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“GUERRE SEGRETE”
LA BATTAGLIA DEI DIRITTI D’AUTORE NEL FUMETTO:
ALCUNI CASI CELEBRI
di Loris Cantarelli, maggio 2012
Alcune battaglie portate avanti nella vita reale, da autori noti per battaglie raccontate nella finzione narrativa...
Yellow Kid (http://it.wikipedia.org/wiki/The_Yellow_Kid) nel 1896
Bibì e Bibò (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Katzenjammer_Kids) nel 1914
vengono continuati dai rispettivi editori dopo l’allontanamento dei loro autori.
Jerry Siegel (http://it.wikipedia.org/wiki/Jerry_Siegel) e
Joe Shuster (http://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Shuster) pubblicano Superman nel 1938.
A ottobre 2011 gli eredi Siegel hanno messo all’asta l’assegno di 130 dollari con cui i due furono pagati.
Nel 1978 la Warner Communications (che ha rilevato la DC nel 1969) si accorda con Siegel e Shuster
20 mila dollari all’anno per il resto della loro vita garantendo in ogni fumetto, episodio TV, film e videogiochi
il credito iniziale “Superman created by Jerry Siegel and Joe Shuster” fino a oggi.
Nel 1999 si riapre una nuova contesa legale che dura tuttora, compresi i diritti per Superboy.
Nel 1941 la DC cita la Fawcett Comics per Capitan Marvel nato nel 1940: ricorda Superman con il mantello,
la capacità di volare, la superforza e persino le pose assunte nei disegni, il più venduto albo a fumetti dell’epoca
(http://en.wikipedia.org/wiki/National_Comics_Publications_v._Fawcett_Publications).
Nella Marvel Comics, acquisita dalla Disney nel 2009, si ricorda la lunga disputa di Jack Kirby
(http://latimesblogs.latimes.com/entertainmentnewsbuzz/2009/09/comics-artist-jack-kirbys-children-move-toreclaim-character-rights-from-disney-marvel-studios.html). Oltre a numerose tavole originali non restituite,
nel 2011 un giudice ha sentenziato che gli eredi Kirby non possono reclamare diritti sui personaggi
da lui co-creati dal 1961 (http://www.comicus.it/news/item/49752-marvel-vince-la-causa-kirby).
Anche Joe Simon (http://en.wikipedia.org/wiki/Joe_Simon), scomparso a dicembre 2011, ha rivendicato i
diritti su Capitan America, creato con Kirby nel 1941 e ripreso dalla Marvel, raggiungendo un accordo nel 2003
e riconoscendo che le royalties da merchandising e licenze “lo aiutavano a pagare gli avvocati”.
Negli anni Settanta in USA è molto attivo nella difesa dei diritti – in un mondo che non può ancora diffondere
le informazioni via Internet ma al massimo su riviste o al telefono – il newyorchese Neal Adams
(http://en.wikipedia.org/wiki/Neal_Adams) si sforza di unire la comunità creativa a partire da esperienze
di editori come la Atlas/Seaboard Comics (http://en.wikipedia.org/wiki/Atlas/Seaboard_Comics) che restituisce
gli originali agli autori, così da poterli eventualmente mettere all’asta o venderli ai collezionisti.
Anche grazie alla sua battaglia nel 1987 la Marvel restituisce tavole originali anche a lui, Kirby e altri.
Tutti ricordano che Batman risulta all’inizio di ogni storia creato dal solo disegnatore Bob Kane
(http://en.wikipedia.org/wiki/Bob_Kane), senza menzionare ufficialmente i testi iniziali di Bill Finger
(http://www.legionsofgotham.org/HISTORYfinger.html) e del collega Jerry Robinson
(http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2011/12/jerry-robinson-un-ricordo.html) che creano e sviluppano
personaggi come il Joker, Alfred e Due Facce per la fortuna del Cavaliere Oscuro. Nel 2005 è stato istituito il
Bill Finger Award For Excellence In Comic Book Writing (http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Finger_Award)
per sceneggiatori di fumetti non pubblicamente onorati per il loro lavoro nel medium.
Si ricorda spesso il caso di John Byrne (http://en.wikipedia.org/wiki/John_Byrne_%28comics%29) che,
abbandonata la Marvel contro l’editor-in-chief Jim Shooter e tornatovi dopo che questi se n’era andato,
nel 1988 Byrne racconta nella serie Star Brand la distruzione di Pittsburgh, città natale del creatore Shooter...
Più tardi si unisce all’etichetta Legend della Dark Horse Comics.
C’è poi il caso largamente noto di Alan Moore (http://en.wikipedia.org/wiki/Alan_Moore), sia per i diritti di
Watchmen in volume, per il film e i prequel a fumetti (http://smokyland.blogspot.it/2012/05/alan-moore-i-partetutto-su-watchmen.html), sia per il film da V for Vendetta, dopo il quale Moore ha giurato che non lavorerà
mai più né per DC né per Marvel (dopo che questa costringe la Eclipse Comics a ristampare in USA le sue
storie di Marvelman cambiando il nome del personaggio in Miracleman). Moore torna a lavorare per la Image,
che dà nuovo impulso al ragionare sui diritti d’autore soprattutto per lo sfruttamento dei prodotti derivati...
in Italia limitati a Lupo Alberto e pochi altri, in Giappone da sempre considerati nel processo creativo
ben prima di Hello Kitty nata apposta (a Go Nagai, l’azienda produttrice di giocattoli
chiede di fare i suoi robot giganti con gambe più tozze per far star in piedi l’action figure).
L’Image Comics (http://it.wikipedia.org/wiki/Image_Comics), consorzio di autori per produrre in proprio
fumetti con maggior controllo editoriale ed economico, nasce nel 1992 con Todd McFarlane e altri autori.
Ognuno possiede una sotto-etichetta con personaggi che rimane di loro esclusiva proprietà. Quello che ha
più successo è Spawn di McFarlane, con sceneggiatori come Dave Sim (alfiere del fumetto indipendente che
fino al 2011 non rilascia diritti di traduzione), Frank Miller (che dopo una breve esperienza a Hollywood
crea il suo Sin City per essere totalmente padrone del suo destino), Alan Moore e Neil Gaiman.
Proprio per questo lavoro del 1993, Neil Gaiman (http://www.comicus.it/sfoglia-tutti-i-blog/item/40906-neilgaiman-a-ruota-libera) ha una lunga disputa con McFarlane per alcuni personaggi creati per Spawn, compreso
lo sfruttamento del merchandising, action figure ecc. Gaiman richiama il collega a versargli le quote che gli
spettano per la sua parte dopo l’accordo verbale dell’epoca. McFarlane sembra accettare, anche per l’interesse
comune nei diritti della serie Marvelman dopo la liquidazione della Eclipse Comics, ma poi dichiara che
Gaiman era un semplice work-for-hire che aveva solo prestato servizio e si arroga tutti i diritti, perdendo la
causa nel 2004 e per altri personaggi nel 2010. Gaiman supporta il Comic Book Legal Defense Fund
(http://en.wikipedia.org/wiki/Comic_Book_Legal_Defense_Fund), organizzazione non-profit nata nel 1986 per
pagare le spese di editori, creatori e distributori in appello al Primo Emendamento alla Costituzione USA.
Nel 1994 nasce la Legend, etichetta della Dark Horse (http://en.wikipedia.org/wiki/Dark_Horse_Comics)
per le creazioni di Frank Miller e John Byrne con progetti che rimangono di loro proprietà,
a cui si uniscono altri colleghi fino alla chiusura nel 1998.
E in Italia? Come noto, Ivo Milazzo, oltre ad aver affidato a una pattuglia bipartisan di parlamentari una
proposta di legge di modifica dal 1998 all’esame delle Camere, in questi ultimi anni si è fatto promotore di
un’associazione di categoria che unisca i fumettisti agli illustratori (http://www.associazioneillustratori.it), con
iniziative che rilancino il Sindacato Italiano Lavoratori Fumetto Animazione Illustrazione Comunicazione
Visiva (http://it.wikipedia.org/wiki/SILF) e l’Associazione Fumettisti (http://assfum.blogspot.it).
Dopo la chiusura del Vitt, nato nel 1967 sulle ceneri del 60enne il Vittorioso e durato fino al 1970, con
l’aumento della consapevolezza che la proprietà delle tavole originali è degli autori – indipendentemente dal
fatto che siano stati ceduti anche tutti i diritti di riproduzione a stampa – alcuni autori del Vittorioso hanno
chiesto la restituzione delle tavole consegnate alla AVE di Roma, poi cedute a Mondadori (quasi tutte quelle di
Benito Jacovitti, di fatto per anni l’unico autore noto al grande pubblico quando degli autori quasi s’ignorava
l’esistenza, grazie alla diffusione ventennale del Diario Vitt) e ai Fratelli Spada (il resto del materiale italiano).
Gianni De Luca (http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_de_Luca), uno dei giganti del nostro fumetto, assimilabile
per certi versi a Will Eisner per le sperimentazioni del mezzo e la diffusione delle sue opere su il Vittorioso e il
Giornalino, fa istruire una causa dall’avv. Mario Marchetti, insieme all’avv. Giorgio Jarach tra i primi in Italia
a occuparsi di diritto d’autore. Meno di un anno prima di morire, nel 1990 De Luca ottiene un risarcimento
di 20 milioni di lire per le tavole ormai disperse: ulteriori dettagli si trovano su Schizzo Idee n.8 del 1999
edito dal Centro Fumetto “Andrea Pazienza” diretto da Michele Ginevra, laureatosi nel 1998
in Scienze Politiche proprio con una tesi sul Diritto d’Autore nel Fumetto.
Nell’intervista a Vittorio Zincone sul Sette (allegato al Corriere della Sera) del 22 settembre 2011, Luciano
Secchi (http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Bunker), creatore di tanti fumetti con lo pseudonimo Max Bunker, ha
dichiarato: “Sono finito in causa con gli eredi di Magnus e sia in primo grado sia in appello è stato santificato
che Max Bunker è l’autore di Alan Ford. Io creatore letterario e Magnus realizzatore grafico”.
Sull’azienda e i personaggi creati da Walt Disney (la cui stragrande maggioranza di fumetti nel mondo sono da
decenni realizzati in Italia) un intero libro affronta la questione, Casa Disney. Autori e diritto d’autore di Fabio
Gadducci e Mirko Tavosanis, edito dalla PuntoZero nel 2000. Si ricorda la casa editrice fiorentina Nerbini, che
nel 1930 pubblica la prima versione di Topolino in formato giornale, chiedere un permesso al distributore
italiano dei cartoni animati ma non all’agente Disney in Italia, Guglielmo Emanuel, che segnalata la mancanza
raggiunge un accordo con Nerbini che prosegue con pieno diritto le pubblicazioni delle strisce originali.
Sempre in Casa Disney si ricorda che nel 1988 Romano Scarpa (http://it.wikipedia.org/wiki/Romano_Scarpa),
forse il più celebre dei “Disney italiani”, cita in giudizio la Arnoldo Mondadori Editore per ottenere la
restituzione delle tavole originali dei fumetti da lui realizzati. Il diritto gli viene negato dal tribunale, per il
principio che il suo lavoro su personaggi creati da terza parte è considerato senza una sufficiente componente
creativa e rientrando quindi nella tipologia del “contratto d’opera” (prestazione per realizzare un compito)
anziché in quella del “contratto di edizione” (con cessione dei diritti immateriali di opere dell’ingegno).
Per oltre mezzo secolo, l’unica firma che comparve sui fumetti licenziati dalla casa USA è quella di papà Walt.
Con la nascita della Disney Italia nell’estate 1988 l’anonimato è caduto, curiosamente in contemporanea agli
albi della Sergio Bonelli Editore (http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bonelli_Editore), da decenni il maggior
produttrice di fumetti italiani che dal luglio 1988 indica tutti i nomi degli autori, letteristi compresi.
Ancora in Casa Disney si racconta di come, per commercializzare gli originali in suo possesso, la Disney Italia
ha chiesto a molti di firmare un contratto per sanare la situazione precedente, in cui si dà per scontato
l’avvenuto trasferimento della proprietà delle tavole all’azienda nel momento dell’avvenuta consegna per la
pubblicazione. Con questo contratto si riconosce agli autori una cifra “al pezzo” in cambio di una firma su ogni
tavola in vendita (solo di quelle elencate, mentre la proprietà di tutte le altre rimarrebbe agli autori).
Altro caso noto riguarda le WinX della Rainbow di Iginio Straffi, nate anni dopo le W.i.t.c.h. della Disney.
Nel 2001 nasce il fumetto W.i.t.c.h., su cinque ragazze 14enni dotate di poteri magici che combattono per
proteggere la Terra. Il cartone animato WinX Club arriva su Rai 2 nel 2004, su cinque fate che studiano al
college per sviluppare i loro poteri contro le streghe rivali Trix per la conquista della dimensione Magix.
Il marchio W.i.t.c.h. è stato depositato come marchio comunitario nel 2001 e WinX Club come marchio
italiano nel 2003. In realtà entrambe sono figlie del fenomeno Spice Girls e Sailor Moon nel 1997...
La somiglianza tra le protagoniste (due leader dai capelli rossi, due ragazze bionde alla moda, due ragazze più
razionali dai capelli corti, due ragazze asiatiche con i codini...) spinge la Disney a fare causa alla Rainbow,
finché il Tribunale di Bologna nel 2004 giudica i due marchi non sufficientemente simili da essere confusi
(http://gradozzi.it/wp-content/uploads/2009/02/universita-i-segni-distintivi-nella-giurisprudenza.pdf)
da un pubblico “da ritenersi perfettamente consapevole e selettivo, in grado di distinguere
tra l’un titolo-marchio e l’altro, cosa che – semmai – riesce difficile agli adulti”.
Alcune indicazioni bibliografiche, per chiudere e rilanciare un argomento sempre da aggiornare.
L’inverno del disegnatore (Tunué 2011) di Paco Roca racconta il mondo dei “giornalini” spagnoli degli anni
Cinquanta, dove un gruppo di disegnatori si ribella contro il datore di lavoro, la Editorial Bruguer di Barcellona,
che nega diritti d’autore agli autori pagati “a cottimo” (http://store.tunue.com/l-inverno-del-disegnatore.html).
Carlo Chendi, sceneggiatore di migliaia di storie a fumetti, cita nell’introduzione un aneddoto nella Mondadori
di Formenton sulla produzione Disney, quando di fronte alle loro richieste di vedersi riconosciuti diritti sulle
ristampe e le edizioni estere, alcuni autori si sentirono rispondere: “Bene, se vogliono che paghiamo loro i
diritti d’autore, ci facciano causa. Nel momento che ci fanno causa, non lavoreranno mai più per noi”.
Emiliano Mammucari ha pubblicato il manuale Lezioni spirituali per giovani fumettari (Effequ 2011),
in cui offre preziosi consigli (http://www.effequ.it/wp/lezioni-spirituali-per-giovani-fumettari) a chi troppo
spesso cede ogni diritto sulle proprie opere, pur di ricevere un compenso o di vedere pubblicati i loro lavori.
Anche in Italia viene pubblicata la serie Bakuman. (http://it.wikipedia.org/wiki/Bakuman.),
che, seppur romanzata, racconta l’esperienza di due giovani “mangaka”, fumettisti giapponesi.