di Pinerolo - Anno XIII, n.4, dicembrere 2012

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di Pinerolo - Anno XIII, n.4, dicembrere 2012
Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.4, dicembrere 2012
www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm
Indice:
È questo il tempo: p.2
È tempo di riflettere: p.3
Quanto tempo: p.4
Il tempo nella lett greca: p 4
Il sapore di un ricordo: p.4
L’arte del tempo p.6-7
Esiodo hai tempo?: p.5
Il tempo nel tempo romano : p.6
Letteratura tedesca: p.7
Il tempo nel diritto: p.7
Party rock around the clock p.8
Tempus fugit: p.9
Sidereus nuntius!: p.10
I calendari: p.11
Gli atomi fanno tic tac: p.12
300000 km/s: p .12
2021 Odissea nel tempo tempo: p. 13
Il tempo in musica: : p.14
In USA un anno fa: p.15
ins. resp. Antonio Denanni/Joram Gabbio
Differenze culturali: p. 15
2013: l’anno del dopo profezia: p. 16
Cinema: p. 17
Amnesty: p. 18
Rappresentanti: p. 19
Libera: p. 19
Artisti e campioni: p. 20
Splash: p . 22
È questo il tempo
Se è vero che la letteratura è l’alfabeto delle emozioni, le pagine delle antologie sono emozioni che pulsano a
ritmo del tempo. La letteratura lo travalica e consegna ai giovani di oggi il patrimonio che il tempo e i tempi
dell’umanità hanno costruito. Orazio, Seneca, Proust, Ende, Petrarca e altri illustri del passato consegnano
l’eredità del tempo ai lettori d’Onda d’urto (cf . tradere da cui tradizione) . Con i grandi della letteratura ecco
quelli dell’arte e della fisica, e di tutte le discipline che si sono misurate con i rintocchi degli orologi.
Il tempo. Fardello o risorsa, spada di Damocle o invincibile Excalibur? Ai posteri la sentenza, ai lettori la risposta. Crediamo che l’età giovanile sappia attraversare il tempo e offrire quella speranza che i ragazzi possono
regalare; ad adulti ed anziani , forgiati dal vomere degli anni toccherà invece indicare la via per risalire la china
dei rintocchi.
Intanto scoccano i battiti che ci proiettano al 2013. Sopravissuti o sopravviventi? Coraggio: il coniglio di Alice
talvolta se ne va appesantito dal tempo. Lasciamo a lui le catene: con piglio fiducioso noi sapremo vivere appieno i nostri tempi. Noi sapremo cogliere gli attimi.
Un augurio di un 2013 pieno della fiducia che le fondamenta granitiche possono garantire. Questo è il tempo
di costruirle.
Joram Gabbio
Rappresentanti di istituto
Ciao a tutti!!!! Abbiamo pensato di approfittare dello spazio concesso su
Onda d’urto per poter ringraziare la preside, l’organo esecutivo e tutti
coloro che ci hanno aiutato e permesso di organizzare il concerto del 24,
e per condividere con tutti voi il discorso che abbiamo preparato ed esposto durante la cerimonia di chiusura dei 150 anni il 24-11-12 in
Auditorium.
Noi, quelli che ogni mattina percorrono chilometri per arrivare in
tempo ad una lezione, noi che crediamo nell’educazione.
Noi, quelli che ieri sera nell’aula 25 ci riunivamo dopo le lezioni;
noi,30 studenti, progettavamo, discutevamo, sognavamo.
Noi, quelli che un tempo si sono arrabbiati, si sono pre-occupati; e
armati di sacco a pelo e volontà hanno fatto sentire la propria
voce.
Noi, quelli che la scuola è un tesoro, un tesoro di tutti.
Noi, quelli che nonostante tutto si sono ritrovati, abbattendo il muro
delle differenze, per lavorare ad un futuro fatto non solo
d’apparenze.
Noi, quelli che danno il “LA”, sperando che nasca la migliore sinfonia.
Noi, quelli che il governo sta lasciando in mutande; ma dimostreremo di essere studenti con tanto di cappello.
Noi, che abbiamo mille idee e vogliamo dirle al mondo. Noi che
vogliamo trovare le parole, non importa se quelle giuste.
Noi, quelli che ogni giorno imparano ad apprendere, e voi, che ci
mostrare che la cultura è un bene da difendere.
Noi, quelli che i bastoni (e le carote) tra le ruote della scuola, li vedono…ECCOME!
Noi, quelli che aspettano Giugno tutto l’anno, ma che l’ultimo giorno di scuola abbracciano i compagni con malinconia.
Noi, quelli che la maturità è l’inizio di un nuovo tutto.
Noi… che ogni giorno scriviamo la storia del Porporato
Noi, quelli che i nostri compagni di scuola sono come fratelli.
Noi, quelli che oltre al voto, c’è molto, molto di più.
Noi che… PERCHE’ NON PROVARCI?
Saluti, abbracci, baci,(e se volete mille “bella”) dai vostri rappresentanti.
Alla prossima!!!!!
Francia Stefano, Simone Scaglia,
Valentina Paradiso, Francesca Borgarello.
Grazie ai colleghi che con competenza e passione hanno contribuito a rendere approfondite, suggestive e… tempestive queste pagine.
JG
È tempo di riflettere
Tempo.
Bastano cinque lettere a definire
un concetto così immenso?
Ogni giorno, ogni secondo, ogni
più piccolo istante della nostra
vita è tempo, tempo ormai passato. Per l’universo quel momento
non è mai esistito e mai più esisterà poiché il passato è una convenzione della mente umana. Nella nostra mente, infatti, si creano
collegamenti tra passato e presente, fatti svolti e fatti che si stanno
svolgendo. Noi li chiamiamo ricordi. Il ricordo. Una qualsiasi
conversazione, una qualsiasi caduta è immagazzinata nella nostra
mente e quando ripensiamo ad
essa le ridoniamo vita. Quel pensiero, quel ricordo ritorna presente per noi.
Il nostro presente è solo un anello
nella catena della nostra vita, legato strettamente a quelli passati,
dai quali viene tenuto in vita, e a
quelli futuri, che donano speranza
e che, a loro volta, sono concatenati e aiutati da quelli precedenti.
Solo il tempo sa quale sarà il nostro ultimo anello.
Il tempo passa, è inevitabile. Possiamo solo accettarlo. Dobbiamo
accettarlo, dato che questo è ciò
che ha deciso l’universo e che
nessuno avrà mai la possibilità di
cambiare.
Il tempo ci comanda. Il tempo è la
forza, è la presenza che ci segue
da quando vediamo la luce per la
prima volta a quando ritorniamo
al buio dal quale siamo nati. Il
tempo continua a passare e non
possiamo fermarlo ma anche qui
abbiamo avuto una possibilità
magica: decidere come spenderlo.
Qualsiasi cosa tu faccia, che sia
leggere o che sia dormire, non è
tempo sprecato e non lo sarà mai
perché tu hai speso il tuo tempo
come meglio credevi, come volevi passarlo; non lasciare mai che
qualcuno ti dica il contrario. Il
tempo scorre uguale per tutti ma
ognuno lo potrà vivere in modo
diverso. Il tempo è tuo come tu
sei del tempo, per questo non
dobbiamo rimandare le cose che
possiamo fare adesso. Il tempo
non è oro, esso è ancor più prezioso che l’oro. Il tempo è vita.
Tic tac tic tac. Il tempo continua a
passare è l’uomo non può arrestarlo. Nessuno può farlo. Solo
nei sogni questo è possibile. I sogni. Nei sogni noi possiamo viaggiare liberamente nel tempo, volando di qua e di là come foglie
nel vento. Possiamo tornare nel
passato come possiamo giungere
al futuro. Mentre sei in un sogno
non ti accorgi del tempo che continua a scorrere silenziosamente.
È una cosa fantastica, ma quando
ci si risveglia dal sonno si torna al
presente e il tempo ritorna il so-
3
vrano.
Il tempo va avanti. L’uomo cerca
di comandarlo ma non può fare
altro che seguirlo. Con la sua
mente schematica egli finge che il
tempo sia una banale serie di numeri. Un giorno. Un mese. Un
anno. Solo numeri. Un orologio
che ti assilla con il suo ticchettio
continuo. L’orologio, poi, non è
che un oggetto creato dall’uomo
che lo descrive: se tutti gli ingranaggi funzionano bene il tempo
scorre regolarmente ma appena si
rompe qualcosa l’orologio si
blocca e smette di funzionare eppure le ore continuano a scorrere,
nonostante l’orologio sia rimasto
fermo all’ora del giorno del mese
che ha smesso di seguire il tempo.
L’uomo s’illude di segnare il tempo ma è il tempo che segna
l’uomo.
Valentina Damiano, 5° B ginnasio
Quanto tempo!
Il tempo in ogni suo aspetto è uno degli elementi che maggiormente condiziona la nostra vita di tutti i giorni e, probabilmente per questo è un argomento che ritorna frequentemente in tutta la letteratura internazionale.
Un libro nel quale non è specificato il tempo in cui si svolge la storia sarebbe incomprensibile e il lettore non riuscirebbe
a ritrovarsi nell’evoluzione del racconto.
Nei romanzi, a volte si realizza uno dei grandi desideri che l’uomo ha sempre avuto, quello di viaggiare nel tempo, un
tema che successivamente è anche stato ripreso dalla cinematografia.
Il tempo può essere descritto in tutte le sue sfumature; il suo scorrere e il ricordare momenti trascorsi.
Il tempo è essenzialmente una questione umana e in quanto tale è un significato oggetto di una costruzione collettiva.
Fin dall’antichità l’umanità si è sempre interrogata sullo scorrere del tempo, sull’impossibilità di fermarlo o di prevederlo.
A questa grande domanda hanno cercato di dare una risposta, fra i tanti, Seneca nel “De brevitate vitae”, Orazio
nei”Carmina” e Petrarca nelle “Canzoniere”. Per Orazio la sola risposta possibile è non aspettare ciò che potrebbe accadere siccome anche mentre si discute del tempo esso è già fuggito. Per Seneca è l’uomo che di fronte all’incessante fluire
del tempo deve riappropriarsi del tempo stesso.
Infine Petrarca svela l’inganno non tanto del tempo, quanto della pretesa dell’uomo di computarlo, di dividerlo in ore e
minuti, perché il tempo del desiderio non corrisponde al tempo reale.
Martina Rostagno, IIB SU
Il Tempo nella Letteratura Greca
di Agnese Carretto
Il Sapore di un ricordo
di Giada Aliverti
Quante volte si è tristi perché si è concluso un bel momenCari lettori, vi siete mai chiesti che cosa sia il
to, una bella giornata, una vacanza? Quante volte si ha voTempo? Un fisico potrebbe rispondervi che il
glia di tornare indietro e di ripercorrere quelle esperienze?
tempo è una grandezza fondamentale la cui
La risposta ad entrambe la domande è “innumerevoli volunità di misura è il secondo, definito come
te”. Eppure tutti sanno che tornare indietro nel tempo non è
l’intervallo di tempo compiuto da una particopossibile, la macchina del tempo non esiste. Secondo Marlare onda elettromagnetica, emessa da atomi di
cel Proust, scrittore e filosofo della fine del diciannovesimo secolo, non è necessaria una macchina del tempo per
cesio, per compiere 9192631770 oscillazioni.
Il dizionario abbandona la spiegazione fisica e rivivere i propri ricordi, ma basta chiudersi in una stanza, o
comunque in uno spazio chiuso e “ascoltare” la voce del
ce ne suggerisce una letterale: spazio indefiniproprio “io”. Molti sicuramente diranno: “ Anche se io doto nel quale si verifica il fluire degli eventi in
vessi chiudermi in una stanza non riuscirei a rivivere il
una successione che comporta un passato, un
tempo che è passato, perché il passato non c'è più”. Proust,
presente ed un futuro. Se invece ci rivolgessinella sua giovinezza, aveva questi stessi pensieri ed aveva
mo ad un poeta della letteratura greca, quale
paura del tempo che scorreva troppo veloce. Solo grazie
alla sua opera “À la Recherche du Temps Perdu” (1909risposta otterremo? Innanzitutto è bene sapere
1922)
riesce a cogliere il vero significato del tempo. È proche nell’ottica della morale arcaica, nella poeprio in questo romanzo, composto da 7 volumi e circa tresia epica come nella lirica, emerge un atteggiamila pagine, che l'autore spiega come è riuscito ad arrivare
mento piuttosto pessimista da parte dei poeti
ad un traguardo. Prendiamo ad esempio l'episodio, forse
riguardo all’esistenza umana: ciò spiega infatti uno dei più celebri, della “petite madeleine”. Una sera d'inla ragione per cui i temi più ricorrenti nella
verno, Proust era appena tornato a casa e sua mamma, visto
tradizione letteraria greca antica siano la conil freddo, gli aveva offerto una tazza di tè con uno di quei
dolci,
chiamati “madelaines”. All'inizio aveva rifiutato, ma
sapevolezza della fragilità della condizione
umana, la brevità della vita, l’antitesi giovinez- poi aveva cambiato parere. Subito aveva preso il dolcetto e
dopo averlo inzuppato nel tè, se l'era messo in bocca. Le
za-vecchiaia. Uno degli autori più dediti a tali
emozioni che gli
argomenti è sicuramente Mimnermo, cantore
erano arrivate edel VII-VI secolo, che venne soprannominato
rano state sor“Poeta del rimpianto e della nostalgia per la
prendenti.
giovinezza fuggente”. A riguardo nell’elegia “I
fragili doni di Afrodite” Mimnermo realizza
un elogio della giovinezza biasimando la vecchiaia la quale “rende brutto allo stesso modo
Continuano a pag. 23
4
ESIODO, HAI TEMPO?
Di Lorenzo Giraudo
Tempo, tempo, tempo… La quarta dimensione diventa
ogni giorno più importante per gli uomini moderni, ma
cosa ne pensavano gli antichi Greci? Diciamo che per
loro il rapporto con il tempo non era così roseo come
potrebbe sembrare: quegli uomini, che di solito vengono
raffigurati a suonare l’arpa in mezzo alle caprette oppure a contemplare l’Essere da un busto di marmo, si
sentivano inseguiti dallo scorrere degli attimi, avevano
forse già in loro un poco dello stress che accompagna
noi oggi. Il primo di loro che ha affrontato l’argomento è
stato Esiodo, il grande n.2 della letteratura. Pochi dei
non addetti ai lavori lo sentono nominare, ma era bravo… solo come popolarità è partito svantaggiato
dall’inizio: in effetti, se tu mi parli di come si zappa
l’orto mentre il tuo amico Omero canta le gesta di Achille (che anche se aveva le caviglie deboli, era il primo
Superman della storia) non puoi pretendere di arrivare
in vetta alle classifiche. Ogni tanto me lo immagino nei
Campi Elisi (il Paradiso greco) seduto in un angolino,
con la sua cetra, mentre tutti i bambini chiedono
l’autografo ad Omero… povero Esi, sei incompreso. Ma
sto divagando. Alla facciazza dell’Iliade e dell’Odissea,
è lui il primo a parlare del tempo, nelle “Opere e Giorni” (un poema sull’agricoltura): non che ci fosse una
riflessione molto profonda su questo tema, si limitava
semplicemente a descrivere i momenti dell’anno adatti
per fare determinate attività nei campi, ma non è deprimente, è utile, fa fine e non impegna. Molto meno
tranquilla è invece Saffo: la prima poetessa della storia
riflette sul tempo ricordando i tempi felici con una delle
sue allieve, di cui era innamorata (sì, tranquilli, era
normale allora come dovrebbe esserlo adesso). “Tu lo
sai quanto ti amavo, e se non lo sai io voglio che tu
rammenti le belle cose che facemmo insieme, molte
ghirlande di viole, e di rose e di croco ti ponevi sul capo
al mio fianco”… E dire che ora ci sono persone che chiamano amore quello che canta Marco Carta.
Continua a pag. 16
L’arte del tempo
Dalí immaginò su uno dei tanti paesaggi di Port Lligat
tre orologi molli come oggetti inattesi, sottratti alla realtà
quotidiana. Questi tre orologi molli vengono rappresentati come deformati da uno sguardo delirante di un sogno
creato dall’ inconscio dell’artista. Per Dalì i due orologi
allungati ricordano che la durata di un evento può essere
dilatata nella memoria; mentre il terzo orologio deformato è il simbolo del modo in cui la vita distorce la forma
geometrica e l’esattezza matematica del tempo meccanico. Questi orologi deformi, perciò, rappresentano
l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere, nella
soggettiva percezione umana, assume una velocità e una
connotazione diversa che segue solo la logica dello stato
d’animo e del ricordo. Quante volte è capitato nella nostra vita che i secondi sembrassero minuti e i minuti
sembrassero ore, per esempio al primo appuntamento
mentre si attende l’arrivo con il cuore in gola e le farfalle
nello stomaco oppure quando il professore decide di interrogare senza programmate pescando nella scatola quei
dannati bigliettini; quei pochi istanti sembrano eterni
eppure si tratta di pochi secondi. Può accadere, però, anche al contrario; avendo la percezione che il tempo passi
più in fretta di quello che dovrebbe; come ad esempio
quando siamo con gli amici a divertirci o, stranamente,
quando l’ora di lezione ci sembra che voli e ci rendiamo
conto che ormai è l’ultima ora della giornata. Il tempo
può essere paragonato ad un bambino dispettoso che
appena pensi di averlo acciuffato è già scappato via.
Martina Barral, Sabrina Circosta, VB SPP
5
Il tempo nel tempo romano
di Alberto Sarti
Seneca ha un pensiero filosofico per certi aspetti controverso,
perché a volte è molto moderno e coglie delle verità valide
in tutti i tempi,mentre altre da
vero stoico, prende posizioni
molto severe. Ad esempio il
fatto di non perdonare chi sbaglia, neanche gli amici. Forse è
per queste posizioni che può
essere visto come un pensatore
arretrato. E’ comunque bello
trovare in Seneca e negli autori
antichi delle pillole di saggezza
che ci possono servire come
ispirazione e monito.
Seneca è un autore da studiare,
in particolare per il tema del
tempo. Perché le situazioni descritte da lui degli “Occupati”
si ritrovano ancora oggi in
chiave moderna e lui li rimproverava già nel I secolo. Ciò costituisce un valido motivo per
studiare latino: imparare dal
passato e provare a migliorarsi.
Il testo più significativo in me-
rito a questo argomento è la
prima epistola a Lucilio, perché va subito al nocciolo della
questione e riassume tutti gli
altri brani sul tempo che sono
contenuti nel De brevitate vitae
e nelle epistole. Il consiglio di
Seneca a Lucilio consiste nel
conservare del tempo per noi
Infatti diceva agli uomini del
suo tempo di non dedicare tutta
la vita agli incarichi pubblici e
cercare continuamente di migliorare la propria condizione
sociale, perché quando ci si
ritira a vita privata non si sa
quanto tempo resta per usufruire dei beni guadagnati. Quindi
è meglio avere del tempo per
sè un po' ogni giorno. Per esempio Seneca alla fine di ogni
giornata faceva una sorta di
bilancio morale in cosa si era
comportato bene e in cosa male, così da poter migliorare già
il giorno dopo. Forse il tempo
era ed è così poco considerato
perché passa inosservato e finché viviamo rimane a nostra
perché già molto ci viene por- disposizione. Ma Seneca a ritato via dagli altri che magari guardo scrive che pochi apchiedono un favore, ma con la prezzano il valore di ogni giorloro riconoscenza non ci pos- nata, perché gli uomini vedono
sono restituire il tempo che gli la morte dinanzi a loro ma gran
abbiamo dedicato. Non signifi- parte di essa e già alle loro
ca che non dobbiamo più fare spalle.
favori, ma non dobbiamo farci
Continua a pag. 23
consumare da mille impegni.
"Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero" -OrazioSono forse i versi più famosi della latinità. Nonostante siano versi di piu di 2000 anni fa, risultano di un’ attualità
sconvolgente. Cogli l'attimo, il momento, le gioie che si presentano OGGI, senza preccuparti troppo di ciò che è
stato e di cio che verrà, concentrati sul presente. Questo non è un invito a godere ma ad assaporare quell'attimo unico che non ritornerà più, consapevoli che tutto un giorno finirà. Il messaggio è che la vita, questo straodinario dono di Dio, degli dei, di Allah, degli astri o della semplice aggregazione di materia vada assaporata in
tutto e per tutto, giorno per giorno da ognuno di noi.
Non si tratta di agire d'istinto, ma si tratta di vivere appieno un momento speciale, una notte, uno sguardo diretto..qualunque cosa per la quale valga la pena di vivere anche solo per pochi, brevi ma lunghi istanti, consapevoli che ciò che possiamo modificare è solo il nostro presente. Questo è anche il messaggio che il professore
John Keating vuole trasmettere a ognuno dei suoi studenti nel film "L'attimo Fuggente". Le parole dell'eccentrico insegnante lasciano il segno in un gruppo di ragazzi, le cui vite vengono di fatto sconvolte dalla rivelazione
del significato del carpe diem, ed essi iniziano così a vivere appieno la vita.
Quindi, come disse Keating : "Coraggio, Ascoltate! Sentite?" "Carpe, carpe diem". "Cogliete l'attimo ragazzi!"
"Rendete straodinaria la vostra vita!"
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Alessia e Deborah IV B SPP
...letteratura tedesca
Rivolgiamo ora lo sguardo al panorama della letteratura tedesca...Qui incontriamo l'autore Michael Ende
che,attraverso una fiaba,esprime come,secondo lui,il tempo venga impiegato nella società occidentale moderna.
Questa fiaba,intitolata "Momo",tratta di una ragazzina (Momo) che fa sbocciare la fantasia dei suoi coetanei,é capace di riappacificare gli animi litigiosi,di far comprendere gli errori e trovare le soluzioni ai problemi.Tutto questo grazie
alla sua capacità di ascoltare.I suoi antagonisti,i Signori Grigi,mirano ad impadronirsi del tempo degli uomini.Ciò non
piace all'eroina Momo,che cerca di sconfiggere questa malvagità con tutte le sue forze...
Michael Ende,attraverso un simbolismo fantastico e immaginario,porta una feroce critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno,che grazie al suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l'obiettivo
della felicità delle persone e della qualità di vita.I l tempo rubato dai Signori Grigi è una metafora dei piaceri che si
ricavano dall'assaporare,nell'attimo,le piccole cose belle della vita.
Si tratta quindi di una storia avvincente e profonda allo stesso momento:un mix perfetto per una buona lettura!
Alina Herciu 3 C L
IL TEMPO PER IL DIRITTO
“Homo homini lupus” disse Hobbes, riferendosi all’innata tendenza dell’uomo a sopraffare i suoi simili.
La necessità, quindi, di tutelarsi dalla prevaricazione dei più
forti spinse gli uomini ad organizzarsi in società e a darsi delle
regole per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Nacque così il diritto (almeno per Hobbes)
Essendo il tempo una componente essenziale della vita umana,
il diritto non poteva prescindere da esso.
I) Si dice: “la legge non ammette ignoranza”, ma al tempo
stesso deve anche dare la possibilità ai cittadini di venirne a
conoscenza. A volte si commettono infrazioni senza che ne siamo consapevoli; l’ignoranza non è però una valida giustificazione per evitare di seguire la legge. Esistono infatti una serie di strumenti adibiti alla diffusione delle informazioni sulle norme giuridiche, informazioni che necessariamente devono precedere l’attuazione delle leggi stesse.
L’entrata in vigore di una norma deve essere anticipata dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; tra i due atti
deve obbligatoriamente intercorrere un periodo di 15 giorni, chiamato vacatio legis.
A maggior ragione la legge non può avere effetto retroattivo, come stabilito dall’art. 25 Cost., in modo tassativo per le
sanzioni penali :”Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”. Per gli altri ambiti la regola è contenuta in una legge “La legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha
effetto retroattivo” - art. 11 preleggi – quindi può essere derogata da una legge successiva.
II) In senso più ampio, il tempo assume in ambito giuridico una funzione di garanzia per quanto riguarda
l’applicazione dei diritti e la tutela costituzionale degli stessi. Un esempio può essere l’ampia discussione delle proposte di legge in Parlamento, che prevede l’intervento delle minoranze evitando così la dittatura della maggioranza / di un
partito, dando vita a una vera democrazia.
Tuttavia in alcuni casi sono necessarie norme tempestive che risolvano, almeno in parte, situazioni d’emergenza: si
tratta dei decreti legge formulati dal Governo. Anche in questo caso è comunque garantita la costituzionalità per il fatto
che tali decreti rimangono in vigore per soli 60 giorni, salvo conversione in legge a opera del Parlamento. Qui il tempo
limite di conversione costituisce una garanzia per evitare il prolungarsi a tempo indeterminato di una situazione, qualificata, di emergenza.
III) Il tempo svolge un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda l’acquisizione e la perdita dei diritti.
Per esempio l’art. 1158 C.C. sancisce l’usucapione dei beni immobili e dei diritti reali immobiliari: il possesso continuato per vent’anni di beni immobili e di altri diritti reali di godimento sui beni medesimi ne fa maturare la proprietà.
D’altro canto ci sono dei diritti prescrittibili: normalmente, tranne la proprietà, sono tutti i diritti disponibili, il cui mancato esercizio ne determina l'estinzione per prescrizione. Un'ipotesi diversa, sempre legata al tempo, è la decadenza, in
cui: Quando un diritto deve esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza, non si applicano le norme relative all'interruzione della prescrizione – art. 2964.
IV) Esistono infine diritti (soggettivi) antecedenti al diritto (oggettivo) stesso, che la legge deve unicamente riconoscere e garantire. Si tratta delle libertà inviolabili e dei diritti imprescrittibili, su cui il tempo non ha effetto perché da esso
prescindono.
Naomi Manuguerra, Erica Galliano VC SPP
7
PARTY ROCK AROUND THE CLOCK
Nella vita di uno studente l'unico strumento
capace di dar gioia è sicuramente la campaCIRO DI PERS 11 settembre
nella:”ordigno” dal suono stridente, ma allo
Nobile ordigno di dentate rote
stesso tempo importantissimo. Esso non divilacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
de semplicemente una pausa caffè da un'ala chi legger le sa: Sempre si more.
tra, ma determina il definitivo termine di
5 Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
un'altra giornata impegnativa a scuola, oppuné del fato spiegar meglio si puote
re la fine di un'ora di lezione- pesante o legche con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace,
gera che essa sia stata.
10 questo, che sembra in un timpano e tromba,
Alter ego della campanella è più semplicemi sfida ognor contro all’età vorace.
mente l'orologio, indispensabile nella vita di
E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace,
tutti i giorni: compagno fedele dell'uomo, ma
e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.
che scandisce anche il ritmo frenetico di questa nostra società.
Ciro di Pers ( 1599-1663) sicuramente previde ciò, quando compose “Orologio da Rote”. Il componimento in parte descrive alcune caratteristiche di quello che allora era sicuramente un oggetto meccanico che destava stupore.
D'altro lato i tratti descritti suggeriscono, per il poeta, richiami del tempo che fugge e alla
morte, che attende ogni essere umano. Questa era, in quei tempi di Controriforma, un'ossessione tipica di molti scrittori. Tempi cupi, che al giorno d'oggi, grazie al Cielo, si prospettano più luminosi, grazie a televisione, schermi HD, cellulari, tablet, internet, Ipod e Ipad.
Eppure molti di questi congegni ci ricordano continuamente che ora è, gareggiano in velocità fra di loro e coinvolgono inevitabilmente in questo anche noi.
Provate a guardare tutte le parole aggressive e cupe contenute in questi versi:certo Ciro non
era un allegrone, ma un po' di ansia tutte queste suonerie, sveglie, appuntamenti, campanelle scolastiche che non suonano mai, non la danno anche a noi?
Dunque Ciro di Pers ha espresso con il suo linguaggio funebre e pessimistico una verità indubbiamente eterna:il tempo corre più veloce di noi e ci porta via con lui.
Esistono tuttavia alcuni efficaci rimedi contro questa visione depressa e deprimente. Avete
presente “il trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo de' Medici?
L’orologio da rote
“Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia: / chi vuol esser lieto sia, / di doman non
c'è certezza.” / “Ogni tristo pensier caschi: / facciam festa tuttavia. / Chi vuol esser lieto sia,
di doman non c'è certezza.”
Perciò se qualcosa deve morire muoia dunque il pessimismo Barocco con le sue espressioni
noiose e tristi.
Viviamo invece Lorenzo de' Medici e i brevissimi sms:”a ke ora si fa festaccia sta se?”
Ah, Ciro de Per, ke cosa ti 6 Pers!
Alessandro Priolo IIAC
8
Leggend
o Petrarc
a
Correvo.
Correvo
nei prati.
Correvo
nelle stra
de.
Correvo
con gli alt
ri bambin
Il tempo
i. Ero libe
sco
ra.
Ora camm rreva, la felicità in
vadeva la
ino.
mia anim
Cammino
a.
verso un
futuro, in
La vita fu
c
erto men
gge e no
ns
tre
Mi ritrov
o sola e p ’arresta un’ora.
e
nsosa ne
Lo spazio
l mio rifu
occupato
gio,
dall’incer
Il tempo
tezza.
mi segue
Con sé la
paura
L’unico s
entiment
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Vividi e s
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emplici n
on riman e è l’amore
Nient’alt
g
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ro che ric
ordi.
Tempus fugit
Valeria B
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Grazie
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grazie a si susseguono uturo.
f
io
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z
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r
ll'ince
grazie a
mare
lascia il rto.
e
v
a
n
Una
el po
arriva n rà posto
quando
ce
bbio las un solo
u
d
il
ì
s
di
Co
bella.
cretezza
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“Tempus fugit”. Il tempo va, scorre inesorabile
e sembra sfuggirci via di mano. E noi siamo
sempre così affaccendati, così distrattamente
impegnati nella quotidianità che spesso lasciamo scivolare, senza accorgercene, la nostra
giornata tra mille preoccupazioni ed affanni
futili. Purtroppo la giornata è di sole 24 ore, e
nonostante si cerchi di trovare tempo per tutto
e tutti, inevitabilmente si è costretti a rinunciare a qualcosa. E’ una questione di “priorità”:
nell’ agenda della nostra vita cerchiamo di
inserire al primo posto ciò che più amiamo, ciò
a cui più teniamo e, di conseguenza, compiliamo la lista delle famose “cose da fare”.
Ecco, quindi, cosa mettono al primo posto nella loro agenda alcuni studenti:
 “E’ buffo dirlo, ma la mia priorità di vita
è mangiare: è la cosa che adoro di più fare e
che mi fa sentire bene e in pace con me stessa”
 “Potrei dirti, ad esempio, la mia famiglia.
O i miei amici. Ma tutte queste cose sono sempre in relazione a me stessa. Di conseguenza
faccio prima a dirti "Me stessa" , rischiando
anche di sembrare un pochino egoista e narcisista”
 “Io dedico la maggior parte della mia
giornata alla musica. E non potrei immaginarmi una vita senza di essa: sarebbe estremamente avvilente e vuota”
 “Seppure la mia agenda sia costernata
dagli impegni scolastici (che sono quelli che
riempiono la mia giornata), io vorrei dedicare
la maggior parte del mio tempo alla danza,
che è uno dei miei passatempi preferiti”
 “Al primo posto vengono senz’ altro i
contatti umani: la mia famiglia e, soprattutto, i
miei amici che mi danno sempre la forza di
andare avanti”
 “ A riempire la mia agenda sono senza
ombra di dubbio i miei mille impegni, che però
sono anche le cose che amo di più fare e a cui,
quindi, dedico più tempo”
“Rischiando di essere banale, ti rispondo la
mia famiglia. Nonostante a volte abbia voglia
di strangolarla, nonostante per i vari impegni
di tutti stiamo poco insieme, il momento più
bello della giornata è la cena, quando ci ritroviamo e raccontiamo cosa ci è successo durante la giornata”
Selene, 2Acl
Sidereus nuntius
A cura della prof. Bosaso
Quanto dura un anno-luce?
Alcuni anni fa una nota casa produttrice di orologi lanciò una
campagna pubblicitaria in cui comparivano immagini di
“momenti” via via più lunghi, concludendo con il viaggio di
una meteora che durava, appunto, un anno-luce regolarmente
registrato dall’orologio.
La pubblicità venne immediatamente ritirata: infatti a.l. viene
utilizzato per misurare le distanze, non il tempo!
N.B. l’anno-luce è una unità di misura usata in astronomia e
corrisponde alla DISTANZA percorsa nel vuoto dalla luce in
un anno, cioè 9,46 x 1015 m.
Buon compleanno!
Il calendario, cioè la suddivisione dell’anno in mesi, settimane
e giorni così come lo conosciamo noi oggi, compie quest’anno
430 anni: fu introdotto da papa Gregorio XIII nel lontano 1582.
Fino ad allora era in vigore il “calendario giuliano” introdotto
nel 46 a.C. da Caio Giulio (Cesare) su consiglio dell’astronomo
Sosigene, e inseriva un anno bisestile di 366 giorni dopo 3 anni
comuni di 365 giorni, con una media quindi di 365,25 giorni
l’anno.
Il termine bisestile deriva dal latino bisexstus, in quanto per risolvere il problema si conteggiava due volte il giorno
sesto prima delle Calende di marzo, allora inizio dell’ anno.
Con il trascorrere dei secoli si accumulò un ritardo sensibile di 10 giorni tra la datazione, gli eventi astronomici significativi come equinozi e solstizi, e le vicende stagionali come le semine ed i raccolti.
Per ovviare a tale inconveniente papa Gregorio XIII mise al lavoro una commissione di astronomi
( non astrologi... n.d.r.) ma fu il medico calabrese Luigi Giglio a proporre la soluzione immediata: a giovedì 4 ottobre 1582 seguì venerdì 15 ottobre 1582.
Calcolò inoltre che, per evitare successivi errori, fossero bisestili gli anni con le ultime 2 cifre divisibili per 4 e che
gli anni secolari fossero bisestili solo se con le prime 2 cifre divisibili per 4, per un totale di 24 giorni in più ogni
secolo, non 25 come era in uso.
Quindi fu bisestile l’anno 1600, ma non lo sono stati il 1700, il 1800 ed il 1900; il 2000 ( e c’eravate già tutti) è stato
un anno bisestile ed il prossimo secolare sarà il 2400.
(Peccato che molti grafici, basandosi sui dati del 1900, stamparono montagne di calendari del 2000 senza il 29 febbraio!)
Il calendario gregoriano sarà valido fino al 4137, poi occorrerà eseguire una nuova leggera correzione per andare al
passo con il tempo.
Intanto è stato preparato un calendario universale, molto apprezzato dalla Unione Astronomica Internazionale: 52 settimane organizzate in 4 trimestri di 91 giorni, con la domenica che inizia ogni trimestre; a questi 364 giorni si devono
aggiungere 1 o 2 “giorni bianchi”, cioè senza nome (semmai festivi, perché no?) per mantenere il ritmo della rivoluzione terrestre.
AFORISMI
-Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato,trascurano il presente,temono il futuro:giunti al momento estremo,tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.Seneca
-E' impossibile che un uomo si bagni due volte nel medesimo fiume,perché il fiume non è lo stesso e l'uomo non è lo
stesso uomo.Eraclito
-Eternamente e sempre esiste soltanto l'adesso,l'unico e sempre uguale adesso;il presente è l'unica entità che non
ha fine.Erwin Schodinger
-Non penso mai al futuro, arriva così presto. Albert Einstein
-Affera il tempo che passa e non fare affidamento sul domani. Orazio
-Ci sono molti modi di morire.Il peggiore è rimanendo vivi. Paolo Sorrentino
-Il Tempo...sto cercando di capire cos'è!E' che,ahimè,mi sa che non ho abbastanza tempo per riuscirci.Ioris Iorenzini
- Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben felice di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie. Albert Einstein
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I CALENDARI
Il calendario è un sistema creato per poter calcolare, suddividere e distinguere i vari periodi di tempo. Ciascuna
nazione è libera di adottare, come calendario ufficiale, il calendario che ritiene adatto in base alle proprie festività e usanze.
Quasi tutti i paesi occidentali e organizzazioni internazionali (ONU) utilizzano il calendario gregoriano. Questo, e il precedente giuliano, contano gli anni a partire dalla nascita di Gesù; gli anni precedenti a tale data sono
denominati avanti Cristo (a.C.) quelli successivi dopo Cristo (d.C.). In tempi passati sono stati utilizzati altri
eventi storici per segnare l'inizio della numerazione di un calendario: Fondazione di Roma, inizio impero di
Diocleziano. Per evitare il riferimento alla religione cristiana si sta diffondendo, sopratutto nei paesi Anglosassoni, la sostituzione della sigla a.C. e d.C. In favore di quella analoga ma con altro significato: ante Era Volgare
ed Era Volgare.
Nel corso del Medioevo tutti gli stati e le città dell'Europa Occidentale seguivano il calendario Giuliano ma si
differenziavano riguardo il giorno d'inizio anno; tra le date usate vi furono: il 25 Marzo, il giorno della Pasqua e
il 1° Settembre. In questo modo la numerazione degli anni variava così lo stesso giorno, in paesi diversi, poteva
corrispondere a periodi o anni diversi. Successivamente, grazie all'entrata in vigore del calendario gregoriano,
si tornò ad usare il 1° Gennaio come giorno d'inizio anno.
Esaminiamo ora tre calendari diversi fra loro; il primo è il già citato calendario gregoriano.
Questo calendario prende il nome da papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582; si tratta di un sistema di
calcolo basato sul ciclo delle stagioni. Questo calendario fu introdotto per sostituire il precedente giuliano che
presentava un problema in merito all'equinozio di primavera dovuto a un errore di calcolo. Con i sistemi di calcolo dell'equinozio allora i uso, la Pasqua sarebbe stata celebrata in estate; così papa Gregorio XIII formò una
commissione di esperti incaricandoli di modificare il calendario allora in uso. Alla sua modifica parteciparono
il medico calabrese Luigi Lilio, l'astronomo siciliano Giuseppe Scala e il matematico di Perugio Ignazio Danti.
Questa equipe basò il proprio lavoso sui calcoli e le misurazioni dell' astronomo Niccolò Copernico.
Il secondo calendario che prendiamo in esame è quello cinese.
I cinesi usano un sistema di calcolo basato su un ciclo di 60 anni chiamato: Ganzhi. Fino all'anno 1911 il ciclo
cominciava dal momento della salita al trono dell'imperatore. Tuttora ad ogni anno viene assegnato un nome
composto da due parti: una Radice Celeste e una Terrestre.
Le parole che costituiscono la Radice Celeste e quindi la prima parte del nome sono le seguenti 10:
Jia (abete), Yi (bambù), Bing (fiamma di legnao), Ding (fiamma di lucerna), Wu (collina), Ji (pianura), Geng
(armi), Xin (paiolo), Ren (onde), Gui (ruscelli).Le altre 10, facenti parte della Radice Terrestre sono:
Zi (topo), Chou (bue), Yin (tigre), Mao (coniglio), Chen (drago), Si (serpente), Wu (cavallo), Wei (pecora),
Shen (scimmia), You (gallo), Xu (cane), Hai (maiale). I nomi degli anni vengono formati prendendo al prima
Radice Celeste e la prima Terrestre e utilizzando i secondi,
terzi,...delle due liste. Quando s'arriva all'ultimo di un lista si
ricomincia dal primo di quella lista, in questo nome è possibile
creare 60 combinazioni di nomi: un ciclo completo.
Gli anni del calendario cinese non corrispondono a quello che
usiamo noi poiché varia la data del Capodanno; quello cinese Hsin Nien- dura quattro giorni e viene celebrato dopo che è
passata la prima luna nuova da quando il sole è entrato nel segno dell'Acquario: i nostri 21, 22, 23, 24 gennaio.
L'ultimo calendario che esaminiamo è quello babilonese.
Il calendario “standard” babilonese era basato sul ciclo lunare,
il susseguirsi dei mesi era stabilito dalle mutazioni della luna.
Manteneva sincronia con l'anno solare attraverso alcune intercalazioni. I dodici mesi in cui era diviso l'anno erano: nissannu, ayaru, simanu, du uzu, abu, ululu, tasritu, arahsamna, kislimu, tabetu, sabatu e addaru.
Il primo giorno dell'anno e di ogni mese corrispondeva all'apparizione della falce di luna a ovest dopo il tramonto del sole.
L'anno cominciava a primavera in corrispondenza a un evento
astronomico che probabilmente corrispondeva all'equinozio.
GLI ATOMI FANNO TIC-TAC
Nel 2012 il premio Nobel per la fisica è stato assegnato ai 68enni David Wineland, ricercatore all’Università
del Colorado, e al francese Serge Haroche, ricercatore presso l’“Ecole Normal Superieure”. Nonostante i pronostici, l’Accademia svedese non ha attribuito l’onorificenza al fisico inglese Peter Higgs, sebbene abbia teorizzato nel 1964 la famosa esistenza della “particella di Dio”, la cui tracce sono state rilevate pochi mesi fa
grazie agli esperimenti condotti con gli acceleratori di particelle al Cern di Ginevra.
I premi Nobel, impegnati nella ricerca dell’ottica quantistica, sono riusciti a intrappolare e in seguito ad osservare ioni, ossia atomi elettricamente carichi, servendosi delle particelle che compongono la luce, i fotoni. La
portata della loro scoperta è stata nel riuscire ad isolare le singole particelle dall’ambiente circostante: nessuno
prima di allora, infatti, era riuscito in tale esperimento senza distruggerle o privarle delle loro misteriose proprietà.
Il successo di questa scoperta ci potrebbe avvicinare sia al teletrasporto che ad applicazioni più concrete come
la produzione di computer e orologi quantistici: infatti, le oscillazioni di tali ioni sono così regolari che un orologio costruito ai tempi del Big Bang, dopo 14 miliardi di anni, avrebbe solo 5 secondi di scarto.
Oggi giorno, tuttavia, possiamo affidarci alla precisione degli orologi atomici, i quali si basano sulle oscillazioni compiute da atomi di Cesio133. Basandosi sulle differenze energetiche e sull’uguaglianza degli atomi,
dunque su proprietà intrinseche molto affidabili e stabili, questi orologi risultano poco sensibili a fenomeni
esterni, quali la variazione di temperatura e luogo in cui si trovano.
Proprio per questi motivi sono considerati campioni ideali di tempo e sono definiti assoluti : non necessitano,
infatti, a differenza degli ordinari orologi al quarzo, di confronti e tarature poiché fanno riferimento ad una misura di grandezza naturale, gli atomi.
Eleonora Aimaretti e Francesca Rinero 2A
300000 Km/s:
un limite irraggiungibile?
Un ragazzo di 19 anni lascia la propria moglie con
il figlio appena nato sulla Terra e parte su
un’astronave per un viaggio nell’Universo a una
velocità di 240000 km/s, circa 4/5 della velocità di
un fotone. Dopo 30 anni torna sulla Terra, ma sul
pianeta è passato più tempo, 30/√12400002/3000002 anni, esattamente 50 anni. Quindi il ragazzo avrà ora 49 anni, mentre suo figlio ne
ha 50! Questo, insieme a quello dei due gemelli di
cui uno parte per l’Universo viaggiando molto
velocemente, ma veramente molto, e ritorna sulla
Terra più giovane di suo fratello, è forse uno dei paradossi più famosi che riguardano la dilatazione del tempo. Il fatto che aumentando la nostra velocità il tempo scorra più lentamente, ma non solo, che le lunghezze si restringano e quindi che anche lo spazio
subisca una deformazione, ci appare veramente assurdo, proprio come appariva assurdo ai nostri antenati Romani che la Terra potesse non essere piatta, che potesse esistere qualcuno che camminasse “a testa in giù”. In realtà queste assurdità capitano ogni giorno,
ogni volta che ci muoviamo, ma siamo così distanti dalla velocità della luce che gli effetti non ci sono visibili, esattamente come non
si nota l’attrazione dovuta alla forza di gravità tra due oggetti, anche se molto vicini, perché l’attrazione della Terra è talmente forte
da sovrastare tutte le altre; o come non si nota l’attrazione tra due calamite a un metro di distanza. Più ci si avvicina alla velocità del
fotone più gli effetti diventano visibili: il muone, ad esempio, è una particella che vive in media 2,2 microsecondi, ma molte di queste particelle riescono ad arrivare dal Sole alla Terra, nonostante la luce ci impieghi ben 8 minuti, mentre a lui sono concessi solo
pochi istanti di vita; questo perché muovendosi a velocità molto elevate risente maggiormente della dilatazione del tempo e della
restrizione dello spazio, in modo da arrivare fino a noi. Ma cosa succederebbe se raggiungessimo o superassimo la velocità della
luce? Ottenere ciò è impossibile perché richiederebbe energia infinita, ma a parte questo trascurabile particolare procurerebbe molti
vantaggi. Innanzitutto si potrebbe viaggiare nel tempo, che non sarebbe affatto male, ma si potrebbero raggiungere anche traguardi
importanti per la storia dell’umanità, come evitare di invecchiare o addirittura sfuggire alla morte. Purtroppo, finché non arriverà
uno sprovveduto che, non sapendo che è impossibile, risolverà questo problema, questo “problema” rimarrà un guaio. Cos’è la relatività allora? Beh, ci diceva Einstein, il grande genio che per primo la formulò: “Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una
bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora..
Questa è la relatività.”
Matteo Bonino 1C Classico
12
2021: Odissea nel tempo
Quando parliamo di macchina del tempo ci viene alla mente il film “Ritorno al futuro” e
l’automobile con la quale il protagonista riesce a spostarsi nel tempo a suo piacimento. La
comunità scientifica, più seriamente, considera la possibilità di manipolare il tempo seguendo i dettami della teoria della relatività. Essa ci indica due metodi per viaggiare nel
futuro. Il primo è muoversi ad altissima velocità, prossima a quella della luce, sfruttando la
distorsione del tempo dovuta al moto, prevista dalla relatività ristretta. Il secondo metodo è
suggerito dalla relatività generale, formulata da Einstein nel 1916, che estende la relatività
ristretta e include gli effetti della gravità sullo spazio-tempo. La sorprendente conclusione
di questa teoria è che la gravità rallenta il tempo. Per spostarsi nel futuro, basterebbe sfruttare campi gravitazionali molto più intensi di quello terrestre, come quelli esercitati dalle
stelle di neutroni.
La relatività consente anche il viaggio nel passato. Per la relatività generale, infatti, lo
spazio-tempo può essere curvato fino al punto di riconnettersi con se stesso, e quindi creare curve chiuse sia nello spazio sia nel tempo. Il primo a tracciare curve temporali chiuse
fu un amico di Einstein, il grande logico e matematico austriaco Kurt Gödel. Gödel risolvendo le equazioni della relatività che descrivono i campi gravitazionali, scoprì che nello
spazio era possibile trovare orbite che si avvolgono a spirale in un universo in rotazione.La
sua soluzione presupponeva però che l'universo fosse in rotazione, mentre oggi si ritiene
che l'universo non ruoti, pertanto non è applicabile. Una delle idee più recenti sono i ponti
di Einstein-Rosen o wormhole (cunicolo di tarlo), termine coniato dall'astrofisico americano John Wheeler. Un wormhole è una "scorciatoia" nella struttura dello spazio che permette di collegare due punti molto distanti, prima che la luce abbia avuto la possibilità di passare dall’uno all’altro, e quindi è un modo per tornare indietro nel tempo attraverso una
scorciatoia nello spazio.
La velocità della luce infatti è un limite invalicabile. Niente, neppure le informazioni, possono muoversi più velocemente. Se noi riuscissimo ad arrivare in un luogo prima che siano arrivate le notizie del nostro punto di partenza compiremmo un viaggio a ritroso nel
tempo. Infatti, poco dopo essere arrivati, verremmo raggiunti dal nostro passato o, se si
preferisce, ci raggiungerebbero le informazioni del tempo in cui siamo partiti.
Ma come facciamo a pervenire prima delle informazioni, se queste viaggiano alla velocità
della luce? Prendiamo una scorciatoia che la luce non conosce e facciamo meno strada. I wormhole sono proprio questo: scorciatoie tra due
punti dell'universo che la luce non percorre. Ma
è possibile creare wormhole a piacere? Serve
qualcosa che si opponga alla forza di gravità e
tenga il cunicolo aperto. La soluzione è l' antigravità. La materia anti-gravitante (prevista fra
l'altro dalla stessa teoria generale della relatività) permette di tenere aperto il wormhole. Il
wormhole potrebbe essere una risorsa in futuro
per i viaggiatori del tempo, in quanto costituisce una macchina del tempo a tutto gli effetti.
Paolo Cirrincione Pazè e Matteo Villosio 1C c
13
Catturare il tempo
Nella realtà odierna niente è più misterioso del
tempo; esso è la più grande e inarrestabile forza
dell'universo, ma questo non basta per spiegare
tale fenomeno. In sostanza l'uomo non conosce
parole per affrontare questo argomento. In parole
povere potremmo peró definire il tempo come un
attimo fugace. Questo tema viene affrontato da
parecchi grandi del passato: per esempio secondo
Catullo bisogna vivere con intensità e godimento
ogni attimo della vita, per Orazio si deve vivere la
vita giorno per giorno senza proiettarsi troppo nel
futuro o nel passato ma cercando di apprezzare il
presente.
Questo argomento peró non è solo stato trattato
dalla letteratura ma da diverse arti quali pittura,
scultura, musica, ecc…
Per esempio, per quanto riguarda la musica, il
tempo è determinante per incastrare tra loro le
note con le pause e creare melodie. Esso è da sempre qualcosa di incontrollabile, qualcosa di immensamente più grande dell'uomo, ma, nonostante
ció, l'uomo ha da sempre una specie di mania del
controllo: l'essere umano vorrebbe poter tenere il
mondo in pugno, ma ovviamente non è possibile
avere il controllo di tutto ció che ci circonda. È possibile, peró, controllare il tempo,
anche solo per poco?
C'è chi pensa che sia possibile. Per fare un
esempio, Jovanotti, in una sua canzone
dice: "Tempo, ti frego e con il ritmo ti
catturo, E ti chiudo in una ritmica di
aspetto molto duro , E ti organizzo in
battute in quattro quarti, Allora non avrai più tempo di liberarti".
In questa strofa emerge la convinzione (o speranza) del cantautore sul fatto che il tempo possa in
qualche modo essere catturato.
C'è chi invece sostiene che l'uomo, nella sua battaglia contro il tempo, parta già da sconfitto: i Pink
Floyd pubblicano nel 1973 la canzone "Time".
Questa canzone descrive il modo in cui, spesso,
nella gioventù, ci si lascia scivolare addosso il
tempo e ci si rende conto troppo tardi del tempo
perduto. Non ci resta, quindi, che rincorrerlo, ma
senza mai riuscire a raggiungerlo. Diventa, quindi,
impossibile catturare il tempo, anche solo per un
attimo. E, proprio perchè è impossibile catturarlo,
bisogna cercare di vivere la vita al meglio.
Qualunque sia l'affermazione corretta, di una cosa
siamo certi: il tempo forse non si puó controllare,
ma si puó conservare; possiamo conservare il passato nei nostri ricordi, che sono una delle cose più
preziose che possediamo.
Martina Mesa, Claudio Charrier, IV B SPP
Il
te
mp
od
Riflettendo sul tempo, magari con l’ausilio della nostra
ell
am
usi
playlist preferita, non possiamo che essere portati a pensare al
ca
ritmo. Che cos’è e soprattutto perché è così coinvolgente? Perché mentre ascoltiamo una canzone, quasi istintivamente, iniziamo a tamburellare con
le mani o a muovere la testa a tempo?
C’è solo una risposta a mio parere: il ritmo è dentro ognuno di noi. Dal momento in cui nasciamo all’ultimo istante della nostra vita il cuore non smette
di pulsare ed esattamente come la base ritmica di una canzone ci tiene in vita
e dà un ordine al tempo che scorre. È proprio questo che rende il ritmo universale, non esiste infatti genere musicale di cui non sia la base. Dal rock alla
classica, passando per rap, house, hip hop ed ogni genere che ci venga in mente non c’è artista che non sfrutti le regole del ritmo per scrivere musica.
Due esempi importanti, entrambi artisti contemporanei di successo, possono
essere Dave Grohl e Skrillex. Il primo appartiene all’ambito della musica rock
il secondo è un famosissimo dj che penso non necessiti di presentazione.
Quello che è interessante è che entrambi, pur appartenendo ad ambiti musicali
molto diversi, sono stati capaci di far diventare il ritmo parte fondamentale
della propria vita: Dave Grohl come batterista dei Nirvana e fondatore/voce/
chitarra dei Foo Fighters, Skrillex con la pubblicazione di alcuni pezzi e collaborazioni che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.
Il loro successo è testimone del fatto che il ritmo è qualcosa di meraviglioso
ed al contempo coinvolgente che fa sì che la musica ci faccia ballare, cantare e provare le emozioni più diverse senza un motivo vero e proprio.
Alessandro Giorello IIAC
Ritmo: una questione di cuore
Il tempo in Guccini
Ciao a tutti!! Dato che in questo numero di Onda d’urto il tema portante sarà il tempo, ho deciso di proporvi l’esperienza di un cantautore
italiano, il grande Francesco Guccini.
”Il tema”, brano contenuto nell’album “l’isola non trovata” pubblicato a
dicembre del 1970 è molto significativo, quasi un manifesto di quello che
sarà il filo conduttore delle sue opere: egli si pone come osservatore e
analizza la sua esistenza e la realtà che lo circonda”cantando il tempo
andato”.
Questo inevitabilmente lo porterà ad una ricerca retrospettiva che attraversa tutta la sua esistenza e le sue esperienze, cosa molto evidente in
alcuni suoi lavori tra i quali spicca l’album “Radici”.
In un passaggio del brano che dà il titolo a questo lavoro egli si rivolge al
passato dicendo “… e tu ricerchi là le tue radici, se vuoi capire l’anima
che hai …”.
In molti altri brani ritorna sulla sua gioventù, negli anni ’60, rivendo con
cruda nostalgia l’impegno politico (Eskimo) e le inevitabili delusioni e
disillusioni che ne possono derivare, che si intrecciano con quelle del lavoro e della propria vita (L’avvelenata).
Guccini oltre che cantautore, ha insegnato lingua italiana alla Dickinson
College di Bologna, e questo gli consente di andare anche oltre la sfera
personale, rileggendo e reinterpretando vicende che hanno segnato profondamente il secolo scorso. “Auschwitz”, è diventata un simbolo della
tragedia dello stermino degli ebrei nei campi di concentramento nazisti,
“La locomotiva” che riprende il mito dell’illusoria vendetta anarchica dei
primi del ‘900, “Bisanzio” che rilegge la capitale dell’impero romano
d’oriente e via così, chi ha voglia di cercare ne troverà molte altre. Personalmente penso che il tema del tempo non sia mai stato oggetto di così tante produzioni musicali in un unico artista,
anche se c’è da dire che questo è un tema molto caro all’autore, nel quale riesce a dar valore alle piccole cose. Vi lascio
dandovi un consiglio: se mai dovrete ascoltare o per costrizione o per piacere Guccini, provate a analizzare la vostra
vita, cio’ che vi ricordate, e vedrete che nelle canzoni di Guccini troverete esperienze, descrizioni molto simili agli eventi della vostra vita, dei quali non avete mai avuto interesse, ma che in Guccini assumono grande importanza.
Davide Alovisio VB SPP
14
Ripensandoci … in USA un anno fa
E` quasi Natale, sono in Italia, con tutta la gente che l’anno scorso mi mancava, ho
diciott’anni, faccio finalmete quinta superiore, e qualche volta non mi sembra ancora
vero che i famosi dieci mesi negli USA siano gia` passati e finiti da un pezzo Quando
stai per partire e` un tornado di preparazioni, decisioni, saluti..e tra una cosa e l’altra,
armata di vestiti, dizionario e foto, ti ritrovi su un aereo, e poi dall’altra parte del mondo, circondata da sconosciuti che mettono il sale sugli spaghetti invece che nell’acqua e,
giustamente, pensano ,visto che sono italiana, che io abbia una comodissima gondola in
garage.
Le prime settimane volano, le novita`, la famiglia, la scuola, la gente che dice cose assurde mangiandosi le parole ( in cui solo dopo un po’ cominci a riconoscere il famosissimo inglese!) e ora
sono gia` tornata, e tanti saluti Stati Uniti. Dico “gia`”, ma solo ora..quando ero la` nei momenti piu` difficili sembrava che quel “gia`” non dovesse mai arrivare, altre volte quasi senza rendermene conto mi ritrovavo con settimane e poi mesi alle spalle, e alla fine tra diploma, balli e valige troppo piene, sono tornata a
casa.
Ora mi ritrovo a guardare indietro, a rileggere i mesi vissuti e l’esperienza in se`. E` bello, a conti fatti, poter ringraziare per le tante opportunita` ricevute, per una seconda famiglia che mi ha accolto come una figlia, per aver fatto amicizia con gente da tutto il mondo, per aver conosciuto la vera cultura statunitense,
con i suoi pro e i suoi contro, per aver conosciuto meglio me stessa.
A distanza di mesi riesci a rivedere le cose diversamente, le cose che magari, mentre le vivevi, giudicavi
negativamente che invece poi si sono rivelate positive, o viceversa, le cose che avresti potuto fare meglio o
quelle in cui ti rendi conto di aver veramente superato te stessa. Sono stati 10 mesi belli, che mi hanno aiutata a crescere in tanti sensi e a capire un po’ di piu` la metafora dell’arazzo: se lo guardi da vicino vedi
solo tanti fili l’uno attacato all’altro senza un senso apparente, ma se poi ti allontanerai un po’ vedrai che
quei fili colorati e diversi, insieme, formano un bellissimo disegno. Anche se qualche volta, o forse sarebbe
meglio dire spesso, non capiamo il senso delle cose che ci accadono, se non sappiamo dove andare, o perche` abbiamo fatto certe scelte...forse la cosa migliore che possiamo fare e` vivere al massimo delle nostre
forze e delle nostre possibilita` il presente in cui ci troviamo. Raccogliere ogni piccolo consiglio, sbaglio o
domanda dentro di
noi e vivere l’oggi al
meglio, poi, a momento debito, quando
avremo la possibilita`
di guardarlo da lontano, il passato avra`
un senso e il futuro si
stara` gia` formando.
Sara Innocenti,
V B SPP
Differenze culturali
Di Emanuela Batir
Come tutti sappiamo, fra i vari Paesi vi sono differenze culturali che possono essere evidenti oppure no.
Ogni Paese è ovviamente caratterizzato da vari cliché che con il tempo sono diventati conosciuti in tutto il mondo. Basti
pensare all’Italia: chiedete ad un qualsiasi straniero cosa sa del Paese e lui sicuramente inizierà a parlarvi di strade
strette, dialetti napoletani, pizza, caffè e ovviamente dei “romani di Roma”… tutti gli italiani sanno che l’Italia non è
solo questo. Ciò è valido anche per altri Paesi. Prendiamo la Romania come esempio: chi di voi (oltre ai rumeni) sa
qualcosa su questo Paese che non riguardi solo Dracula, Dacia, vampiri o draghi? Dubito che siate in molti, perciò
provvedo subito ad informarvi sulla sua cultura.
Innanzitutto sappiate che anche la Romania è suddivisa in regioni –nove per la precisione- e che ognuna di esse ha
delle proprie tradizioni, nonostante ciò queste varie “culture” si assomigliano perciò non dovrebbe essere difficile descriverle.
Parliamo del Natale (ormai vicino): mentre in Italia ci si limita alla festicciola in famiglia o con gli amici, in Romania
questa festività è più “natalizia”. Avete presente i film americani in cui tutti vanno a cantare canzoni di Natale di porta
in porta?
Continua a pag. 23
15
2013: l’anno del dopo profezia (Siamo sopravvissuti?)
Ed ecco che, come ogni anno da sempre, bisogna salutare il nostro compagno il “2012” per presentarci al meglio al “2013”. Prepariamoci allora in anticipo per accogliere l’anno nuovo che, chissà, potrà offrirci dei momenti
veramente speciali.
Iniziamo con degli auguri di buon compleanno: infatti il prossimo anno il grande poeta italiano Boccaccio avrebbe compiuto…
700 anni! 150 anni fa invece nasceva un altro poeta, il noto Gabriele
D’Annunzio, nato il 12 marzo 1863 nella città di Pescara.
Non bisogna però dimenticare che il 4 febbraio 1913 il tredicesimo Dalai Lama dichiara
l’indipendenza del Tibet e che, sempre cent’anni fa, il 6 novembre Mahatma Gandhi viene arrestato
durante una delle sue proteste pacifiche.
Purtroppo però si devono ricordare fatti che, se si potesse tornare indietro, avremmo impedito in ogni
modo. Il 9 ottobre 1963 ci fu la caduta della diga del Vajont (Trentino) con un numero di vittime che
tocca le 2000 persone, mentre venerdì 22 novembre dello stesso anno, J.F.Kennedy morì durante un
corteo a Dallas, assassinato con un colpo di pistola alla testa da Lee Harvey Oswald.
Per riprenderci un po’, trasferiamoci in Brasile, dove tra il 23 e il 28 luglio si festeggerà la 28^ Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.
Ah già! Come dimenticare? Dopo la sconvolgente notizia della fine del mondo nel 2012…
l’appuntamento è rimandato al prossimo anno, quando una gigantesca eruzione solare scatenerà una
tempesta magnetica sulla Terra e ci sarà un black-out totale con pesanti crolli sull’economia delle
telecomunicazioni. E se non moriamo tutti per questa eruzione, diamoci appuntamento al cinema per
festeggiare i vent’anni di Jurassic Park che ritorna sul maxi schermo in 3D!
Greta Gontero 5^a g
Esiodo, hai tempo?
(continua)
Più o meno un tono simile aveva
Mimnermo, altro grande ottimista:”Meglio morire quando non avrò più cari gli amori segreti e il
letto e le dolcissime offerte, che di
giovinezza sono fiori effimeri per
gli uomini e le donne”. Dai, Mimnermo, non ti abbattere. Ci sono
tante cose che si possono fare da
vecchi: guardare gli scavi in
strada, imparare finalmente a
giocare a belote, ricandidarti,
organizzare festini ad Arcore…
la
vita
non
finisce
a
settant’anni! Riferimenti politici a
parte, è interessante notare come il tempo sia sempre stato un nodo di riflessione importante per gli uomini, già dagli
albori della letteratura, e come tutti noi, in fondo, abbiamo un po’ gli stessi problemi,
chi più chi meno. E forse, un po’ di lettura di quelli che li hanno affrontati prima di noi potrebbe fare
bene a ciascuno: nel peggiore dei casi, si ripassa un po’ di Italiano. Oh, salve Onorevole Isidori! Vuole
darci la sua illuminante opinione? "Il carcere è un penitenziario... non è un villaggio di vacanza... si deve scontare la sua pena perscritta... che gli aspetta... lo sapeva prima fare il reato... io ritengo come Lega... di non uscire prima della sua pena erogata, grazie”. Davvero illuminante. Purtroppo.
Lorenzo Giraudo, III A Cl.
16
Il tempo del cinema
Anno 1600, un monaco tedesco, Kierker, inventa uno stano marchingegno,
una sorta di antenato del proiettore moderno, la “lanterna magica”. Anni
dopo, nel 1895, i fratelli lumiere brevettano la macchina da presa e girano
il loro primo film, “L’arrivo del treno alla Ciotat”; uno sceneggiato di pochi minuti, in bianco e nero. Un unico breve spezzone che provocò il panico più assoluto tra gli spettatori. Tra il 1902 e 1914 furono girati i primi
film di fantascienza (come “Il viaggio nella luna”), emerse il cinema
d’azione e i primi film di carattere storico (colossal). In seguito, nacque il
film sonoro e si diffuse il technicolor.
Dieci minuti
Cosa può succedere in un piccolo lasso di tempo? Che cosa “riesce a riempire l’inesorabile minuto”(R. Kipling)? Questi sono i presupposti su cui si basa “Memento”, un film del 2000 di
Christopher Nolan. Il protagonista, Leonard Shelby, è affetto da memoria breve termine e la
durata esatta di quest’ultima è di pochi minuti, precisamente dieci. La sua vita procede già normalmente in modo difficoltoso, ma, come se non bastasse, è intenzionato anche ad indagare
sull’assassinio di sua moglie e sul trauma che, in passato, gli ha provocato la particolarissima
patologia che lo affligge. Il film procede in modo tortuoso ed avvincente; l’ansia che provoca
ogni perdita della memoria spinge il pubblico ad attendere in trepidante attesa l’ennesimo colpo di scena. <<Un’ “inquietante favola” che si basa sulla forza del protagonista>> sostengono
gli autori del “il Morandini”, mentre, secondo “il Farinotti”, Leonard <<interagisce inutilmente di fronte ai due tempi del racconto (presente e futuro) scrivendo, ma sopravvive agli eventi>>. Un azzardo? Forse… o forse il parto di una mente geniale, l’indizio di un fenomeno rivoluzionario… beh, una cosa è sicura, solo vedendolo potrete decidere.
Lucrezia Simondi II A C
UN PASSO NEL PASSATO: I grandi remake
Anche la storia del cinema fa da sempre dei salti nel passato: è infatti costellata di rifacimenti di vecchi film.
Pensiamo a Dracula, noto film dell’orrore, che è stato ripreso dall’originale del 1922 creato
da F.W. Murnau, in diversi film, dal Dracula di Tod Browning (1931), a quello di Terence
Fisher del 1958 in cui il vampiro mostra per la prima volta i suoi famosi canini “sanguinari”,
fino alla versione del 1992 ad opera di Francis Ford Coppola. Ma con Dracula anche altri
film sono stati riportati sul grande schermo due o tre volte: ne è un esempio Quasimodo (a
noi noto come il gobbo parigino della Disney) che nacque da un’opera di Victor Hugo centrata su questo brutto, gobbo e infelice individuo. Infatti già nel 1923 Wallace Worsley girò
“Il gobbo di Notre Dame” con dei trucchi di scena spettacolari, poi nel ’39 uscì “Notre Dame”, seguito da “Notre Dame de Paris” del 1957.
Altro personaggio da ricordare è il rattoppato Frankenstein ideato dalla scrittrice Mary Shelley. Ci sono in realtà tre versioni comprese tra il 1910 e il 1922 che vogliono dare i natali al
film originale, ma la critica considera la prima quella di James Whale del 1931. Tra i remake
non si può non mettere il divertente “Frankenstein junior” girato da Mel Brooks e
“Frankenstein di Mary Shelley” (Kenneth Branagh-1994).
È quindi chiaro che i mostri piacciono e, nonostante siano stati ripetuti diverse volte, continuano a mantenere negli anni il loro fascino e la loro giovinezza.
17
Greta Gontero VA ginnasio
SUPPLEMENTO D’ANIMA
Il gruppo di Amnesty International del Porporato
Mamma, e i bambini?
Mamma, e i bambini? Potrei origliare in
una conversazione tra madre e figlio, quando la signora sui quaranta avrà raccontato
al figlio di otto anni, castano, già con gli
occhiali sul naso e i lego riposti disordinatamente nella scatola, che tutti, lei, suo
padre, il padre di suo padre e il nonno della
zia di sua nonna, anzi forse lui ancora no,
sono nati sapendo di possedere delle cose
intoccabili, che gli avrà poi detto chiamarsi
diritti. Diritto. Umano, avrà forse aggiunto.
Qualcosa che rende la tua vita felice, senza
la quale saresti triste, ma veramente triste,
non come quando perdi un pezzo
dell’astronave o ci sono gli spinaci a cena.
Mamma, e i bambini? Lei si sarà trovata
un attimo imbarazzata di fronte a tale domanda. I bambini, avrà balbettato presa in
contropiede, vedi, i bambini hanno dovuto
impegnarsi molto più degli adulti. Perché?
Perché vedi, gli adulti bene o male hanno
sempre capito di essere importanti, ma i
bambini no, un tempo erano, come dire,
adulti imperfetti, come se il tuo robot non
avesse ancora raggiunto l’ultima trasformazione. Il piccolo avrà fatto una faccia poco
convinta. Poi sono nate le scuole, quelle
vere e per tutti e le idee sono un po’ cambiate, anche gli adulti forse sono un po’
cambiati. E poi sono passati tanti anni e…
Vedi questa pagina, avrà chiesto affettuosamente dopo aver sfogliato un quaderno
comprato per leggere piccole informazioni
su trattati internazionali sui diritti umani,
questo foglio si chiama Convenzione dei
Diritti dell’Infanzia. Devi sapere, avrà probabilmente accarezzato il viso del bambino
che iniziava a dare i primi segni di volersi
alzare, che un organismo importante chiamato ONU nel 1954 aveva chiesto che tutti
gli stati del mondo creassero una giornata
speciale per i bambini. Sì, speciale solo per
loro, gli avrà ripetuto. Cinque anni dopo, il
20 novembre 1959 iniziò a valere un’altra
carta, chiamata Dichiarazione dei Diritti
del Fanciullo, e trent’anni dopo un’altra
ancora, la Convenzione che ti mostravo
prima, ricordi? Il bambino avrà annuito
deciso, interessato a tutti quei fogli che sua
madre diceva essere grandiosi. Ma quindi i
bambini sono importanti? Nella sua mente
si saranno incrociati una punta di ingenuo
orgoglio e di soddisfazione. Sì, anche se lo
hanno capito tardi, avrà esclamato divertita
la madre. I bambini non sono piccoli adulti,
sono creature importanti tanto quanto i
grandi con la lunga barba, e anche se non
lo sanno, tanto quanto imparano dagli adulti lo restituiscono insegnando stupefacenti
lezioni di vita. Si sarà lasciata andare forse
ad un abbraccio, per poi concludere,
l’educazione dei bambini, compresa una
cosa difficile come l’educazione ai diritti
umani di cui ti parlavo, è lo strumento per
noi adulti di aiutare voi bambini a superare
le migliaia di difficoltà con cui entrate in
contatto senza saperlo, e per pian piano
accompagnarvi in una crescita sana e digni-
tosa. E non è finita qui, avrà subito ripreso,
dopo un momento di silenzio, guardando
negli occhi il figlio, perché un giorno sarai
qui al posto mio e racconterai che mai un
bambino nasce senza questa cosa che abbiamo chiamato diritti umani e che mai un
bambino deve essere messo al secondo
posto. Ora vai a giocare, è un tuo diritto,
avrà infine concluso la madre, dopo un
discorso apparentemente durato ore ma in
realtà consistito in pochi rapidi minuti,
brevi ma che dopo qualche anno avranno
contribuito a far crescere un individuo e
l’intera società nel rispetto tanto del vicino
quanto del lontano, con la voglia ancora di
credere nelle persone e nel domani, non
arreso al vittimismo di chi pensa di aver
vissuto abbastanza per poter anche solo
intravedere dei cambiamenti nel modo di
alzarsi la mattina, di camminare il pomeriggio e di coricarsi la sera. I bambini! Senza i
bambini a chi insegnerei quanto essi sono
importanti? Avrà alla fine pensato la signora sui quaranta, prima di chiudere il quaderno e mettersi a cucinare la cena.
Riflettiamo
Si avvicina la fine del 2012, a breve tutti saremo impegnati a festeggiare e nei nostri animi nasceranno tante nuove aspettative per
l'anno nuovo. Libera quest'anno ha ottenuto numerosi risultati, e l'anno si concluderà con un ultimo seminario di tre giorni, dal 6 all'8
dicembre a Torino, inerente la legalità e la conoscenza che ne hanno i più giovani. Il nuovo anno si prospetta sotto il segno della crisi,
ma le organizzazioni mafiose non smetteranno per questo i loro affari loschi! L'espansione della 'ndrangheta in Piemonte ha raggiunto
numeri sempre più preoccupanti e si trova sotto il mirino delle autorità,invece, i cosiddetti territori "vergini" sono i nuovi bersagli
delle organizzazioni, le quali si comportano sempre più come uomini di affari e sempre meno come mafiosi. Insomma i tempi son
cambiati e l'onore non sempre esser più un valore nemmeno per la mafia. Oramai anche in questo campo il denaro è divenuto l'unico
"amico" da non tradire. Questa rapida analisi ci permette di comprendere che le organizzazioni mafiose non compiono più grandi
strage di sangue per poter continuare a muoversi nell'ombra, ma proprio per questo motivo è più difficile comprendere quali siano le
"lavatrici" di denaro sporco e di traffici poco chiari.
Vi invito quindi a continuare a mantenervi informati, ad esaminare a fondo ogni evento e a domandarvi il perchè degli avvenimenti.
La parola all'ordine del giorno del 2013 deve essere "legalità", ogni azione deve essere legale e trasparente, dove c'è nebbia c'è illegalità.
Chiara Perrone
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Artisti e campioni tra noi
Un grande bis: dopo averla intervistata due anni fa, ci facciamo raccontare da Cecilia Salvai, ex allieva, come sia
essere una campionessa esordiente in uno sport così bello e così poco valorizzato come il calcio femminile. Chissà che
un giorno non la vedremo in televisione mostrare sul campo la grinta e il carattere dimostrati nelle risposte…;)
Per una volta, iniziamo l'intervista non parlando di sport: da ex allieva, ti manca il Porporato?
Sì e no. Mi manca forse un po’ la solita routine quotidiana, i prof, i compagni, la solita aula e tutto il resto; ma
d’altra parte credo che 5 anni siano stati per me più che sufficienti e non so come avrei fatto ad andare avanti ce ne
fosse stato un sesto, forse anche per i numerosi impegni avuti che a volte mi hanno un po’ complicata l’attività scolastica, ma questo non è stato sicuramente un “peso”.Quindi sono contenta di aver iniziato una “nuova fase” della mia
vita, senza nulla togliere ai 5 anni passati in questo Liceo.
Per chi non avesse letto la tua precedente intervista, riassumici la tua carriera sportiva.
Ho cominciato a giocare quando avevo 6 anni e fino ai 14 ho giocato in squadre maschili, prima nel Roletto e poi nel
San Secondo. Durante l’ultimo anno al maschile ho avuto modo di svolgere qualche allenamento con la squadra femminile della Juventus e con quella del Torino, oltre che disputare il Torneo delle Regioni u15 con la maglia della Rappresentativa regionale femminile Piemonte e Valle d’Aosta.Con l’inizio del Liceo è cominciata per me un’altra nuova
avventura: il calcio femminile. Quindi ho giocato 2 anni nel Real Canavese Chivasso femm che militava in serie B, per poi passare al Torino femm grazie al
quale ho avuto la possibilità di giocare per 3 anni nella massima categoria italiana (serie A) e disputare quindi un campionato nazionale. Da settembre, infine, vesto la maglia del Lugano femm che disputa un campionato in seconda
divisione in Svizzera, ma con la quale si punta a raggiungere la massima categoria. Dal 2009 inoltre faccio parte della Nazionale Italiana, giocando un Campionato Europeo con l’u17 e altri due con l’u19, mentre a luglio-agosto scorsi
sono stata in Giappone per disputare il Campionato del Mondo u20. A settembre sono stata convocata (inaspettatamente) per prendere parte ad uno stage
con la Nazionale A, guidata da Antonio Cabrini, durante il quale ho anche avuto modo di fare il mio esordio nella partita contro la Grecia ad Atene.
Il calcio femminile non è molto popolare in Italia: come mai hai scelto
questo sport?
Quando ho cominciato a tirare i miei primi calci al pallone, a 6 anni, ovviamente non sapevo com’era e cosa avrebbe voluto dire giocare a calcio per una ragazza, lo facevo e lo faccio tuttora per pura passione e grande divertimento, non
per altri interessi (economici ad es.). Purtroppo in Italia il calcio femminile non
è valorizzato, forse a causa di un po’ di “maschilismo calcistico”, perché si ritiene che il calcio sia un sport per uomini, ma vista la situazione del calcio italiano attuale, potrei rispondere che nemmeno loro sono in grado di trasmettere quelli che dovrebbero essere i valori di uno sport, ma non mi voglio dilungare
su questo. Io ho cominciato perché andavo sempre a vedere le partite di calcio di mio cugino, due anni più grande di
me e poco per volta ho capito che dovevo buttarmi anche io in quel mondo, perché ne ero affascinata. Così un giorno
andai al campo per allenarmi per la prima volta con una squadra e ancora adesso ringrazio me stessa per averlo fatto.
La tua prima partita in nazionale under 17 è finita 7 a 0: com'è stato vincere una partita con così grande vantaggio?
Bellissimo ovviamente, anche se la squadra avversaria non era tanto competitiva, come si può dedurre dal risultato.
Ma per me era non tanto un traguardo, quanto un perfetto punto di partenza, quindi la gioia non poteva sicuramente mancare.
Quali sono, secondo te, le qualità indispensabili che deve avere un difensore come te?
Chi gioca difensore esterno di solito è dotato di qualità di corsa soprattutto, perché deve ricoprire una parte ampia
di campo e perciò deve essere in condizioni per farlo. Per il resto serve a un difensore ciò che serve a qualunque altro
giocatore: qualità tecnico-tattiche, le nozioni base almeno del calcio e tutto ciò che si può migliorare giorno per giorno grazie agli allenamenti. Poi il fisico anche influisce, ma non in modo così importante. Un fattore molto importante, che io ritengo fondamentale, è quello mentale, perché credo che per far giare gambe e piedi, ci voglia la giusta
“benzina” che arriva dal cervello: si può essere dei fenomeni tecnicamente, ma se manca la testa, l’intelligenza da
giocatore, i risultati non saranno così entusiasmanti.
Parliamo dell'esperienza agli Europei: quali sono state le tue impressioni? Del primo europeo giocato (quello
con l’u17) non ho un bellissimo ricordo, perché mi toccò disputarlo con problemi fisici che mi impedirono di dare il
meglio e di essere al 100% (come si dovrebbe essere in competizioni importanti). Ma andando avanti nel tempo ho
avuto la possibilità di riscattarmi, conquistando il posto da titolare e arrivando a giocare la semifinale contro la Norvegia, persa per un soffio ma uscendo a testa alta. A primo impatto le altre squadre sembrano sempre più forti, ma
quel po’ di esperienza che porto con me mi ha anche insegnato a crescere personalmente, oltre che calcisticamente.
Quindi ogni partita, dalla prima all’ultima, ha comunque lasciato buone tracce
Continua a pag seguente
19
Almanegretta —Tempo
Il tempo, secondo il dizionario, È la
successione illimitata dei fatti e degli
eventi umani; ovvero la durata delle
cose, distinta e misurata in periodi.
se la vita fosse un contenitore, esso
conterrebbe tempo; il tempo quindi È
l'unità di misura della nostra vita.
avete mai provato a chiedervi come
impiega il tempo l'essere umano
occidentale medio? si alza presto, corre
subito al lavoro, torna a casa per cena,
guarda la tv, va a letto presto, per poi
ricominciare il ciclo la mattina seguente.
il tutto si svolge a velocità folle: di corsa
la mattina, per arrivare in tempo al
lavoro; al lavoro, ritmi estenuanti per
produrre il più possibile nel minor
tempo possibile; a pranzo, fast food per
guadagnare tempo.
quanto tempo dunque gli rimane per
sé? intendiamo tempo per amare,
conoscere gente, coltivare i propri
interessi, insomma , per vivere?
la risposta la conosciamo tutti, sta
scritta negli occhi di tutte le donne e di
tutti gli uomini che vivono in questa
parte di mondo. e' come se noi tutti
fossimo rinchiusi in un vagone che corre
a velocità folle senza una meta ben
precisa; suo unico scopo È viaggiare
sempre più veloce, i binari sui quali
corre sono il sistema sociale nel quale
viviamo.
se dunque la velocità, la fretta, la corsa
sono la quintessenza di questo sistema,
allora noi preferiamo la lentezza, perché
il cuore batte a sessanta battiti al
minuto, e nessuno può andare più veloce
del proprio cuore senza perdere la
propria umanità.
aiutateci a fermare il tempo,
riprendiamoci la vita, prendiamoci
tempo, tempo, tempo.
...Continua l’intervista a C. Salvai
Com'è l'ambiente internazionale del calcio femminile? Trovi
che negli altri Paesi sia uno sport più seguito?
La Divisione calcio femminile in Italia fa parte della Lega Nazionale
Dilettanti (LND), quindi si capisce già che non può essere considerato
professionismo. Uno degli ostacoli maggiori per il calcio femminile italiano è la mancanza di una rosea prospettiva economica, perché gli
stipendi attuali delle giocatrici delle serie maggiori non sono assolutamente sufficienti a garantire la tranquillità e il benessere: nella quasi
totalità dei casi la remunerazione è costituita solamente da grosse soddisfazioni personali, che però non bastano a sopravvivere nella nostra
società. Nel ranking femminile Fifa l’Italia si trova al decimo posto,
mentre i primi sono occupati da nazioni come USA, Germania, Giappone, Brasile, Francia ecc., dove il numero di tesserate è nettamente
maggiore rispetto al nostro. Fuori dell’Italia il calcio femminile ha un
altro peso: da noi abbiamo 7-8mila tesserate, in Francia sono 35mila e
in Germania 73mila, un dato che dice tutto.
Quanto sono serrati i ritmi di allenamento? Hai dovuto fare
molti sacrifici per ottenere questi risultati?
I ritmi di allenamento sono molto buoni, l’impegno e il lavoro non mancano mai e i divertimento arriva di conseguenza, perché si sa che
quando si fanno le cose per bene ci si diverte anche di più. Di sacrifici
bisogna farne se si vuole raggiungere qualcosa di importante, nel calcio come in qualsiasi cosa che si fa. Non è una costrizione, chi ha determinate ambizioni deve tenere presente che per andare avanti non è
tutto facile, quindi prende le decisioni di conseguenza. Personalmente
credo di aver raggiunto “l’apice dei sacrifici” quest’anno, quando ho
dovuto affrontare il quinto anno di Liceo e prepararmi per l’esame di
Stato, i soliti 4 allenamenti settimanali, la partita del sabato (che spesso mi portava via anche il venerdì, quando si giocava fuori casa), i raduni della Nazionale e i vari tornei e competizioni connessi; ma nonostante i numerosi giorni di assenza sono molto soddisfatta del lavoro
svolto e posso dire che i miei sacrifici sono stati ripagati alla grande.
La più grande soddisfazione che hai avuto in questo sport.
Di soddisfazioni me ne sono tolte e quale sia la migliore non saprei dirlo, perché ognuna è stata grande. Ma se devo dirne una: la convocazione in Nazionale A nel settembre scorso e l’esordio nella partita contro
la Grecia.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Intanto cominciare l’università (facoltà di Architettura): mi sono presa
questo anno di pausa, ma spero passi in fretta perché la voglia e la curiosità di lanciarmi nel mondo universitario non mancano e lo studio
rimane comunque la
mia attività primaria,
per i vari limiti connessi allo sport che
pratico. Dal punto di
vista calcistico, aspetto
di vedere come finirà
questa nuova esperienza estera e poi deciderò
cosa fare; le opportunità per andare a giocare
all’estero non mancano
e a 19 anni non pretendo di avere già un programma preciso della
mia vita futura. Ci sarà tempo per decidere.
Lorenzo Giraudo,
III A Cl
20




Ipse dixit
 Bongioanni: (Aspettando la risposta dell’allieva) “Sì, ma a questo punto persino Socrate avrebbe perso la pazienza!”
Bresso: “Se mi portassi dietro tutti i libri di tutte le classi, sicuramente la mia borsa peserebbe più di me!”
Boasso: “Che cosa fa una molecola di NaCl in punta alle scale?...Sale!”
Bongioanni: “S., se non vuoi ascoltarmi, almeno guardami. Altrimenti guarda l’infinito: qualcuno ha scritto opere stupende
guardando l’infinito”
Boasso: “..e poi ci sono i vari legami. I lagami, quelli che tengono uniti anche i vostri neuroni”
Studente: “No, no prof. I nostri neuroni sono solo due o tre, e basta che si tengano
per mano”
NOTE DISCIPLINARI
-M. e G. giocano a carte durante la lezione, e per questo, vengono allontanati dalla
classe.
M. e B. non vogliono tornare in classe perché sostengono di voler finire la partita!
-L’alunno S. C. lascia l’aula prima dell’orario di uscita dopo aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che
avrebbe riesaminato la lezione a casa sua.
-L’alunno A., assente dall’aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli.
-L’alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. Sospetto che la firma non sia autentica.
-L’alunno A. durante l’intervallo intrattiene dalla finestra dell’aula gli alunni dell’istituto imitando Benito Mussolini, munito
di fez e camicia nera, presentando una dichiarazione di guerra all’istituto che sta dall’altra parte della strada.
-L’alunno giustifica l’assenza del giorno precedente scrivendo “Credevo
fosse domenica".
-Non riesco ad interrogare M***** in quanto ogni volta lo chiami alla lavagna si alza e fugge in corridoio senza dare
spiegazione alcuna.
-P. non svolge i compiti e alla domanda “Per quale motivo?” risponde “Io c’ho una vita da vivere”.
-L’alunno M. ha fatto l’ennesima scena muta dicendo che risponderà solo in presenza del suo avvocato.
-L'alunno A non conosce ancora le norme corpontamentali e io mi sono stancato di rimirare le sue mutande arancioni,che indossa da ben 4 giorni.
-Lo studente M. G. imita un noto comico della televisione. Trascrivo le
testuali parole: "Buongiorno prof,non voglio farla arrabbiare oggi,sennò le
sale la pressione e poi muore." Sconvolta, vado a chiamare la preside, ma lui cerca di trattenermi strattonandomi per un
braccio e gridando "Adrianaaa!" Chiedo l'intervento dello psicologo scolastico.
-L’alunno M. incita la classe a una crociata contro gli «infedeli » della classe accanto e si offre di fare l’ariete e sfondare
la porta. Alle mie richieste di smetterla, mi risponde: «Dio lo vuole».
-M*** simula il suono della campanella tramite il suo cellulare facendo uscire e consumare la merenda a tutta la classe
alle ore 10.20 cioè venti minuti prima del reale intervallo. M*** scoperto motiva la bravata dicendo "Era l'unico modo per
scampare all'interrogazione" e la classe mostra il suo consenso alzandosi e applaudendo il compagno.
-L’alunno T. mangia una confezione maxi di Nutella a mani nude durante l’ora di epica.
-F.M. durante la lezione di inglese chiama con il cellulare la propria madre,per decidere che pasta cucinare per pranzo.
21
Il tempo nella letteratura greca
(continua)
Il poeta descrive la giovinezza come il
tempo in cui l’amore furtivo, i dolci
doni e il talamo risplendono in tutta la
loro lucentezza e la dolorosa vecchiaia,
che consuma gli animi con tristi affanni, come causa di arresto di quel fuggevole desiderio di felicità scosso in noi
dalla gioventù. Se volessimo esprimere
con un paragone l’antitesi giovinezzavecchiaia potremo fare riferimento alle
stagioni e rappresentare la giovinezza
attraverso la primavera, la vecchiaia
attraverso l’inverno. L’una straordinaria, l’altra deplorevole; l’una in grado
di far rifiorire la vita, l’altra attua a distruggerla; l’una ricca di luce, l’altra di
un grigiore impenetrabile. La divergenza giovinezza-vecchiaia è il sigillo personale della tematica di Mimnermo e di
altri poeti della letteratura greca, dove
una volta terminata per l'uomo l'età della giovinezza non resta nel panorama
desolato di una inappagata esistenza
altra via d'uscita se non la morte. Il
tempo nella letteratura greca non è
nient’altro che lo scorrere rapido di eventi che ti avvicinano sempre più a
quella penosa stagione quale l’inverno,
ovvero alla vecchiaia. Se ci atteniamo a
quanto appena detto e all’immaginario
greco arcaico, consiglierei a voi, lettori
grecisti o meno, di affrontare la vita con
piena e totale intensità in quanto il tempo disponibile a vivere con spensieratezza e serenità risulta alquanto poco.
Agnese Carretto II A C
Il sapore di un ricordo
(continua)
Il sapore della madelaine gli aveva messo davanti un ricordo,
perché era lo stesso sapore della madelaine che sua zia Leonia,
durante la sua infanzia, gli offriva ogni mattina a Combray. Con
questo episodio, Proust spiega la differenza tra la “memoria volontaria”, cioè quella data dalla nostra intelligenza in termini
logici, e la “memoria spontanea”, quella sollecitata da una casuale sensazione e che permette di vivere con contemporaneità
quel passato. Infine egli ha compreso che il tempo che si credeva perso è sempre vivo nei nostri ricordi e rimane vivo per l'eternità. Secondo lui la vita non la si comprende nel momento in cui
la si vive, ma grazie al “tempo ritrovato”, cioè al ricordo, si può
trovare la sua vera essenza.
Giada Aliverti, 3CL
Il tempo nel tempo romano
(continua)
Queste affermazioni possono sembrare
pesanti, ma hanno la loro importanza, perché diamo valore ad un evento passato
quando lo abbiamo superato. Così solo con la morte troviamo il senso della nostra globalità. Questa riflessione può spaventare un po' i
giovani,ma da qui possiamo dire che dobbiamo essere noi a dare il
ritmo che vogliamo al tempo a nostra disposizione.
Per capire quanto Seneca sia utile, è necessario un confronto con le
esperienze personali, proprio perché può riflettere situazioni già vissute da noi oppure invitarci a prendere cura di noi stessi, non prendendo altro tempo, ma cercando di conoscersi meglio per crescere e
migliorarsi. Se non si è in buoni rapporti con il latino si può ascoltare la famosissima canzone di Jovanotti “Non m'annoio”, che tratta
dello stesso tema ma in una maniera più simpatica. In particolare
trovo bello quando dice che il tempo con i propri amici passa più
velocemente perché lo trascorriamo meglio.
Sarti Alberto VB SPP
Tradizioni culturali (continua)
Ecco, in Romania bambini ed adulti fanno la stessa cosa. La Vigilia di Natale, il giorno di Natale, il giorno di Santo Stefano, bambini ed adulti vanno di casa in casa a cantare canzoni di Natale (in rumeno colinde) per ricevere in cambio soldi
o, in alcuni casi, dolci. Questo periodo di canti natalizi è vasto ed in alcuni casi inizia con il primo di Dicembre. Parlando
di Dicembre, sappiate che in Romania non si festeggia l’Epifania perché festeggiano San Niccolò il 6 Dicembre, giorno in
cui bambini ricevono giochi o carbone dolce nelle scarpe… Già, avete capito bene: nelle scarpe. Mentre qui si usa appendere la calza per l’arrivo della befana, in Romania si lucidano le scarpe e si mettono vicino alla porta, aspettando
con ansia l’arrivo di San Niccolò.
Anche a Capodanno vi sono gruppi di adolescenti o adulti che vanno di porta in porta ma, in questo caso, non lo fanno
per cantare –o almeno non solo-: infatti ognuno è vestito in modo diverso (orso, capra, zingaro) e balla, suona i sognali
o canta; i costumi e i balli cambiano di regione in regione ma lo scopo è lo stesso: portare fortuna e benessere per il
prossimo anno a coloro che li guardano. Infine il primo giorno dell’anno i bambini vanno di casa in casa ad augurare
una buon anno agli abitanti, recitando versi o cantando, accompagnati da un campanellino.
Ovviamente queste non sono le uniche tradizioni della Romania, ma elencare le varie differenze fra questo Paese e
l’Italia significherebbe scrivere un libro intero, perciò penso che questo possa bastare… Adesso sapete qualcosa in più
sulla cultura rumena.
Emanuela Batir 2D Linguistico
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