell’azienda giapponese, interpellato dalla nota testata videoludica GameInformer. GAMING La notizia sul titolo sviluppato da Remedy Entertainment giunge da Microsoft Studios Quantum Break arriva il 5 aprile su Xbox One e PC Comprando una sola versione le ricevi entrambe Disponibile su Xbox One e PC, e per giocare entrambe le versioni basta acquistarne solo una di Francesco FIORILLO icrosoft Studios ha annunciato che l’atteso titolo sviluppato da Remedy Entertainment approderà, il prossimo 5 aprile, non solo in versione Xbox One ma anche anche su PC. Ma soprattutto, che chiunque acquisterà una copia digitale di Quantum Break (clicca qui per il trailer) sullo store di Xbox One riceverà un codice per avviare il download su Windows 10, senza alcun costo aggiuntivo. L’annunciato Cross Buy di Microsoft si concretizza dunque e il 5 aprile, per la M torna al sommario prima volta, tutti gli utenti Xbox dotati di console e PC con Windows 10 potranno scegliere dove giocare, pagando la sola versione del gioco su Xbox One. I salvataggi potranno esser condivisi via cloud, ma le buone notizie quest’oggi non si esauriscono qui. Oltre alla pubblicazione di un nuovo trailer, lo trovate a fondo pagina, il colosso di Redmond ha dichiarato che effettuando la prenotazione si otterranno anche le versioni digitali di Alan Wake, comprensivo delle espansioni, e di Alan Wake’s American Nightmare. È stato infine annunciato un nuovo bundle hardware dedicato, contenente una Xbox One bianca con hard disk da 500 GB, una copia del gioco e la versione digitale di Alan Wake. Quantum Break è ora disponibile per l’acquisto in prenotazione su Xbox One a questo indirizzo e proporrà una storia dai toni adulti caratterizzata sia dai canonici livelli action pieni di sparatorie, sia da una vera e propria serie girata in live action. Un thriller psicologico tutto italiano in arrivo su Xbox One Il primo gioco di LKA.it sarà pubblicato quest’anno per la console Microsoft e ci permetterà di vivere in prima persona un’avventura disturbante ambientata nel manicomio psichiatrico di Volterra, in Toscana di Francesco FIORILLO LKA.it, sviluppatore indipendente con base a Firenze, ha annunciato qualche giorno fa che il suo primo gioco, The Town of Light, sarà pubblicato su Xbox One nel corso del 2016. Il titolo, una sorta di thriller psicologico in prima persona dotato di un incipit coraggioso, sarà ambientato nel manicomio psichiatrico di Volterra, chiuso nel tardo secolo scorso dopo la famosa legge del 1978. Il gioco potrà contare su un’approfondita ricerca storica e sull’inserimento all’interno della trama di fatti realmente accaduti. I giocatori vivranno questa particolare epopea attraverso gli occhi della protagonista Renée, una ragazzina di 16 anni mentalmente instabile e pronta a tutto pur di scoprire la sua verità. A questo link vi riportiamo il trailer di Town of Light, mentre sulla pagina Facebook ufficiale potete seguire gli sviluppi relativi a questo interessante progetto videoludico indipendente; atteso anche su PC già dal prossimo 26 febbraio. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE FOTOGRAFIA Presentata a Milano alla stampa la nuova APS-C prosumer Canon, erede della 70D Canon EOS 80D, la reflex APS-C per i “pro” Tante le novità, a partire dal sensore da 24,2 Mpixel. Svelato anche l’obiettivo 18-135mm di Dario RONZONI N e avevamo già parlato e l’annuncio ufficiale da parte di Canon non ha tardato ad arrivare: in occasione di un incontro con la stampa tenutosi presso la Fabbrica del Vapore di Milano, il colosso giapponese ha tolto i veli alla sua nuova APS-C pensata per un pubblico prosumer. Erede dell’apprezzata 70D, la 80D propone un sensore tutto nuovo da 24,2 megapixel, il processore DIGIC 6, un inedito sistema AF a 45 punti, tutti a croce, e una velocità di scatto a raffica di 7 fps. Gli ISO coprono un range che va da 100 a 16.000, espandibili fino a 25.600. Il touchscreen da 3” è orientabile, ideale per le riprese video. E a proposito di video, la 80D propone filmati in Full HD fino a 60p (niente 4K, quindi), coadiuvati dal Dual Pixel CMOS AF, il sistema che consente una messa a fuoco uniforme durante le riprese, già visto sulla 70D. Sul fronte connettività, sempre più importante in epoca social, la nuova arrivata offre una completa compatibilità con l’app Canon Camera Connect, con la possibilità di condividere tramite device smart file JPEG alla massima risoluzione via Wi-Fi e NFC. Una volta presa in mano, la 80D Non solo reflex tra le novità Canon Arriva anche la compatta G7 X Mark II con un nuovo processore più veloce si dimostra robusta e ben assemblata. Le dimensioni ridotte e il peso contenuto la fanno sembrare quasi una reflex entry level, non fosse per il display supplementare, assente in quella fascia di mercato, che ci ricorda immediatamente il suo status. Il touchscreen appare reattivo e ben studiato, sia in fase di playback che nella navigazione dei menu. La reflex sarà in vendita da aprile al prezzo suggerito di 1.319,99 euro per il solo corpo macchina. Un prezzo importante, certo, ma non molto superiore a quello di lancio della “vecchia” 70D, che nel 2013 era a listino a 1.184 euro. In contemporanea con la 80D è stato presentato il di Dario RONZONI nuovo obiettivo EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS USM, che integra la nuova tecnologia Nano USM e un adattatore opzionale per un miglior controllo dello zoom nella ripresa di filmati da remoto tramite Wi-Fi. FOTOGRAFIA Nell’era dei social, non poteva mancare la fotocamera pensata per gli autoscatti Lumix GF8, la mirrorless compatta per l’era social Panasonic lancia sui mercati asiatici una fotocamera da 16 Mpx con funzioni per i selfie P di Dario RONZONI anasonic presenta la Lumix GF8, ultima nata della famiglia di mirrorless compatte del brand giapponese. Essenzialmente un’evoluzione della GF7, la nuova Lumix monta lo stesso sensore della sorella, un quattro terzi da 16 Megapixel, e propone video in 1080p a 60 fps, oltre al Wi-Fi integrato. Ciò che tuttavia la caratterizza fortemente è l’enfasi posta su caratteristiche hardware e software pensate espressamente per gli autoscatti e il fotoritocco on the fly. Il generoso touchscreen da 3” orientabile è perfetto per i selfie, così come tutta la ricca serie di funzioni Beauty Retouch, pensate per migliorare i nostri ritratti: dal tool per levigare la pelle a quello per sbiancare i denti, passando per la possibilità di aggiungere make-up in torna al sommario 20 Mpixel e un processore velocissimo per PowerShot G7 X Mark II post-produzione o i classici filtri creativi che fanno tanto Instagram, la Lumix GF8 è un concentrato di fotografia social. L’anima sbarazzina della fotocamera è poi sottolineata da un aspetto decisamente colorato, grazie al rivestimento in similpelle rosa, arancio, grigio o marrone. Con la Lumix GF8 viene offerto in abbinamento uno spazio di 100 GB su Google Drive. Basterà per contenere tutti i nostri selfie? La GF8 è prevista al momento solo per il mercato asiatico, mentre si attendono notizie sulla sua commercializzazione in Europa e Stati Uniti. Insieme alla EOS 80D, Canon ha presentato anche la PowerShot G7 X Mark II, una compatta di alta gamma e degna evoluzione di una delle tascabili più apprezzate del marchio giapponese. La G7 X Mark II è la prima fotocamera a includere il nuovo processore Canon DIGIC 7, che, stando alle dichiarazioni del produttore, consentirà una più rapida elaborazione delle immagini, con scatto continuo a 8 fps in RAW. Il sensore il collaudato CMOS da 1” e 20,1 Mpixel, affiancato da un obiettivo con zoom ottico 4,2x (24-100mm equivalente). L’apertura f/1,8-2,8 garantisce un’ottima luminosità a tutte le focali, dettaglio non trascurabile, specie quando si è costretti a scattare in condizioni di luce non ottimali; lo stabilizzatore ottico con tecnologia Dual Sensing IS dovrebbe tenere al riparo da mosso e micromosso anche con tempi di esposizione moderatamente lunghi. La G7 X può riprendere filmati in Full HD e offre l’ormai onnipresente, almeno per Canon, connettività Wi-Fi e Dynamic NFC, per garantire una veloce condivisione dei file con tutti gli smart device compatibili. Il debutto sul mercato è previsto per maggio a un prezzo suggerito di 699,99 euro. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Una serratura che mescola l’apertura a chiave con la gestione via smartphone Latch è la serratura più evoluta al mondo Si può dare a persone di fiducia una chiave “a scadenza” e controllare gli accessi da remoto di Gaetano MERO atch è la serratura intelligente che promette di far diventare le chiavi un oggetto del passato. O quantomeno sono queste le intenzioni dell’azienda produttrice omonima che ha appena effettuato un investimento di 16 milioni di dollari in collaborazione con grossi nomi del settore. Latch è in realtà molto simile ai chiavistelli che siamo abituati ad utilizzare ogni giorno, si adatta alla maggior parte delle porte in commercio, essendo un meccanismo di chiusura completo e non un accessorio per serrature preesistenti, ed è, soprattutto, molto intuitiva. Dimentichiamo sensori biometrici e combinatori con tastierino numerico, grazie a Latch riusciremo ad entrare in casa avvicinando semplicemente lo smartphone – lo possiamo tenere anche in tasca – o digitando un codice sul piccolo pad touch circolare. Se proprio vogliamo potremo comunque usare anche le classiche chiavi. Grazie ad un software dedicato avremo la possibilità gesti- L GBC propone una lampadina molto particolare che sposa la tecnologia con un design rétro. Sembra una lampadina a incandescenza ma dentro c’è un moderno cuore LED re Latch da remoto, potremo generare codici temporanei, anche con cadenza regolare, da inviare alle nostre persone di fiducia o agli amici che intendiamo ospitare i quali avranno comodo accesso alla nostra abitazione fino al giorno e ora da noi stabiliti, senza dover fornire copie delle chiavi col rischio di perderle per sempre. La serratura è dotata anche di una fotocamera in grado di scattare all’occorrenza foto agli ospiti quando si trovano davanti alla porta e di un sensore bluetooth per comunicare con i nostri device. Attraverso l’applicazione apposita si potranno amministrare anche più zone della casa e, soprattutto, si avrà un registro dettagliato su quante volte e in quali orari la porta è stata aperta dagli inquilini (non proprio il massimo della privacy), una funzione pensata soprattutto per locali di tipo commerciale come palestre ed uffici. Per ora Latch sarà disponibile solo per clientela business e verrà installata, come annunciato in un articolo del New York Times, per la prima volta all’interno di due edifici lussuosi nella città di New York di cui uno composto di quattro unità nell’East Village ed il secondo di ben 431 unità a Chelsea. Il profilo tecnologico e il design high-end progettato da Thomas Meyerhoffer, che ha iniziato la sua carriera in Apple, fanno salire il prezzo di vendita stimato sopra i mille dollari. Non è stata indicata ancora alcuna data per il rilascio di una versione consumer. SMARTHOME Hoover lancia un aspirapolvere che compatta la polvere in una mattonella Hoover Synthesis, l’aspiravolvere “compattatore” Ha un’elevata efficienza di aspirazione e riduce al minimo la dispersione della polvere di Giulio MINOTTI H oover ha lanciato sul mercato un innovativo aspirapolvere a traino, denominato Synthesis, che include al suo interno caratteristiche interessanti e anche qualche innovazione. Si tratta di un aspirapolvere senza sacco che utilizza la tecnologia brevettata multi-ciclonica Airvolution, con un basso consumo energetico, che richiede una ridotta manutenzione e che, soprattutto, utilizza il sistema PACT ( Power Active Compression Technology) capace di comprimere 10 litri di polvere nello spazio di un solo litro. Una volta pieno, infatti, sarà molto semplice pulire il cestino, la polvere viene, infatti, compattata in torna al sommario La lampadina rétro di GBC sembra uscita da un film una vera e propria mattonella, riducendo al minimo la sua dispersione nell’aria, all’apertura del bidone. Questo è possibile grazie ad un’elica centrale motorizzata in continua rotazione, che comprime la polvere e i detriti aspirati in un contenitore trattato con ioni d’argento, che aiutano a prevenire la proliferazione di batteri al suo interno, rendendo questo aspirapolvere pensato anche per chi soffre di allergie. Altre caratteristiche tecniche meritevoli di menzione sono la rumorosità di 75 dB, la presenza di filtro HEPA lavabile e la tripla classe A per efficienza energetica. di Franco AQUINI LED Filament ST64 Edison è la lampadina LED di GBC con l’aspetto di un vecchia lampadina a incandescenza. Se apprezzate la tecnologia LED e i suoi molteplici vantaggi, soprattutto di risparmio energetico, ma non sopportate l’aspetto freddo, asettico, eccessivamente sobrio della maggior parte delle lampadine, ci ha pensato GBC, con una lampadina che probabilmente farà la felicità di architetti e interior designer. La ST64 Edison ha la classica forma allungata delle lampadina di una volta ed è disponibile in colorazione Bianco/Chiara o Gold Vintage, proprio per essere montata a vista nei lampadari che fanno a cazzotti con la colorazione bianco/opaca della maggior parte delle lampadine LED. La ST64 Edison è disponibile in due tagli da 5W (350Lm = 32W) o 8W (750Lm = 60W), ha un angolo di illuminazione di 360°, cosa sicuramente più interessante, ha una temperatura di colore di 2500K. Quindi ha una luce calda, molto vicina a quella di una vera lampadina a incandescenza. GBC LED Filament ST64 Edison è già disponibile in vendita a partire da 13,90 euro. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Sony in Giappone ha aperto gli ordini per il nuovo telecomando universale Huis Sony Huis è il telecomando che sembra un e-book È dotato di schermo touch e-ink, ha un’interfaccia essenziale e facilmente personalizzabile di Gaetano MERO ony ha dato il via alla produzione del nuovo e originale dispositivo Huis – da pronunciale all’inglese House – un telecomando universale presentato a luglio dello scorso anno sulla piattaforma di crowdfunding proprietaria First Flight. Il telecomando è dotato di display e-ink touch e permette di controllare a distanza un’ampia gamma di sistemi e periferiche che abbiamo in casa, non solo audio e video ma anche condizionatori ed impianti di illuminazione, merito di un’interfaccia completamente personalizzabile e che si adatta alle nostre esigenze. Huis ha una particolare forma che permette di tenerlo anche in verticale, è costruito in resina bianca, misura 123mm x 68mm con uno spessore importante di 24mm, pesa 130 grammi, ha una batteria da 1500 mAh che gli garantisce un’autonomia dichiarata di un mese, infrarossi e Bluetooth low energy ed ingresso USB per la ricarica. Il colosso giapponese ha optato per la tecnologia e-paper in modo da offrire una visualizzazione costante dei tasti S Silk Labs si affaccia su Kickstarter con Sense Un hub per la casa intelligente con un look particolare di Andrea ZUFFI come nei telecomandi tradizionali, privilegiando dunque l’usabilità per l’utente finale. Huis è configurabile attraverso un’applicazione per PC, l’elenco dei produttori e dispositivi supportati è infinito, grazie alla quale si può scegliere comodamente anche la disposizione ed il numero dei tasti che desideriamo far apparire sullo schermo. Le configurazioni possono essere liberamente condivise in rete e scaricate da altri fruitori. Al momento è possibile ordinarlo solo in Giappone con un prezzo di ¥ 27,950 – 250 dollari –, le spedizioni sono pre- viste dal mese di marzo. Non c’è alcuna indicazione circa l’arrivo nei nostri mercati. SMARTHOME Grossi nomi della tecnologia si sono uniti nella Open Connectivity Foundation Nasce la Open Connectivity Foundation Tutti uniti per la casa digitale del futuro Obiettivo definire un protocollo standard per l’Internet delle Cose e connettere i dispositivi di Gaeteno MERO B asta una semplice occhiata ai prodotti in vetrina nei maggiori negozi di elettrodomestici per capire che siamo ormai entrati nell’era dell’Internet of Things: frigo, lavatrice e macchina del caffè comunicano con noi anche a distanza e ci informano, in modo più o meno utile, circa le loro “attività”. Il problema di una casa connessa tuttavia è quello di riuscire a gestire torna al sommario Questo oggetto di design vuole gestire tutta la smart home i vari dispositivi in maniera organizzata. Non esiste infatti un protocollo che permetta agli oggetti di comunicare tra loro, gli utenti sono obbligati ad avviare un’app per ognuno dei dispositivi intelligenti visto che ciascun produttore utilizza un proprio ecosistema. Una soluzione arriverà fortunatamente nel prossimo futuro grazie all’Open Connectivity Foundation, un’entità il cui obiettivo sarà quello di creare uno standard per l’IoT. Dell’alleanza fanno parte Microsoft, Cisco, Electrolux, Samsung, Qualcomm, Intel assieme ad altri nomi importanti del settore. L’OCF lavorerà per accelerare l’innovazione nel segmento dell’Internet delle cose e per aiutare aziende e sviluppatori a creare soluzioni di interoperabilità fra gli oggetti. L’obiettivo principale è quello di creare un protocollo standard open source che tutti i produttori potranno utilizzare per i propri device indipendentemente dalla tipologia di elettrodomestico, dal chipset o dal sistema operativo utilizzato. Microsoft ha già annunciato che i dispositivi Windows 10 supporteranno nativamente il protocollo OCF, la soluzione potrebbe dunque essere quella giusta per realizzare il sogno di una smarthome completamente interconnessa. Si registrano però al momento le assenze di grandi produttori come LG e Sony e di leader del settore tecnologico come Google e Apple, quest’ultima impegnata nello sviluppo di una propria piattaforma. Sense, così si chiama, è un hub per la casa intelligente che ha una base massiccia in legno che sostiene un corpo nero e curvo e che ricorda una mezzaluna. A crearlo e presentarlo su Kickstarter è Silk Labs, startup nata dall’iniziativa di un gruppo di sviluppatori che in passato hanno lavorato a Firefox OS. Look a parte la start-up mira a trasformare Sense nel punto di riferimento per la comunicazione tra tutti gli “oggetti” smart di casa, aprendo il proprio codice allo sviluppo di app di terze parti. Sense, che dispone di connettività Wi-Fi e Bluetooth, non sembra aderire ad alcuno standard preesistente, proprietario o aperto che sia. Un limite che lascia però intendere che l’hub si ponga come una versione domestica dell’IFTTT capace di comandare più dispositivi che hanno in comune la connettività verso la rete senza fili di casa. Non a caso Silk Labs dichiara di potersi connettere a prodotti diversi tra cui lampadine Philips Hue e Lifx, termostati Nest e sistemi audio di Sonos. Sense integra inoltre un microfono per riconoscere i comandi vocali e una videocamera che, oltre a riconoscere varie gesture, si occupa di identificare gli abitanti della casa e a seguirne gli spostamenti. Sense, il cui progetto è finanziabile su Kickstarter, costa al momento 225 dollari. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Entro la fine di quest’anno, tutte le lavatrici Candy si potranno controllare via Wi-Fi utilzzando lo smartphone Tutte le lavatrici Candy saranno connesse entro il 2016 Candy batte tutti: la casa di Brugherio è quella che ha sul mercato il maggior numero di grandi elettrodomestici “smart” di Gianfranco GIARDINA I n pochi sanno che l’eccellenza sul fronte degli elettrodomestici connessi è italiana e si chiama Candy. La nota casa produttrice di elettrodomestici con sede a Brugherio (MI) e che possiede, tra gli altri, anche i marchi Hoover e Zerowatt, è infatti quella che ha più modelli di grande elettrodomestico connessi a Internet e controllabili via app effettivamente in vendita sul nostro mercato: sono infatti nove i modelli in commercio, tra lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura e cappe che fanno parte della linea Simply-Fi e che quindi sono accomunati dalla connessione a Internet. Samsung, che pur mostra alle fiere internazionali molti modelli e prototipi connessi, in realtà distribuisce in Italia solo tre modelli (un climatizzatore, una lavatrice e un forno); Whirlpool solo un frigorifero; Bosch e LG non hanno alcun modello connesso a Internet nella gamma distribuita in Italia. La notizia è che Candy ha deciso addirittura di accelerare: come ci ha confessato l’amministratore delegato del gruppo Beppe Fumagalli, entro la fine del 2016 tutte le lavatrici Candy saranno connesse; stessa sorte toccherà a tutti gli altri grandi elettrodomestici in capo a tre anni. In effetti Candy già nel 2014 aveva iniziato la commercializzazione dei primi modelli Simply-Fi: una bella demo sulle funzionalità di tutti gli apparecchi è presente in un minisito appositamente creato, ma nella prima fase, com’è normale che sia, la possibilità di collegamento alla Wi-Fi domestica ha riguardato solo i modelli top di gamma e quindi apparecchi più costosi della media. “Ora la funzionalità Wi-Fi verrà portata molto più in basso nelle lavatrici – ci spiega Fumagalli -, fino alla gamma media. La gamma bassa sarà sempre controllabile via smartphone, ma con altre tecnologie di prossimità”. Il riferimento in questo senso è probabilmente alla tecnologia NFC che permetterà, con gli smartphone compatibili, di interagire comunque con la lavatrice via smartphone, ma solo in prossimità dell’apparecchio. Il funzionamento in Wi-Fi, invece, si appoggia al cloud di Candy e permette non solo in controllo in rete locale ma anche via Internet. Gli scenari di utilizzo per le lavatrici comprendono, per esempio, situazioni in cui viene notificata sullo smartphone la fine del programma: l’utente, se distante da casa o impossibilitato a scaricare la macchina, può impostare da remoto la modalità refresh per mantenere i capi morbidi e profumati, in attesa di poterli stendere più tardi. Allo stesso modo, è possibile farsi assistere nell’impostazione del programma da un sistema esperto integrato nella app che, in seguito alla risposta ad alcune domande, identifica e imposta il miglior programma di lavaggio per il bucato caricato.Certo, come capita anche per i sistemi dei concorrenti, il sistema Candy non è compatibile con prodotti di altre marche (anche se la app di Candy è solo una per tutti gli elettrodomestici connessi del marchio): “Non esistono accordi tra i produttori per creare tecnologie comuni – ci spiega Fumagalli -; sui tavoli comuni, come in particolare quelli presso il Ceced, si discutono temi legati soprattutto alle normative. Ma non vengono mai decise delle piattaforme tecnologiche”. Occasione persa per i consumatori di avere una piattaforma standard. Fumagalli è però ottimista: “Non credo a piattaforme comuni, quanto ad app indipendenti che aggreghino il collegamento verso tanti apparecchi, anche su piattaforme diverse, unificando l’esperienza di utilizzo”. Ma non è che questa degli elettrodomestici connessi è una moda passeggera, una bolla destinata a sgonfiarsi? “No, ne sono certo – risponde Beppe Fumagalli -. Intanto molti usi dobbiamo ancora pensarli: stiamo per lanciare, per esempio, una cappa che dialoga via rete con il piano cottura e si attiva autonomamente quando si inizia a cucinare. In capo a tre anni - continua Fumagalli - tutti gli elettrodomestici saranno connessi. In Cina già nel 2015 sono state vendute 420mila lavatrici connesse. Nel giro di pochi anni ci saranno diversi milioni di elettrodomestici connessi nel mondo. E noi siamo già molto avanti”. SMARTHOME Annunciato lo sviluppo di una nuova generazione di chiusure “intelligenti” dedicate al mercato degli alcolici Vuoi sapere da dove arriva il tuo vino? Te lo dice il tappo Avvicinando il telefono, il tappo comunicherà provenienza, storia, informazioni e suggerimenti sul consumo della bevanda M di Alvise SALICE aurizio Mittino, Responsabile Ricerca e Innovazione del gruppo Guala Closures, toglie i veli sulla nuova partnership con NXP, che metterà a disposizione il suo know how in campo tecnologico per la progettazione delle prossime chiusure di sicurezza Guala Closures. “La collaborazione tra NXP e Guala Closures darà torna al sommario vita a una nuova generazione di prodotti per Guala Closures Group e il per mercato delle chiusure per le bevande alcoliche. Il risultato genererà un sistema tamper evident (anti manomissione) elettronico, una vera e propria barriera per i contraffattori e aggiungerà un livello extra di protezione ai nostri sistemi anti riempimento, ha dichiarato Mittino .” Dati di mercato, partnership e alleanze a parte, di che si tratta? Di un tappo per bevande alcoliche dotato di tecnologia anti-contraffazione e di svariate funzionalità smart. In particolare, sfruttando la tecnologia NFC, le nuove chiusure potranno rilevare e tracciare l’apertura di una bottiglia, fornendo dettagliate in- formazioni su eventuali operazioni non autorizzate. Inoltre, attraverso un qualsiasi smartphone o tablet abilitato NFC, i consumatori potranno verificare provenienza e integrità del prodotto. Inoltre, mediante questo sistema il produttore della bottiglia potrà fornire al cliente in- formazioni dettagliate sulla bevanda, ricette di cocktail, offerte speciali, benefit personalizzati. Resta da capire se un prodotto del genere potrà avere successo su larga scala, visto che - immaginiamo - i costi non saranno propriamente quelli di un tappo di sughero. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Al Mobile World Congress di Barcellona, Ford ha presentato la nuova Kuga Sync 3 di Ford con CarPlay e Android Auto arriva in Europa, debutto sulla nuova Kuga Oltre al sistema SYNC 3, la Kuga è dotata di diverse tecnologie di assistenza alla guida F Nissan al MWC ha svelato la nuova Leaf con batteria da 30 kWh e sistema NissanConnect EV di Massimiliano ZOCCHI ord svela al Mobile World Congress la nuova Kuga, ribadendo il suo interesse per il mondo hi-tech e della connettività, in un processo che sta trasformando l’azienda da semplice produttore di auto, a provider di servizi per la mobilità del futuro. Il SUV di medie dimensioni è uno dei 5 nuovi modelli che l’Ovale Blu è pronto a lanciare nei prossimi tre anni per competere in questo segmento. E le novità sono sia fuori che dentro, con nuovo design, nuovi motori, ma soprattutto tanta tecnologia, sia per la guida sia per l’intrattenimento. La gamma di motorizzazioni spazierà tra il TDCi 1.5 da 120 cavalli, che ha la stessa potenza del vecchio 2.0, che resterà in listino, ma con potenza di 150 cavalli, con incrementi di efficienza significativi: oltre il 4%. Disponibile anche una versione più spinta da 180 cv, in accoppiata esclusivamente con la trazione integrale. Mentre per quanto riguarda i motori a benzina, saranno tutti da 1.5 cc, con potenze da 120 e 150 cv (solo trazione anteriore), e 182 cv con trazione integrale intelligente.Ma ciò che distingue la nuova Kuga è la massiccia presenza di tecnologia a bordo, per una sicurezza senza compromessi. Così trovano posto tutti i recenti sistemi Ford, partendo dai fari col l’Adaptive Front Lighting, in grado di cambiare ampiezza e profondità in base alle condizioni di guida. La sicurezza in curva è assicurata dal Curve Control, per ridurre automaticamente la velocità in curva se affrontata ad andatura troppo sostenuta, e il Torque Vectoring Control per migliorare la trazione delle ruote all’interno della curva. Sempre sul fronte sicurezza è stato torna al sommario Nuova Nissan Leaf, 250 km di autonomia elettrica e controllo remoto di Massimiliano ZOCCHI migliorato l’Active City Stop, la frenata di emergenza automatica, che ora resta attiva fino a 50 km/h contro i 30 precedenti. E i parcheggi non saranno più un problema con il classico Active Park Assist, ora coadiuvato anche dal Park-out Assist, grazie al quale Kuga esegue autonomamente la manovra di uscita da un parcheggio in parallelo. In tutte queste situazioni ci sarà sempre allerta il Cross-Traffic Alert, che avvisa il guidatore mentre esegue manovre in retromarcia nel caso sopraggiungano altri veicoli, identificandoli fino a 40 metri di distanza. Per quanto riguarda invece l’infotainment, Ford ha annunciato il lancio in Europa del SYNC 3, nuova generazione del sistema di connettività e comandi vocali, e Kuga sarà proprio uno dei primi modelli ad averlo in dotazione. Il display da 8” ora è più veloce e reattivo, e il sistema di comandi vocali è in grado di riconoscere richieste formulate in linguaggio più semplice come “devo fare rifornimento” o “ho voglia di un caffè”. Il livello di interattività è assicurato da AppLink, l’ecosistema di applicazioni Ford, che supporta anche Apple CarPlay e Android Auto. In particolare gli utenti iPhone avranno accesso alla modalità Siri Eyes Free, per richiamare l’assistente vocale senza distrarsi dalla guida. Ma oltre al lancio di nuovi modelli e nuove tecnologie, Ford spinge molto l’acceleratore sul cambiamento aziendale già in atto, per trasformare l’Ovale Blu da semplice costruttore, a fornitore di servizi per la mobilità del futuro. Il CEO Mark Fields ribadisce l’importanza dei piano Ford Smart Mobility Plan, per anticipare i bisogni dei clienti, grazie alla connettività, al cloud, e a servizi condivisi. Così arriverà anche in Europa FordPass, che include diversi servizi innovativi come Ford Carsharing, già attivo in Germania, dove ha fatto registrare nel 2015 un milione di km percorsi dai circa 4.000 veicoli disponibili. A Londra invece è partita la sperimentazione di GoPark, un sistema predittivo che indirizza il guidatore verso area dove è più probabile trovare parcheggio, e GoDrive, sempre un carsharing, ma con destinazioni programmate e parcheggio garantito, basato su 25 hub sparsi sul territorio in luoghi strategici come aeroporti o stazioni ferroviarie. Nissan al MWC di Barcellona ha colto l’occasione per presentare la nuova Leaf, vettura 100% elettrica, ora con batteria da 30 kWh dotata anche anche il nuovo sistema di infotainment NissanConnect EV. Leaf può raggiungere un valore NEDC fino a 250 km di autonomia per singola carica, energia che può essere ripristinata in circa 40 minuti grazie alla ricarica veloce DC di tipo ChaDeMo. In Italia la versione base Acenta ha prezzi a partire da 28.990 euro, con noleggio batteria di 79 euro al mese per 30.000 km annuali. Il video di presentazione che Nissan ha realizzato è un mix tra genialità e presa in giro, dato che le atmosfere e le inquadrature ricordano molto da vicino quelle utilizzate per uno smartphone molto noto... Ironia a parte, il nuovo NissanConnect EV può essere controllato da remoto tramite app e offre utili funzioni come “Trova la mia auto”, oppure “inizio ricarica remoto” che permette a veicolo già collegato di iniziare a ricaricare la batteria direttamente dall’app. I proprietari Leaf possono inoltre interagire tra loro tramite Sfida Eco, che rileva le emissioni di CO2 e indica il numero di alberi salvati. A bordo lo schermo è un 7” touchscreen multitouch e comprende anche diversi servizi utili come Tune-in App, Google online Search, TripAdvisor, oltre alla mappa dettagliata e aggiornata dei punti di ricarica sul territorio. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Il CEO Elon Musk ha sempre promesso l’arrivo di una Tesla accessibile a tutti Tesla Model 3 in vendita a 27.000 dollari? Model 3 costerà 35.000 dollari, che diventano 27.000 dollari sfruttando gli incentivi L di Massimiliano ZOCCHI a Tesla Model 3, terzo modello della casa californiana (se si esclude la Roadster in collaborazione con Lotus) potrebbe essere il più importante non solo per Tesla Motors ma per il settore automotive in generale. Le qualità delle vetture di Elon Musk sono note: tecnologicamente avanzate, studiate nei minimi dettagli ed elettriche con autonomie record. Il prezzo però è notevole, e la Model 3 si inserisce proprio in questo contesto, pronta per essere la prima con un costo più accessibile. Elon Musk ha sempre promesso un target price di 35.000 dollari, ma gli analisti non sono mai stati troppo convinti delle sue parole. Ora arriva però una conferma da parte di Bloomberg.com, che cita una fonte interna all’azienda, annunciando un prezzo di 35.000 dollari esclusi incentivi. Come noto la presentazione ufficiale è attesa per il prossimo marzo, e Tesla sarebbe già pronta ad accettare i pre-order. Ma cosa significa proporre un’auto così a questo prezzo? Negli Stati Uniti sono attivi degli incentivi governativi fino a 7.500 dollari per le auto a propulsione elettrica, e questo farebbe scendere il prezzo a soli 27.500 dollari. In più alcuni stati americani offrono incentivi aggiuntivi, con la punta massima raggiunta dal Colorado che mette sul piatto altri 6.000 dollari. Se il tutto venisse confermato sarebbe una mossa “spacca-mercato”, sdoganando definitivamente le auto elettriche al grande pubblico, ma con almeno 300 km di reale autonomia. Secondo le stime di Bloomberg, gli americani ad oggi spendono in media 31.000 dollari per una nuova auto, e la Model 3 rientrerebbe in pieno in questo target. A questi livelli l’unico freno per il nuovo modello sarebbe la capacità stessa di Tesla di produrne a sufficienza per soddisfare la domanda. E la tabella di marcia deve essere serratissima. C’è già in arrivo la Chevrolet Bolt che si pone gli stessi obiettivi, e sono attese anche la Nissan Leaf 2 e la nuova VW e-Golf, quindi la finestra per avere successo immediato è strettissima. Ma Musk ha sempre un asso nella manica: i caricatori Supercharger che offrono ricariche gratuite a vita. Basterà per rendere la Model 3 l’auto della svolta definitiva? AUTOMOTIVE La nuova vettura elettrica Chevy verrà venduta in Europa come Opel Ampera-e Chevrolet Bolt arriverà anche in Europa Le vendite inizieranno verso la fine del 2017, il prezzo non è stato ancora comunicato di Massimiliano ZOCCHI D opo la presentazione, prima al CES e poi al salone di Detroit, si era sparsa la voce che la Chevrolet Bolt, vettura 100% elettrica su cui General Motors punta tantissimo, sarebbe arrivata anche in Europa. Ora ne abbiamo conferma direttamente dalle parole del CEO Mary Barra, intervenuta durante il Car Symposium a Bochum, in Germania: il prossimo anno arriverà Ampera-e. Per le vendite nel vecchio continente GM si affiderà al marchio Opel, ed è stata quindi logica conseguenza affidarsi al brand Ampera. Con questo nome già in passato Opel ha commercializzato una vettura in parte elettrica (anche in quel caso gemella di una Chevrolet, la Volt) e che permette tramite il motore termico di ricaricare le batterie durante la marcia. Ecco quindi torna al sommario spiegata la “e” alla fine del nome, per distinguere il nuovo modello, e specificare che è totalmente elettrico. La Bolt è molto attesa per la promessa di un prezzo accessibile (circa 35.000 dollari) e una autonomia di più di 320 km. E’ lecito aspettarsi che le caratteristiche tecniche non subiranno variazioni per la versione Opel, che quindi dovrebbe avere batteria da 60 kWh, ricaricabili in 9 ore con ricarica lenta in AC, oppure in circa un’ora con caricatore fast DC Combo. Nessuna notizia invece per ora per quanto riguarda il prezzo in euro. Le vendite inizieranno verso la fine del 2017, e Ampera-e dovrà vedersela molto probabilmente con la Tesla Model 3, e con le vociferate Nissan Leaf 2 e VW e-Golf 2. Il software di Google Car è il guidatore dell’auto e ne ha piena responsabilità L’ente americano per la sicurezza stradale ha comunicato a Google che l’intelligenza artificiale che controlla le auto a guida autonoma va considerata a tutti gli effetti come il guidatore dell’auto, quindi ne ha responsabilità di Franco AQUINI La risposta della NHTSA (National Highway Transportation Safety Administration) ha chiarito che le regole stradali valgono in egual misura anche per qualsiasi cosa (e non “chiunque”) stia guidando una vettura. Questo chiarimento è probabilmente una pietra miliare per un settore in forte fermento. Se per le attuali tecnologie i cosiddetti autopilot sono solo dei sistemi complementari, in modelli futuri come appunto le Google Car non ci saranno neppure il volante e i pedali. Tutto questo aveva sollevato diversi dubbi su come potevano essere considerate queste auto, specialmente in caso di sinistri. Dunque il computer di bordo che controlla l’auto va considerato un soggetto giuridico vero e proprio, ma non è chiaro se il proprietario dovrà comunque rispondere nel caso di danni: presumibilmente dovrà rispettare una serie di regole che assicurino il costante aggiornamento e la perfetta manutenzione dell’auto, ma se queste sono rispettate e l’auto causa un incidente, la responsabilità è dell’azienda produttrice. L’NHTSA nella stessa comunicazione ci tiene a precisare che molte regole e leggi andranno riviste, in special modo quelle che citano testualmente parti come il volante e i pedali. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Vision S è un concept di SUV ibrido, Skoda lo presenterà al salone di Ginevra Da Skoda un concept ibrido con tre motori A bordo c’è tanta tecnologia, con PC touch, hot spot wi-fi, visori virtuali e app dedicata L’ di Roberto FAGGIANO imminente salone di Ginevra vedrà molte interessanti novità, tra queste possiamo sicuramente mettere la Skoda VisionS, un SUV dalla motorizzazione ibrida con ben tre motori benzina-elettrico sistemati in modo da realizzare la trazione integrale. La linea del concept - lungo 4,7 metri e largo 1,9 metri - dovrebbe già essere molto vicina alla versione definitiva che arriverà il prossimo autunno, linee molto eleganti e in gran parte innovative per irrompere con i giusti contenuti in un mercato già affollato di prestigiosi concorrenti. La VisionS sfrutta un motore a benzina 1,4 TSI da 115 kW come propulsore principale, che si abbina a due motori elettrici sistemati sui due assi con potenza differenziata: 40 kW sull’asse anteriore e 85 kW sull’asse posteriore. Il tutto è controllato dal cambio automatico DSG mentre il guidatore può scegliere se affidarsi alla gestione automatica dei tre sistemi in base alle condizioni del fondo stradale oppure inserire sempre la trazione integrale o ancora far funzionare solo i motori elettrici per procedere a emissioni zero. In questo caso l’autonomia dichiarata è di 50 km, le batterie sono sistemate davanti all’assale posteriore. La potenza complessiva è di 165 kW con prestazioni dichiarate di accelerazione 0-100 km/h in 7,4 secondi e velocità massima che sfiora i 200 km/h. Sorprendenti i valori di consumo ed emissioni dichiarati, pari a 1,9 litri per 100 km e 45 g/km di CO2 con un’autonomia complessiva di circa 1000 km. Non sono state diffuse immagini degli interni ma la casa ceca parla di sei posti a sedere con due poltrone affiancate su tre file, una soluzione molto originale che potrebbe rimanere anche sulla versione definitiva della nuova vettura. AUTOMOTIVE Peugeot presenterà a Ginevra un prototipo di van, dedicato agli uomini d’affari Peugeot Traveller i-Lab è il van iperconnesso A bordo c’è tanta tecnologia, con PC touch, hot spot wi-fi, visori virtuali e app dedicata I di Roberto FAGGIANO nteressante prototipo presentato da Peugeot al Salone dell’auto di Ginevra e basato furgone Traveller: si chiama i-Lab e ha installato un notevole patrimonio di tecnologia, realizzata in collaborazione con Samsung. La zona posteriore dell’ampio van è stata trasformata in un vero ufficio mobile con porte scorrevoli e quattro poltrone che si fronteggiano. Su tutto domina un grande touch screen da 32 pollici di Samsung che controlla i sistemi di bordo e si può interfacciare con gli altri dispositivi mobili e con un visore Gear VR sempre di Samsung. Il sistema prevede anche un hot spot wi-fi per la connessione in rete e il Bluetooth oltre a un’applicazione dedicata. Il tutto è anche collegato al sistema touch con schermo da 7 pollici con navigatore GPS installato in plancia e con le telecamere utilizzate per le manovre del van. Per completare la dotazione tecnologica c’è anche un eccellente sistemia audio realizzato da torna al sommario Focal con ben 17 altoparlanti installati in tutto l’abitacolo, pilotati da tre diversi amplificatori. Il Peugeot Traveller esordirà al salone ginevrino assieme ai suoi fratelli marchiati Citroen e Toyota nati sulla stessa piattaforma, proprio come già avviene con la city car 108, C1 e Aygo. Non ci sono ancora notizie sull’eventuale effettiva commercializzazione del prototipo tecnologico. Tuo figlio può guidare una macchina molto migliore della tua Prodotta da Radio Flyer è una versione rimpicciolita della Tesla Model S È dotata di batteria rimovibile e motore elettrico a due velocità Lancio previsto già per la primavera. Il prezzo? Appena 500 dollari di Alvise SALICE Fin dagli anni ’80, il giocattolo più sognato da ogni bimbo è senza dubbio l’automobilina elettrica. Ma se i modelli proposti fino ad ora hanno sempre esibito un look altamente fanciullesco o fantasioso, adesso Radio Flyer propone una perfetta replica per bambini della più avveniristica auto elettrica: la Tesla Model S. Il colosso statunitense del giocattolo è pronto a lanciare in primavera questo gioiellino, che vanterà caratteristiche tecniche di tutto rispetto. Innanzitutto una batteria agli ioni di litio removibile, che supporterà peraltro la ricarica veloce, consentendo così di ridurre (o eliminare del tutto, in caso di acquisto di una pila sostitutiva) i tempi morti durante la sessione di gioco dei nostri ragazzi. Il motore elettrico offrirà due velocità (come da standard per le baby-car), 4.8 e 9.6 Km/h, oltre naturalmente alla retromarcia. Infine, la Tesla per piccini avrà un impianto d’illuminazione frontale realmente funzionante. La lussuosa auto-giocattolo di Radio Flyer uscirà in primavera al prezzo di 500 dollari, tutt’altro che proibitivo se consideriamo la dotazione offerta. NUOVO HISENSE C20 Resistente agli urti Fotocamera 13MP + 5MP Schermo 5” HD Gorilla Glass 4 MSM8929 Octa Core Resistente all’acqua Batteria da 3100 mAh 32 Il più resistente degli urban smartphone 3 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Samsung Galaxy A5 è uno smartphone con una dotazione completa, design curato e una batteria all’altezza della situazione Galaxy A5: funzioni al top senza spendere troppo È uno smartphone con tutte le carte in regola per piacere agli “aficionados” di Android. Prezzo di lancio fissato a 429,00 euro S di Andrea ZUFFI amsung A5 in edizione 2016 è l’ultimo nato della famiglia Galaxy A e potrebbe per certi versi rubare la scena, seppur involontariamente, al cugino S6. Confrontando i due terminali si nota infatti che il Galaxy A5, posizionato nel segmento medio di mercato con con un prezzo di lancio di 429,00 euro ma destinato fisiologicamente ad assestarsi ben sotto i 400, presenta specifiche tecniche decisamente apprezzabili come vedremo più avanti. Per ora basti sapere che la batteria è stata maggiorata alla capacità di 2.900 mAh e soprattutto la memoria è espandibile tramite slot micro SD: una caratteristica non da poco per chi non ha condiviso la scelta di Samsung di seguire Apple sulla strada del taglio di memoria fisso. Per il resto la dotazione hardware è da considerarsi completa e tipica di modelli di fascia superiore potendo vantare, oltre ad una fotocamera da 13 MPx, un display super Amoled da 5,2 pollici Full HD e un processore octa-core da 1,6 GHz, anche l’antenna NFC e il lettore di impronte digitali. Galaxy A5 2016 nasce come upgrade dell’omonimo predecessore arrivato sul mercato a fine 2014 e si innesta nella famiglia degli A, caratterizzata da un look molto simile, ma non uguale, ai device recenti della serie S giocando però su forme più squadrate e il ricorso ad mix di pregio fatto di vetro e alluminio. Difficile trovare sul mercato qualcosa di simile: si potrebbe azzardare un confronto con Zenfone 2, lo smartphone completo e ben assemblato di casa Asus, anche se il paragone non reggerebbe sia per la mancanza del lettore di impronte digitali sia per l’appeal e il fattore estetico del Galaxy. Samsung A5 si rivolge senza distinzioni ai professionisti che vogliono un telefono factotum moderno, con la memoria espandibile e una batteria che arrivi comodamente a sera oppure a chi cerca un robusto comparto multimediale, uno schermo grande e ben definito per fruire in modo soddisfacente di immagini e filmati in alta qualità. Lo smartphone bello e intelligente Galaxy A5 si presenta con un telaio monoscocca ben assemblato e con uno stile solido ed elegante otte- torna al sommario video Samsung Galaxy A5 lab 429,00 € FUNZIONI AL TOP SENZA SPENDERE UNA FORTUNA Samsung ha aperto il 2016 con un ottimo lavoro di restyling del Galaxy A5. La raffinata e sottile scocca racchiusa sopra e sotto tra due vetri Gorilla Glass 4 e bordata di alluminio, lo schermo da 5,2 pollici brillante e in risoluzione Full HD si uniscono ad un sistema dal funzionamento efficiente e a una batteria dimensionata in modo ottimale per tenere l’utente lontano dal caricabatteria fino all’ora di andare a dormire. Tra i plus di questo smartphone spicca senza dubbio la presenza del lettore di impronte digitali che, oltre a alzare il livello tecnologico, prepara la strada ai futuri dei pagamenti in mobilità con Samsung Pay e le altre soluzioni che si affacceranno anche sul mercato italiano. In conclusione il prezzo di lancio di 429 euro è alto, ma non eccessivo viste le qualità del prodotto, ma Questo A5 diventerà ancora più appetibile quando il prezzo di mercato di assesterà ben al di sotto dei 400 euro. Solo allora questo dispositivo, con interessanti funzionalità foto e video e un processore fluido e performante, raggiungerà un rapporto qualità/prezzo in grado di non far rimpiangere gli attuali top di gamma. 8.0 Qualità 8 Display COSA CI PIACE Fotocamera Autonomia Longevità 8 Design 9 Semplicità 9 COSA NON CI PIACE nuto mescolando metallo e vetro Gorilla Glass 4 sia sul retro che sul display da 5,2 pollici. Il display ha bordi longitudinali leggermente stondati in conformazioni 2.5D che si raccordano in modo armonioso con la sottilissima cornice laterale. Lo smartphone pesa 155 grammi, le dimensioni nel complesso sono generose e, nonostante lo spessore di 7,3 mm ne renda piacevole l’uso sia nella scrittura del testo che durante le conversazioni, gli spigoli laterali in alluminio non hanno molto “grip” e la sensazioni che possa scivolare dalle mani quando lo si sfila dal taschino è reale. Meglio dotarsi di una sottile cover in silicone, magari trasparente per non rovinare estetica. La parte frontale ospita sopra al display la fotocamera per i selfie, il sensore di prossimità e quello che rileva la luminosità ambientale. Nella parte sottostate lo schermo troneggia invece uno dei classici marchi di fabbrica del produttore coreano, ossia il tasto “home” sopra al quale trova posto il lettore di impronte digitali. Ai lati di quest’ultimo sono posizionati i soft keys di Android 5 che si illuminano solo quanto li si sfiora e che sono invertiti rispetto allo standard Lollipop, con il pulsante di ritorno sulla destra anziché a sinistra. Lo speaker e la presa jack per le cuffie auricolari occupano lo spigolo inferiore del dispositivo, e qui si trova anche uno dei due microfoni. Il secondo, che si occupa dell’attenuazione D-Factor 8 Prezzo 7 Impugnatura scivolosa Prezzo elevato dei rumori dell’ambiente durante la conversazione è invece posizionato sulla sommità superiore. Il retro dello smartphone è perfettamente piatto e ospita la fotocamera principale e il flash LED. A muovere il sistema è Android 5.1.1 con l’ausilio dell’interfaccia proprietaria di Samsung. Chi già conosce e apprezza TouchWiz si troverà subito a proprio agio anche con questo Galaxy A5, mentre gli utenti che conoscono la versione stock di Android o le versioni custom di altre case non faticheranno a destreggiarsi con le icone, le funzionalità e le personalizzazioni della classica e collaudata interpretazione che Samsung fa dell’esperienza d’uso con il sistema operativo di Mountain View. Il tocco di Samsung è inoltre inconfondibile nell’area delle notifiche e nel menu delle impostazioni, in cima al quale è possibile configurare 6 funzionalità da mantenere sempre in evidenza con grandi icone. Rispetto agli ultimi nati di Samsung non abbiamo trovato molte sorprese nella dotazione software. Coesistono rivisitazioni di alcune delle app di base come Calendario, Calcolatrice, Memo o Archivio con le più specifiche come S-Health per la gestione della forma fisica e del riposo in abbinamento a un “wearable” e Smart Manager per l’ottimizzazione della batteria, delsegue a pagina 36 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Samsung Galaxy A5 segue Da pagina 35 la RAM e della memoria di archiviazione. Per gli amanti del genere è disponibile anche la Radio FM. Tra le suite preinstallate, oltre all’immancabile raccolta di app di Google, è presente una cartella che raggruppa le applicazioni mobili di Microsoft: Word, Excel, PowerPoint e OneNote per la produttività, OneDrive per l’accesso al cloud e Skype per la video-comunicazione. Ottime come sempre le applicazioni sviluppate da Samsung per la multimedialità, così come risulta molto fluido il browser Samsung che, una volta provato, non fa rimpiangere l’abitudine di avvalersi dell’onnipresente Chrome. Processore Octa-Core Un lavoratore instancabile Galaxy A5 integra un processore Exynos 7580 octacore a 64-bit con clock a 1,6 GHz, coadiuvato da una RAM da 2 GB e dalla GPU Mali-T720. Il sistema ha nel complesso un ottimo livello di reattività al tocco e si destreggia molto bene anche nella resa di pagine web pesanti o nella gestione del multi-tasking. Difficile mandarlo in crisi anche agendo in modo intensivo o spostandosi freneticamente tra le molte app in background. Saltuariamente abbiamo riscontrato microlag che però non influenzano un livello prestazionale di per sé elevato. Come già accennato la memoria interna da 16 GB, 10 dei quali disponibili per l’utente, non sono la sola opzione perché A5 2016 dispone di uno slot per micro SD in grado di supportare schede fino alla capacità di 128 GB. La giocabilità con un titolo piuttosto “pesante” come Real Racing non è in discussione anche se la GPU ha mostrato alcuni micro rallentamenti; ma probabilmente si tratta di un difetto di gioventù della build installata su questo esemplare di prova, ottenuto precedentemente la commercializzazione. Comunque sia, risultati perfettamente in linea con la fascia medio-alta del prodotto, senza sorprese. Super Amoled per colori super brillanti Il display dell’edizione 2016 del Galaxy A5 ha una diagonale da 5,2 pollici ed è realizzato con tecnologia Super Amoled che si traducono in neri assoluti e un contrasto ottimale. La risoluzione è Full HD con 1920 x 1080 pixel e una densità di 480 ppi. La resa dei colori è da top di gamma e l’utente può scegliere la taratura preferita tra quattro differenti preset inseriti nel menu delle configurazioni dello schermo. L’angolo di visione è molto ampio mentre brillantezza e luminosità non deludono mai, grazie al sensore ambientale torna al sommario molto reattivo che garantisce la miglior visibilità anche quando le condizioni di luce sono sfavorevoli. Grazie alla visualizzazione multi-schermo di Samsung è possibile affiancare orizzontalmente o verticalmente due app che occuperanno ciascuna il 50% della superficie del display, permettendo di svolgere un compito tenendo sott’occhio una seconda app. La funzione è molto utile per esempio se si vuole dividere lo schermo per leggere le email avendo contemporaneamente disponibile il proprio calendario, oppure guardare video su YouTube mentre si consulta una pagina web o un profilo Facebook. Nonostante i 5,2 pollici del display ne consentirebbero l’uso, Galaxy A5 purtroppo non supporta lo stilo S-Pen. Uno dei plus di questo A5 è senza dubbio il lettore di impronte digitali che il produttore di Seoul ha posizionato, ma potremmo dire nascosto ad arte, sotto la superficie del tasto “home”. Una volta terminata la procedura di registrazione di una o più polpastrelli, sarà possibile utilizzare le impronte per lo sblocco efficiente e sicuro dello schermo. Il riconoscimento è rapido ed efficace e la maggior parte delle volte lo sblocco avviene anche se il dito non è stato appoggiato perfettamente in asse con il sensore. Se si ha veramente fretta però può capitare di dover perdere qualche secondo in più per riposizionare il dito: in questi rari casi è praticamente impossibile stabilire se la “colpa” sia del lettore o della poca attenzione del proprietario delle dita. La presenza del lettore biometrico prepara la strada affinché Galaxy A5 possa diventare uno dei dispositivi di riferimento per il lancio di Samsung Pay e di tutte le altre app che baseranno il riconoscimento del titolare di un qualunque “borsellino elettronico” o account sull’impronta digitale rilevata sullo smartphone stesso. Esplorando i menu, le funzioni multimediali e il web spesso ci si dimentica che i nostri fidati smartphone hanno anche la funzione “telefono”. Per fortuna alla prima chiamata entrante ce ne siamo ricordati e abbiamo potuto constatare che il comparto telefonico svolge la funzione per cui è stato creato in modo soddisfacente, con un audio in chiamata piuttosto naturale e una potenza del vivavoce in linea con gli altri modelli dello stesso marchio. Lo speaker per le chiamate in vivavoce, che poi è lo stesso che diffonde il suono del lettore di musica e filmati, é di piccole dimensioni e non offre una grande potenza sonora ma è più che sufficiente per l’ascolto quando non si ha niente di meglio e l’ambiente non è troppo rumoroso. Sul fronte della connettività Galaxy A5 2016 può vantare una copertura completa. Sono gestite le reti dati di terza e quarta generazione fino alle bande LTE Cat. 6. Il Wi-Fi supporta sia la banda dei 2,4 che quella dei 5,0 GHz con protocollo 802.11 a/b/g/n. Non manca il Bluetooth Low Energy in versione 4.1 e altri protocolli come Mirrorlink e Ant+. L’antenna NFC è utilizzabile sia per i pagamenti sui POS contactless che per il trasferimento agile di dati da e verso dispositivi compatisegue a pagina 37 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Samsung Galaxy A5 segue Da pagina 36 bili. La localizzazione è garantita dal supporto alle costellazioni GPS e Glonass. Grazie al’’abbinamento con l’ottima Google Maps e a un fix sempre istantaneo la funzione navigatore offre un’esperienza di altissimo livello e un servizio impagabile per spostarsi in auto o con ogni altro mezzo di locomozione. Un vera fotocamera sempre in tasca Galaxy A5 2016 può essere senza dubbio annoverato tra i camera-phone con i quali è facile divertirsi realizzando scatti di ottima qualità, a patto di tenere sempre a mente che si sta pur sempre utilizzando un telefono e non una fotocamera. Il sensore principale CMOS ha una risoluzione di 13 Mpx nel formato 4:3 (4128 x 3096 pixel) che scende a 9,6 Mpx ( 4128 x 2322 pixel) nella proporzione 16:9. Altri segni particolari della fotocamera posteriore sono l’apertura f/1.9, un flash LED piuttosto potente e lo stabilizzatore ottico. A rendere piacevole l’esperienza fotografica massimizzando le potenzialità dell’hardware è l’app Camera 4.0 che, con interfaccia piacevole e molto pratica permette di avere a portata di mano molti parametri di scatto. Nella parte superiore del display troviamo il selettore della risoluzione, il timer per l’autoscatto e il menu di scelta di alcuni, in verità non molti, effetti quali “scala di grigi”, “seppia” ed “effetto poster”, oltre al selettore on/off/auto per il flash. Interessante poi la possibilità di scattare con la voce pronunciando una delle parole chiave “Sorriso”, “Cheese”, “Scatta”, “Cattura” o “Registra” per i video: la funzione è utile soprattutto in condizioni di scarsa luce quando i tempi di apertura sono più lunghi e il mosso è più che un’ipotesi. In basso a sinistra c’è l’opzione per la scelta del modo che oltre ai classici Auto, Scatti Multipli, HDR, Notte e Panorama la cui cattura è talmente fluida da somigliare più alla modalità video che a scatti giustapposti, con un risultato finale sempre impeccabile anche a fronte di movimenti imprecisi. Sull’app store Samsung poi si possono scaricate molti altri “modi” per soddisfare ogni esigenza creativa. Una citazione a parte merita la modalità “pro” che aggiunge la possibilità di controllare manualmente l’esposizione, gli ISO, il bilanciamento del bianco e il tipo di autofocus scegliendo tra “calibrato al centro”, “matrice” o “spot”. Per ciascuna delle modalità di cattura disponibili rimane la possibilità di scegliere con un dito sullo schermo touch il punto preciso che si vuole maggiormente a fuoco. Peccato manchi l’opzione per salvare i file in formato RAW, per agire in un secondo momento sulle immagini con apposito software di post produzione su PC. La resa cromatica e il risalto del dettaglio sono eccellenti in condizione di luce ottimale, ma il sensore si difende piuttosto bene anche in condizioni di luce scarsa, seppur introducendo un po’ di inevitabile rumore. La reattività dell’otturatore è ottima anche se in alcuni casi, forse a causa delle condizioni di luce scarsa o per la presenza di superfici troppo lucide, l‘autofocus ha faticato un po’ causando un lieve ritardo. Nulla di preoccupante in quanto la situazione descritta è stata veramente molto rara. La fotocamera frontale, sempre con sensore CMOS e apertura f/1.9, ha invece una risoluzione massima di 5,0 MPx (2576 x 1932 pixel) in formato 4.3. Tra le modalità fotografiche segnaliamo il Selfie Panoramico che permette di aumentale l’angolo di visuale ruotando sull’asse verticale lo smartphone prima verso destra e poi verso sinistra dopo aver scattato. La qualità video è buona per entrambi i sensori che possono registrare filmati stabilizzati in Full HD 1920 x 1080 pixela a 30 fps. Con la batteria si arriva a notte fonda Durante la prova l’autonomia non è mai stata un problema. Anche con un utilizzo intenso e senza mai privarsi di nulla, rimanendo costantemente online su rete dati 3G o 4G e senza l’ausilio di alcuna funzionalità dedita al risparmio energetico si arriva sempre a sera al dopocena con ancora il 20/25 percento di carica residua. Grazie quindi ad una gestione equilibrato dei consumi e ad un’adeguata capacità della batteria non removibile da 2900 mAh, Samsung ha realizzato un sistema che supporta l’utente per tutta la giornata e oltre. Alcune foto scattate con il Samsung Galaxy A5, selezionandole con il mouse è possibile visualizzare l’ingrandimento torna al sommario n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Dopo il test della versione “standard” eccoci alle prese con la variante XL dello smartphone top di gamma di Microsoft Lumia 950 XL, Windows 10 è ancora un limite La scheda tecnica fa impressione e la fotocamera è un riferimento, ma il software e l’ecosistema non riescono a convincere A di Vittorio Romano BARASSI bbiamo fatto passare oltre un mese dalla recensione del Lumia 950 e dopo qualche settimana di test siamo finalmente arrivati al momento di tirare le somme su quello che, a tutti gli effetti, è il vero flagship della nuova linea mobile Microsoft. Lumia 950 XL, come suo fratello minore, è un dispositivo contraddistinto da innumerevoli punti di forza e da altrettanti elementi che tendono ad abbassare la qualità generale del prodotto. Lumia 950 XL è un device immesso sul mercato già da qualche tempo a 699 euro e, a queste cifre, la tolleranza nei confronti dei limiti è molto bassa; gli utenti che comprano un top di gamma sono ormai abituati a standard molto elevati e Lumia 950 XL, probabilmente, non sarà in grado di diventare - per ora - il device di successo che Microsoft sperava di creare. Ma andiamo con ordine. Top di gamma “plasticoso” Ma si può sostituire la batteria Quello che ci si ritrova tra le mani una volta aperta la confezione di vendita è un dispositivo interamente realizzato in policarbonato. Inutile stare a cercare un carrellino per l’inserimento della nano SIM oppure della microSD: per mettere le schede bisogna aprire il phablet “tirando” la cover posteriore dall’angolo in basso a destra, operazione non proprio immediata e che spesso porterà a farvi credere di aver distrutto qualche aggancio a causa dell’eccessiva forza impressa. Gli innesti sono solidi, ma non siamo certi che potrebbero durare troppo a lungo se si è soliti cambiare SIM con una certa frequenza; inoltre, ovviamente, si avrà sempre a che fare con un dispositivo che scricchiola, con rumori che si faranno sempre più percepibili - soprattutto nella parte bassa - in maniera direttamente proporzionale al numero di volte che si accede al vano posteriore. La cosa positiva di tutto ciò è che, almeno, si può sostituire la batteria da 3.340mAh installata a bordo del device; non sono pochi gli utenti ancora alla ricerca di dispositivi con batteria rimovibile, anche a costo di qualche scricchiolio in più. Non aspettatevi di trovare molto nella confezione di vendita: ci sono solo un caricatore da muro (con filo saldato) e un cavo USB 3.0-USB Type-C (per Continuum o per la semplice connessione all PC-Mac), mentre mancano le cuffie. Trattandosi di un prodotto di 151,9 x 78,4 x 8,1mm, Lumia 950 XL è indubbiamente un dispositivo abbastanza importante nelle dimensioni; è circa 7 millimetri più lungo e 5 più largo del Lumia 950 standard e pesa anche 15 grammi di più: il valore sulla bilancia si ferma a 165 grammi, quasi un miracolo considerando la media della categoria, ma c’è da mettere in conto che gran parte dei dispositivi concorrenti propongono corpi metallici dalla costruzione più solida. Il tasto di sblocco/accensione del device è posto sul lato destro tra i pulsanti del volume (scelta non proprio azzeccata perché non sempre si riesce ad individuarlo con precisione) mentre più in basso c’è il tasto dedicato alla fotocamera, di buona qualità e con tanto di doppia corsa per messa a fuoco e scatto. Il lato sinistro è torna al sommario video Microsoft Lumia 950 XL OTTIMA FOTOCAMERA, MA LUMIA 950 XL NON CONVINCE ab 699,00l€ Lumia 950 XL è un dispositivo che ci ha lasciato con un po’ di amaro in bocca. Come il fratello minore, siamo al cospetto di un ottimo device che però paga il fatto di essere il primo con Windows 10 Mobile, sistema operativo ancora immaturo e che forse avrebbe avuto bisogno di altri tre-quattro mesi di sviluppo prima di essere lanciato in pompa magna sui mercati. Trattandosi di software la situazione potrebbe migliorare drasticamente dall’oggi al domani, e nel caso non mancheremo di segnalarlo. Allo stato attuale Lumia 950 XL viene salvato solo dall’ottima fotocamera PureView da 20 megapixel, ancora un punto di riferimento assoluto della categoria. Allo stato attuale delle cose consiglieremmo Lumia 950 XL solo a chi è alla ricerca di un dispositivo in grado di scattare fotografie e registrare video in qualità superiore, a patto di sopportare i limiti imputabili a Windows 10 Mobile. Per tutti gli altri meglio guardare altrove; anche perché 699 euro, prezzo di listino, non sono affatto pochi. 7.5 Qualità 8 Longevità 8 Design 7 Semplicità 8 D-Factor 8 Prezzo 6 Fotocamera eccellente; la migliore Windows 10 Mobile ha ancora dei limiti COSA CI PIACE Potenza in abbondanza COSA NON CI PIACE Prezzo elevato per la qualità offerta Schermo OLED definito e dai bei colori Batteria appena sufficiente sgombro, la porzione superiore presenta solo l’ingresso jack da 3.5 mm e quella inferiore ha unicamente la presa USB Type-C. Il retro di Lumia 950 XL è dominato da uno spazio circolare nel quale trovano spazio fotocamera e flash triple-LED RGB; vi sono poi una griglia che nasconde l’altoparlante e altre due che fungono da microfoni (in totale Lumia 950 XL ha quattro microfoni). AMOLED superlativo Difficile trovare di meglio Il display da 5,7 pollici di diagonale con risoluzione Quad HD (2560x1440 pixel) e una densità di pixel di ben 518ppi è basato sulla tecnologia AMOLED e questa continua ad essere la scelta sicuramente più azzeccata. Il pannello di Lumia 950 XL è qualitativamente impressionante: colori ben tarati e non eccessivamente saturi (c’è anche un selettore che permette di scegliere tonalità più fredde o più calde), luminosità molto buona e, ovviamente, contrasto fantastico. Ottimo il nero (per via del trattamento ClearBlack) e molto buono il bianco, anche se - forse - tende a virare leggermente sul verde se messo in proiezione laterale. Sia chiaro, niente di preoccupante: per notare questa “sensazione” bisogna mettere la luminosità al 100% e guardare da un angolo estremo, nulla che possa realmente influire sull’utilizzo di tutti i giorni. Ottima la possibilità di avere sempre atti- ve sul display ora, data e notifiche: restano accesi solo pixel necessari e la batteria non ne risente eccessivamente.Il display ci ha colpito per la sua leggibilità sotto la forte luce del sole; impostato in modalità automatica il sensore di luminosità ambientale è sempre molto veloce e preciso nel selezionare la giusta retroilluminazione. Stranamente sembra che in modalità manuale il dispositivo tenda a proporre luminosità inferiori; insomma, i 100% di luminosità della modalità auto sono molto più “luminosi” se rapportati allo stesso valore della modalità manuale. L’AMOLED di Lumia 950 XL è rivestito da un ottimo vetro Gorilla Glass 4 di Corning che protegge da eventuali incidenti; molto buona, inoltre, la sensibilità al tocco: nonostante manchi la modalità dedicata, il vetro pare rispondere bene anche se utilizzato con i guanti (non tutti però). Non manca il sensore di prossimità e non manca neppure la fotocamera frontale con tanto di riconoscimento biometrico dell’iride; il sistema funziona bene ma è un po’ lento: bisogna allineare bene il device e attendere qualche decimo di secondo di troppo (si è ancora lontani dalla velocità dei sensori di impronte di ultima generazione). La strada, comunque, pare essere ben imboccata. segue a pagina 39 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 TEST Microsoft Lumia 950 XL segue Da pagina 38 La potenza c’è, il controllo meno Il nuovo Lumia 950 XL monta al suo interno quella che attualmente è la proposta più potente che Qualcomm. Il SoC Snapdragon 810 si avvale di un processore octacore con clock massimo a 2,0 GHz affiancato da 3 GB di memoria RAM LPDDR4, abbinamento più che sufficiente a garantire una buona longevità al dispositivo in questione. La GPU, poi, è la “solita” Adreno 430. Con questa dotazione ci si aspetterebbe un device sempre fulmineo e mai in difficoltà ma, nonostante con gli ultimi aggiornamenti Microsoft abbia fatto qualche passo avanti, Lumia 950 XL non è al livello delle attese e la colpa pare vada attribuita a Windows 10 Mobile. Il sistema operativo si muove sempre abbastanza bene, ma non è accettabile ritrovarsi dinanzi a veri e propri freeze e/o - peggio - crash anche facendo normali operazioni quotidiane come navigare sul web oppure scorrere tra le impostazioni; abbiamo riscontrato problemi nell’applicazione Foto, ogni tanto la tastiera sparisce e non c’è modo di farla riapparire e fare copia/incolla spesso è impossibile (soprattutto con app di terze parti). La gestione delle notifiche, poi, è tutt’altro che perfetta, difetto che si amplifica, ancora una volta, quando ci si trova a fare i conti con applicazioni non di sistema. Come abbiamo avuto modo di sottolineare già nella precedente recensione di Lumia 950, pare che Microsoft abbia utilizzato i nuovi dispositivi Lumia della serie x50 come apripista per il test “su strada” di Windows 10 Mobile. Il sistema operativo è ancora lontano dall’essere perfetto: nell’ultimo mese qualche miglioramento c’è stato ma la strada da percorrere è ancora lunga. Certamente i limiti non sono imputabili al telefono e quindi si possono risolvere in modo trasparente per l’utilizzatore, ma al momento in cui si scrive qualcosa di migliorabile c’è. Ribadiamo poi quanto già espresso su Universal App e Continuum: anche sotto questi aspetti c’è molto da lavorare. Tornando alle prestazioni vere e proprie, Lumia 950 XL è in grado di riprodurre senza problemi video 1080p e 4K; la GPU Adreno 430 permette di giocare ai giochi 3D di ultima generazione senza grosse difficoltà ma, a parità di hardware e di videogame, abbiamo potuto apprezzare framerate più elevati su altri dispositivi. Niente di preoccupante, ma un pizzico di fluidità - ogni tanto - manca. Altra cosa che ci preme sottolineare è relativa al sistema di dissipazione del calore che Microsoft ha scelto di utilizzare per Lumia 950 XL. Lo Snapdragon 810 è noto per i suoi problemi di surriscaldamento (poi sicuramente arginati) e recentemente i produttori hanno trovato torna al sommario MAGAZINE modi più o meno originali per far lavorare al meglio questo chipset; Microsoft ha realizzato un dissipatore a liquido ad-hoc, il quale diffonde il calore prodotto nella porzione inferiore del device anche sul lato sinistro del dispositivo. Il risultato finale, onestamente, non è straordinario: sotto carico oppure dopo qualche minuto di utilizzo della fotocamera il telefono scalda parecchio nella parte bassa (quella che si impugna insomma) e la sensazione è che solo la “plastica” della scocca fa sì che il dispositivo non arrivi a temperature fastidiose. La fotocamera resta la migliore Le fotocamere PureView hanno fatto la storia e quella di Lumia 950 XL non fa altro che aggiungere un tassello a questa gloriosa tradizione. Il modulo BSI da 1/2,4 pollici e 20 megapixel installato dietro a un obiettivo Zeiss (6 lenti, focale 26mm e f/1.9 di apertura) è il fiore all’occhiello di questo dispositivo che rappresenta il punto più alto della fotografia applicata al segmento mobile. Difficile, se non impossibile, trovare uno smartphone/phablet che faccia foto migliori e che registri video di qualità superiore. Le fotografie fatte con Lumia 950 XL hanno sempre quel qualcosa in più che permettono a Microsoft di mantenersi un gradino sopra la concorrenza. La qualità, soprattutto in condizioni ottimali, è elevatissima e anche quando la luce comincia a calare Lumia 950 XL è quasi sempre in grado di catturare scatti di qualità eccellente. Abbastanza rapida e precisa la messa a fuoco (non abbiamo riscontrato i problemi del Lumia 950, ma ogni tanto, con poca luce, si percepisce ancora qualche difficoltà), ottima la stabilizzazione ottica e buono il bilanciamento automatico del bianco il quale, davvero di rado, sembra spingere verso tonalità un po’ più calde del naturale. Lumia 950 XL scatta velocemente e, quando serve, unisce più foto per ottenere uno scatto finale ben esposto e dettagliato (Rich Capture, funziona come una modalità HDR); ottimo il flash a tre LED anti-occhi rossi: illumina bene e una volta scattato si può anche decidere - con uno slider - quanta luce si preferisce avere nella foto finale. (Dynamic Flash) Lumia 950 XL, come da tradizione, possiede ogni tipologia di impostazione manuale; l’app Fotocamera si è dimostrata molto completa e anche l’utente medio non viene mai spaventato dalle possibilità che offre. Presente la possibilità di decidere se scattare in 4:3 oppure in 16:9 (con fisiologico “taglio” della risoluzione a 16 megapixel) e si può anche decidere di salvare contemporaneamente in JPEG e DNG, al fine di elaborare i RAW in un secondo momento. Manca la modalità Panorama; per fare foto di questo genere bisogna scaricare dallo Store l’apposita app di Microsoft. Sul fronte foto Lumia 950 XL è indubbiamente il primo della classe (ma la concorrenza si sta avvicinando) e probabilmente l’ultimo phablet di Microsoft lo è anche in ambito video. Il dispositivo è in grado di registrare video in 4K a 30 fps di buonissima qualità, ma la modalità che fa più gola è indubbiamente quella a 1080/60p, attraverso la quale questo Lumia riesce davvero ad esprimersi al meglio; impossibile non citare, poi, la possibilità di zoom fino a 2x senza perdita di qualità: sfruttando le dimensioni del sensore il dispositivo è in grado di simulare un vero e proprio zoom ottico e il risultato finale è molto valido. La qualità dei video è da riferimento per la categoria, sia di giorno che di sera, e segnaliamo solamente un paio di cose: il già accennato riscaldamento della scocca dopo qualche minuto di registrazione (ma questo è comune, specie sul 4K) e la lentezza nel salvare i video (specie in 4K) nella memoria interna. Non stupisce per qualità, invece, la fotocamera frontale da 5 megapixel e f/2.4 di apertura; è nella media della categoria e forse Microsoft, vista la bontà del modulo principale, poteva fare qualche sforzo in più. Molto valida, infine, la funzionalità Live Images dell’app galleria di Windows 10 Mobile attraverso la quale le fotografie vengono accompagnate nel dettaglio dagli istanti immediatamente precedenti allo scatto. Buona ricezione, batteria così così Il dispositivo è ovviamente 4G/LTE e il grado di ricezione è più che buono: nei nostri test il telefono è riuscito ad agganciare un segnale stabile pure lì dove altri non sono stati capaci di farlo. Lumia 950 XL non manca di WiFi “ac”, di Bluetooth 4.1 e di NFC, come sono presenti pure GPS assistito e Glonass. Per quanto riguarda l’autonomia ci saremmo invece aspettati di più: la batteria da 3340mAh permette di coprire sul filo del rasoio una normale giornata lavorativa ma se si esagera troppo con in giochi oppure con la fotocamera si rischia di rimanere “appiedati” con qualche ora di anticipo. Per fortuna c’è la possibilità di ricaricare velocemente il dispositivo (50% in 30 minuti), anche wireless, grazie alla cover che supporta la ricarica ad induzione. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Nabu di Razer è un braccialetto per il fitness che fa tante cose e va fiero del suo look “aggressive”. L’abbiamo provato 10 giorni con Razer Nabu, il fitness tracker più sexy Razer, icona del gaming di alto profilo, è impegnata anche nel settore dei wearable, e Nabu ne è la dimostrazione O di Emanuele VILLA rmai è difficile fare la prova di un fitness tracker: calcolano tutti le stesse cose, sono esteticamente discreti, piuttosto precisi nelle rilevazioni e ti dicono qualsiasi cosa, dalle calorie che consumi alle pulsazioni, ti rimproverano se mangi male (ma fortunatamente non lo capiscono ancora da soli) e se ti muovi poco, se non sali 10 piani di scale al giorno o fai almeno 10.000 passi. Ma almeno Razer, vero e proprio intoccabile nel mondo del gaming, presenta il suo Nabu in modo originale. Guardate un po’ il video (sconsigliato a un pubblico impressionabile o allergico agli Zombie). Non-morti a parte, Nabu in effetti ha diverse cose che lo differenziano dalla massa e - quanto meno - ne giustificano una trattazione separata. Intanto il packaging: nessuno compra un prodotto perché è ben confezionato ma qui rasentiamo la perfezione, con tanto di finitura in stoffa e cassettino separato con le istruzioni. Cioè sembra un orologio di classe e non un fitness tracker che per sua stessa natura - si presta ad essere maltrattato. Rigido e si indossa (anche) sottosopra Ma è normale Non più di due parole per descriverlo, anche perché bastano le foto: il braccialetto è rigido e massiccio, dà un forte senso di solidità, usa i colori sociali nero/verde, è rivestito di gomma antiscivolo con una trama zigrinata e non è regolabile. Questo è - a nostro parere - un limite non indifferente: è vero che senza un cinturino classico Nabu è più trendy e molto giovanile, ma visto che viene indossato anche di notte, alla fine la sua rigidità diventa abbastanza scomoda. Ma in commercio ce ne sono di due taglie diverse e nella confezione c’è una chiusura extra per venire incontro alle esigenze di tutti. Il core tecnologico è l’accelerometro a tre assi, la connettività bluetooth e il display OLED multifunzione sul quale visualizzare le notifiche dello smartphone e gestibile tramite il pulsante fisico laterale. Premendo ciclicamente quest’ultimo si ha l’ora, i passi effettuati, le calorie consumate, la strada percorsa e il cronometro, mentre le notifiche sono configurabili per poter leggere in tempo reale l’intestazione delle mail, gli ultimi post sui social network, gli SMS, le telefonate in arrivo e via dicendo. Il tutto corredato da una vibrazione decisamente vigorosa, perfetta anche per i momenti di sport intenso. Il prezzo di listino è 119,99 euro, in linea con la concorrenza: costa un po’ di più dei modelli senza display come l’UP2 di Jawbone, un po’ di meno di quelli con torna al sommario video lab sensore cardio come il Charge HR di Fitbit; anzi, vista la completezza di funzioni e la destinazione “fitness” dell’apparecchio, l’assenza di sensore per le pulsazioni è un limite da non sottovalutare. Anche perchè per il resto c’è ben di più della norma: per esempio, gli utenti iOS possono usarlo anche come telecomando per gli scatti a distanza o per controllare la musica, e se più persone con Nabu si incontrano, possono scambiarsi informazioni dei propri account social, come Facebook e Twitter. Versatilità è il suo secondo nome Abbiamo già detto che l’unico dubbio in merito al Nabu è sulla sua comodità: è molto bello da vedere ma essendo per sua natura rigido e massiccio, non è la cosa più comoda al mondo da tenere di notte, anche perchè il movimento del polso accende in automatico il display. Ma sotto il profilo tecnologico non possiamo proprio dire nulla: la vibrazione è intensa, le rilevazioni accurate e le funzionalità vanno al di là di quelle classiche di un fitness tracker. Ricevere le notifiche più importanti al polso è piacevole e ci evita di arrivare a sera e scoprire che abbiamo ricevuto 10 chiamate senza risposta, a patto però di configurare bene le app che possono inviare notifiche per non essere bombardati di vibrazioni dal mattino alla sera. Non abbiamo potuto provare la funzionalità di scambio dati tra due band per assenza di compagni, ma notiamo con piacere che Razer ha attivato delle promozioni “2 al prezzo di 1” sul suo store, pensate per abbinare un Nabu con un Nabu X (la versione base senza display) e allenarsi in due. Il dispositivo è ovviamente resistente all’acqua ma non subacqueo: nessun problema sotto la doccia ma non buttatelo in piscina. Infine, l’app. Molto semplice da usare, è esteticamente identica a quella di Fitbit e riporta tutte le informazioni essen- ziali in primissimo piano. Durante l’allenamento non è necessario avere con sè il telefono (anche se il braccialetto ci avvisa quando la distanza diventa eccessiva) e la sincronizzazione avviene in un momento successivo, con la solita possibilità di impostare target, badge, medaglie, obiettivi e via dicendo. In più, come anticipato, dall’app è possibile configurare Nabu per ricevere notifiche, condividere dati, interfacciarsi con altre app, scattare foto e via dicendo, ma quest’ultima possibilità ci risulta attiva solo con iPhone (in effetti su Galaxy S6 non c’era alcuna traccia di tutto ciò). Costa un po’, ma vale In un mercato che porta le fitness band ben al di sotto dei 100 euro, la proposta Razer può sembrare un po’ cara, ma in realtà ci sono diversi motivi che ne giustificano il prezzo: il display (che poi sia OLED in un dispositivo del genere conta fino a un certo punto), la possibilità di ricevere notifiche e quindi di fungere anche da mini-smartwatch, l’estetica curata e le funzionalità extra come il controllo remoto della fotocamera di iPhone. Peccato solo che non sia subacqueo, un po’ troppo rigido (ma qui, de gustibus) e manchi il sensore cardio: fosse possibile sistemare questi aspetti e - magari - mantenere lo stesso prezzo, sarebbe il migliore in assoluto. n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Abbiamo provato l’ultima arrivata in casa Denon Heos, la Home Cinema, un’elegante soundbar con subwoofer wireless Heos Home Cinema, la soundbar “multiroom” Si controlla con l’app e grazie alla connessione Wi-Fi può essere inserita facilmente in un sistema con altri diffusori Denon di Roberto FAGGIANO a categoria delle soundbar è sempre più affollata ma spesso la resa sonora rimane lontana da quella di un classico sistema home theater. Certo, una soundbar è molto più facile da inserire in ambiente e non ha bisogno dei diffusori posteriori, quindi un compromesso si può accettare. Vediamo come se la cava la Denon Heos Home Cinema (799 euro), un diffusore che arriva già completo del suo subwoofer attivo collegato senza fili. Questo diffusore è parte integrante della famiglia Heos e può quindi essere inserito facilmente in un sistema con altri diffusori Denon, con tutte le stesse possibilità operative e il controllo tramite l’applicazione dedicata. Davvero completa la dotazione di cavi per l’installazione: nella confezione troviamo un cavo di rete, un cavo HDMI, un cavo digitale ottico e un minijack per segnali analogici. Per la sistemazione della soundbar si possono scegliere ben quattro opzioni: fissaggio a parete, appoggiata su di un ripiano con adesivi anti slittamento oppure con due diversi tipi di supporto che rialzano il diffusore a seconda delle diverse esigenze. La dotazione comprende anche un ripetitore del telecomando a infrarossi per il TV se sorgono problemi con quello integrato a causa della presenza del diffusore. L Il subwoofer non è un optional La configurazione della soundbar Heos prevede la dotazione di serie del subwoofer, che quindi fa parte integrante del progetto. Infatti sulla soundbar vera e propria la dotazione di altoparlanti prevede un sistema a due vie con midwoofer rettangolare con membrana composita in kevlar e doppio magnete e tweeter a cupola da 20mm, ognuno pilotato da un proprio amplificatore in classe D, mentre il subwoofer sfrutta un altoparlante con accordo reflex, sempre con il proprio amplificatore digitale. Il collegamento tra i due diffusori avviene senza fili e quindi il sub può essere collocato abbastanza liberamente, ma è pur sempre consigliabile sistemarlo lungo la stessa parete dove è collocato il diffusore principale. In tema di decodifiche di colonne sonore la soundbar Heos è in grado di trattare sia il Dolby Digital che il dts, che vengono elaborate con video lab Denon Heos Home Cinema 799,00 € UN BUON INIZIO MA SI PUÒ FARE MEGLIO Il settore delle soundbar multiroom è al momento poco affollato e quindi questa Denon Heos può dire la sua, però i risultati non ci sono sembrati all’altezza del prezzo richiesto. Nonostante l’ottimo abbinamento tra soundbar e subwoofer, ciò che manca sono come sempre dei veri effetti surround. Denon poi ha scelto di non rendere possibile l’abbinamento con altri diffusori Heos come canali surround, modalità che probabilmente avrebbe giovato alla resa sonora, anche se avrebbe aggravato ulteriormente i costi. hi non ha necessità delle funzioni multiroom potrà trovare valide alternative a prezzo similare o inferiore, per non dire di un vero sistema home theater 5.1 che risulterà molto più versatile. 7.2 Qualità 7 Longevità 8 Prestazioni sonore con la musica COSA CI PIACE Ampia dotazione di cavi Qualità subwoofer Design 7 Semplicità 7 COSA NON CI PIACE un sistema DSP proprietario tramite un processore 400 Mhz/32bit. Per i file musicali si possono ascoltare tutte le codifiche più diffuse, dall’MP3 al Flac, questi ultimi però solo fino al limite dei 48 kHz. In tema di dimensioni questa Heos ha una larghezza di poco più di un metro e quindi si adatta bene anche a televisori intorno ai 42 pollici mentre risulterà “stretta” per i più moderni TV 4K di grande formato. Il subwoofer misura 313 x 171.5 x 332 mm (A x L x P) e pur tenendo conto dell’accordo reflex non dovrebbe essere difficile da collocare in ambiente. D-Factor 7 Prezzo 7 Prezzo elevato Applicazione migliorabile Nessun telecomando in dotazione Versatile e completa nella dotazione Il parco connessioni cablate del diffusore Heos è completo per consentire di collegare il televisore via presa HDMI con ARC oppure in modalità digitale ottica e coassiale o con un cavetto minijack per i casi più disperati. C’è pure una seconda presa HDMI per collegare un ulteriore componente audio/video. Inoltre c’è la tipica presa USB di tutti i diffusori Heos per collegare direttamente chiavette contenenti musica in diversi formati, un’opportunità comoda per chi non ha un ingente archivio musicale e può quindi evitare un vero hard disk esterno. Manca invece il Bluetooth per un collegamento rapido di smartphone senza dover accedere alla rete domestica. L’alimentazione è separata tramite adattatore esterno, una soluzione vantaggiosa se il diffusore va fissato a parete. Sul diffusore troviamo unicamente il controllo del volume e il muting, lo stand-by è solo automatico. Un’applicazione sempre migliorabile Uno svantaggio della soundbar “multiroom” è la necessità di controllarla sempre tramite smartphone o tablet; da sola la soundbar può solo attivarsi automaticamente segue a pagina 42 torna al sommario n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE HI-FI E HOME CINEMA Questa testina sfrutta un raggio laser al posto delle convenzionali tecnologie per riprodurre i dischi in vinile DS Audio DS-W1, la testina per giradischi che usa il laser Le prestazioni sono di livello assoluto, purtroppo come il prezzo: per acquistarla occorre sborsare ben 8.900 euro di Roberto PEZZALI I l problema della lettura dei solchi dei dischi in vinile è sempre stato un tema appassionante per tecnici e progettisti. Bisognava trovare il metodo migliore per riprodurre con la massima fedeltà ogni microscopico dettaglio inciso sul vinile. Alcuni marchi si sono concentrati sul taglio della puntina di diamante, altri hanno scelto il metodo con il quale la puntina deve tradurre in un segnale elettrico quel movimento. Così sono nate la testine a magnete mobile (MM) e quelle a bobina mobile (MC) e altre piccole varianti. La giapponese Digital Stream ha scelto di lavorare sul secondo aspetto, pronta a sfruttare la sua esperienza nella tecnologia ottica laser, non per leggere direttamente i solchi con raggio luminoso, ma per ottenere il segnale elettrico dai movimenti di una puntina tradizionale. Il risultato è la testina DS-W1 che traduce i movimenti dello stilo con un fascio di luce laser per avere un movimento più rapido e preciso. Non dovendo muovere una massa, seppur minima, come le altre testine convenzionali, il risultato è un impulso più rapido e una risposta in frequenza più lineare, capace di scendere fino a 1 Hz. Da qui le prestazioni uniche in gamma bassa, laddove le altre testine convenzio- nali non possono nemmeno arrivare. Molto importante è la linearità nella risposta in frequenza, con oscillazioni minime tra i 15 e i 20.000 Hz, contro le ampie variazioni delle normali testine MM o MC. Per alimentare il raggio laser la testina deve essere collegata all’equalizzatore dedicato prima di mandare il suo segnale a un amplificatore. DS Audio garantisce che il raggio laser è stato studiato per non produrre calore eccessivo e quindi non può danneggiare i dischi. La testina comunque si fissa al braccio in modo convenzionale, lavora con un peso variabile tra 1,3 e 1,7 grammi mentre la puntina ha un taglio Shibata. Abbiamo lasciato per ultimo il dettaglio del prezzo, che purtroppo è di 8.900 euro, equalizzatore compreso. Davvero tanto, ma chi l’ha ascoltata parla di prestazioni di livello assoluto. TEST Denon Heos Home Cinema segue Da pagina 41 quando collegata al TV via HDMI ARC mentre per controllare il volume si può usare il telecomando del TV previo apprendimento dei codici. Tutto sommato sarebbe stato utile almeno un piccolo telecomando tipo carta di credito per un utilizzo più semplice, specie se la famiglia è numerosa. L’applicazione destinata a controllare i diffusori della serie Heos è quindi fondamentale ma non è la migliore della categoria e non è cambiata dal nostro primo test su questi diffusori. La grafica è chiara e semplice ma passata la zona dove si sceglie la sorgente è abbastanza complesso ritrovare alcune impostazioni, specie se sono collegati più diffusori. Per questa Home Cinema si può controllare l’equalizzatore non solo su alti e bassi ma anche il subwoofer, in modo da ottenere rapidamente il giusto equilibrio. Certo che su questo livello di prezzi una calibrazione automatica con microfono sarebbe stata utile. Macchinosa la procedura di collegamento alla rete senza fili, soprattutto quando si scopre, solo nella sezione di risoluzione dei problemi, che si poteva usare tranquillamente il molto più rapido WPS. Durante la prova abbiamo usato un dispositivo Android e uno Apple e bisogna dire che con l’app si comporta meglio e più rapidamente con i dispositivi Apple, compresi quelli più datati. Soundbar si nasce e… si rimane Per la nostra prova abbiamo utilizzato un TV Samsung da 55 pollici, la PlayStation e anche un Heos 1. Per la connessione in rete abbiamo usato la più stabile modalità cablata mentre per il TV abbiamo usato il cavo HDMI in dotazione. Durante il primo ascolto di “assaggio” notiamo un certo arretramento delle voci, fattore torna al sommario davvero inusuale per una soundbar, ma per fortuna basta inserire l’apposito circuito deputato ad esaltare i dialoghi per avere una resa equilibrata e convincente del parlato. Efficaci anche gli effetti DSP dedicati a cinema e musica, che agiscono in modo molto discreto e non portano mai a risultati artificiosi. Non serve molto tempo per apprezzare il perfetto abbinamento tra sub e soundbar, senza buchi o sovrapposizioni e sempre con un ottimo controllo.Anche la frequenza di taglio è sufficientemente bassa, in modo da evitare di cogliere la direzionalità delle frequenze medio-basse, che restano di competenza della soundbar. Il subwoofer scende abbastanza in frequenza anche se è difficile cogliere il colpo allo stomaco, con alcuni film potrebbe essere utile alzare leggermente il livello del subwoofer, ma senza esagerare perché è sconsigliabile alzare troppo il volume. Come accade quasi sempre con le soundbar non bisogna nemmeno aspettarsi spetta- colari effetti fronte-retro, anzi se ci si allontana di oltre tre metri dal diffusore si perde anche l’effetto stereo. Tuttavia la resa è apprezzabile, con buona profondità e la giusta dose di coinvolgimento per farci attrarre più dalle vicende del film che dai suoni. Ma un vero sistema 5.1 è sempre un’altra cosa per i veri appassionati di cinema. Magari se ci fosse stata la possibilità di abbinare una coppia di diffusori posteriori come gli Heos 1, i risultati sarebbero stati diversi, ma Denon ha scelto di non contemplare questa soluzione. Con la musica la Heos se la cava piuttosto bene, rendendo gradevole l’ascolto di brani MP3 o lo streaming di Spotify, peccato per la limitazione ai 48 kHz ma non pensiamo che la resa sonora ne avrebbe guadagnato molto. Anche con la musica è lodevole l’integrazione del subwoofer con la soundbar, buona l’apertura della scena ma non aspettatevi miracoli e non alzate troppo il volume per non far andare in crisi il diffusore. Chi AMA la musica sceglie le radio DAB+ di Pure *Il primo produttore di radio digitali al mondo Progettate nel Regno Unito, le radio digitali di Pure sono caratterizzate da un design d’eccellenza e un audio di alta qualità: • Suono perfetto • Compatibili FM, DAB, DAB+ • Il DAB+ copre il 68% della popolazione • Informazioni sul display • Estrema facilità d’uso • Garantite 3 anni *in base ai volumi di vendita globali. Dati verificati da Frontier Silicon sui chipset DAB delle radio digitali domestiche e portatili scopri tutti i prodotti su www.pure.com/it n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Abbiamo provato la nuova piccola della serie G, la più compatta tra le fotocamere Canon dotate di sensore da 1 pollice Canon PowerShot G9X, valida ma il prezzo è alto Offre ottime prestazioni in svariate condizioni di scatto, ma il prezzo (519 euro di listino) rischia di smorzarne l’appeal I di Dario RONZONI l mercato delle fotocamere compatte, non è una novità, è ormai in gran parte cannibalizzato dagli smartphone, sempre più carrozzati sul versante fotografico, anche nelle fasce di prezzo più popolari. I grandi marchi della fotografia continuano però a proporre novità, alzando l’asticella della qualità media nel tentativo di ridare ossigeno a un mercato sempre più marginale. Inserire in un corpo macchina realmente tascabile un sensore da 1” a 20 megapixel (tre, quattro volte più grande di quanto offerto dal mercato mobile) è per certi aspetti una sfida cruciale per un produttore intenzionato a combattere gli smartphone tra le entry level di qualità. Ed è proprio il “grande” sensore, abbinato a ingombri ridottissimi, il biglietto da visita della Canon G9X, presentata in contemporanea con la sorella maggiore G5X, a completare una lineup PowerShot G che comprende ora ben quattro modelli con sensore da 1”. E in questa squadra, la G9X è la piccolina di famiglia, destinata a un pubblico casual che tuttavia cerca qualcosa di più di un semplice scatto col telefono. Sono le dimensioni small, e un peso di conseguenza davvero minimo, a colpire fin da un primissimo contatto, tanto da spingerci a un confronto diretto con la Canon S120, che però monta un sensore da 1/1.7”, decisamente più piccolo. Nella vita bisogna pur sempre scendere a compromessi, e un’accoppiata dimensioni ridotte-sensore grande non lascia molto spazio all’obiettivo, che in effetti risulta la componente più sacrificata della G9X. Con la sua focale 28-84mm equivalenti 3X, è l’obiettivo con minore escursione nel lotto delle PowerShot G e non eccelle neppure in luminosità, con un’apertura massima di f/2 a 28mm che tuttavia scende drammaticamente a f/4.9 alla massima estensione. Design tascabile, comandi touch Si parlava di dimensioni, ed ecco un po’ di numeri: la Canon G9X misura 98x58x30,8 mm, per un peso di 209 grammi, batteria inclusa. È a conti fatti la più tascabile tra le fotocamere compatte con sensore da 1”, tanto da stare comodamente nella tasca anteriore di un paio di jeans. Sul fronte ergonomia, da sempre torna al sommario video lab una croce quando si parla di compatte, va segnalato l’ottimo materiale antiscivolo presente su ambo i lati, molto evidente, ed elegante, sui modelli silver, in tinta col corpo macchina sulle versioni nere, come quella a nostra disposizione. I comandi fisici sono ridotti all’osso: nella parte superiore, oltre alla ghiera di selezione delle modalità, ci sono il pulsante di scatto e quello del playback, oltre al tastino del flash pop-up e a quello di accensione/spegnimento. Sul dorso, accanto al generoso display LCD da 3”, ci sono solo quattro piccoli tasti, che comandano le riprese video e i menu. Sul lato sinistro del corpo compare infine il pulsante per la connessione con device mobili, di cui parleremo in seguito. Tutto il resto è demandato ai comandi touch del display, posizionati con criterio e ben leggibili. Interessante la possibilità alternativa di variare ISO, tempi e diaframma con una singola ghiera posta attorno all’obiettivo, previa selezione del valore da modificare attraverso il touchscreen. Scatti preimpostati La G9X è una fotocamera per tutte le stagioni, il cui target di utilizzo va ricercato in quegli utenti che solitamente si affidano per le loro foto al solo smartphone, ma che cominciano a sentire stretti i limiti tecnici di un device mobile. La natura casual è ben evidenziata dalle numerose scene preimpostate, ben 14, che vanno a coprire buona parte delle situazioni di scatto che un utilizzatore entry level si trova ad affrontare solitamente. Nel complesso la macchina se la cava dignitosamente, dal ritratto alle scene notturne, fino agli scatti con viraggio vintage e all’effetto fish-eye. Particolarmente riuscito l’effetto Toy Camera, che replica i colori desaturati, la poca luminosità e l’accentuata vignettatura tipici delle plasticose Holga di fabbricazione cinese, molto amate dai fan della pellicola. L’HDR on board, pur non facendo gridare al miracolo, specie nella gestione delle alte luci, propone 5 gradi di “spinta” diversi, dal più naturale al più artefatto ed estremo, tutti ottenuti sovrapponendo 3 scatti. Le modalità di scatto classiche (manuale, priorità di tempi, priorità di apertura, auto, program e personalizzata), sono tutte raggiungibili dalla ghiera superiore e, come detto, settabili sia da touchscreen che dalla ghiera frontale. segue a pagina 45 n.127 / 16 24 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Canon PowerShot G9X segue Da pagina 44 La prova sul campo Abbiamo testato la piccola Canon in varie situazioni di ambienti e luci, cercando di trarne un’impressione quanto più articolata possibile. Sia che si scatti in manuale, sia che si faccia ricorso a uno degli innumerevoli preset, la resa complessiva della G9X è sempre accettabile. Colpisce in particolare il processing su JPEG: come visibile nella comparativa, il JPEG così come scattato dalla macchina presenta una perdita di dettagli pressoché nulla rispetto al RAW, indice di una compressione non aggressiva e fortunatamente poco soggetta all’effetto “acquerello”. Ovviamente, in condizioni più estreme e ISO alti (il range disponibile va da 125 a 12.800), il processing diventerà più invasivo, con graduale perdita di dettagli e aumento, tuttavia contenuto, di rumore. Va pur sempre tenuta a mente la dimensione del sensore, generosa per una tascabile, ma di certo non paragonabile a quanto offerto dalle fasce superiori di mercato. Ecco perché uno scatto in notturna a ISO 3200 è il limite massimo, peraltro più che dignitoso, a cui consigliamo di spingere la macchina. Impostando il campo focus macro e aprendo il diaframma al valore massimo di f/2 e focale 28mm equivalenti, si possono apprezzare un buon dettaglio, con distanza minima fissata a 5 cm, e uno sfocato che non fa rimpiangere le aperture di poco maggiori delle compagne di scuderia. La gamma dei colori non appare artificiosamente saturata, come spesso accade In modalità macro si apprezzano i colori naturali e il gradevole sfocato torna al sommario su macchine consumer, anche di fascia nettamente superiore.Come prevedibile, qualche problema lo si riscontra allungando la focale, con conseguente innalzamento del valore massimo di apertura: in questi casi, con un f/4.9, diventa inevitabile intervenire sul triangolo dell’esposizione. Con tempi più lenti, abbiamo notato un ottimo grado di stabilizzazione dell’immagine: a 28mm, f/2 e ISO 800, il mosso ha cominciato a notarsi solo su esposizioni realmente lente, da 1/4 di secondo in giù. Un’ottima notizia per chi ama scattare a mano libera in condizioni di luminosità non ottimale senza dover per forza pompare gli ISO. AF rapido ma non sempre impeccabile Come avviene sulla maggior parte delle compatte, il sistema AF della G9X è a ricerca di contrasto e si basa su due metodi: il punto singolo consente di selezionare un qualsiasi punto di messa a fuoco semplicemente agendo sul touchscreen, mentre il Face+Tracking identifica fino a 12 volti oppure, in mancanza di soggetti umani, passa automaticamente a una messa a fuoco con griglia di 7 punti per 5. È poi possibile selezionare One Shot per l’autofocus singolo o Servo per quello continuo, ideale per seguire soggetti in movimento. Nel primo caso la messa a fuoco avviene quasi sempre con agilità, grazie anche all’illuminatore che dà il suo supporto nelle scene più buie. Il sistema va in crisi solo nelle riprese ravvicinate con sfondo “complesso”: la macchina fatica a identificare il soggetto da mettere a fuoco, nonostante i comandi impartiti via touchscreen, rischiando di agganciare per errore lo sfondo. In modalità Servo, abbiamo notato una certa tendenza a perdere di vista soggetti piccoli in movimento, come animali domestici, biciclette e motorini. Sul fronte video, la Canon G9X può produrre filmati in Full HD a 60 fps (niente 4K). Se l’immagine restituita ci è apparsa di buona qualità (e abbiamo gradito la possibilità di zoomare senza problemi nel corso della registrazione), l’esemplare a nostra disposizione ha mostrato un grave problema audio: in qualsiasi situazione il sonoro risultava gracchiante e quasi inascoltabile, indipendentemente dall’attivazione o meno del filtro vento e dell’attenuatore. La ricerca online di un problema simile riscontrato da altri utenti non ha restituito risultati, il che ci lascia supporre un difetto legato al singolo esemplare. Peccato, perché inevitabilmente qualsiasi giudizio sul comparto non può non tener conto di un’analisi audio. Nessuna incertezza invece sul versante connettività: la G9X si collega in scioltez- In notturna il limite ISO consigliato è 3200, dopodiché si rischiano rumore e perdita di dettagli La modalità Toy Camera replica gli effetti delle vecchie Holga a pellicola za ad altri dispositivi in Wi-Fi e NFC. Il trasferimento dei file su mobile avviene tramite l’app dedicata Canon Camera Connect, universale per tutte le fotocamere del marchio giapponese e disponibile per iOS e Android. Aggiunta gradita, la ricarica tramite USB, attraverso un cavo opzionale. Tiriamo le conclusioni Tra le compatte con sensore da 1”, la Canon G9X si propone come la piccola del gruppo, realmente tascabile e dalle prestazioni nel complesso più che buone. Il sorprendente processing JPEG, anche in condizioni di scarsa illuminazione, la resa cromatica realistica e un touchscreen preciso e dettagliato sono gli elementi di spicco di un prodotto che mostra un po’ il fianco solo alla voce obiettivo, le cui caratteristiche (escursione limitata e luminosità non straordinaria) sono connaturate allo status di peso piuma della categoria. Ciò che alla lunga lascia più perplessi, in un contesto positivo, è però il prezzo: la G9X è senza dubbio una entry level per utenti casual, ma allo stesso prezzo, 519 euro di listino, la G7X offre un obiettivo migliore e, tra la concorrenza, la Panasonic Lumix GM1 garantisce la versatilità che solo una micro 4/3 sa dare, per quanto relativamente datata. Senza scomodare la G5X, per la quale servono mediamente 300 euro in più ma che ha dalla sua il mirino elettronico e il display orientabile. Il rischio è che con un prezzo simile la G9X sparisca in una indefinita nicchia di mercato, a detrimento di un’offerta tecnica decisamente più che valida per una compatta del suo segmento. L’ottica stabilizzata evita il micromosso fino a un limite di 1/5 di secondo